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Autore: Nao Yoshikawa    22/08/2023    1 recensioni
Un giorno di pioggia, El perde misteriosamente il suo potere di saltare nel tempo. E se tempo prima era stata lei ad andare nel passato per salvare Aziraphale e Crowley, questa volta saranno loro ad andare nel futuro per salvarla.
Ma le cose saranno molto più difficili di quanto pensano, per El, per il loro rapporto con la figlia e per il rapporto tra di loro come coppia. Allacciate le cinture, perché il viaggio ha inizio.
[Inutile specificarlo, ma sequel diretto de L'effetto farfalla]
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La peggior notizia
 
Aziraphale, Crowley ed El rimasero ad osservare quella deliziosa bambina in silenzio. Fu El ad un certo punto a interrompere il silenzio e chinarsi sulla bambina con fare affettuoso.
«Mayram, ma cosa ci fai a casa a quest’ora?»
«Oggi finivamo prima, lo zio Gabriel mi ha detto di salire su dritta dritta. Ma chi sono queste persone?»
Crowley si tolse gli occhiali. Non si sentiva molto bene. Per tutti i diavoli, El era madre. Lui e Aziraphale avevano una nipote. QUESTO sì che era fuori di testa.
«Sono, ecco…emh… amici, sono venuti e trovarmi» spiegò El.
Amici? Se li stava presentando come tali, questo voleva dire che Mayram non li aveva mai conosciuti, il che era assurdo. Perché non avrebbero dovuto conoscere la loro unica nipotina? Che la situazione fosse molto più seria del previsto?
Mayram si avvicinò al demone e all’angelo, sorridendo.
«Ciao! Io mi chiamo Mayram e ho cinque anni e mezzo. E voi come vi chiamate?»
Sì, era senza dubbio una bambina deliziosa. Ricordava molto El, anche se in lei c’erano anche tratti che non riconoscevano.
«Io… io mi chiamo Aziraphale e lui è Crowley. È un vero piacere conoscerti, Maryam» disse l’angelo, ancora un po’ stordito. Anche se non quanto Crowley, il quale si era seduto su una sedia, con una mano sulla testa.
«Oh! Il tuo amico sta male?»
«Sì, mi sto sentendo molto male, infatti» ammise il demone. El alzò gli occhi al cielo.
«Tesoro, perché non vai in camera tua? Ti porto la merenda tra poco.»
Mayram fece spallucce e salutando i due ospiti corse in camera sua.
El si ritrovò ben presto lo sguardo dei genitori su di lei. Aveva sperato di non dover dare spiegazioni circa quel piccolo dettaglio.
«Tu hai una figlia» iniziò Crowley. «Ma io non posso essere un nonno. I nonni sono anziani, con la dentiera e giocano il venerdì sera a Bingo. Io suono la chitarra, guido una Bentley e sono in forma.»
Aziraphale lo guardò come a volergli dire ma non è questo il punto!
Certo, era abbastanza strano, ma non era comunque la cosa più importante.
«El… tua figlia non ci conosce» disse l’angelo serio. El sembrò a disagio. Iniziò a sistemare le stoviglie in cucina, giusto per non doverli guardare negli occhi.
«Senti, i nostri rapporti si sono parecchio… ecco, sono cambiati! E per quanto riguarda Mayram, è meglio così. Vorrei non avesse niente a che fare con questo mondo.»
«È il nostro mondo, ed è anche il suo. È in parte demone e angelo, come te. Questo non lo puoi cambiare» Aziraphale si avvicinò, sfiorandole un braccio. El si scostò.
«Lo so. I suoi poteri stanno iniziando a manifestarsi e glielo spiegherò al momento opportuno, ma non adesso. Voglio tenerla al sicuro, perché è questo che è un bravo genitore fa.»
Crowley colse la frecciatina e immediatamente lo shock di poco prima lasciò posto ad una rabbia furente.
«Che cosa vorresti dire? Mi pare che abbiamo sempre fatto il possibile per te. Non è colpa nostra se hai perso la tua capacità di saltare nel tempo. E non mi sembra un buon motivo per essere… beh, così!»
El corrugò la fronte. Dovevano farsene una ragione, Aziraphale e Crowley: quella non era la bambina dolce e affettuosa che avevano lasciato nel passato, ma una donna disillusa e arrabbiata e la colpa era anche loro a quanto pare.
«Se non vi dispiace, adesso devo andare a lavoro» dichiarò El freddamente. Crowley fece per ribattere, ma suo marito gli poggiò una mano sulla spalla per quietare il suo spirito. Sarebbe stato inutile continuare a discutere, erano lì per aiutare El, non per peggiorare le cose. Dunque era meglio lasciarla da sola al momento.
 
