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Autore: Michelena    26/07/2023    5 recensioni
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1982 – In una villa al sud dell’Inghilterra, Athena McGonagall porta avanti quello che è il Rifugio Vittoria, una struttura che ospita tutti i giovani maghi e giovani streghe che non sono accettati dalle loro famiglie o che sono stati abbandonati. È riconosciuto dal Ministero della Magia come un orfanotrofio, ma Athena non ha intenzione di riconoscere il Rifugio Vittoria come tale.
Assieme a lei lavora anche suo marito, Joel McKinnon, fratello maggiore della defunta Marlene McKinnon. Con la fine della Prima Guerra Magica, Athena si ritroverà un compito importante da sua sorella.
Siete pronti a far parte del Rifugio Vittoria?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1° luglio, 1982 (sera)
 
La sala da pranzo era lunga e stretta, ospitava un lungo tavolo imbandito per cinque persone, e al posto del capotavola era lasciata solo una tazza di tè fumante e un biberon pieno di latte. Joel aveva chiamato Tobias per aiutarlo a sbrigare delle faccende nel pulmino; invece, Camille stava sistemando le ultime cose sulla tavola. Di Athena non c’era traccia, probabilmente ancora in cucina.
La prima ad entrare nella sala da pranzo fu Emily, i capelli castani ancora legati in una treccia ma che sembrava essere stata rifatta perfettamente rispetto all’ultima volta che Camille l’aveva vista. Accolse Emily con un grande sorriso, che non perdeva la sua brillantezza nemmeno dopo una giornata di viaggio. 
 
“Spero ti piaccia la Shepherd’s Pie!” esclamò la bionda, “è stata l’unica ricetta veloce che ci è venuta in mente” concluse, con un sorrisino un po’ dispiaciuto sulle labbra. Stavano cenando piuttosto tardi, Athena avrebbe preferito accoglierli con degli stomaci almeno pieni o soddisfatti. 
 
“Non preoccuparti, a me sembra più che abbastanza” disse Emily sedendosi davanti a quello che sembrava essere il posto di Camille, desiderosa di sapere di più sulla sua nuova compagna di stanza. Erano della stessa casa e dello stesso anno, ma sapeva poco di lei, se non del suo esuberante carattere e del suo primato in Divinazione.  
 
“Tu sei amica di Amelie, giusto?” chiese improvvisamente Camille, mentre sistemava l’ultimo bicchiere sul tavolo. Emily alzò lo sguardo e annuì, il suo cuore ricolmo di malinconia al pensiero delle sue amiche. Pensandoci, in effetti, aveva visto Amelie assieme a Camille durante le lezioni di pozioni, entrambe esuberanti e un poco impacciate. 
“Hai un bel gruppo di amiche” disse quindi Camille, facendo conversazione nel mentre che aspettavano gli altri. “Molto” rispose Emily, “già mi mancano un po’, posso inviare lettere da qui?” 
“Certamente!” il volto di Camille si allargò in un’espressione di tranquilla sorpresa. “Potresti anche invitarle, previo consenso di Athena” le disse, ed Emily sorrise largamente, emozionata all’idea di rivedere le sue amiche in quell’estate che all’inizio le sembrava un po’ buia e solitaria. 
 
Margaret a quel punto apparve dalla porta, con una visibile impazienza nel voler cenare. Era arrivata tutta correndo giù dalle scale, mentre dietro di lei seguirono Arthur e Monica che si erano incontrati in corridoio. Quando tutti si sedettero, Margaret accanto a Emily e i cugini dal lato di Camille, Athena arrivò con un piccolo fagotto tra le braccia. 
 
“Spero che la cena vi piaccia” iniziò sussurrando, prendendo il biberon e attaccandolo alla bocca rosea di Nina, “avrei voluto farvi compagnia ma come vedete,” disse mostrando quella creaturina magica, “qualcuno richiede le mie attenzioni. Buona cena e buona notte, se non vi rivedo” concluse con un occhiolino, indirizzato verso Camille. Athena, quindi, sparì dalla porta nello stesso modo in cui era arrivata: come una piccola fatina dai lunghi capelli rossi e la vestaglia che le danzava attorno alle caviglie. 
 
