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Autore: riccardoIII    11/07/2023    12 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Bene, ci siamo. Dopo otto anni, e molte cose capitate nel mezzo, questo è l'ultimo capitolo della storia.
Vorrei ringraziarvi uno a uno, tu che hai letto in silenzio, tu che hai recensito i primi capitoli, tu che non sei mai mancata, tu che sei arrivata proprio alla fine, tu che non tornerai mai su questo sito dopo la mia assenza e per colpa mia non conoscerai mai il resto della storia. Ancora una volta ti chiedo scusa.
Grazie a coloro di voi che mi hanno aperto il proprio cuore, e a cui io ho aperto il mio. Mi sento di dire di aver trovato molto più di ciò che ho dato, con questa storia. Le mie lacrime sono tutte per voi.


 

Poi, era arrivato alla Chiave di Volta.
 
 
 
-Consiste, in pratica, nel nascondere un segreto all’interno di una persona con la magia. In questo modo l’unico a poter rivelare l’informazione è colui che la contiene, anche detto Custode Segreto, e non potrà rivelarlo a meno di volerlo. Non si può estorcere l’informazione a un Custode Segreto, e coloro a cui il segreto viene rivelato volontariamente non possono diffonderlo perché non ne sono depositari-
 
-Intende dire-, intervenne James sforzandosi di capire quell’intricata spiegazione e tutte le sue implicazioni, -Che potremmo fare in modo di nascondere la nostra posizione dentro qualcuno, e quel qualcuno potrà rivelarlo ad altri senza che ci sia il rischio che nessuno di loro possa diffondere l’informazione?-
 
-Esattamente- concluse il Preside, soddisfatto che avesse afferrato il concetto così in fretta, e poi diede un altro morso al suo sandwich. Moody aveva le sopracciglia aggrottate.
 
-E Voldemort non potrebbe scoprirlo? Non potrebbe torturare chi sa, o…-
 
-Certo che potrebbe, ma non otterrebbe nulla comunque. Se anche chi avesse ricevuto l’informazione dal Custode Segreto volesse rivelarla, non potrebbe. Non ne avrebbe il potere. Quindi, vedete, tutto sta nello scegliere con cura la persona in cui riporre la massima fiducia, e a quel punto molte delle restrizioni a cui siete sottoposti ora verrebbero meno. E ovviamente la vostra sicurezza sarebbe massima: nessuno a cui il Custode non riveli l’informazione potrà mai trovarvi, in nessun caso. Nemmeno voi stessi potreste dire dove vi troviate-
 
James avrebbe voluto alzarsi in piedi e camminare, Sirius lo sapeva, così come sapeva che si stava trattenendo perché non voleva allontanarsi da sua moglie e da suo figlio in quel momento delicato.
 
Sapeva anche cosa lo stesse angustiando.
 
-Bene. Lo farò io-
 
Tutti gli occhi nella stanza furono puntati su di lui, perfino quelli di Harry. Sirius gli scompigliò i capelli con un sorriso e poi strinse la spalla di Lily per rassicurarla.
 
-Non devi, non per forza. Possiamo trovare…- cominciò James fissandolo con gli occhi sgranati; la sua invettiva fu interrotta da Silente.
 
-Potrei farlo io, se voleste, senza alcun problema. Mi offrirò anche coi Paciock, ovviamente-
 
-Sarebbe poco prudente riporre due segreti in una persona sola, per quanto sia difficile che tu venga convinto a parlare… Cosa succede se il Custode Segreto muore?- domandò Moody, interessato.
 
-Ciascuna delle persone messa a parte del segreto diventa un nuovo Custode Segreto. Quindi sarebbe un vantaggio se sceglieste qualcuno che non sia un obiettivo primario in questa guerra, e dovrete fare molta attenzione alle persone a cui sceglierete di rivelare la vostra posizione. In ogni caso scegliere me avrebbe tutta una serie di vantaggi, scusate l’immodestia, piuttosto evidenti-
 
-Non penso che Sirius ci tradirebbe mai. Non è questo il punto. Ma se… Saresti in pericolo, Sir, ti verrebbero a cercare…
 
Lui ammiccò all’indirizzo di Lily, stringendo un po’ di più la sua spalla. Si sentiva incredibilmente calmo, sereno, come se avesse sempre saputo che sarebbe andata a finire così. Come se si fosse preparato a quel momento per tutta una vita.
 
In un certo senso, era davvero così.
 
-Mi cercano già, ci cercano tutti. Mi nasconderò. Potrei sparire, potremmo trovare un Custode Segreto per me e creare un sistema a scatole cinesi, in modo che trovarvi sia impossibile-
 
-Ma hai la tua vita, e l’Ordine…-
 
-James, l’Ordine praticamente non esiste più. Siamo rimasti solamente una dozzina, e il prossimo mese saremo ancora meno. Ci stanno sterminando. Tra poco non potremo nemmeno fare più i turni di sorveglianza, già ora riusciamo a coprire solo quattro sospettati alla volta sa va bene e solo perché io faccio il doppio dei turni degli altri. E comunque, voi siete la nostra speranza più grande, lo sappiamo tutti. Lo scopo dell’Ordine nei prossimi anni sarà praticamente solo quello di proteggere voi, e Alice, Frank e Neville- concluse, voltandosi verso Moody che lo scrutò con aria cupa ma poi annuì. Sirius avvertì lo sguardo pungente di Silente sulla nuca e non ci badò, non era importante lui in quel momento; riportò invece gli occhi su Harry che si stava appisolando tra le braccia di sua madre e poi su Lily e James, cercando di fargli capire tutto quello che provava. Cercando di trasmettergli il fatto che avesse accettato già il suo ruolo.
 
-Lo farei in ogni caso per voi, lo sai-
 
James lo guardava concentrato, le sopracciglia corrucciate come quando studiava un rompicapo complesso, e Sirius intuiva cosa stava accadendo nella sua testa. James era certo che lui fosse la scelta migliore, che sarebbe morto per non tradirli e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro, eppure non voleva esporlo a quel rischio. Metterlo in pericolo era contrario a tutto quello che l’istinto di Prongs lo portava a fare da dieci anni a quella parte: proteggerlo.
 
-Non dovete decidere ora. È una questione importante, dovreste rifletterci sopra con attenzione. Direi però che siamo tutti d’accordo nel ritenere questa la migliore possibilità di tenervi al sicuro che abbiamo; quindi, considerando che i sistemi difensivi posti su questa abitazione sembrano reggere, possiamo darci un tempo di, diciamo, due settimane prima di agire? Nel frattempo studierò l’incantesimo al meglio per poterlo eseguire correttamente- concluse Silente, rompendo quel momento di stasi. Prongs smise si fissare Sirius come se fosse l’unico occupante della stanza e rivolse la sua attenzione al Preside, la preoccupazione ancora ben presente nella tensione attorno ai suoi occhi.
 
