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Autore: LadyPalma    20/08/2023    2 recensioni
Modern!AU Alicent, maestra di trent'anni, ha deciso che vuole avere un bambino; il fratello del marito della sua migliore amica, il misterioso e spietato avvocato Larys Strong, risulta essere per qualche motivo il candidato perfetto per il progetto. Nessun sentimento, nessun coinvolgimento, soltanto uno scambio di favori. Cosa può andare storto?
(Avvertimento non-con nel passato, con riguardo a Viserys).
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alicent Hightower, Harwin Strong, Larys Strong, Otto Hightower, Rhaenyra Targaryen
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Warning: past abuse, dub non-con.
 



Granchi per colazione
– Parte 5 –



 

Viserys è per Alicent un ricordo distante e vago, un nome che una volta faceva parte della sua quotidianità ma che adesso le capita di sentire solo di tanto in tanto, pronunciato da Rhaenyra, da suo padre o al canale della TV locale. Non pensa spesso a lui, anzi potrebbe ben dire che non ci pensa praticamente mai, e comunque quando le capita deve ammettere che non lo fa con sentimenti del tutto negativi – è stato gentile con lei a suo modo, si ripete ogni volta che una vocina subdola nella sua testa vorrebbe suggerirle qualcosa di diverso, e lo prova il modo pacifico in cui si sono lasciati. La mattina dopo aver accettato la sua proposta di matrimonio quasi per inerzia, senza perdere ulteriormente tempo, Alicent aveva avuto il coraggio di dirgli che non voleva sposarlo davvero e che sognava di vivere un vero amore proprio come quello che lui aveva provato per la sua prima moglie; nel rifiutarlo, lei era stata gentile e lui lo era stato perfino di più nel comprenderla, nell'augurarle il meglio e nel fare persino da intermediario con Otto. Da allora non si sono più rivisti se non al matrimonio di Harwin e Rhaenyra, ma lei è convinta che, se si riscontrassero, lo saluterebbe come un vecchio amico e non come qualcuno che le ha fatto del male.

Eppure.

Eppure non riesce ancora a fare pace con l'immagine che ha del suo stesso corpo sotto quello di lui, della sensazione di invisibilità e di vuoto che provava nel condividere con lui un letto, e soprattutto non riesce a ricollegare quelle immagini con tutto quello che sente adesso nel ripetere quelle stesse esperienze con Larys. C'è qualcosa di sbagliato da qualche parte (forse prima, perché ciò che prova adesso è troppo bello per essere sbagliato), ma non si sente abbastanza coraggiosa da voler capire dove.

Eppure.

Eppure, quando mette tra parentesi il disegno razionale che si è raccontata, allora l'altra parte sopita di sé – quella fatta dal suo istinto, dalla sua memoria emotiva, dal suo corpo – sa riconoscere perfettamente l'allarme. Come quando si è sentita paralizzata la prima volta a letto con Larys, come quando suo padre le ha ricordato senza ironia di quanto fantastica fosse la sua vita con Viserys… come adesso, un semplice sabato sera, mentre guarda un film di genere storico scelto a caso insieme a Larys, di ritorno da una lezione del corso pre-parto. Decapitazioni e battaglie sanguinarie non le hanno impedito di continuare a mangiare indisturbata la sua ciotola di pop corn, invece la semplice scena grafica dei doveri coniugali tra un re e una regina la fa irrigidire immediatamente. Mentre la regina sullo schermo piange in silenzio fissando il soffitto, Alicent sobbalza all'improvviso e la ciotola cade a terra con un tonfo. Larys, che ha iniziato a osservarla da un po', fin dall'inizio stesso di quella scena, decide di intervenire, e lo fa afferrando il telecomando per spegnere la TV.

"P-perché hai spento? Volevo vedere se il cavaliere torna a casa e–" 

Si finge disinvolta e contrariata, e fa per alzarsi in piedi e recuperare scopa e paletta, ma lui la trattiene posandole una mano sul ginocchio. I loro sguardi si incrociano e quelli di lui, per una volta, sembrano essere un libro aperto, tanto che lei capisce la domanda ancor prima che lui la pronuncia ad alta voce.

"Che cosa ti ha fatto Viserys?" 

