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Autore: dragun95    02/11/2023    2 recensioni
Keto è una città portuale in cui vige la legge del più benestante. Chi ha i soldi può permettersi tutto, mentre i poveri hanno poco o niente. Nergal fa parte di una minuscola parte della parte bassa della città che può vantarsi di avere ricchezza e potere, tanto che tutta la città lo conosce come "Il maestro oscuro".
In genere non gli interessa niente di chi abita la parte alta, basta che non danneggino i suoi affari. Almeno finché non si ritroverà coinvolto suo malgrado in un intrigo che serpeggia in tutta Keto e che sembra voler riportare alla luce un segreto rinnegato nelle profonde acque nere che bagnano e danno vita alla città.
Genere: Noir, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 2

 


Il suo sonno era disturbato, accadeva quasi ogni notte e ormai Nergal c’era abituato. Sentiva come se le ombre e le tenebre della stanza e della notte si allungassero verso di lui, per afferrarlo. Come se dei tentacoli stessero cercando di insinuarsi sotto la sua pelle, per corromperlo.
Il richiamo delle tenebre era molto forte, ma lui non si sarebbe lasciato corrompere così facilmente. Si mise seduto lentamente sul letto, grattandosi la testa.
 
“Non questa notte!” disse aprendo lentamente gli occhi per vedere i tenui raggi che facevano fatica a filtrare tra le tende nere della stanza. Ormai era arrivato il giorno. Scivolò giù dal materasso sentendo il pavimento freddo sotto i piedi che gli provocò un lievissimo brivido.
Lentamente si avvicinò alla finestra, ad ogni passo che faceva gli sembrava i suoi piedi fossero bloccate nel fango e più andava avanti e più sprofondava. Con la forza di volontà raggiunse la finestra, aprendo le tende così da far entrare il sole.
 
La luce lo costrinse a chiudere gli occhi, mentre le tenebre sembrarono ritrarsi spaventate.  Si coprì gli occhi con la mano per abituarsi nuovamente alla luce, prima di dare uno sguardo fuori. Per le strade della parte bassa, le persone erano già fuori a lavorare da un bel po'. Spostando lo sguardo verso il porto, gli venne da chiedersi se dagli interrogatori di chi facesse la ronda. Avessero scoperto che li aveva pagati per chiudere un occhio su una zona.
 
“Anche se fosse, non era la zona interessata dall’esplosione” avrebbero anche potuto accusarlo di corruzione. Ma sapeva come tenere a bada quei miseri galletti. Diede uno sguardo all’orologio a pendolo, la sera precedente non aveva toccato cibo. E aveva voglia di fare una colazione abbondante.
Ma sapeva di avere un debito da saldare e preferiva farlo il prima possibile. Andò all’armadio vedendo gli abiti che aveva a disposizione.
 
-Vediamo…che mi metto?- si trattava di un incontro formale, ma non gli piaceva non essere elegante. Mentre ci rifletteva sul suo corpo si potevano vedere quelli che sembravano essere tatuaggi di varie forme. Ma da più vicino era chiaro che invece si trattava di marchi a fuoco.
Si infilò una camicia nera con dei bottoni in argento e prese una giacca rosso scuro con un grosso cappuccio, pantaloni neri e delle scarpe in pelle. Dopo aver scelto cosa indossare aprì un secondo scomparto nascosto dell’armadio, che risultava pieno di varie armi da taglio e pistole.
 
Passò in rassegna tutte le lame, i coltelli erano una scelta più comoda. Ma quella mattina preferiva delle lame più lunghe e delle mini pistole facili da nascondere negli abiti.
 
-Direi che è ora di uscire!- prese una grossa scatola in acciaio totalmente sigillato e schiocco un paio di volte le dita. La sua ombra sembrò quasi tremolare, come se avesse appena ricevuto un ordine. Dopo di che aprì la porta ed uscì in strada.
 
Nell’aria si sentiva il classico odore salmastro del mare. Ma visto che Kētō era una città portuale era perfettamente normale. A questo il suo naso sentì anche l’odore del pesce, del pane appena sfornato e dei rifiuti che si mischiavano insieme. Per le strade c’erano persone che uscivano per lavorare e mendicanti che chiedevano l’elemosina.
Qualcuno abbassò lo sguardo per non incrociare il suo, mentre altri preferirono andarsene o farsi da parte per cedergli il passo. Erano le reazioni che più si aspettava, di vedere la paura e il timore nei loro occhi. E in certo senso ne andava fiero.
Ma tutti gli sguardi si soffermavano di più sulla scatola che si stava portando dietro, chiedendosi che cosa contenesse. Alcuni pensavano che fossero oggetti magici e proibiti, altri invece di soldi per finanziare i suoi traffici. Una cosa era certa, nessuno era così stupido da provare a derubarlo, almeno che non volesse morire.
 
