La cerimonia
Mentre attraversava la corte del tempio, tra due ali di folla contenute a stento dalla guardia reale, il cuore di Yozora batteva all’impazzata. Si strinse al braccio di Valka, nei timpani il rumoreggiare del popolo che elevava formule di buon auspicio e gettava fiori al suo passaggio.
La fiamma perenne di Belker ruggiva robusta sul terrazzamento di pietra, visibile a migliaia di fars. La scala che culminava sull’ara maggiore sembrava interminabile. Il vento del deserto le sollevava l’abito nuziale, un prezioso sovrapporsi di sete rosse e ricami; il velo, fissato all’acconciatura raccolta, la seguiva come una frusciante onda cremisi. L’emozione la sovrastò facendole mancare l’appoggio: Valka mascherò l’intoppo con lesta prontezza.
«Non ora, inciampare porta male.»
Lei gli rivolse uno sguardo stranito, ma la sua espressione serena la rincuorò.
Sommo Kalemi, fate che non pianga davanti ai Khai!
Era difficile non commuoversi con tutti gli occhi puntati addosso, nel giorno delle nozze, mentre attendeva che lo sposo la raggiungesse per completare il percorso.
Si sentì esposta quando il reikan la lasciò sola a salire la rampa finale.
Vestito con gli abiti cerimoniali neri, Rhenn avanzò con il nadoke tra le mani, dando il via al tempo. La sabbia dell’Haiflamur prese a scorrere nel meccanismo: se Mahati non si fosse presentato prima del precipitare dell’ultimo granello, sarebbe equivalso a un rigetto. I demoni consideravano il tempo d’attesa inversamente proporzionale al gradimento dello sposo, però la sposa aveva facoltà di fermare il conto alla rovescia e di abbandonare il santuario.
Non nel mio caso, sono una preda di guerra.
Fissò la polvere rossa scivolare nell’ampolla inferiore, trattenne il fiato e le lacrime ripresero a pizzicare. Sollevò gli occhi sul principe della corona alla ricerca di un segnale che le avrebbe risparmiato la tensione: questi le sorrise e l’inquietudine svaporò per lasciare il posto a un’acuta fitta al petto.
Vederlo accanto a me mi conforta… è così dal primo incontro.
La sagoma di un vradak ombreggiò l’area sacra, un grido inconfondibile a sciogliere ogni dubbio. Mahati balzò di sella e arrestò il nadoke: la sabbia era quasi tutta nella sezione superiore. Gli astanti esplosero in un’acclamazione, mentre il primo stormo atterrava alle sue spalle a riprova della fedeltà e del sostegno dell’armata.
Lo stratega supremo aveva scelto di non indossare l’alta uniforme, solo il mantello bordato di pelliccia ricordava la tenuta da guerra della sua gente. La seta rossa orlata d’oro si incollava al fisico prestante, perfetta sull’incarnato d’ambra, la corona sulla fronte ne centuplicava la regalità.
Sarò per sempre di quest’uomo meraviglioso e terribile, che ho imparato a conoscere e stimare. Non lo merito… non sono degna di lui.
Mahati le porse le mani: al mignolo sinistro scintillò l’anello di Kelya e dall’animo della principessa eruppe un’onda d’affetto caldo e doloroso.
«Supremo Belker, signore di Mardan e di tutte le Battaglie, consacrate l’unione tra quest’uomo e questa donna. Io, portatore della fiamma, valido il vincolo e lo dichiaro inviolabile.»
La voce dell’Ojikumaar s’innalzò chiara e solenne. Snodò un nastro rosso, lo intrecciò alle loro le mani, lo legò saldo.
«Le vostre vite sono incatenate dal sangue, esso scorrerà l’uno per l’altra nel nome di Belker. Unitelo nel kretha a sugello delle promesse.»
Quando Rhenn porse il tarken al fratello, Yozora avvertì l’ansia del momento. Sapeva che Mahati le avrebbe praticato un taglio per bagnare la coppa rituale. Avrebbe dovuto fare lo stesso con lui, ma temeva di svenire o di fargli male.
Il Šarkumaar impugnò il coltello senza esitazioni e fece scorrere la lama.
«Custodisco il tuo dolore» pronunciò sicuro.
