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Autore: Nao Yoshikawa    03/08/2023    1 recensioni
Un giorno di pioggia, El perde misteriosamente il suo potere di saltare nel tempo. E se tempo prima era stata lei ad andare nel passato per salvare Aziraphale e Crowley, questa volta saranno loro ad andare nel futuro per salvarla.
Ma le cose saranno molto più difficili di quanto pensano, per El, per il loro rapporto con la figlia e per il rapporto tra di loro come coppia. Allacciate le cinture, perché il viaggio ha inizio.
[Inutile specificarlo, ma sequel diretto de L'effetto farfalla]
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo uno: Ispirazione per un cuore romantico
 
 
 
Emma Lyra, detta El, era nel suo posto preferito: il ramo di un melo un po’ sbilenco si era rivelato, qualche settimana addietro, un giaciglio stranamente comodo per riposare. O, ancora meglio, per scrivere sul suo blocco note dalle pagine ingiallite. Dopo aver narrato le gesta della sua breve ma intensa vita, El stava cercando una nuova idea appassionante, una storia incredibile da raccontare. E per una persona incapace di saltare nel tempo a piacimento, non avere ispirazione era assurdo e ridicolo.
Il sole era già alto nel cielo quando richiuse il blocco note e si stiracchiò. Iniziava ad avvertire una certa fame. Così salto giù dal melo con un salto e corse verso la sua casetta in mezzo alla campagna e i fiori. Quando arrivò, esordì con un acuto sono tornata! ma non ricevette risposta. Ma come, erano usciti tutti e nessuno gli aveva detto niente? Eppure dalla cucina proveniva un buon profumo di cipolla soffritta…
«Woah!» gridò ad un tratto. Qualcuno l’aveva sollevata da terra con estrema facilità.
«Da dove vieni, così conciata?»
Crowley se la teneva caricata in spalla come un sacco di patate. Nonostante i suoi tredici anni, El rimaneva sempre leggera e ancora piuttosto piccina, il che la rendeva facile da sollevare come fosse una bambina. El si lasciò andare a un gridolino.
«Ero sul melo a scrivere! Beh, ci stavo provando, in realtà.»
«Ah, il blocco dello scrittore? Brutto affare, capita anche i migliori.»
«Già… ma ora ti dispiace mettermi giù? Posso ancora camminare da sola.»
Crowley la rimise sgraziatamente a terra, non riuscendo a nascondere un ghigno divertito. Era sempre divertente punzecchiare sua figlia, che con quel modo di fare sognante e da scrittrice in crisi gli ricordava un certo angelo. O forse era il modo in cui alzava gli occhi bicromatici al cielo. Sì, Emma Lyra era decisamente angelica in quei momenti.
«Per fortuna sei tornata a casa presto. Gabriel e Belzebù ci hanno lasciato Ariel. Ci hanno per caso preso da due baby-sitter?» borbottò Crowley. Anche se in realtà gli piaceva prendersi cura di quella bambina, ma non c’era dubbio che perfino Ariel preferisse già El.
«Davvero? E perché non l’hai detto subito?» domandò lei correndo in cucina. Sul tavolo c’era seduta un’adorabile angioletto-demone che aveva appena schiuso le sue ali grigie e gli stava regalando un sorrise sdentato. El adorava Ariel, se ne prendeva cura e la trattava come avrebbe fatto una sorella maggiore. La prese in braccio, facendole mille feste.
«Ciao, Ariel! Quante volte sei già svolazzata in giro? Ti annoiavi senza di me, non è vero? Ora però sono qui, possiamo divertirci insieme!» esclamò prendendo in braccio quella bambina con estrema facilità. Ariel gorgogliò qualcosa in risposta. I piani di El saltarono quando Aziraphale rientrò in cucina, precipitandosi a spegnere il fuoco per evitare di far bruciare il soffritto di cipolla. Teneva in mano un libro di ricette e sul naso un paio di occhiali.