-Va bene. La ringrazio di aver trovato un modo, signore-
 
Il vecchio sorrise alzandosi dalla poltrona per congedarsi.
 
-Non dirlo nemmeno. Vi auguro una buona serata, ora, devo tornare a scuola per la cena. Sirius, posso offrirti un passaggio?-
 
Non avrebbe voluto affatto andarsene, voleva restare lì e convincere Lily e James a scegliere lui e tranquillizzarli; ed era proprio per quel motivo che Silente voleva portarlo via. Sirius si era sempre fidato del Preside ciecamente, senza riserve, anche quando aveva trovato profondamente sbagliato il suo modo di agire, eppure da quando era venuta fuori la questione della profezia qualcosa in quella fiducia si era incrinato, come un vetro colpito da una pietra che pian piano si spacca. Un piccolo dubbio si era insinuato in lui: la paura che per lui contasse più Harry in quanto prescelto che la salvezza dei Potter come persone.
 
E sapeva che anche James aveva qualche riserva nei suoi confronti, anche se non ne avevano mai parlato apertamente perché c’erano già troppe cose negative a cui pensare senza doversi occupare anche del timore che il loro più importante alleato potesse in qualche modo non essere la loro migliore garanzia di protezione. L’aveva capito quando i suoi amici avevano insistito perché diventasse il padrino di Harry prima di darsi alla macchia: non avevano voluto lasciare il loro bambino solo alla mercé delle strategie politiche e un po’ oscure di Silente. Sirius era stata la loro assicurazione.
 
-Certo, signore. Arrivederci a tutti voi- disse però, guardando eloquentemente James e Lily perché non protestassero come stavano per fare. Avevano sempre un modo di comunicare, dopotutto.
 
Si lasciò bendare e guidare fuori, e camminare alla cieca con la mano di Silente sulla spalla invece che con le chiare indicazioni di Moody fu più complicato; poi il Preside lo avvertì che stavano partendo, lui annuì e quando aprì gli occhi erano fuori dal magazzino di Brighton, nel vicolo buio e umido.
 
-Lo sai, Sirius, che ti addosseresti un’enorme responsabilità qualora fossi davvero tu? Non solo la vita dei tuoi amici e del tuo figlioccio, ma potenzialmente quella di tutto il Mondo Magico?-
 
Sirius non ebbe difficoltà a guardarlo dritto negli occhi, risoluto.
 
-È proprio perché io ho degli affetti da perdere che sono la persona migliore per farlo. Io farei qualsiasi cosa per proteggere loro, non il Mondo Magico. La mia responsabilità è verso persone reali che amo, e solo dopo viene tutto il resto. Potrebbe onestamente dire che per lei varrebbe lo stesso?-
 
Silente lo squadrò con insistenza, come se stesse cercando di leggere i suoi pensieri; istintivamente Sirius indietreggiò e distolse lo sguardo. Non aveva mai imparato a padroneggiare Legilimanzia e Occlumanzia, ma questo non voleva certo dire che fosse uno sprovveduto.
 
-I sentimenti non sono sempre i nostri migliori alleati, però. A volte occorre usare l’astuzia per evitare di fare cose di cui pentirsi-
 
-I miei genitori mi hanno insegnato che i sentimenti sono le difese più potenti che abbiamo. Che ci rendono forti, non deboli. Nessuno al mondo può desiderare più di me che Harry viva, che Lily e James sopravvivano a questa cosa. Nessuno, signore, nemmeno lei-
 
L’altro parve concludere positivamente il suo esame perché annuì e sorrise, il suo sguardo improvvisamente comprensivo.
 
-Molto bene. Se loro accetteranno la tua proposta, allora, ci rincontreremo per discutere dei dettagli. Buonanotte, Sirius-
 
-Buonanotte a lei, Preside-
 
 
 
Sirius passò ogni minuto libero della settimana successiva a discutere la questione Custode Segreto con James e Lily allo Specchio. James era combattuto, era evidente, tra l’importanza di chiarire quanto si fidasse di lui e la paura di metterlo in mezzo e farlo morire; Lily continuava a ripetergli di pensarci bene, perché sarebbe stata una decisione che avrebbe irrimediabilmente condizionato la sua vita. Sirius, da parte sua, aveva già deciso cosa fare non appena aveva capito cosa fosse un Custode Segreto.
 
Poi un pomeriggio, mentre finiva di consumare il suo scarno pranzo a base di fagioli in scatola, qualcuno bussò alla porta; erano mesi ormai che nessuno lo andava a trovare, tanto che in un primo momento sobbalzò come se fosse stata colpita da un Bombarda. Si diede dello stupido, prese un respiro e andò ad aprire.
 
E rimase ancora più stupito trovandosi davanti Remus.
 
L’amico gli sorrise dal suo viso sciupato e stanco, le occhiaie che portava sempre sul volto quando si riprendeva dal plenilunio ancora ben visibili insieme a qualche nuova cicatrice. Sirius puntò contro di lui la bacchetta ma Moony alzò le mani in segno di resa e cominciò a parlare prima che potesse chiedergli qualcosa.
 
-Sono Remus John Lupin, Licantropo, e ho scritto la metà dei tuoi compiti di scuola grazie a una Penna speciale della quale pensavate non mi fossi accorto- disse inarcando il sopracciglio destro; Sirius si spostò per farlo entrare e gli sorrise.
 
-Bentornato. Come mai da queste parti?-
 
Remus si tolse il logoro mantello da viaggio che portava, mostrando un fisico ancor più asciutto di quanto Sirius ricordasse, e lo seguì sul divano.
 
-Diciamo che sono settimane che James mi prega di tornare per controllare che tu stia bene, avevo già deciso di venire in città per un po’, e poi… Beh, ieri sono stato da loro. Mi hanno detto dell’Incanto Fidelius-
 
Sirius si irrigidì leggermente, sforzandosi di non darlo a vedere.
 
-Beh, che ne pensi?- chiese con noncuranza, Appellando un paio di bottiglie di Burrobirra e stappandole; i due le fecero urtare una contro l’altra prima di prenderne un sorso.
 