L’incisione sul palmo era poco più di una spellatura, lo sguardo intenso su di lei la rinvigorì. Accolse il pugnale con un tremito e lo calcò sulla sua pelle finché alcune gocce rosse non fiorirono ai lati della lama. Pronunciò la stessa formula.
Mentre le sacerdotesse si precipitavano a tamponare le ferite, Rhenn versò l’acqua nella coppa, un filo argenteo che scintillò al Sole Trigemino.
«La vostra lingua sia sincera, ricordi il sapore del giuramento.»
Mahati accostò le labbra al kretha e bevve.
«Sono fonte della tua gioia» articolò.
Yozora lo imitò, avvertendo il gusto metallico nella miscela trasparente.
L’Ojikumaar asperse l’ara con il rimanente e levò le mani al braciere.
«Divino Belker custodite il patto, voi solo lo udrete.»
Le pithye tesero sulle loro teste un drappo scarlatto, occultandoli agli spettatori. Sotto l’ombra intima della stoffa, Mahati si lasciò sfuggire un sospiro, mostrando che la tranquillità esteriore non corrispondeva appieno allo stato d’animo.
«Avresti dovuto calcare il tarken, non ho sentito quasi nulla» sorrise.
«N-non intendevo provocarti uno spasimo.»
«Lo scopo era quello.»
«Oh, m-ma neanche tu hai insistito.»
«Eri già abbastanza pallida e non avrei tollerato infliggerti pena.»
«Abbiamo sbagliato? Che succederà adesso?»
«No, dimostriamo di essere fatti l’uno per l’altra. Siamo ufficialmente sposati, ecco cosa accade. Giuro che ti proteggerò, Yozora, a ogni costo.»
La strinse forte, il tessuto ondeggiò lieve.
«Giuro che resterò al tuo fianco» ricambiò lei «Troverò il modo di amarti senza violare il tuo credo.»
«Ssh… baciami.»
Quando le sacerdotesse levarono il paramento, le loro labbra erano ancora unite.
«Potete scollarvi» borbottò acido Rhenn.
Tagliò il nastro che li imprigionava e lo gettò tra le fiamme.
«Sai dove ti porterei adesso?» sogghignò Mahati mentre scendevano verso le sale interne del tempio.
«Ci attendono per le felicitazioni» avvampò lei.
«Peccato non le abbiano inviate scritte. E che disertare il banchetto sia offensivo.»
«Non è da te essere impaziente, mio prezioso.»
«No?» lui si arrestò nel corridoio «Tre giorni con te e nessuno a disturbarci?»
La sollevò ai fianchi, posò la bocca sulla sua, la lingua fece irruzione e le tolse il fiato. Yozora gli si strinse, le dita affondate tra i suoi capelli. Captò nel respiro accelerato il desiderio frenato a stento e l’insofferenza per il cerimoniale di corte.
«N-non possiamo, potrebbe arrivare qualcuno e… ah!»
Il principe ruppe gli indugi, le afferrò la mano e se la pose sul petto. Le vampe delle fiaccole ruggivano nel suo sguardo, le labbra erano schiuse in un sorriso seducente.
«Mia moglie osa rifiutarmi?»
«No» rise lei «Provo a riportarti alla ragione.»
«Allora non dovresti tentarmi con questo vestito e con quello che c’è dentro. Sei un tale splendore, che…» si bloccò, realizzando di averle rivolto un apprezzamento fuori dal canone demoniaco «… che farnetico!»
Yozora rinunciò ai blandi rimproveri e lasciò che l’atmosfera arroventasse oltre la convenienza.
«Sentiranno l’odore è vero? Capiranno che abbiamo tardato per…»
«Poco ma sicuro.»
«Mahati!»
«Ti imbarazza che il concetto di matrimonio combinato sia volato alle ortiche?»
«No, ma penseranno sia fatto apposta.»
«Fatto? Non scambiare l’assaggio con il pasto completo.»
Yozora fissò scandalizzata le iridi brucianti e sincere del marito.
«Amo il tuo sangue daamakha» sospirò rassegnata.
«Fingerò di non aver sentito» ribatté lui, occultando lo sguardo all’effetto che il verbo proibito esercitava «Otto clan metteranno abbastanza alla prova la mia resistenza.»
«Sono solo in otto? Ŷalda preferisce provocarti anziché ammettere il torto?»