«El! Ti prego tesoro, fatti un bagno prima. Sembra che tu ti sia rotolata nel fango.»
El si portò una mano sui riccioli biondi e ramati, rendendosi conto di avere delle foglie incastrati su essi. Inoltre aveva i vestiti luridi di fango.
«E va bene, lo faccio. Ma perché non usi internet per cercare le ricette? È molto più facile» suggerì. Anche lei amava i libri, ma era decisamente più moderna del suo angelico padre.
«Lo sai che non sono bravo con quegli aggeggi.»
«Sì, lo sa. E lo so anche io!» gridò Crowley dal soggiorno. Aziraphale arrossì e impettito e orgoglioso continuò a seguire il suo libro di ricette, mentre El faceva il suo bagno e Ariel svolazzava per casa.
La vita al cottage era tranquilla, meravigliosa, su questo Crowley e Aziraphale erano d’accordo. Avevano un giardino, un orto, una stanza piena di libri per la gioia dell’angelo e una stanza dove Crowley poteva suonare la sua chitarra tutto il giorno. El aveva la sua camera in quella che in teoria era stata una soffitta e una finestra sul tetto le permetteva ogni sera di vedere il cielo e le stelle.
Stelle che aveva imparato a riconoscere grazie a Crowley. Ne era stato il creatore, dopotutto.
Quella casetta era il loro luogo felice.
Dove niente di male poteva entrare o succedere. Dove El aveva mosso i primi passi, dove Crowley e Aziraphale avevano passato i momenti più belli. A ripensarci, sembrava che il tempo fosse passato troppo in fretta. Anche se per degli immortali come loro, il concetto di tempo assumeva una sfumatura del tutto diversa.
El finì di fare il suo bagno e andò a sedersi al tavolo con i capelli umidi. E subito aveva preso a straparlare a ruota libera, come sempre faceva. Tuttavia era chiaro che ci fosse qualcosa che non andava. Lo aveva capito Crowley innanzitutto e poi anche Aziraphale.
«Mia cara, cosa ti preoccupa?» gli domandò l’angelo ad un tratto. Ad El andò di traverso il boccone che stava masticando. E guardò Crowley.
«Sapete cosa? Voi due dovete smetterla di parlare tra voi, non vi sfugge niente. È diabolico.»
«Nah, è solo l’essere genitori. Noi ti conosciamo» rispose il demone annoiato.
«È per quella storia del blocco dello scrittore?» domandò Aziraphale. «Non preoccuparti, certi periodi capitano a tutti.»
«Già, infatti, Guarda me. Ci sono delle volte in cui non riesco nemmeno a prendere in mano la chitarra» aggiunse Crowley.
El fece un sorriso poco convinto. Non voleva parlare del fatto che era convinta che quel periodo di blocco sarebbe durata in eterno e che non sarebbe più stata capace di scrivere. Questo almeno glielo suggeriva la sua parte più drammatica e demoniaca. Quella angelica e razionale le suggeriva di non lasciarsi prendere dal panico.
«Solo un periodo, dite? E va bene, ma io comunque non smetterò di provare. Voglio dire, io salto nel tempo, se non ho io la giusta idea…»
Ad un tratto il suo sguardo si illuminò, come quando aveva una buona idea.
«Emma Lyra?» domandò Aziraphale, cauto. La ragazza sorrise, finendo di trangugiare quello che aveva nel piatto.
«Uno stufato delizioso papà, ma adesso c’è qualcosa d’importante che devo fare e per farla devo uscire di casa.»
«Ma… un momento! El, sta per piovere!» esclamò Aziraphale.
«Lasciala andare, angelo. La pioggia sa essere di grande ispirazione per un animo romantico» disse Crowley con l’aria di chi la sapeva lunga.
Un animo romantico, eh? Facile indovinare da chi El avesse preso.
 
