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Autore: Neera    26/05/2005    0 recensioni
Il seguito di "Castelli di carta"... il mistero su Suey è stato svelato, Remus racconta ad Harry la sua storia...
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black, I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il soffio del vento di un settembre in agonia sfiorava la pelle del ragazzo moro

Il soffio del vento di un settembre in agonia sfiorava la pelle del ragazzo moro. Rabbrividì  ma non si mosse, lasciando che i suoi occhi vagassero lungo la linea dell’orizzonte. Il cielo era tinto dai toni dolci e forti di un tramonto rosso cupo…rosso come i capelli della ragazza che stava occupando i suoi pensieri.‘Non può essere vero…- pensò, seduto sul prato davanti al castello- devono aver preso un granchio, la botta non può essere stata così forte!…madama Chips si deve sicuramente essere sbagliata, ha perso i sensi per l’emorragia…si, deve essere sicuramente andata così.’ Ma sei giorni senza conoscenza erano troppi per una semplice perdita di sangue, e Sirius lo sapeva bene. Nello sforzo di convincersi di non essere il responsabile dell’accaduto, non si accorse di James alle sue spalle.

 “Hey felpato, cosa stai facendo là disteso nel prato? Che ne dici di aiutarmi a trovare un modo infallibile per sedurre la Evans?”

Sirius scosse la testa. James non sarebbe cambiato mai…

 “scusa, James, ma ora come ora non me la sento. Finirei per consigliarti male…”

 Cercò di abbozzare un sorriso, ma l’amico si accorse che qualcosa non andava.

 “See, come se ora te ne importasse qualcosa…-sbuffando, si sedette sul prato -… sei andato a trovarla?” Sirius grugnì qualcosa che poteva essere interpretato come un no .

“ Io…non sapevo che fosse così grave. Pensavo che la tirasse solo per le lunghe, per farmi sentire in colpa…io…”

 tacque, e sprofondò in un silenzio che diceva più di mille parole. Si sentiva in colpa, ma non aveva alcuna intenzione di farsi vedere al suo capezzale a tenerle la mano… ‘ anch’io ho il mio orgoglio  ’, si giustificò mentalmente. Come se gli avesse letto nel pensiero, James lo guardò con aria furbesca. “Capisco…beh, in tal caso credo che dovrò utilizzare i miei due preziosissimi neuroni per pensare da solo ad una tecnica di seduzione adatta…e,ah, Sirius - si alzò, sorridendo all’amico- sono le sette e mezza, adesso in infermeria non c’è nessuno…poco fa ho visto la Chips uscire per andare verso la serra di erbologia, deve preparare assieme alla Sprite una pozione per curare i denti viola. Stando ai miei calcoli, ci metterà circa un’ora, poi andrà al banchetto. Non ripasserà dalla tua bella addormentata…hai campo libero.”

 Se ne andò lasciando vicino a se il mantello dell’invisibilità.  Sirius sbuffò, sapendo benissimo che sulla faccia dell’amico si stava formando un sorriso compiaciuto.

 

La saletta era buia. Nell’oscurità, la poca luce filtrata dalle finestre semi-aperte disegnava i contorni di una figura seduta ai piedi di un letto dalle coperte ben rimboccate. Disteso, giaceva il corpo immobile di una ragazza dall’espressione indecifrabile.

