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Autore: Enchalott    15/10/2023    3 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
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Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un’insolita asheat.
 
Gli istanti che precedevano l’alba erano silenzio, la foschia si allacciava alle caviglie in aliti bagnati, gli alberi allungavano al cielo perlaceo i rami ancora spogli.
Shaeta si fermò a qualche metro dalla tenda, il fiato corto per la corsa, pregando che Dasmi fosse immersa nel sonno. Quando vide il chiarore delle lampade filtrare dai tendaggi ebbe un tuffo al cuore. Si avvicinò di soppiatto, reggendo la frutta racimolata per scongiurare le sue ire e imprecò contro Valka, che non l’aveva tirato giù dal materasso: era sparito chissà dove, abbandonandolo alla frustrazione e al ritardo.
Una voce maschile proveniente dall’alcova lo bloccò: si rattrappì nella penombra, sbirciando tra i tendaggi.
 
Kayran indossava la casacca sbottonata: sul petto muscoloso campeggiava una fenice ardente, omaggio a Belker e indice dell’elevato grado di presunzione. Il sorriso rivolto alla promessa sposa, nuda tra le coltri, non coinvolgeva gli occhi di smeraldo.
«Domani prova a indossare qualcosa che non sia l’uniforme» intimò gelido.
«Non ho portato il guardaroba raffinato per combattere.»
«Allora procuratelo. Sosterremo la prima asheat, apprezzerei essere omaggiato con la tua femminilità anche fuori dal letto.»
«Quando ti ho scelto per l’iniziazione non ti sei lamentato del mio essere marziale.»
«Ora sono io a scegliere, le obiezioni mi indispettiscono. Il tuo corso nell’armata si esaurirà con le nozze, accontentami e non avrai di che pentirti.»
«Mia madre è un generale dei cieli e ciò non è considerato un problema.»
«Io non sono Raslan! Taygeta è vanto per l’armata, ovvio che le sia stata concessa la carriera! Non è il tuo caso.»
Dasmi si raddrizzò a sedere, la chioma scompigliata dalla notte movimentata.
«Ho il consenso per ripetere l’esame! Otterrò i gradi!»
«È fuori questione. Non getterai discredito sul mio clan. Tornerai a Mardan e metterai al mondo i miei figli, il titolo di capitano è più che sufficiente allo scopo.»
«Posso essere moglie e cavaliere alato! Io non ti chiedo di rinunciare alla politica!»
Kayran tornò sui suoi passi e l’afferrò per i capelli.
«Forse non mi sono spiegato. La tua voce in capitolo è meno di un sussurro, posto che mi interessi quanto hai da dire. Dovresti ringraziarmi per averti prediletta anziché mettere alla prova la mia pazienza.»
Dasmi si divincolò ma fu costretta in una posa innaturale.
«Perché mi sposi, se mi ritieni inferiore?»
«Oltre a sfoggiare una splendida moglie di sangue daamakha?» rise lui beffardo «Quando ti ho fatto scendere il veleno negli artigli, mi sono divertito parecchio. Non eri la prima e dopo di te ho avuto altre donne, eppure nessuna mi ha dato un piacere tanto intenso. Voglio un erede ma non intendo annoiarmi. Nella mia posizione il tradimento non è contemplato, dunque dimenticherò la tua scarsa perizia bellica a favore dell’appagamento carnale. Ho centonovant’anni, desidero possedere una femmina che non sia solo dovere verso il clan.»
«Mi stai insultando!»
«Se le mie parole non ti garbano, costringimi a ritirarle.»
Alla provocazione la ragazza gli piantò un gomito tra le costole, tentando di abbatterlo. Kayran incassò e contrattaccò. Le afferrò i polsi e la costrinse sotto di lui con crudele soddisfazione.
«Quando resisti mi piaci di più. Adoro dimostrare che sono più forte, sentirti gemere di appagamento e terrore.»
«Un… un Khai non ha paura!»
«Davvero? Mi è parso di avvertirla mentre ti possedevo, che mi sia sbagliato? Tsk, è meglio verificare.»
«Lasciami! Non voglio!»