-Penso sia una cosa grossa. Sarebbero più al sicuro che mai, e potrebbero recuperare un briciolo della vecchia normalità, no?-
 
Sirius annuì sforzandosi di non fissare Moony come Silente aveva fatto con lui qualche sera prima.
 
-Sì, certo. Ma intendevo… Suppongo che ti abbiano detto che mi sono offerto volontario-
 
Remus gli sorrise in un modo che risvegliò in Sirius ricordi di tempi felici e spensierati, di prati e aule e tende rosse.
 
-Sir, nessuno sarebbe meglio di te. Lo sappiamo tutti che faresti qualsiasi cosa per loro, e hanno scelto te per tenere al sicuro Harry per un motivo. James e Lily si fidano ciecamente, io mi fido ciecamente-
 
Non poté evitare di corrucciare le sopracciglia.
 
-Ma l’alternativa sarebbe Silente. Non pensi che, non so, il fatto che sia l’unico che Voldemort tema e tutte quelle cose lì li terrebbero al sicuro più di quanto potrei fare io?-
 
Moony prese un altro sorso di Burrobirra scuotendo il capo.
 
-Silente non li ama come li ami tu. Potrebbero porsi sotto la protezione di un mago più forte di te, forse, ma quel mago non li difenderebbe mai come faresti tu. Non difenderebbe mai i loro interessi come tu saresti disposto a fare. Noi… Nonostante tutto quello che è capitato… Anche se ci siamo allontanati, Pads, ci crediamo ancora tutti in quello che siamo stati e che siamo. Io lo so cosa ha significato Prongs per te, e cosa tu significhi per lui e Lily. Io so che moriresti per loro, se fosse necessario, e lotteresti per loro. Un po’ di potere e di influenza in più non servono, in confronto a questo-
 
-Quindi pensi davvero che sarei la scelta migliore? Sei sempre stato il più bravo di noi a fare piani, e se…-
 
-Sì, Sir, penso che lo saresti. Dovrai nasconderti, magari, lasciare l’Ordine e trovare un posto in cui rintanarti, e sicuramente la tua vita cambierà ma se dovessi scegliere qualcuno per tenere al sicuro la famiglia di James non sceglierei altri che te-
 
Sirius si sforzò di sorridere cercando di resistere all’orribile pensiero che stava prendendo il sopravvento sulla sua lucidità.
 
 
 
-… Dice che non può farlo lui. Che dobbiamo farlo io e Lily, e Harry, perché siamo noi l’oggetto del segreto in quanto famiglia Potter. Quindi appena saremo pronti, appena avremo studiato per bene il libro che Bathilda ci porterà stasera, lo faremo. Pronunceremo l’Incanto Fidelius. E investiremo te, se sei sicuro-
 
Il volto di James dentro lo specchio sembrava incredibilmente teso mentre gli comunicava la loro decisione. Sirius sorrise per farlo rasserenare.
 
-Ottimo, non vedo l’ora. Ho cominciato a cercare un posto in cui nascondermi dopo che avremmo fatto, non posso restare qui. Anzi, ho già tardato troppo prima di spostarmi-
 
-Ne sei sicuro, Sir? Lo sai che io mi fido di te più che di me stesso, ma…-
 
-Ne abbiamo già parlato, James. Sono sicurissimo. Se potessi fare più di questo, lo farei. Basta parlarne-
 
Le sopracciglia di Prongs si distesero e un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra.
 
-Grazie. Grazie per tutto quello che fai per noi, per essere mio fratello. Non potrò mai ricambiare…-
 
-Non c’è nulla da ricambiare. È questo che fanno gli amici, è questo che facciamo io e te. Ci proteggiamo-
 
Poi Harry si appropriò dello specchio e della conversazione, e quando anche Lily comparve nell’inquadratura passarono l’ora successiva a chiacchierare di cose leggere e senza importanza, come se non stessero per fare qualcosa che avrebbe deciso la sorte di tutte le loro vite.
 
 
 
-Devi prendere il mio posto-
 
Peter, seduto di fronte a lui al tavolo più remoto del Paiolo Magico quel lunedì sera, trasalì e strinse forte il boccale tra le sue mani nervose per non mostrare quanto tremassero.
 
-Cosa stai dicendo? Io?! Ma io…-
 
-Pete, mi hai ascoltato nell’ultima mezz’ora? James e Lily sono nascosti perché sulle loro tracce c’è Voldemort. Abbiamo l’occasione di metterli definitivamente nella condizione più sicura possibile, garantendo a loro e a Harry di sopravvivere. E non ho nessuna intenzione di sprecarla-
 
Gli occhi di Peter scattarono nervosi sulla sala mezza vuota attorno a loro quando Sirius pronunciò il nome del mago oscuro, ma nessuno dei presenti avrebbe potuto sentirli; Sirius aveva usato il buon vecchio Muffliato per assicurarsene.
 
-Sir, sei impazzito! Io non sono bravo nemmeno la metà di te, e non sono coraggioso e…-
 
-Quanti sanno del rapporto che c’è tra me e James? Sono mesi che mi sento osservato, penso non mi abbiano ancora preso solo perché sperano che li porti da loro una volta per tutte. Verranno a cercarmi, Pete, verranno a cercare me e non te. Per quanto possa provare a nascondermi le probabilità che mi trovino come hanno trovato tutti gli altri membri dell’Ordine sono altissime. E io non parlerò, sai che non lo farei mai, sto studiando un modo per uccidermi nel caso mi catturino in modo da non rischiare di parlare sotto tortura.
 
Ma nessuno verrà a cercare te, Pete. Penseranno che sia io, o Silente, o Remus forse… Ma tu non sei mai venuto in battaglia con noi, non ti conoscono nemmeno se siamo abbastanza fortunati. I nostri rapporti negli ultimi mesi si sono diradati così tanto che potrebbero facilmente pensare che non siamo più amici come ai tempi della scuola. Potresti fuggire, cambiare continente perfino, potremmo contattare Sarah perché trovi un posto sicuro in America per te e i tuoi genitori. Potresti fuggire da qui, dall’Ordine e dalla guerra. Nessuno ti verrà a cercare, proprio perché pensano che tu sia il meno in gamba di noi. Ma non lo sei. Sei il più forte, il più impensabile-
 
Peter l’aveva ascoltato con espressione ammaliata e non aveva smesso di stringere il boccale.
 
-James e Lily… Loro sono d’accordo?-
 
-Ci penserò io a convincerli, quando avrai accettato-
 
Sirius sapeva di aver toccato le corde giuste, lo vedeva nella punta di orgoglio e soddisfazione che scintillava negli occhi acquosi di Wormtail. Era da quando Remus era andato a trovarlo che pensava a un modo per gabbare il destino, a un sistema per rendere impossibile che qualcuno li tradisse.
 