«Tutt’altro, vedrai che sarà fasullo e impeccabile come sempre. È Suhail a mancare.»
Lo sguardo della ragazza s’immalinconì.
«Conosci dettagli di cui non ti ho parlato, una volta tanto vorrei che li ascoltassi dalla mia voce» sospirò Mahati «Non ho mai avuto rapporti con mio nonno e non ne sento la mancanza. Non è intervenuto neppure alle nozze di Rhenn, mentre ha presenziato al rogo funebre di mia madre, ma ero troppo giovane per ricordarlo. Al compimento dei cent’anni ha inviato in dono le spade che cingo al fianco, insieme con una lettera. Nient’altro. Non attendevo di vederlo qui oggi.»
«Cosa ti ha scritto?»
«Nulla di importante.»
Lei gli strinse la mano. Ripresero a camminare alla luce altalenante delle torce.
«L’hai conservata?»
«Sì» le dita di Mahati ebbero una contrazione «Sciocco, vero?»
«No. Un atto di coraggio e di rispetto degno di te.»
«Talora dimentico che riusciresti a conferire dignità persino al fallo peggiore. L’ho tenuta ponderando che celasse un messaggio criptato, invece sono solo frasi di circostanza. Il capriccio sta nel non averla distrutta una volta appurato.»
«Sei sicuro che ti sia stato consegnato tutto?»
«Sì, il sigillo era intatto.»
Si fermò sulla scia dell’affermazione innocua. La fissò a occhi sbarrati e i loro pensieri andarono nella medesima direzione.
«Impossibile» tranciò subito «Chi ha falsificato le dichiarazioni di guerra, non sarebbe riuscito a replicare l’inganno su una missiva destinata al figlio del re!»
«Dunque anche tu sei convinto che i conflitti siano stati pilotati!?»
«Mio fratello è stato molto persuasivo.»
«L’artefice non può essere uno qualunque! Pensaci, mio prezioso, tre campagne belliche e probabilmente un messaggio del clan d’Oltremare. Sono documenti delicati. Cosa li accomuna?»
Mahati aggrottò la fronte. La risposta sorse dal suo profondo unita a un moto d’astio.
«Kaniša. Ma è ovvio che il sovrano dei Khai presieda alle strategie militari o agli accordi. Purtroppo è anche mio padre.»
«Ne hai parlato con Rhenn?»
«Ha provato a mettere alle strette il re e non ha cavato nulla di probante. Inoltre, se la versione dei falsi a pro dei conflitti trova ragion d’essere, quale sarebbe la ragione sottesa alla contraffazione di una lettera privata? Suhail avrebbe potuto comunicarmi a voce eventuali segreti.»
Yozora scosse la testa. La luce e il brusio dell’uscita erano sempre più vicini.
«Toglierti la certezza di un appoggio» disse dopo un breve silenzio.
«Mio nonno non ha mai preteso vendetta, ciò prova il suo distacco dagli eventi.»
«È accaduto qualcosa alla cerimonia funebre? Tuo fratello era adolescente, potrebbe ricordare dettagli che ti sfuggono.»
«E tacerli per tenersi il trono. Non c’è modo di verificare il tuo dubbio.»
«Sì invece» la principessa gli strinse il braccio «La regina Hamari non ti mentirebbe.»
Mahati si bloccò, gli occhi spalancati a fissarla.
«Scordatelo» ringhiò poi.
«Perché no!? È tua zia, ti vuole bene!»
«Non dialogo con gli hanran!»
«Ha custodito le ceneri di Naora! Le ha giurato di proteggerti, non falserebbe la verità perché è la madre di Rhenn. Esistono vincoli più forti di quelli del sangue.»
«Lo so!» sbottò il Kharnot cingendola «I miei sono presenti in questo abbraccio! Tu, io e le spade che fanno di me un guerriero!»
La principessa non lo forzò. Mahati sapeva essere testardo quanto il primogenito e la predilezione espressa dai ribelli nei suoi confronti gli pesava come una colpa. Ma snudare la verità sull’inspiegabile assenza di Suhail era importante a livello umano, la rivalità tra prìncipi perdeva terreno se confrontata all’opportunità di ricucire il rapporto con la sua famiglia materna.
«Nella tua stretta c’è anche il medaglione di Naora» gli disse piano.
