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Autore: Europa91    01/10/2023    0 recensioni
[Gojo x Sukuna]
[Yuji x Megumi]
[past Michizane x Sukuna][past Gojo x Geto]
“Forse potrà sembrarti una specie di favola, ma non lo sarà. Questa notte ti narrerò dello stregone più potente della storia e di come il suo destino abbia finito con l’intersecarsi con quello dello stregone più forte della nostra epoca”
Sei anni dopo la battaglia avvenuta a Shinjuku, Yuta Okkotsu ripercorre gli eventi del passato, convertendo una tragedia in storia della buonanotte.
[Spoiler per chi segue solo l’anime]
Questa storia partecipa al Writober 2023 di Fanwriter.it
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Geto Suguru, Gojo Satoru, Okkotsu Yuta, Ryōmen Sukuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Note introduttive e spiegazioni non richieste: Buongiorno!! Per il Writober di quest’anno ho deciso di provare a cimentarmi in un nuovo fandom che ho da sempre amato e allo stesso tempo temuto. Dato il mio amore per l’angst, era veramente questione di tempo prima che mi decidessi a scendere in campo e scriverci qualcosa. (soprattutto dopo i primi ep della S2 che mi hanno dato la botta di feels decisiva completata solo dall’uscita del capitolo 236 del manga, da cui non credo di essermi ancora del tutto ripresa).
Passando a info più utili, non avete letto male, la coppia principale sarà una Gojo x Sukuna (non sono impazzita giuro) ma la storia partirà da moooolto prima ripercorrendo il passato del Re delle maledizioni (si ci sarà un Sukuna umano). Parallelamente vedremo anche le vicende di Gojo, il suo rapporto con Geto e i fatti che li hanno portati a finire insieme. La narrazione si alternerà tra presente e passato ma dopo i primi capitoli vi sarà tutto molto più chiaro.
Questa ship è nata dalla lettura degli ultimi capitoli del manga quindi l’avvertimento Spoiler era doveroso, anche se in realtà comprende solo qualche dettaglio del canon e poi prosegue per una strada tutta sua. 
Questione Michizane, si è quel Michizane, l’antenato comune di Gojo e Yuta appena accennato nel manga/anime, che ricoprirà un ruolo chiave in questa storia, ma non voglio aggiungere altro XD
Spero di riuscire ad aggiornare con regolarità rispettando la scadenza giornaliera, purtroppo non dipende da me ma dalla real life sempre meno clemente (tradotto in: so già che finirò in ritardo scusate XD). 
Buona lettura e buon Writober a tutti!!!


***


 

I notte - The Cursed Child







prompt: Occhi
 

“Quanto fa male un ricordo?”
Jjk vol.17









“Non esiste maledizione più contorta dell’amore”

Anche se erano trascorsi diversi anni da quando Yuta Okkotsu aveva udito quelle parole, il suo pensiero al riguardo non era mutato. L’amore era un sentimento complesso, dalle molteplici forme e sfaccettature. In fondo, era stato l’affetto che aveva provato per Rika a trasformarla in un mostro. Era stato lui stesso a maledirla, utilizzando un potere che a quel tempo non sapeva nemmeno di possedere. Aveva reso una bambina di undici anni la Regina delle maledizioni, perché incapace di accettarne la morte, finendo così con il condannare entrambi.

Lo stregone di livello speciale iniziò a sorridere tristemente, passandonsi una mano sul volto per poi spostarsi la frangia di lato. I suoi capelli erano cresciuti ancora ma non aveva avuto tempo o modo di tagliarli. In seguito alla scomparsa dello stregone più forte anche il numero delle maledizioni si era ridotto, ma non la sua mole di lavoro. Appoggiò distrattamente la propria katana contro una delle pareti di quella stanza arredata in perfetto stile giapponese, levandosi anche la felpa e accomodandosi sul tatami. Aveva appena terminato l’ennesima missione di livello 1 e si sentiva i muscoli parecchio indolenziti. 

