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Autore: Airborne    19/07/2023    1 recensioni
Tenzō ha nove anni quando viene salvato dalle grinfie di Orochimaru ed entra nella Radice perdendo ogni cosa. Kakashi ha tredici anni, è il capitano più giovane nella storia degli ANBU ed è cresciuto bruscamente e brutalmente. Sono giovani, sono diversi, sono ben lontani dall’essere il prototipo del ninja eroico e sanno già che faranno i conti con il passato per sempre; ma sono anche determinati a mettere la propria vita in campo per Konoha, per un futuro migliore, e l’uno per l’altro.
Kakashi/Yamato
***
«Credo che diventerà un ninja interessante» dice solo.
«Se esce indenne dalla Radice».
Kakashi rabbrividisce. Menomale che lui non ci è finito, nella Radice. Spera, come fa per tutti i ragazzini dell’organizzazione, che quel Tenzō sia abbastanza forte da sopravvivere. E spera che non debba mai, mai fare i conti con qualcosa come Obito e Rin.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Yamato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Avvertenze:
questa fanfiction si discosta un po’ dal canon, soprattutto per quanto riguarda le età e le tempistiche. Come riferimento, durante gli avvenimenti del primo capitolo della mia storia Tenzō ha 9 anni, mentre in Naruto gli stessi fatti avvengono quando lui è un bambino molto molto piccolo, se non addirittura un neonato. Nella mia storia, Tenzō è più grande di Itachi di 5 anni, mentre nel manga se ne passano solo 2.
(Insomma, per una volta mi sono concessa di prendermi delle libertà.)
Buona lettura!

 

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Niente di cui scusarsi

 

And up until now I have sworn to myself that I'm content
With loneliness
Because none of it was ever worth the risk, well you
Are
The only exception

Paramore – The Only Exception

 

1

Tenzō

 

 

 

Tenzō è spaesato. Non c’è altro aggettivo che si attribuirebbe in quel momento. Non capisce niente, non sa niente. Si ricorda alcune sensazioni: l’acqua sulla pelle, il suono di una voce, un qualcosa che potrebbe anche essere felicità se solo sapesse a quale momento della sua vita (di cui, per quanto si sforzi, non conserva alcun ricordo) è collegato. Il dottore, un uomo sorridente con i capelli riccissimi, gli ha detto che ciò che gli è successo gli ha fatto perdere la memoria, che forse, tra un po’ di tempo, inizierà a ricordare. Non tutte insieme, però, ha precisato. Non gli ha nemmeno detto cosa gli è successo esattamente, come mai una mattina si è svegliato in ospedale senza sapere come ci fosse finito.

Il Terzo Hokage è un uomo gentile. Lo saluta con un gran sorriso quando entra nel suo ufficio, e lo invita a sedersi alla scrivania, davanti a lui. Gli chiede come sta; lui risponde con un flebile e tremante «Bene» nonostante non si sia ancora tolto i cerotti dalle braccia e non si senta ben fermo sulle gambe.

«Ti dirò tutto quello che è successo, Tenzō». Lo guarda negli occhi ancora per un secondo mentre lui aspetta, incerto se rispondere o meno. Alla fine non ce n’è bisogno. «Il dottore mi ha detto che non ti ricordi niente. Che non sai perché ti sei ritrovato in ospedale».

«No, signore».

«Mentre dormivi, un ninja ha… guardato nella tua mente e ha ricostruito cos’è successo».

Tenzō non dice niente.

«Non è una bella storia, Tenzō, voglio che tu lo sappia. Ma ricordati che a Konoha sarai sempre protetto».

Konoha. Quel nome lo ricorda. È il posto in cui vive.

«Un ninja di nome Orochimaru ti ha rapito molti mesi fa per svolgere un esperimento».

«Orochimaru?» Questo non lo ricorda.

«Abitava anche lui a Konoha, una volta. Fino a poco tempo fa, a dire la verità. Purtroppo, di recente ha fatto cose che vanno contro la legge, come l’esperimento di cui eri parte».

