something special ~
-CAPITOLO 2-
Buon non-compleanno!
«E dai, Roxy! Non merito di essere ignorato in questo modo!».
Ecco, se
avessi dovuto decidere cos’ era più assillante tra l’iperprotettività
di James e il corteggiamento di Jesse, giuro che
avrei trovato serie difficoltà, ma probabilmente avrei scelto la seconda
opzione.
«Oh,
avanti, perché devi fare tanto la difficile?».
Jesse mi si piazzò davanti, a
braccia aperte e con un ghignetto demente che mi
faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi.
«Jesse, quale parte di “Lasciami in pace” non ti è chiara?»,
chiesi.
«La parte
in cui ti lascio in pace», rispose, sorridendo.
Alzai un
sopracciglio. «Non fai ridere».
«Avanti,
so che in fondo ti piaccio», disse. «Vuoi solo fare la preziosa».
«Certo,
certo. Sogna pure», borbottai, roteando gli occhi.
«Che
succede?», chiese una terza voce. Molly ci raggiunse, sempre con il suo
irrinunciabile sorriso stampato in faccia.
«Niente,
la tua amica ancora non vuole ammettere che le piaccio», rispose Jesse. Forse voleva davvero essere preso a pugni, quel
giorno.
«Lo farei,
se fosse vero», sibilai. «Comunque
volevi dirmi qualcosa, o volevi solo rompermi le scatole?».
Molly
ridacchiò.
«No,
volevo dirti qualcosa», disse lui. «Ma tu non mi hai lasciato parlare».
Incrociai
le braccia. «Beh, parla».
«Dunque,
volevo avvertirti che io e i miei amici abbiamo organizzato una piccola
festicciola in Sala Comune», disse. «Ovviamente tutti i Corvonero
sono invitati», aggiunse, distogliendo finalmente lo sguardo da me per
spostarlo su Molly.
«Oh, è
fantastico!», esclamò Molly, allegra. «Ma avete avvertito i Prefetti?».
«Certo che
no», rispose Jesse, alzando gli occhi al cielo come
se avesse appena sentito qualcosa di ridicolo.
«Non credo
che Mary e Jason vi lasceranno fare una festa senza un motivo», mormorò Molly,
ragionevole.
Mary e
Jason, i Prefetti di Corvonero, erano simpatici, si.
Ma rigidi come dei manici di scopa.
«Beh, ci
inventeremo qualcosa», borbottò Jesse. Evidentemente
non si era posto il problema.
«Sarà la
mia festa di compleanno», intervenni all’improvviso.
Molly
aggrottò la fronte. «Oggi non è il tuo …».
Le rivolsi
un’occhiata eloquente.
«Oh!»,
fece Molly, aprendosi di nuovo in un sorriso. «Beh, auguri!».
Ridacchiai.
«Grazie Roxy», disse Jesse, il ghigno
ancor più allargato di prima. «Allora ci vediamo stasera».
«Uhm, non
vedo l’ora», dissi, alzando gli occhi al cielo.
Lui
scoppiò a ridere e si allontanò nel corridoio.
~
«Questo o
questo?».
Molly mi
sventolò davanti alla faccia due rossetti.
«Uhm.
Quello più chiaro», risposi.
Lei annuì
e buttò sul comodino l’altro.
Nel
frattempo, io mi appoggiai addosso l’ennesimo vestito e mi guardai allo
specchio. Era lungo fino al ginocchio, color panna, con una cinturina
nera e la gonna a balze. «Questo mi piace», dissi. Feci una piccola giravolta.
«Tu che dici?».
«Carino»,
rispose, mentre rovistava nel suo baule alla ricerca di chissà quale cosmetico.
«Elegante».
«Beh, devo essere elegante. E’ o non è il mio
compleanno?».
Molly
ridacchiò, tornando a sedersi sul suo letto. «Comunque non ho ancora capito
perché ti sei fatta mettere in mezzo».
Scrollai
le spalle. «Così. La festa mi è sembrata una buona idea. Ho voglia di fare
qualcosa di diverso».
Ogni tanto
era bello spezzare la monotonia. La mia vita non era altro che un noioso
susseguirsi di banalità, dopotutto.
«Quindi … Jesse non ti piace per niente?», chiese Molly, esitante.
«Neanche
un po’», risposi, sincera. Non avrebbe mai potuto piacermi: non solo perché lo
consideravo una palla al piede, ma anche perché non era proprio il mio tipo.
«Okay»,
borbottò, abbassando lo sguardo.
La
osservai per qualche istante. Buttai l’abito sul letto. «Non dirmi che piace a
te».
«No!».
Alzai un
sopracciglio, vedendola arrossire e iniziare ad attorcigliarsi le dita.
«Beh,
forse un pochino», ammise, con una vocina piccola piccola.
«Oh, apri
gli occhi, Molly», mormorai. «Ci sono ragazzi migliori in giro».
«Si, ma
nessuno si interessa a me», fece lei, mentre si avvicinava allo specchio per
controllare il lucidalabbra. «Non sono bella come te, io».