Usciti dall’appartamento della figlia, Crowley e Aziraphale stavano rimettendo a posto le idee. Primo punto: Emma Lyra era una donna potente e temibile, che lavorava per i demoni. 2 Aveva una figlia. 3 In quel futuro, loro figlia li odiava a morte. Erano tante notizie da elaborare in così poco tempo.
«Questo futuro è orribile. Non possiamo tornare indietro e basta? Se sappiamo cos’accadrà, basterà evitarlo» suggerì Crowley.
«Sì, ma il problema è il come evitarlo. Inoltre, è tutto troppo vago. Ariel ci ha mandato da El perché diceva che sarebbe stato compiuto suo parlarcene, però… lei non vuole parlare con noi.»
Crowley si passò una mano tra i capelli, lamentandosi.
«Quanto ci può odiare? Nostra nipote nemmeno ci conosce.»
«Nostra… giusto! Gabriel l’ha presa da scuola e l’ha riportata a casa. A questo punto andiamo da lui. Ho bisogno di una faccia amica e di qualcuno che mi spieghi finalmente le cose come stanno.»
In effetti, Gabriel e Belzebù rappresentavano le uniche certezze stabili della situazione, per cui dovevano trovarli. Furono molto felici di constatare che i due vivevano sempre nella stessa casa, una graziosa abitazione in città. Quando bussarono alla porta, li accolse un Gabriel che portava sul naso degli occhiali da lettura.
«Aziraphale? Crowley? Voi siete tor»
«Non siamo tornati da nessuna diavolo di parte, d’accordo?!» borbottò Crowley entrando. «Siete gli unici adulti responsabili su cui possiamo fare affidamento.»
Gabriel si aggiustò gli occhiali.
«Non capisco, voi due siete tornati insieme?»
«Ma che cosa vuol dire che siamo… cosa?» Crowley abbassò ad un tratto la voce. «Che cos’hai detto?»
Quella non era la notizia che si erano aspettati di sentire. In effetti, avevano avuto parecchie sorprese, ma quella era la più terribile. La più nefasta.
«Gabriel, ma si può sapere chi…è…?» Belzebù raggiunse Gabriel e guardò i due. «Ah. Voi non siete di quest’epoca, dico bene?»
Aziraphale fu ben felice che Belzebù avesse capito da sé. Non avrebbe avuto comunque modo di spiegargli niente, sconvolto per com’era. Che cosa aveva voluto dire Gabriel? L’orribile sensazione (in realtà quasi certezza) che lui e Crowley in quel futuro si fossero lasciati, iniziò a diventare realtà.
 
