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Autore: Enchalott    13/09/2023    3 recensioni
Una bozza della storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Sconsiglio "libere ispirazioni" e citazioni troppo lunghe, soprattutto se prive del mio consenso. Grazie e buona lettura a tutti! :)
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Dopo una guerra ventennale il popolo dei Salki viene sottomesso dai Khai, una misteriosa stirpe che presenta numerose analogie con i demoni delle leggende. Tra gli accordi di pace è presente una clausola matrimoniale, secondo la quale la primogenita del re sconfitto andrà in sposa a uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da pregare gli dei di morire, ma sua sorella minore non è dello stesso avviso. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale non potrà che pentirsi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri tracciati su una mappa. Era invece sicura che nessun segno posto sulla carta avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi ne veniva coinvolto. Ignorarle o frustrarle non avrebbe garantito nessun tipo di equilibrio. Yozora aveva un'unica certezza: voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito ad alcuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ultima prova
 
Yozora si sentì stringere il petto: da quando era divenuto il suo custode, il cavaliere alato l’aveva protetta e assecondata nonostante il parere avverso, pagandolo a caro prezzo. Scorgere in lui tanta frustrazione, la spronò a non ignorare l’accusa.
«È per rispetto, se non vi guardo.»
«Lasciate, non capireste» Valka si appoggiò al palo che ancorava il soppalco e trasse un lento sospiro «Siete straniera, aristocratica e promessa al mio principe, è un detestabile fallo credere di contare qualcosa per una donna come voi.»
«I miei natali e il mio matrimonio non mi impediscono di ritenervi un amico.»
«Amico? Parliamo lingue diverse! Continuate a fissare il soffitto a vostro comodo, sono abituato alle bizze femminili!»
Yozora si indispettì ma comprese che vincere il disagio era la condizione necessaria per capire ciò che lo amareggiava, portandolo ad adottare le maniere brusche che non le davano modo di spiegarsi. I Khai comunicavano con il corpo e con i sensi, negare il confronto su quel piano era come turarsi le orecchie o sminuire le loro emozioni. Per Valka denudarsi davanti a lei era segno tangibile della fiducia e della familiarità verso cui avevano indirizzato il loro rapporto.
E va bene!
Si voltò facendo crepitare la paglia e l’attenzione del reikan tornò a lei. I solidi propositi si infransero negli occhi rubino che la scrutavano, sui capelli che sfioravano le spalle aitanti, sul fisico perfetto, sui tatuaggi bruni che lo fregiavano accentuandone la mascolinità.
Mi sta provocando? Un guerriero non si spoglierebbe al cospetto di una principessa del clan reale...
«S-siete soddisfatto ora?»
«E voi?» le labbra di lui accennarono un sorriso.
«Volete sentirvi dire che siete attraente?»
«Di pareri oggettivi ne ho uditi a sufficienza.»
«Non vi seguo Valka, dove siete diretto? Vi stimo, per voi provo riconoscenza e mi detesto per avervi messo nei guai. Giuro che Mahati non mieterà la vostra vita senza prima avere la mia! Perciò ditemi che vi prende, dacché vi oltraggerei, supponendo che non vogliate morire!»
Lui scosse la testa, l’espressione incupita di chi non viene ascoltato.
«Sapete perché vi ho appoggiata?» replicò duro «Dalla vostra confusione deduco non ne abbiate idea. Mi è stato ordinato di farvi da guardia del corpo con l’intento di gettarmi nel disonore e di separarmi dalla donna che mi è preziosa. La decisione è venuta dal suo clan perché nelle gerarchie di Mardan non sono abbastanza in alto! Al contempo l’hanno promessa a un altro, non mi è stato concesso di combattere in nome di Belker per accrescere la mia fama e chiederla in sposa! Me ne sarei fatto una ragione, se il distacco con cui ha accolto la disposizione dei suoi non mi avesse inflitto un tormento insopportabile… e vi assicuro che l’imperturbabilità demoniaca è un’altra faccenda! Non le importa nulla di me, ecco la realtà!»
Yozora lo contemplò a occhi sgranati, nel cuore la pena a ingigantire.
