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Autore: Biblioteca    25/04/2023    2 recensioni
E se Harry non fosse mai cresciuto con i Dursley?
Se la McGrannitt, Hagrid e Piton, di comune accordo (e con molti complici) avessero deciso di portare Harry a Hogwarts prima del tempo e di crescerlo al sicuro?
Harry Potter sarebbe sicuramente stato diverso, al primo anno come ai successivi. Ma come e quanto sarebbe cambiato? E perchè?
In questa prima storia (che inizia la notte prima dei suoi undici anni e finisce con il suo smistamento) voglio presentarvi un Harry Potter diverso e vedere, insieme a voi, se può diventare un personaggio interessante su cui lavorare o restare solo una fantasia di una storia diversa dalle solite...
Genere: Fantasy, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Minerva McGranitt, Rubeus Hagrid, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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“Nessuno studente può entrare nella foresta quindi?”
“Senza permessi o accompagnatori, no.”
“Però è previsto come castigo.”
“Esatto Potter.”
“Non ha molto senso per me.”
“Se una cosa è prevista come castigo, in teoria si avrebbe meno voglia di andarci. Non credi, Potter?”
Sebbene ancora poco convinto, Harry annuì a Piton.
Il sacchetto che l’uomo teneva con sé era ormai pieno di rametti di dittamo e una fredda brezza si era diffusa tra gli alberi. L’uomo e il bambino stavano rientrando a passo lento verso il castello.
Harry avrebbe voluto stare ancora un po' fuori, ma sapeva che Piton non glielo avrebbe permesso.
Il professore sembrava anzi molto nervoso: lungo la strada avevano trovato terra smossa e rametti spezzati. Anche se aveva detto a Harry che probabilmente era stato qualche animale della foresta, era evidente che sospettava il peggio.
Sulle creature, Harry non sapeva ancora moltissimo: sapeva che esistevano dei draghi (uno a quanto pare era rinchiuso nelle profondità della banca dei maghi Gringott), degli unicorni e dei centauri.
Hagrid lo aveva anche istruito su due delle creature più pericolose, come le manticore, che però non venivano avvistate dentro la foresta da molti anni.
Aveva anche visto, con Hagrid, un folletto della cornovaglia. Ma ogni sapere si fermava lì.
“Professor Piton?”
“Sì, Potter?”
“Quando sarò studente, potrò avere un animale?”
“Sì.”
“E potrò dargli il nome che voglio?”
“Certamente.”
“Tu che animale avevi quando andavi a scuola?”
Piton guardò Harry come di traverso.
“Non sono informazioni necessarie per te, Potter.”
Harry annuì e si scusò.
“Non devi essere concentrato su nessuno, Potter, se non su te stesso.” Proseguì Piton “Il segreto della magia non è quanto si domina sugli altri, ma la capacità di concentrarsi su se stessi, di dominare le proprie emozioni, di mantenersi immobili nel caos del mondo…”
Mentre Piton parlava, un forte odore prese le narici di Harry. Era molto strano ed era sicuro di non averlo mai sentito.
Fu colto da una strana emozione, una curiosità morbosa: e se avesse finalmente potuto vedere una creatura magica?
“Pozioni è una materia straordinaria, proprio perché insegna la misura di tutte le cose. Basta un piccolo errore e un antidoto può trasformarsi in veleno. Non ci si può deconcentrare…”
Harry rallentò il passo. La voce di Piton si udiva chiaramente nella foresta, l’avrebbe sicuramente sentito, ritrovato. Non c’era nulla di male se si allontanava un attimo e seguiva l’odore.
“E dunque nell’attenzione costante e nella giusta misura, l’intruglio perfetto prende forma…”
Assicurandosi di continuare a sentire la sua voce, Harry si avventurò verso gli alberi sulla destra. Allora accadde qualcosa che non si aspettava. Mentre l’odore si faceva più forte, Harry sentì un dolore fortissimo alla testa. Era la sua cicatrice.
 