Lui trasalì. Poi sorrise all’ostinazione della donna che aveva sposato.
«E l’anello di Kelya. Sei proprio sua figlia. Ora non è il momento di parlare di Suhail.»
Rasalaje le tese le braccia e la baciò sulla fronte.
«La tua gioia è la mia, kalhar.»
La frase garbata non mascherò la voce spenta, come il trucco non nascondeva le occhiaie che le infossavano lo sguardo. Tutto di lei esprimeva profonda pena, persino il sorriso che si sforzava di rivolgerle.
«State bene, mia signora?»
«Ehn. Non ci siamo più viste e vi domando venia, gli impegni di corte mi hanno intrappolata. Rimedierò quanto prima.»
Yozora trattenne quanto poté le mani della futura regina.
«Onoratemi con una visita, altezza, la vostra amicizia è preziosa.»
Rasalaje annuì, poi s’inchinò al cognato rivolgendo un augurio di prosperità e si allontanò in fretta. La principessa salki sperò fosse dovuta alla presenza di terze persone: le loro confidenze avvenivano sempre in privato. Anche Mahati parve sorpreso da quell’atteggiamento schivo ma non formulò commenti.
Forse, una volta sole, mi rivelerà cosa le accade. Se è colpa di Rhenn, giuro che lo strozzo!
«Così avete centrato l’obiettivo» asserì impassibile l’Ojikumaar «Le nozze almeno, per il resto prego il celeste Belker affinché si ponga di traverso.»
«Non so di che parlate» borbottò risentita Yozora «E neanche dove avete imparato a congratularvi in modo tanto grossolano.»
«Dote naturale. Alludo al progetto di portare vostro marito sulla via della perdizione.»
«Invidia o sarcasmo, non sono affari vostri.»
«Né l’uno né l’altro. È un invito a non sforzarvi, non vorrei che la vostra battaglia a favore di ahaki lo spingesse sulla strada del trono. Inoltre è già innamorato di voi, lasciategli almeno credere che non sia così.»
«Le solite provocazioni a vuoto» ribatté lei con una punta di collera «Parliamo di vostra moglie piuttosto… cosa le avete fatto?»
«Ah, questi invece non sono affari vostri.»
«Quindi ammettete che una colpa, se è così sciupata!»
«Libera di pensarlo. Avrei scommesso che mi avreste domandato se è incinta.»
Yozora raggelò. Rhenn non sganciò lo sguardo dal suo e socchiuse le palpebre per assorbirne la reazione.
«S-sarebbe meraviglioso.»
«A giudicare dalla vostra espressione non lo pensate davvero.»
«Oh… sono sorpresa perché non me l’ha rivelato, ma anche a Seera non è uso annunciare subito la gravidanza per precauzione.»
Il primogenito continuò a scandagliarla in silenzio come se la priorità fosse coglierla in fallo, non gioire per aver finalmente generato l’erede del regno.
«Etarmah» intervenne Mahati «Rasalaje non è in attesa, baloccarsi su un tema così spinoso è fuori luogo. O vuoi che ti reggiamo il gioco mentre provi a rimediare?»
«Niente di tutto ciò. È per ricordare alla tua donna di non lanciare accuse a caso. Stabilito ciò, mi congratulo con te, fratellino: hai obbedito a nostro padre e ci assicuri l’acqua per gli anni a venire, ineccepibile nello svolgimento del tuo dovere.»
«Ho obbedito alle mie voglie» rispedì il secondogenito «Parlerei di estremo piacere.»
Rhenn aggrottò la fronte, ma l’altro si congedò e proseguì l’interminabile giro di saluti.
«Perché mi ha detto una bugia?» domandò sconsolata Yozora.
«Perché è un idiota.»
«Non capisco.»
«È un saltimbanco tale che cercheresti risposte invano.»
La principessa faticò a riaversi dallo scherzo e ragionò sul dispiacere che avvertiva: era come se avesse ricevuto un colpo basso e si vergognò nel constatare di essere addolorata per se stessa più che per la sua kalhar.
Forse voleva infierire sul fatto che non avrò figli da Mahati.
Una parte di lei negò con vigore l’ipotesi e la precipitò nello sconforto.