«Poi vi ho incontrata, la prima a trattarmi con una gentilezza che non avevo mai sperimentato» proseguì lui frenando la concitazione «Da pari, preoccupandovi per me come quando avete rubato il cibo al banchetto, condividendo il vostro privato o le vostre incertezze, addirittura implorando il Šarkumaar di non punirmi, offrendovi come sostituta.»
«Voi…!»
«Mardan non serba i segreti. Avete accolto un animo in pezzi e lo avete accudito, così il motivo per cui il principe brama sposarvi ha smesso di apparirmi nebuloso e non solo. Che idiota, Valka, che idiota! Confondere un gioco erotico con ciò che davvero incatena due persone equivale a scambiare una candela per un faro! Voi mi avete conferito valore a prescindere dal rango e dal fatuo contorno attraverso cui vengo giudicato! Ho percepito il vostro affetto sincero, assistervi è venuto da sé, avrei compiuto qualunque sciocchezza per vedervi felice! E poi… poi vi ho confrontata con la donna che rimpiango e la razionalità è fuggita lasciandomi nel limbo, a meditare su ciò che avete fatto sbocciare nel mio petto. La vergogna di scoprirvi il proibito non è riuscita a bruciare quel germoglio e ora, quando avete rifiutato di guardarmi, il vuoto mi ha attanagliato lo stomaco! Sono un Khai anomalo, lo avete compreso, tuttavia nelle mie vene scorre sangue daamakha e mostrarmi in questo stato è il fondo della degradazione!»
Piombò sulle ginocchia in un fremere di rabbia e dolore, la testa tra le mani.
«Non sforzatevi così!» Yozora gli si approssimò in ansia «State… tremando.»
Gli appoggiò il mantello sulle spalle, posandogli le dita sul braccio sano.
«Ho perso i miei riferimenti, il mio credo» sussurrò lui «Sarebbe meglio se morissi, dunque non preoccupatevi di giustificarmi con il Kharnot. Anzi, datemi tutta la colpa.»
Yozora si ribellò all’idea.
«Etarmah
La trivialità del termine ottenne l’effetto sperato: il reikan la guardò sconcertato.
«Anche se pronuncio una volgarità non smetto di essere una principessa» arrossì lei «Voi restate un guerriero nonostante il momento di crisi.»
«Questo malessere è ahaki e uccide senza mercede. Anticiparlo è l’unico riscatto.»
«No! Non voglio perdervi! Ve lo proibisco!»
Valka le afferrò la mano e se la pose sul cuore, un sorriso triste sulle labbra.
«Mi prendereste in carico come con Mirai? Perché siete convinta che tutti possano raggiungere la felicità?»
«Sì!»
«Mh, questo sono io a proibirvelo… però vi ringrazio» disse baciandole le dita.
Yozora si allarmò, lo sconcerto divenne panico. Provò invano a liberarsi dalla presa.
«Non vi farò del male. Aiutatemi a capire cosa mi succede, voi intendete l’intensità dei sentimenti e non li disprezzate.»
«Non pretendo di conoscere i termini giusti.»
«Khai e Salki sono inconciliabili nel modo di esprimere i concetti, inutile mutarli in parole» tranciò il demone attirandola a sé con una naturalezza sconcertante.
«Allora… come?»
«Unitevi a me, Yozora.»
«C-cosa? Mi state spaventando!»
«Se lo traducessi con “voglio fare l’amore con voi”, la paura se ne andrebbe?»
«Non è divertente! Lasciatemi subito!»
Valka la sdraiò nella paglia con estrema facilità, il suo sguardo intenso la congelò.
«Mai stato tanto serio. È perché non vi piaccio?»
«Il fascino non conta!» enfatizzò lei respingendolo con tutte le forze «Non sono innamorata di voi e non tradirei mai Mahati!»
«Non siete sposata. Non sarebbe adulterio e da me non lo saprebbe di certo.»
Non erano mai stati così vicini, Yozora avvertiva il calore delle sue membra, la carezza del suo respiro sulla pelle: per paradosso non appariva aggressivo, sebbene la stesse sovrastando. Quando si chinò per baciarla e le ciocche rosse le sfiorarono il viso, l’istinto scattò a risvegliarla da quella sorta di malia.