Forse lui è stato troppo brusco, ma non improvviso: quell'interrogativo aleggia tra loro da sempre, anche se Alicent lo ha continuato a scacciare abilmente ogni volta, e continua a farlo anche adesso.

"Non so a cosa ti riferisci" replica infatti, in un tono fintamente disinvolto, "non ci amavamo e non è stata una relazione positiva, questo no, non mi piaceva stare con lui, ma… lui non mi ha fatto niente".

Larys esita per qualche secondo, quasi indeciso, poi parla comunque e la sua è un'analisi lucida, logica, inoppugnabile. "Le prime volte che siamo stati insieme avevi paura e non facevi altro che provare a guardare altrove, come se volessi estraniarti. Penso di saper riconoscere un trauma quando ne vedo uno".

Alicent forza un sorriso, nervoso. "Per i sette dei, non è mai stato violento con me, non ha mai usato la forza e non mi ha neanche mai detto una parola fuori posto. È semplicemente che a me non piaceva quando eravamo in intimità, tutto qui".

Piacere, è la seconda volta che usa la stessa parola e non si rende, proprio non si rende conto, che in fondo il nocciolo della questione è esattamente lì.

"Che significa che non ti piaceva?"

Questa domanda, all'apparenza più semplice e innocente della prima, la turba invece molto di più. Alicent si agita sul divano, cambiando posizione più volte, facendo passare nel frattempo secondi e secondi e secondi ancora di silenzio.

"Beh, semplicemente che… suppongo che–" Stringe le labbra, all'improvviso infastidita, con sé stessa soprattutto, ma è su di lui che riversa quella nuova emozione, ponendosi sulla difensiva. "Questa non è un'aula di tribunale, Larys. Ci credo che pensi di saper riconoscere i traumi delle persone, visto che ne vedi sempre molti… e difendi i carnefici, non è così?"

Di riflesso, stranamente lui sorride. È una risposta del tutto incoerente, una mossa fatta nel tentativo di spostare l'argomento di discussione: anche questo è qualcosa che l'avvocato Strong pensa di saper riconoscere molto bene.

"Oh, io sono una brutta persona, non ho mai finto il contrario, e se vuoi possiamo parlarne in un altro momento, ma questo non riguarda me, riguarda te. Quindi dimmi, Alicent, che cosa significa che andare a letto con Viserys Targaryen on ti piaceva?"

Senza il contraddittorio in cui sperava, l'irritazione della donna si sgonfia come un palloncino. Si muove ancora un'ultima volta sul divano e poi resta immobile, con le mani sul pancione quasi a consolarsi, e con lo sguardo rivolto verso il televisore spento. Larys non incalza ulteriormente, teme di aver osato anche troppo nello spingerla a parlare, e crede che ormai lei abbia scelto di restare in silenzio. Forse non è ancora pronta, forse lui non è capace di essere il sostegno anche emotivo che vorrebbe essere per lei, forse…

"Non ero mai pronta, non ero mai… bagnata, ma lui non lo sapeva perché erano rapporti molto semplici e sbrigativi e quindi non poteva sapere che io non fossi pronta. Ma mi faceva male quando entrava, mi ha sempre fatto male. Qualche volta sanguinavo perfino e piangevo, ecco perché ho avuto paura quella sera con te, ho avuto paura potesse essere ancora così doloroso… ma Viserys non mi ha fatto niente: mi chiedeva se era tutto a posto dopo, e io dicevo di sì".

I denti di Larys sono così serrati che si potrebbero quasi spezzare, come i suoi pugni dalle nocche completamente sbiancate. Non sa quale aspetto sia più agghiacciante del racconto di Alicent – la sofferenza ripetitiva che ha provato? la convinzione che fosse tutto normale? il modo in cui si ostina a difendere ancora adesso l'uomo che di fatto l'ha violentata? – ma se avesse in questo momento Viserys Targaryen davanti, sa che tirerebbe fuori tutta l'aggressività fisica che non sapeva di possedere, pestandolo probabilmente a morte con il suo bastone. Ma, come ha detto, tutto questo non riguarda lui, ma lei.

Per questo, con tutta la forza di autocontrollo che riesce a racimolare, dice semplicemente in tono calmo ma chiaro: "È proprio quella che si definisce violenza, Alicent".