Un attimo dopo era dentro di lei, una mano stretta al suo collo, l’altra a stimolarla, indifferente alle rimostranze. Sapeva che le avrebbe fatto male, che il piacere sarebbe stato indotto dal movimento e non dalla reciprocità dell’atto.
«Ho sentito che un certo guerriero di terz’ordine ti ha viziata. Ti mostrerò come agisce un maschio khai in modo che tu possa diventare la mia degna compagna. Tua madre si è molto raccomandata in merito.»
Dasmi gli piantò gli artigli nella schiena ma non ottenne altro che incentivarne il desiderio. Nella morsa capì come fosse sentirsi inerme, cosa significasse prevaricare una creatura più fragile e si detestò per essersi identificata in essa. Chiuse gli occhi, scacciò la considerazione mortificante e finse di non sentirsi umiliata, sperando di udire il grugnito liberatorio che avrebbe posto fine all’amplesso.
Finalmente Kayran si staccò, l’espressione di odiosa soddisfazione di chi ha ottenuto senza fatica.
«Sì, hai paura» mormorò leccandosi le labbra «Non temere, sarà il nostro segreto. Penserò io a proteggerti, nel mio palazzo, nel mio talamo, sarai al sicuro.»
 
Shaeta avvertì i sudori freddi e strinse la cesta fino a farsi sbiancare le nocche. Si stupì di non provare soddisfazione per il trattamento subito dalla donna che da mesi lo maltrattava, piuttosto fremeva d’indignazione.
Non so come funziona tra demoni ma un “no” è universale. L’ha stuprata e io non…
Riferire a Valka sarebbe stato indurlo a scontrarsi con Kayran e quindi a patire un castigo severo, magari letale, a prescindere dall’esito.
Quel bastardo è un pezzo grosso, è sicuro della propria immunità altrimenti…
Inutile correre da Taygeta o da Sheratan: la prima era parte in causa, lo avrebbe tacciato di menzogna, il secondo avrebbe esibito disprezzo, non compassione per la debolezza di uno dei suoi sottoposti.
Devo parlare con Mahati e non so quando tornerà! Dannazione!
Comprese di essere l’unico appiglio e ne sentì la pressione. Inalò l’aria, identificando in sé un nodo di coraggio e forza che risultò inconsueto. Uscì dal riparo nel momento in cui il reikan scostava la tenda: lo sguardo gelido gli perforò il petto.
«Prostrati al suolo, shitai
«Non sono un sottomesso.»
Kayran squadrò l’uniforme scarlatta e i tratti minkari come un connubio assurdo.
«Resto un tuo superiore! Inchinati!»
«Rispondo solo al Kharnot o ai miei tutori. Voi non lo siete.»
«Cosa!? Lurido moccioso, ti insegno io come ci si rivolge a…»
«Kayran» Dasmi sbucò dai tendaggi avvolta nel lenzuolo sgualcito, la chioma petrolio che ricadeva sul viso tirato «Il ragazzino è sotto la mia custodia, ordini del Šarkumaar. Lascialo perdere, ti provoca apposta. Penserò io a inculcargli il giusto rispetto.»
«Chi diavolo sarebbe?»
«Il principe ereditario dell’Irravin» s’intromise Shaeta «Fiero di portare il retaggio dei miei avi e la divisa di un grande avversario.»
Non aveva mai avanzato il titolo in una presentazione. Dasmi rimase a bocca aperta, mentre il reikan non colse la sfumatura irrisoria e liberò una risata sprezzante.
«Ingozzati pure di illusioni, shitai. Non scordare di guardarti le spalle.»
«I veri Khai attaccano sempre di fronte.»
Le iridi verdi di Kayran si accesero d’ira, ma si limitò a salutare la promessa sposa con un bacio lascivo.
«Fatti crescere i capelli» le impose prima di uscire.
Shaeta lo osservò allontanarsi, domandandosi donde fosse sortito l’ardimento o meglio l’incoscienza di ribattere a quella maniera.
Con somma sorpresa Dasmi non impugnò la frusta come aveva lasciato intendere, anzi sbocconcellò la frutta senza lamentarsi. Sulle spalle e sul collo spiccavano vistose tracce di zanne e i polsi esibivano cerchi violacei.