I capiclan porsero le spartane felicitazioni, persino Ŷalda risultò gradevole, sebbene avesse portato con sé la giovane moglie e l’ultimo nato per metterli in mostra davanti all’intera corte.
Mahati si trattenne a lungo con Zaflisa, la sorella minore di Eskandar: espresse una sincera afflizione, dovuta al senso di responsabilità e all’infruttuosità delle ricerche.
«Mio fratello ti rimprovererebbe, poiché te ne fai una colpa» lo interruppe la donna «A meno che non si sia scontrato con Belker in persona, tornerà da te.»
«Vorrei che tu avessi ragione. Grazie per la fiducia che il vostro clan mi accorda.»
«È riposta nell’uomo migliore di Mardan. Inoltre è un sollievo vedere che almeno uno di voi ha messo la testa a posto» aggiunse briosa «Rivelatemi qual è il vostro segreto, altezza, ho due fratelli scapestrati e non so come raddrizzarli.»
La principessa straniera arrossì al complimento e ricambiò il sorriso.
«Credo nell’iwatha, mia signora.
«Perfetto. Anche Mahati ha l’indole del sognatore nonostante il ligio credo khai.»
«Tu no, Zaflisa?» replicò questi dopo un istante di imbarazzo.
Lei rise, gettando un’occhiata al marito e ai figli.
«Non lo nego. Li affidiamo tutti a te, Kharnot.»
Yozora ammirò il modo in cui aveva esternato il suo netto favore per il Šarkumaar, evitando di offendere il principe della corona e di criticare le decisioni del re.
A quanto constatato, quattro clan avevano lasciato intendere la predilezione per il secondogenito alla guida dei Khai mentre gli altri tre si erano tenuti sul vago, eppure non era errato pensare che propendessero per Ŷalda.
Oh, Rhenn, se tu non fossi così arrogante…
«Non sorprenderti della familiarità di Zaflisa, siamo cresciuti insieme» spiegò Mahati.
«Mm, difesa non richiesta. C’è stato qualcosa?» lo punzecchiò lei.
«Erano tutti convinti che l’avrei presa in moglie» ribatté lui diplomatico.
«Perché non è avvenuto?»
«Non ero l’unico a piacerle.»
«E lo dici così? Non è carino!»
«Già» sogghignò il principe «Avere un turno e non l’esclusiva non lo è affatto! Eskandar è come lei e, viste le recenti esternazioni, Akash non è da meno. Tuttavia ho scelto di affidarti a loro perché mi fido come di me stesso.»
«Come?»
L’aria meravigliata della moglie gli fece capire che non ne era al corrente.
«Se fossi morto per il veleno minkari saresti stata sotto la tutela del loro clan» precisò «Ho lasciato uno scritto a Rhenn, non te l’ha detto?»
«No… m-ma sono certa che, conoscendomi, l’ha fatto per non allarmarmi.»
Mahati emise il fiato.
«Credimi, vorrei che ti “conoscesse” molto meno. Mi domando quali scuse inventerà, ora che sei mia.»
Non aggiunse altro poiché Ishwin si avvicinò per condurli all’interno del tempio, dove avrebbe tratto la divinazione sul loro futuro congiunto.
«È un privilegio incontrarvi di persona, principessa Yozora» formulò melliflua «Il dio della Battaglia è lieto di accogliervi e di porre su di voi la sua protezione, anche se… mi hanno riferito che siete devota ad altre divinità.»
«Rispetto tutti gli Immortali, nobile pithya. Ricevo la benevolenza del celeste Belker per onorare mio marito e il suo credo.»
La sacerdotessa s’inchinò rigida e li precedette lungo un corridoio in penombra.
La cella interna del santuario era un tripudio di ori e damaschi, gli incensi diffondevano un aroma penetrante, dall’oculo proveniva una luce rossastra che sfumava i contorni del circostante.
Ishwin effuse l’acqua sacra e il gocciolio monocorde favorì il profondo raccoglimento che precedeva la trance.
Yozora avvertì un netto disagio, la testa prese a girarle e lo stomaco si contrasse in un’ondata di nausea. Si impose di respirare con regolarità, stringendosi al braccio dello sposo per non oscillare al ritmo della visuale che si sfocava.
