Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: EleWar    06/10/2023    4 recensioni
In ogni indagine bisogna raccogliere delle prove per scoprire la verità. Anche se a volte la verità è davvero sotto il nostro naso.
Un'altra pazza avventura per i nostri eroi di sempre!
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Cap. Peace & Love
 
 
“Quell’idiota di un Ryo!” sbuffò Kaori, avanzando con passo marziale lungo il vialetto lastricato del giardino.
 
Si stava dirigendo a grandi passi verso la piscina scoperta dell’hotel, e la rabbia e lo sdegno la rendevano bellissima al chiaro di luna.
 
“Ha fatto lo stupido tutto il giorno con la cliente, e non si è nemmeno accorto del mio costume nuovo… Bah, che scema che sono, a stare ancora appresso a lui.”
 
I due sweeper erano stati ingaggiati da un’attricetta emergente, che lamentava le attenzioni ossessive di un suo fan; non era ancora propriamente convinta dell’identità dello stalker, forse era addirittura un suo ex, o un regista con cui aveva avuto una breve relazione clandestina.
La sua abituale disinvoltura nelle faccende amorose, la rendeva pericolosamente oggetto di manie di possesso, e infatuazioni morbose, da parte dei numerosi pretendenti, invischiandola invariabilmente in relazioni complicate e ad alto tasso di pericolosità.
Neanche a dirlo che fosse notevolmente attraente, e la sua predisposizione verso l’altro sesso, la leggerezza del vivere - che la portava affrontare anche il lavoro come un immenso gioco - ne facevano la preda ideale anche per quel marpione di Ryo Saeba, al quale non era parso vero di accettare questo incarico.
 
Tra l’altro, niente di più facile!
 
Si trattava, semplicemente, di tenerla sottocchio e al sicuro, lì, in quel resort da favola, dove erano in corso le riprese di una commediola romantica, in cui lei recitava come protagonista, almeno finché non avessero scoperto chi fosse il misterioso e inopportuno ammiratore.
Nel frattempo, i City Hunter si sarebbero goduti quella specie di vacanza, anche perché, al momento, il tizio in questione si era limitato a poche sporadiche lettere minatorie, traboccanti minacce e dichiarazioni d’amore, e c’era poco o nulla da fare, e allo sweeper non restava altro che flirtare allegramente con la stessa cliente.
Questo era il programma che Ryo aveva pensato per loro, almeno per lui, soprattutto, perché ovvio Kaori aveva tutt’altri piani, e di sicuro i suoi sarebbero stati totalmente più formali e professionali, rispetto a quelli dello smanioso socio in affari.
 
Kaori aveva tenuto a bada la sua gelosia per tutto il giorno, ed ora aveva proprio bisogno di scaricarsi i nervi, senza dover distruggere il cranio di quell’invertebrato di Ryo, a suon di martellate.
Niente di meglio di una nuotata distensiva, in completa solitudine, in una bellissima piscina deserta, in piena notte.
 
Era ormai giunta quasi a bordo vasca, e si era già levata le ciabattine infradito; l’ultimo tratto lo aveva percorso a piedi nudi, deviando sulla fresca e rorida erba del prato tutto intorno.
Amava quella sensazione, le sembrava quasi un ritorno alla terra, alla natura, e già solo questo la metteva di buon umore, le rinfrancava lo spirito.
 
Non appena si tolse l’accappatoio, fu invasa dalla frescura della sera: l’aria umida delle notti d’agosto, la percorse lungo la pelle nuda ed ebbe un brivido.
Dall’acqua salivano leggere nuvolette di calore, a significare che la temperatura in vasca era leggermente più alta dell’esterno; sarebbe stato comunque rigenerante tuffarsi in quel liquido dai toni azzurrini, e una bella serie di vasche, l’avrebbe tonificata a puntino.
Insieme alle tossine, avrebbe eliminato anche tutti i malumori del caso, e stornato i cattivi pensieri; pregustava già la doccia calda che ne sarebbe seguita, e la meritata dormita che inseguiva da qualche sera ormai.
 
