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Autore: Enchalott    31/08/2023    3 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
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Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fuori dal palazzo
 
«Non se ne parla!»
Valka rigettò la richiesta scrollando il capo a marcarne l’assurdità. Lo sguardo implorante di Yozora avrebbe sciolto le nevi dell’Irravin.
«Siate comprensivo, reikan, non ho che voi ad appoggiarmi.»
«Appoggiarvi? Dovrei riferire al Kharnot
La principessa sospirò, tormentando la treccia in cui aveva raccolto la folta chioma.
«Quanti moriranno di sete oggi? Dieci? Cento?»
«Non è vostro compito sopperire alla siccità. Rasserenatevi, stamani sono giunti gli approvvigionamenti da Seera, quelli di Deluun arriveranno a giorni.»
«Avete una vaga idea di come li spartiranno!? L’acqua non varcherà il portale!»
Valka aggrottò la fronte: il popolo e gli schiavi non avrebbero ricevuto una singola goccia, le scorte forse non avrebbero soddisfatto neppure le esigenze dei clan minori.
Tra cui il mio.
«L’acqua dei Salki mi appartiene!» continuò lei, certa che il silenzio fosse segno di consapevolezza «Perciò ne dispongo a piacimento!»
«Cosa!?»
«Vi prego, accompagnatemi, conoscete la strada, non se ne accorgerà nessuno!»
«Siete davvero convinta che vi lasceranno rubare un carro, uscire, rientrare e che non noteranno l’ammanco di un’inezia come cinquanta barili?»
«Domani è giorno di mercato, il viavai coprirà la sortita. Basterà occultare le insegne reali, non faranno caso a noi. Quanto al “buco”, le botti risulteranno in viaggio verso il clan d’oltremare.»
Valka la fissò con una certa ammirazione, poi masticò un’imprecazione.
«A parole sembrate l’incarnazione della strategia, quando state raffazzonando un piano ridicolo!»
«Dimenticate che sono la sposa del vostro comandante, imparo in fretta.»
«Tsk! Le capacità non si acquisiscono per osmosi! L’acqua è sorvegliata, vi metterete nei guai!»
«I Khai sono guerrieri ineccepibili, non infallibili. Per voi alcune situazioni vantano la precedenza su altre, mi baso su tale certezza.»
Il reikan si sentì pizzicato dall’osservazione acuta.
«Non guardatemi così» sorrise Yozora «Conto su amicizie che desiderano quanto me che il popolo si disseti. Per voi non è così? Si tratta della vostra gente.»
Valka emise il fiato, passandosi le dita tra i capelli rossi.
«Amicizie invise alla corte, suppongo. Non so cosa mi frena dal denunciarvi!»
«Il fatto che i vostri compagni non siano tutti aristocratici. Le loro famiglie soffrono e il vostro senso di giustizia ribolle.»
«Servo il Šarkumaar, tale descrizione mi sminuisce e mi offende!»
«Vi sottovalutate, reikan. Per me siete eccezionale, lo dimostrate almeno tre volte al giorno e chi non lo nota è indegno delle vostre premure.»
Lui alzò gli occhi al cielo.
Ci manca solo passare per filantropo! Che sappia qualcosa di Dasmi? Vero o meno devo decidere alla svelta. Potrebbe essere l’occasione che cerco.
Inalò l’ossigeno e incrociò le braccia sul petto.
 
La mistura di argilla e resina aderiva alle fiancate del carro come una mano di colla, nascondendo l’emblema coronato del Sole Trigemino. La preziosa tela di copertura era stata sostituita da un’altra dall’aria vissuta e dall’apertura posteriore sbucavano fascine di paglia e legna.
Valka s’ingobbì a cassetta, tirando il cappuccio sul volto come paventasse di venire riconosciuto da un momento all’altro, scrollando le redini a sollecitare i cavalli. Seduta accanto a lui, la principessa indossava gli abiti modesti procurati da Naiše: erano un mercante e la sua schiava, nulla da eccepire sul travestimento.
