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Autore: Yellow Canadair    24/05/2023    4 recensioni
Lucci, Kaku e Jabura si svegliano nudi in un laboratorio sconosciuto. Dove sono? che è successo al resto del gruppo? perché non riescono più a trasformarsi? Tutte domande a cui risolvere dopo essere scappati, visto che sono giustamente accusati di omicidio plurimo.
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Nefertari Bibi è sparita da Alabasta: Shanks il Rosso l'ha portata via per salvarla da morte certa, perché qualcuno vuole il suo sangue per attivare un'Arma Ancestrale leggendaria. Ma i lunghi mesi sulla Red Force suggeriscono a Bibi che forse chiamare i Rivoluzionari potrebbe accelerare i tempi...
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Intanto Caro Vegapunk ha una missione per gli agenti: recuperare suo padre, prigioniero nella Sacra Terra di Marijoa. Ma ormai Marijoa è inaccessibile, le bondole sono ferme, e solo un aereo potrebbe arrivare fin lassù...
I Demoni di Catarina, una long di avventura, suspance e assurde alleanze in 26 capitoli!
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cipher Pool 9, Jabura, Nefertari Bibi, Rob Lucci, Shanks il rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dal CP9 al CP0 - storie da agenti segreti'
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Capitolo 22

Fiamme nell'abisso

 

«Smettila di preoccuparti, e stare lì, alla finestra.» disse Manin Morrell Mars, Astro della Saggezza dai lunghi capelli bianchi. «Qualsiasi cosa fosse, se ne sono occupate le Sentinelle d'Argento.»

Saint Jay Garcia Saturn si voltò, richiuse le soffici tende bianche, e lo fulminò con lo sguardo. «Smetterla? Un boato dall'alto e gli schiavi nella città bassa in completo subbuglio. Secondo me sta succedendo qualcosa.»

«Tanto è buio, da qui non si vede nulla.» sospirò Ouverture Carlos Mercury, aggiustandosi gli occhiali rotondi e trattenendo il suo nervosismo a fatica, mentre andava avanti e indietro sul tappeto della grande sala. «Non sappiamo cosa sia successo né abbiamo i mezzo per farlo, da soli. Aspettiamo che ritorni qualcuna delle Sentinelle, e avremo tutte le risposte.»

I Cinque Astri della Saggezza erano stati svegliati in piena notte e portati lì, nella loro sala delle udienze, ancora in pigiama e papalina: era il luogo in cui era più facile difenderli, e anche una delle sale più interne al Castello Pangea. Il pavimento era di marmo bianco, le pareti traboccavano di stucchi d'oro barocchi. Le loro babbucce si poggiavano su tappeti preziosi, mentre, da un lato, un caminetto acceso spargeva luce e tepore nell’agitata notte al castello.

Le Sentinelle d'Argento, poche ore prima dell'alba, avevano intercettato un rumore costante, sordo, dall'alto, che si avvicinava da ovest. Prima che potessero fare qualcosa, però, il panico si era diffuso nella città bassa, dove alloggiavano le migliaia di schiavi che lavoravano per i Nobili Mondiali. 

Alcuni drappelli erano stati mandati lì a sedare le risse e respingere quegli accattoni che cercavano la fuga, o che si accalcavano ai cancelli del castello; altri invece avevano l'ordine di pattugliare interamente tutta Marijoa: l'esterno della città degli schiavi, la strada nel bosco che portava alle bondole e poi a Redport, gli immensi campi coltivati che servivano per l'autonomia dei Nobili Mondiali. E poi ovviamente il castello stesso, le sue infinite stanze, i suoi corridoi, i suoi tetti di ardesia blu, i giardini con le fontane, i dolci boschetti dove i nobili giocavano a rincorrersi, le serre con le piante esotiche da tutto il mondo, persino il villaggio di campagna, costruito per guardare gli schiavi impersonare dei contadini felici. 

«A volte penso che tutto questo isolamento sia stato deleterio.» osservò Caster Angus Yupiter, togliendosi la papalina dalla testa rotonda, e cominciando a srotolare i bigodini dai baffi.

«Non cadere in questa tentazione.» tuonò infine il biondo e altissimo Max Halen Venus, l'unico perfettamente vestito in giacca e cravatta. «È stata una soluzione estrema, ma il mondo è stato a soqquadro per due anni… poteri impazziti. Pirati senza controllo. Non potevamo rischiare che il delirio arrivasse fin quassù, con mezza Marina fuori combattimento.»

«E meno male che molti di loro siamo riusciti a catturarli prima che facessero danni.» considerò Saturn. Visto che non poteva sfogare il suo nervosismo alla finestra si avvicinò al caminetto acceso, che scoppiettava nella sua nicchia di marmo bianco. Si poggiò alla mensola di marmo con una mano, prese uno degli attizzatoi dal manico di ottone dorato con l’altra, e cominciò a rimestare tra la cenere e i tizzoni. La fiamma si alzò più viva, una tiepida e piacevole vampa avvolse l’Astro in camiciola da notte e veste da camera.