Tutti si misero a mangiare in un sommesso silenzio, la pietanza ancora calda sui piatti incantati che tenevano le portate riscaldate. Camille, però, non riusciva a stare zitta, il silenzio la rendeva nervosa. Le lezioni e le biblioteche erano appunto le sue più grandi nemiche, Emily la sentiva borbottare spesso durante quelle ore di Storia in cui dovevano solamente leggere in silenzio.  Così Camille si schiarì la voce e alzò lo sguardo. 
 
“So che siete arrivati solo ora, ma stasera c’è una festa di inizio estate nella foresta,” disse, sorridendo e guardando a turno tutti, che la ascoltavano mangiando, “e volevo invitarvi tutti”. 
Ci fu un generale silenzio e un’occhiata scambiata tra i cugini, più da parte di Arthur che da Monica, ma si poteva percepire un senso di complicità tra i due, un chiedersi solo attraverso il linguaggio del corpo cosa ne pensasse l’altro di ciò che stava venendo detto. 

“Io ci sono” disse Emily, con un tono sicuro. Le piacevano quelle feste e poter andare a ballare, quindi voleva cogliere quell’occasione. Margaret annuì, e finendo il suo boccone, aggiunse “il cielo è limpido, potrei vedere qualche costellazione, quindi perché no?” e Camille sorrise, per poi girarsi verso i cugini. 
Monica stava in silenzio, anche se Clopin continuava a farle fusa e qualche miagolio come se stesse facendo un monologo alla sua padrona. Arthur invece rifletteva un attimo, le sue dita si aprivano e chiudevano come se stesse contando qualcosa che aveva visualizzato in mente, poi fece spallucce e sorrise: “A me le feste piacciono, spero mettano qualche nuova hit!” 
Monica si voltò verso la direzione del cugino, un po’ sorpresa dalla sua risposta, ma poi fece spallucce e rivolta a lui disse “magari verrò a farti compagnia” in un tono tra il sommesso e l’incerto. 
 
Avendo ricevuto la conferma da tutti, Camille si alzò di scatto dalla sedia con le braccia in aria. “Perfetto!” esclamò quasi urlando, “Andrò a dirlo a Tobias!” e così sparì, ma poi tornò dai ragazzi rimanendo sulla porta. “Quando finite potete lasciare sul tavolo, se ne occuperà Penny” e di nuovo Camille si dileguò dalla loro vista, lasciando i ragazzi perplessi su chi fosse effettivamente Penny.
 
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Qualche ora dopo, i ragazzi si fecero ritrovare all’entrata. Tobias aspettava assieme a Margaret, Arthur e Monica, che erano rimasti praticamente negli stessi vestiti. Il più anziano tra i quattro però iniziò a perdere la pazienza, avendo detto un orario preciso a Camille, ma proprio quando stava per salire e andare a bussare alla stanza della sua migliore amica, ecco che scese seguita da Emily. 
Camille si era cambiata totalmente, indossando ora un top che le copriva il petto piatto e una camicia trasparente piena di disegni di margherite. Dietro di lei, Emily era rimasta con gli stessi vestiti, ma aveva cambiato acconciatura legando i suoi capelli in una perfetta coda alta. Attorno agli occhi entrambe avevano brillantini, anche se Emily di meno rispetto a Camille. Quest’ultima aveva proposto alla sua nuova compagna di stanza di truccarsi un po’, e dopo un attimo di convincimento Emily si era lasciata mettere quei brillantini. 
 
