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Autore: Harry Fine    19/05/2023    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Aida rivolse uno sguardo alla casa che aveva di fronte: era più grande delle altre, ma appariva indistinguibile dagli altri edifici di legno attorno a loro.
Le pareva strano che una donna come Marjolaine avesse scelto un posto simile come nascondiglio, Leliana gliel'aveva descritta come un'amante del lusso. Ma la cosa incredibile era che fosse rimasta ad aspettare dopo aver inviato quegli assassini contro Leliana. Doveva avere un asso nella manica, oppure essere molto sicura di sé.

《Sei sicura che sia la casa giusta, Leliana?》 Domandò Persephone, la sua nuova armatura che scintillava nella luce del pomeriggio.
La rossa annuì, lo sguardo azzurro puntato sul biglietto che aveva recuperato dai sicari. La carta ormai era così spiegazzata dall’essere già consumata sui bordi.
L’elfa le rivolse uno sguardo preoccupato. Negli ultimi giorni la ragazza le era sembrata distante, l’aveva vista leggere e rileggere quel bigliettino anche se lo conosceva a memoria e doveva ammettere di non esserle stata vicina quanto avrebbe dovuto.
Da quando aveva saputo della ribellione nell’enclave, non era riuscita a pensare ad altro che a suo padre, a Shianni, a Soris: se fossero vivi, se fossero stati feriti, o se Andraste avesse avuto pietà e stessero bene.

Ma quando quella mattina Leliana era venuta a chiederle aiuto, lei e quello che Marjolaine le aveva fatto erano tornati con prepotenza nella sua mente. Non l’aveva mai vista così seria e aveva capito che era finalmente pronta ad affrontare quella donna.
Non avevano studiato un vero piano per affrontarla, ne discusso di possibili tranelli in cui sarebbero potute incappare. Anzi, Leliana non aveva più menzionato lei o il suo tradimento anche se erano a Denerim da una settimana e sapevano bene dove Marjolaine si stesse nascondendo. Ma Aida aveva capito.
Lei sapeva cosa voleva dire temere il proprio passato, sentire brividi lungo la schiena all’idea di rivedere il proprio carnefice. Per questo non le aveva fatto pressione, nonostante temesse altri possibili attacchi.
E quella paura non l’aveva abbandonata. Sapeva di aver ucciso prole oscura e un alto Drago, ma quelle erano bestie guidate dall’istinto: illogiche. Quella donna invece era uno dei bardi più abili che fossero mai esistiti. Era certa che avesse studiato ogni mossa alla perfezione.
Però si disse di restare concentrata. La battaglia sarebbe stata difficile, ma avrebbe affrontato questo ed altro per proteggere Leliana!


《Dovremmo entrare allora.》 Sentenziò Wynne, di fianco a loro.
Lei e Persephone si erano offerte di accompagnarle non appena le avevano viste uscire. Nessuna delle due aveva chiesto spiegazioni, le avevano seguite e basta, e lei era grata per la loro presenza.
La rossa annuì, varcando la soglia con aria seria. Era chiaro che fossero attese: la porta non era chiusa.

L’elfa la seguì, una freccia già incoccata, ma appena entrò, una zaffata micidiale le fece lacrimare gli occhi. L’aria era pregna di un penetrante odore di troppo pulito. E appena si guardò intorno capì il perché. Se l’esterno non era diverso dalle altre umili case di legno, l’interno pareva quello di un cottage nobiliare.
Le maniglie luccicavano, così come i pavimenti di legno levigato, e sembrava che le pareti e gli infissi delle finestre fossero stati sostituiti e ridipinti di fresco.
Si era aspettata un ambiente buio, adatto per cogliere di sorpresa un nemico, e invece delle lanterne di vetro emanavano una dolce luce soffusa. Tutto lì dentro brillava di una perfezione posticcia, il che la mise ancora più all’erta quando si girò verso la porta di quello che doveva essere il salotto.


Due Qunari, o meglio Tal-Vashoth, erano in piedi davanti a loro, ai lati della porta. Erano enormi, quasi quanto Sten, le corna che svettavano minacciose sopra le teste e rovinavano l’atmosfera in apparenza accogliente. Avevano già le asce in pugno.
Aida strinse il suo arco, gli occhi ancora offuscati da lacrime fastidiose, ma Leliana si fece avanti senza esitare, il biglietto stretto in mano. 《La vostra padrona ci attende.》
Quelli si guardarono un attimo, prima di spostare le loro armi e permettere loro di passare oltre.


Aida sentì i loro occhi addosso finchè la porta non si chiuse, l’arco ancora in pugno e le orecchie tese, ma una volta dentro fu costretta a coprirsi nuovamente il naso. Lì dentro l’odore di pulizia era insopportabile, lo sentì aggrapparsi alla sua gola come aveva fatto il tanfo delle vie profonde!
Wynne si avvicinò a lei, lo sguardo preoccupato e una mano tesa, ma lei le fece segno di restare concentrata, lo sguardo che studiava la stanza.


Anche lì lo sfarzo abbondava, anzi era ostentato. Molti mobili pregiati spiccavano contro i muri ampi, il legno laccato era stato lucidato fino a riflettere luce delle lanterne, e dei tappeti dalle fitte trame decorate occupavano il pavimento immacolato. Dal soffitto penzolava un enorme lampadario di vetro lavorato e molti vasi finemente decorati colmi di fiori freschi luccivano, perfettamente in fila sulle lunghe mensole in mogano.
Davanti a loro c’era un grande divano di broccato, di fronte ad un tavolo finemente apparecchiato con teiera, dolcetti, zuccheriera e tazze in tinta. Sull’altro capo, seduta su una poltroncina decorata, c’era una donna. Una bellissima donna.
Tutto di lei era lungo e sottile, inclusi i lineamenti del bel viso truccato ad arte e persino i lucidi capelli castani, raccolti in un complesso chignon.
La sua figura elegante e magra era fasciata da un abito a collo alto con ricami in quelli che era certa fossero fili in oro. La pregiata stoffa viola, che avrebbe potuto sfamare l’Enclave per settimane se venduta, si adattava al suo corpo, come se ne volesse sottolineare la beltà. Aida odiò ogni dettaglio.

Sentì la rossa irrigidirsi e la sua mano strinse l’arco, la freccia pronta, ma la donna sorrise cordiale.
《Leliana! Oh, è meraviglioso rivederti mia cara.》 Disse, alzandosi, il tono vellutato che faceva risaltare ancora di più l’accento orlesiano.
L’elfa alzò la sua arma di poco, i denti affilati già scoperti in un ringhio, ma Marjolaine non parve farci caso. Alzò le lunghe dita affusolate e fece loro segno di entrare senza perdere il sorriso. 《Non rimanete sulla soglia. Venite, accomodatevi.》


Aida alzò un sopracciglio, confusa. Vide Wynne e Persephone a loro volta perplesse, ma Leliana seguì l’altra donna senza una parola.
Si accodò a disagio insieme alle loro compagne, gli occhi puntati sulla loro “ospite”.
La vide accomodarsi di nuovo sulla poltroncina, una tazza di the già in mano e le caviglie elegantemente incrociate. Accennò dolcetti. 《Se ricordo bene, mia Leliana, quelli alla marmellata erano i tuoi preferiti.》
La rossa si sedette di fronte a lei, il volto indecifrabile, e Aida fece del suo meglio per non mostrare la sua sorpresa. Si era aspettata che quella storia si sarebbe conclusa in fretta, con Marjolaine morta, trafitta dalle sue frecce, e Leliana libera dal suo spettro, ma a quanto pareva l'orlesiana aveva altro in mente.