Il ceffone lo colse in pieno viso. Valka spalancò gli occhi esterrefatto e si raddrizzò in tempo per vederla protendersi frenetica verso la spada corta.
«Non osate! Giuro che ve la pianto nel cuore!»
Lui incrociò le braccia, un sorriso furbo ad addolcirgli i lineamenti.
«Innanzitutto dovreste sfoderare, impugnare nel modo corretto e sapere che vanto almeno dieci modi per disarmarvi. Tuttavia non lo farò, procedete pure.»
«Lo dite per distrarmi!»
«Niente affatto. Sarebbe un modo per soddisfare il mio primo desiderio, al secondo avete già risposto di no.»
Yozora aggrottò la fronte e osservò il suo corpo, privo della feroce carica erotica che in un Khai accompagnava l’accoppiamento. Anche lo sguardo era calmo, addirittura malinconico. Abbassò l’arma con cautela.
«L’avete fatto apposta?»
Valka alzò le spalle e iniziò a rivestirsi.
«Non siete un’assassina, neppure per legittima difesa, come io non sono un bruto.»
Lei esitò, ragionando sull’incongruenza della situazione.
Non lo conosco a fondo, ma un comportamento del genere non gli si addice. Un demone non si farebbe trafiggere da una shitai e non parlerebbe d’amore con simile scioltezza. Soprattutto non rinuncerebbe alla preda, magari non userebbe la violenza bensì il veleno…
«Siete la mia quarta asheat, vero?»
«Non so di che parlate.»
«La menzogna infrange le leggi di Belker.»
Il reikan si sforzò di rindossare la camicia e una smorfia di dolore gli balenò sul volto. La principessa lo fermò con un cenno di tregua e prese a tamponargli la ferita.
«Avete cambiato idea?» la pizzicò lui.
«Smettetela. In quale momento della giornata non avete recitato?»
«Potrei inventare nuove bugie, a vostro dire.»
«Provateci mentre vi stringo le bende, se lo ritenete stimolante.»
Valka inalò l’aria e si rilassò, appoggiando la schiena al covone di paglia.
«Ho mescolato realtà e finzione» ammise «Però che mi piacete è vero.»
«Non come scaldaletto. Non c’è bisogno che confermiate, l’ho capito da sola.»
Lui rise sincero.
«Avete superato la prova e convolerete a nozze, non siete contenta?»
«No. Attualmente qualcuna sta tentando Mahati e, per quanto nutra fiducia, la cosa mi urta. Inoltre avete esaurito il compito, tornerete nell’Irravin e non vi rivedrò.»
«Un cruccio inutile. Il Šarkumaar non scambierà l’oro con il piombo.»
«Ah, e quale metallo mi assegnate?»
Il guerriero tornò a ridere con spontaneità, poi piantò gli occhi nei suoi.
«Per lui siete preziosa oltre ogni immaginazione.»
«Come lo sapete?»
«Da come vi guarda.»
Yozora si concentrò sulla fasciatura senza riuscire a riordinare la bufera di emozioni che la frastornava.
«Lei come si chiama?» gli domandò dopo un lungo silenzio.
«Lei chi?»
«Esiste davvero una donna che amate senza speranza, altrimenti non sareste in grado di leggere l’animo altrui.»
«Un Khai non…» ringhiò Valka.
Non poté completare il mantra. Si passò le dita tra i capelli, le iridi rosso sangue si intrisero di immane sconforto.
«Siete un’arma non convenzionale, altezza. Riferirò all’Ojikumaar che gli hanran hanno già la vittoria in pugno.»
«Non avete risposto.»
«Dasmi, figlia di Raslan e Taygeta.»
«Una ragazzina arrogante e viziata, se vi ignora.»
«Una vera Khai piuttosto. Gradisco però il tentativo di complimento.»
«È poco per ringraziarvi. Siete certo che non prediliga il suo promesso sposo?»
«Mi ci giocherei gli attributi.»
«Potrei intercedere a vostro favore presso la corona, ma temo che gli accordi tra clan pesino più della richiesta di una prigioniera.»