Tobias rimase a guardare un attimo Camille scendere dalle scale, per poi passare su Emily. Era così strano per lui vedere qualcun altro con quei brillantini sugli occhi, ma per un attimo si fermò a pensare che quel trucco rendeva gli sguardi delle due ancora più luminosi. Camille lo tirò fuori dai suoi pensieri tirandolo dal braccio verso la porta. 
Prima di uscire, però, Margaret li fermò con una domanda che effettivamente un po’ tutti si stavano domandando. “Siamo sicuri che Athena McGonagall ci abbia dato il permesso di uscire?” 
Camille si voltò verso di lei e sorrise. “Pensatela come una fuga autorizzata, se ci dava il suo permesso diretto di certo non sarebbe stato così divertente uscire di notte!” 
Così Camille tirò verso l’ingresso Tobias, volendo uscire velocemente, ora lei quella impaziente di andare alla festa.
 
Fuori nessun mezzo li aspettava, in quanto la camminata verso il punto di incontro era breve. Tobias guidava il gruppo, seguito da Camille che spiegava ai ragazzi la bellezza di quella festa, e come gli alberi venissero addobbati pieni di luci e festoni. Più si allontanavano dalla magione, più riuscivano a sentire le voci, la musica. Dopo un dieci minuti di camminata tra alberi e sterpaglia, eccoli arrivati in un grande spiazzo, dove al centro c’era un falò sormontato da una palla da disco legata agli alberi attorno. L’aria era profumata, anche se tutti bevevano e fumavano. Probabilmente il profumo era frutto di un abile incantamento. 
 
La zona delle Quantock Hills era piena di famiglie magiche, che avevano ormai degli adolescenti a loro carico. La tradizione delle feste di inizio estate era partita anni prima dell’inizio della guerra dal Rifugio stesso, ma la tenevano nascosta dalle famiglie più puriste realizzandola nella foresta.
Attorno a loro suonava musica del periodo, Stayin’ Alive faceva muovere i corpi a ritmo attorno al falò. Camille iniziò a ballare, mentre si avvicinava a delle ragazze che sembravano conoscerla e le offrirono un bicchiere di plastica rosso pieno di chissà quale liquore. Tobias andò anch’egli verso delle sue conoscenze, che lo accolsero con pacche sulle spalle mentre lui si accendeva una sigaretta. I quattro ragazzi ebbero un attimo in cui si ritrovarono da soli ad osservare l’ambiente circostante, pieno di vita e di gioia. 
 
Tutti quei ragazzi avevano appena concluso un periodo tragico della loro vita, la guerra aveva portato via a molto più di quanto si potesse immaginare. Eppure, in quel luogo, la vita sembrava non essersi mai fermata, la spensieratezza trasudava nei corpi che si muovevano sopra quella musica babbana. 
 
Emily si sentiva un po’ più a suo agio, ricordando le sue serate nelle discoteche gli anni prima, quando era pressoché sicuro per lei andare in giro da sola per le strade. Camminò quindi verso Camille, desiderando anche lei un bicchiere di qualunque cosa stesse bevendo, e volendo ballare con quelle ragazze che le era parso aver visto a scuola. 
 
Arthur stava per allontanarsi da Monica per andare a fumare vicino al falò e per poter ballare a ritmo di quella musica che gli stava piacendo, quando improvvisamente Monica lo prese per un braccio nel momento in cui Clopin le disse che il cugino si stava allontanando. 
 
“Tutto okay?” chiese Arthur, preoccupato da quel gesto improvviso. 
“Dove vai?” gli chiese Monica, che sentiva solo un incessante casino e il leggero odore di fumo e alcol, che riusciva a percepire per via del suo olfatto aumentato. Il posto le sembrava solo un casino, ma tentava di apprezzare la serata il più possibile.
Arthur fu titubante per un attimo, ma poi si disse che non aveva nulla da temere con la cugina. “Volevo andare a ballare e a fumare per un attimo,” ammise, osservandola, “spero non sia un problema”. 
Seguì un attimo di silenzio tra i due, ma poi Monica lasciò il braccio del cugino. “No, chiederò a Clopin di portarmi in un posto tranquillo. Torna il più velocemente che puoi, però”. 
Così i due si separarono, Monica camminando lentamente verso una panca posizionata ai limiti dello spiazzo, dove nessuno era seduto e dove potesse godersi la musica. Arthur si voltò e si rigirò una sigaretta tra le maniche, poi guardò in alto il cielo. La luna era a metà, la notte ancora giovane.
 
