Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Feles 85    08/04/2023    6 recensioni
Cristallizzati nel loro finale aperto, troppo aperto, nei limiti imposti dall’appartenere a un genere narrativo che sconfina nel comico e nella caricatura, Ranma e Akane necessitano di una svolta che sarà data dal mondo ironico, pop ed estraniante di Kill Bill, che irrompe nella loro eterna ciclicità.
Con la speranza che la musa tarantiniana mi ispiri, vedremo Akane, dopo il matrimonio fallito, tentare di sgattaiolare ad Okinawa per imparare le incredibili tecniche marziali che ha visto esibire da un singolare uomo di mezz’età, “curiosamente” somigliante a David Carradine. L’acciaio di Hattori Hanzo e le micidiali tecniche dell’inconsolabile Pai Mei saranno il suo obiettivo, nell’anno che precede gli esami di fine anno. E Ranma che farà?
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Doverosa premessa: sono un'attempata donna di trentasette anni, che recentemente si è riletta tutti gli albi di Ranma 1/2, ereditati dall’ adolescenza. Oltre ad avermi divertito come se non di più dell'epoca, mi è rimasto il gusto amaro della frustrazione. Perché Ranma non era propriamente un fumetto comico come invece era stato Lamù dove, sopratutto all'inizio, non c'era bisogno di un'eccessiva coerenza tra un episodio e l'altro e che era caratterizzato da personaggi dai tratti fortemente caricaturali, elementi tipici del genere comico-demenziale.
Sebbene in Ranma questi elementi ci siano, non hanno la stessa valenza che avevano nell'altra opera. Ranma, a mio avviso, rientra più nella commedia. Per questo il finale aperto, la volontà deliberata di non dare uno sviluppo consistente ai personaggi e alla trama, lascia molta insoddisfazione e, a volte, irritazione.
Ho perciò ripreso il topos del "post-matrimonio" e declinarlo con una patina pop, prendendo da un'opera pop come Kill Bill, dove i personaggi hanno una loro caricaturalità ma non si negano a un'evoluzione. 
Spero di divertirmi e divertire con questo esperimento che farò per riscaldare il muscolo della scrittura, atrofizzato da un po' di tempo.




 

Prologo

 

  



Stava correndo a perdifiato da tempo, mentre gocce di sudore gli ruscellavano giù per la casacca, appiccicandola alla schiena. La foresta pluviale dell’isola di Kume, a Okinawa, con la sua flora esplosiva, sembrava tramare contro la sua fretta, accerchiandolo arcigna e opprimente. 

Con balzi precisi e rapidi, planava da un ramo all’altro, tra una palma di ananas e le fronde delle  mangrovie, con l’aria che si scaldava mano a mano che il sole si avvicinava allo Zenit; la luce dell’astro diurno, tuttavia, non filtrava a sufficienza là sotto, mantenendo nella semioscurità il sottobosco di quella macchia.

 

Brutta cretina! Cretina! Per delle teste di pesce tu… cretina! 

 

Il flusso di ciò che potremmo definire pensieri, o meglio insulti, e il suo passo trafelato furono interrotti all’improvviso da un dettaglio che non era sfuggito al suo sguardo. Un’ananas, che penzolava obliqua da una palma, che qualche ora prima si era quasi staccata dall’albero a causa di un colpo del suo piede, si era ripresentata beffarda di fronte a lui. Per la terza volta 

 

“Oh, no… non ci credo!” imprecò esasperato, picchiando la fronte con la mano sinistra.

 

Aveva girato in tondo ripercorrendo la stessa strada per la terza volta, dovette convenire con se stesso con riluttanza. Sbuffando come un ippopotamo, frugò con la destra nella tasca laterale del grosso zaino da escursione che gli gravava sulla schiena sudata. La mappa, per l’ennesima volta, era di nuovo ben stesa e dipanata davanti a lui e al suo sguardo sempre più insofferente. Un pappagallo verde starnazzò sguaiato sopra la sua testa. 

 

Possibile che sia stordito come P-Chan? Come faccio a perdermi tra quattro mangrovie!? 

Cretina! 

 

Il tempio del Loto Bianco, la tana del vecchio canuto, “l’inconsolabile Pai Mei”, si sarebbe dovuto trovare proprio al centro del cerchio ossessivo che aveva tracciato quella mattina, girando a vuoto. Eppure non era stato in grado di trovarlo, né di percepire tracce di presenza umana nell’ombra tropicale della foresta. 

 

Dove sei… cretina! Dove si trova il tempio di quel vecchio pazzo? Cretina! Cretina! Cretina! 

 

“Dove ti nascondi, cretina? Vieni fuori, Akane! Sei un’immane Cretina!” urlò a squarciagola. 

 

L’unica risposta che ottenne fu lo strido sgraziato del pappagallo svolazzante sopra di lui, intento a schiarirsi la voce. Poi, il silenzio tornò a governare il bosco, infischiandosene di lui.