«E due Soli.» completò Mercury. «Quel maledetto Monkey D. Rufy… sembrava la cosa più semplice del mondo aspettare che Cappello di Paglia esaurisse il suo potere e precipitasse in mare…»

Caster Angus Jupiter concluse grattandosi la testa pelata: «E invece le ottanta navi mandate per arrestarlo sono sparite.»  

«"Sparite", è ovvio che siano state distrutte dalla flotta di quello là!» osservò seccato Mercury, facendo scattare la guardia della katana per poi richiuderla di nuovo.

«Comunque sia, non è il momento di tirare in ballo l'argomento.» tirò le redini a tutti Manin Morrell Mars. «Ma se avessimo ancora il Cipher Pol, forse…»

«Inutile pensarci.» disse Venus. «Anche loro sono nell'elenco dei dispersi.»

«Grossa perdita.» ammise l'Astro in piedi, dai baffi appuntiti, Mars. «di cui peraltro non siamo mai venuti a capo.»

«…il figlio di Spandine, se non sbaglio.» si sollevò la voce piccata di Jupiter. «Ha parlato di una fuga. Diserzione.»

«Rob Lucci che diserta? Assieme a tutto il reparto? Mi sembra ieri che era proprio in questa stanza a prendere ordini…»

«Inutile pensarci» tagliò corto Mercury. 

All'improvviso bussarono alla porta.

Tre tocchi sordi sul legno della grande porta istoriata a doppio battente che conduceva nella loro aristocratica sala.

Gli Astri si guardarono tra loro. Qualcosa non andava: c'erano guardie ovunque ma… loro non bussavano.

I Draghi Celesti non bussavano.
I colpi si ripeterono, con più decisione.

Shanks afferrò una maniglia di destra, Beckman quella di sinistra, e spalancarono la porta a doppio battente, facendo cadere dentro la stanza, con un gran clangore d'armatura, due altissimi e scintillanti figuri che stavano piantonando la porta. Sembravano proprio due delle Sentinelle d'Argento in armatura scintillante, e vennero scavalcati dai quattro pirati che entravano nella sala.

Gli Astri della Saggezza si arroccarono sui loro scranni come soldati in una cittadella.

«Scusate l'intrusione.» disse il Rosso. «Ma oggi non sono venuto per parlare.»

Uno dei cinque Astri mise prontamente mano al lumacofono che c'era su un tavolinetto dorato vicino alla sua poltrona.

«Non c'è nessuno da chiamare.» disse Rayleigh, entrando dietro Shanks e Benn. «I Cavalieri Celesti non sono in grado di aiutarvi, e Marijoa è isolata.»

Shakuyaku sguainò la propria katana e prese una boccata di fumo. «Era meglio l'effetto sorpresa. Avremmo già finito.» sentenziò aggressiva.

Caster Angus Jupiter posò la testa pelata sul palmo. «Molto seccante.» poi volse la testa verso i suoi Astri. Rimase qualche secondo a osservarli, e poi si rivolse a Shanks dicendo: «Noi non combattiamo.»

«No, voi dovete combattere perché siamo qui per questo.» disse Shanks cercando di essere ragionevole. «Penso che la situazione sia chiarissima: Im vuole invocare Uranos e dobbiamo fermarlo. Quindi scusate se non andiamo per il sottile.» 

«Non possiamo permettervi di fermare proprio niente.» tuonò Mercury alzandosi in piedi. «Non interferirete con i piani di Im.» 

Garcia Saturn sospirò: «Combattere adesso… non ricordiamo nemmeno come si fa.»

Angus Jupiter replicò seccatissimo: «Parla per te! ASTRI DELLA SAGGEZZA…!» invocò a voce alta.

«AGGANCIAMENTO!» gli risposero tutti gli altri. 

 

~

 

bip bip bip. Il sonar scandiva il tempo con i suoi rintocchi.

«Presto, presto, presto, veloci con quella corda, forza!» coordinò Kaku controllando che tutti si fossero agganciati con un lungo cavo per non perdere nessuno nelle buie profondità abissali.

«Blueno? c'è, sistemato. Kumadori? Kureha?» contò il giovane agente. Tutti si infilarono nella propria bolla, pronti ad attraversare il portellone che Blueno avrebbe aperto per uscire dalla bolla più grande dell'aereo.

«LUCCI!» chiamò la pilota.

Lucci era così sorpreso dal sentirsi chiamare per nome da lei che si girò immediatamente. Quando incrociò lo sguardo dell’uomo, la pilota disse con voce ferma: «Io esco per ultima…»

«Mi sembra ovvio.» la interruppe il Governativo.