Margaret camminava in giro tenendosi il più possibile nei pressi della festa. Aveva portato con sé la sua macchina fotografica, e senza pensarci faceva foto al cielo o alla gente che ballava davanti a lei. Nel suo obbiettivo improvvisamente apparve Camille, che si stava dimenando sulle note di una canzone rock uscita due anni prima. Nel piccolo buchino della sua fotocamera, Camille appariva ancora più eterea di quello che era. La rossa abbassò la macchina fotografica e si fermò ad ammirare veramente la ragazza, in tutta la libertà e felicità che emanava. Si perdeva tra le luci del luogo, e Margaret alzando lo sguardo si perse per un attimo a disegnare con gli occhi chiari e verdastri le costellazioni di quella notte. 
Fu in quel momento che sentì qualcosa accarezzarle la gamba e poi leccargliela velocemente. Meg guardò improvvisamente in basso e vide quello che aveva conosciuto come Attila, ma che la ragazza vedeva solamente come una bestia, anche se gentile. Cacciò un urlo, seguito però prontamente dalla voce ferma di Camille, che risuonò come un tuono alle orecchie di Margaret. 
 
“Attila! A cuccia!” all’ordine il cagnolone fece un passo indietro e si mise sdraiato a terra, la lingua a penzoloni e salivante. “Deve averci seguito,” disse Camille arrivando al fianco di Margaret, poggiandole una mano sul braccio come a tranquillizzarla, “è un po’ il cane da guardia della tenuta”. 
La rossa annuì, stringendosi tra le braccia e passando lo sguardo tra la bionda e il cane. Amava gli animali, ma quel grande cane le metteva un timore incredibile, che non riusciva a sopportare. “Si vede che ci tiene a te…” cercò di dire Margaret sopra il suo improvviso respiro affannoso per lo spavento. 
“No, in realtà tiene anche a te. Tiene automaticamente a tutti quelli che entrano nella tenuta” disse Camille, ora sorridendo lievemente e continuando a guardare la sua compagna. “Vuoi che ti prenda qualcosa da bere? Mi sembri scossa…” sussurrò, ma Margaret scosse la testa, per poi alzarla verso il cielo alla ricerca delle stelle per tranquillizzarsi. Camille fece lo stesso, ma solo per capire cosa stesse cercando nell’oscurità. 
 
“Sono una capra in astrologia” disse Camille con una mezza risata, “cosa stiamo guardando?” e tra le foglie degli alti alberi della foresta, Margaret le indicò l’Orsa Maggiore, assieme a quella Minore, e a come le loro stelle brillassero più delle altre per garantire il viaggio sicuro degli uomini. Camille le rivelò, quasi pensando ad alta voce, che non era una cima in Astronomia, e che avrebbe potuto prendere qualche lezione di recupero da lei. 
“Potrei provare ad aiutarti, non ci vuole molto” rispose Margaret, sorridendo e sicura di poter passare quella sua passione a qualcun altro. 
“Con la tua guida, riuscirò a riconoscere le stelle ad occhi chiusi, allora!” le due risero, i loro occhi carichi di felicità. “Dai su, vieni a ballare!” Senza aspettare risposta, Camille tirò la ragazza vicino al falò facendole vedere come muovere i fianchi e allungare le braccia verso quel brillante cielo. 
 