Alzai gli
occhi al cielo. «Tu sei bellissima»,
la contraddissi. «Sei solo un po’ troppo insicura. E comunque … chi ti ha detto
che non interessi a nessuno?», aggiunsi.
Strabuzzò
gli occhi. «Piaccio a qualcuno?».
Mi morsi
il labbro. Maledetta boccaccia. «Può darsi».
Mi tirò
per il braccio, sorridendo. «E chi è?».
Sospirai.
Probabilmente era l’unica della scuola a non sapere che Lysander
era innamorato di lei da una vita. «Se non lo capisci da sola non posso
dirtelo».
«Come sei
noiosa!», brontolò, ridendo.
Per
fortuna Molly non era una tipa a cui piaceva insistere. Non mi andava di
“tradire” Lysander.
«Dai, ora
infilati quel vestito e andiamo a divertirci un po’», disse alla fine Molly,con
un gran sorriso.
Sorrisi a
mia volta, pensando improvvisamente a quanto fossi fortunata ad avere un’amica
come lei.
~
Quando
uscimmo dal dormitorio e raggiungemmo gli altri in Sala Comune, eravamo entrambe
bellissime – modestia a parte, ovviamente.
La prima cosa
che notai, oltre alla gran folla – rara in quella saletta silenziosa -, fu
l’enorme quantità di cibo sui tavoli di legno.
«Dove
l’avranno preso?», chiesi a Molly, sorpresa.
«Dalle
cucine, immagino», rispose lei.
Già. E
come c’erano entrati?
… Beh, ma
in fondo che me ne importava?
«Ciao
ragazze!», ci salutò Mary Jenkins, la Prefetta, venendoci incontro con un sorriso radioso. Aveva
solo un anno in più di noi, ma sembrava molto più grande. «Buon compleanno, Roxy».
«Uhm,
grazie mille». Sorrisi, sperando di risultare convincente.
«Non fate
troppo tardi», si raccomandò.
«Tu non
resti?», chiesi, senza troppo entusiasmo.
«No, sono
stanca, vado in dormitorio», rispose. «E non fate troppo baccano, okay?».
«Sta’
tranquilla», la rassicurai, sorridendo.
«Bene. A
domani, allora. Buon divertimento». Si congedò con un cenno della mano, e
scappò via.
«Fuori
entrambi i Prefetti!», esclamò una voce conosciuta.
James si
fece largo tra un paio di studenti e si avvicinò a noi.
«James!»,
dissi, sorpresa. «Che ci fai qui? Come hai fatto a entrare?».
«Ho i miei
metodi», rispose lui, facendoci l’occhiolino. «Comunque non sono l’unico Grifondoro in circolazione. Ci sono anche Hugo e Lily».
«E Albus e Rosie non ci sono?»,
chiese Molly, che andava molto d’accordo con loro.
James alzò
gli occhi al cielo. «Figurati. Li conosci, no? Sono dei Prefetti Perfetti, non oserebbero
mai entrare qui dentro».
«A
proposito», intervenni, curiosa. «Perché prima hai detto “Fuori entrambi i
Prefetti”? Jason non è qui in giro?».
«No. Credo
che qualche vostro compagno l’abbia chiuso nel bagno al pieno di sotto»,
rispose James, con un ghignetto. «Penso che ne avrà
per un po’».
Poi
individuò qualcosa alle nostre spalle, e rimase per un attimo imbambolato. Mi
voltai, curiosa.
Dominique, incantevole nel suo semplice abito nero, stava chiacchierando con un
paio di amiche accanto ad uno dei tavoli.
«Bene, mademoiselles», disse James. «Se volete scusarmi, io vado a
prendermi qualcosa da bere».
«A dopo»,
mormorai, mentre si allontanava.
Molly, che
pure aveva notato dove stava andando James, aggrottò la fronte. «Ma perché
gironzola sempre intorno a Dominique?».
«Boh.
Forse si sente in dovere di controllare anche lei», bofonchiai.
Molly mi
rivolse un’occhiata confusa.
Scossi la
testa. «Lascia perdere».
Lei
ridacchiò. Prese a guardarsi intorno. «Lì c’è Lysander!»,
disse, indicandomi un punto indefinito in mezzo alla folla. «Andiamo a
salutarlo?».
Intanto,
io avevo individuato Jesse a pochissima distanza da
noi. «Andiamo», dissi, frettolosa.
La spinsi
verso la direzione che mi aveva indicato, sperando che Jesse
non mi avesse ancora vista. Non mi andava affatto che si attaccasse a me per il
resto della serata.
«Ciao Lysander!», salutò Molly, quando ci trovammo di fronte a
lui.
Come
prevedibile, lui arrossì. «Ciao. Sei … stupenda». Poi si accorse che c’ero
anch’io, e si affrettò ad aggiungere. «Oh, anche tu, Roxy».
«Grazie»,
rispondemmo, in coro.
Notai che Lysander era ancora in divisa. Sempre il solito
anticonformista.
«Ehi!». Mi
voltai, per vedere Lorcan Scamander
che ci veniva incontro.