In fondo era stata la nascita di Gojo Satoru ad alterare lo stato del mondo, o così gli era stato detto. Yuta non era mai stato uno studente modello, ciò che aveva appreso lo doveva unicamente all’esperienza maturata sul campo di battaglia. Nonostante questo, veniva considerato il nuovo stregone più forte. Un’eredità pesante che il ragazzo, ora poco più che ventenne, sentiva di non meritare. 

Osservò il sole scomparire dietro la linea dell’orizzonte, concedendosi qualche attimo di riposo. Assaporò appieno quello strano senso di pace e malinconia che accompagnava l’arrivo della stagione autunnale. Si beò di quella pace ottenuta a costo di grandi sacrifici.

Erano trascorsi quasi sei anni e nessuno conosceva quale sorte fosse toccata a Satoru Gojo. Non poteva essere morto, il suo cervello ma soprattutto il suo cuore si rifiutava di crederlo. Era semplicemente scomparso.

Yuta aveva osservato il suo scontro contro il Re delle maledizioni, trattenendosi più volte dall’intervenire. Gojo era il migliore fra loro, il solo a poter rivaleggiare con quell’essere. Non voleva essere d’intralcio ma nemmeno starsene con le mani in mano. Aveva assistito alla “morte” del proprio maestro innumerevoli volte per questo era certo della sua vittoria. Gli occhi di Yuta avevano seguito ogni suo movimento, ogni mossa, colpo, parata, tecnica. Il sensei possedeva una quantità spropositata di energia malefica che unita alle proprie abilità innate, lo rendevano degno della nomea di stregone più forte. 

Non poteva essere sconfitto.

Eppure qualcosa era andato storto. 

In quella fredda mattina di dicembre, Yuta aveva fatto del proprio meglio per ignorare quel senso di inquietudine e incertezza che lo accompagnava sin dal proprio incontro con Tengen. Era una sensazione strana, quasi un presagio di quello che da lì a poco sarebbe avvenuto. Allora non poteva sapere di come la ruota del destino si fosse già messa in moto e che ormai fosse troppo tardi per fermarne gli ingranaggi.

“Anche gli dei e i geni a volte perdono la strada”

Quando aveva udito per la prima volta quel vecchio proverbio cinese, Yuta non ne aveva compreso il senso. Lo avrebbe fatto solo diverso tempo dopo, quando la vera eredità di Satoru Gojo si sarebbe palesata davanti ai suoi occhi stretta fra le braccia di Fushiguro Megumi.

Sorrise inconsciamente ricordandosi dell’unico spiraglio di luce in tutta quell’oscurità, del motivo per il quale avesse continuato a vivere, lottare. Tornò alla propria infanzia con Rika, ai loro giochi, risate, quando le giornate trascorrevano serene senza preoccupazioni. Poi l’amica era morta e la sua vita era cambiata per sempre. A sedici anni aveva quasi del tutto tagliato i ponti con la propria famiglia ed era pronto ad essere giustiziato.

“È triste vivere da soli”

L’incontro con Gojo Satoru era stato in un certo senso provvidenziale. Quell’uomo gli aveva dato non solo uno scopo ma anche un posto al quale appartenere, degli amici. Una nuova casa. Grazie a Gojo, Yuta aveva potuto incontrare persone con le quali condividere gioie e dolori. Si era sentito per la prima volta accettato e parte di qualcosa.

Durante il periodo di addestramento trascorso all’estero, aveva imparato a comprendere la natura del proprio potere, affinato le proprie tecniche ma anche quello non era bastato. Quando Gojo era scomparso davanti ai suoi occhi Yuta si era sentito impotente, inutile, esattamente come avvenuto con la morte di Rika. Ancora una volta, si era limitato ad essere un mero spettatore. Prese a giocherellare con la propria fede, abbandonandosi all’ennesimo sospiro stanco di quella giornata.