“Dicevano che questa me l’aveva fatta l’incidente d’auto.”
Era trascorso il suo primo anno nascosto ad Hogwarts e per l’occasione, Hagrid aveva preparato una torta al cioccolato.
Erano presenti anche la McGrannitt e Piton. E tutti e tre sollevarono la testa verso Harry.
“Questa dico” proseguì il bambino toccandosi la cicatrice a forma di saetta sulla fronte “ma non è stato un incidente d’auto… quindi questa come me la sono fatta?”
I tre parvero profondamente imbarazzati. Perfino i freddi occhi di Piton vagarono per un attimo in direzione della torta come per cercare lì una risposta.
“Scusate scusate io non volevo!” si affrettò a scusarsi Harry.
“Oh Potter no, non devi spaventarti.” La McGrannitt gli carezzò la testa, un gesto che aveva incominciato a fare diversi mesi prima, quando ormai avevano una confidenza maggiore. “La tua è una domanda assolutamente legittima. È che… è così difficile spiegare certe cose con le parole giuste…”
Harry annuì.
“Allora facciamo un accordo.” Propose “Io non vi chiedo più queste cose, ma quando avrò undici anni, mi racconterete meglio tutto. Sarò abbastanza grande allora, no? E poi se mi faranno domande, dovrò saper rispondere. Voglio dire, gli altri ragazzi, gli altri bambini, non mi conosceranno mica.”
Di nuovo, quelle parole sembrarono mettere tutti in imbarazzo. Ma allora Hagrid si fece avanti e gli mise una mano sulla spalla.
“Mi sembra l’età giusta quella Harry. Hai ragione. Per il tuo compleanno, saprai tutto… O almeno, tutto quello che potremmo spiegarti.”
Harry si accontentò di quella risposta.
Riprese a mangiare la sua torta.
“A proposito” disse allora Hagrid “sapete cosa è successo ieri con Thor?”
E avevano finito per parlare di tutt’altro.
 
Premendosi le dita sulla cicatrice, Harry proseguì dove l’odore ormai si trasformava in puzza per quanto era forte. Alle sue spalle, il discorso di Piton era ormai ridotto a un mormorio.
Ma quando sbucò nella radura, quello che vide gli fece perdere qualsiasi capacità sensoriale: per terra, tra i rami, le foglie secche e il fango, giaceva un magnifico unicorno.
Dal manto bianco e il lungo corno argenteo, la creatura aveva gli occhi rigirati e si poteva vedere la sua sclera bianca. Il suo crine era impastato in una massa argentea che sgorgava da un lungo taglio fatto sul suo collo.
Ma non fu solo quello a spaventare Harry.
Vicino agli zoccoli posteriori della creatura, giaceva un cucciolo, un puledro dal manto dorato con un piccolo spuntone al centro della fronte. Il cucciolo respirava ancora ma appariva debole mentre tentava di succhiare il latte dalle tettearelle presenti sul petto della creatura.
Harry attirò però la sua attenzione e il puledro alzò il muso e lo fissò con occhi sgranati e spaventati.
Harry ricambiò lo sguardo e provò per lui una pena infinita, tanto che quasi scoppiò a piangere.
“POTTER!”
Piton comparve alle sue spalle, lo girò con violenza e iniziò a tastarlo su tutto il corpo.
“Come ti è venuto in mente di….!?” Stava urlando ma si interruppe. Spalancò la bocca e osservò la scena alle spalle del bambino. I suoi occhi neri si riempirono di paura.
Prima che potesse dire qualcosa, Harry venne preso in braccio dal professore e stretto forte al petto di lui. Sentì il cuore dell’uomo battere forte e capì che era veramente molto spaventato.
Poteva ancora vedere oltre la spalla il puledrino che lo fissava altrettanto spaventato, mentre Piton si allontanava correndo, stringendolo sempre più forte.
Uscirono dalla foresta in un battibaleno.
Harry sentì Thor abbaiare e capì che Piton lo stava portando alla capanna di Hagrid.
“Professore! Che succede? Harry si è fatto male?”
“Un unicorno!” la voce di Piton era senz’aria “Hanno ucciso un unicorno!”
Harry fu lasciato scendere e voltandosi vide Hagrid altrettanto spaventato.
“N-No!” esclamò il mezzo gigante.
“Purtroppo sì. Ora… Metti il ragazzo al sicuro, io vado a chiamare la McGrannitt.”
Hagrid prese per mano Harry ma prima di portarlo dentro la sua capanna, Piton si chinò e lo guardò dritto negli occhi. L’orrore che Harry ci vide riflesso all’interno, gli provocò un tuffo al cuore: quell’uomo teneva veramente tanto a lui, e lui gli aveva dato davvero un gran dispiacere allontanandosi.
“Potter, ovunque ti nasconda Hagrid, non devi muoverti. Per nessun motivo! Hai capito?”
Harry annuì, poi sparì all’interno della calda capanna.

 
  
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