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Autore: Cathy Earnshaw    25/04/2023    0 recensioni
Sequel della Cascata del Potere, è la storia che credevo non avrei mai scritto. Dieci anni dopo la fine dell'ultima, disastrosa, guerra, la vita e il commercio nella Terra dei Tuoni sono faticosamente ripartiti. Ma all'improvviso un cataclisma si abbatte sulle città e gli elementi sembrano andare fuori controllo. I popoli sono di nuovo costretti ad allearsi per ripristinare ordine e armonia. Per ripristinare il Cosmos.
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
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Il legame simbiotico con l’Acqua
 
 
Meowin non riusciva a capire come fosse possibile che nessuna forma di vita simile a lei abitasse quel territorio. L’acqua non mancava, il cibo neppure, il clima era favorevole… perché non c’era nessuno? Aveva a che fare con la presenza dei draghi? In effetti, non aveva idea di quanto spazio occupassero da quel lato del Monte Alba. Era certamente possibile che si trovasse ancora nella loro zona di caccia, nell’attuale situazione era difficile dirlo. Iniziava anche a chiedersi per quanto potesse spingersi nell’ignoto: Horlon non le aveva messo limiti spaziali, ma non era sicura che fosse una buona idea proseguire all’infinito senza sapere dove stesse andando. Prima o poi avrebbe comunque dovuto tornare indietro. Aveva deciso che avrebbe proseguito per il resto della giornata e poi si sarebbe fermata, avrebbe fatto rapporto e avrebbe atteso indicazioni. Le era sembrato di intravedere qualcosa di diverso dalla vegetazione, proseguendo verso sud-ovest, avrebbe cercato di raggiungere almeno quel punto entro il tramonto.
 
Alla luce del giorno era meno inquietante. Questo pensiero fisso tormentava Liam da quando Fiona si era unita al suo viaggio alcune ore prima, e la cosa lo infastidiva. Era meno divertente percepirla come una persona normale.
«Sei sempre così silenzioso?» domandò, strappandolo ai suoi pensieri.
Liam sospirò.
«In verità, normalmente viaggio da solo» rispose.
«Che onore» commentò la donna con una punta di sarcasmo.
Il mago si fece violenza e le domandò:
«Sei mai stata nel deserto roccioso?»
«No. Non sono mai uscita da Eremo.»
«Mai?!»
«Mai.»
«Questo allora sarà un bel viaggio istruttivo… preparati a stringere i denti: il deserto è un posto orribile, pieno di animali inquietanti ed estremamente inospitale. Se terremo un buon ritmo, però, potremo raggiungere la Valle Satkita prima del tramonto.»
Fiona lasciò scorrere lo sguardo sul terreno intorno a lei.
«Sembri sapere ciò che fai» commentò.
«Ne dubitavi?»
«No, non volevo dire questo.»
Il mago decise di lasciar perdere. Aveva bisogno di mantenere la concentrazione il più alta possibile per evitare di cacciarsi nei guai. In condizioni normali, i cavalli dai denti a sciabola non avrebbero rappresentato un grosso problema, ma con il passare dei giorni Liam si sentiva sempre meno sicuro del suo potenziale magico.
Ma il deserto roccioso era tristemente desolato. Nemmeno le creature più orride e resistenti che nonostante tutto avevano sempre trovato il modo di sopravvivervi sembravano essere scampate al cataclisma, portando il mago a domandarsi ancora una volta quanto del loro ecosistema fosse andato perduto, quanto danno ci fosse ancora da scoprire.
Fu comunque un sollievo raggiungere la Valle Satkita. Era pomeriggio inoltrato e la sacerdotessa aveva retto insperatamente bene il suo ostinato silenzio.
«Allora? Come ti sembra il mondo fuori dal Tempio?»
«Desolato» mormorò la sacerdotessa.
«Non è tutto così» commentò Liam. «Non lo era, per lo meno.»
«Sì, immagino che iniziare il viaggio da un deserto non sia stato il massimo.»
«Fermiamoci a far riposare i cavalli. Qui c’è acqua e cibo, possiamo fare una pausa e cavalcare ancora un po’ prima che la luce scompaia del tutto» suggerì smontando da cavallo.
Fiona si lasciò scivolare al suolo e lasciò che il suo cavallo seguisse quello del mago. Si stiracchiò e si chinò ad accarezzare l’erba con aria pensierosa.
