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Autore: dirkfelpy89    15/08/2023    1 recensioni
Il giovane Marius Black ha undici anni e mille dubbi per la testa. Perché non ha ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts? Perché non riesce a compiere neanche la più semplice delle magie. Perché sua madre piange e suo padre lo caccia fuori di casa, il 1° Settembre?
Perché dovrebbe starsene buono e non cercare la sua vendetta?
(Questa fic partecipa alla challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna")
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Arabella Figg, Famiglia Black, Marius Black, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 7, La Dura Verità

 



La parte più difficile di quella fuga non si rivelò essere l'attesa dell'arrivo dei poliziotti: come previsto, misero piede nel negozio intorno alle cinque di pomeriggio, gironzolarono intorno alla botola ma evidentemente non la notarono e, dopo qualche minuto di chiacchiere con il proprietario, se ne andarono via.
No, le ore che più lo impensierirono furono quelle della notte.
Billy era sceso per qualche minuto con un piatto di zuppa, annunciando che le ricerche erano ancora in atto, intorno ai boschi, e quindi non era saggio uscire dal suo nascondiglio. Marius divorò quel pasto serale per poi tornare nella completa oscurità, ora che il sole era calato.
Un tempo aveva avuto paura del buio, ma, dopo tanti anni di orfanotrofio, adesso nulla lo spaventava, anche se, con la mente ancora completamente attiva e gli occhi e orecchie spalancati, sussultava ad ogni minimo rumore. Si addormentò, alla fine, ma fu un sonno leggero, tormentato dagli incubi e da visioni spaventose nelle quali veniva catturato e portato indietro. Per sempre.
Alle sette di mattina si svegliò e poté udire dei passi vicino alla botola, la quale si aprì e il viso di Billy fece capolino con una tazza di caffè in mano.
"Dormito bene?" Sghignazzò, porgendo la tazza al ragazzo, il quale bevve quasi con ferocia.
"Mai stato meglio," borbottò.
"Ascolta, ho fatto un giro stamattina e ho visto che ancora ci sono delle pattuglie. Verso l'ora di pranzo, mio padre andrà alla locanda e recupererà più informazioni possibili, ma ti parlo per esperienza, se sei fortunato potresti già andartene ora," Billy sussurrò. "Ma penso che non sia meglio sfidare la sorte, a quanto pare non è stata molto generosa con te!"
Marius annuì. Non aveva fatto tutta quella fatica per rimediare i soldi per finire subito in mano alla polizia.
Dopo un'ultima occhiata intorno, Billy buttò giù dalla botola un sacco che atterrò proprio davanti ai piedi di Marius.

"Ci sono nuovi indumenti, una parrucca e due panini. Ho messo anche una mappa della regione e dell'Inghilterra in generale. Più la carta d’identità nuova, la bici ti aspetta sul retro," aggiunse. Fece per chiudere la botola ma Marius lo fermò.
"Sai che fine ha fatto Spranga?" Chiese.
L'altro rimase per qualche secondo fermo, quasi impietrito, poi appoggiò nuovamente la porta della botola a terra e osservò Marius a lungo.
"Che cosa c'è, anche lei te l'ha fatta annusare, promettendoti una vita insieme, e poi è sparita?" Chiese.
"No, io non vorrei mai… con Spranga…" balbettò il ragazzo.
"Bene, perché è quello che ha fatto con me. Me ero completamente innamorato di quella… l'ho persino accompagnata io vicino quella cazzo di Liverpool," spiegò Billy, "appena ho cercato di farmi avanti, lei mi ha tirato un calcio nelle palle ed è scappata via. Mi aveva detto anche dove si sarebbe diretta, ho pensato di seguirla ma poi mi sono detto che non ne valeva la pena."
A quella notizia, il cuore di Marius raddoppiò la velocità.

