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Autore: Koa__    28/03/2023    3 recensioni
Harry e Draco sono alle prese con l’organizzazione del matrimonio e tutto sembra procedere per il meglio. Nonostante il lavoro assorba la maggior parte delle energie del suo futuro marito, con l’aiuto di sua madre Narcissa, Draco riesce a mettere in piedi una festa di fidanzamento di tutto rispetto ed è proprio allora che la storia ha inizio. All’imponente ed elegante party è presente tutto il mondo magico, ma tra professori di Hogwarts che si ubriacano ed ex Serpeverde che lo prendono bonariamente in giro, un piccolo incidente sembra voler minare la felicità dei promessi sposi. “Tutto sommato”, osserva Draco a festa conclusa, lui e Harry ne sono usciti indenni. O così credono. Ciò che non possono neanche lontanamente immaginare è che qualcuno trama nell’ombra.
Sequel di: “Un matrimonio da sogno (o quasi)” e “Say yes to the dress!”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wedding Disaster'
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Il matrimonio di mio marito





 

Draco non ha bisogno di troppe spiegazioni. Gli basta schiarire la mente da ogni assurda paura, come quella in cui Potter lo lascia sull’altare perché ancora innamorato di Ginny, cosa che peraltro ha sognato non molto tempo fa, per rendersi conto di che cosa questo segreto riguardi. Non può avere a che fare realmente con una ex che ritorna e un sentimento che non se n’è mai andato, lui non finirà triste e solo, consolandosi con bei maschioni mezzi nudi che Pansy lo obbligherà a guardare in un qualche triste locale di spogliarelli. Se c’è qualcosa che Harry non gli dice, un qualche problema che ora, separati dalla stoffa spessa e pesante della tenda, non è in grado di scorgere sul suo volto allora questo riguarda tutt’altro. E non ha bisogno di specificare che si tratta di un qualcosa di importante, pur non avendo aggiunto una singola parola a quelle che gli ha appena detto, lo vede stringere con forza i pugni, avviluppando le dita attorno alla tenda e quindi ringhiare come un animale in gabbia. A Draco dà l’impressione di un qualcuno che si sta trattenendo dallo strappare via con forza ogni velo che li separa, nascondendoli alla vista dell’altro. Intanto che deglutisce, spazzando via ogni traccia di paranoia dallo stomaco, fa un passo in avanti, solleva le mani e sfiora quelle di Harry coprendole con le proprie. Vorrebbe abbracciarlo, baciarlo e fare molto più di questo timido, semplice gesto, ma nonostante l’ironia con cui ha affrontato la separazione e quel tentativo di fuga, poco fa, vuole davvero che Harry non lo veda fino a quando non saranno sull’altare. Sente realmente il bisogno di rispettare questa sciocca tradizione e quindi riesce un po’ a comprendere la tensione che traspare dalla postura rigida e che viene rilasciata fuori dal suo corpo nell’attimo stesso in cui le loro dita si intrecciano. Non ha davvero mai smesso di chiedersi quale sia questo famigerato segreto che gli vuole rivelare, ma una parte di sé sa benissimo che deve avere a che fare l’incontro che ha avuto con Kingsley. Dubita c’entrino i problemi di Ron ed Hermione, non è un qualcosa che lo può tormentare al punto da uscirsene con una frase tanto drammatica perché Potter non è melodrammatico. Non come lui, almeno. Però il Ministro della Magia potrebbe averlo impensierito per davvero. Non ha voluto rivelargli ciò di cui hanno parlato e, a incontro concluso, non gli ha mandato un gufo per informarlo quindi non ha la minima idea di cosa possa essere. Draco ha visto e sentito Harry Potter per l’ultima volta nel pomeriggio quando se n’è andato assieme a Weasley e a un pesante baule e adesso lo ritrova al di là di questa odiosa tenda, tormentato e pronto a confessargli il più oscuro dei misteri.
«Avanti, parla!» lo incita, spuntando fuori le parole in modo atono e incolore, deglutendo a fatica le troppe domande che gli vorticano in testa. Qualsiasi cosa Harry gli dirà, metterà da parte il sarcasmo e sarà paziente e comprensivo. D’altra parte stanno per sposarsi, giusto? E com’è che dice il rito? In salute e in malattia? Lo seguirebbe anche in capo al mondo, questo è sicuro, perché è così che si fa in una coppia.
«Riguarda Frank Graves» esordisce, ma parla a voce bassa, quasi sussurrando. Nel sentire quel nome Draco sobbalza. Non ha più pensato a lui, anzi a dirla tutta non si è mai realmente soffermato a ragionare sull’uomo, la cui mente è stata per chissà quanto tempo controllata da una figlia che a ben vedere gli ha rovinato la vita. Draco non saprebbe dire quanto di Frank Graves ci sia ancora dentro di lui, lo conosce appena. Accidenti, non sa neanche come stia al momento e non si è mai preoccupato di chiedere. Per un istante, quando Harry pronuncia quel nome, teme gli stia per dire che è morto. Anche se… se così fosse, perché dovrebbe essere un segreto? Sarebbe tragico, ma non un mistero.

«Sì?» replica, a mo’ di domanda. Non riesce realmente ad aggiungere altro, c’è un qualcosa che gli soffoca la gola. Forse paura, ma non quel panico da altare buono che gli agita i nervi, questo è il timore di un qualcosa di più grave. Quello stesso sentimento che ha provato quando ha capito che Harry e i suoi genitori erano prigionieri di Rosamund Brown.
«Lui non potrà più lavorare come Capo Ufficio Auror.»
«Sta così male?» chiede in rimando, parlando istintivamente e senza pensare troppo al vero significato delle parole di Potter. A voler essere onesti è sinceramente colpito dalla presa che sta avendo il discorso. Non si aspettava che avrebbero finito con il discutere di questo e anche se proprio non lo vorrebbe, perché quel nome rievoca ricordi spiacevoli, immagina di poterlo fare e quindi deglutisce di nuovo e poi tace. Le sue mani ancora sono intrecciate a quelle di Harry e il pollice ne sfiora il dorso dolcemente, quasi a volerlo incitare a continuare perché, comunque vada, sarà sempre al suo fianco.
«Sì» risponde di slancio, subito correggendosi: «Voglio dire, non ne ho idea. I medimaghi non si sono pronunciati ancora, non sappiamo se riusciranno a curare la sua mente oppure no, ma anche se dovesse ristabilirsi… Beh, ci sarà un processo. Il Wizengamot si radunerà fra due settimane per giudicare l’intera questione.» Soltanto a quel punto il reale peso delle rivelazioni di Potter gli frana addosso, travolgendolo. Un processo nel quale saranno coinvolti entrambi, di nuovo. Sa di non avere niente da temere, lui è la vittima in questa orribile situazione. Lui e, certamente, anche Harry. I pensieri di Draco vorticano per qualche istante attorno a ciò che, si dice, potrebbe succedere a Rosamund Brown. Verrà di sicuro confermata la sua detenzione ad Azkaban, questo è certo e poi immagina dovranno indagare su quale sia realmente stato il ruolo di Frank. Stando alle parole di Harry, anche se dovesse riprendersi è probabile che non lavorerà più al Ministero della Magia, tantomeno nell’Ufficio Auror. Chissà se c’è qualcun altro coinvolto, qualcuno di cui magari non sanno niente e che il Wizengamot accuserà, chissà se… Draco smette di accarezzare il dorso della sua mano intanto che la paura irrazionale che il suo futuro marito possa finire sotto processo si fa strada dentro di lui. Il suo tirarsi indietro è come una reazione, quasi avesse avvicinato le dita alle fiamme del camino e si fosse scottato. Non si è mai soffermato a ragionare sulle conseguenze di quanto accaduto a Villa Edera, era troppo impegnato a elaborare i propri sentimenti per preoccuparsi anche di questo. Ora però il terrore gli striscia sotto pelle, rendendolo drammaticamente consapevole.


