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Autore: Blablia87    06/08/2023    3 recensioni
[Spoiler!S2][Ipotetica S3]
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Aziraphale ha cambiato nome e ruolo, e questo gli è costato tutto: persino se stesso.
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Crowley è rimasto davvero solo per la prima volta in seimila anni e, forse, il destino dell’Universo che ha contribuito a generare e che tanto ha amato non gli interessa più molto.
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La Seconda Venuta è alle porte e, mentre qualcuno trama nell’Ombra, qualcun altro non è disposto a vedere la Luce della speranza spegnersi: la Terra è troppo bella per sparire prima che possa trascriverne ogni aspetto nel suo taccuino.
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Dal capitolo 11:
"Ancora con gli occhi chiusi a seguito della caduta, Muriel sentì una voce metallica e leggermente ovattata dire: “sto chiamando il numero in rubrica selezionato: Anthony J. Crowley”.  Poi, dei segnali acustici gracchianti e cadenzati."
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Metatron, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Azi

 

 

INTRO

 

 

 

 

Londra - 1926

 

 

 

Una piccola increspatura.

Poi, una seconda.

Aziraphale - chino sulla propria scrivania - spostò lo sguardo dal libro poggiato di fronte a sé alla graziosa tazza decorata alla sua sinistra.

Qualche attimo e il tè al suo interno iniziò a fremere con sempre maggiore intensità, creando dei piccoli cerchi concentrici che - dal centro - si allargavano fino a sbattere con forza contro i bordi di ceramica dipinta.

Poco distante i suoi occhiali da lettura - fino a quel momento placidamente dimenticati di fianco al volume che stava analizzando (perché, pur amando la loro sottile e aggraziata montatura dorata, non ne aveva una reale necessità e quindi spesso dimenticava di inforcarli) - iniziarono a seguire l’esempio della bevanda, sobbalzando prima piano e poi sempre più in alto.

«Ma cos-» si lasciò scappare l’angelo mentre l’intera libreria cominciava a fremere in modo leggero ma perfettamente percettibile.

Un libro, “The poems of Oscar Wilde”, si lasciò cadere dall’alto di uno scaffale, finendo a terra.

Guardandosi attorno smarrito si spostò fino al centro della sala, mentre un rombo sordo - simile ad un tuono - si faceva sempre più vicino.

Un secondo volume si portò saltellando in prossimità del bordo del ripiano nel quale era ospitato, sporgendosi pericolosamente nel vuoto. Con un veloce movimento delle dita Aziraphale lo rimandò indietro, portandosi vicino alla finestra più prossima alla porta di ingresso per dare una rapida e circospetta occhiata fuori.

All’inizio la strada gli parve completamente deserta, cosa strana data la tarda ora del mattino.

Poi si rese conto che in realtà le persone c’erano, ed erano anche piuttosto numerose.

Solo che erano, tutte, nessuna esclusa… immobili.

«Per l’amore del Ciel-» riuscì appena a proferire, prima che una Bentley nero corvino si materializzasse con un ultimo boato davanti alla sua porta.

L’angelo fece istintivamente un balzo indietro, come se il frastuono l’avesse effettivamente colpito.

Dietro di lui un paio di libri svennero, accasciandosi l’uno sull’altro.

Pochi secondi, e la strada tornò alla vita. Le persone ripresero a muoversi, e ricomparve anche il brusio delle loro voci (Aziraphale, immerso nella lettura prima e nello sconcerto poi, non si era nemmeno accorto che fossero sparite).

La macchina rimase ferma, con il motore acceso e i finestrini oscurati tirati su come drappeggi.

Aziraphale la osservò con sospetto, quasi attendendo che fosse lei a fare la prima mossa. Poi, rendendosi conto che la vettura non aveva alcuna intenzione di svelare i propri segreti, sbuffò alzando gli occhi al cielo.

«E va bene…» le concesse, tornando in posizione eretta e prendendo un respiro profondo ad occhi chiusi per farsi coraggio prima di dirigersi alla porta d’ingresso e spalancarla.

Solo una volta che ebbe raggiunto il primo gradino della libreria il motore della Bentley si spense con un sospiro, lasciando che la portiera del guidatore si spalancasse.

La prima cosa a comparire oltre il montante dello sportello furono dei capelli rossi, ordinatamente pettinati secondo la moda del momento.

L’angelo avrebbe saputo descrivere tutto quello che ne sarebbe seguito ancor prima di vederlo, nonostante fossero ormai passati un po’ di anni dal loro ultimo incontro: pelle bianca, un piccolo e sottile tatuaggio a forma di serpente sotto l’orecchio destro e un paio di stravaganti occhiali a coprire due splendenti occhi gialli da rettile.

«Crowley!» si sentì pronunciare con un entusiasmo tale da cadere in un profondo imbarazzo subito dopo.

«Angelo…» rispose lui, finendo di scendere dalla macchina e aggirandola per mostrarsi pienamente. «Non è una bellezza?» Si entusiasmò, facendo un cenno alla vettura e aprendosi in uno dei suoi rari sorrisi.




Non sorrideva spesso, il demone Crowley. Ma, quando lo faceva, Aziraphale riusciva ancora a scorgere quella scintilla di gioia fanciullesca che gli illuminava il viso la prima volta che si erano incontrati.

Non sorrideva spesso, no. Ma quando lo faceva, era sempre perché in preda a un genuino entusiasmo.




«Hai comprato… una macchina?» Si sorprese Aziraphale, scendendo l’ultimo gradino e raggiungendo l’altro.

«Ho comprato una Bentley!» Lo corresse il demone, dando un colpetto al cofano. La macchina, in risposta, fece un piccolo saltello in avanti. «Esattamente venti minuti fa.»