«È corretto ma sono contrario alle imposizioni. Inoltre ahaki non è comandabile. Se divenisse mia moglie, comunque non mi ricambierebbe.»
Yozora annichilì al riscontro: terminò la medicazione con un senso di urticante vergogna che la portò quasi alle lacrime.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» si interessò il demone.
«Al contrario, mi avete ricordato la lezione base. Siete ammirevole, Valka, pregherò il sommo Kalemi affinché conquistiate la felicità che meritate.»
«A cosa vi riferite?»
«Non è importante. Ora, se non vi è di peso, mi narrereste di voi?»
 
Il terzo sole era calato sul racconto del cavaliere alato, che aveva ceduto alla stanchezza e alle ferite, addormentandosi sul mucchio di fieno accanto alla parete.
Dal suo pagliericcio la principessa meditava su quanto ascoltato, l’attenzione alla fiamma oscillante della lampada.
È così che mi sento, il cuore vacilla, i contorni delle mie certezze perdono nitidezza. Divino Kalemi, aiutatemi! Fate che io non ceda!
Allungò la mano e la smorzò, imponendosi qualche ora di riposo: la mente sgombra era essenziale per selezionare le risposte che Mahati avrebbe preteso e, forse, per garantire al suo custode una condanna meno severa.
Avvertendo il respiro regolare della ragazza, Valka socchiuse le palpebre e si mosse senza produrre il minimo rumore. La coprì con il mantello e si distese accanto a lei, infrangendo i limiti che si era autoimposto in base al rango e al decoro.
È la prima volta che proteggo qualcuno a prescindere dagli ordini, la prima in cui opero una scelta sganciata da qualsiasi finalità, come individuo. Non desidero che lei mi ami, non che mi salvi, è sufficiente la bellezza di quest’amicizia e vorrei che ogni Khai conoscesse la pace che essa può donare.
Tornare sul proprio vissuto e condividerlo era stato illuminante, il percorso aveva riacquisito forma. Non avvertiva più lo smarrimento provocato dal non riconoscersi e dall’angoscia di aver smarrito il fine ultimo del suo lottare, persino il rifiuto di Dasmi aveva minor presa su di lui.
 
 «L’avete respinta?»
Yozora gli aveva rivolto la domanda con evidente stupore.
«Un maschio Khai che rifiuta l’amplesso e si concentra in meditazione per non impazzire… sciocco, vero?»
«Iroya vi desiderava dal cuore, non sarebbe stata la costrizione che le sottomesse barattano con la sopravvivenza. Sì, se penso ai vostri canoni, è strano.»
Valka aveva annuito spostandosi sul fianco.
«Mi sono interrogato a lungo sul mio agire e mi sono risposto che provo disgusto per gli hanran, ma il vero motivo giaceva altrove.»
«Vi sarebbe parso come un’infedeltà nei riguardi di Dasmi?»
«Un furto. Se la mia dorei non si fosse dichiarata, forse l’avrei portata a letto, così avrebbe anche smesso di tenermi il broncio. Invece, avendo indosso i suoi stessi panni, ho compreso che le avrei rubato la speranza. È tutto ciò che resta a chi ha perduto la libertà, meglio soffrire per un rigetto istantaneo che crogiolarsi per sempre nell’illusione.»
«L’avete punita?»
Appoggiandosi sul gomito, si era levato a fissare il viso sconsolato della principessa.
«No. Come giudicate questa nuova stravaganza?»
«Considerazione verso chi vi ama. Non siete come Dasmi.»
«Sono peggiore» aveva sussurrato lui «Se sapeste cosa ho preteso da Iroya, la stima con cui mi onorate si volatizzerebbe. Pur conscio dei suoi sentimenti, non sono tornato indietro. Mi obbedirà e guardarla negli occhi diverrà il castigo che merito.»
Yozora aveva tormentato gli steli secchi del giaciglio, lo sguardo abbassato sulla vampa della lampada.
«Talora siamo chiamati a forzare noi stessi per realizzare un bene superiore» aveva mormorato «Voglio credere che sia così.»
«Parlate di voi stessa?»
«Oh, io… stavo pensando a quel ribelle, Elefter. Vive come un fuorilegge e soffoca l’orgoglio demoniaco in nome dell’ideale che lo guida. Se ci fosse un altro modo, sono certa che lo adotterebbe. Per voi non è lo stesso?»