«Non dirmi che sei nei guai?» sussurra, visibilmente preoccupato. Non se la saranno presa con lui, non possono, vero? Loro sono state le vittime in questa triste faccenda e, anzi a dirla tutta, Potter lo è stato molto di più dato che ha lavorato a stretto contatto con Rosamund Brown e che si fidava ciecamente di Frank Graves, considerandolo come una sorta di mentore. Non ha davvero mai ragionato su quanto si sia sentito tradito da due persone che considerava amiche, ma a questo ora non vuole pensare, lo affronteranno con il tempo. Ancora non hanno avuto la calma necessaria per parlare di quanto successo quella notte e senz’altro non è un discorso che possono fare qui. Adesso preferisce concentrarsi su problemi più urgenti: il fatto che Harry abbia sempre obbedito a Frank Graves senza battere ciglio e non si sia mai reso conto di nulla, non significa che sia colpevole tanto quanto loro, ma solo che quei tizi fossero molto bravi a nascondere le loro tracce. Il Wizengamot deve saperlo e se non lo sanno glielo dirà lui, li convincerà.
«No, non è nulla di simile» dice Harry con più fermezza, interrompendo in quel modo il franare impetuoso dei suoi pensieri. Come ha detto? Ha sentito bene? Draco sbatte le ciglia un paio di volte, confuso. Si rende conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo e allora lo rilascia in un respiro inframezzato dall’agitazione. Va bene, non verrà arrestato. Non finirà i propri giorni ad Azkaban e lui non dovrà vestire il lutto prima del tempo, andando a portargli le arance in galera in attesa del bacio del dissennatore. D’accordo, se non è questo può gestirlo. Già, ma allora che cos’è?
«Per l’amor di Salazar, Potter, parla o giuro che apro questa tenda e ti punto contro la bacchetta.» Probabilmente ha alzato un po’ troppo la voce e magari qualcuno là fuori lo ha anche sentito, ma a dire il vero non gliene importa, sente di dovergli dare una scossa o non ne usciranno più. Harry sta tentennando molto più di quanto non sia solito fare, in genere è quel tipo di persona che va direttamente al punto senza fare troppi giri di parole.
«Kingsley vuole affidarmi il ruolo di Capo Ufficio Auror» sputa fuori tutto in un fiato. Draco quasi fatica a capire, tanto che ripete quella stessa frase dentro la sua mente per un paio di volte. Forse intuendo la sua confusione, Harry riprende immediatamente: «Me lo ha detto ieri quando mi ha convocato. Dice che sono la persona giusta per quel lavoro.» Va bene, calma Malfoy, dice a se stesso chiudendo gli occhi e inspirando lentamente. È una bella notizia, anzi bellissima. Potter avrà un avanzamento di carriera, prenderà più soldi e avrà più potere. E forse è proprio per questo che adesso è così arrabbiato con lui, per quale accidenti di motivo l’ha spaventato tanto? Stupido, stupidissimo Grifondoro! Vorrebbe quasi urlare, quasi. Draco non lo fa e non lancia neppure in sua direzione tutti gli insulti che gli vengono in mente. Nonostante tutto, è pur sempre il figlio di Narcissa Black ed è tutta la vita che attua un ferreo controllo su se stesso.
«E questo sarebbe un segreto?» mormora, invece che gridare.
«Sì, e non lo deve sapere nessuno. Al momento quel posto è occupato dall’Auror più anziano, è una prassi d’ufficio. * Un qualcosa di temporaneo finché il Wizengamot non avrà concluso il processo. Soltanto dopo Kingsley ufficializzerà il mio nome come Capo Ufficio.» Va bene, questa parte l’ha capita e ha un suo senso logico. Non conosce a fondo tutte le dinamiche interne al Ministero, e grazie a Merlino che non le sa! Quello che non riesce proprio a comprendere è il perché di tanto dramma, del tono grave che Harry ancora usa per parlare, del fatto che ne stiano discutendo come se stessero parlando di un fatto di assoluta gravità.
«Tutto qui?» gli chiede, infatti, «da come ne parlavi pensavo avessi ucciso qualcuno.»
«C’è un’altra cosa.» E ti pareva! Può filare tutto quanto liscio? Ma ovviamente no. Cosa gli avrà chiesto di fare? Partire per sei mesi di ritiro spirituale in Nuova Zelanda? Camminare indisturbato attraverso l’ardemonio? Vestire di viola e arancione? Per tutti i folletti, che cavolo dovrà mai fare più di quanto non abbia già fatto?
«Potter, porca di una…» sbotta, censurandosi da solo e mordendosi subito la lingua. «Non farmi diventare volgare. Possibile che oggi ti debba tirar fuori le parole di bocca? Devo somministrarti un veritaserum o ce la fai da solo?»
«Il fatto è che non ho accettato, non ancora almeno» sputa fuori alla fine, parlando in un unico fiato. Lo ha detto talmente piano, che per un istante teme di aver capito male. Perché ha capito male, giusto?
«Che hai detto?»
«Che non ho ancora accettato.» Ah, d’accordo, aveva capito giusto e sì, dunque, perfetto, sta per sposare un cretino. Anzi un totale idiota; che cavolo vuol dire che non ha ancora detto di sì? Ma sarebbe dovuto venire subito da lui e stappare insieme una bottiglia di Champagne e fare del sano sesso celebrativo, perché non lo ha fatto? E per quale cazzo di motivo ha ancora quel tono da cane bastonato? Draco è molto più che arrabbiato, è furioso. Fosse per lui lo prenderebbe a pugni, ma è una persona per bene e non ha mai picchiato nessuno in vita propria. Certamente poi non può riversargli addosso tutta la propria frustrazione, da quando stanno insieme non ha fatto neanche questo. La loro è una sana relazione adulta, non un rapporto tossico nel quale gli scarica addosso ogni sentimento negativo nel tentativo di manipolarlo. Quindi chiude gli occhi e sospira, infine si massaggia la radice del naso. Sì, è un cretino, ma lo farà parlare e capirà le sue motivazioni. Draco ce la può fare anche senza farsi venire un esaurimento nervoso, forse.
«Non venirmi a dire che non ti senti all’altezza del lavoro, perché sai dove te la puoi ficcare la tua falsa modestia da nobile Grifondoro del cazzo?» D’accordo, aveva promesso che non sarebbe stato volgare, ma questo è troppo. Passi lo spavento che gli ha fatto prendere, ma non è disposto a sentire i suoi piagnistei ancora per molto.
«Non è per questo» replica poi, e Draco vede subito il suo fidanzato lasciar andare la stoffa della tenda e rilasciare un sospiro pesante. Attraverso il gioco di luci e ombre, nota che si sta grattando la nuca in un chiaro segno di imbarazzo. «Il fatto è che dovrò lavorare di più e avrò molte più responsabilità rispetto a prima. Passerò meno tempo a casa e…»
«E potresti venire chiamato chissà dove nel bel mezzo della notte?» finisce per lui la frase, ponendola forse con una punta in più di sarcasmo. «Per Merlino, Potter, sono sconvolto. Tu davvero mai te la sei filata durante una cena, rientrando alle cinque del mattino e alzandoti dal letto alle sette per poi tornare al lavoro. Non l’hai davvero mai fatto.»
«Sì, ma quello era prima» gli risponde con foga mal trattenuta. «Adesso ci sposiamo e tu forse vorrai una vita diversa.» Va bene, è un problema serio. Lo sta iniziando a capire. O meglio, è serio per Potter, non certo per lui. A suo modo di vedere è un’opportunità d’oro che, se fosse al posto suo, coglierebbe senza pensarci due volte. Però è anche vero che sono due persone dai caratteri profondamente diversi e a dirla tutta non è così tanto stupito che gli venga a dire certe cose. Draco comprende le sue ragioni e non lo biasima troppo per star facendo un ragionamento a dir poco assurdo. In fondo lo ama anche perché è fatto in questo modo, la sua nobiltà d’animo è proprio una caratteristica fondante della sua personalità. Sta pensando anzitutto a lui invece che a se stesso, di questo non se ne stupisce affatto: ogni buon Grifondoro è in fondo in fondo votato al martirio. E soprattutto non è per nulla ambizioso, se dovesse accettare lo farebbe solo perché consapevole che in quel modo potrebbe aiutare tanti poveri indifesi e arrestare i cattivi, tipico ragionamento da Harry Potter insomma. Sì, tecnicamente è un coglione che si fa una quantità esagerata di paranoie, nella pratica è troppo dolce perché possa rimanere arrabbiato con lui ancora per molto.
«Ascolta, se ti preoccupi per me allora non farlo» risponde, cercando di essere il più sincero possibile. «Ci organizzeremo in qualche modo e poi sai che i miei orari di lavoro sono flessibili. Vorrà dire che mi adatterò io ai tuoi, invece che tu ai miei. Tanto rimarrò comunque ricco sfondato e la mia casata non cadrà in rovina per questo, al contrario» aggiunge alla fine. «Le mie quotazioni voleranno. Potrò vantarmi di essere il marito del capo Ufficio Auror del fottuto Ministero della Magia, in quanti possono dire la stessa cosa?» Draco lo sente sogghignare da dietro la tenda, è più rilassato e lo percepisce anche dalla maniera in cui fa ricadere le braccia ai lati del corpo. Se potesse guardarlo negli occhi certamente amerebbe le sue iridi verdi fissarlo con amore da dietro gli occhiali tondi.