«Siete nervoso?» sussurrò Yozora.
«Nervoso!? La guardia reale è sul piede di guerra grazie alla vostra trovata!»
«Stanno cercando degli hanran, non dei ladri d’acqua, se ci fermassero saremmo al sicuro. Non nascondiamo nessuno.»
«Almeno avete coscienza del furto!»
La porta sud era in vista, ma la fila procedeva a rilento. Le sentinelle passavano al setaccio la zona, a caccia dei ribelli penetrati dalle mura settentrionali e poi svaniti nel nulla.
«Non ne verranno a capo, le voci non si possono catturare» mormorò la principessa.
«Quindi l’allarme era fasullo! Ho pensato si trattasse dei vostri complici camuffati!»
«Gli stallieri e le dorei hanno creato il caos ai recinti dei vradak, sapendo che la parola hanran avrebbe richiamato le guardie, sottraendole alla custodia dell’acqua. Chi oserebbe rubare sotto il naso di Rhenn, nel cuore di Mardan? Siete voi il mio unico complice, lo dico con affetto.»
«Gli dèi m’inceneriscano per avervi esaudita! Quando ho affermato di non essere ligio alle regole, non intendevo questo! Auguratevi di rientrare alla torre orientale prima del Šarkumaar, impiegherebbe un attimo a comprendere la farsa! Sento già i suoi artigli alla gola!»
«Esagerato! Il viaggio è breve e poi ho lasciato detto che sarei andata a scegliere l’abito per le nozze. Nessuno si aspetta che una donna impegnata in un’attività del genere torni di corsa. Le mie ancelle stanno esaminando ogni centimetro di stoffa delle sartorie di corte, saranno confusionarie e non si noterà che manca la sposa.»
Valka ruminò qualcosa di incomprensibile, lo sguardo corrucciato fisso sul varco.
«La cosa vi stupisce?» domandò Yozora.
«Tutt’altro. Avete salvato il collo alla vostra capo shitai, tutta la feccia del regno vi è riconoscente. Senza citare che la connivenza tra sottomessi è proibita e violare un precetto è l’unica soddisfazione che riescono a concedersi.»
«Naiše mi avrebbe aiutata comunque. E poi è stata lei a salvare me per prima.»
Il giovane sbuffò: conti alla mano, l’aveva assecondata malgrado le frustate già riscosse e la fedeltà al Karnot. Si domandò se il motivo fosse davvero quello su cui aveva riflettuto. L’immagine che proiettava di sé si distanziava in crescendo da quella di fiero cavaliere alato e Shaeta non era il solo ad essersene accorto.
Yozora e addirittura Iroya…
Ripensò alle parole della schiava: non le avrebbe osate, se non fosse stata certa che non l’avrebbe uccisa.
Allora Dasmi l’ha avvertito… il mio animo khai è pervaso di ahaki e la sua indifferenza è divenuta repulsione.
 
Oltrepassarono i controlli e si diressero al luogo stabilito per la consegna, uno spiazzo poco frequentato al limitare dell’Haiflamur.
«Non si può dire che siano puntuali» mugugnò Valka seccato.
«Mi preoccupa» obiettò la ragazza, osservando i mulinelli di polvere rossa inseguirsi tra le catapecchie «Magari si nascondono per verificare che non ci abbiano seguiti.»
«Tsk! Gente di bassa leva che reputa sia tutto dovuto e non cura che il proprio didietro! Per loro è meglio piatire, stigmatizzare, altrimenti non manterrebbero una ributtante posizione di comodo tra l’oggettiva obbedienza al re e l’astratta preferenza rivoluzionaria!»
«Vorreste che si schierassero apertamente con i ribelli?»
«No, che sprofondassero! Tuttavia, se agissero di persona e crepassero per la loro infima causa, otterrebbero una favilla di rispetto. Lo stesso che non mostrano a noi in questo frangente.»