Non voleva crederci, non davvero, ma il tarlo del sospetto si era insinuato dentro di lui quando Remus si era improvvisamente presentato a casa sua per convincerlo a diventare il Custode Segreto dei loro amici al posto del Preside. Dopo mesi di lontananza in cui di Moony aveva saputo ben poco, dopo il rancore e i misteri improvvisamente aveva scelto casualmente di tornare proprio quando in ballo c’era qualcosa di così importante? E tutto a un tratto l’idea di essere più forte, più capace di Silente a tenere il segreto sembrava stupida, ridicola, e Remus era sempre stato il miglior stratega tra loro… Possibile che stesse cercando di indirizzare le cose in modo che i Potter scegliessero lui perché sarebbe stato una preda più facile per Voldemort?
 
Possibile che Moony fosse diventato un Mangiamorte? Che fosse la spia?
 
Non voleva crederci, eppure c’erano così tante coincidenze in quella storia che… Non potevano rischiare. Non poteva essere lui il Custode, doveva essere qualcuno di insospettabile, che passasse inosservato agli occhi di Voldemort. Qualcuno troppo piccolo e sfuggente, che aveva vissuto quegli anni nascosto, che fosse ininfluente…
 
E l’illuminazione era arrivata. Doveva essere Peter.
 
Pete bevve un lungo sorso della bibita che aveva davanti per calmarsi.
 
-Remus? Che ne pensa?-
 
Sirius lo fissò con intensità.
 
-Nessuno deve saperlo, Pete. Nemmeno Remus-
 
-Non… Non ti fidi di Moony?-
 
Scelse con cura le parole prima di usarle, per non spaventarlo.
 
-Mi fido ma non voglio correre rischi. Questo piano, fare di me un’esca mentre tu sarai il vero Custode e ti nasconderai, funzionerà se lo sapremo solo noi. Io, te e i Potter. Nemmeno Silente, o Moody…-
 
-Non vuoi dirlo all’Ordine?!- domandò l’altro sgranando gli occhi, e Sirius lo fissò con intensità.
 
-Ciascuno di noi è un bersaglio, Pete, e sei di noi sono stati ammazzati solo nell’ultimo paio di mesi. Nessuno deve conoscere questo segreto, a parte noi. Se mi beccheranno e io non riuscirò a scappare mi chiederanno dove si nasconde James, non dove sei tu. E io non potrò rispondere a quella domanda, e morirò portandomi dietro il segreto. Ma posso garantire solo per me, capisci? Rem…-
 
-Pensi sia lui, la spia- sibilò Wormtail fissandolo con sguardo insolitamente acuto.
 
-No, ma non so cosa sta combinando da due anni nel buco dove si è nascosto. Ci ha mollati, Pete, e io temo di non riconoscerlo più. Non mi fido abbastanza da mettere a rischio James, Lily e Harry-
 
Peter annuì con aria solenne, scolò tutta la Burrobirra restante e prese un respiro prima di rispondere.
 
-Ok. Va bene, lo farò-
 
La tensione evaporò dal viso di Sirius e produsse un grosso sorriso.
 
 
 
-Non capisco. Hai fatto di tutto per convincerci a scegliere te, abbiamo rinunciato a Silente e ora… Vuoi che sia Peter?!-
 
-Prongs, ti fidi di me?-
 
-Certo che mi fido, ma tu cambi idea ogni due giorni!-
 
James camminava davanti a lui, avanti e indietro. Lily era in piedi davanti al camino acceso e assisteva alla discussione senza muovere un muscolo. Harry dormiva sul divano, pacifico, incurante del dramma che si stava svolgendo a pochi passi da lui.
 
-Tutti si aspettano che sia io, anche quelli dell’Ordine. E nell’Ordine c’è una spia. Quando mi prenderanno…-
 
-Se ti prenderanno- specificò Lily in tono duro, e lui la guardò con sufficienza.
 
-Se mi prenderanno, mi chiederanno dove vi nascondete. Non mi chiederanno chi sia il vostro Custode Segreto. Porterei il segreto nella tomba, e nel frattempo Peter sarà emigrato da qualche parte in New Mexico e voi non avrete problemi per il resto della vita!-
 
James ignorò ogni riferimento al fatto che stessero discutendo della morte di Sirius come se fosse una cosa imminente, cosa che rendeva bene l’idea di quanto la situazione fosse tragica.
 
-Ma perché Peter. Perché non Remus, è sicuramente…-
 
-James, le capacità non c’entrano nulla. Remus vive a contatto coi Licantropi al servizio di Voldemort, e ha combattuto con noi sempre. Non è proprio uno che passa inosservato. Nessuno si accorge di Wormtail, invece. Nessuno penserebbe che siate ricorsi a lui per qualcosa di così importante. Questo gli darà il tempo di scappare, di far perdere le sue tracce. È un topo, James, e nessuno lo sa! Può fuggire anche da un assalto in piena regola!-
 
James continuava a camminare ma ora sembrava aver compreso la maggior parte del discorso di Sirius.
 
-Ripetimi perché non possiamo dirlo a Silente. O a Remus-
 
-Perché se tutti credono che sia io anche la spia lo crederà. Se decideranno di affibbiarmi una protezione dopo che avremo pronunciato l’Incanto, per esempio…-
 
-Chi ti sorveglia potrebbe passare l’informazione, se fosse la spia- concluse Lily freddamente. Sirius annuì al suo indirizzo e James interruppe la sua passeggiata nervosa per guardare sua moglie negli occhi.
 
-Sei d’accordo? Ti sembra sensato affidare la sicurezza della nostra famiglia a Peter Minus?-
 
Lei aveva un’espressione decisa e battagliera che Sirius aveva imparato a conoscere molto bene.
 
-Il piano di Sirius è perfetto, James. Non vedo falle. A parte il fatto che si sta offrendo di fare l’esca per noi-
 
-Non faccio l’esca. Sono il prossimo sulla lista da tempo, Lily, inutile far finta di non saperlo. Si tratta solo di sfruttare al meglio questa cosa-
 
Cadde il silenzio per qualche istante.
 
-Come hai intenzione di fare?- chiese infine Prongs, tornando a guardarlo dopo aver fatto un cenno in direzione della porta Imperturbata della cucina dietro la quale Moody lavorava in attesa di riportare Sirius a casa.
 