«Soltanto tu puoi trasformare la mia promozione in tuo trionfo, è tipico tuo.»
«Non ti sto dicendo che devi accettare perché sono io a chiedertelo, pensa solo a quello che ho detto e non decidere in base a come potrei prenderla io. Per una volta, Potter, pensa a te stesso e non agli altri. Allora lo farai?»
«Lo farò!» Draco annuisce, soddisfatto. Non ha detto che accetterà, ma a lui basta sapere che ci penserà. Si sentirebbe troppo in colpa se rifiutasse a causa sua. Ha più o meno risolto anche questa faccenda ed è probabile che finirà con il diventare il marito di un Capo Ufficio Auror. Chissà se, se mai verrà ufficializzata la nomina, anche quella vipera della Skeeter non si decida a finirla con le solite montature giornalistiche. Anche se dubita perché Harry e Draco hanno venduto l'esclusiva del loro matrimonio a “Il Cavillo”, che farà un vero e proprio servizio completo con tanto di fotografie e interviste. Soltanto per questo, quelli della Gazzetta del Profeta avranno il dente avvelenato per altri tre anni almeno. 
«Alla fine non era un segreto poi così grande» scherza Harry. Draco non sa perché gli venga in mente proprio adesso, ma nel sentire quelle parole un qualcosa scatta nel suo cervello. Sì, forse quello non era un mistero poi così grave, a ragionarci era anche pensabile che Kingsley facesse una scelta simile dato che Harry, nonostante la giovane età, è l’Auror più quotato in quell’ufficio, ma quello che invece conserva lui è decisamente qualcosa di molto più serio.