La figura seduta sollevò lo sguardo verso il vecchio orologio a pendola: mezzanotte meno cinque.  ‘hmpf,-pensò la figura- a Lunastorta e Ramoso saranno in giro per il parco a spassarsela…meglio così, non dovrò sentire i loro risolini quando tornerò in camera. Se ci tornerò, in camera…’ il ragazzo si stiracchiò come un gatto. ‘ già dovrei proprio decidermi ad andarmene a letto…tanto che ci faccio qui? Non si sveglierà di certo per farmi piacere…visto che tra l’altro mi odia!  Si, credo proprio che me ne andrò.’ Fece per alzarsi dall’angusta sedia sulla quale aveva passato tutta la serata, ma gli occhi gli si riposarono sulla ragazza che dormiva accanto a lui. Quanto era bella…adesso, raggomitolata come un gatto, appariva assai diversa dall’indomita tigre che lo aveva assalito quella maledetta sera…quella sera in cui il sangue aveva macchiato il suo bel viso. Per la prima volta in una settimana Sirius si trovò a pensare a Suey come alla ragazza che aveva incontrato sul treno, ragazza che in pochi minuti gli aveva lasciato nel cuore una cicatrice che non se ne sarebbe andata via facilmente. Si dimenticò del fatto che fosse sua cugina, che avesse il suo stesso maledetto,sporco sangue e si ricordò della propria trepidazione nell’attesa del suo smistamento. Quella sera in cui aveva sperato con tutto il cuore di vederla finire a Grifondoro, anche se non l’avrebbe mai ammesso. In un solo attimo, Sirius venne soffocato da una massa di ricordi ed emozioni che gli provocarono una fitta al cuore.  ‘ Beh, in fondo posso rimanere ancora cinque minuti…’ si rimise a sedere,sprofondando nella sedia. Non voleva andarsene di lì. Non sapeva cosa provava per lei, non sapeva come si sarebbe dovuto comportare dopo un suo ipotetico risveglio, non sapeva perché stava a congelarsi come un idiota su una sedia scricchiolante solo per starle vicino…ma sapeva che non avrebbe voluto essere in nessun altro posto.

Mezzanotte. La pendola cominciò a scandire i suoi interminabili rintocchi....uno…due…tre…

 

Buio. Non le era mai piaciuto il buio, le faceva paura… freddo. Rabbrividì. La ragazza fece un rapido calcolo delle sue condizioni.Un attimo prima stava parlando con sua madre in salotto…era bella sua madre, mentre esaminava i suoi tarocchi dai quali  non si separava mai.poi…poi quel suo sorriso, e le sue parole.

 “ Credo che adesso tu debba tornare la, sai ,Eleonore?”

non aveva capito.

 “di cosa stai parlando, mamma?”

 lei aveva sorriso di nuovo.

“sei stata con me abbastanza. Non puoi cambiare il passato, Ele…puoi solo migliorare il presente. Ricordatelo sempre.Il dolore non può essere cancellato,ma…poco a poco può essere assorbito, non preoccuparti. Ed ora, ti dico addio,mia piccola dolce Suey. Sii felice.Finché puoi, sii felice.Avrai tempo sufficiente per piangere… l’ho visto nel tuo futuro. Sorridi, piccola mia. Sorridi…”

e con queste parole era sparita, assieme a tutta la casa. Ora,di nuovo, era rimasta sola.

Si guardò attorno: molto probabilmente si trovava in un boschetto, o roba simile. ‘ma guarda in che guaio mi sono cacciata!- pensò la ragazza, -prima mi svanisce la mamma, poi mi catapulto dal salotto ad un  bosco…pazzesco!’ iniziò a girovagare a tentoni nella speranza di trovare un po’ di luce, ma senza troppi risultati. Ad un tratto sentì dei rami scricchiolare vicino a lei.

 “c’è qualcuno? Vieni avanti!”

 ordinò lei con un tono tra lo spavaldo e l’impaurito.  Ed in effetti, qualcuno si mosse: una enorme bestia balzò fuori dai cespugli con aria per nulla amichevole. Suey spalancò la bocca:a pochi metri da lei, in tutta la sua altezza,si ergeva un lupo mannaro.

“beh…in fondo se vuoi puoi anche tornartene tra i tuoi cespugli…no?”

 ‘ stupendo! Prima pensavo che una volta toccato il fondo si potesse solo risalire, ma ora so che mi sbagliavo…quando si tocca i fondo si inizia a scavare! Allora,esaminiamo la situazione:io sono da sola,senza bacchetta in una maledetta foresta che non conosco, davanti a me sta un lupo gigantesco la cui più grande aspirazione al momento è quella di farsi uno spuntino veloce…domanda:COSA CAZZO POSSO FARE?!’

 “ehm, lupetto…lupacchiotto…?”

 la bestia non diede segni d’interesse. O, per meglio dire, non fece proprio niente: si limitò a guardarla negli occhi…e fu allora che lei lo riconobbe. ‘ mio Dio, non ci posso credere…povero ragazzo…’ . Tutto si mosse molto in fretta. La testa le iniziò a girare, si sentì mancare la terra sotto i piedi…sentì i rintocchi lontani di un orologio a pendola risuonare nelle orecchie… uno…due…tre… Prima che la pendola scandisse il dodicesimo rintocco, Eleonore Black si svegliò.

 

 

  
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