-Mi porterà lui qui dopodomani per l’esecuzione dell’Incanto. Devi mettere qualcosa nel tè, Lily, qualcosa che sia insapore e non lasci tracce. Deve dormire-
 
Lily deglutì; la prospettiva di ingannare il capo degli Auror non doveva piacerle poi tanto ma annuì comunque.
 
-Mi rivelerete dove siamo, e io andrò a prendere Peter. Pronuncerete l’Incanto, Pete andrà via e Moody si sveglierà e tutto sarà fatto. Non sapranno mai che è avvenuto lo scambio-
 
James lo guardava con la stessa determinazione di sua moglie.
 
-Va bene, facciamolo-
 
 
 
E andò esattamente come Sirius aveva predetto; quando arrivarono in casa Potter il trenta ottobre James insistette perché tutti bevessero un cordiale per distendere i nervi, e Moody si addormentò grazie alla Pozione Soporifera che Lily aveva versato nel suo bicchiere dopo due minuti dal brindisi.
 
-Siamo a Godric’s Hollow, nel Glouce…-
 
-Stai scherzando?!-, Sirius interruppe James mentre quello gli rivelava la posizione della loro abitazione, -Silente ti ha nascosto a casa tua?!-
 
James ghignò.
 
-Ha detto che a nessuno sarebbe venuto in mente di cercarmi qui, proprio dove i Potter hanno sempre vissuto. Questa è la vecchia casa della sua famiglia-
 
Sirius per poco non scoppiò a ridere, invece si avviò lungo il corridoio verso la porta sul retro con l’amico alle calcagna.
 
-Ti darei il Mantello ma non me l’ha ancora restituito. Devi uscire dal giardino per lasciare il raggio degli incantesimi di protezione e poterti Smaterializzare-
 
-Ok, ci vediamo tra poco- gli disse, e si affrettò a uscire prima che James lo fermasse.
 
Sirius comparve nel solito posto buio in una traversa di Rathbone Street e corse verso casa più in fretta che poteva, salì le scale a due a due e fino all’ultimo il terrore di essere preso proprio ora che sapeva e non poteva trattenere il segreto gli attanagliò lo stomaco. Poi raggiunse la porta di casa, lui e Peter pronunciarono ciascuno dal suo lato le parole concordate (Caccabomba e Poltergeist) e quando sull’uscio comparve il viso teso di Wormtail tirò un sospiro di sollievo. La metà del lavoro era fatta.
 
-Andiamo, in fretta-
 
Percorsero insieme la strada all’inverso, e quando furono nel vicolo Sirius afferrò il braccio sinistro di Peter così forte che generò una smorfia infastidita sul suo viso.
 
-Scusa, sono un po’ nervoso. Pronto?- gli chiese, e Peter annuì.
 
-Non mi bendi?-
 
-Non importa, tra poco saprai dove si trovano. Ok, andiamo-
 
Ricomparvero nel boschetto dal quale era partito, dal quale si vedeva il giardino incolto di casa Potter. Sirius si mosse in fretta e Peter alle spalle fino a quando bussarono alla porta sul retro e James gli chiese quale fosse la parola d’ordine.
 
-Banshee- disse Sirius in fretta, ed entrambi si precipitarono oltre l’uscio per ritrovarsi nel corridoio d’ingresso. Lily smise di pestare il piede sinistro a terra per la tensione e le scappò un sospiro di sollievo quando li vide entrare in salotto, dove lei era impegnata a fare la guardia al dormiente Moody e a evitare che Harry, che aveva da poco imparato a star dritto sulle gambe, gli si arrampicasse addosso.
 
-Grazie al cielo. Vi prego, cominciamo, non mi piace questa cosa-
 
James guadagnò il centro della stanza, prese in braccio Harry e sollevò la bacchetta mentre sua moglie gli stringeva il braccio libero; Peter, che sembrava spaventato, si mise di fronte a loro. A Sirius parve strano restar lì a fare lo spettatore insieme al privo di sensi Moody, come se fosse in qualche modo ingiusto, ma si costrinse a ricordare che stavano facendo tutto quello per un motivo.
 
Poi Prongs prese un respiro e cominciò a declamare in latino, e mentre Sirius ascoltava affascinato quella che sembrava un’antica litania un nastro d’argento simile ai pensieri estratti dalla mente sbucò dalla bacchetta di James e raggiunse il petto di Peter, stabilendo un contatto e facendo rabbrividire Wormtail con un sussulto. E Sirius si rese conto un momento dopo di non avere idea di dove fossero, anche se era certo che avrebbe dovuto saperlo, e poi il salmodiare si interruppe e il filo d’argento scomparve e tutto finì.
 
-Presto-, disse riscuotendosi dal torpore e invitando un alquanto scosso Peter al tavolo da pranzo dove pergamena e penna lo aspettavano, -Scrivi qui dove siamo, fanne cinque copie, e cerca di imitare la mia grafia-
 
Ne venne fuori un falso accettabile, per quanto tremolante, ma sarebbe dovuto bastare; Sirius lesse il primo cartiglio, La residenza della famiglia Potter si trova al numero 27 della Main Street di Godric’s Hollow, Gloucestershire, e improvvisamente il ricordo tornò vivo nella sua testa dove fino a un attimo prima c’era stato un buco. Quando ebbe finito di scrivere Peter venne abbracciato da Lily con molta forza, e poi James gli strinse una spalla.
 
-Grazie. Di fare questo per noi. Sei un vero amico- gli disse Prongs con sincera devozione. Peter sembrò per un attimo troppo commosso per parlare.
 
-Non dirlo nemmeno, siamo qui per questo. Meglio che vada, ora, prima che si svegli. Per il momento mi nasconderò nella stanza di Rem, dall’affittacamere babbano, ma tra un paio di giorni partirò. Sto organizzando tutto con i miei, meglio che non vi dica dove andiamo. Grazie di avermi affidato questo segreto. È stato un onore essere vostro amico-
 
Cinque minuti dopo Moody era rinvenuto e stava borbottando perché l’avevano lasciato dormire quando aveva del lavoro da fare.
 
-Non è di ferro nemmeno lei, signore. Non può lavorare sempre. E comunque ha dormito solo per mezz’ora- precisò Sirius, facendo cenno a Lily di dissimulare la sua espressione colpevole. Harry, tra le braccia della madre, sembrava spaesato da quel viavai di persone. James arrivò in quel momento dalla cucina con un bicchiere d’acqua che l’Auror trangugiò, ancora non del tutto sveglio.
 
-Perché non ho la più pallida idea di dove ci troviamo?- domandò l’uomo, piuttosto confuso; Sirius, che aveva provato quella sensazione non più di dieci minuti prima, gli rispose ridacchiando.
 