«Già, a proposito di segreti» esordisce «anch’io ne ho uno, una cosa che non ti ho detto. Però non te lo posso dire perché ho fatto una promessa a una persona a cui teniamo entrambi e sia mai che qualcuno dica che noi Serpeverde non manteniamo la parola data.» Perché invece lo fanno. Quasi sempre, quando gli conviene, ma lo fanno. Senz’altro lo fa adesso, mostrando probabilmente quel due percento di Tassorosso che c’è nelle sue vene.
«Riguarda Hermione?» gli chiede lui inaspettatamente. La domanda è secca, senza giri di parole come quelli che ha fatto fino a un attimo fa. Sembra non pensarci sopra due volte, va a colpo sicuro, quasi fosse già a conoscenza del sesso del bambino o avesse messo in lista un paio di nomi assieme al suo amico. La sicurezza che mette nella maniera che ha di parlare potrebbe anche fregarlo, se non fosse praticamente certo che è impossibile lo abbia scoperto da solo.
«Tu cosa sai?» replica prontamente Draco, salvo poi correggersi immediatamente: «Anzi no, non rispondere perché sono sicuro che tu non sappia proprio nulla.» Ricorda perfettamente quello che la Granger gli ha detto questa mattina: Ron è convinto che abbia una tresca ed è arrabbiato con lei per niente di più che un sospetto. Era di questo che lui e Harry stavano parlando ieri, subito prima che li interrompesse con il proprio arrivo, Draco ci metterebbe la mano sul fuoco.
«Ron è sicuro che lei abbia un altro» dice Harry, infatti, confermando i suoi sospetti. «A me però sembra una cosa ridicola, Hermione ama profondamente Ron e soprattutto è una persona onesta. Se si fosse innamorata di un altro glielo avrebbe senz’altro detto.» Sì, è abbastanza d’accordo con lui. Perché è vero che è da pochissimo che sono diventati più intimi, ma è convinto di conoscerla almeno un pochino e non tradirebbe mai nessuno, tanto meno suo marito.
«Ti posso assicurare che non è questo» annuisce, «e se Weasley fosse un po’ meno insicuro, se si concentrasse più su sua moglie che su se stesso, probabilmente si accorgerebbe anche lui di come stanno le cose. Hermione è profondamente turbata in questo periodo della sua vita e anche spaventata, avrebbe bisogno di un compagno comprensivo e non di un paranoico, geloso che la accusa di cose non vere.» Forse è ingiusto nel parlare in questo modo di Ron, alla fine lui ignora la verità e parte della colpa, se così la si può definire, sta nel fatto che la Granger per prima non si è aperta con suo marito. Weasley non può inventarsele, le cose. Quel che è certo è che avrebbe potuto evitare di considerare per partito preso il fatto che sua moglie abbia un amante, perché è davvero un’accusa pessima da mettere in atto.
«Quand’è che tu ed Herm siete diventati così uniti da scambiarvi i segreti?» gli chiede in rimando ed è senz’altro sorpreso dalla piega che ha preso la discussione.
«Geloso, Potter?» replica Draco, stuzzicandolo. Oh, adora punzecchiarlo in questo modo.
«Curiosità, non mi siete mai sembrati così amici.» 
«Che vuoi che ti dica? Le cose cambiano» dice semplicemente, facendo spallucce. Cambiano davvero, sta per diventare il signor “Occhiali tondi e faccia da scemo”,  e Harry per primo stringe la mano a suo padre senza alcun rancore, se non è cambiamento questo, Draco non sa proprio cosa sia allora.
«Diciamo che l’altro giorno a Villa Edera siamo entrati in confidenza, io ero sconvolto da quello che è successo ed Hermione mi ha parlato di ciò che l’affligge, ci siamo dati forza a vicenda in un momento delicato per entrambi. Però mi ha fatto giurare di non rivelare a nessuno della nostra conversazione e io sto mantenendo la parola data. Sono piuttosto sicuro che entro stasera lo saprai anche tu, quindi non durerà molto questo mistero e ora se permetti me ne vado, dato che sono già passate le undici.»
«Dove vai?» chiede Harry, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«A prendere la mia chitarra, farò il cantante e girerò l’Irlanda a piedi. Dove vuoi che vada, Potter? A vestirmi, devo andare al matrimonio di mio marito» ** conclude, ammiccando intanto che si allontana in direzione dell’abito che vede appeso dall’altra parte dell’enorme tenda che lo ospita. Dietro di sé, sente Harry ridere e andarsene borbottando un: “A dopo” che, di nuovo, gli strizza lo stomaco per l’emozione. Sta per sposarsi.


 

Decide di prendere le cose con la dovuta calma, la sua non è tanto una scelta ponderata quanto una necessità. Sbottonandosi la camicia di lino che ha indossato sino a quel momento si rende conto che le dita gli tremano, se andasse velocemente è probabile che si annoderebbero le une con le altre da quanto è teso. Ovviamente sta esagerando, ma incredibilmente scopre che fare una cosa alla volta lo aiuta. Un bottone dopo l’altro, prima di riporre la camicia sulla stampella, levarsi scarpe e pantaloni e inspirare lentamente nell’osservare l’abito da cerimonia che pare lo stia fissando, in attesa. L’operazione non gli richiede più di qualche minuto, però ne passa quasi dieci a specchiarsi e ad aggiustarsi i capelli, ringraziando Salazar per la lungimiranza che ha avuto nel portare con sé un po’ di gel, per merito del quale riesce a dare alla propria chioma un’aria elegantemente disordinata. Non c’è nulla di caotico nelle morbide punte bionde acconciate come meglio non poteva, ma un look studiato nel più piccolo dettaglio. Ha visto fotografie babbane sulle riviste che di tanto in tanto Pansy compra, in cui dei modelli erano pettinati nella stessa maniera, quindi presume di essere anche alla moda. Quel che è certo è che Potter impazzirà nel vederlo e vorrà strappargli tutto di dosso, in effetti è una buona idea l’aver preso quelle due enormi tende piene di letti.
«Posso?» Draco sta sistemando l’orologio dentro la tasca della giacca, quello che, sul cipollotto, ha impresso lo stemma dei Malfoy. Lo ha appena controllato: segna le dodici meno un quarto quando scorge Hermione sulla soglia della tenda. La sua voce, appena un poco timida, lo fa sobbalzare, ma riesce immediatamente a ricomporsi. Negli ultimi minuti ha ricevuto svariate visite: Molly è venuta cinque minuti fa per sapere se stava bene e se gli serviva qualcosa, poi Arthur gli ha chiesto la medesima cosa un minuto più tardi e alla fine è entrata Pansy. I suoi intenti erano di sicuro molto meno premurosi, si è fatta vedere anzitutto per prenderlo in giro del fatto che sta per diventare “Il signor Potter” e poi anche per fargli sapere che Mathieu ha deciso di aiutarla con la decorazione e l’incantesimo, dato che lei in questo non è molto pratica, il che significa che la torta sarà spettacolare da guardare, ma con ogni probabilità terrificante da mangiare. 