«Sono sicura che non sia così. Conduciamo un dono prezioso, è successo qualcosa, altrimenti sarebbero qui.»
Il reikan produsse un sogghigno di commiserazione ma le dita sfiorarono le spade.
«Davvero? Si saranno spaventati per una folata inattesa e la precedenza è stata fuggire, non il carico che abbiamo portato a nostro rischio. Non intendo restare un secondo di più, questa bonaccia non mi piace.»
«Ma i barili…»
«Sanno dove trovarli.»
«Quando l’istinto fornisce l’avvertimento giusto, conviene ascoltarlo!»
L’orlo della parete rocciosa che delimitava a ovest lo spiazzo si coronò di una decina di figure incappucciate. Le stoffe vermiglie schioccavano al vento e si mescolavano ai colori caldi del deserto di cenere.
Yozora sussultò, stringendosi al suo difensore.
«Belker li fulmini!» grugnì questi retrocedendo «Restate dietro di me, altezza!»
L’uomo che aveva parlato uscì dal controsole e saltò, atterrando davanti a loro.
«Ma come!» rise attraverso il tessuto che nascondeva gli il viso «Chiamate in causa gli hanran e vi stupite che si facciano vivi? Sarebbe scortese mancare alla festa, specie in ragione di questi due regali pregiati.»
Gli occhi blu, scintillanti tra le pieghe di lino, ammiccarono alla ragazza.
Valka sollevò il braccio a proteggerla, la lama lunga snudata nella destra.
«Non un passo o la tua carcassa essiccherà nella sabbia!»
Gli intervenuti si apprestarono a sfoderare, ma il capo li fermò con un cenno.
«Non è il caso di strafare, reikan. Che ne dici di lasciarci il carro e la principessa?»
«Sul mio cadavere!»
Il ribelle sospirò con accondiscendenza, poi scostò il mantello per estrarre l’arma.
«Non mi lasci scelta… e dire che detesto duellare a vuoto.»
«Che cosa!? Ripetilo, bastardo!»
«Valka! No!» Yozora si frappose tra i due «Chi siete, signore?»
«Niente titoli e perdonate la grossolanità» ribatté allegro il ribelle «Elefter, suppongo abbiate sentito ogni nequizia su di me.»
«La mente dei traditori in persona!» ringhiò il cavaliere alato «Quale onore!»
«Tutto mio» ribatté quello.
«Hai frainteso. L’onore giungerà quando ti avrò trascinato al cospetto del principe! Sarà lieto di apprendere che, oltre alla defezione, predicate bene e razzolate male!»
«Se pensi che gli amici della principessa siano delatori, sei in errore. Avrebbero diviso il carico con noi e non saremmo stati costretti a cacciarli via per sottrarvelo.»
«Scuse di un volgare ladro!»
«Senti chi parla,»
«Smettetela!» gridò Yozora «Che ne sarà dei bisognosi, Elefter? Li priverete dell’essenziale! Confermerete quanto dicono di voi!»
«No, mia signora. Distribuirò l’acqua come nelle vostre intenzioni, includendo i miei compagni. Sono l’unico a non trascurarli a quanto pare.»
Lei portò le mani ai fianchi, risentita per la frecciatina.
«Il fatto che l’Ojikumaar neghi il consenso alle mie istanze, non significa che le vostre ingiuste condizioni di vita non mi premano. Se potessi attraversare l’Haiflamur, non esiterei a rubare un altro carro!»
Elefter e Valka la fissarono all’unisono, la meraviglia a sfumare gli sguardi decisi. Le iridi cobalto del primo scintillarono in un sorriso velato.
«Diamine… Mirai vi ha definita un portento, ma incontrarvi potenzia l’effetto.»
«Mirai… è viva!? È con voi!?»
«In forma smagliante, ma il “con” andrebbe mutato in “contro”. Non vede l’ora di spedirmi alle dimore del Custode, confesso di non riposare tranquillo.»