«Che esperimento era, signore?» domanda Tenzō arrossendo, incapace di trattenersi.

«Tu sai chi era il Primo Hokage?»

«Il… il primo capo di Konoha?»

«Esatto. Era un ninja molto forte, in grado di combinare il chakra di terra e di acqua per utilizzare un’abilità nota come Tecnica del Legno».

Tenzō non è sicuro di aver capito bene, ma non osa interrompere l’Hokage.

«Questa particolare tecnica lo ha reso noto in tutto il mondo, e molte persone lo ritengono il ninja più forte di sempre.

«Orochimaru è riuscito a reperire alcune cellule dal corpo del Primo Hokage e le ha impiantate in te e in altri bambini, cercando di potenziarvi per farvi ottenere le sue abilità». Lo sguardo del Terzo Hokage si fa più diretto, e Tenzō si sente improvvisamente a disagio. «Vi ha tenuti a lungo nel suo laboratorio, addormentati, registrando le reazioni del vostro corpo. Però alla fine l’esperimento è andato male. Tu sei l’unico sopravvissuto».

Il Terzo Hokage fa una pausa più lunga delle precedenti, senza spostare lo sguardo dal suo. Tenzō non è sicuro di come si dovrebbe sentire, di cosa quelle parole vogliano dire. È spaesato, e vorrebbe smettere di sentirsi così.

«Sei sopravvissuto, e sei stato un successo, dal punto di vista scientifico. Ora hai le cellule del Primo Hokage nel tuo corpo e potrai usare la Tecnica del Legno».

Ancora una volta, Tenzō non sa come dovrebbe reagire. È una cosa buona? Deve esserlo, visto che il Primo Hokage è stato il ninja più forte di tutti i tempi. Ma come può essere una cosa buona se così tanti bambini come lui sono morti nella sua realizzazione? Non è neppure una cosa naturale. Sembra una cosa finta, in un certo senso, sporca. Tenzō non vuole essere né finto, né sporco, né una persona cattiva.

«C’è qualcosa che non capisci, Tenzō?»

Molte cose.

«No, credo di aver capito tutto, signore».

Il Terzo Hokage lo scruta con i suoi occhi castani, e questa volta Tenzō non riesce a sostenere il suo sguardo. «Se ti servisse qualcosa, gli abitanti del villaggio ti aiuteranno sempre. Compreso io».

Il Terzo Hokage, aiutare lui?

«I prossimi tempi non saranno molto facili per te, Tenzō. Ma sei sempre stato una persona forte, e ce la farai».

E così era una persona forte anche prima dell’esperimento di Orochimaru? Bè, è confortante.

«Ho parlato con i consiglieri della tua situazione, e siamo giunti alla conclusione che la cosa migliore per te sia entrare nella Radice».

«La Radice? Cos’è, signore?»

«Sai chi sono gli ANBU?»

Tenzō fa cenno di no.

«Gli ANBU sono le forze speciali di Konoha. Sono tutti ninja molto forti che possiedono abilità particolari, e sono incaricati di missioni molto pericolose ed estremamente importanti. Sono la punta di diamante del nostro esercito. La Radice è una sezione speciale degli ANBU, di cui fanno parte ninja solitamente molto giovani che in futuro diventeranno la punta di diamante degli ANBU. Tu sarai uno di loro». Il Terzo Hokage gli sorride benevolo. «Diventerai uno dei ninja più forti di Konoha».

Di questo, Tenzō è contento. Essere fortissimi non è mai una cosa cattiva.

«Andrai alla caserma della Radice questa sera stessa, e inizierai ad allenarti lì. I tuoi senpai e i tuoi maestri ti aiuteranno a controllare la Tecnica del Legno».

Però c’è qualcosa che non va, in quel piano.

«Non sarà facile, te lo dico onestamente. La Radice ha regole molto severe, e la vita al suo interno, come tra gli ANBU, è dura. Ma ce la farai».

