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Autore: Jigokuko    18/11/2023    1 recensioni
[Fear & Hunger]
[Fear & Hunger 2: TERMINA]

Pavel Yudin ha passato la sua intera vita dalla parte sbagliata, ad aspettare il preciso istante in cui avrebbe potuto vendicare la sua terra e la sua famiglia.
Il viaggio su quel treno avrebbe portato, nel bene o nel male, alla fine della sua battaglia.
Maddalena, anzi, suor Maria Maddalena ha vissuto la sua misera esistenza passando inconsciamente da una gabbia all'altra, e per una maledetta coincidenza si trova sullo stesso treno per Prehevil.

Pavel e Maddalena sono agli opposti, come fuoco ed acqua... solo il destino potrà decidere se farli annientare a vicenda o legare per l'eternità.

[Raccolta di OS senza un vero e proprio filo logico.]

So kocht das Blut in meinen Lenden
Ich halt sie fest mit nassen Händen
Glatt wie ein Fisch und kalt wie Eis
sie wird sich nicht an mich verschwenden
Ich weiß

Feuer und Wasser kommt nie zusammen
Kann man nicht binden sind nicht verwandt
In Funken versunken steh ich in Flammen
und bin im Wasser verbrannt
Im Wasser verbrannt
Genere: Angst, Dark, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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L'uomo del bunker

Le veniva da vomitare. Non ci poteva credere.
Nel giro di pochissimo tempo era fuggita da un pazzo armato di accetta con i genitali di fuori, si era addentrata nel bosco ed aveva incontrato una dei passeggeri del treno, Abella, era entrata con lei in un bunker sotterraneo e lì si erano trovate davanti all'orrore.
C'era un uomo vestito di bianco con un enorme sorriso sul volto distorto e mezzo dipinto di blu... e stava tagliando la testa ad una persona. Maddalena aveva riconosciuto l'ormai cadavere come un altro dei passeggeri.
Quando finì di decapitarlo, lo sconosciuto si rivolse proprio a loro ed aveva iniziato ad inseguirle ridendo sguaiatamente. Abella gli aveva tirato in faccia delle schegge di vetro e lo aveva accecato, poi aveva afferrato la suora per un polso ed avevano corso fino all'ascensore che si era attivato mettendo il gasolio in un generatore.
L'ascensore scese lentamente e Maddalena continuava a tremare come una foglia, terrorizzata da ciò che aveva appena visto. Non avrebbe mai dimenticato l'orrore di aver assistito ad una decapitazione, il volto contratto dal dolore della vittima ed il sangue che, più la sua gola veniva tagliata, più spruzzava fuori dalla ferita. Si coprì la bocca con la mano per calmare i conati di vomito.
La donna le mise una mano sulla spalla, osservandola con un'espressione preoccupata.

- Hey... cerca di non pensarci, o ti sentirai male...-
- Non ci riesco... quel pover uomo...-
- So che è difficile, ma non potevamo fare nulla, purtroppo siamo arrivate tardi.-

L'ascensore si fermò e la grata si aprì. Erano ancora dentro il bunker, ma stavolta in una stanza unica, semivuota tranne che per uno strano marchingegno che attraversava il fondo della parete ed una porta sulla destra. Maddalena fece un salto per lo spavento quando vide che per terra c'era un altro cadavere. Quest'ultimo sembrava morto da un po', aveva l'uniforme da soldato ed in una mano sembrava stringere qualcosa. La suora si avvicinò con timore, quasi come se, inconsciamente, avesse paura che si svegliasse e la rincorresse.
Quella che aveva si rivelò essere una chiave, la quale sembrava importante a giudicare dall'aquila su di essa, simbolo dell'Impero di Bremen. Decise di prenderla con sé e raggiungere Abella, la quale stava trafficando con lo strano dispositivo appoggiato al muro. L'unica parte familiare di esso era quello che sembrava lo schermo di un televisore, collegato a dei tasti simili a quelli di una macchina da scrivere. Sullo schermo apparve la scritta "connettere il teleelettroscopio a Logica?".

- Cos'è un telelele— tel— insomma, teleele— ... quello che c'è scritto?-
- Mh... non lo so.-

Dopo averle risposto, Abella cliccò un tasto su cui c'era scritto "invio" e tutto il meccanismo di tubi, cavi e qualunque altra cosa fosse ciò che avevano davanti si accese, facendo un rumore assordante per qualche secondo, il quale poi scemò come se non fosse successo nulla.

- Ha... funzionato?- Maddalena si guardò intorno, cercando di trovare qualche cambiamento, ma nulla.
- Sembra di no. Uff... non importa, forse dovremmo tornare indietro. – La rossa si voltò verso l'ascensore. – Ma temo che ci toccherà scappare di nuovo da quel matto con le siringhe.-
- Oh, no, no, no...- La suora trasalì al pensiero.
- Maddalena, dobbiamo farci coraggio. Ti proteggo io, okay?-
- Non voglio esserti di peso, Abella.-

Iniziò a vagabondare nel tunnel, finché non entrò in quell'unica porta disponibile. Sperava fosse un'uscita di emergenza o simili, ma invece c'era solo una libreria... e per terra un disegno. Erano tre cerchi intersecati, di cui uno incompleto. Sembrava familiare... dove lo aveva già visto?
Fece un passo in avanti per poterlo vedere meglio, ma non appena il suo piede toccò il sigillo sul pavimento, tutto attorno a lei era cambiato. Non era più nel bunker, piuttosto in un luogo dalle pareti di legno.
... Ora ricordava. Era un luogo molto simile a quello visto nel sogno, prima di trovarsi in cima ad una torre, e quello stesso simbolo era proprio disegnato nel mosaico sul suo pavimento!
Poi però le tornò in mente quell'uomo nudo con una lama in mano che l'aveva rincorsa e sbiancò. E se fosse stato presente anche lì?
Un attimo prima che potesse mettersi ad urlare, Abella le apparve alle spalle.