Alicent sposta lo sguardo su di lui a quel punto e appare dubbiosa. "Non esageriamo adesso, noi stavamo insieme e lui non mi ha costretta con la forza, io non gli ho mai detto esplicitamente no. Era soltanto una parte da sopportare durante la relazione".

Mentre la ascolta, la rabbia viene soppiantata del tutto da una sensazione inaspettata: la sofferenza sua, per lei. Quel peso nel petto che sente sempre più spesso , quando stanno insieme, quando lei ride, quando lei sta bene, assume una sfumatura nuova e terribile adesso che lei soffre, anche se soltanto nel ricordo. Si chiede se forse non sia una sorta di punizione per la sua attività lavorativa. Lentamente, con cautela, le prende le mani tra le proprie. 

"Però ti non piaceva. E ti faceva male".

Alicent non risponde a parole, nega e annuisce solo con i movimenti della testa, come una bambina spaurita. E proprio come una bambina all'improvviso inizia a piangere senza fare rumore. Larys, quasi sollevato da quella reazione (perché è sintomo di consapevolezza, anche se tardiva), la incoraggia a piangere, circondandole le spalle con un braccio per attirarla a sé e accarezzarle con dolcezza i capelli. Solo dopo qualche minuto, lei si divincola dall'abbraccio per guardarlo negli occhi. 

"Ho sempre pensato fosse colpa mia. Insomma, a tutti piace fare sesso e questo lo sapeva anche una ragazzina con nessuna esperienza come ero io, quindi se a me faceva male, allora il problema dovevo per forza averlo io, e poi quando tu…"

Lei si interrompe, distogliendo di colpo lo sguardo, e lui si sente davvero morire. Oltre la rabbia, oltre la sofferenza, adesso subentra la paura, ed è una paura che gli gela la spina dorsale. Nella sua mente vorticano rapidamente tutti gli amplessi che hanno avuto in quei mesi, alla ricerca di un dettaglio stonato, di un'espressione incerta della donna, di un campanello d'allarme. Non c'è niente, anzi, gli vengono in mente subito i gemiti di piacere, le prese di iniziativa e la tenerezza delle coccole successive; eppure il solo pensiero di poterle aver fatto del male lo terrorizza in un modo che, se non lo annientasse così tanto, certamente lo stupirebbe. 

"Ti ho fatto mai del male? Puoi dirmelo, Alicent" gli dice e la voce impercettibilmente gli trema.

Lei, però, solleva lo sguardo di scatto e gli pianta addosso i suoi occhi spalancati. "No, certo che no… mi piace fare sesso con te, Larys, credo di essere piuttosto palese in questo" si affretta a dire, con convinzione, e la piccola esitazione prima di pronunciare l'aggiunta sottolinea come la sua reticenza nell'andare avanti fosse dovuta soltanto al suo consueto pudico imbarazzo che le permette di fare certe cose ma non di dirle. "Ed è proprio questo che cercavo di dire. Quando abbiamo iniziato a… beh, insomma, mi sono accorta che può anche essere piacevole e che forse non doveva per forza essere un mio problema. Forse perché tu–"

"Forse perché io nulla" la interrompe, perché non sarebbe capace di sopportare delle parole gentili. Per quanto il suo respiro abbia ripreso a funzionare normalmente dopo la certezza di non essere stato senza saperlo un nuovo carnefice per lei, adesso il pensiero di essere scambiato, a torto, per una specie di uomo da idealizzare lo disturba quasi di più. "Alicent, ascoltami bene, non sono io ad essere speciale, sono gli uomini che hai incontrato prima ad essere stati delle bestie" – ed è la parola più gentile che riesce a trovare all'indirizzo di Viserys dopo ciò che ha sentito – "ma il sesso non dovrebbe mai fare male e dovrebbe essere sempre piacevole. E, per favore, non è qualcosa da sopportare in una relazione, quello che c'è stato tra te e Viserys Targaryen è sbagliato, e non mi interessa niente se lui non se n'è accorto (cosa di cui dubito fortemente, tra l'altro): quello che ti ha fatto è sbagliato".