«Mi sembri più a tuo agio in questo ambiente inospitale che nel recinto sacro del Tempio.»
Liam la guardò, soppesando la risposta. La persona che gli stava davanti non sapeva nulla del mondo, ma era un’abile conoscitrice della natura umana, abilità sicuramente coltivata nell’esercizio quotidiano dell’accoglienza.
«È così» rispose vago, domandandosi se valesse la pena di sbilanciarsi oppure no.
Ma Fiona era in vena di dialogo.
«Ma davvero, pur abitando tanto vicino a Eremo, non fai mai visita al Tempio dell’Acqua?» domandò, con una chiara nota di incredulità nella voce.
«Io e le divinità non abbiamo un rapporto molto stretto.»
«Come è possibile? Tu sei un mago, dovresti avere un rapporto simbiotico con il tuo elemento» insistette.
Liam sospirò.
«Infatti, io ho quel tipo di rapporto con l’elemento. L’acqua è me e io sono l’acqua. Ma a meno che tu non stia sostenendo che l’elemento sia esso stesso la divinità – il ché renderebbe la mia precedente affermazione un filino blasfema – non vedo per quale ragione io dovrei sentire lo stesso legame con il Dio.»
Fiona esitò.
«Perché la magia viene dal Dio, dovresti essergli grato.»
Liam scosse il capo.
«La magia viene dall’elemento. Altrimenti come ti giustificheresti tutte le persone che sono morte perché una sollecitazione non ha prodotto in loro alcun risveglio? Ti sembra accettabile che un altro bambino di sette anni sia annegato in un pozzo, quando invece io mi sono immeritatamente salvato? La magia deve venire dall’elemento, perché se non fosse così vorrebbe dire che gli Dei sono incuranti e crudeli e giocano d’azzardo con le nostre vite. Se invece avessi ragione io, sarebbe tutto meno ingiusto… L’acqua è capricciosa e mutevole, un po’ come me, per questo ci capiamo» concluse.
«Usi un tono noncurante, ma ci hai ragionato parecchio» commentò la sacerdotessa.
«Inizi a farlo quanto tutta la gente che ti sta intorno muore» rispose Liam con un’alzata di spalle.
La ragazza ammutolì e il mago si rese conto di essere stato un po’ troppo brusco. Si era ripromesso di non farsi coinvolgere dalle dispute teologiche, ma alla fine aveva sentito il sapore del sangue e non era riuscito a non affondare i denti. Tanto meglio, almeno aveva messo in chiaro la sua posizione con il culto. Anche se un po’ si sentiva colpevole, ci era andato troppo pesante? La sua compagna di viaggio non sembrava così sensibile. Infatti, la pace durò poco.
«Eppure io credo che dovresti dargli una possibilità!»
«A chi?»
«Al Dio.»
«Di fare cosa, scusa?!»
«Di sorprenderti, di stupirti! Non sai cosa ti perdi, Liam!»
Il mago sbuffò. Avrebbe tanto voluto rimontare sul cavallo e lasciarla lì, invece si fece di nuovo violenza e le rispose gentilmente.
«Guardati intorno, Fiona: cosa vedi?»
Volse il capo a destra e a sinistra, il verde della Valle Satkita li circondava.
«Erba, alberi… insetti. Perdonami, non coprendo la domanda.»
«Sembra anche a me. Guarda più attentamente, guarda oltre la prima immagine» insistette.
«Va bene, allora… vedo una pianura verde spazzata dal vento. Gli alberi sono bassi e radi, ci sono cespugli di bacche scure e qualche nuvola, a tratti, copre il sole. C’è fresco per essere fine estate. E le libellule sono enormi…» lanciò un’occhiata affranta a Liam e questi si lasciò scappare un ghigno.
«Vuoi sapere quello che vedo io?»
Fiona annuì.
«Vedo un orizzonte incontaminato, tinto di verde e di bruno, l’aria è tersa e tutto sembra pacifico. Ma vedo anche il segno della catastrofe: le bacche sono secche, l’erba ingiallisce, i cespugli sono piegati da insistenti raffiche di vento, le vedi le radici divelte? E poi gli insetti… sono così pochi, ma d’altronde sono pochi anche i fiori. Non abbiamo incontrato animali, neppure un volatile. E il sole? Non ti sembra pallido? Il vento spira da est, ma le nubi si muovono da ovest, e fino a pochi minuti fa andavano in direzione opposta, si prepara un temporale. Tutte queste sono condizioni anomale rispetto al luogo e al tempo in cui ci troviamo, e temo abbiano a che fare con la nostra ricerca.»