-Perché abbiamo già fatto tutto. Ecco, ora dovrebbe funzionare-
 
Gli mise in mano uno dei cartigli scritti da Peter, l’Auror lo lesse con sguardo corrucciato e poi sembrò capire tutto, come fosse stato colpito da una rivelazione.
 
-È strabiliante, davvero. Peccato che non abbia assistito, sarà stato uno spettacolo unico. Bene. Quindi non dovrò più scarrozzarti in giro, Black-
 
-Non più a quanto pare- rispose Sirius, facendo un occhiolino ai Potter che se ne stavano seduti sul divano, ancora un po’ tesi e spaesati.
 
-Che ne dite di un altro bicchiere per festeggiare? Dopotutto, questo è un giorno importante!- balzò su James cogliendo la significativa occhiata di Sirius.
 
 
 
Il giorno dopo Sirius dormì fino a tardi per la prima volta dopo tanto tempo; la tranquillità di sapere Harry, Lily e James al sicuro aveva funzionato molto meglio di qualsiasi Pozione Soporifera mai prodotta dalla mano dell’eccellente pozionista Lily Evans.
 
Fece colazione ascoltando la radio e canticchiando, quasi come se fosse felice. Chiamò i Potter allo specchio e li vide sereni e tranquilli come non erano da troppo tempo, esattamente come lui; chiacchierarono di come avevano intenzione di trascorrere Halloween, e ricordarono i banchetti a Hogwarts e i memorabili scherzi che avevano ideato in passato per quella festa. Poi si salutarono, perché Sirius doveva uscire per il suo turno di guardia a MacNair.
 
Non successe nulla per tutto il pomeriggio. La festa di Halloween era importante per il mondo magico, Moody era stato piuttosto convinto che Voldemort avrebbe avuto in serbo qualcosa di eclatante per quella sera, invece doveva essersi sbagliato. Dedalus Lux venne a dargli il cambio alla fattoria verso alle otto, quando Sirius si era ormai congelato le chiappe e aveva perso la sensibilità alle gambe; aveva una fame da lupi, eppure decise di passare da Peter per vedere come stava prima di rientrare. Se n’era andato di corsa, il giorno prima, e lui non aveva avuto nemmeno il tempo di ringraziarlo per quello che aveva fatto. E poi ne avrebbe approfittato per verificare che le protezioni sul suo alloggio temporaneo fossero adeguate.
 
Pensò di passare a prendere la sua moto, prima. Erano secoli che non la tirava fuori, Moody gli aveva proibito di usarla perché sosteneva che lo rendesse un obiettivo facile e lui non si era comunque più sentito abbastanza al sicuro da muoversi allo scoperto per la città. Aveva proprio voglia di sentire il vento sul viso, di sentirsi giovane e spensierato come un tempo: quel giorno poteva permettersi di correre qualche rischio. Nulla sembrava troppo difficile e pericoloso, ora che la sua famiglia era al sicuro.
 
Andò a casa, prese la moto rimpicciolita dalla libreria dove la teneva a mo’ di soprammobile e scese di nuovo in strada; si ficcò nel vicolo che di solito usava per Smaterializzarsi, riportò il veicolo alle dimensioni originali e ci salì sopra provando un moto di autentica felicità. Erano secoli che non si sentiva così bene, pensò accendendo il motore e dando gas.
 
Arrivò alla vecchia palazzina nel cuore di Londra poco dopo, e salì le scale fino alla porta di quello che era stato lo scarno e umido alloggio di Remus quando lui si era degnato di vivere a Londra e lottare con loro. Bussò, e non ottenne risposta; bussò ancora, più forte, pensando che forse Peter si fosse già addormentato, e di nuovo nessuno lo invitò a entrare. Provò ad aprire, a quel punto, ma la serratura era chiusa a chiave.
 
Sirius cominciò ad agitarsi. Peter sapeva di dover restare nascosto, ne avevano parlato. Gli aveva promesso che non sarebbe uscito fino al momento di partire per gli Stati Uniti, erano d’accordo…
 
Si guardò attorno, accertandosi che non ci fosse nessuno sul piano, tirò fuori la bacchetta e aprì la porta con la magia.
 
La stanza era in ordine, intatta; la libreria traballante vuota, la piccola scrivania sgombra, il letto nell’angolo senza lenzuola. La paura prese a montare dentro Sirius come un veleno: non c’era alcuna traccia di Peter lì.
 
Non si curò di richiudere la porta, il suo cervello troppo impegnato a elaborare i pensieri che uno dietro l’altro si formavano nella sua mente andando a ingrossare la valanga della presa di coscienza, del panico. Scese di corsa le scale fino alla reception e chiese di Peter Minus alla vecchia e scorbutica donna dietro al vetro; lei lo guardò come se fosse pazzo. Domandò allora del ragazzo che occupava la stanza ventidue e lei gli disse che non era occupata, e che poteva averla lui se ci teneva tanto.
 
Non le rispose nemmeno: corse fuori più in fretta che poteva e salì sulla moto mentre già l’accendeva e si levava in aria in volo, così terrorizzato da non curarsi dello Statuto di Segretezza, ripetendosi che non poteva, non poteva aver commesso un errore così grande…
 
Il braccio sinistro dolente, e il Mangiamorte basso e scarso nei duelli dai Bones, e la paura ma la ferma volontà di restare e aiutare. La velocità con cui aveva accettato di diventare Custode Segreto, la soddisfazione nei suoi occhi. Le domande indiscrete a Lily e James su dove si trovassero buttate lì per caso nell’anno precedente.
 
Tutto, tutto assunse un valore nuovo mentre accelerava spingendo la moto in alto, sempre più in alto e sempre più veloce, incurante del freddo e di qualunque cosa non fosse l’orrore strisciante che gli stava mangiando il cervello, dirigendosi a ovest. Doveva arrivare a Godric’s Hollow il più in fretta possibile, metterli in salvo, e poi avrebbe pensato a come squartare Peter Minus, la spia, un pezzo alla volta.
 
Come aveva potuto essere così cieco?! Per tutto quel tempo l’aveva avuto davanti agli occhi. Peter che si trovava sempre degli amici potenti che potessero proteggerlo, che era invidioso della felicità di James, che non aveva mai voluto toccare Harry, che era rimasto sempre ai margini passando inosservato, nella perfetta posizione di sapere tutto dell’Ordine e andarlo a riferire.
 