Si insinuò lungo alcuni vicoli stretti, non era di certo uno dei posti che amava. Aveva come la costante sensazione che qualcuno lo osservasse in tutte le direzioni. Alla fine raggiunse l’ingresso di un edificio, la porta era molto arrugginita e rovinata con al centro un disegno troppo sbiadito per riconoscerlo.
Allungò la mano bussando un paio di volte. Il suono riecheggiò contro le pareti del vicolo che sembrava amplificarlo. E dopo un minuto di silenzio dalla porta si aprì uno spioncino.
 
-Spiacente, ma siamo chiusi tesoro. Torna stasera per lo spettacolo- gli parlò una voce femminile.
 
-Di alla tua capa, che il Maestro oscuro è venuto a trovarla- rispose abbassandosi il cappuccio. La Persona dietro la porta trattenne il fiato mentre sentiva la paura crescere dentro di lei. Richiuse lo spioncino e lui poté chiaramente sentire il suono di passi svelti dall’altra parte.
 
Alla fine la porta si aprì nuovamente e una ragazza si piegò di centosessanta gradi chinando il capo e le orecchie da volpe verso il basso così come la coda. Il Fox perfume, era uno dei locali notturni più visitati della parte bassa. Soprattutto perché tutto il personale che ci lavoravano erano Hŭli jīng.
 
-Sono desolato Maestro oscuro. Non credevo che si trattasse…di voi- la poveretta iniziò seriamente a sudare freddo e avere il fiato corto. Parlare in quel modo al Maestro oscuro, era un chiaro invito a scavarsi la fossa da soli. Aveva sentito di come uccidesse alla leggera anche solo per un fastidio di poco conto.
Il moro sbadigliò ancora leggermente assonnato. Non era venuto per incutere timore. Ma per un’altro affare.
 
-Non ha importanza. Suzue è sveglia ho qui la sua grana- disse alludendo al contenuto della valigetta. La giovane annuì facendosi la parte per farlo accomodare.
Appena entrato venne investito dall’odore di incenso e spezie che impregnavano tutto il locale. Si avviò verso uno dei due bar posizionati ai lati del palcoscenico che occupava parte della stanza al piano terra. Poggiò la scatola sul bancone e sedendosi ad aspettare. L’odore dei rimasugli dei fumi ancora presenti nell’aria, gli faceva storcere il naso. Sentiva un aroma dolciastro oltre a quello del fumo e ciò voleva dire che non avevano bruciato solo tabacco.
 
-Ti ho sempre fatto una specie notturna. Cosa ti ha spinto qui a quest’ora?- gli chiese una voce femminile che conosceva bene.
Si voltò guardando una donna dalla bellezza ammaliante, anche lei come le Hŭli jīng aveva tratti da volpe come orecchie e code. La carnagione era di un color pesca perfettamente lucente con un fisico prospero e slanciato coperto da un kimono bianco che lasciava intravedere la spaccatura del seno. Il viso era incorniciato da dei lunghi capelli rosa scuro, lo stesso colore della pelliccia delle orecchie e la folta coda, sulle guance aveva dei segni come di baffi, occhi azzurri e labbra leggermente carnose e rosee completavano il tutto.
La donna guardò Nergal per poi passare al contenitore poggiato sul tavolo. Ora capiva perché si trovasse lì.
 
-Potevi venire anche questa sera- non gli piaceva aprire il locale presto, nemmeno per i suoi clienti o amici. Ma con lui doveva per forza fare un’eccezione.
 
-Lo sai che non mi piace avere debito troppo a lungo- la donna volpe annuì.
 
-Hai già fatto colazione?- lui negò con la testa. Suzue schioccò le dita per richiamare altre due ragazze e dandogli ordine di preparare qualcosa da mangiare per il loro ospite.
 
Usare le bacchette poteva essere piuttosto complicato per qualcuno che non ne era abituato. Ma a Nergal non dava fastidio, era avvezzo ad usarle, ance solo per allenare la manualità. Prese un po' di riso portandolo alla bocca. La proprietaria del locale gli aveva offerto una colazione orientale.
Il silenzio che si era venuto a creare nella stanza sembrava di suspense. Era come se uno dei due aspettasse che l’altro si decidesse a parlare. La rosa prese un sorso di tè prima di fare la fatidica domanda.
 
-Il Grimorio ti è stato utile?- lui fece spallucce.
 