"Sai dov'era diretta?" Chiese.
"E perché ti interessa così tanto?" Domandò l'altro, sospettoso.
"Ti prego, è importante per me, più di ogni altra cosa," lo supplicò Marius, gli occhi lucidi. "È come una sorella per me, l'unica ancora di salvezza che ho avuto in quel posto maledetto!"
Billy rimase ancora una volta impietrito da quella reazione ma poi alzò le spalle e scomparve dalla sua vista. Dopo qualche minuto ricomparve con un foglietto in mano.
"Albany Road 14, Liverpool. Che buon pro ti faccia ma rammenta, ragazzo, se la tua nuova vita fuori di qui si deve basare su quella ragazza… stai attento," borbottò, prima di richiudere la botola.

Adesso un pochino di luce filtrava dalle assi di legno e Marius trascorse l'intera mattinata a cercare la sua destinazione sulla cartina.
Liverpool distava circa 150 km, a occhio e croce avrebbe impiegato un paio di giorni in bici, forse anche di più perché non era per niente allenato.
Segnò con una matita il percorso più veloce, una volta nei pressi della grande città avrebbe cercato una mappa più dettagliata.

Quando la botola si aprì nuovamente, il giovane Black rimase per qualche secondo intontito: era già l'ora di pranzo?
Billy fece capolino, sorridendo.
"Vestiti, indossa la parrucca e metti tutto nello zaino. Mio padre è andato alla locanda e ha visto con i suoi occhi gli sbirri togliersi dai piedi. Dovrai fare attenzione, all'inizio passare dalle strade secondarie, ma ce la puoi fare."
Marius annuì, ripose tutto nella borsa e si vestì, compresa una lunga parrucca nera.
Salire sulle scale non fu facile, dopo tutte quelle ore fermo nella stessa posizione, e la luce degli occhi lo ferì, ma non c'era tempo per aspettare: Billy lo prese per mano e lo guidò fino all'uscita sul retro.
Là lo attendeva una vecchia bici.

"Non è il massimo, lo so," ammise Billy, aiutando a depositare lo zaino di Marius nel cestino davanti, "ma freni e gomme sono a posto, è leggera e maneggevole. Prosegui per quella strada dritto per un paio di chilometri e sei fuori dal paese."
"Grazie, Billy. Di tutto," balbettò il giovane Black.
"Avanti, monta su e vattene," esclamò l'altro, aiutandolo a salire sopra.
Un'ultimo saluto e poi, finalmente, Marius partì, iniziando a pedalare.

/ / / / / / /



Le prime ore furono quelle più difficili: Marius era poco allenato, anche se i numerosi lavori che aveva eseguito all'interno dell'orfanotrofio lo avevano irrobustito.
Nonostante tutto, quindi, pedalò a un'andatura veloce per diversi minuti, prima di sentire fitte di dolore ai polpacci.
Si riposò nel folto della foresta che circondava la cittadina, stando bene attento a evitare le strade principali, fino a quando, verso sera, non arrivò al limitare di quella zona molto boscosa.

Si riparò tra gli alberi e cercò di organizzare un giaciglio per la notte. Faceva freddo ma al ragazzo non importava: estrasse la mappa e, guidato dalla luce lunare, fece alcuni semplici calcoli.
A quell'andatura avrebbe impiegato un paio di giorni a raggiungere Liverpool.
E poi che cosa avrebbe fatto? Aveva terminato di mangiare il panino, cosa mai si sarebbe messo sotto i denti?
Era la sua prima notte da cittadino libero fuori dall'orfanotrofio. Non ci aveva ancora pensato ma solo, nella foresta, il peso di quella realizzazione lo oppresse.

I suoi dubbi ebbero risposta il giorno successivo: appena uscito dalla foresta, trovò infatti una fattoria, fuori un cartello appeso con su scritto "Cercasi Apprendista" attrasse l'attenzione di Marius.
Il suo obiettivo era Sarah, ma se doveva arrivare a Liverpool aveva bisogno di energia e di qualche soldo in più.