«Esco per ultima perché così faccio virare l'aereo dalla parte opposta e blocco i comandi. Così allontaniamo i missili da noi, e crederanno di averci colpiti e affondati.» completò.

«Non è male come idea.» ammise Kaku.

«La corda non è così lunga, idiota.» avversò il boss, verso Lilian.

Lili ringhiò e gli tenne testa: «Infatti non devo rimanere in cordata con voi, uscirò dall'aereo all'ultimo secondo. Mi lasci qui con una delle bolle di emergenza. Riemergerò in superfice e vi aspetterò lì.»

Lucci stava per replicare, quando Jabura intervenne: «No, in superficie, da sola, è rischioso.»

Lili si voltò verso di lui per contraddirlo, ma il Lupo continuò: «Non sappiamo esattamente dove riemergeresti. Non sappiamo nulla di Marijoa, dopo l'isolamento, non sappiamo se ci sono guardie e quante, né dove. È un rischio troppo alto per una persona sola.» poi parlò a Lucci: «Rimango io con lei. Il tempo di direzionare l'aereo, e vi raggiungiamo sul fondale uso la Percezione. Anche nel buio, vi vedo.» 

Lucci si alzò dal cockpit dicendo: «Sbrigatevi a fare questa stronzata. Portate l'aereo più lontano possibile. Il laboratorio è in direzione sud-est… portatevi a nord-ovest.»

«Agli ordini.» rispose seriamente Lilian. «Boss… porti via questa.» e gli mise in mano rapidamente l'Eternal Pose di Catarina, che sparì nello zaino dell'uomo.

«QUARANTA SECONDI AL CONTATTO!» 

«Lucci, ci sei?» chiamò Kaku.

Lucci si infilò l'Eternal Pose in tasca e indossò la bolla, con Hattori aggranchiato ai suoi capelli per non perdersi. «Ci siamo.» confermò legandosi in vita una fune, e assicurandola alla cordata comune.

«Ci siamo tutti.» contò la dottoressa Kureha assicurando Fukuro e Califa.

Blueno aprì il portello senza aspettare l'ordine. «Via, forza.» e fece un salto nel buio, seguito da tutti gli altri.

Dietro di lui saltò Kumadori, poi Fukuro con una torcia potente, poi Califa, poi la dottoressa Kureha, poi Kaku, infine Lucci si alzò elegantemente dal sedile e sparì anche lui nell'abisso nero.

 

~

 

Shanks guardò verso l'alto. «Non volevo arrivare a questo.» disse scuotendo la testa e schivando con agilità gli ultimi calcinacci che crollavano dall'alto.

«Certo che volevi arrivarci.» rispose tristemente rassegnato Manin Morrell Mars, con i lunghi baffi bianchi, dall'alto del braccio destro, appoggiandosi laddove una volta c'era stato un finestrone. «Volevi arrivarci dal momento in cui ti sei messo contro Im-Sama.»

«Teste di cazzo.» borbottò Benn buttando il mozzicone sul pavimento di marmo e schiacciandolo con la suola del suo scarpone.

Enorme, altissimo, sfavillante di ferro, un gigantesco robot torreggiava in mezzo alla stanza e quasi crepava il pavimento di marmo, aveva sfondato il soffitto, e ora minacciava i quattro pirati. 

Ogni Astro governava una parte di quell'enorme robot, evidentemente partorito dalla mente geniale del Dottor Vegapunk: Ouverture Carlos Mercury, con i suoi occhialini tondi che scrutavano tutto, era il tronco centrale; Max Halen Venus, abituato a guardare tutto dall'alto, era il braccio destro, e Manin Morrell Mars, altrettanto alto, era il braccio sinistro. Saint Jay Garcia Saturn, col suo bastone nodoso e il suo berretto da fumo, era la gamba sinistra; completava Caster Angus Jupiter, la gamba destra.

«E chi cacchio l'ha deciso che io devo fare la gamba sinistra???» si era lamentato.

«Abbiamo tirato a sorte all'inizio del mandato.» aveva spiegato Venus, rassegnato.

Mars sganciò un missile dalla mano puntando ai pirati, Shanks e Benn schivarono con pochi problemi il colpo, che si infranse contro la parete del caminetto, distruggendo un prezioso arazzo che pendeva al di sopra della mensola di marmo, gli eleganti stucchi dorati che lo contornavano, e arrivando alla struttura portante della parete, sfondandola, aprendo un varco verso la stanza attigua e facendo finire nel camino ancora acceso calcinacci, travicelli del tetto e pezzi di doghe interne.

«No, nooo!» si lamentò Venus. «Più precisi!» 

«Vegapunk avrebbe dovuto…» bofonchiò Mercury.

Silvers Rayleigh posò una mano sulla spalla di Shanks. Il Rosso si voltò verso il suo ex vice-capitano.

