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Autore: MissAdler    03/09/2023    4 recensioni
Itai doshin significa “diversi corpi, stessa mente” ed è un’espressione che ho trovato azzeccatissima per i personaggi di questo anime/manga. Si riferisce infatti a quella connessione che si viene a creare tra persone molto diverse tra loro che però hanno qualcosa che le unisce.
Questa sarà una raccolta di OS e flashine su varie ship, il rating cambierà e verrà segnalato di volta in volta.
1. Cascare nei tuoi occhi. KageHina
2. Non avere paura. AsaNoya
3. Vorrei. DaiSuga
4. Connessi. KageHina
5. Bright Star. BokuAka
6. 10 cose che odio di te. KuroTsukki
7. Autumn in Tokio. BokuAka
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Aoba Johsai, Shiratorizawa, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Questa storia partecipa all’iniziativa “Pieno di ricordi” indetto sul gruppo Facebook L’Angolo di Madama Rosmerta. Il pacchetto che ho scelto prevedeva una slice of life che facesse riferimento a un ricordo, una ricorrenza, un anniversario o una prima volta.]

 
Coppia: Bokuto/Akaashi
Rating: giallo
Contesto: post manga con flashback liceo

slice of life, romantico
 
 

 AUTUMN IN TOKIO
  




L’autunno è la stagione di Akaashi.
Non sai bene il perché, ma l’hai sempre pensato.
Forse perché è malinconico, silenzioso e calmo proprio come lui. Forse perché come lui si porta dentro un tripudio di colori caldi, vivi e brillanti!
Ricordi ancora la prima volta che l’hai visto leggere su una panchina accanto ai dormitori del Fukurodani, con i rami di ginkgo a danzargli sopra la testa e le foglie arancioni sulle spalle, tra i capelli, sulle ginocchia, in mezzo alle pagine di quel libro che stava catturando tutta la sua attenzione.
Si può essere gelosi di un libro?
Te lo sei chiesto più di una volta da quando lo conosci.
Eri al secondo anno, lui frequentava ancora il primo. Vi conoscevate già da diversi mesi per via del club, ma quando quel pomeriggio l’avevi visto seduto lì, era stato come trovarselo davanti per la prima volta.


Akaashi Keiji ti era piaciuto fin dal primo momento, con quegli occhi dal taglio allungato e le labbra sottili, le dita lunghe, la voce bassa e vibrante. Quel primino sembrava venuto da un altro pianeta, con i suoi sguardi indecifrabili e l’aria misteriosa, un temperamento calmo che però nascondeva – ne eri più che certo – un uragano di emozioni.
Il fatto che fosse un palleggiatore ti aveva fornito il pretesto per rompergli le scatole in continuazione, chiedendogli di aiutarti con le tue schiacciate anche nei momenti più improbabili, ma non immaginavi che lui ti avrebbe assecondato ogni volta senza battere ciglio.


“Agaashi!”
“Bokuto-san.”
“Che stai leggendo?”
“Un romanzo.”
“Che romanzo?”
“Tu non dovevi ripassare matematica?”
“La… canzone… di Achille” avevi scandito inclinando la testa di novanta gradi e assottigliando gli occhi davanti alla copertina. “Di che parla?”
Lui era diventato rosso come le foglie che gli ondeggiavano intorno.
“Della guerra di Troia.”
“Oh! Una battaglia in un bordello? Forte!”
“No, Bokuto-san.”
“Leggimi qualche riga.”
“Dovresti davvero metterti a fare matematica o non recupererai l’insufficienza di ieri entro la fine del semestre.”
“Eddai, fammi contento!”
I suoi occhi blu si erano dilatati appena quando il tuo braccio si era allungato sullo schienale della panchina per circondargli le spalle con fare compagnone.
Non eri sicuro del perché avessi fatto una cosa del genere, ma le guance ti erano andate a fuoco, esattamente come tutto il resto del corpo. Non ti aspettavi di essere cotto fino a quel punto! Accidenti, stargli così vicino era maledettamente bello, sfiorarlo ti era sembrato stupefacente! Non come quando facevi l’idiota con Kuroo, dandovi pacche sul culo a vicenda mimando volgarità. Toccare Akaashi, anche se in modo apparentemente superficiale, ti faceva uscire di testa, al punto che avresti voluto farlo sempre. Volevi stargli ancora più attaccato, allentargli la cravatta e sbottonare il primo bottone del colletto, posargli le mani sui fianchi, infilargliele sotto la camicia, attirartelo addosso, premere le labbra sotto la sua mascella e respirare il suo odore.
Avresti dovuto sentirti in colpa? Era la prima volta che ti piaceva un ragazzo, tra l’altro un tuo kohai, ma non ti importava. Come per la maggior parte delle ossessioni che ti si incastravano nel cervello, non saresti mai riuscito a liberartene.
“Dai, una frase sola!”
L’ennesimo sospiro, poi il primino aveva riaperto il libro al punto in cui stava tenendo il segno con due dita, la voce bassa, leggermente roca.

