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Autore: AncientDust    01/11/2023    6 recensioni
"Per iniziare, ogni partita necessita che i pezzi vengano disposti sulla scacchiera. I bianchi da un lato, i neri dall’altro. I bianchi muovono per primi."
.
"Spesso si dice che le cose vanno come devono andare. Che seguono un'immateriale volontà superiore. Eppure questa è solo una parte della verità. Una pennellata, un ritocco sporadico nel complesso dipinto dell'universo; un piccolo aggiustamento strategico sulla scacchiera del mondo."
.
Crowley e Aziraphale fanno i conti con le loro scelte, mentre il mondo si prepara al Secondo Avvento.
Tentativo parecchio personale, e decisamente più drammatico, di proseguire la storia da dove si è interrotta, immaginando la trama di un'eventuale terza stagione.
[spoiler seconda stagione / tematiche delicate]
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Parte II

 

 

 

- Settembre -

 

Aziraphale camminava spedito.

Il suono dei passi inghiottito dal corridoio vuoto, tanto limpido da pungere lo sguardo.

Risalire in Paradiso risultava ogni volta un processo fastidioso, che gli richiedeva qualche momento per ambientarsi a quella luminosità così assoluta. A quella luce…aggressiva, che filtrava ogni cosa. Priva di calore, avrebbe anche aggiunto una parte di lui.

Un’altra parte, invece, insisteva a metterlo in guardia. Probabilmente, qualcosa doveva essersi guastato nella sua natura di angelo, e quello non era altro che un sintomo.

Temeva che sarebbe successo, prima o poi. Aveva vissuto troppo come umano, fra gli umani. Provando le loro abitudini, vestendo come loro, mangiando come loro, a volte pensando come loro. Fraternizzando. Intrecciando con loro la propria esistenza.

Con loro, certo, e non solo.

Scacciò il pensiero con uno scatto del capo. C’era molto da fare.

Dischiuse il plico che teneva fra le mani, mentre varcava la prima coppia di colonne che delimitava la Sala di Ricerca. Una distesa di piccole scrivanie bianche si srotolava in avanti, fino a dove poteva arrivare la vista, e oltre. Per ognuna di esse, un Archivista seduto al lavoro. Il fruscio ritmico di fogli spostati a scandire, nel silenzio, un tempo altrimenti congelato.

Aziraphale avanzò verso il Globo, che fluttuava pigro al centro del colonnato. Attorno ad esso, una mezza dozzina di altri angeli era intenta a controllare e posizionare lucenti punti di interesse.

Porse loro la manciata di appunti, che si allontanarono dal fascicolo e si disposero in una piccola pila ordinata a mezzaria.

«Altri quattordici da segnare nell’emisfero settentrionale, per cortesia, Sehntiel.»

L’angelo che rispondeva al nome di Sehntiel, voltò la testa bionda e scattò sull’attenti al suono della sua voce. «Signor Arcangelo Supremo, Signore.», accennò un saluto rigido, «Solo quattordici nel sopralluogo, Signore?» aggiunse, con un’impronta di delusione.

Aziraphale tirò un sospiro. «Non c’è bisogno di tale formalità, te lo dico sempre.» lo corresse, ma senza troppa speranza. Non ricordava nemmeno più quante volte glielo avesse ripetuto.

Sehntiel non mostrò di averlo udito. Esaminava gli appunti con le sopracciglia aggrottate.

«Signore, mi perdoni. “327.549.626 e “327.549.632” non sono idonee? Secondo i parametri dovrebbero avere tutte le qualità adeguate per-»

«No, non le hanno.» lo interruppe lui, già esasperato.

«È per questo che insisto sull’importanza di eseguire i controlli di persona.» chiosò, anche se avrebbe preferito che almeno qualcuno degli scrutinatori provasse a seguire le direttive che si era premurato di fornire loro. Non sarebbe stato risolutivo, certo, ma di sicuro avrebbe alleggerito il lavoro.

Tuttavia, sembrava che tale realtà fosse molto lontana dal concretizzarsi spontaneamente.

«E non definirle in questo modo, con dei…numeri, come se fossero pacchi postali. Te ne prego.»