 
«Ah, capisco. Quindi è stata Ariel a portarvi qui. Sì, ha sempre gli stratagemmi più ingegnosi» disse Gabriel fiero. Lui e Belzebù sembravano una vecchia coppia sposata. Beh, teoricamente lo erano, ma era davvero molto difficile abituarsi a questa nuova realtà per certi versi spaventosa.
«Sì, sì. Abbiamo capito. Quello che vogliamo sapere è: cosa è successo a El?»
Belzebù guardò Gabriel ed entrambi convennero che fosse meglio che a raccontare fosse proprio il demone.
«Le cose sono iniziate a cambiare dopo che El ha perso il suo potere. La cosa l’ha depressa così tanto… è stata malissimo. Poi beh, mettiamo anche che tutto ciò è accaduto a ridosso dell’adolescenza, quindi è stato ancora peggio. E insomma… non si è mai ripresa dal suo blocco dello scrittore. Ad un certo punto ha messo da parte la scrittura. Oramai sono anni che non tocca più una penna.»
Fece un attimo di silenzio, perché immaginò che per Crowley e Aziraphale fosse un grave colpo. E non si era sbagliata. Che El avesse messo da parte la sua passione più grande, nonché il sogno di diventare una scrittrice, era da spezzare il cuore.
Aziraphale da un lato avrebbe voluto tapparsi le orecchie e non sentire altro. Tornare nel passato dove c’era la El che conosceva e fare l’impossibile per stare bene. Ma da un lato, lo sapeva, era inevitabile.
«E poi cosa è successo?» Crowley lo precedette. «El ci detesta! Ha perfino una figlia che non sa di noi. E poi non ci dovrebbero essere delle versioni future di noi due qui? Perché sembra che non siamo da nessuna parte?»
Quello era il dubbio che più lo attanagliava. L’idea che i rapporti con El si fossero distrutti così… doveva esserci una spiegazione.
«Perché voi in effetti non siete qui. Non che siete morti, eh!» chiarì Gabriel. «Crowley è in tournée con la sua band…»
«Ho una band?» domandò Crowley. Finalmente una bella notizia.
«E Aziraphale si è trasferito in Irlanda da quando ha chiuso la sua libreria.»
L’ennesimo colpo al cuore, ultimamente era un continuo. Come aveva potuto chiudere la sua amata libreria? E trasferirsi così lontano da El, tra l’altro. Era in incubo orribile.
«Ma non ha senso tutto ciò! Perché siamo tutti divisi?»
Sperava vivamente che non fosse ciò che tanto temeva, ma che era così dolorosamente palese.
Belzebù sospirò. Oh, no – pensarono. Forse stava davvero per sganciare la bomba definitiva, quella che li avrebbe distrutti.
«Perché voi qui non state più insieme.»
 
Intanto, nel passato…
 
 
El aprì gli occhi. Si sentiva un po’ meglio rispetto a qualche ora prima. Avvertì subito qualcosa di strano: i suoi papà non erano in casa. Però erano presenti sia Gabriel che Belzebù, con la piccola Ariel al seguito. Si alzò, e portandosi una mano sulla fronte si rese conto che la febbre si era abbassata. Doveva rimettere a posto le idee. E doveva rimettersi in piedi. Cosa che fece, anche se le sue gambe erano un po’ instabili. Al piano di sotto, Gabriel cercava di annaffiare (senza molto successo, in verità) le piante di Crowley.
«Queste qui mi detestano. E non oso nemmeno avvicinarmi alla Bentley» disse ad alta voce.
«Gabriel?» domandò El scendendo le scale.
«El! Oh, ma allora stai meglio, meno male. Però non dovresti ancora alzarti dal letto.»
«Lo so, però… e i miei papà dove sono? Ricordo che avevano detto che sarebbero andati da qualche parte, ma non so dove» si massaggiò la testa. Per colpa della forte febbre, la sua mente era annebbiata. Gabriel sorrise nervoso. Magnifico, a lui toccava sempre il difficile.
«Ecco… loro… Crowley e Aziraphale… non sono più qui. Però torneranno presto.»
Mentire a El era praticamente impossibile. La ragazzina si indispettì.
«E dove sono andati?»
Inoltre, lui non era proprio bravo a mentire. Non a lei, almeno. Si dedicò di nuovo a guardare le rigogliose piante di Crowley.
«La domanda giusta non è tanto dove sono andati… ma quando.»
El sgranò gli occhi.
«Hanno viaggiato nel tempo?! Quando e come?! Tu devi dirmelo!»
«Ehi, El. Così ti farai alzare di nuovo la febbre!»
Belzebù li raggiunse, piuttosto infastidita.
«Sentite, ho appena fatto addormentare Ariel e non intendo… El?»
«Come hanno fatto i miei genitori a viaggiare nel tempo?» domandò El esasperata. Nessuno le dava una risposta! Belzebù guardò con un’occhiata velenosa suo marito, come a volergli dire Non posso crederci, hai parlato? Di già?
Mentire a El non sarebbe giusto e sarebbe stato inutile. In qualche modo sarebbe arrivata alla verità da sola, ma visto il suo stato di salute fragile, era meglio spiegagli la cosa con delicatezza.
 