Valka aveva riflettuto e si era trovato d’accordo. La possibilità era una sola, altrimenti non avrebbe mai richiesto a Iroya di immolarsi per lui.
«Sì, sebbene il raffronto con un traditore non mi alletti. Vi siete inclusa nel cerchio di chi sacrifica il proprio credo quando vi siete sostituita a vostra sorella?»
La ragazza lo aveva fissato stranita, quasi intimorita dall’ipotesi.
«Quella storia… n-no, non l’ho vissuta come un’auto costrizione e poi sono stata fortunata a incontrare Mahati.»
«La vostra espressione racconta un’altra vicenda, però lungi da me insistere» aveva tagliato lui, occultando la sorpresa «Desidero sappiate che potete affidarvi a me, prima di usare violenza a voi stessa.»
Gli occhi bruni della ragazza si erano riempiti di commozione e Valka aveva capito che lo stava già facendo: reggeva un peso molto più gravoso, che tuttavia non avrebbe mai spartito.
E così siamo più simili di quanto credessi.
 
Mahati squadrò Rhenn attraverso i vapori aromatici della piscina, concentrandosi sul calice di vino tra le sue dita, il terzo da quando erano lì.
«Beh?» bofonchiò il primogenito «Non era abbastanza sensuale?»
«Niente da eccepire, conosci i miei gusti.»
«Ma non è bastato.»
«Tsk, ti secca che io abba superato l’ultima prova o cosa?»
Rhenn roteò il polso e fissò il mulinello generatosi nel liquido violaceo.
«Mh, che tu non abbia ceduto di un fars. Mi sarei atteso almeno un’esitazione davanti all’ultima occasione carnale con una procace guerriera Khai.»
«Vedila così: ho di meglio nel mio talamo.»
«Ti stancherai presto, parlo per esperienza»
«Io non sono te e comunque quanto resterò sposato? Cent’anni?»
«Meno stimando l’esistenza media dei Salki» sogghignò affilato il maggiore «Non ti facevo così cinico da quanto tieni alla tua donna.»
Nello sguardo solido del secondogenito passò un’ombra di tristezza.
«I due lati possono convivere» ribatté atono.
«Etarmah» motteggiò Rhenn buttando giù l’alcolico in un sorso.
«Da quanto bevi, la conclusione positiva delle mie asheat per te è una sconfitta. Illogico, visto che fino a ieri mi assillavi per le nozze»
«Brindo alla fine del divertimento, chissà quando ne capiterà altro.»
«Sono certo che te lo stia già procurando. Per esempio, non lasciarmi sventrare il bastardo che ha portato mia moglie ai quartieri bassi, passando la notte con lei in una stalla, ti garantisce l’anelato spasso.»
«Rimostranza fuori luogo, fratellino. Valka aveva carta bianca sulla prova, sai come funziona. Avrebbe potuto sbattersela sul tuo letto, se lo avesse ritenuto il sistema seduttivo più efficace, e nessuno lo avrebbe biasimato.»
«È quello che hai fatto tu?» lo istigò Mahati.
«No. Io ho preferito il tappeto dell’anticamera. Conoscendomi, ho ottimizzato i tempi e Rasalaje ha dovuto farsene una ragione: tre su quattro è un signor risultato.»
Il minore alzò gli occhi al cielo, masticando un’ingiuria alla faccia di bronzo con cui l’altro aveva spiattellato il dettaglio privato.
«Intendi non dare seguito al fatto che la scelta azzardata del reikan abbia messo in pericolo Yozora?»
«L’incontro con gli hanran è stato un imprevisto, è capitato anche a noi. Sono imprevedibili, lui si è difeso bene, non vedo ragioni per punirlo.»
«Tre graffi e qualche ammaccatura in uno scontro impari. Se la cosa non desta i tuoi sospetti o ti sei bevuto il cervello o hai un piano di riserva.»
«Non consideri la terza opzione» mormorò serafico l’erede al trono.
«Che il ragazzino sia loro complice? Vuoi tenerlo d’occhio e aspettare che compia un passo falso?»