 

“C’è qualcosa che non torna… non è un posto ordinario…”,  continuò a rimuginare ad alta voce, mentre studiava di nuovo il tragitto segnato sulla mappa. 

 

All’improvviso sentì un boato violentissimo, che rimbombò ovunque tra la vegetazione, coprendo con il suo ferale rombo le grida degli uccelli spaventati, fiondati fuori dai loro nidi . 

Il cuore di Ranma aveva auto un guizzo di paura e, più rapido del pensiero, si era messo in posizione di guardia, mentre il fragore sordo veniva coperto da fischio più acuto e stridulo.

 

Ma cos… 

 

Cosa poteva essere quella potenza? Una tecnica marziale? L’aura dell’inconsolabile Pai-Mei? L’Oni che regnava in quella foresta stregata? Ranma acuì tutti i sensi, mantenendo la posizione di guardia.

 

Vieni anche tu a Okinawa! Prezzi imbattibili per chi vuole fare il tragitto low-cost Kume-Naha! Approfitta subito! Volo numero 667 in partenza!”

 

 

Poco mancò che Ranma volasse giù dal ramo su cui si era fermato, con un gocciolone immenso sulla nuca. 

Era appena partito un aereo, che in quel momento svettava nel blu brillante del cielo. Poteva vederlo rimpicciolirsi tra le foglie e le fronde.

 

“Ma… ma… siamo dietro il mini-aeroporto?! Alla faccia della foresta! Che posto balordo per un tempio!” 

 

Si guardò ancora intorno, sgomento, per poi rifocalizzare l’attenzione sulla mappa, con il gocciolone sulla fronte che ora aveva le dimensioni di un cocomero. In un angolo, a sinistra, con la matita c’era scritto “aeroporto di Kume— partenze e arrivi ogni quattro ore!.” 

 

“Come ha fatto quella scema ad allenarsi tutti questi mesi con il casino degli aerei ogni…”

“Mi cercavi, Ranma?”

 

Stavolta il giovane volò a picco giù dalla mangrovia con un gran tonfo.

Fischiettava a ritmo, avanzando con passo tranquillo, mentre il clangore dei secchi pieni d’acqua risuonava in entrambi all’unisono. Una figura esile si avvicinava, con le braccia, magre ma muscolose, che reggevano un bastone di bambù in bilico tra le spalle; i due secchi stracolmi dondolavano ai due lati. I capelli blu arrotolati in una grossa crocchia in cima alla testa, con due famigliari ciocche libere a ornarle il viso che dondolavano in armonia con i secchi, la fronte imperlata di sudore. I suoi inconfondibili occhi che lo fissavano con curiosità. Era tornata a smagrirsi da quando era ritornata in quel maledetto posto.

Con un colpo di reni si rimise in equilibrio e tornò in piedi, fronteggiando la ragazza che era comparsa all’improvviso dal nulla.


“Akane… d-da dove diavolo sei sbucata?! Ho perlustrato questo buco di fronda in fronda!”

 

Akane ammiccò le palpebre un paio di volte con perplessità. 


“Impossibile: ti avrei visto, dato che è tutta mattina che faccio avanti e indietro coi secchi. Questo posto non è molto grande”, rispose lei.

A quell’ultima considerazione, la rabbia riaffiorò nel petto di Ranma. Lo stava prendendo giro?

“Cretina! Ti burli di me?! Di’ la verità: ti sei nascosta e mi stavi spiando!” 

“Assolutamente, no! Ma ammetto di non aver avuto dubbi che fossi arrivato, quando ho sentito risuonare ‘cretina’ per tutto il bosco…” ribatté lei stringendo gli occhi. Era di certo irritata.

 

Ranma strinse gli occhi e si fece scudo sulla testa con i gomiti, aspettandosi un pugno, uno schiaffo, una gomitata. Ma non accadde nulla. Quando li riaprì, la trovò a fissarlo sempre con lo sguardo perplesso che continuava ad avere.

“Cosa c’è… non sei offesa?”

Lei, con un sospiro, gli girò le spalle.

 “Chi, io? Ci sono abituata… anzi, l’ho trovato… quasi divertente”, rispose scuotendo lievemente il capo. “Non trovare il tempio in questo boschetto fa abbastanza ridere, lo stesso vale per le tue urla, Ranma”, concluse la ragazza mordendosi il labbro.

 

Cos…

 

“Brutta stupida, ci tieni proprio a fare la superiore? È da quando sei ti sei rifatta viva che fai la sufficiente! Cos’è, sono gli insegnamenti di quel vecchio pazzo?”, urlò Ranma, con la rabbia che era riaffiorata come un geyser.

Il fragore dei secchi che rovinavano a terra, vuotandosi con uno scroscio muto dell’acqua che contenevano fu come un suono solo. 

“Non offendere così il Maestro!” ribatté Akane, voltandosi di scatto verso di lui con le mani libere. Il suo sguardo tradiva una lieve preoccupazione.