«È inutile rimanere in quattro» disse il Re Oscuro. «Per sistemarli bastiamo io e Shakky. Tu e Benn dovete correre alla sala del trono.» 

 

~

 

Lili accese le luci di posizione e si alzò per l'ultima volta dal sedile del pilota, indugiando per frazioni di istanti sulla sensazione della cloche sotto la punta delle dita, guardando la plancia buia illuminata dal verde del monitor del sonar. 

Era finita.

Stavolta era davvero finita.

I comandi erano stati bloccati: tutta a dritta, a velocità massima, fino alla fine.

La bambolina dal gonnellino di paglia tremava sulla molla che aveva al posto del bacino.

«Questa portatela.» la manona di Jabura si chiuse sulle gambe della bambolina e la staccò di netto dalla plancia dove era stata incollata quattro anni prima. Poi prese Lili quasi di peso e corse verso il portellone spalancato sul nulla, nel nero, la ragazza spacchettò rapida la bolla di emergenza e la aprì attorno a loro.

E Jabura infine, tenendo la ragazza stretta a sé, saltò giù dal Canadair.

Uscirono dal rivestimento di gel che aveva montato Rayleigh attorno all'aereo, il freddo gli morse loro le ossa, il buio sembrò inghiottire i loro piedi, il nero gli mozzò il respiro.

Lilian si strinse al fianco di Jabura, e lui quando l'ebbe ben salda si allontanò con il Soru, assecondando la gravità forzata della bolla, cadendo verso il basso e allontanandosi il più possibile senza dire una parola.

Quando furono abbastanza lontani si voltarono, e videro dietro di loro lo spettacolo del Canadair, con tutte le luci di posizione accese, quella rossa sull'ala sinistra e verde sull'ala destra, che si inoltrava nel buio per il suo ultimo volo. Poi tornarono a guardare verso il basso, trascinati sempre più giù nel silenzio irreale dell'abisso.

Il Lupo vedeva un'unica cosa, con la sua Ambizione: il vago bagliore dei suoi compagni; erano sotto di lui, alla sua destra, come il fioco fanale di una torre in lontananza. Bisognava solo seguire quella luce, e sarebbero arrivati anche loro al laboratorio sottomarino: mosse le gambe per direzionare la caduta e scendere in quella direzione.

Teneva per la vita la pilota, stretta stretta a sé perché non si perdesse nelle profondità del lago: non aveva l'Ambizione della Percezione come lui, non sarebbe riuscita a rintracciare gli altri nel buio completo. Muoveva le gambe per assecondare il movimento dell'uomo, e aveva la bambolina a molla stretta al petto. Ovunque si girasse, ovunque andasse, non vedeva altro che nero. Quando chiudeva gli occhi, e quando li riapriva, era la stessa cosa. E faceva freddo, l'acqua tutt'attorno era gelida e soffocante.

E infine, una vibrazione riempì l'acqua.

I missili avevano centrato il bersaglio.

Lili si sporse oltre le spalle di Jabura: era arrivato il missile di testa, centrando in pieno la carlinga dal basso, e distruggendo in un attimo il cockpit, e le prime fiamme, brillando nel buio, avvolsero la fusoliera. Poi un altro, e un altro, e poi uno dei serbatoi prese fuoco, perché ci fu una fiammata subito inghiottita dal nero, e il giallo della carlinga si piegò su sè stesso e infine un ultimo lampo illuminò la coda, staccata dal resto, come un vecchio giocattolo rotto, precipitare verso il fondo. E poi nulla.

«Non guardare.» disse Jabura sommesso, invitandola a proseguire la discesa. «Non serve a niente.»

Emerse un sospiro dal petto della ragazza, calmo ma spezzato dai brividi: «Eh, lo so.»

Jabura si sorprese. 

Lilian continuò rassegnata: «Iceburg me l'aveva detto fin dall'inizio… quell'aereo non sarebbe tornato indietro. Era troppo malridotto, nonostante le riparazioni.»

«Quindi… lo sapevi, che sarebbe finita così!?» bisbigliò il Lupo, sorpreso da quella rassegnazione. La sua voce rimbombò leggermente nella bolla.

«Proprio così, no. Speravo di riuscire a riportarvi alle Sabaody… mi dispiace tanto… ma era già un miracolo essere arrivati a Water Seven, Iceburg mi aveva detto subito che avrebbe preferito salvare i pezzi ancora buoni e costruirne uno nuovo… ma non poteva.» concluse, mentre altri inquietanti tuoni arrivavano dall'aereo.

Anche Jabura si voltò. La coda non era che un vago bagliore nel vuoto, come tutto il resto.

Insieme fluttuavano nell'acqua, Jabura si spingeva sempre più lontano per distaccarsi dall'esplosione silenziosa del grandissimo e giallo Canadair che, dietro di loro, si inabissava per sempre dopo essere stato un immenso e gelido fuoco d'artificio.