«Rilasciatela, vi prego! È mia amica, mi manca! Sono certa che l’abbiate messa nelle condizioni di non riconoscere la via per il vostro nascondiglio!»
«Desolato, conosce il mio volto e comunque la rivedrete stanotte. Se siete pronta a seguirmi, ordinate al vostro guardiano di deporre le armi, lo risparmierò per rispetto ai vostri sentimenti.»
«Sporco hanran!» ruggì Valka «Non ti permetterò neppure di guardarla, levati dalla zucca l’idea di rapirla!»
Ingaggiò con la sveltezza del fulmine, costringendo l’avversario alla difesa. Le lame s’incrociarono repentine, la rena roteò all’opposto del punto di contatto.
«Mossa poco saggia» sibilò Elefter «I miei sottrarranno la ragazza mentre ti tengo impegnato, ma puoi sempre arrenderti e seguirci senza fare storie.»
«Vigliacco come immaginavo!»
Il duello era velocissimo, le spade balenavano in un’alternanza di attacco e difesa impossibile da seguire, i contendenti erano determinati a non lasciarsi sopraffare. Estrassero la lama corta in simultanea, come se il loro sangue guerriero avesse distinto l’esatto istante in cui sarebbe servita.
«Non sei male, ragazzino» commentò l’hanran «Poca esperienza, vista l’età.»
«Combatti, shitai
«Ah, ti dimostrerò che sono un uomo libero!»
Valka andò a segno, stracciandogli una manica destra. Elefter sussultò ma non parve tanto provato da lasciar cadere l’arma.
«E va bene, mi detesti davvero» ironizzò «Portate via la donna, saggiamo le vere priorità del nostro difensore.»
Yozora fu sollevata di peso, a dimostrare che non si trattava di un raggiro.
«Maledetto!»
La vigorosa offensiva di Valka s’infranse sulle lame dell’avversario, che incrociò senza batter ciglio: poi rispose all’assalto e centrò un paio di colpi.
«E dire che durante l’addestramento predicano la concentrazione» commentò.
Vibrò un fendente a vuoto per nettare la lama e la polvere ai suoi piedi s’imbrattò di un’arcuata scia scarlatta.
Lungi dall’arrendersi, il più giovane angolò la spada. Gli occhi ardevano di rabbia, la manica della casacca virò al rosso scuro, una seconda chiazza gli fiorì sul fianco. Attaccò di nuovo, mostrando le zanne e l’indomito coraggio.
«Sei una testa dura, eh!» enfatizzò Elefter «Non costringermi ad ammazzarti!»
«Al contrario te ne pentiresti!»
Valka era senza fiato. L’emorragia gli sottraeva le energie, inoltre il ribelle aveva inteso che l’incolumità della principessa lo distoglieva dal testa a testa.
«Pensi sia opportuno che ti decapiti davanti a lei? Guardati, non ti reggi in piedi!»
Sulla scorta del commento bruciante, il reikan crollò sulle ginocchia. Piantò al suolo la spada lunga e tentò di risollevarsi, troppo esausto per opporre. L’avversario gli riservò un sogghigno dall’alto e si apprestò al colpo di grazia.
«Elefter!»
Il grido di Yozora arrestò la lama a tre dita dall’obiettivo.
«Ah principessa, non vi hanno riferito che i Khai prediligono la morte alla sconfitta?»
«E che voi non praticate tale costume!»
Il ribelle si limitò a un’alzata di spalle. I suoi sottoposti erano fermi ad osservare la scena e lei ne approfittò per divincolarsi: nessuno osò riprenderla con la forza mentre si piegava accanto alla sua guardia del corpo per accertarne lo stato.
«Già» ammise Kamatar «Non significa che in duello risparmiamo chi ci sta difronte, specie se ha ignorato la mano tesa in precedenza. Il vostro amico non morirà per un paio di spellature, richiamerà il vradak e tornerà a Mardan per riportare l’accaduto. Il Kharnot lo fara in mille pezzi solo dopo averlo ascoltato, gli allungate la vita di qualche ora.»