Percorse il viottolo fino ad arrivare a una vecchia fattoria. Sulla destra c’era la piccola casa padronale, sulla sinistra si trovavano una ventina di mucche. Avanzò fin quasi a raggiungere la casa quando una voce lo richiamò. “Chi sei?”
Un uomo piuttosto anziano, con corti capelli grigi e una folta barba bianca era appena uscito da una stalla e l’osservava con fare indagatore.
“Ho… ho letto il cartello. Cercate un’apprendista… giusto?” Chiese il ragazzo, timoroso.
L’altro lo squadrò per diversi secondi, in silenzio.
“Non sei di qui… vero?”
Lo aveva riconosciuto? Com’era possibile?
“N… no, signore,” borbottò, a disagio.
“E cosa ci fai da queste parti dimenticate da Dio?” Il proprietario si era fatto avanti e l’osservava intensamente.
Non poteva mentire… né tantomeno dire la verità. Optò per una via di mezzo.

“Mia sorella mi aspetta a Liverpool, ma ho perso la strada e ho bisogno di un po’ di denaro…” Era fiacca come bugia ma era la cosa migliore che potesse dire per cavarsela.
“E i tuoi genitori?”
“Loro sono… morti,” sussurrò Marius, certo che la sua copertura fosse saltata.
L’uomo rimase ancora qualche secondo a osservarlo, poi alzò le spalle.
“La paga è poca, devi aiutarmi a mungere le mucche e portare le bottiglie in giro per questo buco di paese. Ti prenderai il 5% del denaro guadagnato ogni giorno. Ci stai?” Chiese. Era più di quanto sperasse!
“S… sì, certo, signore!”
“E chiamami Luke,” borbottò l’anziano, sorridendo e facendo strada.

La famiglia Milligan si dimostrò molto ospitale.
I coniugi Lucy e Luke accolsero il suo arrivo a braccia aperte: la paga era buona, i coniugi fornivano anche vitto e alloggio e Marius decise che, tutto sommato, Sarah avrebbe potuto aspettare qualche giorno.
In effetti si trovò molto bene, specie se confrontava l'ambiente della fattoria con quello dell'orfanotrofio; il lavoro non era molto complicato e si divertiva ad accompagnare il vecchio Morgan in giro per le case, distribuendo latte e raccogliendo soldi che poi alla fine della giornata dava all'anziano, trattenendo la sua paga.
Tornato a casa, aiutava a sistemare le stalle delle mucche, e se era in forma, anche la casa dei coniugi.

Sentiva che, forse, avrebbe potuto ricominciare da capo, in quella fattoria.
La sera, ascoltando le vecchie storie di Luke e le canzoni che Lucy sussurrava mentre faceva l’uncinetto, Marius sentiva crescere in sé il rispetto per quei due.
Ma ogni sera la faccia di Sarah compariva nei suoi sogni, ricordandogli che non poteva rimanere là, per sempre. Doveva andarsene e l'occasione gli giunse dopo circa dieci giorni di lavoro.
Quella mattina, infatti, venne risvegliato da urla di dolore. Si affrettò a uscire e trovò Luke steso per terra: era caduto dalle scale e si era fratturato una gamba.
Lucy dovette accompagnarlo alla casa del dottore e perciò Marius si propose di fare il lavoro dell'uomo e completare le consegne.

Così fece, munse le vacche e, una volta presa la bicicletta, portò avanti le solite consegne in un tempo incredibilmente veloce dato che, senza Luke, i vari vicini si dimostrarono molto più taciturni.
Dopo solo un'ora aveva completato il giro e, tornato alla fattoria, scoprì che i due coniugi non erano ancora rientrati.
Marius si trovò con in tasca un discreto gruzzolo e nessuno che lo controllasse.
Era l'occasione giusta, con quei soldi sarebbe riuscito ad andarsene a Liverpool e a rimanere là qualche giorno, comprare da mangiare. Era una cosa disonesta, Lucy e Luke gli avevano offerto ospitalità e un lavoro, e lui se ne approfittava così?