“Ho un brutto presentimento. Se dovesse accadermi qualcosa ho bisogno che tu ti prenda cura degli studenti del primo e del secondo anno Yuta”

Gojo aveva scelto di sacrificarsi per esorcizzare la più crudele delle maledizioni e lui non aveva potuto impedirlo. Questa era la verità. Quell’uomo possedeva una strana morale e senso del dovere, eppure a modo suo, aveva salvato le vite di tutti loro. Anche Satoru Gojo però era afflitto da una maledizione. Era destinato ad essere il migliore. Yuta lo aveva pensato sin dal primo momento in cui aveva assistito alla forza del proprio mentore. Gojo era intrappolato nel proprio ruolo, schiacciato dal peso della propria leggenda.

Una volta Maki gli aveva raccontato di come Geto Suguru, lo stregone oscuro contro cui lui e Rika-chan avevano combattuto, fosse più di un amico per il sensei. Gojo non aveva mai menzionato la cosa se non di sfuggita, utilizzando il solito tono bonario e canzonatorio che lo contraddistingueva. Il possessore del sesto occhio era fatto così. Si era sempre preso gioco di lui, ricorrendo ad enigmi, metafore o giri di parole. Gojo non gli aveva mai parlato chiaramente se non ad un passo dalla fine, quando era arrivato ad affidargli tutto come se fosse la cosa più naturale al mondo. 

Yuta avrebbe fatto il possibile per non deluderlo.

Quando si trovava da solo, come in quel momento, il proprio subconscio lo obbligava a ripercorrere gli eventi del passato oltre che fare i conti con la propria coscienza. Okkotsu non aveva mai sofferto la solitudine, anzi con il passare del tempo si era abituato a quella quiete che faceva da sfondo all’eco dei propri pensieri. Non voleva essere troppo malinconico ma l’avvicinarsi dell’inverno portava con sé l’ennesimo anniversario di quegli eventi che in un modo o nell’altro avevano cambiato il volto e la società degli Stregoni. 

A fine mese si sarebbe festeggiato Halloween e poi in un battito di ciglia sarebbe giunto Natale. Per Yuta il 24 dicembre portava con sé un doppio significato. Era il giorno in cui aveva sconfitto Geto, liberando Rika dalla propria maledizione ed esattamente un anno dopo, in quella stessa data, aveva salutato per l’ultima volta il proprio maestro. Era stato un desiderio di Satoru Gojo quello di affrontare Sukuna in quel particolare anniversario. Il Re delle maledizioni si era limitato ad assecondare quel capriccio, andando così incontro al proprio destino.

Era trascorso poco più di un lustro eppure per Yuta quei fatti sembravano avvenuti solo il giorno prima.

Stava ancora osservando ipnotizzato la danza delle foglie mosse dal vento quando qualcuno fece slittare una delle pareti, cogliendolo di sorpresa e portandolo ad afferrare la propria katana, rispondendo ad un riflesso incondizionato. Perso come era in quel mare di ricordi aveva finito con l’abbassare la guardia. Poteva rivelarsi un errore fatale.

“Mi scusi Okkotsu-san non sapevo che fosse rientrato” mormorò l’anziano servitore venendo subito eclissato da una voce dai toni decisamenti più squillanti ed energici,

“Yuuuuuuta sei tornato presto” urlò a pieni polmoni una seconda figura, prima di gettarsi su di lui. Lo stregone di livello speciale fece giusto in tempo a lasciare la propria arma finendo con l’essere atterrato dalla principessa del Clan Gojo.

“Sayu fa piano, così non riesco a respirare” due occhi fin troppo azzurri e limpidi incrociarono i suoi, seguiti da un’espressione contrariata che gli ricordò inevitabilmente il proprio maestro. Tutto in quella creatura, dal naso all’insù alla piega delle labbra urlava Satoru Gojo.

