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Autore: EllaYaYa    13/09/2009    6 recensioni
Pensavo che l’amore fosse un qualcosa di superfluo, fatto apposta per le stupide romanticone che volevano credere nelle fiabe e nel principe azzurro.
Pensavo che fosse un qualcosa che si sceglieva, un qualcosa di premeditato – anche se non riuscivo ad immaginare quale pazzo potesse scegliere volontariamente di innamorarsi.
E, soprattutto, pensavo che mai, mai, io mi sarei innamorata.
Perché io, Roxanne Weasley, pensavo di saperla lunga, sui sentimenti.
[Roxanne Weasley/Lorcan Scamander]
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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something special ~

 

-CAPITOLO 2-

Buon non-compleanno!

 

«E dai, Roxy! Non merito di essere ignorato in questo modo!».

Ecco, se avessi dovuto decidere cos’ era più assillante tra l’iperprotettività di James e il corteggiamento di Jesse, giuro che avrei trovato serie difficoltà, ma probabilmente avrei scelto la seconda opzione.

«Oh, avanti, perché devi fare tanto la difficile?».

Jesse mi si piazzò davanti, a braccia aperte e con un ghignetto demente che mi faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi.

«Jesse, quale parte di “Lasciami in pace” non ti è chiara?», chiesi.

«La parte in cui ti lascio in pace», rispose, sorridendo.

Alzai un sopracciglio. «Non fai ridere».

«Avanti, so che in fondo ti piaccio», disse. «Vuoi solo fare la preziosa».

«Certo, certo. Sogna pure», borbottai, roteando gli occhi.

«Che succede?», chiese una terza voce. Molly ci raggiunse, sempre con il suo irrinunciabile sorriso stampato in faccia.

«Niente, la tua amica ancora non vuole ammettere che le piaccio», rispose Jesse. Forse voleva davvero essere preso a pugni, quel giorno.

«Lo farei, se fosse vero», sibilai. «Comunque volevi dirmi qualcosa, o volevi solo rompermi le scatole?».

Molly ridacchiò.

«No, volevo dirti qualcosa», disse lui. «Ma tu non mi hai lasciato parlare».

Incrociai le braccia. «Beh, parla».

«Dunque, volevo avvertirti che io e i miei amici abbiamo organizzato una piccola festicciola in Sala Comune», disse. «Ovviamente tutti i Corvonero sono invitati», aggiunse, distogliendo finalmente lo sguardo da me per spostarlo su Molly.

«Oh, è fantastico!», esclamò Molly, allegra. «Ma avete avvertito i Prefetti?».

«Certo che no», rispose Jesse, alzando gli occhi al cielo come se avesse appena sentito qualcosa di ridicolo.

«Non credo che Mary e Jason vi lasceranno fare una festa senza un motivo», mormorò Molly, ragionevole.

Mary e Jason, i Prefetti di Corvonero, erano simpatici, si. Ma rigidi come dei manici di scopa.

«Beh, ci inventeremo qualcosa», borbottò Jesse. Evidentemente non si era posto il problema.

«Sarà la mia festa di compleanno», intervenni all’improvviso.

Molly aggrottò la fronte. «Oggi non è il tuo …».

Le rivolsi un’occhiata eloquente.

«Oh!», fece Molly, aprendosi di nuovo in un sorriso. «Beh, auguri!».

Ridacchiai.

«Grazie Roxy», disse Jesse, il ghigno ancor più allargato di prima. «Allora ci vediamo stasera».

«Uhm, non vedo l’ora», dissi, alzando gli occhi al cielo.

Lui scoppiò a ridere e si allontanò nel corridoio.

 

~

 

«Questo o questo?».

Molly mi sventolò davanti alla faccia due rossetti.

«Uhm. Quello più chiaro», risposi.

Lei annuì e buttò sul comodino l’altro.

Nel frattempo, io mi appoggiai addosso l’ennesimo vestito e mi guardai allo specchio. Era lungo fino al ginocchio, color panna, con una cinturina nera e la gonna a balze. «Questo mi piace», dissi. Feci una piccola giravolta. «Tu che dici?».

«Carino», rispose, mentre rovistava nel suo baule alla ricerca di chissà quale cosmetico. «Elegante».

«Beh, devo essere elegante. E’ o non è il mio compleanno?».

Molly ridacchiò, tornando a sedersi sul suo letto. «Comunque non ho ancora capito perché ti sei fatta mettere in mezzo».

Scrollai le spalle. «Così. La festa mi è sembrata una buona idea. Ho voglia di fare qualcosa di diverso».

Ogni tanto era bello spezzare la monotonia. La mia vita non era altro che un noioso susseguirsi di banalità, dopotutto.

«Quindi … Jesse non ti piace per niente?», chiese Molly, esitante.

«Neanche un po’», risposi, sincera. Non avrebbe mai potuto piacermi: non solo perché lo consideravo una palla al piede, ma anche perché non era proprio il mio tipo.

«Okay», borbottò, abbassando lo sguardo.

La osservai per qualche istante. Buttai l’abito sul letto. «Non dirmi che piace a te».

«No!».