«Ah, sbagliato. Mi deludi.»
«Falla finita, Rhenn! La mia pazienza si è esaurita da parecchio! Sono qui perché non posso evitarti, dacché presiederai la cerimonia!»
Il primogenito rigirò una ciocca intorno al mignolo, fissando il proprio riflesso nell’acqua: il calore gli arrossava le guance e gli imperlava la fronte, l’ametista delle iridi pareva bruno al riverbero delle lampade. Rimase in contemplazione come se avesse notato qualcosa di fondamentale, poi si riempì di nuovo il bicchiere.
«Ti ho insegnato a osservare gli eventi da tutte le prospettive» specificò severo «Sei talmente acciecato dai sentimenti da non considerare la seconda protagonista della faccenda. È questo che mi disturba.»
Mahati si sentì colto in fallo ma alzò le spalle, svalutando la pungente osservazione.
«Non dire sciocchezze! Yozora non sa combattere!»
«La sua lingua taglia come le nostre lame. È lei che ha persuaso i traditori a lasciarli in pace.»
«Mi prendi per i fondelli!? L’ultima volta l’hanno quasi catturata, cosa ci sarebbe di diverso?!»
Rhenn gli scoccò un’occhiata trionfante.
«Che ha promesso di perorare con te la loro causa.»
Il Šarkumaar rimase di sasso, gli occhi sbarrati a vagliare l’assurdità della rivelazione.
«Questo è…»
«È da lei, concordo» ultimò il principe della corona con un sorriso scaltro.
«Stavo per dire un affronto! Sono dei sempliciotti se le hanno creduto!»
«Yozora deve essere presentata ufficialmente, ma è già tua moglie a tutti gli effetti e per giunta andate d’accordo. Il capo di quella feccia ha fatto bene i conti, a parer mio non è lontano dalla realtà. Preparati a lottare tra le lenzuola, fratellino, non nel modo che ti piace.»
«Lei sa che è inutile! Ne abbiamo già parlato!»
«Il problema è tuo, non tediarmi con le diatribe coniugali. Io ho già le mie.»
Lo sguardo di Mahati s’incendiò ma le labbra rimasero serrate in una smorfia irata.
Tese il calice verso l’akacha e si fece servire, poi osservò il fratello attingere ancora alla brocca del vino. La preoccupazione per lui divenne percettibile.
«Pesanti a giudicare da quanto sei ubriaco.»
«Tsk, potrei danzare le lame a bordo vasca e non sbaglierei un passo. Piuttosto cerco di lesinare l’acqua, hai saputo del furto?»
«Una vergognosa distrazione, spiccherò la testa ai responsabili.»
«La trovo una coincidenza alquanto singolare Vedi di indagare con metodo.»
«Io? Perché? Ti ho detto che perseguirò la negligenza…»
«Ti stai limitando al braccio quando dovresti stanare la mente.»
Mahati sentì il cuore perdere un battito. Gli occhi di Rhenn emanavano una granitica sicurezza, inutile domandargli altro. Ingollò la bevanda calda e non rispose.
«Vedo che hai tratto le mie stesse conclusioni» sorrise il maggiore.
 
Yozora sentiva l’angoscia crescere di minuto in minuto: percorrere su e giù il loggiato della torre orientale non sortiva alcun effetto calmante.
Le fiaccole accese proiettavano la sua ombra, unica compagna dell’attesa snervante, contro la parete e sul pavimento. Le ancelle erano state allontanate come da prassi, affinché gli sposi discutessero in privato dell’ultima asheat e confermassero l’unione.
Ignorare le sorti di Valka, che era sparito dopo averla ricondotta a palazzo, aggravava il madornale senso di colpa nei suoi confronti.
 
Quella mattina si era destata accanto a lui, uno smilzo accumulo di paglia a separarli.
Era avvampata ma il sorriso smaliziato del reikan l’aveva rassicurata. Quando le aveva teso la mano, aveva accettato il contatto senza indugi e senza parole: i Khai percepivano le sensazioni, gli odori, non voleva comunicargli né paura né sfiducia, solo affetto e gratitudine.