“Il Maestro di qua, il Maestro di là! Non dici altro! Non t’importa d’altro, ormai!”, sbraitò di rimando lui, agitando le braccia in modo convulso.

“Ranma, abbassa la voce!”, esclamò lei cercando di mettergli una mano davanti alla bocca. Gli occhi castani della ragazza erano sgranati e vagavano da una parte all’altra, tradendo timore.

Ma lui era ormai un fiume in piena: si scansò da lei e dai suoi tentativi di zittirlo.

“Me ne frego! Mi hai sentito, cariatide? Non ho paura di te! Vieni fuori, vecchio pazzo!”, proclamò Ranma a gran voce. 

Ma Akane, che in quei mesi aveva acquisito velocità, precisione e agilità, con un balzo in avanti lo agguantò per un braccio e riuscì a  schiaffargli la mano destra sul viso per tappargli bocca.

“Ranma, non ti rendi conto… ti strapperà un occhio a mani nude. Ne è perfettamente in grado! Taci, ti prego!”

La ragazza aveva proferito queste ultime rivelazioni più sommessamente, con un tremito quasi, continuando a guardarsi attorno con circospezione.

Questo cambio di atteggiamento congelò Ranma nella posizione in cui si trovavano, con il volto smagrito e affilato di Akane molto vicino al suo, i suoi bei tratti tirati e contriti dalla tensione, ormai malcelata, il respiro lieve lieve, come sospeso dall’ansia crescente.

“… o lo caverà a me”, concluse lei con un soffio.

Con queste parole, lo sguardo della giovane si era focalizzato sul suo. I due si fissarono con intensità per un istante sospeso, mentre il sole era finalmente giunto allo Zenit. Era scoccato il mezzodì intollerabile delle latitudini tropicali. L’aria si era fatta sempre più ferma e torrida e gocce di sudore stillavano copiose dalla pelle, rendendo umide le mani. Invisibili discorsi vennero fatti dai due in quell’innaturale silenzio.

“… Ranma, mi giuri che…”, sussurrò lei “che… che tu… tu…”

Lui annuì energicamente, mentre la mano di lei era ancora appoggiata con forza sulla sua bocca. Aveva capito: niente colpi di testa, niente urla, niente sfide impulsive. Con un altro sospiro, stavolta di sollievo, Akane fece debolmente scivolare via la mano dal suo volto e chiuse gli occhi.

Ranma non staccò il suo sguardo dalla sua figura, divenuta così esile, più alta e affusolata, con le magre braccia che sbucavano da una sdrucita canottiera nera. I seni si distinguevano meno in quella tenuta scura da allenamento, essendo divenuti meno prepotenti proprio a causa del drastico dimagrimento a cui Akane era andata incontro. Le ciocche libere che le circondavano il viso erano in quel momento appiccicate al suo collo a causa del sudore e dell’afa; erano lunghe. Erano tornate molto lunghe così come lo erano tornati i suoi capelli scuri, adesso mortificati e legati in quella crocchia in cima alla testa.


Ho sacrificato la mia femminilità… non dovresti dispiacerti: non ne avevo molta prima. Non lo dicevi sempre anche tu?

… anche tu… anche tu… anche tu…

 

Quelle parole riecheggiarono nella mente di Ranma, e sembravano ancora volare nell’aria umida, mentre lo stomaco del ragazzo si contorse dolorosamente ma non per fame. L’oppressione di quell’orrida afa sembrava essergli penetrata dentro attraverso le narici, schiacciandogli il petto; si accorse subito che non era l’aria torrida a occludergli il respiro ma un disagio crescente. 

 

“… Mangiate sempre le… teste di pesce?”, azzardò a chiedere timidamente poi, non riuscendo a smettere di fissare le fattezze della sua fidanzata.

Lei annuì, seria e in silenzio, distogliendo lo sguardo dal giovane. In cuor suo non riusciva ancora a decidere se essere fiera di come apparisse in quel momento, con i frutti dei suoi sforzi, delle sue fatiche, dei suoi sacrifici ben in evidenza, o se essere imbarazzata da come il suo fidanzato non riuscisse a dissimulare e a non squadrarla con un cipiglio quasi morboso. 

Si chinò infine a raccogliere l’asta con i secchi, rassegnata a tornare indietro verso il pozzo per riempirli ancora una volta.

“Io… io devo riprendere l’allenamento, Ranma”, decretò infine “se hai bisogno del Maestro, focalizza lo sguardo dietro di te.”

Ranma non si voltò subito, non riuscendo a staccare il contatto visivo con la sagoma sottile di Akane che lentamente si allontanava a ritroso con i secchi vuoti, ma poi si decise. Si girò, e fisse  lo sguardo nel verde smeraldo della vegetazione senza mai sbattere le palpebre. E fu proprio quando le lacrime cominciavano a pizzicargli la cornea per lo sforzo, che vide finalmente una lunghissima scalinata di pietra.

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Feles 85