Durante tutto il tragitto riconsiderò ogni azione di Peter, ciò che aveva fatto e detto nell’ultimo paio d’anni, rileggendo ogni cosa da un nuovo, terribile punto di vista. Stupido, stupido, era stato un idiota! Era arrivato a dubitare di Remus, gli aveva consegnato lui stesso…
 
Ma non tutto era perduto. Poteva ancora farcela, doveva solo arrivare in fretta, il più in fretta possibile. Poteva salvarli, e rimediare, e avrebbe passato ogni giorno della sua vita a fare ammenda per la sua terribile leggerezza, però ti prego, ti prego fa’ in modo che arrivi in tempo per salvarli perché altrimenti…
 
Vide il fumo nero in cielo ancor prima di arrivare nel villaggio, e il cuore prese a battergli nel petto così forte che non si sarebbe stupito se fosse sbucato fuori. Scese in picchiata, quasi si schiantò nell’atterraggio davanti alla villetta al numero 27 della Main Street di Godric’s Hollow, Gloucestershire. La villetta semidistrutta, il piano di sopra esploso, le macerie arrivate fino alla strada.
 
Il suo cuore perse un colpo e poi ricominciò a galoppare ancora più forte di prima. Abbandonò la moto a terra e corse verso la casa senza preoccuparsi di niente, la mente improvvisamente sgombra perché non poteva, non poteva essere davvero successo…
 
La porta era aperta sul corridoio e fu un déjà-vu della scena vista al cottage dei Bones, dove un padre si era schierato in prima linea a difesa della sua famiglia.
 
Ma stavolta non c’era Edgar di fronte a lui.
 
Il cadavere di James era steso sul pavimento dell’ingresso, le gambe bloccate da pezzi d’intonaco caduti dal soffitto durante l’esplosione, attorno a lui calcinacci e polvere tra i suoi capelli. La ruga tra le sopracciglia e i capelli ingrigiti lo facevano somigliare terribilmente a suo padre, eppure Sirius sapeva che Charlus era morto l’anno prima. Quello era James, morto. James era morto e lui piangeva e non respirava più.
 
Crollò a terra accanto al suo amico, piegato in due dallo strazio, non curandosi di controllare se ci fossero ancora pericoli lì dentro, indifferente a qualsiasi cosa non fosse James, morto, davanti a lui. La disperazione che lo aveva assalito lo dilaniava dall’interno, pezzo per pezzo, mangiando la sua carne viva e il suo dolore atroce. Non avrebbe più voluto respirare. Non avrebbe voluto che l’aria entrasse, avere altro fiato per urlare. Avrebbe voluto strapparsi la gola, e i polmoni, e le labbra. Avrebbe voluto cavarsi gli occhi per non vedere suo fratello davanti a sé, morto e terrorizzato, con gli occhi aperti e la mascella tesa. Non voleva vedere gli occhiali rotti, la bacchetta lontana, non voleva dover cercare Lily per scoprire un altro cadavere, non voleva nemmeno pensare a cosa fosse capitato al bambino.
 
Urlò, Sirius, urlò come non aveva urlato nemmeno sotto le Cruciatus di suo padre o di Voldemort; urlò come se stesse morendo, e in ogni istante passato a fissare James lì, a terra, davanti a lui, morì ancora, di nuovo, un po’ più a fondo, un po’ più dentro.
 
Ripensò a tutti i “Prima”, tutte le azioni che lo avevano condotto a quel punto, la Chiave di Volta della sua vita; alle tante cose fatte con James, per James, da James. Ripensò agli anni che avevano condiviso, alle risate, ai pianti, alle urla, ai cazzotti, alle mani tese, alle pacche sulle spalle, ai sorrisi, alle battute, al loro esserci, semplicemente, l’uno per l’altro. Rivisse la sua vita a velocità raddoppiata, da quando aveva incontrato i Potter sulla banchina del binario nove e tre quarti, e scoprì che James c’è sempre stato, da allora, in ogni suo gesto, e seppe che non ci sarebbe più potuto essere lui se non c’era James, e si sentì morire, ancora, di nuovo, un po’ più a fondo, e il cuore si lacerò, la carne si strappò, ma non c’era sangue, non c’era nulla se non quel dolore che non usciva, che se ne stava lì e scavava ancora, sempre più dentro, trovando altre membra da spezzare, perché James era morto, morto, morto, morto, morto, morto, morto, morto…
 
Ma poi…
 
Si alzò, non seppe nemmeno come, quasi avesse udito un richiamo. Un pianto lontano, fuori dalla sua testa e fuori da lui, un pianto che conosceva bene.
 
Non era possibile.
 
-Harry?- chiamò tra le lacrime, incredulo. La stanza del bambino era saltata in aria, Sirius lo sapeva; la parte distrutta della casa era proprio quella. Era avvenuta lì, l’esplosione. E di sicuro nessuno sarebbe andato via senza il bambino, no? Era lui, in fondo, l’obiettivo.
 
Come poteva Harry essere sopravvissuto?
 
Ma Harry stava piangendo, in quel momento.
 
Oltrepassò James senza guardarlo ancora perché altrimenti non avrebbe avuto la forza di allontanarsi e corse veloce su per le scale mezza cadute, schivando calcinacci che ancora piovevano dal soffitto instabile, diretto verso la stanza del bambino solo per fare un’altra, la seconda atroce scoperta.
 
Lily era lì, anche lei per terra. Distesa proprio davanti alla culla, coi capelli scomposti e gli occhi serrati come se stesse dormendo. Forse, in un ultimo gesto di protezione, li aveva chiusi perché Harry non ne fosse spaventato…
 
Rischiò di crollare di nuovo per un breve attimo, di cadere per terra sotto il peso della propria colpa per accarezzare il viso di Lily ancora perfetto nonostante le occhiaie e la paura incisa nei suoi lineamenti, ma qualcosa fu più forte dell’angoscia che aveva dentro. Il pianto che l’aveva condotto lì non c’era più, era stato sostituito da un ansimare veloce, serrato; qualcuno in quella stanza respirava ancora.
 
-Pa-dy- disse Harry, la vocina ancora rotta dal pianto disperato, e Sirius alzò gli occhi dal cadavere della sua amica e lo vide, in piedi nel suo lettino, le mani aggrappate alla sbarre della culla e gli occhi arrossati e le lacrime che avevano bagnato il pigiamino. Sulla sua fronte spiccava un taglio fresco, a forma di saetta, ancora sanguinante. Non si fece alcuna domanda, non ebbe davvero bisogno di pensarci: si avvicinò, lo prese in braccio e lo cullò, rassicurante, canticchiandogli la ninna nanna che Lily e James usavano per farlo addormentare. Sirius sentì i pugnetti del bambino serrarsi sul suo maglione, e Harry non pianse più. Aveva il respiro pesante ma non piangeva, e Sirius gli sussurrò parole vuote e confortanti, gli strofinò una mano sulla piccola schiena coperta dalla tutina verde come sempre quando voleva tranquillizzarlo, gli baciò il capo in mezzo ai capelli arruffati.
 