C'è una certa ironia nel ritrovarsi proprio lui a fare un discorso del genere, sulle definizioni di giusto e di sbagliato e sul valore del consenso – una certa ironia, e una certa ipocrisia. Quante volte, in tribunale, ha assistito dei clienti accusati di violenze nei confronti delle proprie mogli o fidanzate, e ogni volta ha giocato puntualmente le stesse obiezioni: il mio cliente l'ha costretta con la forza? Ha detto esplicitamente di no? Come può essere stupro se avevate una relazione? Ricorda distintamente quando, qualche anno prima, durante il processo a Joffrey Baratheon, la sua giovane fidanzata Sansa Stark, durante il controinterrogatorio dove lui aveva posto quelle precise domande, lo aveva affrontato in modo diretto, sperando forse di fare appello alla sua non esistente morale.

"Avvocato Strong, come può chiedermi questo? Se ci fosse sua sorella al mio posto? O sua moglie o sua figlia?"

E Larys aveva risposto senza esitazioni, in un tono di beffarda presunzione. "Disgraziatamente non ho sorelle, signorina Stark, e di certo non prenderò moglie o avrò figli, quindi sono destinato a non poter provare empatia con lei, a quanto pare".

Il ricordo gli fa storcere il naso. Adesso nella sua vita c'è Alicent e, per quanto non sia né sua sorella né sua moglie né sua figlia, la sua sola presenza riesce a mettere ogni cosa in una diversa prospettiva. Se ci fosse Alicent, riformula nella sua mente – solo che Alicent c'è stata concretamente al posto della ragazza Stark.

È facile, però, mettere a tacere quella sensazione accennata di vergogna che minaccia di affiorare in lui per la prima volta; tutto quello di cui gli importa adesso è che Alicent comprenda: è di lei gli importa, di lei e basta, a Sansa Stark e a tutte le altre donne come lei penserà un'altra volta, magari.

E Alicent comprende davvero, forse perché dentro di lei già sapeva quanto la sua storia con Viserys non fosse stata soltanto triste ma anche sbagliata, quanto quello che Viserys prendeva da lei senza che lei fosse di fatto mai partecipe non sarebbe dovuta essere una pretesa. Piange, adesso, ma è curiosamente un pianto che invece di disperazione sa di sollievo. Perché per la prima volta è riuscita a raccontare senza edulcorazione alcuna la verità, e la conclusione a cui non voleva arrivare viene esposta ad alta voce, da qualcun altro. Perché, forse, davvero quel dolore potrà essere avvolto nel passato, ora che ha imparato che non è stata mai colpa sua, che ci sono altri modi per stare intimamente con un'altra persona, che si sente in qualche modo di stare guarendo.

Senza riflettere, aggrappandosi a quel sollievo, risponde alle parole di Larys in un modo inaspettato. Si protende verso di lui e lo bacia con impeto, facendo scivolare le dita tra i suoi ricci scuri per attirarlo di più a sé. D'istinto, quello stesso istinto che ormai fa riconoscere a entrambi come naturale ogni loro contatto, lui la bacia di rimando con lo stesso impeto. Poco dopo, però, si costringe ad allontanarla, nuovamente in virtù di un criterio inedito – cosa è giusto fare.

"Credo tu debba stare sola questa sera" le sussurra con serietà, asciugandole con le dita le lacrime ancora sul volto. Poi le posa un casto, leggero bacio sulla fronte, "Buonanotte, Alicent", prima di alzarsi in piedi per porre fisicamente fine a qualsiasi plausibile sviluppo fisico.

Alicent appare per un attimo quasi delusa, ma poi si limita ad annuire, e non le ci vuole molto per capire anche questo. Nella camera da letto, da sola, Alicent affronta finalmente i ricordi, senza più cancellarne il dolore e senza più cercare giustificazioni. Nello spazio di quella notte, atttaversa tutti gli stadi che avrebbe dovuto affrontare in otto anni dopo quello della negazione: la rabbia, il dolore, e infine una nuova accettazione, basata sulla consapevolezza che non è mai stata colpa sua e che non c'è mai stato niente di sbagliato in lei. Pensa e piange e pensa fino alle 3, quando sprofonda in un breve, esausto sonno senza sogni.

La mattina, all'alba, sente per la prima volta il suo bambino scalciare e torna a sorridere.