Sulle prime pensò di non farlo, di comportarsi come un'onesto cittadino. Ma poi l'immagine di Sarah che lo attendeva spazzò ogni dubbio.
Prese un pezzo di carta e vi scarabocchiò sopra delle scuse, vaghe promesse che sarebbe tornato, un giorno, con il doppio della somma che gli aveva rubato. Salì in soffitta, dove aveva sistemato la sua roba, prese tutto quello che gli serviva e, dopo solo un quarto d'ora, si chiuse alle spalle la porta della fattoria.
Montò sulla bici e pedalò il più velocemente possibile via da lì, prima che i coniugi tornassero e il rimorso gli rendesse impossibile andare avanti.

Sarebbe tornato, insieme a Sarah, avrebbero spiegato tutto e lui avrebbe reso il maltolto.
Sai benissimo che non sarà così. Ti sei approfittato della loro ospitalità, non ti faranno mai rientrare.

Rimase in silenzio, questa volta la voce che sentiva dentro di sé, quando si sentiva particolarmente stressato, aveva ragione, dovette ammetterlo.

/ / / / / / /



Liverpool era estremamente diversa da come se l'era immaginata.
Fino a quel momento non aveva mai vissuto in una metropoli: Black Manor si trovava fondamentalmente nel nulla e il piccolo villaggio dove era locato l'orfanotrofio impallidiva al confronto di Liverpool. C'erano così tanti odori, rumori, strade e palazzi che colpirono il giovane Black.
Da che parte incominciare?
Nella sua mente, Liverpool era una città più grande del villaggio dove aveva passato la sua adolescenza, ma non possedeva certo quelle dimensioni!
Aveva un indirizzo, ma anche solo per scoprire come arrivarci il ragazzo ci impiegò un paio di giorni: con i soldi che aveva preso in pres…
Rubato.
…stito dai coniugi Milligan aveva preso una piccola stanza in una pensione per un paio di notti nelle quali riuscì a reperire una mappa e a trovare la sua destinazione, per fortuna non molto distante.

Uscì presto, tre giorni dopo il suo arrivo a Liverpool, inforcò la bicicletta e si diresse verso la casa dei genitori di Sarah. Aveva memorizzato le istruzioni e in cerca mezz'ora, pedalando di buona lena, si allontanò dal quartiere malfamato che lo aveva ospitato nei due giorni precedenti, ed entrò in uno diverso, con varie villette a schiera e molto più verde nei viali ben curati.
Era entrato in Albany Road.
Un po' ansante, per lo sforzo e per l'ansia, si fermò davanti al numero 14 e scese dalla bici. Di fronte a sé aveva l'ennesima villetta che dava direttamente sulla strada con un piccolo giardino sul lato posteriore. Ripassò mentalmente il discorso che avrebbe dovuto fare ai genitori e poi bussò forte sulla porta.

Sulle prime non ricevette risposta, e Marius fece quasi per voltare le spalle e ritentare, magari il pomeriggio, quando la porta si aprì e una signora con lunghi capelli grigi e occhi penetranti, gli stessi di Spranga, fece capolino dalla soglia dell'ingresso.
"Sì?" Chiese, insicura, trovandosi di fronte quello che sicuramente non appariva come un abitante di quel quartiere così alla moda.
"Salve, sono Marius Black, un'amico di sua figlia," disse il ragazzo, il cuore in gola. A quelle parole, una sottile ruga apparve tra gli occhi della donna. "È in casa?"
L'altra non disse nulla ma, per tutta risposta, chiuse la porta.
Marius rimase fermo, troppo stupito da quella strana reazione.
Perché si era comportata in quel modo? Era timida? Si era ritirata per chiamare Sarah?