Messo in disparte, Tobias osservava la sua amica ballare. Stare a dimenarsi sul suono della musica era una cosa che non gli interessava fare ormai da qualche anno, preferiva bere, fumare e ascoltare la musica che mettevano, che la maggior parte delle volte non era così terribile. Accadeva che qualcuno arrivasse da lui a parlargli e a tenergli compagnia, cosa che in realtà accadeva spesso conoscendo molta gente che era presente lì. 
Appoggiato ad un albero, tirava una boccata dalla sua sigaretta, per poi espirare tutto il fumo, creando quella “nuvola” attorno a lui. Attirava le occhiate delle ragazze e anche dei ragazzi, la sua aria di mistero che aveva sempre catturato l’attenzione di molti, o almeno di quelli che non l’avevano mai conosciuto prima della guerra. 
Emily lo vide e si chiese che ci facesse a stare in disparte da solo. Perché venire ad una festa del genere per starsene ad un angolo a fumare? Iniziò ad avvicinarsi a lui, continuando a chiedersi perché un ragazzo come lui non si divertisse come tutti loro. Poteva tranquillamente starsene alla magione se tanto doveva rimanersene da solo, no? La sua indole amichevole quasi le imponeva di andare a ficcare il naso nella sua testa per capire e aiutarlo. Di certo era un’indole molto più domata rispetto a quella di Camille, che anche in quel momento stava trascinando Margaret a conoscere tutti i suoi amici e i vicini del Rifugio. Però Emily sentiva di dover indagare, al massimo sarebbe stata respinta e avrebbe ripreso a ballare con quel gruppetto di maghi a cui si era velocemente presentata arrivata alla festa. 
 
“La festa è di là, non addosso a questo albero” disse con tono scherzoso Emily, indicando dietro le sue spalle il falò. 
“Posso crearmi una festa anche qua, tu sei la prima invitata ad arrivare” Tobias sorrise e prese l’ultima boccata di fumo, per poi far rendere il mozzicone di sigaretta un fiore con un gesto veloce delle dita. Tobias lo osservò un attimo e poi lo lasciò andare per terra, sotto lo sguardo sorpreso di Emily. Il sorriso del ragazzo era visibilmente trattenuto, avrebbe potuto sorridere ancora di più. 
Emily voleva osservarlo a lungo, ma non riuscì quando lo sguardo affilato e chiaro del ragazzo si posò finalmente su di lei. Gli occhi di Emily brillarono per un attimo di sorpresa, assieme ai brillantini che circondavano le sue palpebre.
 
“E tu? Perché non sei a ballare con Camille?” chiese lui, staccando le spalle dall’albero e avvicinandosi a lei. 
“Perché volevo capire cosa ci facessi tu qui” rispose subito Emily, ancora un bicchiere di un liquore magico in mano, quasi vuoto ormai. Tobias scosse la testa, e le passò accanto, diretto per chissà dove. Emily voleva fermarlo e costringerlo a divertirsi, ma accetto di guardare la sua figura allontanarsi nella foresta. La ragazza alzò le spalle e sospirò, pronta a tornare a ballare. Quel ragazzo forse era un enigma troppo complicato per lei da risolvere.
 
Presto la serata diventò per tutti un’occasione in cui ballare e stancarsi fino alle cinque di notte. Camille trascinò anche Monica e Arthur, che nel mentre era tornato dalla cugina per offrirle un succo che aveva trovato al tavolo dei drink. Monica riuscì a ballare per una canzone assieme al cugino e a Margaret. Camille vide i sorrisi di tutti i suoi nuovi compagni, e forse ora anche amici. Sorrise anche lei, anche se non riusciva più a vedere Tobias. Le venne in mente abbastanza presto il perché della sua sparizione, e in cuor suo sperò che potesse riprendere a divertirsi come loro il più velocemente possibile. 
Camille si lasciò quindi andare alla musica fino a che non sentì le palpebre minacciare di chiudersi. Erano quasi le quattro quando rientrarono al Rifugio, ognuno nei propri comodi e caldi letti. 
 
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  2 luglio, 1982 (mattina) 
  
L’alba illuminava la foresta nel suo colore rossastro, rendendo le foglie quasi di un colore autunnale. Il cielo cambiava il suo manto da un colore scuro a uno chiaro, senza nuvole. I mattoni grigi riflettevano i colori rossastri e arancio, uguali ai capelli di Romulus, che si ritrovava di fronte alla magione. Al suo fianco una vecchia valigia a racchiudere i suoi pochi averi e le sue molte cassette musicali. Il Knight Bus suonò il suo clacson per avvertire la Preside della loro consegna, e poi sfrecciò via senza assicurarsi che il ragazzo entrasse effettivamente nell’edificio. Athena uscì in fretta e furia, la sua vestaglia ancora da sistemare sul corpo, e raggiunse Romulus. 
 
