Astoria Greengrass
15. Bugia
Draco la fissava dall’alto al basso con espressione
vuota, un mantello nero troppo grande per la sua figura esile a vestirlo lo
rendeva tutt’uno co l’ombra della notte che, spietata, lo avvolgeva.
Le mani tese verso di lei erano sporche di un
colore imprecisato, così come quel viso che tanto amava guardare durante le sue
giornate.
Quel viso che le dava gioia in ogni istante, anche
se affilato e scarno, in quegl’ultimi tempi.
Gli si avvicinò lentamente, allungando a sua volta
le mani verso di lui, un sorriso che pian piano si faceva largo sul suo viso
innamorato e giovane.
«Uccidila», una voce soave e bassa, alle sue
spalle, la fece sussultare. I brividi la scossero, fino a farle battere i
denti: Astoria non sapeva se questo fosse a causa dell’improvviso gelo che la
colse o di quelle mani, magre e bianche, che la sfiorarono in un gesto
volutamente sensuale.
Avrebbe chiuso gli occhi e sospirato se un respiro
gelido e intriso di puzzo di marcio non l’avesse colpita alle narici.
La giovane quasi cadde a terra, coprendosi la bocca
con le mani per il disgusto. Trattenne a stento i conati di vomito, mentre
quelle mani dure come la roccia toccavano il suo corpo, violandone ogni
millimetro.
«Chi sei?», gracchiò a bassa voce, socchiudendo appena
gli occhi verdi, brillanti in quel buio.
Nessuna risposta arrivò alla sua domanda, fino a
che un fruscio di abito la riscosse. Voltò il viso verso Draco, spalancando poi
gli occhi dal terrore alla vista del coltello tra le sue mani.
Quest’ultimo assottigliò gli occhi grigi, ormai di
fronte a lei, afferrandole con un gesto secco i capelli.
La buttò a terra, pestandola poi con un piede.
Un dolore lancinante la
fece urlare, mentre rumori di ossa che si spezzano e risate sguaiata riempivano
l’aria gelida di quel vecchio cimitero.
«Ria? Ria?
Ria, svegliati!»
Astoria
Greengrass aprì gli occhi di scatto, inspirando l’aria calda del dormitorio e
rimangiandosi un ultimo urlo. Di fronte a lei, un’assonnata Tracey Davis in
camicia da notte l’osservava preoccupata, le mani strette in quelle della
bionda.
Astoria si
sedette di colpo, facendo quasi perdere l’equilibrio all’altra, che vacillò
sotto lo sguardo spaurito che le rivolse. Sudava, in quel momento, e sentiva un
doloroso groppo alla gola asciutta e bruciante a causa delle numerose urla.
Si massaggiò
le spalle in cerca di calore, pensando a quelle forti braccia che poche ore
prima l’avevano stretta per un saluto momentaneo.
«Che cosa è
successo?», domandò con un fil di voce guardando l’amica dai riccioli mori,
ignorando volutamente le altre ragazze del dormitorio che già ciarlavano su
quanto fosse strana la ragazza di Malfoy.
Tracey si
guardò un attimo attorno circospetta, prima di chinarsi su di lei e scostarle
una ciocca di capelli biondi dal viso pallido.
Astoria da
quella posizione avrebbe potuto contare ogni singola efelide di quel viso
grazioso, perdendosi poi nella bontà dei suoi occhi.
A volte, si
domandava perché Tracey fosse una Serpeverde e non una dolce Corvonero. Proprio
come avrebbe dovuto esserlo lei.
Tuttavia, per
se stessa Astoria aveva una teoria, sciocca ed impossibile: il cappello l’aveva
messa tra le Serpi perché il suo amore per Draco, già allora, era troppo forte
per essere contrastato.
Una romantica,
l’aveva definita tra le risate sguaiate Tracey qualche settimana prima, durante
quella sofferta confessione.
«Hai avuto un
incubo, credo. Su Draco», bisbigliò facendo poi apparire dal nulla una
bottiglia di acqua. Il pensiero dell’amica che invocava il ragazzo tra spasmi
di dolore ancora le faceva accapponare la pelle.