Mahati realizzò che c’era qualcosa di strano ancor prima di vederla impallidire. La nota dolciastra dell’esalazione era eccessiva, diversa da quella che conosceva. Si pose il mantello sulla bocca e bloccò i fumi capovolgendo un vaso sul turibolo.
Al rumore inconsueto la pithya si volse interrogativa, ma non ebbe tempo di chiedere.
Il principe teneva la moglie esanime contro la spalla, gli occhi di magma si levarono a fissarla con inaudita ferocia.
«Altezza reale, cosa…?» farfugliò atterrita.
Per tutta risposta lui sguainò la spada e con l’elsa mandò in pezzi l’alabastro che schermava una finestra, precipitandosi attraverso il varco. Scostò la stoffa con cui si era protetto, saggiando gli odori a caccia di ulteriori pericoli. L’aria del cortile interno era calda ma priva di miasmi. Si accosciò, adagiando la moglie a terra.
«Respira, Yozora! Coraggio!»
«Mahati…»
«Ssh, non agitarti. Cerca di inalare con calma.»
«C-cosa è…?» lei tossì e inspirò a pieni polmoni, sentendosi subito meglio.
«Non lo so, ma lo scoprirò immediatamente.»
Il suono di passi concitati sul tappeto di frantumi precedette la comparsa di Ishwin e di Rhenn, che li guardò con uno sconvolgimento fuori dalla norma.
«Che diavolo succede!?»
«Chiedilo alla tua assistente!» ruggì Mahati.
Il primogenito squadrò l’amante con puro odio e lei ebbe la certezza che l’avrebbe uccisa lì senza esitazioni. Invece mosse qualche passo in avanti e si piegò accanto al fratello.
«L’incenso» mormorò con una vena di sollievo.
«Come lo sai?» sibilò feroce il minore.
«È già successo.»
«Cosa!?»
«Vi ha provocato visioni apocalittiche, è così?»
«No» sussurrò Yozora levandosi a sedere «Non riuscivo a respirare.»
Rhenn spalancò gli occhi, invaso dall’angoscia precedente.
«Veleno» pronunciò furibondo il secondogenito.
«No, sarebbe morta. Quando lo percepiamo con l’olfatto, è tardi. Chi non è immune viene intossicato attraverso la pelle, prima che i polmoni si saturino.»
«Non se è una dose blanda. Un avvertimento.»
«Stai pensando agli hanran?»
Mahati aiutò la moglie a rialzarsi, una ruga tra le sopracciglia. Scosse il capo: i ribelli non avrebbero minacciato la vita di colei che aveva promesso di spendersi per loro.
Prima che potesse condividere la riflessione, un gli sibilo gli riempì l’udito.
La freccia si piantò nel petto di Yozora con uno schiocco terribile.
Mentre attraversava la corte del tempio, tra due ali di folla contenute a stento dalla guardia reale, il cuore di Yozora batteva all’impazzata. Si strinse al braccio di Valka, nei timpani il rumoreggiare del popolo che elevava formule di buon auspicio e gettava fiori al suo passaggio.
La fiamma perenne di Belker ruggiva robusta sul terrazzamento di pietra, visibile a migliaia di fars. La scala che culminava sull’ara maggiore sembrava interminabile. Il vento del deserto le sollevava l’abito nuziale, un prezioso sovrapporsi di sete rosse e ricami; il velo, fissato all’acconciatura raccolta, la seguiva come una frusciante onda cremisi. L’emozione la sovrastò facendole mancare l’appoggio: Valka mascherò l’intoppo con lesta prontezza.
«Non ora, inciampare porta male.»
Lei gli rivolse uno sguardo stranito, ma la sua espressione serena la rincuorò.
Sommo Kalemi, fate che non pianga davanti ai Khai!
Era difficile non commuoversi con tutti gli occhi puntati addosso, nel giorno delle nozze, mentre attendeva che lo sposo la raggiungesse per completare il percorso.
Si sentì esposta quando il reikan la lasciò sola a salire la rampa finale.
Vestito con gli abiti cerimoniali neri, Rhenn avanzò con il nadoke tra le mani, dando il via al tempo. La sabbia dell’Haiflamur prese a scorrere nel meccanismo: se Mahati non si fosse presentato prima del precipitare dell’ultimo granello, sarebbe equivalso a un rigetto. I demoni consideravano il tempo d’attesa inversamente proporzionale al gradimento dello sposo, però la sposa aveva facoltà di fermare il conto alla rovescia e di abbandonare il santuario.