In più di mille anni non era mai accaduto qualcosa di simile. Erano venuti al mondo due utilizzatori del sesto occhio a distanza di una generazione o come in quel caso, la tecnica innata era stata tramandata di padre in figlia.

“Okkotsu-san la prego umilmente di scusarmi. Principessa Sayuri vi ricordo che siete in presenza del nostro capo Clan, dovete imparare a portare rispetto come è previsto dal vostro rango” Sia Yuta che la bambina fissarono a lungo il servitore prima che lo stregone, con un cenno della mano, si decidesse a congedarlo. Quei comportamenti ossequiosi non facevano altro che metterlo in imbarazzo. Per quanto si sforzasse Okkutsu faticava ad abituarsi a quella vita.

“Io porto rispetto ma Yuta è Yuta” rispose Sayuri con una linguaccia prima che l’uomo avesse lasciato la stanza.

Lo stregone dai capelli corvini soffocò a stento una risata di fronte all’ennesima dimostrazione del carattere deciso di quella bambina. Non poteva che essere altrimenti, Sayuri “Sayu” Gojo somigliava in tutto e per tutto a suo padre. Non era solo per via di quello sguardo, anche quei modi di fare altezzosi e prepotenti, sebbene potessero essere benissimo imputabili anche al resto del suo corredo genetico. Preferì non pensarci troppo, o rischiava di rimetterci parte della propria salute mentale.

“Sei cattivo Yuta. Questa volta sei stato via per ben tre giorni. Tre. Perchè non sei venuto a salutarmi?” Sayu non aveva perso tempo e aveva iniziato a colpirlo con piccoli pugni, manifestando tutto il proprio disappunto mentre era ancora avvinghiata ad una delle sue gambe.

Yuta la lasciò fare abbandonandosi all’ennesimo sorriso. La colpa era sua per averla viziata troppo ma non aveva potuto fare altrimenti. Sayu era il tesoro che il sensei gli aveva affidato, insieme al ruolo di leader del Clan Gojo.

Questo era stato possibile solo perché Yuta, esattamente come il possessore della tecnica del minimo infinito, era un discendente del leggendario Michizane Sugawara, uno degli spiriti vendicativi più potenti dell’intero Giappone. Gojo aveva fatto valere il loro vincolo di parentela affidandogli le redini del Clan tramite il proprio testamento che aveva redatto poco prima di prendere parte allo scontro finale.

Per legge, Yuta avrebbe dovuto prendere il suo cognome ma l’allora studente aveva preferito non farlo. Una parte di lui credeva fermamente che un giorno, Gojo Satoru avrebbe fatto ritorno.

“A cosa stai pensando Yuta?” lo stregone abbassò il capo finendo con l’incrociare quelle iridi troppo pure e innocenti. 

“A tuo padre” ammise. Mentire non sarebbe servito. Non con lei. Sayuri aveva sempre avuto il dono di scorgere la realtà dentro la menzogna. All’apparenza poteva sembrare una bambina come tutte le altre ma possedeva le stesse abilità dei due stregoni che l’avevano messa al mondo. Yuta era certo che un giorno li avrebbe superati. Avrebbe fatto il possibile per rendere un futuro del genere possibile. Ne aveva fatto la sua missione.

“Che noia, pensi sempre a lui o a Rika-chan. Vieni giochiamo” Sayu lo prese per mano obbligandolo a rinunciare a quel raro quanto effimero momento di riposo.

La bambina lo trascinò nelle proprie stanze, mostrandogli delle nuove bambole che gli zii Inumaki e Panda le avevano regalato.

“Se schiacci qui smette di piangere vedi?” Yuta annuì pazientemente cercando come sempre di fare del proprio meglio. Crescere una bambina non era un’impresa facile ma superato lo scetticismo e la diffidenza iniziali era riuscito ad ottenere anche l’appoggio del resto del Clan. 