«Vieni, sono già pronto» mormora, allacciandosi la giacca e camminando in sua direzione a passo lento e studiato. Fa caso soltanto adesso a quanto sia splendida nel vestito che indossa, già ha notato in più di un’occasione quanto la maternità la faccia sembrare radiosa, ma oggi Hermione sembra proprio splendida. Si domanda come faccia Weasley a non essersi reso conto di niente, è talmente ovvia l’origine della dolcezza del suo viso.
«Non gli hai ancora parlato» dice e non ha neanche bisogno che lei scrolli il capo in senso di diniego, è chiaro come il sole ciò che serba è ancora un segreto.
«Non ne ho avuto il modo, abbiamo entrambi troppo da fare al momento, ma giuro che dopo la cerimonia glielo dico.»
«Come vuoi tu, Granger» replica, facendo spallucce. Alla fine non è un suo problema, solo gli dispiace quando qualcuno a cui vuole bene soffre nella maniera in cui lei sta soffrendo.
«Ad ogni modo ti ho portato questo» risponde, facendosi avanti e mostrando il fiore che tiene tra le dita. Si tratta di un iris viola, di quelli che adornano la navata, ha stupefacenti con screziature gialle e bianche. «Harry ne ha uno uguale, lo ha messo nel taschino.»
«Sì, dubito mi stia bene tra i capelli» scherza, particolarmente ironico. «Anche se sarebbe interessante uscire da questa tenda con un iris in testa.» Hermione ridacchia, aiutandolo ad appuntare al meglio il fiore sulla giacca e facendo in modo che non si muova e i petali non si schiaccino.
«A tuo padre prenderebbe un colpo» mormora lei e questa volta è il proprio turno, di ridere. In effetti sarebbe un esperimento interessante, ma non è davvero pronto a sentire i Dursley al gran completo parlar male del suo look. Non si farà prendere in giro da uno che al proprio matrimonio era vestito come una scatola di confetti alla mandorla.
«Per non parlare di zio Vernon e zia Petunia» dice infine, salvo poi tornare subito serio. Già e a proposito dei parenti babbani di Harry, e di suo padre… «Là fuori come sta andando?»
«Tutto bene» chiarisce immediatamente la Granger. «Tuo padre non ha litigato con zio Vernon e tua madre già spettegola con zia Petunia. Vanno d’amore e d’accordo. Tu ricordati, quando il quartetto d’archi inizierà a suonare uscirà Harry e poi toccherà a te. Io rimarrò qui fuori e vi darò il segnale. Tua madre ha detto che ci tiene ad accompagnarti all’altare, quindi tra poco sarà qui.» Oh, sul serio? Ha detto davvero una cosa del genere? Non ne hanno realmente mai parlato, anche perché Draco ha fatto mesi a non rivolgere la parola ai suoi genitori, era convinto che all’altare ci sarebbe andato da solo e, anzi, a dire il vero pensava che avrebbe proprio faticato a farli venire al matrimonio. In effetti prima lei gli aveva promesso che si sarebbe fatta vedere, ma non pensava si riferisse a questo.
«Davvero?» chiede, senza riuscire a trattenere dello stupore. Immagina che l’idea gli piaccia, anzi, non se l’aspettava proprio e ora si sente quasi emozionato. Percorrere la navata, tra quei fiori profumati, con al braccio sua madre intanto che Harry lo guarda dall’altare, è un sogno che si avvera. Un sogno che certamente non faceva quando era ragazzo, all’epoca Potter lo voleva soltanto schiantare, ma che invece ha maturato con gli anni. Stare insieme a Harry e costruire con lui una relazione solida, fantasticare sul futuro, fare progetti… C’è stato un periodo buio della sua vita durante il quale non pensava avrebbe mai avuto niente del genere, e se pensa che lo stava gettando al vento per colpa di quella Rosamund Brown, ha voglia di maledire se stesso.
«Sì, sembrava tenerci molto» dice la Granger, annuendo lievemente. 
«Potter invece si fa portare all’altare da qualcuno?» Questo fa parte dei dettagli della cerimonia a cui ha pensato nelle settimane appena trascorse, ma delle quali non hanno discusso. Lo aveva dato per partito preso che ci sarebbero andati da soli, ognuno per conto proprio. Harry non ha più i genitori, il suo padrino è morto e dubita fortemente che i suoi zii desiderino accompagnarlo all’altare. Anzi, non crede nemmeno che Potter voglia andarci con al braccio sua zia Petunia. Però, è anche vero che suo padre sta facendo comunella con un babbano, quindi tutto può essere. E la vita gli ha insegnato che nei matrimoni a cui partecipa tutto può succedere.
«Molly e Arthur, per lui gli Weasley sono come una famiglia. In assenza dei suoi genitori o di Sirius, sono la scelta migliore che potesse fare.»
«Lo penso anch’io» mormora, assolutamente convinto, prima di aggiustarsi il fiore nel taschino per l’ultima volta.


Sua madre si fa vedere a quel punto, oltrepassa l’entrata della tenda guardandosi attorno come a volerlo cercare, ma fermandosi sulla soglia. Quando i loro sguardi si incrociano, la trova a sorridere. Anche lei, proprio come Hermione, è bellissima. Riesce saggiamente a nascondere la stanchezza dietro a una postura rigida e a un’espressione granitica, ma è felice. Nel notare le sue labbra truccate che si stirano verso l’alto, Draco forza se stesso a cacciare giù in gola un grumo di lacrime. Non vuole piangere davanti a sua madre, l’ultima volta che l’ha fatto aveva sei anni e non intende ripetere l’esperienza. Non lo farà anche se è il giorno del matrimonio e, tecnicamente, gli è concesso anche di commuoversi. Forse è per questo che, invece di indugiare, corre subito ad abbracciarla, intanto che Hermione si defila, lasciandoli soli. Draco nasconde il viso nel suo collo e tira su col naso, lo sguardo che si appanna e lo stomaco che si stringe in una morsa. Narcissa ha quel profumo che hanno i gelsomini nelle sere d’estate.