Gettato il morbido indumento sulla prima sdraio a disposizione, raggiunse il trampolino, e dopo un paio di saltelli, si tuffò in acqua protendendo le braccia, come una tuffatrice provetta.
Il corpo slanciato e armonioso descrisse brevemente un arco, prima di scomparire sott’acqua, fra gli spruzzi e la schiuma.
Sfruttando la spinta iniziale, nuotò radente al fondale, ed era piacevole e strano, insieme, sentirsi schiacciare dall’enorme massa d’acqua che le premeva sul dorso, ma non ebbe paura: l’aveva fatto decine di migliaia di volte, glielo aveva insegnato anni prima un istruttore di immersioni, e lei vi ricorreva quando, come in quel frangente, aveva una piscina tutta per sé.
Era un piccolo, quasi insignificante trucchetto, che custodiva gelosamente, di cui non aveva mai parlato nemmeno con Ryo.
Invidiava Ryo per il suo sconfinato sapere, per la conoscenza di tante tantissime cose, che spaziavano dal saper accendere un fuoco con un semplice legnetto, a come arrampicarsi lungo una parete liscia, passando dall’abilità di riuscire a sparare in sequenza e fare sempre invariabilmente centro, pilotare qualsiasi mezzo semovente che non fosse un aereo, però.
C’era qualcosa che Ryo davvero non sapesse fare, a parte relazionarsi in maniera seria e da adulto con le donne?
Forse c’era, e puerilmente Kaori pensava che questa fosse una di quelle; non sarebbe stata di certo lei ad insegnargliela, era una capacità tutta sua, qualcosa di cui andare fieri.
 
Aveva percorso quasi due terzi della vasca, quando, sentendo ormai il bisogno di riemergere per prendere fiato, decise di puntare verso la superficie.
Quando la testa fu fuori dall’acqua, prese un bel respiro, e senza mai fermarsi, coprì la distanza che la separava dal bordo, con ampie ed energiche bracciate.
 
Si sentiva finalmente bene; quella nuotata la stava riconciliando con sé stessa; il sangue fluiva leggero, il cuore pompava con energia; lo sforzo vivificava i muscoli delle braccia e delle gambe, e i polmoni si riempivano e svuotavano d’aria, con efficiente potenza.
Intimamente si compiacque per la magnifica idea avuta; in fondo sarebbe stato deleterio per lei continuare a restare in camera con la cliente, masticando amaro, imprecando contro quel bastardo di Ryo che non riusciva a starsene buono e tranquillo, e soprattutto non riusciva più a dissimulare il suo disagio davanti a quella bomba sexy della tipa.
Kaori, non per la prima volta, pensò che era quasi ingiusto che la cliente fosse perseguitata a causa della sua bellezza, attirando ogni sorta di uomo, mentre lei, che era innamorata di uno e uno soltanto, dovesse sempre sgomitare ed arrabattarsi per attirare la sua attenzione.
 
Nel frattempo era quasi arrivata alla fine della vasca, e, toccato il muro, si sarebbe rigirata e avrebbe fatto il tragitto inverso, continuando a nuotare ancora; era troppo carica per smettere così presto, voleva stancarsi, voleva uscire di lì esausta.
Tuttavia, quando giunse al limite del bordo, un’ombra le fece alzare gli occhi, e si trovò davanti un paio di gambe muscolose, leggermente divaricate, che torreggiavano sopra di lei.
 
C’era un uomo che, apparentemente, la stava aspettando; era scalzo, indossava solamente un paio di boxer rossi, le braccia conserte sopra il torace massiccio; Kaori non ebbe bisogno di guardarlo in viso per sapere chi fosse; l’avrebbe riconosciuto anche al buio pesto.
Era Ryo, chi altri?
 
I bassi lampioni globulari, dalla luce lattiginosa, spandevano macchie luminose quasi raso terra, ed erano più decorativi che utili all’illuminazione; gettavano ombre fantasmagoriche tutto intorno.
Mentre i fari, posizionati sul fondo e ai bordi della vasca, invece, irradiavano una luce fredda e azzurrina, facendo della piscina, di fatto, un’enorme pozza di chiarore, nel bel mezzo del buio del giardino.
 
