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Autore: Biblioteca    20/04/2023    2 recensioni
E se Harry non fosse mai cresciuto con i Dursley?
Se la McGrannitt, Hagrid e Piton, di comune accordo (e con molti complici) avessero deciso di portare Harry a Hogwarts prima del tempo e di crescerlo al sicuro?
Harry Potter sarebbe sicuramente stato diverso, al primo anno come ai successivi. Ma come e quanto sarebbe cambiato? E perchè?
In questa prima storia (che inizia la notte prima dei suoi undici anni e finisce con il suo smistamento) voglio presentarvi un Harry Potter diverso e vedere, insieme a voi, se può diventare un personaggio interessante su cui lavorare o restare solo una fantasia di una storia diversa dalle solite...
Genere: Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Forse era stata l’emozione, le vertigini, il freddo che nemmeno il mantello di Piton riusciva a scacciare… fatto sta che quando Harry aveva riaperto gli occhi non stava più sul sidecar della motocicletta, ma steso in un letto.
Stava per rivalutare la possibilità che fosse stato tutto un sogno, quando toccando le coperte e le lenzuola si era reso conto del buon profumo di pulito che emanavano e della loro consistenza morbida. Un vago odore di briciato accompagnava il pesante copriletto in lana.
No. Quelle non erano cose che gli avrebbero mai dato i Dursley.
“Oh ti sei svegliato!”
La voce allegra dell’uomo barbuto, che a quanto pare rispondeva al nome di Hagrid, lo aveva fatto sobbalzare.
Non era solo nella stanza. Oltre a Hagrid c’era anche il professor Piton e un’altra persona. Una donna molto anziana e alta, con dei grandi occhiali squadrati sul naso, dall’aspetto autoritario, che però sorrideva.
Harry non capì perché, ma le sembrava quasi familiare.
“Avrai fame Harry, guarda cosa ho per te!” Hagrid gli mise davanti un vassoio.
C’era del latte al cioccolato nel bicchiere, una pagnotta, una coscia di pollo accompagnata da patate al forno.
Harry osservo strabiliato il cibo. Lo annusò. Provò ad assaggiare una delle patate il cui gusto invase la sua bocca.
“Non è molto ma…” Stava dicendo Hagrid, ma Harry lo interruppe “È buonissimo! Grazie! Grazie davvero! Non so perché state facendo questo per me, ma grazie davvero!”
Harry si buttò sul cibo e iniziò a mangiare con foga.
“Vedo che le buone maniere gli mancano.” Commentò all’improvviso il professor Piton con voce gelida.
“Via Severus, era a digiuno da almeno tre giorni, non possiamo biasimarlo!”
A parlare era stata la donna, e solo allora Harry si riscosse e si rivolse a lei.
“Mi scusi… Il signor Piton…”
“Professore, se non ti dispiace.”
“Voglio dire, il professor Piton ha ragione, sono stato maleducato.” Harry si pulì la mano con il fazzoletto poggiato sul vassoio e poi la porse alla donna “Mi chiamo Harry Potter signora.”
La donna gliela strinse senza esitazione.
“Io sono Minerva McGrannitt, professoressa di trasfigurazioni, signor Potter. Molto piacere.”
Anche quel tocco ricordò qualcosa a Harry.
“Ma… Un attimo… Ma come fa a sapere che sono a digiuno da tre giorni?”
Seguì una strana pausa dove la donna assunse un’espressione imbarazzata. Poi però scrollò le spalle.
“Lo verrai a sapere in ogni caso.” Disse e con grande meraviglia di Harry, si tramutò in un gatto. Non uno qualsiasi: era il soriano con cui aveva parlato quella mattina, quello con lo strano segno degli occhiali sugli occhi, che prima di allora non era mai riuscito ad avvicinare.
Quello era il secondo miracolo a cui assisteva. Prima la motocicletta e ora quella signora che diventava un gatto.
“Ma… Perché… Cos’è tutto questo?”
La professoressa McGrannitt riprese il suo aspetto umano: “È magia signor Potter.”
“Magia…” Harry mormorò la parola e sembrò quasi avere un sapore in bocca. Un sapore dolce.
“Sì. Noi siamo maghi Harry. E lo sei anche tu.” Proseguì Hagrid.
Harry si irrigidì.
“Io… sono cosa?”
“Un mago! E anche coi fiocchi direi! Solo che ci vorrà un po' prima che tu possa imparare a gestire al meglio la magia.”
Harry rimase in silenzio a fissare il vuoto per un lungo minuto, prima di riprendersi.
Il concetto di magia era bandito in casa Dursley, al punto che nemmeno Dudley poteva leggere libri o vedere cartoni con quella tematica.
Possibile allora che tutto quell’odio che quella famiglia aveva avuto verso di lui fosse dovuto proprio al fatto che lui era un mago? Lo sapevano? E perché non ne avevano mai parlato?
“Ma se io sono un mago…” disse Harry quando ritrovò la forza di parlare “Allora anche i miei genitori…?”
“Sì, Potter.” Disse la McGrannitt.
“Allora… Perché se erano dei maghi non si sono salvati dall’incidente?”
I tre adulti si gelarono.
“Quale incidente?” domandò la McGrannitt
“L’incidente d’auto… quello dove sono morti.”