Vide Wynne e Persephone prendere posto a loro volta, le armi sempre a portata di mano, e le imitò suo malgrado dopo un attimo. Ogni suo istinto le stava urlando che qualcosa non andava e anche la corvina sembrava a disagio.
Osservò attentamente il tavolo, le narici aperte per cercare tracce di tossine, ma quel dannato odore di pulizia tornò ad assaltare i suoi sensi. Vide Marjolaine sorridere divertita. 《Non è veleno. Chiedete alla vostra amica maga se non mi credete.》 Disse, assaggiandone uno con noncuranza. Non cadde neanche una briciola sull’elegante vestito.
Wynne alzò una mano, una tenue luce verde circondò il tavolo. 《È vero. Non ci sono sostanze letali.》 Ne assaggiò uno. 《Raro, per un Bardo.》

La donna ignorò il commentò, bevendo con calma, la schiena dritta. I secondi passavano lenti come ore, avvolti in una calma tesa, finchè Leliana abbassò la sua tazza, lo sguardo fermo. 《Ora basta con i convenevoli, Marjolaine. Voglio sapere perché sei nel Ferelden. Cosa vuoi?》
L’altra scosse il capo senza scomporsi minimamente. 《Diretta, troppo diretta mia Leliana. Hai dimenticato tutti i miei insegnamenti?》

《Affatto. Ritengo solo che siano inutili con te.》
《Molto bene.》 Rispose lei, e il suo volto cambiò. Da affettato e accogliente, ora mostrava solo una calma glaciale che fece drizzare i capelli di Aida. 《Chiedi pure ciò che desideri.》 Disse, bevendo un altro sorso.

《Voglio sapere perché sei di nuovo qui, Marjolaine. Mi hai già lasciata a morire una volta, dieci anni fa, e pensavo che ti fosse bastato. Perché hai cercato di uccidermi di nuovo? Perché proprio adesso?》
《Ucciderti?》 Rise lei divertita. 《Sciocchezze, quegli uomini non erano alla tua altezza. Ti conosco, mia Leliana, so bene ciò di cui sei capace. Dopotutto, ti ho addestrata io.》 Sorrise di nuovo, algida. 《Ed è per questo che non posso lasciarti andare: hai troppe informazioni che potresti usare contro di me.》

Aida vide Persephone stringere l’elsa delle sue spade e Wynne il suo bastone magico, la rossa che fissava Marjolaine, gli occhi che mandavano lampi. 《Quindi hai deciso di finire tu stessa il lavoro》
Il sorriso della donna si fece più affilato. 《Non metto in dubbio che le tue compagne siano abili, mia cara, ma so che gli anni che hai passato in quel monastero hanno avuto il loro peso.》

《Mettimi alla prova, dimostrerò che sei in errore.》 Sibilò lei, le dita pronte ad afferrare i pugnali celati sotto il mantello.
Aida strinse il suo arco se possibile ancora di più. Non aveva ancora capito perché Leliana stesse continuando ad ascoltare le chiacchiere di quella donna, ma era pronta a scattare al suo segnale.


Marjolaine accavallò le gambe, per nulla preoccupata. Quel sorriso odioso sempre in viso. 《Oh, mia cara, io so tutto. Credi che non ti abbia osservata in questi anni, dopo che l’ingenua Dorothea ti ha salvata? Ti ho vista vivere in quel patetico monastero, rinunciare a tutti i lussi a cui un tempo anelavi, sono arrivata a domandarmi se non avessi perso la ragione. Ma poi, hai lasciato la Chiesa di punto in bianco e ho capito che avevi in mente qualcosa e che dovevo agire per prima. Sei stata intelligente, mia Leliana, ma non abbastanza da ingannarmi.》
Un lampo di quello che sembrava dolore attraversò lo sguardo azzurro della rossa, seguito però da una risata priva di ogni allegria. 《Credi che me ne sia andata per te!? Pensavi che dopo tutti questi anni io avessi ancora intenzione di… vendicarmi!? Sei ridicola, paranoica!》 Mise giù la tazza con forza 《Svegliati Marjolaine! Il mondo non gira intorno a te!》

Aida annuì con un ringhio sommesso. 《Leliana ha cose ben più importanti a cui pensare! Non te ne fossi accorta, c’è un Flagello in corso!》
La donna la guardò come se si fosse appena accorta di lei. 《Oh, e tu credi che abbia detto la verità? Credi ad ogni cosa che sussurrano quelle dolci labbra?》

La condiscendenza con cui lo disse fece ribollire il sangue dell’elfa, le sue guance di colpo bollenti per un inspiegabile imbarazzo. Scoprì nuovamente i denti, ma lei non mosse nemmeno un muscolo.
《Tu pensi a lei come una confidente, un’amica, forse qualcosa di più.》 Continuò l'altra imperterrita, gli occhi che brillavano di una luce maliziosa. 《Si, vedo come la guardi, come lei ti guarda. Ma è solo un inganno. Si libererà di te appena non le servirai più》
Il suo sguardo era quello che avrebbe rivolto a del fango. Era lo stesso che, quasi un anno prima, le aveva rivolto Vaughan. Quello che per anni aveva subito solo perché era nata elfa. Uno sguardo che la fece sentire come allora: indifesa, nuda, impotente.


Aida strinse i pugni fino a sentire gli artigli segnare la pelle. Avrebbe voluto ruggire contro quella donna, strapparle quel sorriso dalla faccia a morsi! Ma era bloccata. Le parole erano incastrate nella sua gola e lei non sapeva perché!
Sentiva il cuore pulsare nelle tempie, la sua voce inutile, ma Leliana mise un braccio davanti a lei come per difenderla, la rabbia ora palese sul suo viso. 《Io non sono te, Marjolaine! Non farei mai una cosa simile!》
《Oh, mia Leliana, tu SEI me. Non puoi sfuggire a questo: ti ho plasmata a mia immagine, perché era quello che volevi.》 Il suo tono era di ovvietà, come se stesse parlando ad una bambina. 《Sai perché eri così abile nel Gioco, cara? È perché ti piaceva sentire il brivido della caccia, amavi l’ascendente che avevi sugli altri e sarà sempre così. Puoi celarti dietro le più belle parole, ma non puoi cambiare la tua natura!》

La ragazza strinse le labbra, di colpo pallida in viso, finchè Wynne non parlò, la voce che risuonava limpida. 《E anche se fosse? Lei è diversa da te.》
Aida e Leliana si girarono verso di lei, mentre Persephone annuiva convinta. 《Già. Leliana ci ha aiutato ogni giorno da quando ci siamo conosciute. E noi sappiamo che quella non era una recita!》