Eravamo come dèi all’alba del mondo e la nostra felicità era così abbagliante che non potevamo vedere altro che noi.”

Eri rimasto a fissarlo a bocca aperta, il cuore che prendeva a battere all’impazzata e il braccio che scottava sempre più a contatto con il suo collo e le sue spalle. La sua voce ti piaceva da matti.
Poi un’intuizione ti aveva pizzicato le meningi.
“Ehi, Akashi, non ti fa pensare a noi due?”
“A noi due?”
“Riflettici, quando siamo in campo e io ho appena segnato su una delle tue alzate, tu non ti senti esattamente così? Come se fossimo i protagonisti del mondo?”
“N- non saprei.”
Akaashi aveva abbassato lo sguardo sul libro ormai richiuso, poi si era liberato con cautela dal tuo braccio, alzandosi e borbottando un “devo andare” che era suonato piuttosto tremolante e incerto, soprattutto mentre si premeva il libro contro il petto.



 



“Hey hey hey, Keiji! Hai visto la diagonale che ho schiacciato alla fine del secondo set?”
“Certo. Era strettissima, li hai lasciati tutti a bocca aperta.”
Rimetti a posto lo spazzolino da denti e torni in camera con i capelli ancora bagnati.
“Vero che è stata una figata?? Per un attimo ho pensato che la spalla mi si svitasse dal corpo!”
“Per fortuna è ancora al suo posto.”
“Non ne sono sicuro, vuoi controllare?”
Akaashi si sistema meglio sul cuscino, l’espressione impassibile mentre digita qualcosa sulla tastiera del portatile e sposta le gambe sotto le lenzuola.
“Quando finisco di revisionare questa cartella provo a dare un’occhiata, non si sa mai.”
“Ah, in effetti mi fa male anche da un’altra parte, proprio qui” gongoli armeggiando con l’elastico dei boxer.
“Vedrò cosa posso fare.”
Non riesci a non sentirti felice vicino a Keiji. È sempre stato così. Ma ancora di più vuoi che lo sia lui. Vuoi farlo sorridere il più possibile. Anche se all’inizio è stato maledettamente difficile, anche se il massimo che riuscivi a ottenere era una smorfia piccola, breve, indecifrabile.
Ora invece Keiji sorride di più. Ogni volta che fai una battuta scema, ti infili la maglietta al contrario, o anche solo se lo guardi con quel broncio ridicolo, le sue labbra si aprono su due file di denti bianchissimi e gli occhi si inclinano come spicchi luminosi dietro gli occhiali da vista, regalandoti quel ghigno furbo e un po’ strafottente, quella risatina adorabile che è come musica per le tue orecchie.
“È un altro romanzo da editare?”
“Sì.”
“Fammi indovinare. Mattone polacco minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo?”
“Se fosse morto non potrebbe assillarmi tutti i giorni lamentandosi delle mie correzioni.”
“Di cosa parla?”
“Vuoi che ti legga qualche riga?”
Smetti di tamponarti i capelli e ti tuffi sul letto accanto a lui, poggiando la guancia sul palmo della mano.
“Mi piace quando leggi per me.”
“Non mi dire…”
“Ricordi la prima volta che l’hai fatto?”
“Quella in cui mi hai costretto a leggerti l’estratto di un romanzo slash mentre avevo una cotta segreta per te?”
Ridacchi compiaciuto, perché è sempre bello pensare che gli piacessi già così tanto, mentre tu ti eri convinto di essere per lui solo uno schiacciatore ossessionato o al massimo un senpai pervertito.
Gli sfili delicatamente il portatile dalle mani, lo appoggi sul comodino, ti sdrai su di lui e gli posi un bacio leggero sulla punta del naso.
“Ma quella frase poi è diventata il mio mantra!”
“Allora ne è valsa la pena.”