Ryo era quasi in penombra, ma Kaori conosceva fin troppo bene il suo corpo, per non immaginarselo così, come doveva essere.
Il socio aveva un fisico da urlo, era atletico, tonico, con i muscoli al punto giusto; era forte, ma non pesante, era anche tremendamente sexy, e in quella posizione virile, sprigionava testosterone da tutti i pori.
Anche con quella scarsità di luce, Kaori riusciva a vedere i suoi occhi magnetici che la stavano fissando e frugando in ogni dove; se Ryo avesse assunto il suo solito sorrisino derisorio, non si sarebbe stupita affatto. Per l’ennesima volta pensò che avrebbe tanto voluto rifilargli una bella sberla, a quella sua faccia da schiaffi, e un misto di rabbia e attrazione le fece avere un movimento di stizza.
 
Kaori, tirando fuori le braccia, si aggrappò al bordo, e scuotendo la testa dai corti capelli bagnati, con un sospiro rassegnato ed esasperato insieme, gli chiese:
 
“Che ci fai qui?”
 
La sweeper aveva sperato di godersi quel momento in santa pace, in totale solitudine, perché, se stare in compagnia di Ryo significava litigare o arrabbiarsi, allora preferiva restare da sola.
Era profondamente irritata con lui, e non lo voleva vedere, non quella sera; come al solito lui riusciva a rovinare sempre tutto, aveva una naturale propensione a giungere nei momenti meno indicati.
Non ne faceva mai una giusta.
Si chiese se non fosse intenzionale la cosa.
 
In ogni caso, Kaori gli puntò gli occhi in viso, e Ryo fu percorso da un brivido inatteso.
Era andato a cercarla con l’intenzione di stuzzicarla un po’, e pregustava già il divertimento che ne sarebbe seguito, bisticciando con lei; era così adorabile quando s’infuriava con lui!
Non aveva messo in conto però che, vedendola in costume da bagno, con i capelli bagnati, al chiaro di luna, lui potesse sentirsi così turbato ed eccitato, tanto da non riuscire a spiccicare parola.
Era così bella ed attraente Kaori!
Il suo corpo, la sua sola presenza, avevano il potere di attirarlo come una falena incontro alla luce; sapeva che si sarebbe scottato.
Faceva sempre più fatica a controllarsi, e una parte di sé, per orgoglio, ancora le resisteva, perché non voleva arrendersi all’evidenza che la socia aveva un’enorme presa su di lui, e che davanti a lei veniva meno la sua volontà.
 
Lo strano mutismo del socio, dovuto all’imbarazzo dissimulato, però, esasperarono Kaori, che, spazientita, reiterò la domanda:
 
“Allora? Si può sapere perché sei venuto qui? Non dovevi rimanere con la tua bella cliente? Vi ho pure lasciati soli, eri libero di fare ciò che più ti piace …” finì in tono alterato.
 
A quel punto Ryo si piegò sulle ginocchia, accucciandosi quel tanto da permettergli di avvicinarsi di più a lei; così facendo il riverbero dei faretti della vasca gli illuminarono il viso, e Kaori vide che stava ridacchiando con aria sorniona; quasi avrebbe voluto afferrarlo per una gamba e tirarlo giù, in acqua, pur di cancellargli quel sorrisino da presa in giro.
Lei sbuffò.
 
Ma Ryo era troppo soddisfatto della reazione che aveva provocato in Kaori, e sempre senza smettere di guardarla, prese a dire, in tono strascicato:
 
“In realtà mi aveva così tanto stancato, che l’ho piantata nella sua stanza.”
 
Di fronte a questa inaspettata ammissione, Kaori spalancò i suoi occhioni; era inconcepibile che Ryo dicesse e facesse una cosa del genere, sia perché la tipa si era dimostrata totalmente disponibile, sia perché così veniva meno al suo impegno di proteggerla, e tenerla sotto controllo.
Ryo, immaginando la sequenza dei pensieri della partner, scelse di chiarire solo il secondo punto:
 
“So cosa stai pensando, ma no, non l’ho abbandonata a sé stessa. Visto che era passato a salutarti Mick, e non ti ha trovata, gli ho chiesto se mi faceva il favore di occuparsi della cliente, perché io avevo di meglio da fare…” e le indirizzò uno sguardo da predatore.
 