 

*

 

Quando la mattina dopo Alicent decide di alzarsi dal letto, si stupisce nel trovare Larys steso sul divano placidamente addormentato. La intenerisce sapere che senza che lei lo sapesse lui è rimasto con lei tutto il tempo, soltanto a una ventina di passi di distanza, quasi quanto vederlo così tranquillo, senza controllo, quasi indifeso. Lo scuote con delicatezza e, quando lui si sveglia tirandosi su e facendole spazio al suo fianco, riprende quasi senza soluzione di continuità dove si sono interrotti la sera prima. Con tutta la languidità e allo stesso l'energia del recente risveglio, lo bacia e lui stavolta risponde senza remore.

"Adesso ti va di fare l'amore con me?" gli domanda in un sussurro e il modo in cui lo dice risulta al contempo bisognoso e malizioso. "Sempre se mi vuoi, gigante come sto diventando" aggiunge in tono leggero, celando tuttavia in quella considerazione – la stessa di ogni donna che vede allo specchio il proprio corpo inevitabilmente cambiare durante una gravidanza – una preoccupazione in parte reale, anche se il pancione è di fatto ancora contenuto nonostante sia ormai nel sesto mese, ed è circa la metà di com'era diventata Rhaenyra mentre aspettava prima Jace e poi Luke.

Larys non la corregge per la scelta dell'espressione, fare l'amore, anzi neanche registra immediatamente che è una formulazione inedita; si limita a baciarla ancora, a far scorrere le sue mani sul suo corpo, a portarsela con delicatezza sulle proprie gambe, ed è estremamente serio mentre sussurra: "Ti desidererei sempre".

Perfino di più adesso, anzi, si ritrova a pensare, sei ancora più mia con nostro figlio che cresce dentro di te. Due aggettivi possessivi (mia, nostro) illusori ed evanescenti, che prova a cancellare lasciando obliare del tutto la mente nell'eccitazione e nel piacere.

Ma, mentre affonda dentro di lei, deve mordersi le labbra per evitare di pronunciare parole che non ha mai neppure pensato lucidamente e che invece adesso rimbombano nel suo cervello come un martello. 

Ti amo, Alicent.

 

*

 

Harwin Strong sa di non essere Sherlock Holmes, perché Sherlock Holmes è sempre stato suo fratello. Durante gli anni dell'adolescenza, guardare insieme film polizieschi e tentare di indovinare il colpevole era un classico dei pigri pomeriggi in casa, così come un classico per Harwin era avanzare una risposta soltanto verso la fine del film – ed era una risposta puntualmente sbagliata. Neanche a dirlo, Larys invece già dopo venti minuti aveva individuato non soltanto il chi, ma anche il come e il perché.

In questo caso, però – il caso concreto di suo fratello e della sua cotta palese per Alicent Hightower – crede di avere una teoria solida e di poter giocare il ruolo del detective improvvisato con maggior fortuna. Del resto, ha notato fin da subito, dalle primissime cene tutti e quattro insieme anni prima, i piccoli dettagli sintomo dell'interesse insolito che Larys stava sviluppando per la migliore amica di sua moglie; così come adesso riesce a raccogliere con facilità i sottili ma ciononostante palesi cambiamenti nel rapporto tra i due, che sembrano suggerire come anche da parte della donna ci possa essere un interesse.

Larys che accompagna Alicent al corso pre-parto, che la aiuta a dipingere le pareti di casa. Loro due che arrivano a casa sua talvolta insieme, e che si scambiano sguardi e sorrisi appena più eloquenti, appena più lunghi.

Larys e Alicent hanno sempre avuto rapporti amichevoli, ma negli ultimi mesi sembrano essere decisamente più vicini. Qualcosa tra di loro è cambiato dopo l'inizio della gravidanza di Alicent, e non bisogna scomodare Sherlock Holmes per capirlo.

"Credo che Larys e Alicent si stiano frequentando, sai?" dice una sera a Rhaenyra, mentre sorseggiano in giardino il loro tradizionale gin tonic prima di cena, ed è un argomento tra gli altri, in mezzo agli allenamenti di football della squadra di Harwin e alla nuova gara di equitazione di Rhaenyra.

"Certo che si frequentano… un sabato sì e uno no vengono a cena a casa nostra, da anni".

"Intendo come coppia. Non ti sei accorta di come lui si sta offrendo per aiutarla in tante cose e del tempo che passano insieme?"