Aziraphale osservò la vettura. Sembrava perfetta, per Crowley. Scura, elegante, veloce, prestant-

«Sei… sei stato tu a fermare il tempo, poco fa?» Domandò Aziraphale, scuotendo la testa per cacciare gli ultimi pensieri e lanciando un’occhiata ansiosa attorno a sé. Lo faceva spesso, quando era in compagnia dell’altro. Un automatismo acquisito in secoli e secoli di sotterranea - e assolutamente mortale se scoperta dai loro capi - collaborazione.

«Loro andavano troppo lenti, io troppo veloce. Non volevo rischiare…»

Aziraphale alzò un sopracciglio, sorridendo soddisfatto in attesa che l’altro ammettesse di esserci preoccupato dell’incolumità altrui.

«… di ammaccare il cofano.» Terminò il demone, beffardo.

Rimasero in silenzio per qualche secondo: i convenevoli erano finiti e, a questo punto, solitamente chi si era palesato all’altro (quasi sempre Crowley, fuori dai loro incontri “di lavoro”) comunicava il perché.

«Dai, salta su. Ti porto a fare un giro» esalò il demone, in un sol fiato, girando su se stesso per tornare verso il posto di guida.

«Un… un giro?» Gli fece eco Aziraphale, sorpreso, la voce più alta di un tono rispetto al normale.

Da che avesse ricordo, non era mai capitato che Crowley si presentasse senza che vi fosse una reale necessità di qualche tipo. Poi, una volta risolto il problema del momento… beh, un pranzo era sempre cosa gradita, e rifiutare sarebbe stato scortese.

«Un giro, Angelo. Dove preferisci. Sto anche insegnando all’autoradio a sintonizzarsi sui pensieri, e…»

«Non… non posso» si affrettò a rispondere l’angelo, senza nemmeno riuscire a capire del tutto  perché lo stesse facendo. «La libreria, il Piano Divino, il testo sacro che sto studiando…» balbettò, rendendosi conto che non avessero molto senso come giustificazione per un “no” a un giro in auto. La verità, realizzò, è che non era mai accaduto prima che lui e Crowley si trovassero in un posto tanto ristretto come l’interno di un’auto. E non era pronto anche solo a immaginare che accadesse.

«Ma daaaaai» provò a insistere l’altro. «Il mondo non finirà oggi, e sicuramente non accadrà se ti assenti un paio d’ore dalla tua preziosa libreria… che non vende libri.»

«Io vendo libri» ribatté Aziraphale, indispettito. «Solo, non le prime edizioni.»

«E quante seconde edizioni ci sono, là dentro?» Lo canzonò il demone, abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso e arcuando un sopracciglio.

«Beh, un pai-» iniziò l’angelo, accorgendosi solo dopo aver iniziato a rispondere di dove volesse andare a parare l’altro. «Ah ah. Divertente. Il mio resta un no, a ogni modo.»

«Come vuoi.» Crowley si strinse nelle spalle, gesticolando in modo teatrale in segno di saluto. «Se cambi idea… beh, sarà troppo tardi» sogghignò, aprendo la portiera e scivolando all’interno dell’abitacolo quasi fosse fatto di fumo.

«Va’ piano» si raccomandò Aziraphale, mentre la Bentley si rimetteva in moto.

Il finestrino dal lato passeggero si abbassò lentamente. Il demone si sporse sul sedile di fianco a sé, inclinando la testa da un lato. «Hai detto qualcosa?»

«Ho detto “bel piano”. Il mio, sai. Quello di un pomeriggio calmo e tranquillo in compagnia di un tè e un buon numero di pagine lette.»

Crowley increspò appena le labbra in un abbozzo di sorriso. «Sta’ attento, angelo. Okay?»

«A… a cosa?» Balbettò Aziraphale, in tensione.

«A non morire... di noia!» Lo canzonò l’altro, prima di tirare nuovamente su il finestrino e tornare su strada.

Pochi attimi e il rombo del motore lanciato a pieno ritmo riempì l’aria.

Mentre osservava la Bentley allontanarsi, Aziraphale mosse appena le dita della mano destra, formulando una piccola benedizione di protezione sulla vettura.



Erano sui due lati opposti della scacchiera, lui e Crowley, ma questo non voleva dire che non lo preoccupasse il pensiero che potesse discorporarsi in un incidente dovuto alla sua guida spericolata.



All’interno dell’abitacolo intanto l’autoradio si accese, facendo partire “Yes sir! That’s my baby” di Sinatra.

 

 

 

az1a

 

 

 

Angolo dell’autrice:

 

       Oh sh*t, here we are again.

Era dai tempi - sembra passato un secolo! - dell’attesa della S4 di Sherlock che non sentivo la necessità così impellente di scrivere.

Ma non scrivere e basta: cercare di far combaciare tutti i punti, tutte le apparenti incongruenze, trovare ristoro al dolore e all’attesa.

C’è voluto più del solito (d’altronde anche la mia vita è cambiata e molto, da allora) ma sono riuscita a stilare il canovaccio di un’ipotetica s3, e sono pronta - se mai si possa esserlo davvero ad attraversare tanto dolore per raggiungere un agognato e meritato lieto fine - a portarvi con me, se vi andrà di seguirmi in questo viaggio.

Ci sarà del dolore? Direi di sì. Inevitabile, dopo quel finale.
Ci sarà di ridere? Assolutamente. Altrimenti non sarebbe GO, giusto?
Ci sarà il lieto fine? Ci mancherebbe anche!

Sono anche nel pieno della fase “discutiamo di tutti i più piccoli dettagli!” quindi, se vi va di approfondire teorie o anche solo di piangere insieme maledicendo caffè e ascensori divini, sono qui!

A presto,

B.

 

   
 
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