“Un incidente d’auto!? È questo che ti hanno detto i tuoi zii!? UN INCIDENTE D’AUTO!” Esclamò Hagrid furioso.
“Direi che portare via il ragazzo da quella famiglia è stata la scelta più giusta che potevamo fare.” Disse allora Piton, e Harry sentì una punta di rabbia nel suo tono gelido.
“I tuoi genitori non sono morti in un incidente d’auto… è stato un evento più complesso e un giorno ne parleremo.” La professoressa McGrannitt appoggiò gentilmente una mano sulla spalla di Harry “Ma ora, signor Potter, purtroppo ci sono delle cose che richiedono la nostra attenzione… E la tua collaborazione.”
Ancora stupito, Harry aveva comunque deciso di annuire.
“Immagino che ti starai chiedendo dove ti trovi.”
Harry si era guardato intorno: la stanza in cui si trovava non era molto grande ed era circondata da mura grigie.
“Sei nei sotterranei della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Questa stanza è stata per tanto tempo usata per custodire diversi oggetti e da poco liberata. Abbiamo preso un letto da un dormitorio e l’abbiamo sistemato qui apposta per te.” Spiegò calma la McGrannitt.
“Scuola di magia?” aveva domandato Harry.
“Sei stato iscritto qui il giorno della tua nascita Potter.” Intervenne allora Piton. “In teoria non avresti dovuto mettere piede qui prima dei tuoi undici anni… ma teniamo d’occhio la tua situazione da molto e dopo oggi… Abbiamo deciso di agire.”
“Mi tenevate d’occhio?”
“Dopo la morte dei tuoi genitori, per proteggerti, il preside di questa scuola, il professor Albus Silente, ha preso la decisione di affidarti ai tuoi zii. Io stesso ti ho portato lì quella sera, a cavallo della moto che hai visto.” Disse Hagrid “Mi fido ciecamente di Silente. Tutti e tre noi, in verità… Ma… Ma…” sembrò non trovare le parole.
“Ma la situazione ha superato il limite.” Disse allora la McGrannitt “Ho già in passato provato a dire a Silente che potevamo escogitare qualcos’altro per sistemarti e tenerti al sicuro ma non sono stata ascoltata.”
“Silente è un uomo saggio e affidabile, signor Potter.” Intervenne Piton “Io ho messo a rischio la mia intera esistenza per lui molte volte. Ma anche i più saggi possono commettere errori. È raro, ma capita.”
“Non era giusto Harry. Anche perché crescendo con loro e in quel modo rischi di odiare i babbani.” Proseguì Hagrid.
“Babbani?”
“Sì, è il modo con cui noi maghi chiamiamo chi non ha poteri magici. E quindi, dopo esserci consultati tra di noi, abbiamo deciso che era meglio che tu crescessi, almeno per questi ultimi due anni della tua infanzia, in un luogo diverso.”
“Volendo, Hogwarts è ancora più sicura di una strada babbana.” Assentì la McGrannitt “Ma quello che devi capire, signor Potter, è che la cosa deve assolutamente restare tra noi.”
“Un segreto Harry, un segreto di cui pochi saranno a conoscenza.”
“Io dico invece che Silente sa già tutto.” La voce di Piton si levò all’improvviso alta “O comunque lo scoprirà presto. In quel caso sappiamo già cosa dobbiamo dirgli, ma il punto importante, signor Potter, è che noi non vogliamo rinchiuderti qui, come avrebbero fatto i tuoi zii, ma lasciare la porta aperta, a patto, ovviamente, che tu rimanga al tuo posto finchè non verrà qualcuno di noi ad accompagnarti fuori. È poiché io sono a capo della casa Serpeverde, e gestisco quindi il dormitorio e la sala pozioni, entrambi situati in questa zona del castello, non voglio vederti bazzicare nei sotterranei. Chiaro!?”
Harry non rispose subito.
“Se obbedisco a queste regole… e resto qui nascosto… e esco solo quando qualcuno di voi è con me… non dovrò più tornare dai miei zii, vero?”
“Assolutamente no.” Esclamarono in coro i tre adulti.
“Allora… Allora lo farò. Va bene.” Disse allora il bambino sorridendo.
“Bene. Allora, noi purtroppo dobbiamo andare ma torneremo presto.”
“Non dimentichi qualcosa Minerva?” la fermò Piton.
“Oh giusto!! Grazie Severus.” La donna tirò fuori un lungo bastoncino, simile a quello che Harry aveva visto in mano a Piton a casa dei Dursley (“Ora ho capito! Sono bacchette magiche!” pensò) e l’agitò verso una delle mura. Allora apparve una finestra che si affacciava su un magnifico giardino. Harry scorse dei ragazzi in uniforme che passeggiavano.
“Quelli che vedi sono studenti di Hogwarts, Potter.” Spiegò la McGrannitt “Ma loro non vedono te e non potete comunicare. Tuttavia, la luce e l’aria entreranno nella tua stanza, così purtroppo anche il freddo e il caldo, mentre la pioggia e la neve staranno fuori.”
“E un giorno potrò farlo anch’io?” domandò Harry.
La McGrannitt allora sorrise di nuovo: “Se sarai attento alle mie lezioni, sì Potter.”

 
  
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