Non credevo che le guerriere khai fossero delicate o patissero…
I pensieri convogliarono sul drammatico racconto di Evlare, riportando alla mente i sentimenti che gli avevano fatto giurare di diventare un uomo per difendere la sua gente: la collera raddoppiò. Riempì la vasca, scosso sensazioni in conflitto.
Dasmi non è Minkari.
«Prenderai freddo» borbottò al suo indirizzo.
La ragazza annuì senza eccepire, come se all’improvviso avesse smarrito l’indole aggressiva. Abbandonò il telo e si diresse al bagno incurante della nudità. Il principe distolse l’attenzione, ma fece in tempo a notare i segni rossi sui fianchi e sui seni. La voce gli uscì priva di filtri, rabbiosa.
«È stato lui?»
Per la prima volta da quando si erano incontrati, lei occultò il proprio corpo: affondò nell’acqua e l’espressione abitualmente irata emanò desolazione e vergogna.
«Lieta di constatare che tu sia guarito dal tuo puerile imbarazzo» replicò corrosiva.
«Non mi hai risposto.»
«L’amplesso tra Khai lascia tracce del diletto condiviso.»
«Con Valka non è mai successo… e non raccontarmi che non ti è piaciuto.»
«Non hai mai avuto una donna e pretendi di giudicare! Impicciati degli affari tuoi!»
Shaeta incrociò le braccia sul petto, troppo adirato per impressionarsi.
«Non ho mai fatto l’amore… ehm sesso, tralasciamo l’ahaki che tanto vi disturba. Ciò non comporta che non sappia quanto sia lecito e quanto no!»
Dasmi aggrottò la fronte, gli occhi lampeggiarono furibondi.
«La sola idea di venire a letto con me ti ha gettato nel panico e ora ti ergi a maestro! È un’imbeccata di Valka? Ti ha chiesto di spiarmi?»
«Persino un demente capirebbe che il tuo fidanzato è un cane bastardo! Perché non mostri i lividi al Kharnot? Scommetto che non gli apparirebbero la norma!»
«Non ti permettere…!»
«E non ero nel panico! Desidero un ricordo gradevole della mia prima volta, tu mi avresti usato per ferire un uomo e allontanarne un altro! Prova a biasimarmi!»
Dasmi si sentì più fragile che mai. Un sottomesso, un ragazzino che fino al giorno prima aveva pianto e incassato botte per l’incapacità di difendersi, la compativa e, tra le righe, le offriva un sostegno.
Piuttosto mi faccio ammazzare!
«Commovente» ringhiò tra le zanne «Mi hai sentito dire ho patito l’impeto di Kayran?»
Shaeta abbassò le braccia, ma il volto scuro palesò altri pensieri.
«Va bene, io sono stupido e tu sei una sposina felice. Qual è il prossimo argomento su cui prenderci in giro?»
Lei non rispose, ultimando il lavacro con una certa veemenza. Quando passò il panno sui lividi ebbe un sussulto e l’insofferenza del principe aumentò.
Se non fosse una tale, presuntuosa testarda…
Le porse il telo con un moto iroso che qualche mese prima non avrebbe osato. La ragazza non lo degnò di un grazie, una smorfia di commiserazione le disegnò le labbra quando vide che abbassava gli occhi per riguardo.
Almeno sa cos’è, anche se non corrisponde al nostro concetto d’onore.
Si stupì della considerazione, poi si irritò poiché suonava come un apprezzamento nei suoi confronti. Scavalcò il bordo della vasca ma, quando posò il piede, le gambe non la ressero.
Shaeta balzò in avanti. Era alto per essere un Minkari, la giovane età giurava che sarebbe ancora cresciuto sebbene i suoi genitori non fossero molto slanciati.
Dasmi era minuta per la media khai, nonostante l’imponenza del padre e la nobile statura della madre. Lo aveva sempre considerato un difetto, trascurabile in groppa a un vradak o nell’amplesso.
Il ragazzo la prese al volo. Non risentì del suo peso e non perse l’equilibrio, delicato come stesse sostenendo un fiore. Il contatto durò un istante, ma la guerriera si vide con occhi diversi e la presunta tara fisica smise di sembrarle tanto grave.
