“Maybe
she wasn’t perfect, but she would never be. But
she was still worth something — she was worth a thousand possibilities.”
Infinite oscurità
Helena aleggia davanti a lui, con lo sguardo freddo di sempre. Tom
sente il
solito desiderio feroce di poterla toccare – di poterla stringere
fra le
dita fino a farle male.
Ingoia a vuoto, distogliendo lo sguardo fosco da lei.
Helena sorride appena.
“Non lo troverai mai, senza di me.”
“Ti sbagli. Io posso ogni cosa.”
“Non puoi ragionare come una donna. Infinite possibilità che ti
sfuggiranno,
Tom. Sempre.”
Tom evita i suoi
stessi pensieri, che gli
sibilano di fuggire – ci sono altri modi per scovare la verità, sussurrano
le sue anime, ma lui non le ascolta.
Helena è morta, Helena ha perso. È rimasta sulla terra, e questo Tom
non lo
capirà mai – non è immortalità una prigione fatta di nebbia, è un
castigo.
Helena è imperfetta, nei suoi occhi troppo limpidi, nei suoi
mormorii misteriosi,
nelle risposte arcane che stillano veleno. Helena lo deride con ogni
sillaba,
ed è morta, e non vale niente, non vale niente.
Tom se lo ripete finché le parole nella sua testa non finiscono per
sbiadire.
“Perché sei rimasta qui, Helena?”
“Un altro dei miei segreti che non avrai mai, Tom.”
“Ho già te, però. Fino all’osso.”
Helena non è perfetta, e non lo sarà mai. Per sempre cristallizzata
nell’invidia livida dei suoi vent’anni, per sempre consumata, il suo
cuore una
scheggia d’ambra crepata d’odio.
Helena guarda Tom coi suoi capelli neri e i suoi riti oscuri e si
chiede se lo
fermerebbe, se potesse.
Infinite possibilità che dipendono soltanto da ciò ch’è rimasto di lei.
“Perché vuoi il Diadema, Tom?”
“Per te. Lo distruggerò, e la tua vendetta sarà completa.”
“Mi ami, Tom?”
“Sì.”
Helena pensa che
la redenzione si paghi a caro
prezzo. Lo pensa ogni volta che guarda Tom sbagliare, rimirare un
anello dalle
linee aguzze, osservare con occhi indecifrabili il proprio riflesso nel
vetro
fustigato dalla pioggia.
Helena ricorda, ricorda quand’era viva ed era lei a sostare davanti
alle
finestre fradicie con lo sguardo che sezionava il proprio viso distorto
dall’acqua – ricorda quand’era lei quella che rubava gioielli, che
scappava
nella foresta, che tesseva intrighi e versava sangue per i suoi riti
neri che
non l’hanno salvata.
Helena si chiede, sempre, se dovrebbe fermarlo, ma le infinite
possibilità
che le si torcono in gola non raggiungono mai le sue labbra.
“E se io
sapessi che mi menti, Tom? Se volessi la verità sul Diadema?”
“Questo è uno dei miei segreti, Helena. Che non avrai.”
“Sei uno sciocco, Tom.”
“E tu un’illusa. È così essenziale la verità?”
“No.”
Tom pensa a
Helena e a quello che le porterà via,
mentre solleva il Diadema incrostato di polvere dal cavo di un albero
secolare.
Helena non è mai stata perfetta, ma valeva ancora qualcosa, in fondo.
Tom si straccia l’anima ridendo – infinite oscurità nei suoi occhi
tetri,
infinite possibilità mai esplorate e per sempre perdute.
“Alla fine, mentivi. Non l’hai distrutto.”
“Tu mi hai insegnato a ragionare come te, Helena. Infinite possibilità,
ricordi?”
“Mi ami, Tom?”
“È così essenziale la verità?”
“No.”
Note dell’Autrice
Per questa storia il prompt proposto era “Maybe she wasn’t perfect, but
she
would never be. But she was still worth something — she was worth a
thousand
possibilities”, tratto da The Grimrose Girls di L. Pohl, e
suggerito da
Mari Lace.
Su
questa flash non ho molto da dire, se non che la Tom/Helena ultimamente
mi sta
facendo proprio impazzire, scriverei solo di loro!
Come miei headcanon, abbiamo i soliti Horcrux che danno suggerimenti a
Tom e la
caratterizzazione, un po’ macabra, di Helena.
Spero vi sia piaciuta!
Mary