La rossa le rivolse uno sguardo grato, il sorriso di Marjolaine che si incrinava un poco, e Aida strinse i pugni, costringendosi ad aprire la bocca. 《E non ci importa neanche quanto lei amasse il gioco!》 Disse, i denti scoperti. 《Anche se le mancano le usanze di Orlais, quali che siano gli errori che ha commesso in passato, adesso lei è con noi! Ha scelto di combattere il Flagello e la prole oscura! E tu non fai parte della sua vita! Hai perso quell’onore quando l’hai tradita!》
《Oh, e tu pensi di potermi rimpiazzare!?》 Chiese la donna, ormai in piedi in tutta la sua altezza, la voce carica di disprezzo, di derisione. 《Credi forse che lei potrebbe amare un animale rabbioso come te? Guardati, sei solo…》
Un fiotto di sangue sgorgò dalla sua bocca, tagliando sul nascere le sue parole. Marjolaine barcollò indietro, confusa, un dolore sordo che la aggrediva e le toglieva il fiato dai polmoni. Abbassò gli occhi sul proprio petto, dove il pugnale di Leliana era affondato fino all’elsa. Una macchia rossa si stava espandendo, rovinando la stoffa del lussuoso vestito.
Leliana era in piedi di fronte a lei, lo sguardo cupo. 《Ti voglio fuori dalla mia vita Marjolaine. Non volevo arrivare a questo, ma sappiamo che è l’unico modo.》


La donna emise un verso strozzato, gli occhi sbarrati e colmi di terrore mentre boccheggiava nel tentativo a respirare. Il suo petto si alzava e si abbassava frenetico, il sangue che scendeva a fiotti ed imbrattava la stoffa della poltrona.
Aida sentì la porta dietro di loro spalancarsi, le due gigantesche guardie Tal-Vashoth che piombavano nella stanza con le armi in pugno. Non perse ulteriore tempo a riflettere.

Si mosse meccanicamente: la sua freccia volò rapida e colpì al ginocchio quello sulla sinistra. Lo vide accasciarsi a terra con un gemito di dolore, subito prima che Persephone gli piombasse addosso. Le sue spade sibilarono nell’aria poco prima che la testa del bestione rotolasse a terra con un tonfo sordo.
Il suo alleato provò a colpire la guerriera alle spalle, ma un enorme spuntone di roccia evocato da Wynne spaccò il pavimento e gli trapassò il fianco da parte a parte. Crollò a terra senza un fiato.


L’elfa si voltò subito verso Leliana e Marjolaine, una nuova freccia pronta, ma trovò la rossa in piedi di fronte alla poltrona, l’altra donna che giaceva riversa tra i cuscini. Il suo braccio pendeva immobile oltre il bracciolo, un coltello minuscolo scintillava tra le dita immobili.
Si avvicinò alla loro compagna, ma prima che potesse dire qualcosa, lei parlò 《Credeva volessi vendicarmi nonostante tutti questi anni.》 Scosse la testa, lo sguardo scuro puntato sulla piccola lama tra le falangi della donna. 《Non mi ha mai veramente amata. Non davvero. Forse quando le ero utile per i suoi inganni, ma niente di più. Ero solo uno strumento.》

Si voltò di colpo, uscendo dalla porta, e le sue compagne la seguirono senza degnare di uno sguardo il corpo senza vita di Marjolaine, il pugnale ancora conficcato nel suo petto.
Aida la vide camminare a passo veloce, superando la piazza. 《Leliana, aspetta!》 Provò a richiamarla, ma lei andò avanti senza mai voltarsi indietro, il capo chino sotto il mantello..
L’elfa si morse il labbro preoccupata, ma poi sentì la mano di Wynne sulla spalla, un sorriso materno sulle sue labbra. 《Vai da lei.》 Disse.


La più giovane esitò solo un secondo ad andare, ma svanì rapida fra le vie, e Persephone si voltò verso l’anziana maga. 《Credi che dovremmo aiutarle?》
Lei scosse la testa. 《Quella conversazione non è per le nostre orecchie e molto presto le guardie arriveranno e inizieranno a cercare l’assassino di Marjolaine. Le aspetteremo nella piazza.》


**


Aida seguì Leliana attraverso le strade, e quando la trovò, vide che si era fermata davanti dalla chiesa: il rosone recava il simbolo del sole andrastiano e poteva sentire chiaramente la musica che accompagnava le funzioni.
Si avvicinò anche lei, cercando le parole, ma come al solito non le venne in mente nulla. Le si accostò e basta, mordendosi il labbro con i denti aguzzi.
《Non vuoi entrare?》 Domandò, indicando la chiesa
L’altra scosse la testa. 《Non so neanche perché sono venuta qui. Un tempo la Chiesa mi ha ridato la pace, ma forse è stata solo pia illusione. Mi è bastato rivederla perché tutto mi ritornasse in mente.》

Aida aggrottò le sopracciglia. Aveva pensato che vedere Marjolaine morta l’avrebbe fatta stare meglio, ma a quanto pareva si era sbagliata.
Leliana si voltò verso di lei, la voce incrinata. 《Voglio che tu sappia che non penso nulla di quello che ha detto. Mi dispiace così tanto per quello che hai dovuto sentire. Non ti ho mai vista come un animale rabbioso o come uno strumento, lo giuro. Le sue erano solo bugie!》Strinse le labbra. 《No. Un fondo di verità c’era: io sono come lei.》
L’elfa sbarrò gli occhi. 《Ma di che stai parlando?》

La rossa sospirò. 《Ti ricordi quando mi hai detto che uccidere Vaughan ti era piaciuto? Che ti aveva fatto sentire bene? Quella è la stessa sensazione che ho provato io ogni volta che trovavo un nuovo bersaglio. Non mi importava chi fosse, se avesse una famiglia o qualcuno che lo amava. Per me erano solo fonte di adrenalina. Ingannarli, attirarli in trappola… mi dava soddisfazione. E da quando ho lasciato Lothering è di nuovo così: mi piace vedere la paura negli occhi dei miei nemici, non vedo altra soluzione che la violenza, proprio come un tempo. Proprio come faceva lei.》
《Tu non potresti essere più diversa!》 Replicò Aida, mettendole una mano sulla spalla. 《Tu sei una brava persona, Leliana. Lo resterai sempre, anche se hai ucciso e manipolato gli altri. Hai sempre cercato di avere compassione quando potevi e appena hai avuto quella visione, sei subito partita per affrontare la prole oscura senza sapere se saresti tornata o no.》

《Forse non c’è mai stata la visione.》 Rispose lei, gli occhi lucidi. 《Il guardiano delle ceneri aveva ragione: forse mi sono inventata tutto. Forse ero stufa di essere solo una delle tante asserenti del Monastero, forse volevo tornare a vivere avventure! Forse mi sono davvero detta che era il Creatore a volerlo per avere una scusa, per sentirmi speciale, diversa.》
Aida la costrinse a girarsi. 《Ma tu sei qui. Questo conta! Hai scelto di aiutarci anche se non eri costretta. Hai sentito Marjolaine: ti ha spiata per dieci anni, ha continuato a tenerti d'occhio anche se tu non pensavi più a lei. Si è consumata nella sua paranoia mentre tu andavi avanti e non avrebbe agito per il bene degli altri neanche se il Creatore in persona glielo avesse chiesto! Tu non sei così.》

La rossa sospirò 《Avrei potuto trovare un altro modo. Quando ha iniziato ad insultarti ho perso la testa. Non avrei mai dovuto trascinarti lì, ho abusato della tua amicizia per…》
《Tu mi hai dato possibilità! Mi hai aiutata a guarire. Senza di te, io avrei massacrato i Lupi mannari e ora probabilmente sarei ancora in quella foresta asoettando una vendetta che non sarebbe mai arrivata. E riguardo Marjolaine, hai fatto quello che dovevi.》 Disse perentoria. 《Ti ha cercata lei e sai bene che non ti avrebbe fatta uscire da lì viva. La colpa non è tua.》 Leliana la stava fissando impressionata, gli occhi ancora lucidi di lacrime, e lei sentì le guance bollenti. Non si era mai aperta tanto. 《E tu almeno hai avuto la forza di affrontare le tue paure》 Aggiunse alla fine.
Rivolse lo sguardo verso le case dell’Enclave, visibili a malapena ormai, il cuore che fremeva ancora. Avevano concordato che lei, Iselen, Runaan e Zevran sarebbero andati lì la notte seguente, ma non sapeva cosa ci avrebbero trovato. Forse non lo voleva sapere.