 

~

 

La Red Force esponeva le bandiere che nel linguaggio marinaresco indicavano tregua. La Cupcake Bunny aveva fatto altrettanto. Nessuno dei due capitani si fidava dell'altro, per cui su ogni nave ognuno era armato fino ai denti e pronto a intervenire. La diplomazia di Benn Beckman, però, aveva sposato armoniosamente quella di Momousagi, nei mesi precedenti: le due ciurme avevano trovato un accordo per avvicinare le rispettive imbarcazioni senza sfondarsi le paratie a cannonate.

«Qui Yasopp, chiedo il permesso di salire a bordo.» dichiarò il vice-vice capitano alzando la voce e mettendo le mani a coppa vicino alla bocca.

«Qui Momousagi, della Grande Armata.» Momousagi si affacciò alla balaustra e guardò verso gli uomini della Red Force con aria sognante. Gridò forte e chiaro: «Permesso negato, signor Yasopp. Mi dispiace e non immagini quanto. Permetto di salire solo a Bibi Nefertari, legittima regnante del regno di Alabasta.»

Momousagi guardò Yasopp parlare con la ragazza che aveva accanto. Lui era vestito come qualsiasi brigante del mare: vecchi pantaloni, una vecchia canottiera, armi e gioielli nei capelli. Lei, invece, era scintillante come una regina delle fiabe; era evidente che si era vestita per l'occasione: l'abito che la avvolgeva era lungo, di seta, bianco abbagliante, e con tanti ricami dorati che rilucevano al fuoco delle fiaccole. I gioielli d'oro tra i capelli non erano simbolo di vanità, ma di appartenenza e devozione alla cultura di Alabasta. 

Il pirata e la regina confabularono brevemente, tradendo una confidenza che fece quasi sorridere Momousagi. Poi Bibi Nefertari girò gli eleganti sandaletti dorati, si tirò su l'orlo della veste di seta, si diresse verso una sartia, e cominciò a salire verso l'alto, verso i pennoni che svettavano contro il cielo stellato.

Yasopp si rivolse nuovamente alla Cupcake Bunny e dichiarò: «Invito accettato. Bibi in arrivo.»

Oh sì, pensò Momousagi. Era esattamente come i suoi servizi segreti avevano riferito: Bibi Nefertari si trovava a suo agio a bordo della Red Force, e aveva fatto proprie le usanze piratesche, pensò mentre guardava non una regina, ma un'intrepida marinaia che si librava nell'aria attaccata a una cima, e dondolando da una barca all'altra si staccava dalla Red Force per atterrare, indenne e precisa, su una delle sartie della Cupcake Bunny, con i capelli sciolti al vento come una bandiera sulle sue spalle. Ma un pensiero adombrava la fronte della militare: dov'erano i rivoluzionari? Dov'era Dragon? O almeno Ivankov? O i vice-comandanti? Erano una pedina necessaria per distogliere l'attenzione dal fatto che in quel colpo di stato fosse coinvolta la Grande Armata, perché tardavano? ma proprio in quel momento Bibi Nefertari scendeva dalla sartia e posava i piedi affusolati sul tavolato del ponte.

«Benvenuta a bordo!» le disse cordiale Momousagi, accogliendola. «Sono la Grand'Ammiraglia Gion Momousagi! Gradisci qualcosa da bere?»

«Io sono Bibi Nefert-» 

«Oh, so benissimo chi sei! anzi, vorrei presentarti una persona.» disse Momousagi.

Ovviamente, tutto il dialogo era sorvegliato da Yasopp, che stretto in mano aveva il suo fucile. Non era impugnato, non stava mirando, ma era un messaggio chiaro: in caso di pericolo per Bibi, ci avrebbe messo meno di mezzo secondo a imbracciarlo e far secco chiunque, e altre scaltre canaglie come lui erano in agguato, pronte all'arrembaggio.

«Lei è il capitano di vascello Tashigi.» espose Momousagi, introducendo una bella ragazza dai lunghi capelli corvini.

«Maestà» salutò inchinandosi lievemente Tashigi «Porgo i mie-»

Bibi spalancò la bocca ed esclamò andandole incontro: «Ma mi ricordo di te! Eri ad Alubarna! uscisti sul giornale dopo che Crocodile…»

Tashigi, che non si aspettava di veder tirata in ballo quella situazione spiacevole, arretrò di qualche passo. «No, Altezza, in realtà… mi dissocio da quanto scritto su quel giornale… vede, in realtà…»

«Alubarna? Oh, certo!» intervenne Momousagi. «Eri lì quando fu arrestato Crocodile della Flotta dei Sette! Tu e Smoker riceveste quella promozione…»

«Sì, per l'intervento della Marina nell'arresto di Crocodile.» completò Bibi Nefertari, diplomatica, ma con una sfumatura dura che Tashigi notò, e desiderò sprofondare.