Che diavolo mi passa per il cervello!?
Lo allontanò con una spinta, ma gli sguardi rimasero agganciati, quello fermo di lui quello furibondo di lei, come se fossero ancora uniti nella stretta non programmata.  All’improvviso le venne voglia di piangere. Tra le sue braccia perché l’avrebbe capita e consolata e…
Fu troppo. Lo colpì al volto cogliendolo alla sprovvista e continuò a schiaffeggiarlo finché lui non si sottrasse alla gragnola indietreggiando, inasprita dal fatto che non la stesse contrastando. Allora afferrò quanto alla portata e glielo scagliò addosso.
«Basta!» esplose Shaeta, il tono autorevole di chi è nella ragione.
Si terse il sangue dal labbro. La sua espressione fu sufficiente a causarle un nuovo accesso di collera, frammisto a magone e confusione. Impartirgli una lezione era un conto, alzare le mani per una crisi isterica era ignobile.
«Sistema questo caos!» gli ringhiò contro.
Lui inspirò seccato ma prese a riordinare senza rimostranze. Raccolse incuriosito un bracciale con l’incisione della luna crescente.
«È il tylid» spiegò Dasmi «Te ne avevo parlato.»
«Mi ricordo.»
Una delle prime volte in cui le ho risposto per le rime.
«Eri a caccia di ralaki» aggiunse sfacciato.
Lei avvampò rievocando la discussione e quanto ne era conseguito.
«Strano, io rammento un moccioso esperto in vaniloqui» ribatté «Vediamo come te la cavi dal vivo, shitai. Tre domande, tre risposte.»
Gli ficcò il bracciale al polso, trovandolo tutt’altro che gracile, e lo trascinò al braciere.
Il principe si sentì piccato e stese il braccio.
Vediamo chi è più bravo a giocare. Chi tra noi teme la verità.
«Sto aspettando» la incitò impassibile.
La guerriera sogghignò, le palpebre socchiuse a indagare una crepa nell’apparente sicurezza.
«Se ti avessi corteggiato senza secondi fini, saresti venuto a letto con me?»
«No.»
«Perché riuscirei a spezzarti il collo?»
«Perché sei preziosa al mio tutore.»
Dannazione, è così difficile capire che ti ama?
«Se lui morisse?»
«Tsk! Rimarrebbe un no.»
Il tylid scese nell’acqua e passò a Dasmi. Shaeta non indugiò.
«Provi qualcosa per Valka?»
«Un Khai non ama.»
Ma non raccontiamocela!
«Qualcosa di diverso rispetto a qualunque altro uomo?»
«È un portento a letto vale come risposta? Inoltre dovresti puntare sulla sincerità del “nostro” vincolo, non tirare in ballo terzi.»
«È una finta, perché non spaziare? Kayran è il massimo a cui aspiri?»
«Levigando gli spigoli potrei gradirlo. È influente a Mardan e molto virile.»
«Se è per questo io sono il principe dell’Irravin, maschio, ma non ti piaccio. È una risposta idiota.»
«Tu sei uno scarto camuffato da aristocratico!» sbottò Dasmi restituendogli il tylid «Spiega il tuo ultimo no.»
«Mi tratti come se ti facessi ribrezzo e dovrei accettare l’invito. Non esiste.»
«Quindi è per il mio sangue khai.»
«Niente affatto! È perché ti sforzi di esserlo a tutti i costi e ti riesce male!»
La ragazza spalancò gli occhi alla stoccata priva di attenuazioni. Si stupì nel realizzare che il bruciore al petto non era quello della collera. Decise di picchiare con altrettanta ferocia e vacillò nel constatare che era difficile ferire chi possedeva infinite cicatrici.
«Mh» sogghignò «Eppure ti eccito, non è così?»
Shaeta arrossì fino alla radice dei capelli.
«S-sei molto bella, è una reazione normale. Non ero abituato a…» deglutì.
Lei scoppiò a ridere e gli indicò di immergere il polso. Lui si liberò del bracciale con sollievo e optò per spostare la conversazione.
