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Autore: Risa_chan    27/10/2023    2 recensioni
[Questa raccolta è stata scritta per la challenge May I write indetta dal gruppo Facebook “Non Solo Sherlock”]
Sasuke non sapeva se ridere, o piangere, arrabbiarsi, baciarlo fino a maccargli il fiato oppure prenderlo a testate. Decise che nulla di questo poteva essere sufficiente, doveva dirgli tutto ciò che non sono riuscito a spiegare perché lui stesso si rifiutava di accettarlo. Era pur sempre una debolezza…
Non era vero, era la più grande forza, e Naruto glielo aveva dimostrato
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Giorno 25   #MayIwrite2023  

 

Fandom: Naruto

Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha [SasuNaru]

Prompt: x e y hanno la stessa taglia + Commozione + “devi dirmi solo di…” + Immagine

Genere: Drammatico, Romantico

Avvertimenti: AU! SWAT; linguaggio colorito

 

Itachi indossava un ridicolo grembiule nero in cui erano disegnate delle nuvolette rosse in stile orientale.  Stava cuocendo due semplici uva ma sembrava non riuscirci mai; quando fu soddisfatto del risultato, le servì a Sasuke.  La chiara delle due uova si erano unita completamente e sopra ai tuorli c’erano disegnati due strani simboli.

La cucina di casa Uchiha scomparve improvvisamente, e Sasuke si ritrovò nel deserto mentre ricorreva quell’idiota del suo collega Naruto Uzumaki. Cercava di afferralo, e all’improvviso finirono insieme alle uova nella padella di Itachi. Un enorme padella mentre una versione gigantesca di suo fratello li osservava.

Lo squillo del telefono, svegliò Sasuke di soprassalto; imprecò tastando il comodino alla ricerca del suo smartphone. «Pronto?»

Da giorni faceva pressappoco lo stesso identico sogno. Non credeva in Dio, negli angeli e figuriamoci ai morti che ti compaiono in sogno per mandarti chissà quali messaggi premonitori.

«Sono Nara. C’è un emergenza, chiedono i rinforzi allo stadio.»  Shikamaru Nara aveva sempre il tono di quello a cui si stavano rompendo le uova nel paniere, perennemente scocciato.

Sasuke si sfregò gli occhi. «Tifosi violenti?»

«Alcuni manifestanti ambientalisti che hanno pensato bene di utilizzare la partita per dare visibilità alla causa,» spiegò, «ma si teme un attacco terroristico.»

«Arrivo subito.» Sasuke stava per riattaccare ma Shikamaru lo bloccò, «Ah, Uchiha avverti Naruto, non riesco a contattarlo al telefono.»

«Come pensi che io ci possa riuscire?» Sasuke cercò di nascondere la tensione dietro il sarcasmo.

Il genio ridacchiò: «Non attacca con me. Non è a casa sua, perciò ha dormito con te, e probabilmente ha il cellulare scarico.»

Sasuke bofonchiò: «vedrò cosa posso fare,» e riattaccò.

Si voltò vero l’altra parte del letto: la schiena ampia di Naruto Uzumaki occupava quasi tutta la superfice restante.   Russava leggermente, in posizione prona e con le braccia abbracciate al cucino. Aveva la testa voltata dall’altra parte, perciò, l’unica cosa che Sasuke poteva vedere era la massa bionda dei suoi capelli. L’idiota li teneva corti ma facevano un certo effetto a contrasto con le federe scure.

Una frittata l’avevano fatta. Più volte anche…

«Ehi dobe…» Sasuke cominciò a scuoterlo per una spalla, «Svegliati!  hanno chiamato al lavoro; c’è una sommossa da placare.» Ma niente. Ci volle una scrollata più forte e un colpo alla nuca per farlo tornare al mondo dei vivi.

«Cosa è successo?»

«Disordini alla partita di football, richiedono il nostro intervento.»

«Cazzo!» esclamò Naruto alzandosi dal letto, «devo tornare a casa a prendere la divisa!»

Sasuke lo squadrò da capo e piedi. Naruto nudo era uno spettacolo incredibile. «Te ne presto una io, abbiamo la stessa taglia.»

«Ti amo da morire!» esclamò e si avventò sulle labbra di Sasuke per strappargli un bacio rovente, «Grazie.»

Sasuke cercò di divincolarsi ma alla fine Naruto la vinse. Dopo uno, due, tre baci profondi, Sasuke lo spinse via. «Dai! Dobbiamo sbrigarci!»