“La figlia di Satoru? Non ti aspetterai che crediamo a questa storia”

“Ѐ un’assurdità”

“Avete controllato che il testamento di quel mentecatto sia autentico?”

“Eleggere Okkotsu come capo Clan è semplicemente assurdo”


“Ma è un discendente di Sugawara”

“Un altro buono a nulla”

“Qualche anno fa non pendeva una condanna sulla sua testa?”


Sayuri aveva pochi giorni e si trovava stretta contro il petto di Yuta. Era bastato che aprisse gli occhi per gelare e zittire il resto presenti. Il silenzio assordante che si era venuto a creare venne rotto solo dal suono del suo pianto.

“Vi servono forse altre prove del suo legame di sangue con Satoru Gojo?” aveva sbottato Maki alle loro spalle, mentre Yuta provava con tutte le proprie forze a tranquillizzare la creatura disperata tra le proprie braccia.

“Che ne è stato della madre di questa bambina?” qualcuno aveva osato sollevare la questione più pericolosa e scottante di tutte.

Yuta sapeva di come i dubbi di quegli anziani fossero in qualche modo legittimi. Tuttavia la verità riguardo Sayuri era troppo difficile per poter essere compresa o accettata.

"È morta" Megumi Fushiguro aveva chiuso la questione una volta per tutte, avanzando di un paio di passi, superando sia Okkutsu che la neonata.

“Non abbiamo bisogno dell’intromissione del leader del Clan Zenin” tuonò qualcuno,

“Quel Clan non esiste più” fu la pronta risposta dello stregone

"Finché tu e questa ragazza siete vivi, il vostro Clan vive”

“Questo è il mio Clan”

Yuta era intervenuto prima che la situazione potesse degenerare. Aveva affidato la bambina a Megumi e tranquillizzato Maki. Quella era la sua battaglia. L’ennesima che il sensei gli aveva affidato. Sarebbe toccato a lui mettervi la parola fine. 

“Non sono qui a rivendicare nulla per me stesso ma per Sayuri. Non avrei mai accettato di ricoprire questo incarico, sto facendo tutto questo solo per lei” Mormorò lanciando uno sguardo innamorato in direzione della bambina. Quella creatura aveva già perso i propri genitori, meritava di ottenere la protezione del proprio Clan.

Così Yuta si era trovato a guidare ciò che rimaneva della famiglia Gojo oltre che crescere la figlia del proprio maestro.

“Sai, anche tu quando eri piccola piangevi spesso, anzi ricordo che lo facevi di continuo” Sayuri gonfiò le guance prima di arrossire contrariata.

“Ero piccola, ora sono grande” rispose con orgoglio battendosi una mano sul petto.

“Lo so”

“Sono la migliore. Fra qualche mese compirò sei anni” 

Yuta annuì mentre si trovò a ripensare con una punta di nostalgia allo scorrere incessante del tempo. Nella sua mente rivedeva Sayu dormire nel proprio futon, era talmente piccola che doveva fare attenzione a non schiacciarla o perderla tra quel mare di coperte. Poi eccola imparare prima a gattonare, camminare, parlare, evocare per la prima volta la propria energia malefica e poi scoppiare a piangere spaventata. Riempirlo di domande sulle proprie capacità, sulle proprie origini.

Vedeva anche Satoru Gojo salutarlo per l’ultima volta e come in spezzoni di un vecchio film, Yuta si trovava ad assistere al suo scontro con Sukuna. Quell’ultimo sguardo d’intesa che si erano scambiati prima che il sensei attivasse la propria tecnica e svanisse nel nulla.

Dopo qualche minuto Megumi aveva preso il suo posto sul campo di battaglia. Reggeva un involucro di coperte tra le mani. Fece solo in tempo ad affidarlo a Yuta prima di perdere i sensi.

Era stato allora che Sayu aveva afferrato un suo dito e lo aveva guardato.