«Comunque, anche Tashigi salirà sulla Bondola.» spiegò spiccia Momousagi, ignorando la relazione tra le due. «Andrete insieme fino al Castello Pangea, poi vi dividerete.»

Tashigi annuì. «Quando arriveremo lassù, gli scontri dovrebbero essere finiti.»

«Spero di sì.» disse Bibi, pensando preoccupata a Shanks.

Momousagi si rivolse a lei, come se un pensiero le avesse attraversato improvvisamente la testa: «Ma, dove sono quelli dell'Armata Rivoluzionaria? Pensavo fossero con voi!»

«Avevamo appuntamento qui, questa notte!» replicò Bibi.

«Non possiamo aspettare ancora…» s'impensierì Momousagi. «Se non si fanno vivi entro pochi minuti…» 

All'improvviso la vedetta gridò dall'alto del suo trespolo: «Nave in avvicinamento! Nave da nord-est!»

«Dal mare aperto.» disse Momousagi dirigendosi in quella direzione. «Vedetta! cosa vedi?»

Sugar Boo, l'ardita ventisettenne dalla vista acuta e specialista nell'Ambizione dell'Osservazione, e dotata di un cannocchiale elaborato dalla famiglia Vegapunk, aguzzò la vista e osservò l'orizzonte. Poi lo osservò ancora una volta, incredula.

«Grand'Ammiraglia… è un pedalò con una ragazza a bordo.»

 

~

 

Rayleigh schivò un colpo, Shakuyaku montò il Colpo Distruttore del Fiore di Loto e sventrò il pavimento, ma il gunmen da combattimento in cui erano asserragliati gli Astri era ben difeso, e dotato di cannoni laser più potenti di quelli dei vecchi Pacifisti.

Intanto il camino, alla base della parete distrutta, non aveva finito di lavorare: il suo fuoco camminò lesto lesto su una trave caduta, si inerpicò tra i calcinacci, trovò la stoffa dell’arazzo e vi si annidò. La fiamma si alzò felice, ma poi si rese conto di essere in una cavità senza ossigeno: morì poco dopo. Ma un’altra lingua, più sottile, seguì una delle doghe della struttura interna della parete, e cominciò a bruciarla laboriosamente. 

Mentre in lontananza risuonavano i colpi terribili di Silvers Rayleigh, e i sibili supersonici di Shakuyaku, la lingua di fuoco, seguendo il legno secco, arrivò fuori dal crollo, sul prezioso tappeto che c’era sul pavimento di marmo.

Si crogiolò sui preziosi ricami, tra i fili colorati che mani minuscole, di bambina, avevano faticosamente intessuto solo l'anno prima. Andò più a fondo, fra trama e ordito, e poi, incontrollato, si gonfiò e si espande, bruciò i fili, distrusse il lavoro, e le fiamme salirono a divorare anche il crollo della parete, alimentandosi sulle travi di legno, e arrivando a lambire le preziose tende che pendevano dalla  vicino alla finestra distrutta.

«Ray.» mormorò Shakky, attirando l'attenzione del compagno mentre questi, con un ultimo colpo, spezzava finalmente l'articolazione della gamba sinistra, separando inesorabilmente Caster Angus Jupiter dagli altri e facendo sbilanciare il robot.

Silvers Rayleigh approfittò dell'attimo in cui gli Astri cercarono di bilanciare il robot su una gamba sola per rendersi conto dei danni collaterali: la sala dei Cinque Astri era completamente distrutta. I pesanti e preziosi tendaggi che avevano oscurato le finestre per decenni erano a terra, e alimentavano fiamme che ormai sfioravano il soffitto alle loro spalle e che presto si sarebbero propagate in tutto il castello. Il pavimento di marmo era solcato da crepacci e distrutto dai crateri causati dalle esplosioni: bisognava uscire.

«Signori» richiamò gli Astri, e indicò le fiamme. «Siete davanti a un conto alla rovescia che non possiamo fermare.»

«Diamogli il colpo di grazia.» mormorò Shakky.

«Esagerata, si arrenderanno prima o poi…»

Dalla parte centrale del robot partì un laser che solo per poco non mancò i due pirati.

«Va bene, diamogli il colpo di grazia» si dichiarò d'accordo Rayleigh. 

 

~

 

Appena i rimbombi cessarono e le fiamme del carburante furono soffocate dall'acqua, non restò più nulla attorno a Lilian e Jabura; a mala pena la gravità per comprendere il sopra e il sotto. Un buio che inghiottiva i pensieri; e, per Jabura, il puntino fioco e azzurro in lontananza dei compagni, lontani centinaia e centinaia di metri, in un fondale lontano e tenebroso.

«Non vedo niente.» mormorò Lilian spaesata.

«Tranquilla, non ti mollo.»