-Ok, piccolo, va tutto bene. Ora io e te andiamo via di qui-
 
Prese la coperta dalla culla, vi avvolse il bimbo che sembrava molto più tranquillo e lo riprese in braccio in modo che fosse rivolto verso il suo petto. Non voleva vedesse i suoi genitori.
 
Aveva un compito, aveva giurato. Doveva tenere Harry al sicuro, e per farlo dovevano nascondersi il prima possibile. Non poteva fermarsi oltre, non poteva pensare a Lily e James. Loro avrebbero voluto che si occupasse di lui. Per quanto non avesse idea di cosa fosse accaduto in quella casa, per quanto sembrasse assurdo che Harry fosse l’unico sopravvissuto a una spedizione assassina quando l’unico reale obiettivo lì dentro era lui stesso, era sua precisa responsabilità fare in modo che sopravvivesse ancora. Uscì dalla cameretta, scese le scale continuando a cantilenare per tenere Harry tranquillo e proteggendo la sua testina con la mano in cui impugnava la bacchetta. Si sforzò di non guardare il corpo di James quando lo superarono per uscire all’aperto.
 
“Resta vivo abbastanza da prenderti cura di mio figlio…”
 
La notte era serena e mite; Sirius sbottonò il giaccone e stava per richiuderlo sul corpo di Harry per proteggerlo dal freddo della moto, ragionando su dove andare nell’immediato. Forse da Remus? Avrebbero sicuramente trovato un appoggio in lui, e nessuno sarebbe andato a cercarli sulle montagne.
 
-Sirius! Cosa è successo, per le mutande di Merlino!-
 
Per la prima volta da quando era arrivato Sirius si concentrò su ciò che succedeva attorno a lui; Hagrid arrivava a grandi passi dalla periferia del villaggio, e la strada cominciava a riempirsi di curiosi Babbani e altri abitanti spaventati, accorsi per capire cosa fosse accaduto.
 
-Non ne ho… Idea-, concluse, sforzandosi di prestare attenzione a Hagrid che ormai l’aveva raggiunto ansimante, -Sono venuto a controllare, ad accertarmi che andasse tutto bene, e invece… Lily e James, loro sono dentro. Morti. Harry è sopravvissuto-
 
L’omone sembrava perplesso e addolorato insieme, ma Sirius non si sentiva in grado di dare conforto e spiegazioni in quel momento. Era troppo impegnato a cercare di focalizzarsi su quello che andava fatto, sulle cose pratiche. Proteggere Harry, trovare un posto sicuro, medicarlo, accudirlo, comprare una culla, pensare al cibo per lui, trovare i pannolini. Faceva elenchi mentali per tenere il cervello impegnato, per non pensare al fatto che avesse condannato a morte suo fratello. Che fosse tutta colpa sua.
 
-Ma come, sopravvissuto! C’ha solo un anno! Come ha fatto a…-
 
-Non ne ho idea, ma devo portarlo via di qui. Non c’è nessuno dentro, ma potrebbero… Potrebbero tornare. Devo portarlo al sicuro, e poi penseremo al resto-
 
-No, non posso lasciarti andare-
 
Quelle parole lo trascinarono fuori dalla sua testa e dai suoi pensieri ossessivi; Sirius guardò Hagrid come se fosse un mostro a tre teste.
 
-Come, no? Credi di potermi fermare? Perché, poi?-
 
La mano grossa come un badile di Hagrid corse alla tasca interna del suo pastrano, estraendo il manico di un ombrello rosa.
 
-Ho ordini di Silente. Dice che devo prendere io in consegna Harry, che devo portarlo da lui. Che deve andare da sua zia, la Babbana, là sarà al sicuro-
 
Sirius strinse più forte Harry tra le braccia, istintivamente, sentendosi mancare la terra sotto i piedi.
 
“-Ti impegni a proteggerlo, custodirlo e crescerlo?-
 
-Sì-“
 
Non potevano portargli via anche lui.
 
-No. No, io sono il suo padrino. Silente lo sa, Silente sa che James e Lily volevano che stesse con me. Non può…-
 
Hagrid gli diede una pacca sulla spalla che per poco non lo spedì a terra.
 
-Sicuramente è una cosa temporanea, no? Per mandarlo via di qui in fretta, al sicuro, così noi capiamo cosa sta succedendo. Sarai impegnato, nei prossimi giorni, lui starà da sua zia il tempo necessario e poi…-
 
Il cervello di Sirius aveva smesso di funzionare. Lui sapeva già cos’era successo, non aveva bisogno di fare indagini…
 
Ma loro pensano sia io, il Custode Segreto.
 
Era quello, il punto. Silente pensava che Harry dovesse essere protetto da lui, che fosse lui il traditore, per questo glielo portava via. L’avrebbe pensato Remus, e Moody, e l’Ordine della Fenice al completo. Il Ministero, perfino. E non aveva modo di provare la propria innocenza, a meno che…
 
-Va bene. Eccolo- disse, sentendosi morire di nuovo mentre lasciava delicatamente un bacio sulla fronte di Harry, vicino alla ferita, per poi affidarlo al Mezzogigante. Il bambino cominciò a piangere appena ebbe lasciato le sue braccia, e si agitò come un matto nel tentativo di sfuggire a Hagrid che cercava di tenerlo stretto.
 
-Pa-dy! PA-DY!- chiamò disperato, e Sirius distolse lo sguardo da quella scena orrenda che lo stava spezzando in due.
 
-Andate, forza. Veloci! Prendi la moto, arriverete prima-
 
-Ma come, la moto! Ci tieni…-
 
-Non mi serve, Hagrid, ora per favore partite!-
 
Non ci furono altre obiezioni. Hagrid rimise in piedi la moto e ci salì sopra mentre Harry ancora piangeva inconsolabile; Sirius li guardò decollare e si sentì dilaniare l’anima e ricominciò a piangere silenziosamente. Allo strazio però si era aggiunta la risoluzione. Doveva riprendersi Harry.
 
-Bene. Ora vediamo dove ti sei cacciato, Verme-
 
 
 
   
 
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