“Non-non dirai sul serio!?” balbettò la socia, che era andata a fuoco sentendo quell’intrinseca ammissione, per giunta detta con quel tono.
 
Iniziò a sudare, e si augurò che Ryo non se ne accorgesse.
Dannazione, pensò, quel bastardo quando ci si metteva era proprio un… un idiota!
Lui lo sapeva molto bene che effetto facesse a Kaori, e si divertiva un sacco a turbarla, con quei modi da seduttore; e lei, lei faceva una fatica improba a non cedergli, o meglio, a non saltargli addosso e a fargli vedere chi era Kaori Makimura.
E comunque, in quel momento era troppo arrabbiata con lui, per mettersi a flirtare come se niente fosse; si era comportato pessimamente con lei e non voleva sentir ragioni.
 
“Certo che dico sul serio!” le rispose quindi l’uomo, finendo per sedersi sul bordo della vasca, a gambe incrociate “Cosa c’è di meglio che una bella nuotata tonificante, magari in compagnia della mia socia?”
 
“Non prendermi in giro!” sbuffò la ragazza allontanandosi dal bordo, cosa che permise al suo partner di immergere le gambe nell’acqua. “Non sarà mica che la tipa ti ha rifilato un bel due di picche?”
 
“Ah cara la mia socia, davvero mi reputi incapace di vincere anche le peggiori tentazioni?” e dicendolo, scivolò  in acqua, andando a trovarsi faccia a faccia con lei “E comunque la cliente è troppo petulante per i miei gusti, e non so cosa ci trovino tutti questi uomini in lei. A me piacciono di più le donne di carattere, di spessore…” e avvicinandosi pericolosamente al suo viso, le disse in un sussurro “… a me piacciono le donne…come te.” E la baciò.
 
Kaori, che per tutto il tempo aveva combattuto con il magnetismo animale del partner, e aveva vissuto con un senso di pericolo il suo avvicinarsi, non si stupì affatto quando finirono per fare…ciò che gli veniva così tanto bene fare.
Loro erano così, irrimediabilmente innamorati e incapaci di resistersi.
La passione li travolse in un attimo, e il bacio si fece subito intenso e approfondito; Kaori gli si avvinghiò al collo, attirandolo naturalmente a sé, mentre Ryo si strinse al suo corpo, come a volerne sentire il calore e la pelle nuda sulla propria pelle.
 
Ad un tratto, però, Kaori si staccò all’improvviso, allontanandolo con forza; Ryo la guardò dapprima sbalordito, ma poi il solito sorriso strafottente gli si dipinse sul viso.
 
“Dai, Sugar non fare così!” Le sussurrò, cercando di riguadagnare la sua bocca, ma lei nuovamente lo respinse.
 
“Eh no bello mio, non è così che funziona!” Gli disse Kaori, cercando di sembrare più arrabbiata possibile: in realtà lo era eccome, eppure era così difficile non cedere alla voglia di continuare a baciarlo, e tutto il resto.
Non voleva dargliela vinta!
 
“Ma come no!” ribatté l’uomo, col suo solito sorriso irridente “Quante volte abbiamo fatto pace così?”
 
“Ecco, hai detto bene, troppe volte abbiamo risolto i nostri litigi in questo modo…”
 
“E perché questa volta dovrebbe essere diverso?” le domandò Ryo, che era riuscito a riavvicinarsi, e le stava tormentando il collo di infiniti baci tentatori.
 