La bolla, che li proteggeva e li faceva respirare, piano piano li portò sul fondo. Era impressionante sapere che, se non fossero stati circondati da quello strato sottile, la pressione li avrebbe schiacciati in un istante, e forse nemmeno il Tekkai di Jabura avrebbe resistito. Misero i piedi a terra, dove la sabbia era gelida, e alghe morte e limacciose formavano uno strano tappeto viscido.

Cominciarono a camminare insieme, più svelti che potevano. Lili si mise la bambolina nel fondo della tasca del pantalone cargo, si avvolse meglio nel giaccone di montone e prese la mano di Jabura per non perderlo, imponendosi di tenere il suo passo, perché prima avrebbero raggiunto gli altri, meglio sarebbe stato. Non si sentiva più né le mani, né i piedi, né il naso. Aveva perso il suo aereo per la seconda volta, aveva freddo, era a settemila metri di profondità, ma stavolta era preparata, e non era da sola. 

Jabura si sorprese, quando sentì quella mano gelida stringere la sua, e il corpo della ragazza farsi più vicino. Certo, l'aveva stretta a sé anche lui, poco prima, ma… ma era la necessità di nuotare accanto, di allontanarsi rapidamente. Si voltò verso la compagna, ma era impossibile scorgerla, nell'assenza totale di luce. L'Ambizione però rivelava i suoi contorni, le sue emozioni… ok, era un tantino provata. «Un ultimo sforzo, cocca.» le disse sforzandosi di sembrare più delicato possibile. «Vado a prendere quel coglione di Vegapunk e torno, non aver paura.»

«Ma io non ho paura.» disse semplicemente Lilian. «Sono preoccupata, ecco. I settemila metri, l'aereo esploso, il fatto di non vederci un cazzo… e ho freddo.» 

L'uomo ridacchiò. Poi suggerì, da bravo agente esperto: «Allora concentrati su qualcosa che vuoi fare a missione finita.»

Lilian sospirò. «Io… io vorrei andare a letto. Ecco, sì, vorrei solo mettermi in un letto.» ammise.

Il lettino meraviglioso nella piccola stanzina che Ray e Shakky avevano preparato per lei. Avrebbe voluto battere tre volte i tacchi ed essere lì, per magia. 

Jabura sospirò, e si fermarono. Le alzò il cappuccio del giaccone di montone per ripararla meglio, e le lasciò una ruvida carezza sulla spalla. Era stanchissima, si stava facendo forza e stava camminando assieme a lui sul fondo di un lago gelido, senza lamentarsi, nel luogo dove era stata schiava e dove le avevano fatto cose che non aveva nemmeno avuto il coraggio di raccontare, cosa poteva dirle? «Appena finiamo, vieni a letto con me.» disse.

I due continuarono a camminare in silenzio, nel buio. Un passo alla volta con gli occhi fissi sulle ombre azzurrine dei compagni, ormai ad appena duecento metri scarsi da loro.

Jabura realizzò che cazzo aveva detto. 

«…mi è uscita malissimo, vero?» abbozzò.

«In effetti sì.» ammise Lilian senza girarci attorno. «Però mi piacerebbe.» considerò innocentemente.

L'espressione di Jabura virò verso un impacciato imbarazzo, ma per fortuna era buio pesto. «…che intendi?»

Lili si spiegò meglio: «Adesso è uscita malissimo a me, temo…» disse passandosi una mano nei capelli corti.

«Eheh, allora visto che piacerebbe anche a te…» cercò maldestramente di cavarsi d'impaccio l'agente, fermandosi e grattandosi la nuca «ti porterò in braccio, ti rimboccherò le coperte e spegnerò la luce prima di uscire!» era fermo davanti alla ragazza, le teneva una mano sulla spalla. «Ti va bene?»

«No.» sussurrò lei, un sussurro che quasi si perse nelle acque.

«…come, "no"?» replicò Jabura, abbassandosi vicino alla sua bocca per cogliere quel sussurro.

Stavolta fu Lili ad alzarsi in punta di piedi e a cercare prendere il volto dell'uomo tra le sue mani. Lei non aveva l'Ambizione, non lo vedeva, e rischiò quasi di cavargli un occhio, e il mignolo sbatté contro i canini. Aveva le mani così ghiacciate che Jabura fu tentato di fare il Tekkai, ma non si ribellò a quella maldestra presa. 

«Ho detto che… che potresti rimanere… un pochino.» rispose a voce bassissima, si avvicinò, e posò con trasporto un lungo bacio sulle labbra dell'ex governativo, sfiorandogli i lunghi baffi. 

Jabura rimase paralizzato.