- Maddalena! Come hai fatto a— oh. Ma che— vedi anche tu quello che vedo io?-
- È il luogo del sogno...-
- Già...-
- Cosa facciamo?-
- Se è davvero ciò che pensiamo, allora trovando l'uscita forse potremmo tornare in cima alla torre.-

La rossa andò avanti per prima e la suora la seguiva standole appiccicata. Quel luogo era in completo silenzio, a parte alcuni suoni parecchio strani che ogni tanto si sentivano in lontananza.
Per terra c'era quella che somigliava ad una gigantesca pianta carnivora, ma non appena le due ci passarono vicino, essa si animò e da un buco nel pavimento uscì il resto del suo corpo; sembrava il manichino di una donna, con un'ulteriore bocca sulla pancia e due lunghissime lame al posto delle braccia che oscillavano come fossero pendoli.
Senza pensarci troppo si diedero alla fuga, innescando il risveglio di altri di quei cosi, ma per fortuna erano lenti e li seminarono con facilità. Dopo aver corso attraverso tutto quello stranissimo ed inquietante luogo, raggiunsero una scala a pioli.
Maddalena salì per prima ed Abella le fu subito dietro.
In un battito di ciglia l'ambiente attorno a loro era cambiato e la scala era diventata la stessa che avevano sceso per entrare nel bunker. Era tutto troppo strano. Stava ancora sognando?
La suora aprì il portello sul soffitto e si trovò davanti un volto che la fissava con un sorriso. Per lo spavento scivolò giù e finì per cadere, ma la donna che era con lei riuscì a prenderla in tempo e tirarla su con il solo uso di una mano.
Quando furono entrambe fuori, vennero accolte da una risata.

- Oooh~ siete ancora vive. Brave ragazze.

Maddalena trasalì. Si ricordava di quel tizio! Era il soldato molesto che le stava appiccicato durante il viaggio in treno.
Era alto, aveva profondi occhi grigi, zigomi alti, naso dritto, un sorriso non molto rassicurante, ricci capelli biondi ed un'uniforme verde militare con lunghi stivali. Sul cappello aveva la stessa aquila che c'era sulla chiave trovata poco prima. Doveva far parte dell'esercito di Bremen, quindi.

- Sta lontano!- Disse Abella, facendo un passo in avanti per proteggere la compagna.
- Calma, tesoro. Vi ho viste al treno. – In quel momento, i suoi occhi grigi si fissarono sulla suora. Il suo sorriso si allargò. – Se vi avessi volute morte, sareste ancora ad occhi chiusi in uno dei vagoni. Vero, bella addormentata? – Le fece l'occhiolino. – Comunque. Tenente Pav, al vostro servizio.~ Come ti chiami, uccellino? Devi ancora dirmelo, ricordi?-
Maddalena sospirò. Forse era destino che, prima o poi, quel tizio sarebbe venuto a sapere il suo nome.
- ... Maddalena.-
- Maddalena... finalmente ti stai comportando bene!
Era ora, è un peccato che la nostra chiacchierata sul treno sia stata interrotta, ma volevo dirti una cosa: quei vestiti ti stanno proprio male. Dovresti toglierteli.-
- Hey, non parlarle così, è una suora!- Intervenne Abella.
- Ma dai, scherzavo~ o forse no—?
Dovresti stare attenta, sai? Mi agito parecchio davanti alle donne fiduciose e mature come te. Agitazione e grilletto facile non vanno molto d'accordo, mi capisci? – Pav si mise una mano sul fianco. – Avete trovato la chiave della città, vero? – Abbassò lo sguardo, notandola in mano a Maddalena. – Proprio lei, quella con l'aquila.
Molto bene. Avrei potuto andarla a prendere da solo, ma non si sa mai cosa si possa nascondere là sotto... il festival è appena iniziato, al momento non voglio fare nulla di rischioso.
Uccellino, di te ci si può fidare, non è vero? Mi faresti il favore di aprire il cancello per entrare in città?
Devo fare qualcosa di molto importante...
Beh, ci uccidia— volevo dire— vediamo più tardi~-

Il tenente le salutò agitando la mano e se ne andò, sparendo tra la nebbia della foresta.
Maddalena ancora fissava il punto in cui era scomparso, come imbambolata. Stringeva la chiave tra le mani.

- Sono sicura che sappia qualcosa su questo tunnel... sicuramente c'entra con la ragione per cui l'esercito di Bremen era così ossessionato da occupare— mi stai ascoltando, Maddalena?-
- Uhm...?- La suora trasalì, svegliandosi da quella sorta di trance.
- Uff... – Abella sospirò. – Ascolta... so che è difficile da credere, ma ci sono tanti uomini migliori di lui in giro per il mondo. Non sprecarti così.-
- Non è come pensi—!- Sentì la punta delle orecchie scaldarsi da sotto il velo.
- Scherzavo! Piuttosto... parlava come se vi conosceste già. È successo qualcosa sul treno?-
- Niente di che... si era solo seduto vicino a me e mi ha riempito di domande.- Cercò di minimizzare.
- Capito. La prossima volta che lo incontro, gli do un pugno talmente forte da spedirlo dritto sulla Luna. Così impara a dirti cose del genere.
Ed ora andiamo a cercare questa fantomatica seconda chiave, non voglio che si metta a piangere.-

Finalmente Maddalena rise.

   
 
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