Sentì delle dita affusolate intrecciarsi alle proprie e si girò nuovamente verso Leliana.
《Grazie, Aida. E non preoccuparti. E' tutto pronto per la vostra incursione, e andrà tutto bene, ne sono certa.》
L’elfa scosse la testa. 《Se vuoi, posso restare con te. Non voglio lasciarti da sola, soprattutto non adesso.》

La rossa strinse le dita. 《No, so quanto conti per te.》
《Anche tu conti molto per me!》

L’orlesiana sorrise leggermente, le guance colorate di rosa. 《Mi hai già aiutata più di quanto meritassi. Questa però è una cosa che devo affrontare da sola.》 Rivolse lo sguardo verso la chiesa. 《So che hai ragione: non volevo che finisse così, ma Marjolaine ha avuto ciò che si meritava. Ora spetta a me scendere a patti con il mio passato e col Creatore.》
Il suo viso pareva calmo, però Aida sentì comunque un odore triste che le fece pizzicare gli occhi. La ragazza poteva provare a nascondere le sue emozioni, ma con lei era inutile. Sapeva che stava soffrendo.
Ma poi venne sommersa dal suo familiare profumo di fiori di Grazia di Andraste quando le sue braccia la strinsero. 《Però ti sono davvero grata. Per tutto.》
L’elfa sentì il cuore mancare un battito, ma ricambiò la stretta, ne sentì il calore e la morbidezza dei suoi capelli sulla guancia. Guardò anche lei il rosone della chiesa. Il vetro colorato brillava maestoso e mentre il profumo della ragazza la avvolgeva, rivolse una preghiera al Creatore. Sperava che Lui e la sua sposa continuassero a vegliare su di loro.


**


《Ed eccoci arrivati, amici miei!》 Esclamò Micah allegramente, indicando un grande edificio a più piani dalle eleganti ringhiere di metallo. 《Una delle principali attrazioni di Denerim: la Perla!》
Iselen fissò la costruzione con un sopracciglio alzato. Avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere quando la sua amica aveva invitato a lui, Zevran, Jowan e Oghren a fare una passeggiata. 《Micah, ci hai veramente portati in un bordello?》

La nana ghignò 《Non “un bordello”, il miglior bordello di tutto il Ferelden! Fidati salroka, non troverai servizi migliori da nessuna parte.》 Disse sorniona.
Oghren emise un fischio ammirato, gli occhi puntati sulle forme procaci delle due donne che li stavano salutando all’ingresso, lo sguardo lucido di alcol come sempre. 《Se avessi saputo di questo posto, avrei lasciato Orzammar ben prima.》 Disse, prima di entrare con un sorriso sbilenco, la mano vicina alla sua fidata fiaschetta.
Ormai sembrava essersi ripreso dalla perdita di Branka. Nonostante continuasse a bere liquore come se fosse acqua, il suo umore sembrava molto più stabile. Lo vedevano sorridere spesso mentre scambiava battute e storielle con Micah e Zevran e quando si divertiva a mettere in imbarazzo Alistair e Jowan. Persino la sua igiene sembrava essere migliorata, nonostante Aida continuasse a mettere quanta più distanza possibile tra lui e il suo naso, e ora sembrava pronto ad entrare nell'edificio.

Invece Jowan, accanto a lui, arrossì violentemente quando un’elfa molto graziosa in abiti succinti e dai lunghi riccioli castani lo salutò maliziosa attraverso la finestra e Iselen pensò seriamente di tornare nella biblioteca del palazzo dell’arle.

Micah notò la sua espressione e sbuffò. 《Andiamo, salroka, tu più di tutti hai bisogno di rilassarti. Guarda il lato positivo, almeno qui tu e Zevran non sarete i soli ad urlare.》
Il mago sentì l’assassino ridacchiare dietro di lui e le sue guance diventare bollenti. Non aveva ancora ben capito quale fosse il rapporto che li univa: erano sempre andati d’accordo, ma dopo quella notte passata insieme ad Orzammar, si era ritrovato a cercare il calore dell’antivano sempre più spesso.
La sua presenza era irruente, luminosa, e averla accanto era piacevole. Il suo tocco, i suoi baci, le sue dita tra i propri capelli… lo facevano stare bene quasi quanto gli amplessi che condividevano regolarmente.
Con lui non provava repulsione o paura. Svegliarsi tra le sue braccia o sentire il suo profumo sulla pelle non gli provocava incubi, anzi gli piaceva fin troppo. Sentirlo accanto lui scacciava le paure, i ricordi e lo sporco che lo avevano torturato per anni. E godeva delle attenzioni che dedicava alla cicatrice sul suo petto, più di quanto avrebbe rivelato.
Stare con lui era, in una parola, "bello".
Però i loro amici gli avevano fatto notare che le loro “sessioni notturne” non erano discrete come aveva sperato, e ovviamente Micah coglieva ogni occasione per ricordarglielo o per fare stupide battute a riguardo!


Sentì qualcuno sfiorargli il braccio e si voltò proprio verso Zevran, che aveva tirato fuori il suo migliore sorriso. 《Andiamo, mio custode. Ho sentito dire che i letti qui sono davvero magnifici.》 Mormorò allusivo
Il mago, se possibile, arrossì ancora di più ed emise uno sbuffo esasperato 《Siete tremendi》

Micah ghignò sorniona, rifilandogli una pacca sulla schiena e accompagnandoli attraverso il portone. Sbucarono in un atrio molto ampio che dava su una sala colma di tavoli in gran parte occupati: I mobili di legno lucido e le pareti riflettevano la luce delle torce, creando un’atmosfera languida ed invitante.
Molti giovani uomini e donne in abiti succinti si muovevano eleganti tra gli avventori, attirando i loro sguardi con le loro movenze sinuose. Tra loro vide umani, elfi e persino un paio di nani dagli ampi pettorali villosi che le rivolsero un cenno allusivo, i muscoli che guizzavano sotto la pelle scintillante di olio.
L’aria era colma di un profumo di alcol, legno e anche qualcosa di esotico che non riusciva a riconoscere. Roba antivana sicuramente.