Sehntiel parve confuso. «Pacchi postali, Signore?»

«Non ha importanza.», Aziraphale stropicciò le palpebre fra due dita, «Adleine e Marguerite, sono i loro nomi. La prima ha solo undici anni, mentre la seconda è una segretaria di quarantasei, che ha subito un’isterectomia lo scorso anno. Sarebbe un po’ troppo sospetto se fosse lei la designata, non trovi?»

Sehntiel lo fissò, gli occhi scoloriti sbarrati e inespressivi, presumibilmente in attesa di un continuo che fornisse senso alla frase appena ascoltata. Era evidente che non comprendesse affatto quale fosse il problema.

Aziraphale diede fondo alla propria pazienza e contrasse le labbra in un sottile sorriso di circostanza.

«Molto bene. Non preoccuparti. Segna solo le prime quattordici, per piacere, e poi assicurati di inviare dei Custodi il prima possibile. Del resto mi occupo io.»

«Sarà fatto, Arcangelo Supremo, Signore.»

Il mio nome è Aziraphale, pensò, afflitto, mentre una manciata di nuovi punti luminosi prendeva spazio sulla superficie del Globo ad un gesto di Sehntiel.

Titoli, qualifiche, numeri, norme, doveri. Stanze spoglie e scartoffie. Questo colmava la sua esistenza ora, questo era. E quella luce, così fredda. A volte Aziraphale si sentiva raggelare, come se qualcosa si stesse insinuando dentro di lui.

Forse era il modo in cui ci si sentiva quando la Grazia iniziava a scivolare via. Quello che si provava a Cadere. Gli parve assurdo di aver avuto contatti con un demone per più di seimila anni, e di non averlo mai chiesto.

Rivolse una preghiera silenziosa all’Onnipotente, desiderando che non stesse accadendo proprio adesso. Ora che c’era tanto da fare. Ora che aveva un compito così importante, fondamentale, che avrebbe potuto fare la differenza.

Proprio ora, che aveva lasciato indietro ogni cosa a cui avesse mai tenuto, per fare ciò che riteneva giusto.

Non era sempre stato quello che si considererebbe un esempio impeccabile di angelo: spesso aveva ceduto – se così si può dire – a comportamenti poco consoni e piccoli vizi. Aveva anche dubitato del Paradiso, ma non aveva mai, mai, rinnegato la sua morale. E non aveva perso la Fede. Questo poteva essere sufficiente ai Suoi occhi?

Una sorta di oppressione lo cingeva, schiacciandolo tra quei pensieri.

Esausto, si accasciò sulla sedia della propria scrivania, sepolta sotto torri di fascicoli. Dal bordo, sbucava timido un angolo trasparente della scatola dei suggerimenti, dimenticata e vuota. Nessuno l’aveva usata, neanche una volta.

La sua mente vagò ancora dove non avrebbe voluto, ma dove del resto andava sempre.

Crowley.

Di certo lui avrebbe saputo consigliarlo. Forse, avrebbe anche saputo fare le cose meglio di quanto non stesse riuscendo lui. E sarebbe stato tutto più semplice ora, se solo avesse accettato di tornare in Paradiso. Di lavorare insieme, come del resto avevano sempre fatto.

Se solo avesse accettato. Sciocco, sciocco demonio.

Aziraphale scosse di nuovo la testa, tentando disperatamente di focalizzarsi altrove.

In quel momento, avrebbe dato qualunque cosa per poter assaporare una tazza di tè caldo. E magari sfogliare un bel libro, seduto su una poltrona, nella sua libreria. Il profumo della carta stampata nelle narici, un vinile che gratta sotto la punta del grammofono, i rumori della strada in sottofondo.

La libreria

«Signore?»

Uno degli archivisti, un’espressione spaesata stampata sul volto rotondo, gli stava allungando un’altra cartella rigonfia di fogli. «È il prossimo gruppo selezionato in attesa di controllo, Signore. Continente Orientale.»

Aziraphale afferrò il pacchetto, fingendo un entusiasmo e una serenità che non possedeva. «Oh, ti ringrazio… ehm…»

«Ophale, signore. Archivista Scrivano di 36ª classe.»