«Signore» dice agitandosi sulla sedia, «dovrò stare sempre lì? Potrò tornare a casa, qualche volta?»

L’espressione del Terzo Hokage cambia di nuovo. Adesso è ancora gentile, ma Tenzō scorge qualcosa che non gli piace. Non saprebbe dire cosa, di preciso.

«La Radice sarà la tua casa. Ora, non spetta a me spiegarti le regole che dovrai seguire, ma questo deve esserti molto chiaro fin da subito. Non…» esita, «non sarai nessuno, fuori dalla Radice. Nessuno conoscerà il tuo nome, né le tue abilità, né la tua vita, a parte i tuoi compagni nella Radice e tra gli ANBU. Almeno, fino a quando non ti saranno assegnate missioni che richiederanno che tu operi al di fuori dell’organizzazione, ma questo succederà solo tra molti anni».

«Ma… Non potrò vedere nemmeno i miei genitori?»

L’espressione dell’Hokage si fa più dolce, ma lui ha ancora meno voglia di sentire la sua risposta.

«I tuoi genitori non ci sono più da tanto tempo, Tenzō».

Gli si mozza il respiro.

«Non te lo ricordi, ma lo hai sempre saputo. Sono caduti durante una missione, quando tu avevi cinque anni».

È una strana sensazione. Crede al Terzo Hokage, gli crede quando dice che lo ha sempre saputo, ma non ne ha memoria. Fino a pochi secondi prima, nella sua mente mamma e papà erano lì a Konoha, da qualche parte, ad aspettare di vederlo tornare a casa o di potergli fare visita in ospedale. Non è concepibile che non sia così, non è reale. E fa male scoprire che sono morti da tanto tempo. Tenzō non ha ricordi che li riguardino, ma fa male. Fa così male che piange anche se non vorrebbe. Lui è forte, può usare le tecniche del Primo Hokage. Non dovrebbe piangere.

«Sarà difficile, Tenzō. Ma tu sei un ragazzo forte».

Non se lo ricorda, ma lo spera davvero.

Poco dopo, nell’ufficio del Terzo Hokage entrano un ninja con il volto mascherato e un signore che gli fa paura. Quest’ultimo si presenta come il capo della Radice, Danzō. Il ninja mascherato, invece, gli viene presentato come Jun’ichiro, il suo senpai da ora in poi. Tenzō attraversa la città con loro. Entra nella caserma degli ANBU, e gli viene detto che non ne uscirà prima di un anno.

È triste, e ha paura. Ma è un ragazzino forte, e non ha famiglia all’infuori della Radice. E capisce presto che quella regola, la prima dello Statuto della Radice, la più importante, per lui è più vera che per molti altri.

 

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Note
Ho scritto questa storia nell'arco di due anni, penso, e sì, la mia incostanza è l'ostacolo principale alla mia passione per la scrittura. Non è una storia che mi premeva in modo particolare, né ne sono chissà quanto soddisfatta. Però A) l'ho finita, e visto come mi sono andate le cose negli ultimi anni da sempre nell'ambito scrittura, già questo è un gran risultato, e B) è la prima volta che mi cimento a scrivere di missioni, scene d'azione e riflessioni esplicite sull'universo di Naruto. Inoltre, per qualche imperscrutabile motivo non mi andava di farla marcire per sempre nel mio computer, perciò ho deciso di pubblicarla ugualmente. D'altra parte, penso che nemmeno Stephen King sia soddisfatto di tutti i suoi millemila romanzi allo stesso modo.
In totale sono otto capitoli; oggi pubblico i primi due, e ne seguiranno uno a settimana fino ad arrivare alla conclusione. Forse dividerò i capitoli più lunghi in due. Cercherò di pubblicare sempre il mercoledì.
Ringrazio fin da ora chi vorrà recensire, ma anche solo chi leggerà. Già questo mi farà molto piacere.
Buona estate,
Airborne

  
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