“Tu sei Romulus, giusto?” chiese Athena, e il ragazzo sorrise annuendo. Athena prese la valigia del ragazzo e lo guidò all’interno, dove Joel li aspettava. 
“Benvenuto al Rifugio” disse l’uomo con un sorriso cordiale, che prese la valigia dalle mani della moglie e si rivolse a lei. “Sveglio Camille?” 
 
Al nome il nuovo arrivato si illuminò in volto, sapendo perfettamente a chi si riferisse. Joel non aspettò la conferma di Athena e salì le scale. 
 
“Hai fame? Avrai fatto un lungo viaggio,” disse Athena, accarezzandogli il braccio con fare materno. Riusciva a leggere nei ragazzi in una maniera impressionante, e sapeva bene che il ragazzo davanti a lei si sarebbe lasciato alle sue cure senza timore. Ad aiutare tutto ciò erano le sue abilità da legilimens e il fatto che faceva affidamento all’arte della divinazione praticamente ogni giorno della sua vita.
Romulus ancora non parlava, ma al contrario si voltò verso le scale, aspettando l’arrivo della sua amica. Ed eccola lì, in una questione di secondi scese le scale velocemente e con trepidazione, il cuore che batteva nel petto ad entrambi. Quando i loro sguardi si incrociarono, corsero l’uno verso l’altro e si abbracciarono stretti. Emettevano urletti sommessi di felicità, Romulus faceva qualche salto nella stretta di Camille. 
 
“Finalmente sei qui!” esclamò Camille quando finalmente si separarono. 
“Sono qui sì! Non puoi proprio scappare!” e i due risero, come se Romulus avesse detto una delle migliori battute mai sentite prima. 
 
Athena li guardò da lontano, un sorriso ampio sulle labbra. Quello a cui stava assistendo era uno dei momenti per cui Athena aveva donato anima e cuore a quel rifugio da anni, e per cui ancora lottava.
 
 Romulus Howell - 17 anni
Tassorosso
I don’t know why, I am the way I am
There’s something in the static, I think I’ve been having revelations

 
ANGOLO AUTRICE
Ed eccoci qui con un nuovo capitolo! Come vedete abbiamo concluso con l'introduzione di un nuovo personaggio, e non sarà l'unico in questi primi capitoli.
Per chi ancora dovesse mandarmi schede, la scadenza sarà il 9 agosto, ovvero quando penso di iniziare a scrivere il quarto capitolo. Dopo il quarto capitolo ormai ci ritroveremo con amicizie e conoscenze già formate, e non mi verrà semplice introdurre i vostri personaggi. Le iscrizioni invece sono aperte finchè lo vedete scritto nella descrizione della storia, diciamo che ancora aspetto che qualcun altro prenda il coraggio di mandarmi personaggi per rendere il gruppo ancora più completo! 

Come domanda di oggi, non vi chiedo qualcosa inerente ai personaggi, ma a cosa volete leggere nei capitoli: preferite che il passato dei personaggi venga spiegato attraverso la narrazione della storia o dedico dei capitoli ai personaggi con flashback? Questa è l'unica cosa che ancora non ho deciso, quindi fatemi sapere nei commenti cosa preferite leggere! 
Se trovate errori o altro nella stesura del capitolo fatemi sapere assolutamente, non avendo correttori di bozze o un altro paio di occhi spesso mi sfuggono errori, anche rileggendo più volte al giorno! Come sempre, vi ricordo della mia pagina ig Michelena_efp, dove pubblico tutti gli aggiornamenti sulla storia e presto arriveranno contenuti aggiuntivi! 

Detto questo, vi lascio alle recensioni! Buon proseguimento!

Michelena
 
 
 
  
   
 
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