Kaori per un attimo chiuse gli occhi, desiderosa di lasciarsi andare al suo amante: non riusciva a resistergli, tuttavia riuscì a riprendersi in tempo, e bloccandogli la testa con entrambe le mani, gli girò il viso così da poterlo guardare dritto negli occhi.
L’uomo dovette cedere; sapeva benissimo che la socia aveva ragione, eppure lui ci provava sempre a farsi perdonare alla sua maniera.
Era ancora più intrigante riuscire a sedurla, riducendo la sua rabbia e la sua frustrazione, in passione travolgente; anzi, era enormemente esaltante, perché lei trasfondeva la voglia di rivalsa in pura energia sensuale, e lui non poteva che esserne felice.
In realtà, quando ci pensava, si diceva che era veramente un bastardo, nel senso che effettivamente continuava a comportarsi da scemo, era il solito lavativo, pigro e negletto quando era in casa, il solito maiale in calore quando erano in giro, e ogni tanto qualche battutaccia gliela rifilava ancora.
Però, ovviamente, non faceva nulla di tutto ciò con vera convinzione: erano finiti i tempi in cui correva dietro a tutte le belle donne solo per farsele, ciononostante gli piaceva troppo ricorrere a quel suo lato demenziale, e soprattutto gli piaceva oltre ogni dire provocarla e farla infuriare.
Amava, però, anche la dolcezza, e la tenerezza che Kaori sapeva usare nei suoi riguardi, e che aveva scoperto non appena avevano fatto il grande passo; per non parlare della sua sensualità dentro e fuori il letto.
Erano nati per stare insieme, e non avrebbe potuto trovare partner migliore come la sua Kaori.
La loro intesa era sempre alle stelle.
 
Adesso, però, amoreggiare non sarebbe servito; con la cliente aveva fatto chiaramente l’idiota, e immaginava che il litigio, che era nell’aria, avrebbe avuto un epilogo più serio e meno appagante di tutte le altre volte.
Dentro di sé sospirò: odiava essere un adulto serio e responsabile.
 
Quando Kaori fu sicura di aver la completa attenzione del fidanzato, spentosi il luccichio nei suoi profondi occhi neri, affrontò la questione:
 
“Ryo, io non capisco perché continui a comportarti in questo modo. Se dici di amarmi, perché ci hai provato anche stavolta con quella, con quella…”
 
“Fumi…” suggerì il socio.
 
“So benissimo come si chiama!” sbottò la ragazza, e Ryo si redarguì mentalmente: meglio non peggiorare la situazione; erano partiti così bene, sentiva ancora il sapore delle labbra di Kaori sulle sue, ce l’aveva davanti bellissima in quel suo costume intero blu notte, i capelli bagnati… diamine, erano immersi nell’acqua di una piscina deserta, in piena notte!
Era il posto perfetto per fare l’amore, e invece eccoli lì, a bisticciare come una vecchia coppia.
Inutile dire che era sempre colpa sua.
Sperò di venirne a capo presto, perché davvero era difficilissimo averla così vicino e ragionare lucidamente; era veramente troppo per lui.
 
Kaori riprese:
 
“Tutto il giorno hai fatto il galletto con la cliente, e non mi hai degnato di un solo sguardo…” e la sua voce s’incrinò leggermente, scossa dal dispiacere “Avevo comprato anche questo costume nuovo e tu…”
 
“Hai ragione Sugar!” l’interruppe lui “Sono un cretino fatto e finito, e tu hai tutto il diritto di avercela con me.”
 
Kaori sussultò, non era preparata alla sua facile capitolazione; si augurò che fosse perlomeno sincero.
 
Lo sweeper proseguì dicendo:
 
“Il fatto è che, da quando ci siamo messi insieme e abbiamo deciso di tenerlo nascosto, per mantenere una qualche parvenza di come ero prima, devo continuare a comportarmi da marpione… ma tu lo sai che amo solo te!”
 
“Ti sei fatto prendere un po’ troppo la mano…” borbottò la ragazza, quasi sul punto di cedere.
 
“E comunque, l’avevo visto benissimo il tuo costume, e anzi ho pensato che sei uno schianto con quello, e che non vedevo l’ora di togliertelo!”
 
“Ma smettila!” sbottò lei dandogli una leggera spinta.
 
Ryo ridacchiò, poi le si fece più vicino e continuò, abbassando pericolosamente il tono della voce:
 
“Forse dovremmo rivedere i nostri accordi, socia” e calcò sulla parola socia “Non si può avere tutto… “
 
“Che-che cosa vuoi dire?” balbettò la giovane, che faticava enormemente per restare concentrata ed arrabbiata, come aveva deciso di essere.
 