«Hai paura dei vradak
«Un Khai non ha paura.»
«Niente frasi fatte.»
«Non li apprezzo quanto agli altri cavalieri alati.»
«Bugiarda. Ti piace mentire a te stessa?»
«Vai al diavolo! La risposta è no, fattene una ragione!»
Il ragazzo borbottò con disappunto e infilò il tylid.
«A prescindere dall’inesperienza, c’è una donna che prediligi?»
«Oh… ehm, forse sì.»
«Forse?» lo schernì Dasmi «Se la desideri, è presto detto. La porteresti a letto?»
Shaeta sollevò il viso, nessuna traccia dell’imbarazzo di poco prima. Gli occhi bruni scintillavano duri alla vampa del caldano.
«Sì. E la proteggerei per sempre.»
«Patetico. Perché non ti proponi?»
«Appartiene a un altro.»
La guerriera inarcò un sopracciglio e attese la terzina che le spettava.
«Perché non lasci che ti assista con Nusakan?»
«Sei inferiore a me. Diverrei lo zimbello dell’armata e poi non ti sopporto.»
Il principe ignorò l’offesa e perseverò come un ariete in un assedio.
«Non vale per Valka, come mai hai rifiutato il suo aiuto?»
«Parlando di inferiorità» replicò canzonatoria «Non ho bisogno di nessuno!»
«Come convincerti del contrario?»
«Per l’Arco infallibile, sei davvero noioso!»
«Rispondi!»
«Diventa reikan, se ci tieni tanto!»
Shaeta prese il bracciale con palese irritazione.
«Sai bene che è un titolo riservato ai demoni.»
«Non è un mio problema se sei Minkari e pretendi di starmi al passo. La donna di cui parli è legata a una promessa di fedeltà?»
«No.»
«Allora che t’importa?»
«Il cuore non prende ordini. Il suo è altrove, non mi reputa un possibile partito.»
«Come biasimarla» sferzò caustica la guerriera «Non provi a conquistarla?»
«Non è semplice valicare le difese di chi le ha innalzate per sopravvivere. Lo farò quando sarò in grado di prendermi cura di lei, di offrirle un uomo su cui contare.»
Dasmi avvertì un’intensa fitta.
Invidia? Per una squallida Minkari? Per i ridicoli progetti di questo ragazzino?
«Continua a sognare. La prova è finita.»
«Di già? Pensavo fosse complicata.»
«Figuriamoci. Piuttosto la seconda, vederti in difficoltà è spassoso.»
«Cioè?»
«Dovresti mostrarmi in dettaglio come sei fatto e viceversa.»
«N-non è già successo?»
«Medicarti mentre ti ribelli o sbirciare mentre mi lavo non è lo stesso.»
«Io non sbircio! Giri mezza nuda per la tenda, sarebbe sufficiente camminare a testa alta! E comunque non alludevo a questo!»
Lei rimase spiazzata, poi comprese che si stava riferendo a quando gli aveva inoculato il veleno per strappargli i freni inibitori.
«Una scena oltremodo penosa, distante migliaia fars dall’idea di asheat
«Suppongo che in una prova ufficiale non sarei costretto» confutò lui irritato.
Dasmi alzò le spalle e ripose il tylid.
«Finisce così?» borbottò Shaeta «Niente ustioni, pareggio e via la prossima?»
«I promessi sposi sugellano il superamento con un bacio. Non contarci, shitai
«Ti ho già baciata e non ero per niente sottomesso.»
«Ringrazia che la tossina ti avesse dato alla testa! E che il Kharnot ti voglia vivo! Altrimenti sarebbe stato il tuo ultimo atto!»
«Se non ti è piaciuto incolpa te stessa, io ho provato a evitarti.»
«Osi dubitarne!? Disgustoso sarebbe un complimento! Cerchi di provocarmi, per te è stato parimenti odioso!»
Shaeta sorrise imperscrutabile.
«Che hai da ridere!?» sbraitò lei.
«L’asheat è finita. Non ti devo alcuna risposta.»
Uscì dalla tenda mentre lei lo fissava sbigottita.
   
 
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