«I Malfoy non si emozionano, lo so» borbotta, imbarazzato, intanto che lei sospira e si allontana, asciugando le lacrime che gli pungono gli occhi con un fazzolettino di pizzo. Pare volerlo rimproverare, ma non è più sicuro se lo voglia fare per essersi commosso o aver detto una simile sciocchezza. Eppure sua madre tace, bastano i gesti spicci con cui agisce e quel piccolo sorriso soddisfatto che gli dedica quando torna ad avere un aspetto accettabile.
«I Malfoy fanno qualche eccezione» gli concede, dopo un attimo di silenzio. «Questo è il giorno del tuo matrimonio. Nonostante in passato io abbia sognato per te un qualcosa di diverso, mi sto rendendo conto che non potevi fare scelta migliore di Harry Potter.» Lo pensa anche lui, anzi adesso più che mai ne è convinto. Anche se non è sempre stato così, Rosamund Brown dopotutto non ha inventato niente e ha pescato a piene mani in quel torbido che Draco ha alimentato per anni per conto proprio. Non sa perché si convinca che è importante che sua madre lo sappia, probabilmente perché non ha mai realmente dimenticato quella loro discussione, a novembre. Forse è vero che era già sotto l’influenza della Maledizione Imperius e probabilmente è vero che non gli avrebbe mai parlato così schiettamente, ma quelle cose lei le pensava.
«Mi sono domandato per tanto tempo se era la persona adatta a me, se a causa del nostro passato fosse o meno giusto sposarci. In effetti me lo sono chiesto fino a qualche giorno fa. Però lui è una persona incredibile e io non riesco a immaginarmi al fianco di nessun altro, alla fine penso conti questo» dice, e allora si rende conto di non essere mai stato così tanto sincero con lei prima di allora. Cerca disperatamente di dare a se stesso un po’ di contegno, non è sicuro di riuscirci.
«Conta senz’altro» conviene Narcissa, annuendo seppur in maniera lieve. Draco non sa perché stia pensando proprio adesso al loro litigio alla festa di fidanzamento, ma c’è una cosa di quella sera che lo ha tormentato per troppi mesi e forse non avranno mai più un’occasione come questa per confrontarsi. Il fatto che una persona sia tua madre non significa che tu sia in intimità con lei, quindi sente di doverne approfittare finché gli è possibile.
«Quella sera alla festa di fidanzamento» tenta, ma Narcissa subito lo interrompe. Non è sicuro che ciò che è passato nei suoi occhi come un lampo sia per davvero imbarazzo, è difficile scorgere sentimenti di questo tipo in sua madre. Lui di certo non è abituato a notarli.
«Draco, ti ho già detto che mi dispiace, ma era quella donna che mi influenzava.»
«Lo so, sono io che devo scusarmi. Quello che ho detto su zia Andromeda…»
«Non importa» replica, in maniera fintanto asciutta. Pare quasi non dare alla questione troppa importanza, ma Draco sa per certo che sta minimizzando. «Hai risposto a una provocazione, niente più di questo.» Lo ha fatto, non può dire che su questo abbia torto. Ha però temuto per troppo tempo di averla fin tanto ferita e questo non lo riesce ad accettare. Era una cattiveria bella e buona, lo sanno tutti e due.
«Lei è qui lo sai, vero?» Narcissa annuisce in maniera lieve, senza rispondere. Se non sapesse per certo che non è avvezza a certi sentimentalismi direbbe che non parla perché è troppo emozionata, più semplicemente immagina non abbia niente da dire. Quello tra lei e sua sorella è un muro diventato talmente alto da essere invalicabile. La consapevolezza che dimora nel suo sguardo dà a Draco la certezza che l’abbia già vista o, almeno, che l’abbia immaginato da sola. Zia Andromeda ha stretto un buon rapporto con Harry, dato che è la nonna del suo figlioccio. A voler essere onesti è soprattutto grazie a lui se Draco ha intrecciato quel minimo di conoscenza che hanno adesso. Una cosa che per altro non ha mai nascosto.
«Potrebbe essere la giusta occasione per parlarle, almeno farle le tue condoglianze. Ha perso sua figlia e suo marito durante la guerra e non le hai mandato neanche un mazzo di fiori.»
«Hai ragione, non l'ho fatto. Però è successo molto tempo fa e io non parlo con mia sorella da così tanto, che a malapena ricordo com’è il suo viso. Dubito inoltre che abbia voglia di parlare con me.» Draco è sicuro che non sia del tutto vero, ma conosce le maniere di sua madre e sa che quell’espressione e il suo fare spiccio sono il chiaro segnale che non ha voglia di discuterne ancora. Quindi decide saggiamente di non insistere e chiude la questione con un bacio su una guancia.
«Grazie, figlio mio» mormora lei, annuendo in maniera lieve. «Ti chiedo solo una cosa: per favore, non farti chiamare “Signor Potter” come va in giro a dire quella stupida di Pansy Parkinson. Se lo farai ti diseredo.» La voce di Narcissa è più leggera rispetto a poco fa, sta chiaramente scherzando perché il suo viso è divertito. Dovrà parlare con Pansy e dirle di smetterla, ma non fa in tempo neanche a pensare a una battuta di spirito che un attimo più tardi la musica della marcia nuziale riecheggia fin dentro la tenda. È ora di andare.

 