Alzai un sopracciglio, vedendola arrossire e iniziare ad attorcigliarsi le dita.

«Beh, forse un pochino», ammise, con una vocina piccola piccola.

«Oh, apri gli occhi, Molly», mormorai. «Ci sono ragazzi migliori in giro».

«Si, ma nessuno si interessa a me», fece lei, mentre si avvicinava allo specchio per controllare il lucidalabbra. «Non sono bella come te, io».

Alzai gli occhi al cielo. «Tu sei bellissima», la contraddissi. «Sei solo un po’ troppo insicura. E comunque … chi ti ha detto che non interessi a nessuno?», aggiunsi.

Strabuzzò gli occhi. «Piaccio a qualcuno?».

Mi morsi il labbro. Maledetta boccaccia. «Può darsi».

Mi tirò per il braccio, sorridendo. «E chi è?».

Sospirai. Probabilmente era l’unica della scuola a non sapere che Lysander era innamorato di lei da una vita. «Se non lo capisci da sola non posso dirtelo».

«Come sei noiosa!», brontolò, ridendo.

Per fortuna Molly non era una tipa a cui piaceva insistere. Non mi andava di “tradire” Lysander.

«Dai, ora infilati quel vestito e andiamo a divertirci un po’», disse alla fine Molly,con un gran sorriso.

Sorrisi a mia volta, pensando improvvisamente a quanto fossi fortunata ad avere un’amica come lei.

 

~

 

Quando uscimmo dal dormitorio e raggiungemmo gli altri in Sala Comune, eravamo entrambe bellissime – modestia a parte, ovviamente.

La prima cosa che notai, oltre alla gran folla – rara in quella saletta silenziosa -, fu l’enorme quantità di cibo sui tavoli di legno.

«Dove l’avranno preso?», chiesi a Molly, sorpresa.

«Dalle cucine, immagino», rispose lei.

Già. E come c’erano entrati?

… Beh, ma in fondo che me ne importava?

«Ciao ragazze!», ci salutò Mary Jenkins, la Prefetta, venendoci incontro con un sorriso radioso. Aveva solo un anno in più di noi, ma sembrava molto più grande. «Buon compleanno, Roxy».

«Uhm, grazie mille». Sorrisi, sperando di risultare convincente.

«Non fate troppo tardi», si raccomandò.

«Tu non resti?», chiesi, senza troppo entusiasmo.

«No, sono stanca, vado in dormitorio», rispose. «E non fate troppo baccano, okay?».

«Sta’ tranquilla», la rassicurai, sorridendo.

«Bene. A domani, allora. Buon divertimento». Si congedò con un cenno della mano, e scappò via.

«Fuori entrambi i Prefetti!», esclamò una voce conosciuta.

James si fece largo tra un paio di studenti e si avvicinò a noi.

«James!», dissi, sorpresa. «Che ci fai qui? Come hai fatto a entrare?».

«Ho i miei metodi», rispose lui, facendoci l’occhiolino. «Comunque non sono l’unico Grifondoro in circolazione. Ci sono anche Hugo e Lily».

«E Albus e Rosie non ci sono?», chiese Molly, che andava molto d’accordo con loro.

James alzò gli occhi al cielo. «Figurati. Li conosci, no? Sono dei Prefetti Perfetti, non oserebbero mai entrare qui dentro».

«A proposito», intervenni, curiosa. «Perché prima hai detto “Fuori entrambi i Prefetti”? Jason non è qui in giro?».

«No. Credo che qualche vostro compagno l’abbia chiuso nel bagno al pieno di sotto», rispose James, con un ghignetto. «Penso che ne avrà per un po’».

Poi individuò qualcosa alle nostre spalle, e rimase per un attimo imbambolato. Mi voltai, curiosa.
Dominique, incantevole nel suo semplice abito nero, stava chiacchierando con un paio di amiche accanto ad uno dei tavoli.

«Bene, mademoiselles», disse James. «Se volete scusarmi, io vado a prendermi qualcosa da bere».

«A dopo», mormorai, mentre si allontanava.

Molly, che pure aveva notato dove stava andando James, aggrottò la fronte. «Ma perché gironzola sempre intorno a Dominique?».

«Boh. Forse si sente in dovere di controllare anche lei», bofonchiai.

Molly mi rivolse un’occhiata confusa.

Scossi la testa. «Lascia perdere».

Lei ridacchiò. Prese a guardarsi intorno. «Lì c’è Lysander!», disse, indicandomi un punto indefinito in mezzo alla folla. «Andiamo a salutarlo?».

Intanto, io avevo individuato Jesse a pochissima distanza da noi. «Andiamo», dissi, frettolosa.

La spinsi verso la direzione che mi aveva indicato, sperando che Jesse non mi avesse ancora vista. Non mi andava affatto che si attaccasse a me per il resto della serata.

«Ciao Lysander!», salutò Molly, quando ci trovammo di fronte a lui.

Come prevedibile, lui arrossì. «Ciao. Sei … stupenda». Poi si accorse che c’ero anch’io, e si affrettò ad aggiungere. «Oh, anche tu, Roxy».

«Grazie», rispondemmo, in coro.