 
Quando ebbero finito il racconto, El non ebbe nessuna reazione. Non una di quelle che si aspettavano, almeno. Forse perché era abituata al concetto di viaggio nel tempo? La ragazzina si guardò le mani, confusa.
«Volete dirmi che i miei papà sono andati nel futuro perché ho bisogno di aiuto?»
«Detto in parole povere, sì. È tutto scritto in questa lettera» spiegò Gabriel mostrandogliela. «Aziraphale ha creduto da subito che fosse vera e Crowley l’ha ovviamente seguito.»
El sgranò gli occhi. Stava iniziando a mostrare i primi segni di preoccupazione. Ma non per quello che Gabriel e Belzebù temevano.
«Questo è un disastro! Ma non capite? Due come loro che viaggiano nel tempo, avete idea di quanto è grave la cosa?!»
A quanto pare ad El importava ben poco della sua sorte, era molto più preoccupata per quelle della sua famiglia.
«Andiamo El, Aziraphale e Crowley sanno il fatto loro» disse Gabriel.
«Ma non sanno come funzionano i viaggi nel tempo! Sono andati nel futuro, pensa cosa succederebbe se incontrassero le loro versioni di quel periodo!»
Calò un silenzio gelido. In effetti nessuno di loro aveva pensato a quel piccolissimo dettaglio.
«Che cosa succederebbe?» chiese Belzebù, glaciale.
«Non ne ho idea! Non mi è mai capitato, ma so che non dovrebbe accadere. Oh, dobbiamo assolutamente fare qualcosa. Ma io non posso saltare né avanti né indietro. Sono bloccata qui, in questo stupido presente deprimente!»
El aveva parlato senza prendere aria, camminando avanti e indietro. Infine si era seduta, avvilita. Poche volte nella sua vita le era capitato di sentirsi impotente (dopotutto non c’era niente che non potesse fare), ma ora si sentiva uno schifo. Belzebù le circondò le spalle con un braccio.
«Emma Lyra, troveremo un modo.»
«Spero tu abbia ragione. Dopotutto, il futuro non può essere così orribile, giusto?»
 
 
Aziraphale e Crowley erano caduti nel mutismo più totale, tant’è che Belzebù temette di aver causato loro uno shock troppo grande.
«No, non è vero. Tu menti» mormorò Crowley. O forse aveva capito male. Sì, doveva essere per forza così. Lui e Aziraphale non si sarebbero mai lasciati, non con tutto quello che avevano affrontato.
«Avrei motivo di mentire?» domandò Belzebù. Gabriel sospirò.
«Mi dispiace, ragazzi. Però è così.»
Aziraphale guardò Crowley. Anche se il futuro poteva essere cambiato, era comunque orribile. Lui e Aziraphale non si sarebbero mai lasciati, non ne avevano motivo. L’angelo sospirò, mogio.
«Da quanto?» domandò. Oramai aveva ricevuto la notizia peggiore, non c’era più niente che potesse ferirlo.
«Da quando El aveva… diciassette anni, mi pare» disse Gabriel pensieroso.
Quindi, non solo si erano lasciati, ma lo avevano fatto in un periodo delicatissimo della vita della loro figlia. Non c’era da stupirsi se adesso El sembrava detestarli.
Crowley si alzò, facendo rumore.
«Ho visto abbastanza. Torniamo indietro, angelo. Aggiusteremo le cose. Ariel, puoi riportarci indietro?»
Ariel arrossì.
«Non so quanto mi ci vorrà. La prima volta ha funzionato, ma è stato praticamente un salto nel vuoto. Di sicuro ci riuscirò, ma non posso promettere che sarà immediato.»
Il demone fece un’espressione scocciata.
«Ma El ha bisogno di noi, adesso!»
«Beh, anche la El di qui ha bisogno di voi» fece notare Belzebù. «Magari potreste usare questo tempo per fare qualcosa di costruttivo e provare a capirla.»
Aziraphale strinse la mano di suo marito, cercando di calmarlo.
«Non è affatto una cattiva idea. El del passato è al sicuro. E, al momento, mi preoccupa di più la El di questo presente.»
Crowley era spaventato, poteva leggerglielo in quei suoi occhi dorati. Come, d’altronde aveva paura anche lui.
«Ma Aziraphale… abbiamo combinato un disastro.»
«Lo so. Non preoccuparti, troveremo un modo. Non so ancora come. Ma se El ha salvato la nostra famiglia una volta, noi la salveremo per una seconda volta.»
Aziraphale era un tipo determinato. Nonostante la paura e i dubbi, avrebbe fatto qualsiasi cosa per far sì che quel futuro non si avverasse.
 