«Ma certo. Ti ringrazio, Ophale.», tirò l’ennesimo sorriso, «Ottimo lavoro.»

Almeno, grazie ai sopralluoghi, poteva tornare sulla Terra e sfuggire per un po’ a quell’oppressione. Forse avrebbe anche potuto ritagliarsi un momento per il tè, dopo aver finito. Solo una breve pausa, minuscola, insignificante, niente di più.

«Aziraphale, mio caro!»

La voce lenta e rigorosa del Metatron proruppe dall’ingresso della Sala, alle sue spalle. Aziraphale guizzò in piedi come se una molla lo avesse scagliato dal sedile. La cartella e il suo contenuto rovinarono a terra. Ophale, di fianco, trasalì e indietreggiò con reverenza.

Il Metatron avanzò senza fretta, le braccia dietro la schiena, osservando in giro con il compiacimento che, sulla Terra, talvolta veniva riservato ai cantieri di edifici in costruzione – o almeno a quelli che parevano ben progettati.

Un piccolo contingente di Arcangeli, molto meno bendisposti, seguiva i suoi passi. Aziraphale accennò un inchino formale, che il Metatron respinse con un garbato gesto della mano.

«Noto con piacere, che il lavoro procede meravigliosamente. Non mi aspettavo niente di meno da te, sempre tanto ligio e scrupoloso.»

«Vi ringrazio per questa fiducia.» pigolò Aziraphale, mentre raccoglieva i fogli sparsi, «Ma, in verità, andiamo piuttosto a rilento. Se solo riuscissi, ecco, ad istruire come si deve qualche squadra per effettuare i sopralluoghi, potrei distribuire una parte molto gravosa della ricerca. La quale, per ora, sono costretto a svolgere da solo…»

Aziraphale sapeva bene che, andando avanti così, non sarebbero mai riusciti a trovarla in tempo; nemmeno se lui e tutti gli altri avessero lavorato senza sosta. Cosa che già facevano, in effetti.

Mentre parlava, vide Michael sollevare le sopracciglia e increspare i lineamenti, in un perfetto esempio di pura irritazione. Il Metatron, invece, annuiva affabile.

«Ma certo, ma certo. Qualunque cosa ti serva.»

«Il fatto è…», Aziraphale si tormentò le mani, rigirando l’anello intorno al mignolo, «che da parte loro sto riscontrando, come dire, una certa resistenza ad assimilare le nuove informazioni necessarie. E quasi tutti ignorano anche i più basilari meccanismi della vita umana.»

Il Metatron gli posò una mano sulla spalla, che risultò inaspettatamente pesante. Poi allungò gli angoli delle labbra in un sorriso indulgente, che le pieghe degli occhi, però, non seguirono.

«È per questo che sei tanto prezioso per la buona riuscita dell’operazione, mio caro. Ti ho scelto perché nessuno conosce l’umanità meglio di te; a parte forse, beh, l’Onnipotente.» rivolse un’occhiata ammiccante agli altri Arcangeli, i quali per lo più si mantennero impassibili.

Aziraphale si irrigidì, sentendo l’affanno della responsabilità soffocare ogni altra cosa dentro di lui.

«Sono onorato di aver ricevuto l’incarico. E, proprio perché ne comprendo l’importanza,» schiarì la voce, cercando di assumere un tono più deciso, «so che la mia conoscenza servirà a poco, se nessuno sarà disposto a starmi a sentire.»

«Farò in modo che ti prestino ascolto.» lo rassicurò il Metatron.

Tuttavia, Aziraphale non si sentiva affatto confortato. Non si trattava solo dei problemi con la ricerca. Continuava a esserci qualcosa di sbagliato; una contraddizione palese, eppure volutamente ignorata da tutti. E poi quella luce fredda, che gli si arrampicava addosso come un’edera infestante.

Michael fece un passo avanti, le punte delle dita giunte, già preparate a puntualizzare.

«Forse, Arcangelo Supremo, sono le tue nuove disposizioni ad essere un tantino troppo stravaganti, non credi? Come il fatto di aver aggiunto delle impure alle liste di osservazione. Le non più…vergini.» specificò, con una smorfia di nauseata disapprovazione.