Draco percorre la navata improvvisata tra due file di panche bianche che guardano a un altare, impreziosito di fiori di ciliegio. Questi, portati dal vento, ricadono delicatamente sull’erba asciutta del primo pomeriggio. Si era immaginato come potesse essere la luce del sole incastonata in un arco naturale fatto di rami e petali rosa, ma l’effetto visivo è di molto al di sopra delle aspettative. Decisamente stupefacente, si dice intanto che cammina con studiata lentezza, così come ha provato e riprovato a fare a casa senza farsi scoprire da Potter. Mamma è accanto a lui, Draco la tiene per un braccio e la stringe appena intanto che, con lo sguardo, fa caso ai volti che li fissano, alcuni più seri mentre altri sorridenti. C’è praticamente l’intero mondo magico inglese, là presente. Tutti i professori di Hogwarts al gran completo, dalla Preside McGranitt, al professor Lumacorno, ovviamente Hagrid con la sua solita cravattona arancione a pois gialli, la professoressa Sprite e il professor Vitious finanche alla Cooman, al solito stralunata, che parla da sola e si guarda in giro come se stesse cercando di capire chi è e dove si trova. Vede anche moltissimi dei compagni del loro anno e qualcuno anche più grande o più piccolo. Sorride, appena fa caso alle due file di teste rosse là davanti, sono tutti gli Weasley al gran completo con tanto di fidanzati e fidanzate, perlomeno chi ce l'ha. Charly è solo, ma ci scommette che avrebbe portato un drago, se soltanto glielo avessero permesso. E non l’hanno fatto. Draco ha scritto una lettera di ben due pagine che ha consegnato a Bingley, in cui elencava tutte le ragioni per cui non potesse portare con sé il suo Grugnocorto svedese preferito. Oltre a loro c’è la squadra di quidditch del Grifondoro, da Oliver Baston a Katie Bell e Angelina Johnson. Luna Lovegood seduta accanto a Blaise Zabini, si tengono per mano perché probabilmente hanno deciso che tenere il segreto era davvero sciocco. C’è anche Cormac McLaggen, seduto accanto a loro e nel vederlo Draco aggrotta le sopracciglia, ha il tragico sospetto che si sia imbucato perché lui certamente non l’ha invitato. Chi mai inviterebbe un idiota simile? Vede anche diversi dei suoi compagni Serpeverde, chi non è morto o in galera è venuto. E poi ci sono ovviamente anche i Dursley in prima fila seduti accanto a Lucius, al fianco del quale c’è un posto vuoto riservato a sua madre. I babbani sono un po’ confusi e sulle spine, come se si aspettassero una bacchetta nella schiena da un momento all’altro. Infine c’è tanta, tantissima altra gente tra cui un fotografo de “Il Cavillo” che fa scatti a ripetizione e l’ormai soprannominato “Nargillus” Lovegood, vestito di giallo e arancione, che sussurra a una penna prendi appunti, la quale ronza attorno alla chioma di lunghi capelli bianchi. Draco non vede i visi tutti, poi magari saluterà ognuno di persona al banchetto, perché quando posa lo sguardo su Harry è come se il resto del mondo si offuscasse. Lui è lì, accanto a un Ron che è vestito in maniera elegante, almeno per una volta. Non ha un vecchio vestito della sua prozia Tess, ma uno di sartoria. Davanti a Weasley vede anche Pansy, strizzata in un abito verde mela decisamente molto attillato e che mette perfettamente in risalto le sue forme. Dietro di loro, il Ministro della Magia sorridente con così tanta felicità in volto che pare il suo, di matrimonio. Tiene tra le mani un foglio ripiegato su se stesso, non sembra affatto nervoso, perché dovrebbe esserlo poi? Certamente lo è Potter, il quale sembra più un fascio di nervi che un uomo. Le sue dita picchiettano le une sulle altre, si morde di continuo il labbro inferiore e sposta il peso da una gamba all’altra. Ciononostante, riesce a essere bello come soltanto Harry Potter sa essere ovvero un po’ spettinato, con quegli occhiali rotondi calati sul naso, gli stessi di quando aveva undici anni, quell’aria da povero che si è arricchito chissà come e che resterà pur sempre uno straccione nell’animo. Indossa l’abito che in un lontano giorno di luglio ha comprato da Madama McLaggen e ha un iris viola identico al suo, ficcato dentro al taschino. La maniera precisa con cui questo è stato appuntato suggerisce che sia stata una premura di Hermione, che deve aver speso più di un istante per sistemarlo. Harry, ad ogni modo, è esattamente come ricordava di averlo visto tempo fa nel negozio di abiti, a Diagon Alley. Forse è ancora più attraente di quel giorno di luglio. Quando si avvicina all’altare, Potter gli viene incontro e lo prende per mano, accompagnandolo sopra al palchetto di legno decorato con fiori e tulle. Ha appena salutato Narcissa con un bacio sulla guancia. Draco è sicuro di avere un sorriso po’ scemo, dentro vorrebbe urlare, ma è meglio che non lo sappia nessuno al momento. Harry al contrario non fa che guardarlo: ha la bocca spalancata e la faccia da idiota, sta come al solito.
«Chiudi la bocca, Potter» sussurra, mentre lui arrossisce, balbetta e infine annuisce.
«È che… i capelli e l’abito… stupendo, sei… bellissimo» dice, baciando le sue labbra velocemente, prima di scostarsi con un movimento fintanto brusco. Ancora lo fissa come un beota e, tra gli invitati, qualcuno ridacchia. Sì, la faccia di Potter è esattamente l’effetto che desiderava ottenere e può decisamente ritenersi soddisfatto.  

 

«Avvicinatevi.» La voce decisa e profonda di Kingsley Shacklebolt si frappone tra di loro in maniera quasi fastidiosa, facendo sussultare vistosamente entrambi. Quasi ricordasse soltanto in quel momento che non sono da soli, ma che un centinaio di persone li stanno osservando in attesa e che hanno nientemeno che il Ministro della Magia a meno di un palmo dal loro naso, Draco annuisce e si ritrova a obbedire. Cerca stoicamente di ignorare la stretta allo stomaco, che ormai sono giorni che non lo lascia in pace e deglutisce a fatica intanto che l’uomo che sta loro di fronte, riprende a parlare: «Parenti degli sposi, acquisiti e non, amici tutti, siamo qui riuniti per celebrare l’unione di Harry Potter e Draco Malfoy.» Esordisce con queste esatte parole, la sua voce profonda non riecheggia per la radura, ma si stende sopra di loro come un manto leggero e che subito viene tolto. Si aspettava quantomeno un applauso sul suo nome, così, gratuitamente, ma non appena si rende conto che nessuno lo osannerà per chiamarsi “Draco Malfoy” zittisce quegli assurdi pensieri. Il Ministro riprende e parlare subito dopo.

 