-Era pieno di incantesimi di negromanzia. Non è ciò che mi interessa- rispose portando un po' di pesce alla piastra alla bocca. Su questo Suzue doveva dargli ragione. Disturbare i morti che riposavano era qualcosa che dava i brividi anche a lei. Chiunque avesse trascritto tali incantesimi aberranti doveva essere un pazzo.
 
-Non si può avere sempre ciò che si vuole. Ma spero che ciò non ti impedisca di pagarmi!- era grazie a lei che aveva avuto gli agganci per ottenere il Grimorio su cui aveva messo le mani la sera prima. Nergal prese un sorso di zuppa di miso per poi schioccare le dita indicando la valigetta che aveva portato.
La donna diede ordine ad un uomo anche lui in parte volpe di prendere la valigetta e portargliela. Lei l’aprì lentamente e sul suo volto si dipinse una smorfia.
 
-Il tuo solito scherzetto?- dentro c’era una grande pietra di piombo, grande quasi il doppio di una mano. Non era certo il pagamento che si aspettava per le informazioni che aveva venduto al ragazzo. Questi trattenne a stento una piccola risata, divertito.
 
-Dimmi, ti va bene di quella dimensione?- lei annuì per poi dire al suo sottoposto di portare la valigetta al suo proprietario. Nergal poggiò le bacchette e si tolse lentamente i guanti in pelle e metallo decorativo. Poggiò la mano nuda sul pezzo di piombo e quest’ultimo iniziò a cambiare colore diventando dorato. Dopo qualche istante il pezzo di piombo cambiò diventando una grossa pepita d’oro.
L’uomo sgranò gli occhi. Quello era il tocco di Mydas. Un incantesimo proibito, contenuto in alcuni Grimori. Quindi le voci su cui quel tipo inquietante collezionasse oggetti proibiti e magici era vera.
 
-Soddisfatta?- Suzue annuì con un sorriso.
 
-Allora, che sai dirmi dell’esplosione di ieri notte?- il moro si aspettava quella domanda. La città per quanto grande, se succedeva nella parte bassa le notizie volavano in fretta. Soprattutto se ciò che era saltato era un posto importante come il porto.
 
-Solo che chiunque sia stato era dotato di magia. Ma su chi fosse non è un mio problema. Quello che ha colpito non era un mio deposito…- le lanciò un’occhiata alzando il sopracciglio, per chiedergli se per caso quel magazzino fosse stato di sua proprietà. Ma lei scosse la testa.
 
-Immagino che ci penserà la Guardia cittadina ad indagare-
 
-Con quegli incapaci a lavoro, credo sarà un mistero irrisolto- non riusciva a credere che tra quegli incapaci che avrebbero dovuto proteggere gli abitanti se non ce ne fosse nemmeno uno che non aveva la percezione del Mana.
 
-Da quando in qua ti innervosiscono quegli idioti?- sapeva anche lei che la maggior parte fosse degli incompetenti.
 
-Non me ne importa infatti!- rispose secco: -Hai altre dritte riguarda a possibili affari da darmi?-
 
-Se ti riferisci all’importo di spezie e afrodisiaci, certamente. Altrimenti no, non ho altre informazioni riguardo ai Grimori al momento- si aspettava quella risposta. Trovarne uno non era mai facile, vista la loro rarità e anche perché estremamente pericolosi. Annuì ringraziandola, sapeva che in caso avesse avuto informazioni di passagliele. Era disposto a pagarle a peso d’oro.
 

 
---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---
 

Visto che aveva finito di togliersi quel debito ed era già fuori di casa. Pensò che era il caso di fare un salto al negozio di libri di una sua vecchia conoscenza. L’edificio si trovava quasi alla linea immaginaria che separava la parte bassa da quella alta.
Solo pochi avevano il coraggio di avventurarsi nella parte alta di Kētō. Ad eccezione della Guardia cittadina che aveva il compito di vigilare su ambedue le parti della città. Il negozio che stava cercando era facile da riconoscere, vista la grossa insegna su cui c’era scritto: Libri. Non molto originale, ma almeno aiutava a trovarlo più facilmente.
 
Si sentì il suono di un campanello non appena entrò dalla porta. L’interno era arredato con librerie alle pareti, poste per non bloccare le finestre che aiutavano a far entrare la luce. Al soffitto c’era un lampadario ad olio e una scala di fianco al bancone che portava ad un piano superiore.
Si guardò intorno cercandone il proprietario, ma comunque la sua attenzione venne catturata dai libri sugli scaffali. Ne prese uno dalla copertina in cuoio, mettendosi a sfogliare alcune pagine. Da quello che lesse si trattava di un libro di ricette delle terre del nord.
 