Gli agenti dell’unità speciale facevano un lavoro duro, difficile e soprattutto rischioso. Potenzialmente potevano morire da un momento o l’altro, come si cadeva in guerra.  Così il motto di ogni componente era: “Vivi, cogli l’attimo e tutte le opportunità che ti capitano”.

Sasuke Uchiha seguiva alla lettera quel motto e prendeva tutto, compreso avere tutto per sé l’idiota numero uno, Uzumaki Naruto. Ma c’erano dei limiti. Per esempio, non si doveva sapere e soprattutto mantenere sempre un certo distacco. I sentimenti erano pericolosi.  Un vetro finissimo e delicato che, se si fosse infranto sul pavimento, avrebbe prodotto lame affiliatissime. Tenere la distanza di sicurezza, mettere le briglie e i paraocchi al cuore e ad avere il potere sarebbe stato sempre lui.

Sasuke prese dall’armadio la sua divisa di riserva e lanciò sul letto; il tessuto fece un leggero puff sul piumone. Nel frattempo, Naruto si era messo i boxer e stava infilando un calzetto al piede destro.

«Nara sa di noi.»

Naruto si stava infilando il secondo calzetto. «Già, non gli sfugge niente, a quello!» disse ridacchiando sommessamente. Sasuke si era già messo maglione e pantaloni prese le scarpe. «Sapeva che avresti dormito qui, non può averlo intuito da solo.»

«No, infatti. Glielo ho accennato io,» concordò.

«Ma sei impazzito?!»

Lo scemo si fermò con i pantaloni a mezza coscia interdetto dal tono eccessivamente alto con cui Sasuke aveva parlato.  Fece il suo miglior broncio infantile: «Teme non fare l’esagerato! Non è nulla di che…»

«Non è nulla di che, dice!» Sasuke si allacciò lo scarpone con più foga di quanta fosse necessaria, legò i lacci talmente stretti che dovette allentarli tanto gli facevano male.

«Se il capo lo venisse a scoprire sarebbe la fine della tua e dalla mia carriera, scusa se è poco!» esclamò alzandosi in piedi. «Non credo proprio che Nara, perché è un tuo amico, debba conoscere tutti i dettagli della tua vita sessuale!»

Finalmente Naruto era riuscirò a vestirsi completamente, e seguiva Sasuke per la casa, aiutandolo a raccogliere tutti gli oggetti necessari, giubbetti, occhiali da sole, le chiavi.

«Shikamaru l’aveva già capito! E poi non lo direbbe mai ad anima viva!» esclamò seguendolo fuori dell’appartamento. Era un piccola palazzina in quartiere residenziale curato e ben messo. Raggiunsero l’auto di Sasuke e Naruto salì al posto del passeggero: «e la nostra è una relazione sentimentale!»

Sasuke lo guardò stralunato. «Cazzo fai? Vuoi mettere i manifesti? Non possiamo andare al lavoro insieme!» poi si ricordò che Naruto non era venuto in macchina. «Fanc***» esclamò mettendo in moto.

«Non davvero non ti capisco teme,» Naruto prese il pacchetto di sigarette dalla tasca interna della giacca, «voglio dire potremmo stare bene, ma tu ti fai un sacco di problemi inutili!» esclamò.

«Non fumare nella mia auto. Dovresti proprio smettere.»

Naruto aprì il finestrino e fece un lungo tiro per puro dispetto. «Non te ne frega niente!»

«Non è vero!» protestò Sasuke.

«Se non ti sta bene questa cosa tra noi, devi dirmi solo di chiuderla qui.»

Sasuke parcheggiò al solito posto. «Non voglio chiudere, cazzo» si voltò verso Naruto stringendogli la mano, «voglio solo essere più riservato…»

«See, tipo rimanere chiuso in un armadio.»

Non c’era più tempo per le discussioni, quando il lavoro chiamava, loro rispondevano pronti.  Aprivano un cassetto immaginario in cui costudire i problemi personali e riperderli finita la loro missione.

***

La situazione era degenerata in poche ore: quelli che dovevano essere manifestanti pacifici che chiedevano conto dei danni procurati all’ambiente dal proprietario dei Red falcons, un mangiate dell’acciaio, avevano triato fuori bombe carta, sbarre di ferro e anche parecchie armi da fuoco.

Il team della swat di Naruto e Sasuke si trovò subito in mezzo alla folla e al caos. Tra il fumo dei lacrimogeni, persone gli eco terroristi che caricavano contro la polizia, perso ne comuni che cercavano di fuggire terrorizzate.

Era come essere in guerra.