«Ehi, ehm… sei Jabura, vero?» balbettò Lilian in imbarazzo, staccandosi da lui. Cazzo, non era proprio il momento giusto, che aveva combinato… «Con questo buio non vorrei baciare l'uomo sbagliato, e…»

«Era ora, tesoro.» Jabura si sciolse, abbracciò la figura esile e fredda della pilota e la baciò anche lui, sollevandola dalla melma a terra e stringendola nel buio più buio. Era morbida per tutti gli strati di stoffa che cercavano di tenerla al caldo, il nasino freddo, e le labbra soffici esattamente come le aveva sempre immaginate. E che volevano lui. La sentì aggrapparsi alle sue spalle per paura di cadere, ma col cazzo che l'avrebbe lasciata cadere. Perché sul fondo di un lago di merda? Perché non aveva preso lui l'iniziativa, in uno di quei pomeriggi con la birra in mano tra i vicoli di Catarina? Bah… che coglione.

In lontananza, le figure azzurrine dei compagni si avvicinavano di corsa: li avevano notati e stavano venendo loro incontro. 

«YOOO-YOOOIIII!!»

«Chapapaaa, sono laggiù!!»

Jabura si staccò da Lilian solo di un soffio, mentre lei lo stringeva ancora, per mormorare: «Vado e torno pupa, al ritorno continuia-»

«NO!» lo interruppe la ragazza, a voce così alta da rimbombare nella bolla. «Non dire niente del genere! Dimmi che non era il momento giusto, dimmi che ami ancora Gatherine, ma non dirmi niente di bello per "dopo", che porta malissimo ed è il modo migliore per farsi ammazzare in missione!»

«Ammazzare me?» Jabura si erse in tutta la sua stazza e rise. «Tesoro, hai davvero baciato l'uomo sbagliato.»

 

 

 

 

 

Dietro le quinte...

 

Allora... eheheh. Hanno fatto tutto loro, lo giuro.
Stavo scrivendo la scena dei missili, dei razzi, ma mano mano che andavo avanti mi accorgevo che la scena la stavano scrivendo i personaggi. Lo so che può sembrare assurdo.
Lilian e Jabura si sono scritti da soli. Hanno preso loro l'iniziativa, e ho deciso -salvo qualche correzione- di non modificare la scena. Di lasciare che si scegliessero da soli il loro destino, il modo in cui si baciano, le battute... 
Non era previsto nessun bacio, nessuna loro evoluzione in senso romantico. Una sorta di interesse c'era sempre stato, era palese fin dai tempi di "La Lunga Caccia alla Mano de Dios", ma avevo sempre scelto di sviluppare la loro relazione fuori dalle fanfiction: battute, occhiate, appuntamenti al bar, mutua assistenza... però niente che poi finisse a letto ubriachi marcissimi a rotolarsi senza ritegno alcuno a guardare il tramonto mano nella mano.

E invece.
E invece adesso hanno fatto la cosa più pericolosa che due personaggi possano fare: baciarsi per la prima volta prima di una battaglia campale. Ragazzi, adesso tanti auguri.

Vi spiego gli Astri della Saggezza: ogni loro nome riprende, nell'ordine, il nome di un rivoluzionario, di un chitarrista e di un pianeta.
Chi è in pari col manga, sa. Chi non è in pari, questo non è uno spoiler, tranquilli.
Abbiamo quindi: 

  • Saint Jay Garcia Saturn (Saint-Just, rivoluzionario francese - Jerry Garcia - Saturno)
  • Manin Morrell Mars (Daniele Manin, rivoluzionario veneziano - Tony Morello - Marte)
  • Caster Angus Jupiter (Fidel Castro, rivoluzionario cubano - Angus Young (AC/DC) - Giove)
  • Max Halen Venus (Maximilian Robespierre, rivoluzionario francese - Van Halen - Venere)
  • Ouverture Carlos Mercury (Toussaint Louverture, rivoluzionario haitiano - Carlos Santana - Mercurio)

Era solo per spiegarveli, ora potete dimenticarveli tanto non servono a nulla ai fini della mia trama e comunque nel canon sicuramente non si chiameranno così. Amen.

Le parti nel castello di Marijoa saranno un po' di contorno, il protagonista della nostra storia è il Cipher. Ma spero comunque che vi piacciano, e che anche i personaggi secondari siano IC! 

Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto, ditemi assolutamente cosa ne pensate dello sviluppo tra Lilian e Jabura, che non scrivo di romanticherie onepiessiane dal 2013 porni esclusi!!! comunque è una liberazione che si siano baciati, ormai non ce la facevano più *Cinghiale di Zero Calcare che urla "SCOPAREEEEEEEEEEEE!!!" in background*

Grazie per aver letto, grazie veramente tanto, ora buonanotte o buongiorno o fate un po' voi.

 

Yellow Canadair

 

PS. Domani compio DIECI ANNI qui su EFP! 2013-2023!!! Grazie a tutti voi lettori che continuate a seguire le mie storie!! ♥♥♥ senza di voi non sarei mai arrivata a questo punto! grazie di tutto cuore!!
 

 

  
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