 
«El. El, mia cara. Ti prego, esci di lì.»
El si era chiusa in bagno, preda di una crisi nera. Aziraphale e Crowley avrebbero anche potuto entrare senza problemi, ma preferivano non invadere la privacy della figlia.
«Lasciatemi in pace» sussurrò, le ginocchia strette al petto. Da quando aveva perso la sua capacità di saltare nel tempo, si era innescata come una catena di eventi spiacevoli. Quell’evento l’aveva segnata così tanto da fargli venire un blocco dello scrittore che durava oramai da circa un anno. E ciò era doloroso, dolorosissimo, anzi. Non riuscire più a fare due delle cose che gli venivano così naturali.
«Fa provare me, angelo» borbottò Crowley. «Emma Lyra, chiudendoti lì non risolverai niente.»
El corrugò la fronte e, furiosa, aprì la porta.
«Grazie per la risposta ovvia! Se non vi dispiace, sto affrontando un momento nero della sua esistenza.»
El aveva sempre avuto una tendenza al dramma, come il suo demoniaco padre. Aziraphale, infatti, la guardò con dolcezza.
«Tesoro, ci sono persone i cui blocchi durano per molto tempo. Magari per te è lo stesso e riuscirai di nuovo a scrivere quando meno te lo aspetti.»
Parlava cauto. El era oramai un’adolescente di quasi quindici anni e spesso gli sembrava di non riconoscerla. Di avere davanti una totale estranea, pronta a scattare da un momento all’altro. Che ne era della dolce e sensibile bambina che aveva messo al mondo?
«Papà, tu non capisci! Non riesco nemmeno a tenere in mano una penna. È come se non avessi più niente da raccontare. O forse il mio non è un vero talento. Ho perso il io potere, ho perso la mia bravura, cos’altro devo perdere?»
El tratteneva orgogliosamente e ostinatamente le lacrime. Aziraphale allungò una mano per accarezzarla.
«Lo capisco, ma…»
«Come puoi capire ciò che sto passando? Non sei me!» gridò.
«El, non usare quel tono» disse duramente Crowley. Non amava fare la parte del genitore cattivo, ma doveva anche esserci un limito. El si imbronciò.
«Voglio rimanere sola, adesso. Mi state sempre addosso.»
Passò tra i due, attenta a non farsi sfiorare.
«Ah, sì? Un giorno potresti rimpiangerlo!» le urlò dietro Crowley, voltandosi poi verso Aziraphale. «Ma si può sapere cosa le è preso?»
«È un periodo duro per lei, Crowley. Ma sono certo che passerà, dobbiamo solo darle tempo» l’angelo gli accarezzò la schiena.
Aveva solo bisogno di tempo. Ma quanto tempo?
 
El si destò da quel ricordo riscoprendosi con le guance umide. Erano anni che non ripensava più al periodo della sua adolescenza, non c’era niente di piacevole da ricordare, ma quei due… oh, come avevano potuto fare una cosa così stupida come venire fino a lì!
«Mamma? Stai bene?»
Mayram le si avvicinò. El, in piedi davanti la finestra, si asciugò le guance. Quell’adorabile bambina (del tutto inaspettata, doveva ammetterlo) era una delle poche cose buone che avesse mai fatto.
«Sì, piccola. Sto bene» El la prese in braccio.
«Lo sai? Quei due tuoi amici di oggi, mi stanno simpatici. Mi ricordano te» disse Mayram. Era una bambina sveglia tanto quanto lo era stata lei, le ci sarebbe voluto poco per fare due più due.
«Sono due persone molto particolari.»
«Voglio parlare di nuovo con loro» la bambina sbadigliò, poggiando il viso sulla sua spalla. El la strinse a sé. Non si era soffermata sul fatto che quelle versione dei suoi genitori erano molto diverse da quelle attuali. Lì si amavo ancora. Lì andavano d’accordo. Lì non si erano ancora lasciati per colpa sua.
«Ah, sì?» domandò sovrappensiero.
Ma Mayram si era già addormentata.
   
 
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