«Come fai a vedere tutto questo? Devi conoscere molto bene questo territorio…»
«È così, ma non si tratta solamente di questo. Tu puoi spostarti da un luogo all’altro, oppure puoi viaggiare. Quando scegli di viaggiare, impari a osservare quello che ti sta intorno, a stupirti di tutto ciò che non puoi controllare. Tu mi hai detto che devo venire al Tempio per permettere al Dio di stupirmi, e forse ho preso la tua affermazione un po’ troppo alla lettera, ma non può stupirmi tra quelle quattro mura. La meraviglia è una cosa che va allenata ogni giorno» concluse.
Fiona abbassò lo sguardo e tacque.
Liam approfittò del momento di stallo per raccogliere le idee. Dovevano trovare riparo il prima possibile, non gli piaceva per niente la piega che stava prendendo il meteo. Grosse nubi nere si stavano muovendo nella loro direzione.
«Sei d’accordo se ripartiamo, sì? Penso che presto avremo bisogno di un tetto sopra alla testa.»
 
Si rimisero in marcia e proseguirono fino al calare della notte, quando la ridotta visibilità impedì loro di avanzare. Il cielo si era fatto nero come la pece, le nubi pesanti incombevano minacciose. Si erano lasciati alle spalle la Valle Satkita e avevano costeggiato l’ansa del fiume Brumo fino alla sponda del Lago di Nebbia, ma le speranze di Liam di riuscire a raggiungere Class si stavano infrangendo contro il muro del realismo: avrebbero pernottato in mezzo a quelle colline che fino a pochi anni prima erano state riparo per orchi e orchetti. Che schifo.
Fiona non aveva mai cercato di intavolare conversazioni da quando avevano lasciato l’oasi, forse era rimasta sconvolta dalla blasfemia del suo compagno di viaggio e si stava chiedendo con chi fosse scappata, oppure era solamente stanca. Dopotutto non aveva mai lasciato la sua casa, e di colpo si era trovata catapultata nel deserto con un mago asociale. 
Una raffica di vento obbligò Liam a rallentare. Il suo cavallo si stava innervosendo, era davvero giunta l’ora di arrendersi. Il cielo nero sopra di loro fu attraversato da un lampo di luce, seguito da un potente tuono che fece vibrare l’aria. Imprecando tra i denti, il mago smontò da cavallo e invitò la sacerdotessa a fare altrettanto. Aveva intenzione di esortarla a seguirlo sul versante della collina, ma un nuovo tuono coprì le sue parole, così si limitò a farle un gesto. I lampi si facevano velocemente più frequenti, ma per lo meno offrivano qualche secondo di luce ai due viaggiatori, che seguivano un sentiero immaginario alla ricerca di qualcosa che li riparasse dal temporale. All’improvviso iniziò a piovere a dirotto. In pochi secondi, Liam si ritrovò zuppo di acqua gelata e sferzato da quel vento feroce. Gino tirava le redini, anche Fiona stava avendo delle difficoltà a convincere il suo cavallo a seguirla sotto a pioggia, vento, tuoni e fulmini. Non era normale, niente di tutto quello che stava vedendo era normale, doveva trattarsi di un’altra anomalia causata da quel maledetto Cosmos. 
«Liam, dobbiamo correre al riparo» gridò Fiona.
Il mago annuì.
«Sono sicuro che ci siano delle gallerie, su questo versante» gridò di rimando. «Ma con i cavalli così nervosi non sarà facile. Tu prendi anche Gino e vai avanti, io vi copro» disse.
Le passò le redini e sollevò le braccia, i palmi aperti sopra di sé, con l’intenzione di schermare cavalli e sacerdotessa almeno dalla pioggia. Fiona gridò qualcosa in risposta, doveva essere importante perché l’urgenza traspariva da tutta la sua persona, ma un tuono sovrastò ancora una volta la sua voce. Un secondo dopo un lampo di luce, un rombo mostruoso e Liam evocò il suo incantesimo scudo. Ci mise una frazione di secondo a capire che qualcosa non andava, la sua energia si stava prosciugando troppo velocemente. Tentò allora di interrompere il flusso di magia, ma scoprì con orrore di non poterlo fare, i suoi poteri non rispondevano ai comandi. Un nuovo, fragoroso, tuono, un lampo di luce e tutto fu improvvisamente buio.