-Percepisco il vostro odore, Maestro oscuro- chiuse il libro rimettendolo a posto, sentendo qualcuno scendere le scale che davano al piano superiore.
 
-Dhalsim- lo saluto lui. L’uomo in questione era un vecchio dalla pelle bruciata dal sole, con degli ispidi capelli grigi dovuti all’età. Indossava degli abiti dei paesi della sabbia, e dagli occhi vitrei si capiva che era cieco. Ma questo non era certo una debolezza per lui.
 
-È da un po' che non venivate nel mio negozio- disse l’uomo andando dietro al bancone per sistemare dei libri da una cassa.
 
-Sono stato impegnato con i miei affari- rispose continuando a dare uno sguardo ai libri sullo scaffale, come se stesse cercando qualcosa che catturasse la sua attenzione. L’uomo annuì con la testa poggiando i libri sul bancone.
 
-E ditemi, cosa sapete dell’incidente di ieri notte?- Nergal sospirò infastidito, portando l’attenzione sull’uomo. Questi percepì il Mana nero e denso che traboccava dalla figura del suo cliente. Era anche grazie a quella percezione magica, che non gli serviva la vista per vedere.
 
-Non potete certo aspettarvi che non faccia domande. Insomma è chiaro che questo evento attiri molta curiosità ed attenzione- su questo non poteva dargli torto, anche se le criminalità era all’ordine del giorno nella parte bassa. Un assalto al porto era qualcosa che suscitava tanto scalpore.
 
-Non era un mio problema. Ci stanno pensando quelli della Guardia cittadina- disse secco, non aveva voglia di parlare di quello. Anche perché ciò per cui era venuto era altro. Si avvicinò al bancone mettendosi ad osservare l’uomo con le braccia incrociate al petto.
 
-Bene, allora ditemi. Come posso esservi utile oggi?- chiese infine Dhalsim con un piccolo inchino.
 
-Mi chiedevo se avessi informazioni per procurarmi…un libro nero- disse le ultime parole in sottovoce, anche se nel negozio c’erano solo loro due. Quando si parlava di Grimori era sempre meglio essere cauti. Il vecchio librario sembrò pensarci su per qualche minuto. Alla fine si abbassò dietro al bancone, e quando si rialzò aveva un libro dalla copertina nera in mano.
 
-Questo libro dovrebbe essere di vostro gradimento- Nergal lo guardò annuendo.
 
Gli occhi rossi del moro si soffermarono sul libro dalla copertina nera, gli producevano le mani dalla voglia di aprirlo. Ma sapeva che doveva trattenersi per il momento. Portò la mano sotto al mantello e ne tirò fuori un sacchetto in cuoio nero finemente lavorato.
 
-Dieci monete d’oro bastano?-
 
-Ne bastano anche cinque, Maestro- rispose cordiale. Aveva un debito di riconoscenza con quel ragazzo. Sia perché lo aveva preso in simpatia, nonostante l’aspetto minaccioso e anche perché quel negozio era sotto la sua protezione. Nergal fece un piccolo sorriso poggiando dieci monete sul bancone.
 
-Per tali informazioni, questo è un prezzo adeguato. A presto Dhalsim- disse andando verso la porta.
 
-Ritornate quando volete Maestro. La mia porta è sempre aperta per voi- rispose il vecchio con un inchino, mentre Nergal usciva dal negozio.
 

 
---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---
 

Appena uscito dal negozio fece un paio di passi infilandosi in un vicolo lì vicino, così da non avere occhi indiscreti addosso. Troppa era la voglia di sapere che cosa il suo informatore ed amico avesse da rivelargli. Che non riusciva ad aspettare di tornare alla sua dimora.
Iniziò a sfogliare il libro che gli aveva lasciato. Ma tolte le prime pagine, le altre erano totalmente in bianco. Avvicinò le pagine al viso annusandole. Avevano l’odore del limone, un vecchio trucchetto per nascondere delle informazioni.
 
Fece apparire una minuscola fiamma nera sulla punta del dito e con attenzione l’avvicinò alla pagina. La distanza sbagliata e avrebbe rischiato di bruciare le pagine. Al calore prodotto dalla fiamma, iniziarono a comparire delle parole, scritte con inchiostro invisibile.
 
“Eccole qua!” la scritta diceva: Asta clandestina tra cinque giorni, sotto al teatro di mezzo che confine tra le due parti della città. Verranno messi all’asta oggetti particolari e secondo alcune mie fonti, anche magici tra cui un Grimorio. Sfortunamente, non mi ha saputo dire che magie contiene.
Ti consiglio di andare con una maschera e ovviamente un bel po' di monete. Buona fortuna, possa tu trovare ciò che cerchi.
 