Lo guardi dritto negli occhi, osservi un ciuffo di capelli scuri che gli ondeggia davanti alla montatura nera, vorresti scostarlo con le dita, togliergli gli occhiali e immergerti in quel blu sconfinato senza nessun filtro. Ma inaspettatamente è Keiji stesso a farlo, leggendoti nella mente come solo lui riesce a fare. Ci è sempre riuscito, fin dal primo momento.
Lo guardi piegare la montatura con attenzione e metterla sul comodino accanto al portatile, poi lo baci ancora, stavolta più a lungo, assaggiando quel sapore di menta e liquirizia che è lo stesso che hai tu sulla lingua, perché ovviamente usate lo stesso dentifricio.
“Quel giorno ho capito di essere innamorato di te” gli sussurri a fior di labbra, stirandole in un sorriso a trentadue denti. “Lo sapevi?”
Keiji sbatte le ciglia e schiude le labbra con aria incredula.
“Io pensavo che mi trovassi solo strano…”
“Infatti! Eri un soggettone, proprio come me. È quello che mi ha fatto innamorare.”
“Siamo due soggettoni quindi?”
“Siamo dèi all’alba del mondo, no? E la nostra felicità adesso è più abbagliante che mai!”
Senti le sue dita sulle tue guance, il suo tocco delicato mentre poggia la fronte sulla tua. “Te la ricordi ancora…”
“Te l’ho detto, è il mio mantra!”
“Va bene” ti soffia sulle labbra con un sorriso piccolo, di quelli che ti offriva quando al liceo sbagliavi un servizio e lui doveva venire a ripescarti sotto il tavolo dei drink vitaminici, infilato in mezzo ai tappetoni del club di atletica o dentro l’armadio delle scope. “Adesso fammi controllare questa spalla.”
Le posizioni si invertono e lui è sopra di te, si toglie la maglietta, gli premi le dita sulle scapole e sospiri.
Respiri il suo profumo e pensi che l’estate sta finendo, che tra un paio di settimane l’aria si farà più fresca e che allora lo porterai al Meiji-jingu Gaien, per vedere le foglie arancioni che gli danzano intorno e gli si posano addosso.
Perché l’autunno è la stagione di Keiji. E perché è stato proprio l’autunno a farti innamorare di lui.




 
FINE


 
ANGOLINO DELL'AUTRICE

Avevo detto "pausa estiva" e invece è già la seconda storia che pubblico mentre dovrei solo studiare. AAAAAARRRGHH non riesco a frenare l'ispirazione, soprattutto con questi due cuccioli!  ♥ 
Innanzi tutto, mi piaceva l'idea di citare La canzone di Achille, alcuni passaggi sono stupendi. Poi. Chiedo scusa per la citazione a Tre uomini e una gamba, ma ci stava TUTTA. Forse dovrei andare a nascondermi anche per il gioco di parole sulla guerra di Troia, che ovviamente rende solo in ita, ma 'sta fanfic chiama trash a palate e allora addio. Per il lancio dei pomodori potete fare una fila ordinata da quella parte. Grazie. Per il resto, io non sono tipa da slice of life, preferisco atmosfere meno fluff e più passionali, ma è stato bello mettermi alla prova con qualcosa di diverso. C'è da dire che loro si prestano molto alla tenerezza domestica. 
Spero di aver usato bene il pov di Bokuto, anche qui mi sono sbilanciata fuori dalla mia zona di comfort, ma volevo descrivere Akaashi attraverso i suoi occhi ed è stato bello immedesimarmi in questo ragazzone innamorato. Anche i dialoghi che si prendono quasi tutta la narrazione sono una novità per me, ma di certo Bokuto non sta tutto il tempo a farsi i viaggi mentali come suo marito, perciò mi è sembrata una scelta azzeccata.
Ora la pianto di sproloquiare e vi saluto, sperando che questa storia vi sia piaciuta e ringraziandovi se siete arrivat* fin qui.
Buona serata!
Aislinn

 
   
 
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