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Autore: Mimi18    15/09/2009    14 recensioni
La prima volta che la vide fu al suo terzo anno, quando Astoria si era seduta con aria spaurita sullo sgabello di legno di fronte a tutta la Sala Grande ed aveva osservato con il naso arricciato per il disgusto il rovinato cappello parlante, che la McGranitt le aveva poggiato sbrigativa sul capo.
Quel giorno aveva acconciato i lunghi capelli biondo sporco in due treccine alte. Solo in seguito avrebbe scoperto che era stata Daphne a pettinarla, quella mattina, in occasione del suo primo giorno di scuola.
L’avrebbe scoperto solo quando, correndo con un sorriso di sollievo verso il tavolo dei Serpeverde, gli si sarebbe seduta accanto, arrossendo sotto lo sguardo incuriosito che lui le rivolgeva e balbettando sconclusionata le risposte alle domande che gli altri membri della casa le porgevano.
(Draco e Astoria)
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ho notato che ci sono davvero pochissime FF su Sasuke Uchiha e Ino Yamanaka

Astoria Greengrass

 

15. Bugia

 

Draco la fissava dall’alto al basso con espressione vuota, un mantello nero troppo grande per la sua figura esile a vestirlo lo rendeva tutt’uno co l’ombra della notte che, spietata, lo avvolgeva.

Le mani tese verso di lei erano sporche di un colore imprecisato, così come quel viso che tanto amava guardare durante le sue giornate.

Quel viso che le dava gioia in ogni istante, anche se affilato e scarno, in quegl’ultimi tempi.

Gli si avvicinò lentamente, allungando a sua volta le mani verso di lui, un sorriso che pian piano si faceva largo sul suo viso innamorato e giovane.

«Uccidila», una voce soave e bassa, alle sue spalle, la fece sussultare. I brividi la scossero, fino a farle battere i denti: Astoria non sapeva se questo fosse a causa dell’improvviso gelo che la colse o di quelle mani, magre e bianche, che la sfiorarono in un gesto volutamente sensuale.

Avrebbe chiuso gli occhi e sospirato se un respiro gelido e intriso di puzzo di marcio non l’avesse colpita alle narici.

La giovane quasi cadde a terra, coprendosi la bocca con le mani per il disgusto. Trattenne a stento i conati di vomito, mentre quelle mani dure come la roccia toccavano il suo corpo, violandone ogni millimetro.

«Chi sei?», gracchiò a bassa voce, socchiudendo appena gli occhi verdi, brillanti in quel buio.

Nessuna risposta arrivò alla sua domanda, fino a che un fruscio di abito la riscosse. Voltò il viso verso Draco, spalancando poi gli occhi dal terrore alla vista del coltello tra le sue mani.

Quest’ultimo assottigliò gli occhi grigi, ormai di fronte a lei, afferrandole con un gesto secco i capelli.

La buttò a terra, pestandola poi con un piede.

Un dolore lancinante la fece urlare, mentre rumori di ossa che si spezzano e risate sguaiata riempivano l’aria gelida di quel vecchio cimitero.

 

«Ria? Ria? Ria, svegliati!»

Astoria Greengrass aprì gli occhi di scatto, inspirando l’aria calda del dormitorio e rimangiandosi un ultimo urlo. Di fronte a lei, un’assonnata Tracey Davis in camicia da notte l’osservava preoccupata, le mani strette in quelle della bionda.

Astoria si sedette di colpo, facendo quasi perdere l’equilibrio all’altra, che vacillò sotto lo sguardo spaurito che le rivolse. Sudava, in quel momento, e sentiva un doloroso groppo alla gola asciutta e bruciante a causa delle numerose urla.

Si massaggiò le spalle in cerca di calore, pensando a quelle forti braccia che poche ore prima l’avevano stretta per un saluto momentaneo.

«Che cosa è successo?», domandò con un fil di voce guardando l’amica dai riccioli mori, ignorando volutamente le altre ragazze del dormitorio che già ciarlavano su quanto fosse strana la ragazza di Malfoy.

Tracey si guardò un attimo attorno circospetta, prima di chinarsi su di lei e scostarle una ciocca di capelli biondi dal viso pallido.

Astoria da quella posizione avrebbe potuto contare ogni singola efelide di quel viso grazioso, perdendosi poi nella bontà dei suoi occhi.