I movimenti sembrano rallentare e all’improvviso accelerare, i rumori sono un attimo forti e l’attimo dopo quasi non si sentono. O forse è il cervello che si spegni per permettergli di non soccombere all’ansia e alla paura, per far sì che il corpo si muova a dovere, seguendo l’istinto; e si riaccenda quando deve farlo funzionare.

Non ne era sicuro, Sasuke.  Eppure, nel marasma generale un'unica immagine rimase impressa, anzi sembrò l’unica cosa che la sua visione riesce a cogliere. Una tuta blu, con il casco e tutto (ma sa essere Naruto), si buttò per terra per fare da scudo ad una bimbo piangente. L’agente venne prima colpito alla testa da quel delinquente, poi travolto.

Sasuke fece quello che doveva fare: sparò e poi urlò agli altri di correre in suo aiuto. I piedi si staccarono dal terreno come se non esistesse gravità, corre come non pensava di mai di correre.  E mentre cercava di raggiungere Naruto, ripensò al suo buffo sogno ricorrente: la frittata, Naruto, Itachi gigantesco che stava cercando di dirgli qualcosa di incompressibile ma che in realtà era semplicissimo.

Poteva fuggire, fingersi più forte ma la realtà era una sola: era perso completamente da Naruto che già sentiva di non poterne fare a meno. Itachi gli stava dicendo: “Lasciati andare, io sono con te.”

Riuscì a raggiungere il suo odiato e amatissimo dobe e il bimbo, risuccedo a trascinare entrambi lontano dai piedi della folla impazzita. Lo girò supino e gli tolse il casco.

«Razza di idiota riesci a sentirmi? Non provare a lasciarmi!»

Sasuke si guardò in tornò e notò Kiba. «Ehi chiama i paramedici!»

Il bambino intanto piangeva. «Sei ferito? Come ti chiami?»

Il piccoletto scosse la testa. «Il poliziotto mi ha protetto! Mi chiamo Sean.»

Sasuke cercò di sorridergli. «Vedrai andrà tutto bene…»

Come per magia sentì un rantolio.  «aio…»

Sasuke si voltò verso Naruto, il quale, cercava di rimettersi seduto. «Non muoverti! Stanno arrivando i soccorsi.»

«Il bambino?» chiese.

«Sean è qui, e sta bene, Grazie ad un altro bambinone a cui piace fare l’eroe.»

Naruto sorrise ma non riuscì a rispondere alla battuta perché riperse conoscenza, di nuovo. Ma ormai il peggio era passato.

***

«Ha una commozione celebrare,» disse il medico del pronto soccorso, «dovremmo tenerlo in osservazione in caso ci siano peggioramenti, se entro 24 non ci sono cambiamenti potrà tronare a casa.»

Il medico prescrisse dei farmaci a Naruto e diede un po’ di tempo a Sasuke prima di lasciare che il paziente potesse riposare.  Si sedette su una sedia scomoda, e abbozzò un sorriso. «Sei un idiota fortunato.»

«Ci vuole altro per mettermi ko,» sbuffò Naruto, «anzi non credo io abbia bisogno di rimaner qui. Se mi aiutassi a scappar…»  lasciò un picchiata alla porta poi tornò a guardare Sasuke, la cui espressione parlava da sola.  «Fai finta che io non abbia detto niente.»

«Sai credo che tu abbia ragione.»

Naruto si illuminò: «nella fuga?»

«Su di noi.»

La bocca del Dobe formò un tondo preciso. «Ho capito bene, oppure ho preso un colpo più grosso di quello che pensavo?»

«Non dobbiamo nasconderci, o fingere e nemmeno accontentarci di qualche notte piacevole, e se al capo, o a chiunque non sta bene… beh, che si fotta.»

Gli occhi di Naruto si fecero trasparenti, non per il dolore o il colpo in testa, ma per la commozione; aveva aspettato quelle parole per molto tempo, e finalmente sentirle senza bisogno di discutere, non aveva prezzo. «A quale dio devo ringraziare?»

«Nessuno, piuttosto ringrazia un piatto di uova all’occhio di bue.»

Note finali: Il sogno di Sasuke è preso in prestito da un famoso, specialissimo e sasunarutoso ova. La one shot è molto più lunga di quanto mi aspettassi, e ammetto di essere soddisfatta, anche perché mi sono divertita moltissimo a scriverla. In ogni caso sono nuova alle scene di azione, e se avete consigli su come scriverle, o notate degli errori che io abbia commesso, mi farebbero molto piacere. Insomma, i vostri consigli in genarle sono sempre bene accetti.

 

   
 
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