Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sailor Mercury    25/05/2005    4 recensioni
Un passato che non avrebbe dovuto conoscere, tornerà per modificare un futuro che non avrebbe dovuto vivere...Ma si sà, quando c'è di mezzo un bambino sopravvissuto, tutto può succedere... Una recensinuccia me la lasciate? ^_^
Genere: Avventura, Azione, Fantasy, Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Sorpresa | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao

Ciao! Come promesso iniziano i veri misteri! Cercate di scorpire cosa succederà…ma la vedo mooooooolto difficile!! Aahahahahah ihihihih ^_^ ciaoooooooooo

 

 

 

Capitolo 7

 

 

I tre amici stavano percorrendo il meraviglioso ed immenso parco pieno di abeti e di prati profumati. I colori dell’autunno non erano ancora arrivati e ogni singolo fiore sprizzava la sua energia nei suoi colori e nelle sue sfumature. Harry osservò quella natura armoniosa e ne provò invidia: ancora con la delusione nel cuore, varcò l’imponente portone d’ingresso di Hogwarts.

Dietro di lui, Ron e Hermione si comportavano normalmente, ma Harry li guardava con occhi diversi: trasformava ogni loro gesto naturale in un gesto d’amore. Anche il semplice parlare lo irritava e così, senza farsi notare si distaccò dai due ragazzi.

Sapeva benissimo che era stupido comportarsi in quel modo, ma l’essere stato escluso lo irritava enormemente. L’unico sentimento che riusciva a provare era una forte invidia, che si trasformò ben presto in rabbia.

Continuava ad accelerare il passo e a guardare i suoi piedi, ma così facendo urtò qualcuno e lo fece cadere per terra:

“Scusami” – biascicò continuando a camminare

“Ehi, tu! Potresti anche aiutarmi!” – urlò di tutta risposta la povera vittima.

Harry si voltò alzando gli occhi al cielo, ma appena questi si posarono sulla ragazza seduta per terra, provò uno strano bruciore sul viso.

Capelli lunghi, lisci e nerissimi e un paio di occhi a mandorla da mozzare il fiato:

“Cho!” – esclamò Harry dirigendosi prontamente verso di lei – “Scusami, è solo che…che non ti ho vista” – continuò mentre la aiutava ad alzarsi – “Ti sei fatta male?”.

“No, no! E’ solo che non ti avevo riconosciuto…” – incominciò lei – “e…”

“Ehi Cho!” – la voce di un ragazzo di corvonero interruppe lo splendido momento.

“Oh, bè ecco…io devo andare” – gli rispose Cho accennando un inchino com’era usanza nel suo paese – “Ciao, Harry….ciao” – continuava a ripetere mentre si allontanava. Ma appena arrivò dal ragazzo che la aveva chiamata, gli scoccò un passionale bacio sulle labbra e si infilò sotto il suo braccio.

Harry pensò che quel giorno dovesse solo finire. Aveva una delusione dopo l’altra: prima Hermione sul treno, poi Cho che non aveva perso tempo a consolarsi con un altro. Ma che diavolo avevano tutti oggi contro di lui?

“Hey, Harry aspettaci!” – urlò Hermione dietro le sue spalle, ma Harry fece finta di non sentire e si avviò a gran passi verso la sala comune. Voleva stare da solo, mai come in quel momento voleva stare da solo.

 

 

 

Le cose non migliorarono di certo durante il banchetto di benvenuto. Il professor Piton, infatti, ci tenne subito ad assegnare per la settimana successiva, alcuni ingredienti da raccogliere nel parco, per la preparazione della pozione rivitalizzante, indispensabile secondo lui per poter lavorare tranquillamente anche con gli ingredienti più pericolosi.

“Ma è meraviglioso”” – esclamò Ron – “Neanche il tempo di entrare e quello lì già ci assegna compiti!”.

“Io trovo che sia giusto, Ron” – ribattè Hermione – “Ma non capisci che è per la nostra incolumità?”

“Ma quale incolumità? Staremo molto più tranquilli di salute se non ci fosse PITON ad insegnare!” – sibilò Ron

“Ron, non parlare così di un insegnante!” – replicò Hermione

“Lui non è un insegnante è un essere spregevole!”

Il battibecco durò molto, ma molto a lungo e Harry notò che quando litigavano, negli occhi dei due ragazzi, brillava una luce che non aveva mai notato prima. Questo fu il colpo di grazia della giornata e mano a mano che il tono di Ron e Hermione aumentava, Harry sentiva aumentare sempre di più quel fastidio.

Raggiunto il limite massimo scattò in piedi e si diresse in silenzio verso la scalinata principale lasciando Ron ed Hermione a bocca aperta.

Harry pensava che una bella dormita gli avrebbe giovato e così salì le scale del corridoio e arrivò all’ingresso della sala comune: ancora pochi passi e finalmente sarebbe stato nella sua vera casa, nel luogo in cui si sentiva protetto e in cui poteva lasciarsi i problemi alle spalle.