 
Meowin aveva sforato le tempistiche che si era imposta, ma quando aveva capito che cosa fosse quella cosa che intravedeva da lontano e che non sembrava vegetazione, non aveva potuto esimersi dal proseguire. Aveva attraversato la zona boschiva più fitta orientandosi unicamente con i suoi sensi allenati, perché il sole non traspariva, il cielo era irraggiungibile e dall’interno non si vedevano altro che tronchi e foglie. Ma alla fine la sua perseveranza era stata ripagata, il sole era tramontato da un pezzo quando aveva scoperto i resti di un’antica civiltà.
Il bosco si apriva su declivio che pendeva dolcemente verso una valle ricca di corsi d’acqua, e quella città stava lì, a testimoniare che c’era stato qualcosa, qualcuno, prima dei draghi. Vista dall’alto sembrava per lo più un ammasso di rovine, ma Meowin non aveva voluto perdersi un’occasione simile. Era quindi scivolata con cautela lungo il declivio, al chiaro di luna, per scoprire cosa avesse abitato lì.
Nel silenzio che circondava quel luogo, anche la luna sembrava una presenza tangibile. L’elfa si era lasciata trasportare da quella suggestione e ora stava lì, sul limitare di quell’antica città, a contemplare i resti di splendidi palazzi che il bosco stava rivendicando. Lo stile architettonico era ancora ben visibile e aveva qualcosa di familiare, anche se era difficile capire che cosa. Forse erano stati suoi simili a colonizzare il sud? Perché nella biblioteca di Lumia non c’era alcuna testimonianza di questo? Il tempo non aveva tolto nulla al fasto di quel luogo. Guardandosi intorno con avidità, Meowin si addentrò nella città.
 
Liam si svegliò di soprassalto. Il suo cervello ci mise qualche secondo a ricollegare: l’anomalia, la bomba d’acqua, la decisione presa d’istinto d’intervenire, i poteri che si affievolivano. Che cosa era successo? Era buio e asciutto in quel luogo, ogni dove si trovasse doveva essere stata Fiona a portarcelo. Il fragore di un tuono gli strappò un sussulto.
«Sei sveglio, finalmente».
La voce della sacerdotessa suonò flebile, tra le ombre.
«Dove siamo?» mormorò Liam, cercando di trarsi a sedere. «Mi fa male tutto.»
Si rese conto che Fiona l’aveva coperto con il suo velo quando questo gli scivolò di dosso e alzò lo sguardo, sondando l’oscurità. 
«Mi dispiace, ho fatto del mio meglio, ma…» sospirò avvicinandoglisi. «Quando è iniziata la tempesta di energia ti ho trascinato nel primo posto riparato che ho trovato.»
Liam sbatté le palpebre, cercando di dissimulare la sorpresa nel trovarsi davanti il viso scoperto della sua compagna di viaggio. Fiona era più giovane di quanto avesse immaginato, la sua fronte delicata era corrucciata e i capelli scuri le ricadevano in ciocche crespe ai lati del viso ovale. 
«Tempesta di cosa?» farfugliò.
Un altro tuono tremendo soffocò la risposta di Fiona, così Liam si alzò faticosamente per avvicinarsi all’imboccatura della grotta. La notte era rischiarata da lampi continui. Le saette tracciavano ghirigori nel cielo violaceo di nubi, inseguite da tuoni fragorosi.
Una mano gelata si aggrappò al suo braccio e lo trascinò nell’ombra.
«Vieni via da lì, ti prego.»
Il mago era ipnotizzato da ciò che vedeva, non lo credeva possibile. Ma non oppose resistenza e si lasciò ricondurre al giaciglio improvvisato che aveva lasciato.
Prese tra le mani il velo, sfiorò il tessuto prezioso apprezzandone la fattura, poi lo restituì alla ragazza.
«Grazie» le disse osservandola più attentamente. «Potevi farlo o il tuo Dio si incazzerà?»
Fiona abbassò lo sguardo sul velo e sorrise, in evidente imbarazzo.
«Il peplo è il segno distintivo delle serve del Dio dell’Acqua, non potremmo toglierlo se non davanti alle nostre consorelle. Non lo so se si incazzerà, ma metterti a contatto con un indumento sacro mi sembrava potesse essere utile ad aiutarti a sopravvivere…»
Liam esitò, poi un tuono lo richiamò alla contingenza.