Chiuse il libro sentendosi soddisfatto. Se c’era davvero un Grimorio, se lo sarebbe accaparrato senza dubbio. Anche a costo di uccidere chiunque avesse osato sottrarglielo.
Chiuse il libro infilandolo all’interno del mantello e uscì dal vicolo. Aveva ancora cinque giorni prima dell’asta, il che voleva dire che poteva prepararsi con calma. E decidere quanto si sarebbe portato. Mentre ci pensava le sue orecchie captarono un grido. Si fermò di colpo concentrandosi sul rumore che sentiva.
 
-Piccola, inutile merdina. Credevi di fregarmi?- gridò un uomo mentre prendeva a calci un ragazzo che doveva avere al massimo undici anni. Il poverino era rannicchiato in posizione fetale, mentre veniva colpito ripetutamente.
 
-Dov’è il resto?- gridò lanciando a terra i pochissimi spiccioli di rame.
 
-N..non c’è altro…lo giuro- rispose il poveretto piangendo. Ma l’uomo lo colpi al volto e gli pestò la testa col piede per farlo stare a terra.
 
-Se solo un verme inutile. Non riesci neanche a farmi fare qualche spicciolo. Dovrei gettarti in mare come cibo per i pesci- gridò l’uomo ancora più furioso con il ragazzo. Quando si bloccò di colpo sentendo un forte dolore alla nuca, iniziando a vedere rosso. Alzò le mani sentendo una lama che gli aveva bucato la testa. Il povero ragazzino sgranò gli occhi vedendo l’uomo cadere in ginocchio con la figura ammantata di rosso scuro che reggeva la lama che aveva bucato la testa di quello che lo stava aggredendo. I suoi occhi incrociarono quelli rossi di Nergal e per poco non si fece la pipì addosso.
 
-Tutto bene, ragazzo?- questi deglutì annuendo con la testa. Con la paura che lo attanagliava quella era l’unica risposta che riusciva a fare.
Il moro guardò il ragazzo vestito di stracci e sporco, sicuramente doveva trattarsi di un orfano mendicante. Una condizione comune per alcuni bambini senza genitori in quella parte di Kētō.
Estrasse la lama con un colpo secco lasciando che il corpo dell’uomo caddesse all’indietro. Facendolo spostare per non sporcarsi le scarpe di sangue. Che sarebbe stato anche difficile rimuovere.
 
-Parassita- sputò ritornando a guardare il ragazzino che si era messo in posizione fetale per la paura. Sicuramente si aspettava di essere picchiato.
Nella sua mente iniziò a ritornare a galla un ricordo sopito. Quello di un ragazzino con delle piccole corna che si nascondeva da dei cacciatori tappandosi la bocca, nascosto all’interno di un tronco marcio. Sperando che non venisse trovato. Scosse la testa per scacciarlo.
 
-Credo che questo sia il tuo giorno fortunato!- il ragazzino spostò le braccia per guardarlo. Nergal si era inginocchiato davanti a lui, dandogli un foglio e un sacchetto.
 
-Se non hai dove andare e sei stanco di vivere di stenti. Segui questa mappa fino all’orfanotrofio. È gestito da una suora chiama Laia, digli che ti manda il Maestro oscuro. Lei capirà- concluse rimettendosi in piedi e rialzandosi il cappuccio sulla testa uscì dal vicolo ignorando il corpo dell’uomo. Facendo attenzione a non pestare il sangue.
Il ragazzo guardò prima la mappa disegnata e poi aprì il sacchetto. All’interno erano presenti delle monete in argento e oro. I suoi occhi si sgranarono, iniziando ad inumidirsi. Mentre alzava la testa pensando a chi fosse quell’individuo spaventoso e soprattutto ringraziandolo.
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Eccomi con il secondo capitolo. Qui facciamo la conoscenza di alcuni nuovi personaggi una donna volpe che sembra essere amica di Nergal e un librario che gli vende informazioni oltre che hai libri.
Qui vediamo un accenno di com’è strutturata la città di Kētō, e che la parte bassa sia molto più degradata di quella alta. Ma vedremo quando daremmo uno sguardo anche all’altra parte, più avanti. Per ora vediamo che il protagonista sembra avere un cuore salvando e dando un posto ad un orfano, ma anche molto violento.
Per ora questo è tutto, ringrazio chi legge la storia e ci vediamo al prossimo aggiornamento.
A presto.
  
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