Qualcuno fra gli altri Arcangeli borbottò fra i denti il proprio sconcerto. Altri si limitarono a corrugare la fronte. Sandalphon mostrò con sdegno la croce dorata che gli divideva a metà il ghigno.

«Nella situazione attuale, non possiamo più basarci su dettami vecchi di millenni come questo.» replicò Aziraphale, seccato, «Limitare la ricerca ad un parametro simile sarebbe pura follia.»

Un bagliore di collera baluginò nelle iridi di Michael.

«Un tempo, caro traditore, l’unica follia sarebbe stata la tua. Ma d’altronde, hai ancora la mente infettata da quel demone.» sputò.

Si fissarono, lo spazio che li divideva vibrò di energia. Il fruscio ritmico di carte e fascicoli si arrestò bruscamente, sospeso in un moto di apprensione generale.

Il Metatron scivolò sorridente in quella tensione, placido come l’acqua di un ruscello. Le mani chiuse sulle loro spalle a congiungere le sponde opposte.

«Via, Michael, non c’è bisogno di essere scortesi. I tempi sono cambiati. E ho piena fiducia nei metodi del nostro nuovo Arcangelo Supremo», spostò lo sguardo, divenuto metallico, verso Aziraphale, «e nella sua sincera lealtà.»

Un momento di silenzio soffocante, poi, come se nulla fosse e senza che mutasse la consueta cordialità nel tono, il Metatron allargò lo spazio fra di loro e si fece avanti, rivolgendosi a tutta la sala. Come un genitore amorevole, ma intransigente. Impensabile da contrariare.

«Il Secondo Avvento è un avvenimento di grande importanza per il Paradiso. Ciò che aspettiamo da sempre e che sancirà un nuovo inizio, per tutti noi e per le anime della Terra. Per questo è necessario collaborare con efficienza e lavorare con metodo.» la sua voce risuonava in ogni angolo, benché la mantenesse bassa. Tutti prestavano totale attenzione.

«L’unica priorità è trovare la futura Madre prima che lo facciano i reietti del Piano di Sotto.», continuò severo, «E mi aspetto il massimo impegno, da ognuno di voi.» una lunga occhiata rigorosa sancì la fine del discorso. Poi tornò a ridacchiare allegro, da sotto la barba candida. «Molto bene, ora hop-hop! Rimettetevi al lavoro.»

Nello stesso modo improvviso in cui avevano smesso, centinaia di teste riabbassarono il naso sulle scrivanie, riprendendo i propri compiti. Tante piccole api operose, ognuna nella sua angusta cella bianca.

Aziraphale si sentì scosso da un paio di pacche sulla schiena. Il Metatron era tornato a rivolgere l’attenzione su di lui.

«L’ordine vale anche per te, Supremo. Non credo che ora avrai ulteriori problemi.» lo congedò con fare asciutto, poi fece cenno al drappello di Arcangeli, avviandosi con loro verso il corridoio.

Aziraphale indugiò. Sapeva bene che le domande non erano ben viste in Paradiso. Sapeva che era bastato questo a provocare la caduta di molti, compreso Crowley.

Un angelo non può dubitare, mai. Un angelo obbedisce alla volontà superiore, con Fede incondizionata. Questa era la regola. Ma c’era qualcosa che non andava e che non poteva più essere ignorata. E c’era una domanda sulla punta della sua lingua.

«S-se potessi…un’ultima cosa.» balbettò.

Il Metatron si volse indietro, mentre Aziraphale lo raggiungeva con piccoli passi rigidi. Gli si accostò, ormai deciso a varcare quel confine.

«So che non dovrei chiedere ma, ecco, non riesco a capire.» mormorò, come se un tono basso potesse ridurre il rischio di ciò che stava facendo, rendendolo inudibile, quasi un segreto, «Se è l’Onnipotente in persona a designare la Madre prescelta…come del resto è stato anche l’ultima volta…allora, perché tenerci all’oscuro? Perché costringerci a questa irragionevole ricerca?»

Il Metatron lo scrutò, di nuovo metallico; spaventoso in quella freddezza, che contrastava così tanto con l’aspetto mite che aveva scelto per manifestarsi.