La prima volta in cui Yuta aveva incrociato quegli occhi, aveva compreso quale missione Gojo gli avesse affidato. Quel giorno, il giovane stregone promise a se stesso che avrebbe fatto il possibile per non deludere il proprio maestro. Avrebbe dato la vita per proteggere Sayuri.

Uno sbadiglio, seguito da un altro.

“Ho sonno” mormorò la bambina iniziando a stropicciarsi gli occhi con un tono di voce volutamente infantile. Sayu era furba e Yuta sapeva di come quello fosse solo un trucco per farsi prendere in braccio. Tuttavia lo stregone non si fece pregare, si chinò verso la propria principessa esaudendo quel desiderio. I biondi capelli di Sayuri gli solleticarono il volto e nel suo sguardo Yuta vi lesse solo la gioia di veder realizzato l’ennesimo capriccio.

Le mise il pigiama, lavò i denti e spazzolò i capelli. Per poi dirigersi verso le proprie stanze. Ancora una volta, si era rifiutato di occupare gli ambienti riservati a Satoru, scegliendo un’ala più dimessa nell’immensa residenza dei Gojo. Aveva optato per le stesse stanze in cui aveva soggiornato in passato, qualche giorno prima di iscriversi all’istituto di Arti Oscure di Tokyo. Anche in quell’occasione, Yuta era stato ospite del Clan. Prima ancora di conoscere il legame di sangue che li univa, Satoru Gojo gli aveva dato una casa e fornito aiuto. Non si era arreso con lui ed era riuscito a dimostrargli come la sua vita fosse in qualche modo preziosa, degna di esser vissuta. Affidandogli Sayuri, era come se Gojo lo avesse costretto a vivere e lottare di nuovo. 

Per un istante, Yuta odiò quella fiducia, ma fu solo questione di un attimo, bastò che Sayu si aggrappasse ai suoi pantaloni e si trovò di nuovo concentrato sul presente.

Sorrise in direzione della propria principessa tendendole la mano. Doveva smetterla di rincorrere i fantasmi del proprio passato e concentrarsi solo sul futuro.

Dopo essersi preparato a sua volta, stese i futon uno accanto all’altro come nei propri ricordi. Nonostante la stanchezza Sayuri non smise di sorridere o parlare, prima di infilarsi sotto le coperte.

Era da parecchio tempo che non trascorrevano una serata tranquilla. Loro due soli. Gli era mancato, come il calore di quel corpicino stretto contro il proprio.

“Yuta mi racconti una storia della buonanotte?” 

“Ma non avevi sonno?”

“Si ma se mi racconti una storia è più facile per me addormentarmi” ancora una volta, era stato messo all’angolo dalla logica una bambina che aveva quasi un quarto dei suoi anni.

“Va bene, che genere di storia vorresti ascoltare?"

“Voglio che mi parli di mamma e papà” 

Yuta rimase per qualche secondo in silenzio. Quello era un argomento tabù, del quale chiunque sembrava restio a parlare. Era stata la decisione migliore, presa per salvaguardare Sayuri e il suo futuro. Nessuno avrebbe mai dovuto conoscere quali particolari circostanze avevano portato al suo concepimento e alla sua nascita.

Con il passare del tempo però la bambina aveva iniziato ad interrogarsi sui propri genitori. La cosa era peggiorata quando aveva iniziato a confrontarsi con i propri coetanei. Yuta sapeva che non avrebbe potuto crescerla per sempre in una gabbia dorata. Doveva viaggiare e conoscere il mondo. In quel momento però lui non si sentiva ancora pronto per affrontare un discorso simile. Era troppo presto.

Sayuri veniva spesso paragonata a Satoru sia dagli anziani del Clan che dalla maggior parte di quei pochi stregoni che avevano avuto il privilegio di incontrarla. Quella bambina era cresciuta nella leggenda di Satoru Gojo, quel padre che non aveva mai incontrato e che aveva imparato a conoscere tramite quei racconti. Diverso era per sua madre. Nessuno sembrava possedere informazioni su di lei oppure propenso a parlarne.