La parete accanto a loro era occupata da un'ampia serie di scaffali di bottiglie dall’aria costosa. Un giovane uomo dagli abiti succinti le stava analizzando attentamente, le lunghe dita olivastre che si muovevano esperte, e i suoi occhi languidi ebbero un guizzo quando la nana gli mise davanti un sacchetto colmo di monete.
《Dacci la roba migliore che hai! Oggi vogliamo divertirci!》 Esclamò lei, un ghigno storto in faccia.
《Vedo.》 Disse lui con aria saputa, scegliendo una bottiglia dagli scaffali e riempiendo cinque boccali con un liquore scuro che profumava di spezie. Glieli porse con maestria, piegandosi sul bancone quel tanto che bastava per mettere in mostra i pettorali scolpiti.


Oghren ne afferrò un paio e li tracannò in un attimo, il volto che si illuminava soddisfatto. 《Ehehhh. I primi di molti.》 Borbottò allegramente, mentre Micah assaggiava con gusto la bevanda, le bollicine che le frizzavano in gola, e ne passava un altro boccale ad Iselen.

Il mago lo assaggiò dopo un attimo, un piacevole calore che si diffondeva nel suo corpo. Forse Micah aveva ragione: aveva bisogno di rilassarsi un po’.
Si godette le note speziate, gli occhi che studiavano l’ambiente. Notò Zevran conversare amabilmente con una coppia di giovani uomini sorridenti e nudi da capo a piedi: quello sulla sinistra rivolse un sorriso invitante anche a lui. Jowan invece era seduto di fronte all’elfa che li aveva salutati prima, rosso fino alle orecchie e anche lui con un paio di bicchieri di vino davanti.
Però la sua attenzione e quella di Micah furono calamitate quando uno schianto potente, seguito da una rabbiosa voce maschile, rimbombò per tutta la stanza.
《Siamo stufi delle tue chiacchiere, bellezza. Dicci subito dove sono i nostri soldi!》

Quattro bruti dalla pelle cotta dal sole e coperta di tatuaggi, di certo pirati, avevano circondato un tavolo al quale era seduta una donna dalla pelle scura. Il più grosso di tutti, sicuramente il capo, aveva il pugno ancora piantato nel legno.
La donna, dal canto suo, continuò a bere dal suo boccale con aria chiaramente annoiata, gli occhi scuri che brillavano come i grossi gioielli d’oro che ornavano il suo collo e i suoi lobi. 《Foste stati più furbi, magari avreste ancora i vostri soldi.》
《Tu! Brutta sgualdrina!》


Micah afferrò i pugnali appena vide l’uomo che aveva urlato alzare una scimitarra. Non avrebbe lasciato che un coglione qualunque le rovinasse la serata, ma restò a bocca aperta quando la donna si alzò rapidissima e lo colpì allo stomaco col manico di una daga che aveva tirato fuori da chissà dove, per poi eseguire una piroetta e fargli lo sgambetto, facendolo cadere e mandandolo a sbattere col mento sul tavolo.
Ora che la guardava meglio, era davvero magnifica: le lunghe onde di capelli neri erano tenute ferme da una bandana blu e la figura slanciata dalle curve generose era messa in risalto da una camicia attillata dalla scollatura vertiginosa che non lasciava nulla all’immaginazione.

La vide girarsi verso gli altri uomini, la posa rilassata e provocatoria, le labbra piene piegate in un sorriso ferino che le piacque all’istante. Quella tipa era davvero forte.

Gli altri pirati scattarono in avanti per afferrarla, ma lei si limitò a sorridere di più. Schivò l’assalto del primo senza il minimo sforzo, il suo corpo che si muoveva sinuoso, guardandolo schiantarsi per la troppa foga sulle sedie dietro di lei. Il secondo provò a colpirla dal fianco con la sua enorme scimitarra, ma lei respinse la sua lama con la propria in un movimento fluido, le sue labbra ad un soffio dal viso dell'avversario, prima di ficcargli la daga nella coscia e girarsi giusto in tempo puntarne un’altra alla gola dell’ultimo uomo. Una goccia rossa colò fino al suo petto.
Quello lasciò cadere la sua spada, afferrò I suoi compagni e se la diede a gambe attraverso la porta, mentre la donna rideva soddisfatta. 《E ringraziate che ho preso solo i vostri soldi stavolta!》 Urlò, prima di finire il suo boccale e girarsi verso di loro, le labbra ancora umide. 《Visto che vi siete goduti lo spettacolo, che ne dite di offrirmi un altro giro?》
《Ohhh. Io te ne offrirei anche mille!》 Esalò Oghren estasiato, gli occhi che divoravano avidamente le sue curve.

La donna gli rivolse uno sguardo disgustato, ma si girò di scatto quando una risata conosciuta riempì la stanza. 《Isabela! Non hai perso la tua incredibile maestria con le entrate in scena!》 Esclamò Zevran allegramente.
L’altra lo osservò un secondo, sorpresa, per poi ridere a sua volta. 《E tu sei sempre un vero maestro con le parole, Zev. Cosa mi racconti? Sei qui per affari... o per piacere?》 Domandò, un sorriso carico di promesse.

L’antivano ridacchiò. 《Oh, Bela, sapessi. Diciamo che la mia carriera ha avuto qualche cambiamento e ora sto aiutando i custodi grigi a salvare il Ferelden dal Flagello.》 Disse, accennando ad Iselen e tutti gli altri.
Isabela si voltò verso il mago, gli occhi di colpo velati di malizia. 《Un custode grigio? Impressionante.》 Commentò, osservandolo interessata. 《Non ho mai avuto un membro del tuo ordine a bordo della mia nave, ma sappi che la mia ospitalità è leggendaria.》

L’elfo dalla pelle scura sentì le guance diventare bollenti: non era difficile intuire cosa intendesse con “ospitalità”. 《Quindi vi conoscete?》 Chiese a Zevran
《Oh assolutamente.》 Ghignò lei, sorniona. 《Ti ricordi di mio marito, Zev?》

L’elfo ghignò a sua volta. 《Sappiamo entrambi che stavi già meditando di ucciderlo, mia cara.》
《Beh, di certo sa combattere.》 Si intromise Micah.

《Oh, quello non era nulla.》 Sbuffò la pirata. 《Quei tipi erano difficilmente una minaccia.》
《Ma hai comunque sfruttato la loro stessa stazza contro di loro.》 Rispose la nana.

Un lampo curioso illuminò gli occhi scuri della donna 《Vedo che abbiamo un’intenditrice qui.》
《Ah, me la cavo.》 Si schernì la nana.

《Si, abbastanza da uccidere due alti draghi.》 La rimbeccò Iselen, un tenue sorriso in volto.
La pirata emise un fischio ammirato. 《Ditemi ufficialmente impressionata. Ed in effetti è da un po' che non partecipo ad un duello degno di questo nome.》 Disse, piegandosi verso la nana. 《Ti faccio una proposta, amica mia: se riuscirai a battermi in una partita di carte, sarò più che lieta di combattere con te e mostrarti le mie vere abilità. Hai mai giocato a grazia malevola?》 Domandò, tirando fuori dal nulla un mazzo di carte dall’aria vissuta.