«Come molti qui, ho avuto la fortuna di conoscere Harry quando era un ragazzo. La sua storia la sappiamo tutti, l’abbiamo letta sui giornali o nei libri, ma in non molti possono dire di averlo conosciuto in quel periodo. Alcune di queste persone non sono qui a raccontarlo, ma io ho avuto la fortuna di sopravvivere alla guerra e posso dire di aver avuto l’onore di far parte di quella ristretta cerchia di maghi e streghe che tanto si è impegnata per vincere una guerra che all’epoca pareva impossibile..» Kingsley fa una breve pausa a quel suo discorso introduttivo. Per Draco è un po’ una novità, in effetti non hanno mai discusso di questo. Hanno semplicemente deciso di non scrivere dei voti matrimoniali, ma di seguire un rito più classico. Ora che ci pensa, Potter aveva borbottato qualcosa sul fatto che Kingsley avrebbe detto due parole. Probabilmente era presumibile che il discorso prendesse questa piega ed è altrettanto probabile che Potter già lo sapesse, tuttavia Draco si ritrova a spiarlo ugualmente con la coda dell’occhio. È un po’ preoccupato per lui, anche se a malapena lo dà a vedere. Sa quanto a Harry poco piaccia essere lodato, quanto sia infastidito le volte in cui la gente lo tratta davvero come un eroe. Loro ci scherzano sempre, a Draco piace prenderlo per il culo, ma la ragione per cui non litigano mai è perché non fanno altro che sdrammatizzare un passato che altrimenti sarebbe troppo ingombrante. A ben vederlo, in quei frangenti Potter sembra nervoso sebbene non come poco fa e può scommettere anche che si senta vagamente a disagio.
«Ricordo la prima volta che lo incontrai» riprende il Ministro. «Non era come mi aspettavo. Avevo sentito tante cose sul bambino che è sopravvissuto, ma ciò che di lui mi sorprese fu la dolcezza che c’era nel suo sguardo. All’epoca non pensavo granché al futuro, a ciò che sarebbe stato di tutti noi dopo la guerra, ma mi auguravo che quel ragazzo che tanto aveva sofferto potesse avere il meglio possibile per la sua vita. Certo che non avrei mai immaginato che questo futuro potesse venire condiviso un giorno con Draco Malfoy.» Lui è il primo a ridacchiare, beh, non è il solo. Neanche lui avrebbe mai pensato a una cosa del genere. Potter men che meno. «So quello che di lui si dice su alcuni giornali e credetemi quando dico che sono delle emerite sciocchezze. Non tutti avrebbero avuto il coraggio di abbassare la testa e mettersi a lavorare seriamente su se stesso come invece ha fatto Draco dopo la guerra. Non tutti gli ex Mangiamorte sono stati così onesti da alzare le mani e dire: “Ho sbagliato!”. Lui invece ha colto la possibilità che il Wizengamot gli ha dato ovvero diventare una persona buona ed è ciò che ha fatto nel corso degli anni. Sono contento di aver scoperto un qualcuno di straordinario, un gran lavoratore, un uomo sensibile che ama profondamente Harry. A me basta questo perché dia la mia benedizione a questa unione.» Draco lascia andare un lieve respiro nervoso, un po’ è l’emozione, un po’ l’orgoglio e in buona parte sono lacrime che ricaccia indietro a fatica. Ha sempre saputo che il Ministro aveva stima di lui, il suo ragazzo cerca di rassicurarlo a riguardo da tempo immemore. Ammette di non averci mai realmente creduto, Potter è uno che edulcora le medicine amare con della melassa e la sua opinione non è mai totalmente affidabile riguardo cose del genere. Però non avrebbe mai pensato che avesse una simile idea di lui, ne è sorpreso e lusingato.
«E ora lo scambio degli anelli» dice il Ministro, qualche istante più tardi. Subito vede Ron muoversi ed estrarre dalla tasca della giacca una piccola vera d’argento che porge a Potter. «Ripeti dopo di me» dice Kingsley invitando a imitarlo. Il suo futuro marito tiene l’anello tra le dita forse molto più saldamente di quanto non sarebbe necessario fare. «Io Harry.»
«Io Harry» ripete, la voce gli trema e quasi balbetta.
«Prendo te, Draco, come mio legittimo sposo.»
«Prendo te, Draco, come mio legittimo sposo» lo imita di nuovo Harry, diligente. La voce ora un po’ più ferma e lo sguardo deciso, puntato nei suoi occhi grigi.
«E prometto di esserti fedele sempre, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non ci separi.»
«E prometto di esserti fedele sempre» annuisce Potter. «In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi.» Appena finisce di ripetere il rito parola per parola, Draco gli porge la mano sinistra, un po’ tremante a dire il vero, ma nessuno ci fa caso in quel momento. Harry infila l’anello al suo dito, che non scivola come dovrebbe e rimane incastrato all’altezza della nocca finché non viene spinto un po’ più su con forse eccessiva forza. Kingsley, soddisfatto, invita a quel punto Pansy a farsi avanti e lei lo fa, con quella sua sicurezza un po’ sfrontata. Non manca di fargli l’occhiolino e stirare un ghigno sarcastico, mima con le labbra "Signor Potter" di modo che possa vederlo soltanto lui. Malfoy addirittura sorride, sebbene soltanto per un istante prima che Kingsley riprenda a parlare: «Ripeti dopo di me. Io Draco, prendo te, Harry.»
«Io Draco, prendo te, Potter» dice, mordendosi la lingua. Accidenti, è l’abitudine. Sente qualcuno ridacchiare alle sue spalle e forse qualcun altro, tra gli invitati, ma decide di non pensarci sopra troppo. «Prendo te, Harry» si corregge poi.
«Come mio legittimo sposo e prometto di esserti fedele sempre, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non ci separi»
«Come mio legittimo sposo» ripete, preciso. «E prometto di esserti fedele sempre, in salute e in malattia, in ricchezza e… in ricchezza e… Oh, per la barba di Merlino, in ricchezza e in povertà, va bene? Ti amo, Potter e ti starò accanto anche da poveri.» Draco sente che dietro l’occhiataccia che Kingsley gli dedica c’è in realtà un divertimento molto bonario, tuttavia sulle prime sembra tanto arrabbiato al punto che deglutisce imbarazzato. «Ehm, finché morte non ci separi?» aggiunge, con tono più leggero e scherzoso, quasi provasse a metterci una pezza. Vede Harry sbuffare e alzare gli occhi al cielo, ovviamente ha trasformato il loro matrimonio in uno spettacolo da cabaret, ma almeno lo ha reso divertente; giusto?
«Mettimi quel dannato anello, Malfoy» borbotta, allungando la mano e facendo scoppiare tutti quanti a ridere. Non ci mette molto a infilarlo al suo dito e quando lo fa, uno scroscio di applausi invade la radura.
«Vi dichiaro marito e marito» aggiunge Shacklebolt, sorridente. «Potete baciarvi… oh, al diavolo, lo state già facendo! Facciamo loro un altro applauso» dice infine, con un tono di voce che tanto gli ricorda l’affabulatore di un circo che cerca di attirare più pubblico per i suoi spettacoli. A quel punto una pioggia di fischi e applausi li sovrasta. Pansy fa cadere sopra le loro teste dei petali di rose che le rendono dalla bacchetta, qualcuno invece lancia verso il cielo dei fuochi di artificio. Qualcun altro grida: “Viva gli sposi” e urla frasi un po’ sconce, scommette che è George. In tutto questo, Draco guarda Harry, lo guarda e basta. Lo ha appena baciato, ma vorrebbe farlo ancora perché gli sembra l’unico modo per accertarsi che sia tutto vero e non un sogno dato dalla sua fervida immaginazione. A stento crede che, dopo tutto quello che hanno passato, siano arrivati a questo. Rosamund non ha vinto, pensa, un istante prima di baciarlo ancora. Non ha vinto proprio un bel niente.





 

Continua 




 

*Non ho la minima idea di come funzioni la burocrazia del Ministero della Magia in casi del genere, ma in situazioni di emergenza ho pensato che possa venire eletto una sorta di capo “Ad interim” finché non ne verrà nominato uno nuovo, come succede solitamente nel mondo reale.
**Citazione alla fanfiction: “The Wild Rover” di Eeeva che vi consiglio di leggere se non conoscete.

 

Note: Doveva essere l’ultimo e invece non lo sarà. Dico troppo spesso questa frase, ma come al solito alla fine di una storia non calcolo mai in modo serio quante cose vanno nel finale, perché tutte le risposte vengano sviscerate con i giusti tempi e non frettolosamente. Qui ci sono molte questioni da affrontare, tra cui la gravidanza di Hermione, Pansy e la sua torta, il regalo di Hagrid… Molte cose che ho già scritto e infatti non dovrete attendere un’altra settimana per il capitolo nuovo. Domani mi dedicherò a una traduzione che sto facendo, ma poi penserò a questa storia e a questo benedetto finale.
Nel frattempo, grazie a tutti coloro che hanno letto fino a questo punto. Grazie anche a chi ha recensito e inserito la storia tra le seguite, preferite e ricordate, grazie anche per i kudos su AO3.
Koa

 
   
 
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