Mentre era ancora là, fermo, in piedi, non sapendo bene cosa fare, sentì nuovamente un rumore e questa volta un uomo alto, con pochi capelli neri e un'espressione torva uscì dal numero 14.
"Fuori da casa nostra," borbottò, minaccioso.
"Ma cos…" quella era l'ultima reazione che Marius si era aspettato. L'uomo avanzò ancora.
"Lei c'ha parlato di te, hai pensato bene che fosse una cosa saggia immischiarti nelle faccende degli altri, non è così?"
"Io… lei mi ha detto che…"
"Che noi siamo dei mostri, non è così?" Sbraitò l'uomo. "Invece l'abbiamo mandata via di casa per una buona ragione. Siamo una famiglia stimata sia nel mondo magico che in quello Babbano, lei si è presentata qui con una faccia da agnellino… ma io la conosco bene…”
"Do… dov'è?" Balbettò Marius, indietreggiando.
"Voleva tornare qui da noi, capisci? Abbiamo fatto di tutto per mandarla all'orfanotrofio e lei, dopo tutti questi anni, torna indietro come se niente fosse accaduto, istigata da te," continuò l'altro, imperterrito.
"Ma perché? Perché non l'avete accolta?"

L'uomo sputò per terra.
"Venticinque generazioni di maghi senza mai una delusione, ci ha coperto di ridicolo. Lavoro al Ministero, sono un pezzo grosso, ancora pochi anni e sarò a capo del Dipartimento dell’Applicazione della Legge sulla Magia, ma con una Maganò in casa come posso pensare di fare carriera?"
Di fronte a quella risposta, al vero motivo dietro al quale Sarah era stata cacciata di casa, Marius rimase esterrefatto.
“Tutti ci ridevano dietro e Sarah continuava ad accusarci. Noi, come se non fosse lei il problema!”
Tutto si riduceva al lavoro. Con una Maganò in famiglia il genitore della sua amica poteva dimenticarsela una promozione.
E allora, l'unica soluzione che gli era apparsa possibile, era quella di allontanare la figlia.
Venne colpito da un'ondata di delusione, rabbia e schifo che quasi vomitò.

"Dov'è lei?" Chiese.
L'altro alzò le spalle.
"Per me può essere pure morta, ma so che mia moglie l'ha vista gironzolare intorno a Clayton Street. È una zona malfamata, ma a me non interessa, non la voglio più vedere," rispose. "E se, per caso, dovessi ritornare, ti lancerò una maledizione ancora prima che tu possa dire 'Sarah'."
Di fronte a quelle parole cariche di odio, Marius vacillò ancora una volta. Strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nel palmo delle mani.
"Sarah è una persona fantastica, la porterò via e inizieremo una nuova vita insieme!" Sibilò. "Preferire il lavoro a una figlia… fate schifo."
L'altro sorrise.
"Non sai di che cosa parli, ragazzino. Sei uno straccione, l'ultimo degli ultimi, mentre io sono un pezzo importante del ministero. Ora vattene, prima che ti faccia a pezzettini e, sì, ho abbastanza conoscenze per farlo senza temere delle conseguenze."

Marius avrebbe voluto fare mille cose diverse.
Attaccarlo, prenderlo a pugni, erano tutte buone opzioni ma non avrebbe risolto nulla: doveva prima vedere Sarah.
Dopo un'ultima occhiata glaciale, il ragazzo si voltò, raggiunse la bici e pedalo via, più velocemente possibile.

Non poteva salvare l’anima dei genitori di Sarah… ma forse quella della sua amica sì!

/ / / / / / /



Eccoci qui, dopo un mese di pausa. Capitolo tosto da scrivere ma sappiamo che la condizione dei Magonò era tutt’altro che facile. Se ai tempi di Harry Potter i Magonò erano ancora visti con disprezzo,l figuriamoci all’epoca di questa storia…
Cosa sarà successo a Sarah? Lo scoprirete il prossimo mese!

  
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