La nana le fissò per un attimo, incerta. Aveva sentito nominare quel gioco da alcuni nani del Karta, era popolare nei Liberi Confini, ma non aveva mai giocato
《In realtà, no.》 Disse
《Peccato.》 Commentò Isabela, un filo di delusione nella voce. 《Ho sempre pensato che il modo migliore di conoscere un'avversaria fosse il gioco d'azzardo.》
La nana sbuffò seccata, ma Jowan si mise in mezzo. 《Beh, io ci so giocare.》

Tutti si girarono verso il mago con aria sorpresa. Aveva salutato l'elfa con cui stava bevendo e ora era in piedi dietro di loro, le dita intrecciate nella sua solita posa nervosa. 《Che c'è?》 Chiese imbarazzato, quando vide i loro sguardi. 《Credo sarebbe interessante vederle combattere!》
La pirata sorrise seducente, le gambe accavallate mentre invitava il moro a sedersi con un gesto della mano. 《E allora vieni pure, zuccherino.》


L'altro arrossì violentemente, ma prese posto davanti a lei, pescando le carte e dando inizio alla partita.
Micah li osservò curiosa fare le loro puntate: lei non aveva mai perso il suo sorriso sicuro, muoveva le carte con la stessa grazia con cui aveva battuto quegli energumeni, lui invece era concentrato, rigido.
Li vide passarsi molte mani, fino a quando la pirata non pescò una carta quasi del tutto nera. 《L'angelo della morte.》 Affermò. 《Scopriamo le carte》

Quando le girò, la nana vide quattro carte con immagini simili a cavalieri e Jowan sgranare gli occhi per la sorpresa. La pirata sorrise soddisfatta. 《Credo di aver vinto. Vorresti provare una nuova partita, tesoro?》
Allungò la mano verso il banco, ma Jowan la fermò, un sorriso furbo in faccia. 《In verità… ho vinto io!》 Disse con un’inusuale sicurezza, mostrando due carte con figure di angeli e altre tre con immagini di cavalieri. Tutte con gli stessi simboli sui lati!


Isabela sgranò gli occhi: quella era la mano più fortunata che avesse mai visto! Allontanò la mano sbuffando. 《Si, immagino che abbia vinto tu.》 Disse, per poi girarsi con un nuovo sorriso sicuro verso Micah. 《E questo vuol dire che io ti devo una sfida. Seguitemi.》
《Oh si. Ovunque.》 Borbottò allegro Oghren, gli occhi sempre fissi sui fianchi ondeggianti della donna, mentre gli altri si alzavano, la nana prima fra tutti.

《Vedo che non hai dimenticato i tuoi vecchi trucchetti.》 Sentì Iselen sussurrare a Jowan, che assunse un'aria di finta innocenza, chiaramente divertito.
《Non ho idea di cosa tu stia parlando.》
《Avresti dovuto dirmi che il tuo amico era così abile con le mani, mio custode. Avremmo potuto divertirci》 Esclamò Zevran divertito, facendo arrossire il moro e ridere ancora di più la nana, che inforcò la porta. Aveva proprio voglia di combattere!


**


Micah alzò uno dei due pugnali per parare, riuscendo a deviare per un soffio l’ennesimo colpo di Isabela.
Sentiva il cuore pulsare nelle orecchie e l'eccitazione scorrere. Nella sua vita aveva affrontato moltissimi combattenti che usavano due lame, ma quella donna aveva una tecnica che non aveva mai visto: si muoveva come se stesse danzando. Ogni sua mossa era rapida, fluida, e capace di sfruttare ogni mossa propria e del suo avversario: neanche sapeva da quanto stessero lottando.
Inizialmente, aveva sfruttato la loro differenza di stazza per prenderla alla sprovvista e colpirla dal basso, ma la pirata si era ripresa in fretta ed era riuscita a spingerla in difesa con poche mosse. Nemmeno Jarvia era riuscita a metterla tanto in difficoltà.

Affondò in avanti per colpirla al bassoventre, ormai aveva capito che non doveva darle tregua se voleva batterla, ma la pirata si spostò all'ultimo secondo e Micah sentì qualcosa di caldo e denso scivolarle lungo la guancia.
Si pulì il sangue con un pollice con un ghigno lieve: non poteva credere di essere stata colpita, fosse stato un combattimento serio forse sarebbe morta.
Ghignò. Si stava divertendo da morire! Ma non ebbe tempo di pensarci quando sentì un movimento dietro di sé.


Si girò di scatto, riuscendo a parare entrambe le lame della donna quando cercò di attaccarla al fianco, e prima che lei potesse spostarsi, usò il suo secondo coltello per tracciare un lungo taglio lungo la coscia.
《Però. Davvero notevole.》 Disse lei, sfiorando la parte lesa con un sorriso sulle labbra, una daga ancora rivolta verso di la nana.
《Anche tu non sei male.》 Affermò Micah con un nuovo ghigno in faccia e un leggero fiatone, prima di sollevare nuovamente i coltelli d'istinto.

Isabela la attaccò da davanti stavolta, per poi farle uno sgambetto per farla cadere, ma la nana scattò in avanti all'ultimo e cercò di colpirls con una testata dritta in mezzo alla fronte, ma lei si spostò di nuovo all'ultimo secondo, facendola atterrare malamente.
Micah si alzò subito, i pugnali pronti nonostante la fatica e il cuore ancora a mille, e appena si voltò, incrociò nuovamente le lame della pirata
Lei ghignò un po' di più, abbassando le armi. 《Se mai tu e i tuoi amici vi stufaste di cacciare arcidemoni, vi prenderei volentieri a bordo. Potreste insegnare qualcosa a quel branco di idioti della mia ciurma.》
La nana si fece sfuggire una risata. La vita da pirata non era così diversa dal Karta in effetti, ma poi sentì un brivido al pensiero delle navi, della puzza di pesce e di quel continuo, nauseante ondeggiare che rivoltava lo stomaco peggio di qualsiasi cavallo! Per non parlare del navigare sulla voragine senza fondo e soprattutto senza aria del mare ed essere soggetta a tutte le stronzate che il cielo avrebbe tirato!
《No grazie.》 Disse. 《Non è la vita che fa per me》


《Però sarebbe interessante vedere il mare per la prima volta.》 Sussurrò Iselen, muovendo le dita per guarire le ferite delle due donne.
Isabela aggrottò la fronte 《Come sarebbe?》

Il mago si voltò verso di lei. 《Io e Jowan abbiamo passato la vita al Circolo. Fino ad un anno fa, non eravamo mai visto cosa c'è oltre il lago Calenhad》
Da sorpresa, l’espressione della pirata divenne di colpo oltraggiata. 《Zev! So che con un faccino del genere non vorresti vedere altro che la camera da letto, ma avresti potuto far fare anche altri tipi di esperienze ai tuoi nuovi amici!》

L'antivano fece spallucce. 《Scusa, Bela, ma questa sciocchezza del Flagello ci ha distratti dal nostro piano di fare i turisti.》
La donna gli rivolse un ghigno divertito. 《Tranquillo, ci sono io a rimediare alle tue mancanze》 Disse, per poi girarsi verso i due maghi. 《Non sapete cosa vi siete persi. Non c'è niente di meglio del sentire la risacca sulla pelle e lasciare che la spinta delle onde ti prenda. E quando issi le vele e, è un senso di libertà totale. Ti fa sentire vivo.》 Esclamò, gli occhi brillanti, prima di avvolgere le spalle di Iselen e Jowan, il viso un soffio dai loro. 《E io sarei lieta di farvi conoscere tutto ciò. Il mio invito a vedere la mia nave è ancora aperto.》

Micah rabbrividì alla sola idea. La pirata poteva condirla con tutte le belle parole che voleva, ma lei non aveva intenzione di mettere piede su nessuna nave! Peccato però che Zevran si intromise con il suo solito, dannatissimo entusiasmo!
《Beh potrebbe essere un'ottima idea. Dopotutto, abbiamo ancora tempo.》
《E allora venite.》 Lì invitò la pirata allegramente.
La nana osservò I suoi tre compagni seguirla con una vena che pulsava sulla fronte. Ma certo! Grande idea lasciare la sicurezza della terra ferma per salire su una bagnarola circondata dal mare, quando tra di loro probabilmente solo Zevran sapeva nuotare!
Era sicura che anche Oghren ci avrebbe pensato, se non fosse stato troppo impegnato a fissare Isabela come se fosse stata un nug arrosto coperto di miele!