Astoria bevve
tutto d’un fiato il contenuto della bottiglia, lasciando che diverse gocce le
cadessero sulla camicia da notte, rendendola trasparente.
Non si
imbarazzò a causa di quella nudità improvvisa, dovuta anche alla sua aria
impaurita.
«Ho parlato?»
La mora inarcò
le sopracciglia perplessa, prima di scuotere il capo in segno di diniego. «Hai
urlato un sacco, in compenso»
Annuì
consapevole di quel fatto, la gola che ancora le bruciava.
Se Astoria
avesse abbassato anche solo di pochi millimetri la sua camicia da notte,
avrebbe potuto vedere degli indelebili segni rossi sulle spalle, segno che il
sogno era stato quanto più veritiero possibile.
Si sdraiò sul
letto, le mani di Draco che l’afferravano nella testa ed una voce soave che la
faceva tremare.
♪♥♪
Il mattino dopo per la ragazza fu
piuttosto traumatico alzarsi.
Tracey dovette spronarla a gran voce,
azzardando a qualche minaccia nel caso in cui sarebbero arrivate in ritardo
alla partita più importante della stagione di Quidditch.
Non che ad Astoria non importasse – Draco
era il Cercatore, infondo – ma qualcosa le diceva che non sarebbe stata una
gran bella giornata.
Il sole era coperto dalle nuvole, in modo
così da favorire la partita; Vaisey, il Cacciatore
della squadra, si era preso un bolide in testa il giorno prima ed era
ricoverato urgentemente in Infermeria.
Roteando gli occhi, un ricordo solo
offuscato della notte prima, fece il suo ingresso nella Sala Grande, ignorando
con altezzosità i fischi che i giocatori e membri della Casa dei Grifoni le
rivolgevano.
«Buona
fortuna, Astoria!», le guance le si colorarono vivacemente quando Harry Potter,
dalla sua postazione accanto a Hermione Granger e Ginny Weasley, le fece
l’occhiolino.
Tracey la
tempestò di domande fino al suo arrivo al tavolo.
«Da quando in
qua tu e Potter fate comunella?», si unì all’interrogatorio proprio Daphne in
quel momento, appena arrivata con Pansy Parkinson, che portava un brutto
sfregio sulla guancia destra.
«Harry è
meglio di quel che credete», borbottò imbarazzata, cercando inoltre di ignorare
lo sguardo di fuoco che la ragazza dalla faccia da carlino le rivolgeva.
Si nascose il
viso pallido tra i capelli biondi, piuttosto scarmigliati quella mattina, e
iniziò a giocherellare con i cereali che aveva nel piatto.
Accanto a lei,
Tracey e Daphne parlavano eccitate della partita, attirando così l’attenzione
di metà tavolo, tanto che dopo una manciata di minuti Astoria si ritrovò
sommersa da divise verdi e argento.
«Ehilà,
Greengrass junior», un sopracciglio biondo si sollevò scettico all’udire di
quello stupido nomignolo.
Gli occhi
verde prato ne incontrarono un paio neri come la pece, ridenti e gioiosi come
pochi.
Harper, in
divisa, le sorrideva ammiccante, vagamente attraente con quel fisico da
giocatore di Quidditch professionista.
«Da quando
giochi nella squadra?», domandò dimenticando il fastidio che di solito quel
ragazzo le provocava, così insistente con lei, e sbiancando notando il numero
sulla maglia.
«Sei la sua ragazza», Pansy Parkinson usò un tono
piuttosto acido nel parlarle, ma Astoria notò con gioia che aveva perso tutto
l’odio per lei – forse, aveva capito con chi aveva a che fare, «e non sai che è
gravemente malato?»
«Probabilmente
è un’epidemia, anche Katie Bell è stata ricoverata al San...»
Tracey diede
una botta in testa ad Harper, interrompendolo.
«Il solito
idiota, la Bell è stata ricoverata perché ha toccato un oggetto oscuro l’ultimo
week-end a Hogsmeade. E dire che hai festeggiato come un babbuino quando l’hai
saputo!»