Aziraphale vacillò appena. «N-non è mia intenzione dubitare. Ma se sapessimo, avremmo potuto già iniziare a proteggerla. E non è facile trovare qualcuno fra miliardi di persone.»

Per un istante, la conseguenza che aveva paventato sembrò concretizzarsi nell’espressione grave del Metatron. Chiedere non era consentito. Ogni cosa, in fondo, avveniva per una ragione, la quale era di competenza di Dio, non di un comune angelo come lui.

Ma poi da quello sguardo immoto sfuggì qualcosa di inaspettato, un fugace riflesso di un timore gemello al suo, e il Metatron rispose.

«Vedi, c’è una macchia su di noi, Aziraphale, sul nostro operato qui in Paradiso.» rivolse alla sala una smorfia di ribrezzo mentre lo diceva, come se quella macchia di cui parlava gli fosse ben visibile, spiccata sul bianco candido dell’ambiente. «Gli eventi recenti, la mancata Apocalisse, il tradimento e la fuga di Gabriel. Le consuetudini sono state stravolte.» proseguì, la voce piena di rimprovero.

Aziraphale ascoltava, le palpebre strette, così come le dita, intrecciate fra di loro nell’inquietudine crescente. Perché sapeva che quella macchia c’era; la percepiva, e sentiva di portarla anche su di sé, a discapito dei vestiti immacolati.

Un moto di colpa lo investì in pieno petto, e il Metatron sembrò coglierlo.

Si avvicinò al suo orecchio, sussurrando, facendo in modo di non essere udito da altri, in un gesto di complicità inattesa, «Abbiamo perso la Sua fiducia, Aziraphale, e con essa la sua Parola. Ma non è tutto perduto. Dobbiamo dimostrare di essere ancora degni strumenti del Suo volere, che desideriamo riconquistarla.», si allontanò di nuovo, l’espressione come una maschera di vuoto. Gli occhi penetranti che esaminavano i suoi, intenti a saggiare ogni turbamento.

«Questa che ci viene offerta è una prova, che non possiamo fallire.», continuò, «Non c’è molto tempo e, sotto il nuovo Duca Infernale, i dannati sono diventati più efficienti e organizzati. Devi trovarla prima di loro e riferirlo a Me.» rimarcò quell’ordine stringendogli un’altra volta la mano sulla spalla; un tocco deciso, come le sue parole, che non ammetteva remore.

«So che non mi deluderai.»

Aziraphale rimase in silenzio, incapace di tirare fuori le parole utili ad una risposta. Si limitò ad annuire, in preda allo sconcerto, lo sguardo del Metatron ancora premuto addosso, mentre si congedavano.

Perciò era questo che aveva ereditato. Un’istituzione allo sbando, senza Guida, e una prova quasi impossibile, sul cui successo si reggeva il destino di ogni cosa. Ma peggio di tutto: era solo.

Solo come non era mai stato. Incerto persino di sé stesso.

Si tormentò le mani strette in grembo, mentre osservava il Metatron e il suo seguito allontanarsi e sparire oltre le colonne bianche. Intorno a lui erano rimasti soltanto i consueti fruscii dell’alveare in attività. E quella luce. Così estranea e fredda, che lo avviluppava, uncinandosi alla sua essenza.

Incatenandolo.

Chiuse gli occhi e sospirò, anelando anche solo per un istante il sollievo dell’ombra.

 

 

***

_______________________________

 

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Sono riuscita a pubblicare questo secondo capitolo relativamente presto (ringraziando il ponte di Halloween e il fatto che era praticamente già scritto), ma probabilmente in futuro i tempi saranno un po’ più dilatati. Anche se spero di mantenere una cadenza settimanale. Ora comunque si inizia ad entrare più nel vivo della storia, ma averto già da ora che più avanti ci saranno tematiche spinose che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno.

Grazie dei commenti, di qualunque tipo di feedback o anche di aver semplicemente letto. Ero un po’ indecisa sul pubblicare, come al mio solito, ma se posso intrattenere anche solo una persona, vale la pena.

Baci, e alla prossima!

   
 
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