Notai che Lysander era ancora in divisa. Sempre il solito anticonformista.

«Ehi!». Mi voltai, per vedere Lorcan Scamander che ci veniva incontro.

Arricciai il naso. «Ormai qui dentro entrano proprio tutti, eh?».

«Oh, io sto bene, grazie. Tu?», fece lui, ironico. «Allora, buon compleanno!».

Aggrottai le sopracciglia. «Sai benissimo che non è davvero il mio compleanno».

«Bene. Allora buon non-compleanno!».

Roteai gli occhi, accennando un sorriso.

«Spero che non ti dispiaccia se non ti ho preso un regalo», disse, fingendosi dispiaciuto.

«Oh, puoi sempre smettere di rivolgermi la parola», risposi. «Quello sarebbe un bellissimo regalo».

Fece un ghignetto. «Ti accontenti di poco».

«Okay». Sventolai una mano come per scacciare una mosca fastidiosa. «Allora sparisci, su».

«Certo, certo». Sorrise e fece un passo indietro. «Alla prossima», disse, prima di raggiungere qualche suo amico dall’altro lato della sala.

Con un sospiro, mi voltai. Molly e Lysander non c’erano più.

Invece, vidi Hugo e Lily, i miei due cugini dai capelli rossi, parlottare tra loro con aria guardinga.

«Ehi», mi avvicinai a loro.

Lily sobbalzò. «Roxy!», fece, sorridendo.

Anche Hugo sorrise. «Che bello vederti!».

Il mio sguardo passò dall’uno all’altro, sospettoso. «Che state tramando, voi due?».

«Niente», disse subito Lily.

«Proprio niente», ribadì Hugo.

Alzai un sopracciglio. «Devo credervi?».

«Ovvio», risposero in coro.

Non mi fidavo affatto. Quei due erano i quattordicenni più pestiferi e scatenati che avessi mai conosciuto. Se c’erano loro nei paraggi, non si poteva mai stare tranquilli.

«Roxy!», James sbucò all’improvviso. Mi prese per un braccio e mi portò in disparte dagli altri.

«Che succede?», chiesi, preoccupata.

«Il vostro Prefetto è stato tirato fuori dal bagno», rispose. «Dalla professoressa Miller».

La Miller era l’insegnante di Incantesimi. «Come lo sai?», chiesi, confusa.

«Stavo dando un’occhiata alla Mappa», mormorò.

«Oh», feci. «Allora stanno venendo qui?».

«Non lo so, ma penso di si», rispose. «Sono al piano di sotto».

«Per Merlino!», esclamai. Lo spinsi nella direzione dell’uscita. «Prendi Hugo e Lily e andatevene. Se la prof vi trova qui finirete nei guai!».

«Okay, ma di’ ai tuoi amici di cacciare via tutti», disse, mentre si avviava. «Non siamo gli unici imbucati».

Annuii e corsi a cercare Jesse.

… C’era qualcosa di molto strano in questa frase.

Mi feci strada tra gli altri studenti, borbottando molto gentilmente «Levatevi di mezzo».

Vidi Jesse con un paio di amici. «Jesse!», lo chiamai.

Lui si girò. Da sorpresa, la sua faccia divenne compiaciuta.

Oh, che nervi.

Fece un cenno ai suoi amici e mi raggiunse. «Ehi, splendore», mi salutò. «Sentivi la mia mancanza?».

«No», dissi, irritata. «Volevo solo avvertirti che sta arrivando Jason con la Miller!».

«Con la Miller?», domandò lui, scettico. «E tu come lo sai?».

«Lo so e basta», risposi. «E’ meglio se fai sloggiare tutta questa gente, o finiremo nei casini».

«Va bene, va bene», fece, nervoso. «Ragazzi!», si allontanò di nuovo verso i suoi amici.

Io mi guardai intorno, cercando di individuare Molly e Lysander. Non li vedevo da nessuna parte.

«Roxanne!». Lysander mi sbucò alle spalle, seguito da Molly. «Devi aiutarmi a cercare la mia relazione!», disse, tutto agitato. «L’avevo appoggiata su quello scaffale, ma è sparita …».

«Co … Quale relazione?».

«Quella di Babbanologia!», trillò lui.

«Oh senti», dissi, esasperata. «Non è il momento di pensare a questo. Sta arrivando la Miller, dobbiamo tornare in dormitorio».

«La Miller? Oh … ma la mia relazione?».

«Ci penseremo domani!», esclamai. Presi Molly per mano. «Su, andiamo via».

Me la trascinai dietro verso il dormitorio, lasciando finalmente quel covo di matti.

 

 

Note dell’autrice

Salve *___* Ed ecco a voi il secondo capitolo. Niente di che, certo, ma spero che vi piaccia<3

Ora devo andare, ho ancora due versioni di latino che mi attendono -.- E domani inizia la scuola ç__ç Okay, sorvoliamo XD Comunque ringrazio Eliatheas, memi e Bec Hale per aver recensito e per i complimenti <3 Grazie, grazie, davvero <33

E ora scappo >__<

xoxo, Anto

 

 

 

 

  
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