A volte, si domandava perché Tracey fosse una Serpeverde e non una dolce Corvonero. Proprio come avrebbe dovuto esserlo lei.

Tuttavia, per se stessa Astoria aveva una teoria, sciocca ed impossibile: il cappello l’aveva messa tra le Serpi perché il suo amore per Draco, già allora, era troppo forte per essere contrastato.

Una romantica, l’aveva definita tra le risate sguaiate Tracey qualche settimana prima, durante quella sofferta confessione.

«Hai avuto un incubo, credo. Su Draco», bisbigliò facendo poi apparire dal nulla una bottiglia di acqua. Il pensiero dell’amica che invocava il ragazzo tra spasmi di dolore ancora le faceva accapponare la pelle.

Astoria bevve tutto d’un fiato il contenuto della bottiglia, lasciando che diverse gocce le cadessero sulla camicia da notte, rendendola trasparente.

Non si imbarazzò a causa di quella nudità improvvisa, dovuta anche alla sua aria impaurita.

«Ho parlato?»

La mora inarcò le sopracciglia perplessa, prima di scuotere il capo in segno di diniego. «Hai urlato un sacco, in compenso»

Annuì consapevole di quel fatto, la gola che ancora le bruciava.

Se Astoria avesse abbassato anche solo di pochi millimetri la sua camicia da notte, avrebbe potuto vedere degli indelebili segni rossi sulle spalle, segno che il sogno era stato quanto più veritiero possibile.

Si sdraiò sul letto, le mani di Draco che l’afferravano nella testa ed una voce soave che la faceva tremare.

 

 

♪♥♪

 

Il mattino dopo per la ragazza fu piuttosto traumatico alzarsi.

Tracey dovette spronarla a gran voce, azzardando a qualche minaccia nel caso in cui sarebbero arrivate in ritardo alla partita più importante della stagione di Quidditch.

Non che ad Astoria non importasse – Draco era il Cercatore, infondo – ma qualcosa le diceva che non sarebbe stata una gran bella giornata.

Il sole era coperto dalle nuvole, in modo così da favorire la partita; Vaisey, il Cacciatore della squadra, si era preso un bolide in testa il giorno prima ed era ricoverato urgentemente in Infermeria.

Roteando gli occhi, un ricordo solo offuscato della notte prima, fece il suo ingresso nella Sala Grande, ignorando con altezzosità i fischi che i giocatori e membri della Casa dei Grifoni le rivolgevano.

«Buona fortuna, Astoria!», le guance le si colorarono vivacemente quando Harry Potter, dalla sua postazione accanto a Hermione Granger e Ginny Weasley, le fece l’occhiolino.

Tracey la tempestò di domande fino al suo arrivo al tavolo.

«Da quando in qua tu e Potter fate comunella?», si unì all’interrogatorio proprio Daphne in quel momento, appena arrivata con Pansy Parkinson, che portava un brutto sfregio sulla guancia destra.

«Harry è meglio di quel che credete», borbottò imbarazzata, cercando inoltre di ignorare lo sguardo di fuoco che la ragazza dalla faccia da carlino le rivolgeva.

Si nascose il viso pallido tra i capelli biondi, piuttosto scarmigliati quella mattina, e iniziò a giocherellare con i cereali che aveva nel piatto.

Accanto a lei, Tracey e Daphne parlavano eccitate della partita, attirando così l’attenzione di metà tavolo, tanto che dopo una manciata di minuti Astoria si ritrovò sommersa da divise verdi e argento.

«Ehilà, Greengrass junior», un sopracciglio biondo si sollevò scettico all’udire di quello stupido nomignolo.

Gli occhi verde prato ne incontrarono un paio neri come la pece, ridenti e gioiosi come pochi.

Harper, in divisa, le sorrideva ammiccante, vagamente attraente con quel fisico da giocatore di Quidditch professionista.

«Da quando giochi nella squadra?», domandò dimenticando il fastidio che di solito quel ragazzo le provocava, così insistente con lei, e sbiancando notando il numero sulla maglia.

«Sei la sua ragazza», Pansy Parkinson usò un tono piuttosto acido nel parlarle, ma Astoria notò con gioia che aveva perso tutto l’odio per lei – forse, aveva capito con chi aveva a che fare, «e non sai che è gravemente malato

«Probabilmente è un’epidemia, anche Katie Bell è stata ricoverata al San...»