La reazione di sua moglie è prevedibile: sbatte le palpebre confusa e poi ridacchia, incredula. "Non credo. Insomma, sì, tuo fratello è interessato a lei, ma lui non mi sembra proprio il suo tipo. Sai, Ali è sempre stata estremamente romantica, cerca un uomo dolce, protettivo, il classico cavalier servente delle ballate romantiche".

"Mio fratello sa essere molto romantico a suo modo, Nyra" ribatte, con la stessa parzialità e lo stesso senso di protezione che al liceo lo portava a difendere fisicamente Larys dai bulli.

"Tuo fratello sa essere molto inquietante, amore". 

Dopo quella obiezione, impossibile in effetti da negare, l'argomento cade, subito soppiantato dai bambini e dall'organizzazione della piccola gita in barca per tutta la famiglia da fare nel weekend. Ma la pulce nell'orecchio è stata piantata per entrambi e, così, quasi in maniera automatica, durante il sabato successivo, si ritrovano a scrutare con molta più attenzione le interazioni tra Alicent a Larys alla ricerca del più piccolo dettaglio.

E, di dettagli, in effetti ce ne sono: il fatto che Larys sembra sapere già le cose che Alicent racconta a Rhaenyra; il modo in cui fanno delle battute che comprendono solo loro; l'evidenza che, se lasciati soli e apparentemente non osservati, parlano fitto fitto e si sfiorano in una maniera che non sembra casuale.

Eppure, la prova definitiva arriva non mentre Rhaenyra e Harwin li spiano da lontano (dietro la scusa del barbecue e della cucina), ma mentre sono seduti tutti e quattro insieme a tavola. A un certo punto, nel bel mezzo della conversazione, Alicent spalanca gli occhi e si porta le mani sul pancione.

Larys non è il primo a reagire (lo fa Rhaenyra, al suo fianco, protendendosi fisicamente verso di lei), e non è neanche il primo a parlare (lo fa Harwin, dopo essersi scambiato un rapido sguardo con sua moglie, "Alicent, che succede?"), ma è la persona visibilmente più attenta e, soprattutto, è la persona che, in maniera istintiva, la donna cerca con lo sguardo quando scuote la testa e sorride per fugare via ogni preoccupazione. 

Alicent e Larys si fissano per qualche secondo in silenzio, e alla fine, dopo una leggera reticenza, lei gli prende addirittura la mano e gliela posa sulla pancia.

"Lo senti? Sta scalciando". 

Larys non la muove, come ipnotizzato, e sposta lo sguardo tra lei e il pancione con una luce negli occhi che, nei trentacinque anni di vita in cui lo conosce, Harwin non gli ha visto mai, mai, mai: gli occhi di Larys sono lucidi.

C'è qualcosa di strano, pensa Harwin – Alicent che ha cercato con naturalezza lui tra tutti, la reazione imprevedibile di Larys, il modo in cui lui si alza dal tavolo all'improvviso e si allontana, e lei non perde tempo a seguirlo.

Sta succedendo qualcosa di strano, e soprattutto di grande.

"Forse… forse avevi ragione, credo abbiano una qualche relazione" mormora Rhaenyra una volta che sono rimasti soli, ed è difficile dire se la sua sorpresa derivi più dalla scena a cui ha assistito (davvero Alicent ha fatto sentire i movimenti del bimbo a Larys Strong e non alla sua migliore amica?), o dalla conclusione cui è, inevitabilmente, approdata.

Ma Harwin scuote la testa, mentre gli occhi azzurri gli si spalancano in preda a una nuova realizzazione. Esattamente come gli capitava, e ancora gli capita, davanti ai film polizieschi, anche adesso la prima teoria che ha pensato si rivela sul finale sbagliata.

Quello a cui ha appena assistito non può spiegarsi semplicemente con un tentativo di corteggiamento di Larys, né con l'inizio di qualcosa di una frequentazione romantica. Il modo in cui è avvenuta quella condivisione è stata troppo intimo, troppo naturale, troppo personale.

"Credo che… beh, è possibile che… mio fratello sia il padre del bambino di Alicent".








 
NDA: Questo è stato in assoluto il capitolo più difficile da scrivere, ma sentivo la necessità di scrivere la mia personale visione del rapproto tra Viserys e Alicent (tanto in questo AU, quanto nel canon). Spero di aver trattato la tematica nel modo più opportuno.
   
 
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