«Siete davvero convinto che, sapendomi in ostaggio, Mahati ottemperi alle richieste? Che forzandogli la mano sfiderà Rhenn o guiderà gli stormi a vostro pro?»
«Equivocate. L’intento è quello di un colloquio privato, non di un ricatto.»
«Verrà e vi toglierà la vita, voi non lo conoscete.»
«Abbastanza per tentare. Sono pronto a morire per il mio signore.»
«Piantatela!» esplose Yozora «Non sapete dire altro! Muoio per l’onore, muoio per Belker, muoio per il sovrano, muoio e basta! Speravo che voi dissidenti foste diversi!»
«Beh…» bofonchiò Elefter, le dita a sfregarsi la nuca come un ragazzino che subisce una lavata di capo «Restiamo Khai.»
«E c’è altro! Desiderate che perori la vostra causa, chiedete alle mie ancelle di attirare la mia attenzione e poi la fiducia che mi dimostrate è pari a zero!»
«Ma…»
«Non osate negare! Il rapimento contempla che io venga usata alla stregua di merce, proprio come nelle abitudini di chi biasimate! Mi oltraggiate relegandomi al ruolo di oggetto e non vi sfiora l’idea che le mie parole posseggano efficacia! Condivido la vostra urgenza, ma dimenticate che è l’acqua a scavare la roccia, non la forza bruta!»
Il giovane la fissò pietrificato. Poi rinfoderò le spade e gli occhi blu si riempirono di incantata aspettativa.
«Non speravamo tanto» disse con un inchino «Perdonate i modi, da millenni siamo guerrieri e talora dimentichiamo che la pace non riposa sulla spada. Imperdonabile per chi aspira a un mondo in cui l’uguaglianza non sia un’illusione. Grazie per avercelo rammentato.»
«Non domandate venia, Elefter, e andatevene. Giuro che Mahati ascolterà la vostra voce attraverso la mia. Che guarderà la vostra afflizione tramite i miei occhi, che conoscerà la vostra lealtà leggendo il mio cuore. Pregherò il dio del Tempo affinché sia clemente e il suo animo si volga presto a voi con benevolenza.»
«Il sommo Kalemi vi esaudisca.»
«Promettete di non mettere mano alle armi, se non per difesa. Restate lontani da Mardan, non sacrificatevi inutilmente.»
«Farò il possibile.»
«Promettete di prendervi cura di Mirai.»
«Finché non sarò costretto a difendermi da lei.»
«E anche di…»
Kamatar sollevò la mano.
«Neppure ai matrimoni vengono siglati tanti patti» rise «Sta bene, altezza, avete la mia fiducia. Il vostro sguardo mi ha persuaso prima del vostro discorso. Siete libera di andare, scusate se non vi scortiamo a palazzo.»
«Ci abbandonate in mezzo al nulla? Valka non è in condizioni di camminare.»
Il comandante ribelle gettò un occhiata al giovane semi incosciente.
«Un Khai non cede. Sbagliereste, se lo sottovalutaste.»
 
Il soffio del vento creava una strana melodia attraverso le fessure della scuderia abbandonata. La paglia del soppalco era vecchia e la lampada a olio aveva intentato qualche capriccio prima di accendersi. Dal pavimento in terra battuta si levava un lieve sentore di stallatico.
Valka si liberò della casacca intrisa di sangue: i movimenti cauti e la smorfia svelavano l’indolenzimento causato dallo scontro. Le ferite urgevano di medicazione.
L’odore metallico raggiunse l’olfatto di Yozora, che sbiancò all’istante.
«S-sembrano gravi.»
«Tutt’altro. Quel bastardo non ha mai pensato di uccidermi, ha colpito il braccio per disarmarmi e il fianco per privarmi dell’agilità.»