«Che cos’è quella cosa?» domandò prendendole un polso e attirandola vicino a sé.
«Te l’ho detto, è una tempesta di energia. Le nubi si caricano di elettricità e la scaricano a terra violentemente.»
«Non è quello che succede sempre nei temporali?»
«Sì, ma no» abbassò lo sguardo sulle sue mani, come a cercare le parole giuste per spiegare un concetto complesso ad un bambino piccolo. «Tutte le anomalie elementali causate dalla distruzione del Cosmos producono un’eccedenza di energia, che quando si condensa dà origine a queste tempeste. È come se il cielo non potesse sopportarne oltre un certo quantitativo, e quando diventa troppa la scarica. Noi siamo conduttori perché abbiamo un legame simbiotico con l’Acqua, per questo quando hai attivato il tuo potere la saetta ti ha colpito. Mi dispiace, non ho fatto in tempo ad avvertirti.»
Liam cercò di decifrare la sua espressione, ma nell’ombra gli riusciva troppo misteriosa.
«Grazie, mi hai salvato la vita.»
Fiona scosse il capo ma non rispose. Un altro lampo, seguito dal tuono.
«Quanto durerà?»
«Non lo so. Potrebbe durare cinque minuti o tutto il giorno.»
«Quindi siamo bloccati in questo loculo a tempo indeterminato. Grande.»
Fiona ridacchiò e si avvolse stretto il peplo intorno alle spalle.
«Raccontami la tua storia, anima azzurra.»
«La mia storia?»
«La tua storia.»
Liam esitò.
«Non è così interessante.»
«Lascia a me questo giudizio.»
Il mago sorrise.
«Ti piacciono le storie dell’orrore, sì?»
 
Fiona odiava i temporali con tutta l’anima. Li aveva sempre odiati, fin da bambina. Avrebbe dato un braccio per non trovarsi bloccata in quell’antro in balia dei suoi incubi. Certo, avrebbe potuto dirglielo chiaramente, ma non le andava di fare la figura della fifona con Liam, voleva essere coraggiosa come lui. Già si era esposta al giudizio del Dio svelandosi il viso davanti a qualcuno che non fosse una consacrata, e lo vedeva con quale curiosità Liam la scrutava nel buio… era molto in imbarazzo, non era abituata ad essere “leggibile” davanti alle persone. Per questo motivo, ora, stava ascoltando il sunto delle sue vicende, per non pensare a ciò che le stava intorno, a quanto fosse lontano Eremo, a quanto fosse stata avventata a lasciare il tempio. Ma anche per imparare qualcosa, e perché la sua voce aveva una bella vibrazione che la tranquillizzava. Sapeva già qualcosa della vita di quell’anima azzurra, conosceva a grandi linee gli eventi che lo avevano visto protagonista, dieci anni prima, tra Natìm e il Canyon. Non sapeva cosa ci fosse stato prima, o dopo. Ora capiva perché fosse così difficile da decifrare. Aveva perso troppe persone care, si era abbruttito per troppo tempo, aveva represso i propri ideali, incapace di scendere a compromessi. Non si meritava di doversi sobbarcare anche quel problema.
Quando il racconto si concluse, la sacerdotessa faticò a trattenere un sospiro.
«Grazie, Liam» disse.
«Di che?»
«Di aver condiviso tutto questo con me.»
«Non è stato un grande sforzo, sei una buona ascoltatrice.»
«È il mio lavoro. Letteralmente.»
«Quindi? Che cosa ne evinci?» domandò il mago.
Fiona ci pensò su prima di rispondere, perché dietro al tono noncurante della domanda intuiva qualcosa agitarsi.
«Sei una persona migliore di quanto tu voglia far credere» disse infine.
 
Liam ammutolì. In una frazione di secondo si trovò catapultato indietro di dieci anni, nel mezzo di una scacchiera politica della quale non riusciva ad avere una visione completa. Sembrava passata una vita da quel momento, ma a tratti gli pareva come di sentire ancora il profumo di vaniglia che Jonna del Fuoco portava sempre con sé.
«Liam?»
Abbassò lo sguardo. Fiona lo osservava, preoccupata.
«Ho detto qualcosa che ti ha ferito?»
Suo malgrado, il mago sorrise.