Cercò di farli desistere, ma un tonfo la fece girare di scatto verso un angolo: un’asse di legno era caduta a terra, anche se non c'era un filo di vento.
La nana assottigliò gli occhi, i suoi vecchi istinti da senzacasta che si risvegliavano mentre si guardava attorno frenetica inutilmente in cerca del nemico. Non volava una mosca.
Emise uno sbuffo dal naso: forse era stato solo un animale, ma qualcosa le diceva di stare in guardia.
Provò a girarsi verso i suoi compagni per chiedere se loro avessero visto qualcosa, ma vide che erano già lontani. 《Cazzo! Aspettate!》 Urlò, correndogli dietro.


Si fecero strada tutti insieme verso il porto attraverso le strade polverose, Isabela che apriva la strada ancheggiando, ma Micah non smise di gettare occhiate dietro di sè fino a quando un odore salmastro le fece arricciare il naso infastidita.
Davanti a lei c'era il porto di Denerim. Era situato fuori dalle mura, affacciato sull'insenatura che conduceva al mare del risveglio, le cui onde sciabordavano con quel rumore che sapeva di nausea, come se la puzza di alghe non bastasse. Non era grande come altri, ma era altrettanto sporco e molte navi di dimensioni notevoli vi erano ormeggiate.
Isabela si diresse sicura verso una in particolare: un brigantino di legno scuro dall'aria maestosa con tre grandi alberi maestri e la forma affusolata tipica di navi fatte per fendere le onde rapide e agili. Le grandi vele bianche giacevano ammainate e la polena dalla forma di una sirena dai lunghi capelli ornava la prua e l'enorme sperone ad esso collegato. A Micah venne mal di mare al solo vederla.


《Eccola qui. La nave più veloce che abbia mai solcato i mari: Il richiamo della sirena.》 Esclamò la pirata con un sorriso fiero, mentre un elfo faceva capolino dalle sartie. Aveva capelli rossi incrostati di sale, la pelle bronzea coperta di tatuaggi e tratti molto duri per un elfo; al suo fianco una lunga scimitarra brillava come il dente d’oro che mostrò quando sorrise
《Ehilà capitano! Nuove reclute?》 Urlò.
《Nah, Casavir. Solo un vecchio amico e un gruppo che non aveva mai visto il mare, anche se in effetti potrebbero fare il culo a te e al resto della ciurma》


Micah ghignò orgogliosa a quel commento, mentre l'elfo rifilava un giocoso dito medio alla donna e scendeva a terra, quel sorriso sempre in faccia.
《Siete qui per provare la leggendaria ospitalità del capitano ora che la ciurma è fuori a bere?》 Chiese malizioso.
Isabela ghignò. 《Diciamo che ci stanno ancora pensando》 Disse, rivolgendosi al gruppo. 《Vi presento il mio vice, Casavir. È un pallone gonfiato che non sta mai zitto, però ci sa fare con la spada.》
L'altro si esibì in un inchino assolutamente ridicolo, ma un sibilo attraversò l'aria e una freccia si piantò nel fianco della nave e l’atmosfera divertente svanì.


Tutti si girarono di scatto, le mani già sulle armi, e un secondo dardo si piantò a poca distanza dai loro piedi
《Oh Zevran, quanto dei caduto in basso. Anni fa non ti saresti fatto cogliere di sorpresa tanto facilmente.》 Disse una voce dal forte accento antivano, mentre un giovane uomo in armatura leggera emergeva dalle ombre dietro i loro. Con lui c'erano altre sei persone, quattro elfi e due umani, tutti armati di archi e coltelli.
Zevran indurì lo sguardo. 《Taliesin.》
L'altro sorrise ferale, gli occhi che si spostavano su Iselen. 《Sai, speravo di trovarti insieme a tutti i custodi grigi, ma temo che dovrò accontentarmi di ucciderne solo uno.》


La nana strinse I coltelli: sapeva che qualcuno li stava seguendo, e a quanto pare si trattava dei dannati Corvi di Antiva! Certe volte odiava avere ragione!
Tenne gli occhi fissi su Zevran, in attesa di un suo segnale per attaccare. E lo stesso fece Iselen, il suo bastone che già scintillava di blu. L'antivano era davanti a lui, come se volesse difenderlo dagli occhi del nemico.
Taliesin sorrise di più. 《Non pensavo che ti fossi rammollito tanto, ma hai sempre avuto un debole per i grandi occhi scuri. Ti ricordano Rinna vero?》
Zevran strinse i denti per la rabbia. 《Taliesin, non tornerò dai Corvi. Anzi, faresti meglio ad andartene; non vale la pena morire per un incarico impossibile.》

L’altro rise. 《Avanti, Zev, la vita da ammazza prole oscura non fa per te. Torna con noi. Troveremo una scusa, come l'ultima volta, e tutto sarà come prima. Magari se mi consegni adesso il custode, ti darò anche una parte di ricompensa.》
Micah si lasciò sfuggire uno sbuffo derisorio. 《E i Corvi si dicono furbi.》 Disse, mentre l’elfo alzava i coltelli.

《Mi spiace, vecchio amico, ho fatto la mia scelta.》
Taliesin storse la bocca 《Tutto per un bel faccino?》
Stavolta, l'elfo scosse la testa. 《Non solo, Taliesin. Ho imparato che ci sono cose più importanti di una sana scopata. Mi spiace che tu non le scoprirai mai.》


Iselen non esitò un attimo in più. L'aria gelò, così come le onde del mare, mentre enormi spuntoni di ghiaccio emergevano dal terreno, sgretolando la pietra e dirigendosi dritti verso i Corvi.
Taliesin e quattro suoi alleati si spostarono in tempo, ma altri due vennero travolti e trapassati in un attimo, la loro carne che diventava fragile come vetro e andava in frantumi.
Zevran li vide puntare verso il mago e si avventò subito sul suo antico compagno, i loro pugnali che cozzavano in un mare di scintille.
Micah cercò di colpire il loro nuovo nemico sulla sinistra, ma una spada fermò i suoi coltelli. Un altro umano dai capelli biondi si frappose tra lei e il suo amico, un ghigno sicuro in faccia, e la nana si mise in posizione. Vide una barriera alzarsi tutto intorno a sé e intuì che Jowan si era unito al combattimento.