“Megumi fa sempre una faccia orribile quando gli chiedo di raccontarmi qualcosa sulla mamma” Yuta faticò a trattenere una risata, simulando un colpo di tosse.

Fushiguro era sempre stato il secondo preferito di Sayuri. Se Okkutsu ricopriva la figura più simile a quella di un genitore, il leader degli Zenin era stato eletto a fratello maggiore. Era da lui che Sayu si recava quando aveva bisogno di supporto o di aiuto per ottenere ciò che Okkutsu rare volte gli negava.

“Diciamo che a Megumi non è mai piaciuta molto tua madre” era una mezza verità che però la bambina non sembrò accettare. Gonfiò le guance esibendosi in un’espressione che gli ricordò proprio quel genitore.

“Perchè non mi volete dire niente” un leggero spostamento d’aria avvertì Yuta della pericolosità della situazione. Era accaduto solo un paio di volte in passato, quando Sayuri si arrabbiava perdeva il controllo della propria immensa energia malefica che finiva con il danneggiare ogni cosa nel raggio di chilometri. Non voleva rischiare un incidente nel cuore della notte.

“Ok mi arrendo. Vediamo Sayu, cosa sai sui tuoi genitori?” provò a tergiversare, sperando che la stanchezza avrebbe avuto la meglio sulla curiosità della bambina,

“Che papà Satoru era lo stregone più forte ma credo che anche mamma lo fosse, Yuji ha detto qualcosa sul fatto che una volta gli avesse strappato il cuore ma non credo di aver capito in che senso”

Yuta alzò gli occhi al cielo, maledendo Itadori e la sua lingua lunga. Sayuri aveva una memoria di ferro, soprattutto per fatti che riguardavano la propria famiglia, ovviamente non poteva essersi lasciata scappare quel curioso particolare.

"Sì, era uno stregone” concesse. Sayu si fece più attenta, sporgendosi con il viso contro il suo orecchio.

“Sapevo che era un lui” esclamò soddisfatta battendo le mani. Yuta non si era accorto del proprio errore, forse colto dalla stanchezza fisica ma soprattutto mentale accumulata durante quella giornata. Esorcizzare maledizioni era una passeggiata se paragonato al crescere una figlia. Soprattutto se intelligente come Sayuri.

“E come.. no lasciamo perdere. Fammi indovinare, Itadori?” la bambina annuì, 

“Erano i più forti vero?” domandò dopo qualche secondo di silenzio, giocherellando con i propri piedi, muovendo le coperte.

“Si, lo erano” non aveva motivo o senso negare

“Raccontami qualcosa di loro, Yuta” lo pregò prima di venire colta dall’ennesimo sbadiglio. 

Okkotsu ci pensò per qualche secondo. Non serviva che Sayuri conoscesse proprio tutta la storia, avrebbe potuto estrapolarvi solo il meglio, ciò che vi era di buono, trasformando quel racconto per adattarlo alle orecchie di una bambina così piccola. 

“Yuta per favore” ancora una volta, quelle iridi dal colore impossibile non gli lasciarono via di scampo. 

“Va bene Sayu, ti racconterò dei tuoi genitori. Forse potrà sembrarti una specie di favola, ma non lo sarà. Questa notte ti narrerò dello stregone più potente della storia e di come il suo destino abbia finito con l’intersecarsi con quello dello stregone più forte della nostra epoca.”  

“Come si sono conosciuti? Dove? Si sono innamorati subito?” 

Yuta le sorrise, allungando una mano per accarezzarle i capelli biondissimi.

“Direi di iniziare dal principio e di cominciare proprio con tua madre, il suo nome era Ryomen Sukuna”

 

 
  
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