«No, mi hai solo ricordato… tanti anni fa, qualcuno mi disse queste stesse esatte parole. È stato… strano, tutto qui.»
Fiona si rabbuiò per un momento e Liam si preparò psicologicamente a rispondere a un’altra domanda, più scomoda, che però non venne. Forse, nel suo lavoro, la sacerdotessa aveva affinato le sue doti intuitive.
«E tu?» domandò allora.
«Io cosa?» rispose, spiazzata.
«Tu come ci sei finita, qui?»
«Mi hai rapita dal Tempio di Eremo?»
«Sì, sì, va bene, ma prima? Cosa c’è stato prima?»
Fiona esitò.
«La mia storia non è interessante neanche la metà della tua.»
«Lascia a me questo giudizio» citò.
La sacerdotessa fece una smorfia.
«Ho passato tutta la mia vita tra quelle vasche. Da neonata, qualcuno mi lasciò lì, affidandomi alle serve del Dio, che mi hanno cresciuta nel Tempio. Ci stavo bene, è sempre stato casa mia. Per questo è stata così dura vederlo infrangersi.»
Nel silenzio che si prolungava, Liam iniziava a domandarsi se non dovesse chiederle di continuare quando con un sospiro Fiona proseguì.
«È stato allora che la magia si è risvegliata, durante l’attacco dei draghi. Tutto bruciava, e le mie sorelle morivano in modo atroce. Volevo aiutarle, volevo… ma non è stato abbastanza. Io sono l’unica sopravvissuta dell’ala del tempio colpita dall’incendio, così ho rifiutato la magia. Se non avessi potuto usarla per salvare loro, non l’avrei usata affatto.»
«La magia è egoista, come l’istinto, e nel risveglio si preoccupa solo di sé stessa» mormorò Liam. «Che cosa hai fatto dopo?»
«Dopo? Mi sono consumata nei sensi di colpa mentre aiutavo a rimettere il Tempio in sicurezza. Quando è stato possibile, ho ripreso le mie attività: preghiera, accoglienza, riti, studio e via dicendo. Ma a un certo punto sono iniziati i problemi legati al Cosmos e tutti sembravano impazziti. Alla fine, sei arrivato tu, ed eccoci qui.»
L’alzata di spalle finale l’aveva fatta sembrare una ragazzina imbarazzata.
«Scusa per averti circuita e costretta a seguirmi, mi sa che non te lo meritavi.»
«Io non sono dispiaciuta. Questo viaggio è un dono degli Dei, so riconoscere un dono quando ne ricevo uno.»
«Hai un concetto ben strano di “dono”, sì?»
Fiona rise, ma all’ennesimo tuono rabbrividì e si strinse nel peplo. Il mago provò l’istinto di passarle un braccio intorno alle spalle per scaldarla, ma lo represse nel timore di beccarsi uno schiaffo. Non aveva idea di che livello di pudore potesse essere richiesto a una sacerdotessa.
«Ti sei mai domandata dove avresti potuto essere se avessi scelto una vita diversa?» le domandò.
«Non seriamente. Non ho mai preso davvero in considerazione un’esistenza lontana dal peplo, ho sempre voluto fare ciò che sto facendo.»
«Prendere la polmonite in una grotta?»
«Servire gli Dei» disse con una risata nervosa. «Dovresti provare a pregare più spesso.»
«Grazie, ma non vorrei che il Dio si affezionasse a me più del dovuto.»
Liam lanciò un’occhiata all’ingresso dell’antro. I lampi si stavano facendo meno frequenti.
 
Meowin avrebbe voluto accamparsi per la notte, era troppo buio per proseguire, ormai, ma non riusciva a scrollarsi di dosso un’inquietudine che l’esperienza le aveva insegnato a non ignorare. C’era qualcosa di troppo strano in quelle rovine, anche se ancora non sapeva che cosa. Erano sconosciute eppure familiari allo stesso tempo. E sembravano così antiche… come potevano essere ancora in piedi? Mentre si domandava se ci potesse essere un posto sicuro per passare la notte, la sua attenzione fu attirata da un barlume di luce alla sua destra. Si bloccò di colpo. Poteva esserselo sognato? Poteva essere stata una lucciola? Oppure avrebbe dovuto andare a verificare? Mentre muoveva un passo in quella direzione, colse un movimento alle sue spalle, ma prima di poter reagire un dolore lancinante le esplose in testa e tutto fu buio.
 
 
   
 
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