La sua stretta era quella di un fratello o di un amico leale, non aveva nulla di erotico. Lo sentiva vicino nell’anima più di chiunque altro, un’affinità che scaturiva dalle crepe nascoste del cuore e che anelava riposare nella comprensione reciproca. Così anche per lui.
«Io vi capisco» aveva sussurrato tra le lacrime «Non dall’esterno, non per empatia. Come voi vivo un amore impossibile, cerco di annegarlo in un recesso di me e so quanto fa male.»
Valka aveva socchiuso le palpebre e aveva annuito, gli occhi lucidi di commozione.
«Realizzerete tutti i vostri sogni» le aveva risposto.
 
Invece no. A lei non sarebbe accaduto ma si sarebbe fatta forza guardando la sua guardia del corpo come esempio di stoicismo, assistendo con affetto i reietti di Mardan e soffocando i vagheggiamenti.
Lo scalpiccio proveniente dalle scale esterne la fece trasalire.
Mahati si stagliò nel controluce della porta, il volto in ombra impossibile da indagare. Gli corse incontro senza respirare e, quando le sue braccia l’accolsero, ogni ansia si sciolse nel tepore della stretta.
«Non ti ho tradito, io non…» singhiozzò.
«Lo so.»
Le sue labbra morbide le sfiorarono la fronte, l’indice le sollevò il mento. C’erano dolcezza e fierezza nelle iridi nocciola, ma la ruga verticale tra le sopracciglia era indice di turbamento.
«Mahati…?»
«Ti sono stato fedele.»
«Oh, non dubitavo…»
«Lo sarò in eterno» la interruppe «Con questa promessa, divento tuo marito.»
Yozora lo fissò trasognata, ammirando la sicurezza con cui aveva pronunciato la formula di chiusura del rituale. Il batticuore la stordì, impedendole di parlare.
«E tu, mi vuoi?» la sollecitò con una scintilla di divertimento.
«Sì! Certo che sì! Con lo stesso giuramento, divengo tua moglie.»
Il principe si chinò a baciarla.
«Sei mia» sussurrò appena udibile «Mia per sempre, guai a chi oserà porsi tra noi!»
Era il vibrare terribile di una minaccia, come se esistesse la certezza che qualcuno avrebbe tentato di dividerli.
«Non accadrà, hai la mia parola.»
Mahati assentì e le accarezzò la guancia con il dorso della mano.
«Ehn. Ho la fortuna di discendere dai daamakha
«C-come?»
«Se non fossi un demone, pretenderei il tuo cuore.»
L’affermazione la frastornò.
Lui è percettivo, dotato di una sensibilità fuori dal comune… ma non può essere ciò che non sta dicendo. Non sta ammettendo che mi ama.
Affondò il viso nel suo petto, stringendolo forte.
«Ti darò tutto ciò che desideri, mio prezioso.»
«Una risposta, allora» ribatté pronto Mahati «Hai trafugato tu l’acqua?»
La delicatezza del momento s’infranse in mille pezzi, le emozioni virarono nella direzione opposta.
Avrei dovuto attendermelo. I Khai non indulgono in romanticherie, tantomeno Mahati. Le prove sono ultimate, siamo sposati e questo non è il talamo coniugale.
Yozora deglutì a disagio prima di raccontargli la verità.
«Valka non ha responsabilità» aggiunse trafelata «Ha solo colto l’occasione per… ti prego, non ucciderlo! Te lo chiedo come dono di nozze!»
Lo stratega supremo sollevò la destra e scosse la testa.
«Nessuno dovrà saperlo. Se uno solo di quelli che ti hanno retto il gioco non manterrà il riserbo, ordinerò una carneficina. Tienilo bene a mente.»
«N-non intendi catturarli?»
«No, se staranno alla condizione.»
«Io non so come…»
«Non ringraziarmi, non è il regalo che chiedi. Mi si rivolta lo stomaco all’idea di vedere mia moglie alla sbarra.»
«È giusto che il tuo orgoglio non venga intaccato per un mio fallo» mormorò lei mogia.
«Šokai non c’entra. Non domandarmi il perché, non riuscirei a risponderti» la anticipò «Forse lo capirò con il tempo. Lo capirò vivendo con te.»
   
 
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