«Voi avete fatto lo stesso.»
«Era mia intenzione condurlo vivo a Mardan, il principe lo avrebbe torchiato a dovere. Come guardia del corpo lascio a desiderare, dovrebbero strapparmi i gradi.»
«Vi ha sconfitto per colpa mia, non per incapacità.»
Il reikan terminò di stringere la benda ricavata dal lino della camicia e scosse la testa. Quando torse il busto per esaminare il secondo taglio, questo riprese a sanguinare.
«Vi impressionate facilmente» asserì notando il pallore della ragazza.
«Oh, è che…» si giustificò lei.
Il mondo che la circondava scurì, poi sprofondò nel bianco, un ronzio lontano a fare da sottofondo, la sensazione di un sogno freddo e senza tempo. Quando schiuse le palpebre, Valka le stava tergendo la fronte, i lineamenti velati d’inquietudine.
«Dèi, mi è preso un colpo!»
«S-scusate, non capisco come…»
«State giù! Se non lo sapete voi… non sono abituato alle femmine straniere!»
Gli occhi di Yozora si colmarono di dispiacere. Alla fine dell’impresa la ragione era andata al demone, che aveva tutti i diritti a incollerirsi.
«Cioè» moderò lui «Non ho mai visto nessuno perdere i sensi così, non sapevo dove sbattere la testa. State bene?»
«M-mi dispiace, il sangue mi spaventa e la tensione accumulata…»
«Conservate il vostro cruccio per quando rientreremo a palazzo. Non so quale sarà la vostra sorte, di sicuro io non vedrò l’alba di domani. Spero riusciate a convincere il vostro fidanzato a non disperdere le mie ceneri nel deserto.»
«Non tornate là! Fuggite il più lontano possibile!» suggerì lei angosciata.
«Per andare dove!? Dagli hanran che avete dissuaso con cordialità? Preferisco l’esecuzione, sono un reikan del terzo stormo, non mostro la schiena alla morte e non la temo!»
All’affermazione, Yozora osservò il suo dorso, segnato da cinque solchi recenti. I Khai combattevano faccia a faccia, fuggire o colpire alle spalle era considerato vile e le sferzate contenevano una carica umiliante superiore al dolore che ne scaturiva. Avrebbe dovuto reclamarle tutte e dieci e non sarebbero bastate a rimediare.
Cinque? Allora Mahati gli ha scontato quelle che mi ha sferrato a vuoto!
«Non permetterò che vi condannino, dirò che è sono l’unica colpevole.»
«Credete di trovarvi nella posizione per contrattare? Qualora il Kharnot stabilisse di risparmiarmi, non accetterei. Senza contare che avete stretto uno yakuwa con quel balordo, se vi farete gettare nelle segrete, non lo manterrete. Sarebbe riprovevole.»
Lei si stupì per la morbidezza della voce che le rammentava la responsabilità.
Forse tra gli esclusi c’è realmente qualcuno a lui prezioso.
«Io desidero che tutti siano felici» sussurrò malinconica.
Il demone la fissò come se avesse proferito un’idiozia, ma le iridi scarlatte erano prive di risentimento. Trasse un sospiro e riprese a spogliarsi.
«C-che… fate?» si scandalizzò Yozora.
«Controllo la ferita alla coscia, mi riesce complesso con i pantaloni addosso. Anziché svenire, mi dareste una mano?»
«N-non posso, io…»
«Non sanguina, ma rigirarmi nella paglia con un taglio fresco sarebbe una vera…» si bloccò sconcertato «Non ditemi che è perché sono nudo!»
L’eloquenza del silenzio soddisfece la domanda retorica.
«Per l’Arco letale di Belker! Non sono diverso da vostro marito!»
«Lo siete per me. E poi Mahati si adirerebbe.»
Il guerriero le girò le spalle senza ribattere, una profonda infelicità nello sguardo.
«Etarmah! È perché anche voi mi ritenete inferiore.»
   
 
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