In effetti pioveva, una pioggerellina leggera e gioiosa. A El la pioggia piaceva, in realtà le piacevano tutte le stagioni e non solo per il fatto che aveva anche il potere di controllare le condizioni atmosferiche. Era un’abilità utile, ma la maggior parte delle volte preferiva godersi le cose così come venivano. Arrivò al suo albero preferito bagnata fradicia e poi prese a parlare da sola. Lo faceva spesso quando doveva prendere decisioni importanti o doveva farsi coraggio Poi batté le mani.
«Bene! Il mio prossimo salto nel tempo sarà nel futuro. Sono sicura che lì troverò l’idea che mi serve!»
E poi prese la rincora e saltò.
Poco dopo, la pioggia divenne una tempesta. Aziraphale fissava dalla finestra l’orto e i fiori fradici. Sapeva di non aver nulla da temere, non sarebbe stata una tempesta a fare del male a El. Ma quale genitore non si sarebbe preoccupato, in quei momenti?
«Forse dovremmo andare a cercarla… ma perché non le abbiamo ancora comprato un cellulare?» sospirò Aziraphale.
«Eh? Non guardare me, non eri d’accordo, dicevi sempre che era troppo presto. E poi non è necessario, quelli come noi possono comunicare in altri modi. Certo, con una figlia che a volte va a spasso nel tempo, è un po’ complicato» ammise Crowley, rimettendo a posto la sua chitarra. Non era proprio dell’umore per suonare o comporre. In realtà aveva una brutta sensazione ed era sicuro che anche per Aziraphale fosse lo stesso. Ma nessuno dei due osava parlare, quasi a volere evitare di rendere reali le loro preoccupazioni. Crowley allora ebbe un’idea per spazzare via la tensione.
«Aziraphale… ti va di ballare?»
L’angelo lo vide arrossire lievemente. Anche dopo tutti quegli anni, era capace di imbarazzarsi mentre domandava al proprio marito di ballare. Quasi come fosse sempre la prima volta.
«Mi piacerebbe molto»
Strinse la sua mano e si lasciò catturare dalle sue braccia sicure. Lentamente iniziarono a ballare sulle note di Le vie en rose. E non c’era cosa più bella, adorabile e intima che danzare vicini nel silenzio della loro casa, mentre fuori pioveva. Guardandosi negli occhi, senza che ci fosse bisogno di parlare.
«Animo romantico…» mormorò Aziraphale. «Pensavo di essere io quello romantico della coppia, ma dopo tutti questi anni, sei ancora capace di sorprendermi.»
«Non sono affatto così romantico come dici» Crowley cercava sempre, dopotutto, di fare la parte del duro. «Ma mi piace vederti felice. È così strano?»
«No. È assolutamente perfetto» sussurrò, guardandolo negli occhi. Si fissarono per un lungo istante e poi si avvicinarono, per baciarsi, proprio mentre la canzone arrivava al suo climax.
Ma qualcuno bussò con violenza alla porta e l’incanto si ruppe. Pensarono subito si trattasse di El, ma in effetti lei non bussava.
«Bene, hanno rovinato l’atmosfera» borbottò Crowley fermando la musica. Aziraphale andò ad aprire: davanti si ritrovò Gabriel e Belzebù, che dovevano essere tornati a riprendere Ariel.
«C’è forse una festa lì dentro? O abbiamo interrotto qualcosa?» domandò Gabriel allusivo.
«Eh? Niente di quello che pensi!» disse l’angelo. «Comunque, Ariel sta dormendo.»
Belzebù entrò.
«Siete stati adorabili a prendervi cura di lei mentre non c’eravamo. Ma spero per voi che non si sia fatta nemmeno un graffio.»
«Ah! È lei che fa un graffio a noi! Inoltre, ti ricordo che abbiamo cresciuto El in maniera perfetta» puntualizzò Crowley, offeso.
«Già, a proposito. Dov’è El?» domandò Gabriel.
«È quello che mi piacerebbe sapere» rispose Crowley.
«Ah, sì. Proprio il padre dell’anno» lo stuzzicò Belzebù, prendendo in braccio la bambina, indisturbata da tutto quel caos.
Aziraphale sospirò.
«Vi prego. Emma Lyra è un po’ giù di corda. Blocco dello scrittore. Penso stia cercando la sua ispirazione. Ma spero che lo faccia senza mettersi in pericolo» rifletté Aziraphale. El era oramai quasi perfettamente capace di gestire i suoi poteri, ma un margine di errore esisteva sempre, per tutti. Forse avrebbe potuto usare un miracolo per aiutare la sua ispirazione, ma El non sarebbe stata d’accordo. Era quel tipo di persona che voleva raggiungere risultati con le proprie forze. E di questo ne era orgoglioso.
Il vento si alzò all’improvviso. El era appena tornata, era entrata, fradicia d’acqua, stranamente pallida.
«El! Stai tremando. Ma perché non sei tornata subito a casa?» domandò Aziraphale. Solo in un secondo momento si accorse dei suoi occhi sbarrati, come se avesse visto chissà quale orrore. Aveva un’espressione sconvolta e dolorante e muoveva la bocca come se stesse cercando di parlare, ma non ci riuscisse.
«El, che succede?» domandò Crowley.
El pronunciò solo una frase, prima di svenire.
«Non posso più saltare nel tempo.»
E un secondo dopo cadde. Crowley fu abbastanza veloce da afferrarla. Il suo viso bruciava, come se avesse la febbre.
«El!» gridò Aziraphale. «Com’è possibile, che succede?»
Nessuno di loro si era accorto della lettera che era stata infilata sotto la loro porta.
Una lettera venuta da molto lontano e l’unica cosa che avrebbe potuto dare una risposta alle loro domande.

Des nuits d'amour à ne plus finir
Un grand bonheur qui prend sa place
Des ennuis des chagrins, des phrases
Heureux, heureux à en mourir.
 
Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,
Je vois la vie en rose.


NDA
Non voglio dilungarmi troppo, altrimenti le note diventerebbero più lunghe della storia. Ma non posso credere di essere di nuovo qui,a  pubblicare il sequel di una storia che ho tanto amato. Non era previsto e non era necessario. Però era necessario per me. Dopo aver visto la seconda stagione, all'improvviso mentre cercavo di addormentarmi, ho avuto un flash di questa storia. E quindi ho iniziato a scriverla e voglio continuare a farlo. Sarà una storia molto diversa dalla prima, ovviamente. Ma non voglio spoilerare nulla e spero che qualcuno possa apprezzare questo primo capitolo.
A presto, qui di nuovo (devo ancora metabolizzare) la vostra Nao (:
 
 
   
 
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