Arricciai
il naso. «Ormai qui dentro entrano proprio tutti, eh?».
«Oh, io
sto bene, grazie. Tu?», fece lui, ironico. «Allora, buon compleanno!».
Aggrottai
le sopracciglia. «Sai benissimo che non è davvero il mio compleanno».
«Bene.
Allora buon non-compleanno!».
Roteai gli
occhi, accennando un sorriso.
«Spero che
non ti dispiaccia se non ti ho preso un regalo», disse, fingendosi dispiaciuto.
«Oh, puoi
sempre smettere di rivolgermi la parola», risposi. «Quello sarebbe un
bellissimo regalo».
Fece un ghignetto. «Ti accontenti di poco».
«Okay».
Sventolai una mano come per scacciare una mosca fastidiosa. «Allora sparisci,
su».
«Certo,
certo». Sorrise e fece un passo indietro. «Alla prossima», disse, prima di
raggiungere qualche suo amico dall’altro lato della sala.
Con un
sospiro, mi voltai. Molly e Lysander non c’erano più.
Invece,
vidi Hugo e Lily, i miei due cugini dai capelli rossi, parlottare tra loro con
aria guardinga.
«Ehi», mi
avvicinai a loro.
Lily
sobbalzò. «Roxy!», fece, sorridendo.
Anche Hugo
sorrise. «Che bello vederti!».
Il mio
sguardo passò dall’uno all’altro, sospettoso. «Che state tramando, voi due?».
«Niente»,
disse subito Lily.
«Proprio
niente», ribadì Hugo.
Alzai un
sopracciglio. «Devo credervi?».
«Ovvio»,
risposero in coro.
Non mi
fidavo affatto. Quei due erano i quattordicenni più pestiferi e scatenati che
avessi mai conosciuto. Se c’erano loro nei paraggi, non si poteva mai stare
tranquilli.
«Roxy!», James sbucò all’improvviso. Mi prese per un braccio
e mi portò in disparte dagli altri.
«Che
succede?», chiesi, preoccupata.
«Il vostro
Prefetto è stato tirato fuori dal bagno», rispose. «Dalla professoressa
Miller».
La Miller
era l’insegnante di Incantesimi. «Come lo sai?», chiesi, confusa.
«Stavo
dando un’occhiata alla Mappa», mormorò.
«Oh»,
feci. «Allora stanno venendo qui?».
«Non lo
so, ma penso di si», rispose. «Sono al piano di sotto».
«Per
Merlino!», esclamai. Lo spinsi nella direzione dell’uscita. «Prendi Hugo e Lily
e andatevene. Se la prof vi trova qui finirete nei guai!».
«Okay, ma
di’ ai tuoi amici di cacciare via tutti», disse, mentre si avviava. «Non siamo
gli unici imbucati».
Annuii e
corsi a cercare Jesse.
… C’era
qualcosa di molto strano in questa frase.
Mi feci
strada tra gli altri studenti, borbottando molto gentilmente «Levatevi di
mezzo».
Vidi Jesse con un paio di amici. «Jesse!»,
lo chiamai.
Lui si
girò. Da sorpresa, la sua faccia divenne compiaciuta.
Oh, che
nervi.
Fece un
cenno ai suoi amici e mi raggiunse. «Ehi, splendore», mi salutò. «Sentivi la
mia mancanza?».
«No»,
dissi, irritata. «Volevo solo avvertirti che sta arrivando Jason con la
Miller!».
«Con la
Miller?», domandò lui, scettico. «E tu come lo sai?».
«Lo so e
basta», risposi. «E’ meglio se fai sloggiare tutta questa gente, o finiremo nei
casini».
«Va bene,
va bene», fece, nervoso. «Ragazzi!», si allontanò di nuovo verso i suoi amici.
Io mi
guardai intorno, cercando di individuare Molly e Lysander.
Non li vedevo da nessuna parte.
«Roxanne!». Lysander mi sbucò alle
spalle, seguito da Molly. «Devi aiutarmi a cercare la mia relazione!», disse,
tutto agitato. «L’avevo appoggiata su quello scaffale, ma è sparita …».
«Co …
Quale relazione?».
«Quella di
Babbanologia!», trillò lui.
«Oh
senti», dissi, esasperata. «Non è il momento di pensare a questo. Sta arrivando
la Miller, dobbiamo tornare in dormitorio».
«La
Miller? Oh … ma la mia relazione?».
«Ci
penseremo domani!», esclamai. Presi Molly per mano. «Su, andiamo via».
Me la
trascinai dietro verso il dormitorio, lasciando finalmente quel covo di matti.
Note dell’autrice
Salve
*___* Ed ecco a voi il secondo capitolo. Niente di che, certo, ma spero che vi
piaccia<3
Ora devo
andare, ho ancora due versioni di latino che mi attendono -.- E domani inizia
la scuola ç__ç Okay, sorvoliamo XD Comunque ringrazio Eliatheas, memi e
Bec Hale per aver recensito e per i
complimenti <3 Grazie, grazie, davvero <33
E ora
scappo >__<
xoxo, Anto