Harper abbassò
il capo imbarazzato, sorridendo poi sornione alla ragazza mora, che tremò
impercettibilmente di piacere sotto quegli occhi neri.
Inutile, pensò
Tracey, un dongiovanni rimaneva sempre un dongiovanni, per quanto idiota fosse.
«Ria, forse è
meglio che tu...»
Daphne sorrise
intenerita vedendo sfrecciare la figura esile della sorella fuori dalla Sala
Grande.
Non poteva
sapere che, oltre a lei, anche un altro paio di occhi verdi la osservavano con
curiosità.
«Brutto idiota
di un furetto», sibilò tra i denti imbufalita la giovane, il cuore che le
batteva all’impazzata per un motivo a lei sconosciuto.
Era la quarta
volta in venti minuti che faceva il giro dei Sotterranei, dell’Infermeria –
Madama Chips l’aveva buttata fuori quasi a calci – e della Sala Grande.
Di Draco
Malfoy, manco a dirlo, nemmeno l’ombra.
L’idea che il
ragazzo avesse mentito a tutta Hogwarts se la tenne per sé, ovviamente, anche
se un’improvvisa voglia di prenderlo a pugni le faceva prudere in modo quasi
convulso le mani.
Gli occhi le
pizzicavano dispettosi, mentre arrancava sulle ultime scale, diretta al campo
di Quidditch.
Le urla della
folla in visibilio – da quanto aveva capito, Grifondoro stravinceva – non la
toccavano minimamente, in quel momento.
Draco era
chissà dove per il castello a fare chissà che. Lo stomaco le si strinse
inevitabilmente, mentre la sua mano chiusa a pugno picchiava ripetutamente il
muro di pietra al suo fianco.
Le lacrime
iniziarono a caderle copiose dal viso, la consapevolezza che quella felicità
era scivolata via veloce, lasciandola sola con la sua ingenuità.
Aveva sperato
che Draco avesse cessato quella folle lotta, ma era stata solamente una povera
idiota.
Il viso troppo
scarno, le occhiaie pronunciate, il corpo decisamente più magro e gli sbadigli
continui: come aveva potuto non
accorgersi che lui, il ragazzo che amava, degenerava di giorno in giorno,
allontanandosi da lei?
Quand’era che
erano stati insieme davvero senza che
Draco scappasse via tra borbottii sconclusionati ed occhiate colpevoli?
Da quanto
un’aria preoccupata turbava chiunque tranne lei, tra le Serpi?
Lei, che
proclamava di amarlo senza condizioni e senza riserve, non si era resa conto di
nulla, rinchiusa nella sua nuvola di fiori con l’immagine di un principe
azzurro inesistente.
Eppure, più
volte si era ripetuta che non avrebbe ceduto al romanticismo, perché lui aveva
bisogno di una mano.
Si era
ripromessa che l’avrebbe sostenuto, aiutato, gli avrebbe stretto la mano nei
momenti difficili.
Invece l’aveva
lasciato solo, egoista e cieca nella sua immatura ingenuità.
Singhiozzando,
si lasciò scivolare sui gradini.
In quel
momento un boato esplose sopra di lei, evidenziando la vittoria dei Grifondoro.
«Dove sei,
Draco?», sussurrò tra le sue labbra, raggomitolandosi su se stessa e amandolo
più che mai.
Delucidazioni:
Inutile dire
che io voglio arrivare al settimo anno. O alla fine del sesto, vedete un po’
voi.
Non vedo l’ora
di inventarmi tutti gli avvenimenti riguardanti Astoria, che ormai è un
personaggio che amo.
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto almeno un po’, seppur non sia un granché.
Ringrazio:
Julia Weasley, Katia37, Ostrogorsky, Gobra1095, Penny
Black, Hermy101, Kimly, Nejisfan94, Princess of Vegeta 6, Angel Texas Ranger, Confettina
e Terrastoria per aver recensito lo scorso capitolo.
La prossima
volta risponderò ad ognuno di voi, lo prometto!
Ringrazio
anche coloro che hanno letto, inserito la fic tra seguite/preferiti.
Ci aggiorniamo
il 22 (se tutto va bene!).
Con affetto,
Cà.