Arrivò davanti al ritratto della signora grassa e già iniziava a pregustare l’accogliente sala di ritrovo con gli arazzi e i tappeti scarlatti e le poltrone un po’ logorate dal tempo, ma estremamente morbide. Continuò a camminare assorto nei suoi pensieri finchè la voce della signora grassa lo riportò alla realtà:

“La parola d’ordine?” – chiese gonfiandosi il petto

Non poteva crederci! Aveva dimenticato di chiedere la parola d’ordine!

“No, accidenti!” – esclamò portandosi una mano alla fronte. Oggi non era decisamente la sua giornata – “Ecco, signora torno adesso dal banchetto, ma non ho chiesto la parola d’ordine, non potrebbe solo per questa volta…”.

“La parola d’ordine?” – chiese di nuovo

“Le ho appena detto che…”

“La parole d’ordine?”

“La prego, ho bisogno di dormire, oggi è…”

“La parola d’ordine?”

Harry capì che era tutto inutile. Rassegnato si sedette su uno scalino e poggiò la testa fra le mani.

L’unica cosa che gli restava da fare era sperare che qualcuno arrivasse e gli dicesse la parola d’ordine. Quel qualcuno non tardò ad arrivare:

“Perso la parola d’ordine, Potteruccio?” – sghignazzò una voce alle sua spalle – “Ma come mi dispiace” – continuò fingendosi dispiaciuta.

“Pix!” – urlò Harry quando il fantasma lo attraversò da parte a parte – “Lasciami in pace! Stasera non tira proprio aria”

“Uuuuhhh il nostro Potteruccio è nervosoccio. Bene, bene, bene” – disse strofinandosi le mani – “Vediamo come posso rimediare” – e detto questo lanciò in testa ad Harry un vaso pieno di puzzolente e viscido muco di vermuncoli.

Harry si sentì pervadere da una rabbia incontrollabile, ogni singola parte del suo corpo iniziò a tremare per la collera che gli partiva dallo stomaco:

“MA SI Può SAPERE CHE DIAVOLO AVETE TUTTI QUANTI CONTRO DI ME, OGGI?” – ogni quadro, ogni dipinto ed ogni ritratto interruppe le sue attività per assistere alla sfuriata di quel ragazzo dai capelli neri, ricoperto di muco maleodorante – “PRIMA DUE RAGAZZE MI DANNO BUCA, POI PITON CI ASSEGNA COMPITI IMPOSSIBILI, DIMENTICO LA PAROLA D’ORDINE E UNO STUPIDO FANTASMA MI RIEMPIE DI MUCO! COSA ALTRO Può SUCCEDERMI OGGI?”

La sua domanda riecheggiò in tutto il corridoio.

“Forse potresti guardarti allo specchio: sai che tragedia!” – esclamò Pix esaltato da quella situazione.

“Adesso basta, adesso basta, ADESSO BASTA” – urlò Harry con tutta la voce che aveva in gola.

Non sapeva esattamente cosa avrebbe potuto fargli, visto che era un fantasma, ma aveva una voglia matta di strangolare quello stupido Poltergeist, oppure di picchiarlo, schiaffeggiarlo, qualcosa che facesse sicuramente molto male.

Senza neanche rendersene conto, si gettò oltre il parapetto delle scale,  nel luogo in cui fluttuava Pix e cercò di afferrarlo, ma naturalmente lo attraversò e per sua grande disgrazia, cominciò a cadere nel vuoto.

Intorno a lui sentiva le grida dei ritratti e li vedeva roteare sempre più veloce, sempre più veloce:

“Che stupida morte…” – ebbe tempo di pensare mentre il pavimento si avvicinava sempre più – “Morto per acchiappare un Poltergeist…la fine del famoso Harry Potter…” – il pavimento era a un centimetro da lui. Era tutto finito: ancora un secondo e si sarebbe sfracellato sul suolo.

Ma vi atterrò delicatamente come se fosse atterrato su una nuvola o su un soffice materasso.

Ancora incredulo iniziò a tastare il pavimento, ma constatò che era di pietra come doveva essere.

Alzò gli occhi verso l’alto: era precipitato da un’altezza di sette piani, sarebbe dovuto già essere morto, eppure era lì sdraito a tastare il pavimento e il suo corpo.

Non un dolore, non un graffio, non una goccia di sangue. Iniziò a fissarsi le mani. Che avesse fatto una magia senza saperlo? Impossibile! La sua bacchetta era nel baule…non c’era nessuna spiegazione razionale o magica: era un miracolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ringrazio in particolare:   

 

 

FraFra: eh già povero Harry! Dopo aver letto questo capitolo ti farà ancora più pena! ihihihi come sono malvagiaaaaa, ahahahah. Un kiss e grazie milleeeeeeeeee

marco:  l’ho già detto a kamomilla (credo), le coppie non sono costanti…mah…forse sì…chissà….

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sailor Mercury