“Voglio dire che… che se vuoi che non si sappia di noi due, allora devi anche accettare che io continui a fare lo scemo, per dissimulare..”
 
Kaori era già pronta a dire la sua, ma lui le pose un dito sulle labbra per farla tacere, e continuò dicendo:
 
“Lo so, lo abbiamo deciso insieme… e devo ammettere che fare tutto di nascosto mi eccita tantissimo, anche se…” e si lasciò andare ad un lungo sospiro “Sono pronto a venire allo scoperto.”
 
Kaori fece tanto di occhi, non gli sembrava vero che Ryo fosse giunto a quella decisione.
Quando avevano fatto il grande passo, di comune accordo, avevano deciso di tenere segreta la loro relazione, sia perché erano totalmente impreparati a gestirla e non volevano ingerenze esterne – i loro amici negli anni si erano dimostrati fin troppo presenti nelle questioni di cuore dei due City Hunter – sia perché un po’ temevano che la loro unione li avrebbe indeboliti, agli occhi dei balordi del giro, piuttosto che rafforzare la fama degli sweeper.
E come sempre accade, la situazione si era cristallizzata, e non avevano più trovato il tempo e il modo di cambiarla, loro che avevano davvero tempi biblici per attuare un qualsiasi cambiamento.
E, se come diceva Ryo, la segretezza aggiungeva sale alla loro storia d’amore, allo stesso tempo lo costringeva – con suo sommo dispiacere, sì come no – a continuare a recitare la parte del mandrillo infoiato, che sbava dietro ogni donna, esasperando la socia ed esacerbando la sua atavica gelosia.
In ogni caso non avrebbero potuto continuare a lungo così, e questo lo sapevano entrambi.
Ryo sembrava finalmente cresciuto, pronto ad assumersi le sue responsabilità.
 
“Va-va bene allora…” riuscì solo a dire la sweeper “Concluso il caso, lo annunceremo ai nostri amici, allora.”
 
“Oh, basterà dirlo a quella pettegola di Mick, non appena rientreremo in albergo, e in un nanosecondo lo saprà tutta Tokyo!” esclamò Ryo ridendo.
 
“Hai ragione!” convenne la socia, fra le risate.
 
Poi tornarono entrambi seri, e Ryo guardandola con occhi penetranti e magnetici, le sussurrò:
 
“Però io voglio fare pace con te…”
 
A quel punto Kaori si sentì percorrere da un lungo brivido caldo; si fece languida e recettiva; non voleva fare la prima mossa, e sperava che fosse lui a farla, lo desiderava con ogni cellula del suo corpo.
 
Ryo si avvicinò ulteriormente, e le posò entrambe le mani sui fianchi; lei istintivamente avanzò verso di lui, fino a far combaciare i bacini.
 
“Mi piace far pace con te…” disse ancora Ryo, e un secondo dopo la stava baciando nuovamente sul collo e sulla base delle spalle.
 
Kaori buttò la testa all’indietro, offrendosi totalmente a lui, sospirando di piacere, mormorò:
 
“Anche a me piace fare la pace…”
 
“Già, il bello di litigare con te è che poi…”
 
Ma Ryo non finì la frase, perché Kaori si appropriò delle sue labbra e gli ordinò:
 
“Avanti, baciami idiota!”
 
 
 
 
Ed eccomi tornata, dopo tanto (?) tempo. Anche se devo ancora finire di rispondere ad alcune rec, e spero di poterlo fare quanto prima, ma fra la fine dell’estate e la ripresa del lavoro, ho avuto un periodo un po’ movimentato – che non si è ancora stabilizzato.
Morivo dalla voglia di postare, però, questa fic scritta per gioco e per piacere personale.
Io mi sono divertita un sacco a scriverla, mi ha fatto passare delle belle ore spensierate, ed ora che è finita, spero che svaghi anche a voi.
Vi abbraccio tutti
Eleonora

 
   
 
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