Il suo avversario cercò di colpirla dall'alto, ma la lama cozzò contro la protezione magica, e la nana ne approfittò per attaccarlo da davanti, muovendosi rapidissima per superare la sua guardia.
Il suo avversario parò a fatica, la sua spada inutile contro la barriera e lei ghignò. Quel tipo non era alla sua altezza, né a quella di Isabela.
Con una finta, gli piantò un pugnale nel ginocchio e quando quello si accasciò urlante, gli ficcò il secondo nella gola, il suo sangue che imbrattava il terreno.


《Ora si che ci divertiamo!》 Esclamò Oghren davanti a quella scena, caricando in avanti con l'ascia già tesa
Un elfo armato di arco cercò di colpirlo con una delle sue frecce, ma il nano vibrò la sua arma contro di lui prima che potesse scoccare.
Il suo busto esplose in una fontana di sangue e viscere, mentre il nano si girava per fronteggiare un altro avversario, un ghigno feroce in faccia.
Una ragazza armata di pugnali scattò rapidissima verso di lui, evitando l'ampia ellissi tracciata dall’arma e cercando di colpirlo al fianco, ma di colpo sputò un grumo di sangue rosso scuro, mentre la lama di una scimitarra spuntava dal suo petto.
Si girò quel tanto che bastava per vedere il dente d'oro di Casavir scintillare allegro, prima che l'arma fosse rimossa dal suo petto. Crollò senza un lamento, l'espressione di vacua confusione impressa in eterno sul viso.

Taliesin però non fece caso alla sua morte o a quella degli altri suoi compagni, gli occhi neri erano puntati in quelli di Zevran, i loro pugnali intrisi di veleno che non riuscivano a intaccare la pelle.
Iselen e Oghren si avvicinarono, le armi pronte, ma l'antivano fece segno a entrambi di stare indietro.
《Questa è la mia battaglia!》 Urlò, parando l'ennesimo affondo. Nessuno aveva mai visto con un’espressione così seria.


I due continuarono a scambiarsi colpi, fino a quando l'ultimo elfo dei Corvi ancora in vita scivolò dietro il biondo per colpirlo alle spalle, ma il suo pugnale rimbalzò contro una barriera luminosa.
L’assassino si girò di scatto con un singulto di stupore, appena in tempo per vedere gli occhi furibondi di Iselen, prima che la sfera del suo bastone lo colpisse alla testa.
Questa si congelò all'istante in un urlo di muto orrore, prima di andare in frantumi sul terreno, il corpo ancora scosso da leggeri spasmi, ma Zevran non ci fece caso, troppo concentrato su Taliesin.
Il loro scontro era in perfetto equilibrio. Nessuno dei due era riuscito a ferire l'altro, e sarebbe andata avanti così per ore, ma poi un'ombra scivolò alle spalle di Taliesin e gli conficcò i pugnali nelle reni.

L'assassino vomitò un fiotto di sangue sull'armatura di Zevran, gli occhi neri sbarrati per la sorpresa che si specchiavano in quelli del suo vecchio compagno, prima di cadere in avanti e rivelare la figura allegra di Isabela.
《Questo è per aver ucciso mio marito senza farmi partecipare, Zev.》
《Bela, sei crudele.》 Rispose l'elfo col solito tono, ma i suoi occhi erano puntati sull'altro Corvo, sul suo sangue e sulla vaga sorpresa pietrificata sul suo viso.


Iselen gli si avvicinò. 《Stai bene?》
Lui sospirò. 《Sapevo che i Corvi non si sarebbero arresi, non hanno mai rinunciato ad un contratto, ma sinceramente speravo di non rivederlo mai più. Eravamo molto legati un tempo, prima che io commettessi un errore》 Scosse la testa. 《Se solo mi avesse dato retta…》


Il mago strinse le labbra: avrebbe voluto confortarlo in qualche modo, però non trovava le parole. Zevran gli aveva raccontato decine di storie sulle sue avventure, ma niente di concreto sul suo passato.
Aveva sempre detto che tra i Corvi non si poteva avere legami, che fin da bambini venivano addestrati ad affidarsi all'istinto e noin ai propri compagni, ma anche un estraneo si sarebbe accorto del dolore sul suo volto. Quei due erano stati davvero amici e forse anche di più.
E chiunque fosse Rinna, anche lei era stata preziosa.

Provò a mettergli una mano sulla spalla, a trasmettergli calore, ma l'antivano si alzò in piedi, una crepa malinconica nel suo solito sorriso. 《Io… mi serve un po' d'aria. A dopo》
Il mago lo vide allontanarsi verso il vicolo lì accanto senza aggiungere altro, i capelli biondi mossi dalla brezza marina.
Cercò di dirgli qualcosa, di richiamarlo, ma di nuovo, nessuna parola arrivò alle sue labbra. Abbassò la mano che aveva teso, stringendola in un pugno per la frustrazione. Quando Runaan aveva perso Tamlen, aveva saputo cosa dirgli, perché stavolta invece no?!
E soprattutto, continuava a pensare a ciò che aveva detto a Taliesin. Lui era una delle ragioni per cui Zevran non era tornato dai Corvi.

Aveva deciso di propria sponte di restare con lui, non perché gli doveva la vita o perché tra loro c'era una relazione fisica. Lo aveva preferito alla sua vecchia vita, la sola che avesse conosciuto. Sapeva che era illogico pensarci ora, persino stupido, ma l’idea gli scaldava il cuore molto più di quanto avrebbe mai ammesso. E lui non era riuscito neanche a dirgli qualcosa di utile!

《Non preoccuparti, tesoro.》 Lo rassicurò poi Isabela, mettendogli un braccio intorno alle spalle. 《Tornerà. Lui lo fa sempre. E stavolta ha una buona ragione per farlo.》 Aggiunse sorniona. 《In ogni caso, conviene sloggiare. Appena si accorgeranno dei corpi, questo posto sarà invaso dalle guardie e io non voglio il loro fiato sul collo》
《Oh, io vorrei il tuo fiato sul collo.》 Mormorò pigramente Oghren, venendo ignorato come al solito.


La pirata si diresse di nuovo verso le mura della città, Casavir al fianco e Oghren e Jowan subito dietro. Ma Iselen rimase fermo, rivolto verso il vicolo in cui era svanito Zevran, un peso fastidioso sullo stomaco.
Sapeva che l'elfo poteva cavarsela da solo, ma andare in giro da solo tra strade malfamate con il morale sotto i piedi era da sempre il modo migliore per restare feriti o peggio.


Micah notò la sua esitazione e si avvicinò. 《Sta tranquillo, Salroka, quella testa d'aria sa il fatto suo e non può starti lontana più di un'ora senza andare in crisi. Ritornerà presto.》 Disse, provando ad essere incoraggiante.
Il mago le rivolse un cenno di ringraziamento, ma qualcosa gli diceva che questa volta Zevran non si sarebbe ripreso così facilmente. Lui non lo aveva fatto dopo Solona, e non era stato lui a ucciderla.
Poteva solo sperare che non si mettesse in altri guai e che ritornasse sul serio. Voleva parlargli ancora.

Si avviò insieme alla nana e tutti gli altri verso la città, emettendo un nuovo sospiro mentre osservava il cielo e l'aria fredda dell'oceano gli pungeva le guance. Ormai stava scendendo la notte.
   
 
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