Tracey diede una botta in testa ad Harper, interrompendolo.

«Il solito idiota, la Bell è stata ricoverata perché ha toccato un oggetto oscuro l’ultimo week-end a Hogsmeade. E dire che hai festeggiato come un babbuino quando l’hai saputo!»

Harper abbassò il capo imbarazzato, sorridendo poi sornione alla ragazza mora, che tremò impercettibilmente di piacere sotto quegli occhi neri.

Inutile, pensò Tracey, un dongiovanni rimaneva sempre un dongiovanni, per quanto idiota fosse.

«Ria, forse è meglio che tu...»

Daphne sorrise intenerita vedendo sfrecciare la figura esile della sorella fuori dalla Sala Grande.

Non poteva sapere che, oltre a lei, anche un altro paio di occhi verdi la osservavano con curiosità.

 

«Brutto idiota di un furetto», sibilò tra i denti imbufalita la giovane, il cuore che le batteva all’impazzata per un motivo a lei sconosciuto.

Era la quarta volta in venti minuti che faceva il giro dei Sotterranei, dell’Infermeria – Madama Chips l’aveva buttata fuori quasi a calci – e della Sala Grande.

Di Draco Malfoy, manco a dirlo, nemmeno l’ombra.

L’idea che il ragazzo avesse mentito a tutta Hogwarts se la tenne per sé, ovviamente, anche se un’improvvisa voglia di prenderlo a pugni le faceva prudere in modo quasi convulso le mani.

Gli occhi le pizzicavano dispettosi, mentre arrancava sulle ultime scale, diretta al campo di Quidditch.

Le urla della folla in visibilio – da quanto aveva capito, Grifondoro stravinceva – non la toccavano minimamente, in quel momento.

Draco era chissà dove per il castello a fare chissà che. Lo stomaco le si strinse inevitabilmente, mentre la sua mano chiusa a pugno picchiava ripetutamente il muro di pietra al suo fianco.

Le lacrime iniziarono a caderle copiose dal viso, la consapevolezza che quella felicità era scivolata via veloce, lasciandola sola con la sua ingenuità.

Aveva sperato che Draco avesse cessato quella folle lotta, ma era stata solamente una povera idiota.

Il viso troppo scarno, le occhiaie pronunciate, il corpo decisamente più magro e gli sbadigli continui: come aveva potuto non accorgersi che lui, il ragazzo che amava, degenerava di giorno in giorno, allontanandosi da lei?

Quand’era che erano stati insieme davvero senza che Draco scappasse via tra borbottii sconclusionati ed occhiate colpevoli?

Da quanto un’aria preoccupata turbava chiunque tranne lei, tra le Serpi?

Lei, che proclamava di amarlo senza condizioni e senza riserve, non si era resa conto di nulla, rinchiusa nella sua nuvola di fiori con l’immagine di un principe azzurro inesistente.

Eppure, più volte si era ripetuta che non avrebbe ceduto al romanticismo, perché lui aveva bisogno di una mano.

Si era ripromessa che l’avrebbe sostenuto, aiutato, gli avrebbe stretto la mano nei momenti difficili.

Invece l’aveva lasciato solo, egoista e cieca nella sua immatura ingenuità.

Singhiozzando, si lasciò scivolare sui gradini.

In quel momento un boato esplose sopra di lei, evidenziando la vittoria dei Grifondoro.

«Dove sei, Draco?», sussurrò tra le sue labbra, raggomitolandosi su se stessa e amandolo più che mai.

 

Delucidazioni:

Inutile dire che io voglio arrivare al settimo anno. O alla fine del sesto, vedete un po’ voi.

Non vedo l’ora di inventarmi tutti gli avvenimenti riguardanti Astoria, che ormai è un personaggio che amo.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un po’, seppur non sia un granché.

Ringrazio: Julia Weasley, Katia37, Ostrogorsky, Gobra1095, Penny Black, Hermy101, Kimly, Nejisfan94, Princess of Vegeta 6, Angel Texas Ranger, Confettina e Terrastoria per aver recensito lo scorso capitolo.

La prossima volta risponderò ad ognuno di voi, lo prometto!

Ringrazio anche coloro che hanno letto, inserito la fic tra seguite/preferiti.

Ci aggiorniamo il 22 (se tutto va bene!).

Con affetto,

Cà.

 

   
 
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