Non nel mio caso, sono una preda di guerra.
Fissò la polvere rossa scivolare nell’ampolla inferiore, trattenne il fiato e le lacrime ripresero a pizzicare. Sollevò gli occhi sul principe della corona alla ricerca di un segnale che le avrebbe risparmiato la tensione: questi le sorrise e l’inquietudine svaporò per lasciare il posto a un’acuta fitta al petto.
Vederlo accanto a me mi conforta… è così dal primo incontro.
La sagoma di un vradak ombreggiò l’area sacra, un grido inconfondibile a sciogliere ogni dubbio. Mahati balzò di sella e arrestò il nadoke: la sabbia era quasi tutta nella sezione superiore. Gli astanti esplosero in un’acclamazione, mentre il primo stormo atterrava alle sue spalle a riprova della fedeltà e del sostegno dell’armata.
Lo stratega supremo aveva scelto di non indossare l’alta uniforme, solo il mantello bordato di pelliccia ricordava la tenuta da guerra della sua gente. La seta rossa orlata d’oro si incollava al fisico prestante, perfetta sull’incarnato d’ambra, la corona sulla fronte ne centuplicava la regalità.
Sarò per sempre di quest’uomo meraviglioso e terribile, che ho imparato a conoscere e stimare. Non lo merito… non sono degna di lui.
Mahati le porse le mani: al mignolo sinistro scintillò l’anello di Kelya e dall’animo della principessa eruppe un’onda d’affetto caldo e doloroso.
«Supremo Belker, signore di Mardan e di tutte le Battaglie, consacrate l’unione tra quest’uomo e questa donna. Io, portatore della fiamma, valido il vincolo e lo dichiaro inviolabile.»
La voce dell’Ojikumaar s’innalzò chiara e solenne. Snodò un nastro rosso, lo intrecciò alle loro le mani, lo legò saldo.
«Le vostre vite sono incatenate dal sangue, esso scorrerà l’uno per l’altra nel nome di Belker. Unitelo nel kretha a sugello delle promesse.»
Quando Rhenn porse il tarken al fratello, Yozora avvertì l’ansia del momento. Sapeva che Mahati le avrebbe praticato un taglio per bagnare la coppa rituale. Avrebbe dovuto fare lo stesso con lui, ma temeva di svenire o di fargli male.
Il Šarkumaar impugnò il coltello senza esitazioni e fece scorrere la lama.
«Custodisco il tuo dolore» pronunciò sicuro.
L’incisione sul palmo era poco più di una spellatura, lo sguardo intenso su di lei la rinvigorì. Accolse il pugnale con un tremito e lo calcò sulla sua pelle finché alcune gocce rosse non fiorirono ai lati della lama. Pronunciò la stessa formula.
Mentre le sacerdotesse si precipitavano a tamponare le ferite, Rhenn versò l’acqua nella coppa, un filo argenteo che scintillò al Sole Trigemino.
«La vostra lingua sia sincera, ricordi il sapore del giuramento.»
Mahati accostò le labbra al kretha e bevve.
«Sono fonte della tua gioia» articolò.
Yozora lo imitò, avvertendo il gusto metallico nella miscela trasparente.
L’Ojikumaar asperse l’ara con il rimanente e levò le mani al braciere.
«Divino Belker custodite il patto, voi solo lo udrete.»
Le pithye tesero sulle loro teste un drappo scarlatto, occultandoli agli spettatori. Sotto l’ombra intima della stoffa, Mahati si lasciò sfuggire un sospiro, mostrando che la tranquillità esteriore non corrispondeva appieno allo stato d’animo.
«Avresti dovuto calcare il tarken, non ho sentito quasi nulla» sorrise.
«N-non intendevo provocarti uno spasimo.»
«Lo scopo era quello.»
«Oh, m-ma neanche tu hai insistito.»
«Eri già abbastanza pallida e non avrei tollerato infliggerti pena.»
«Abbiamo sbagliato? Che succederà adesso?»
«No, dimostriamo di essere fatti l’uno per l’altra. Siamo ufficialmente sposati, ecco cosa accade. Giuro che ti proteggerò, Yozora, a ogni costo.»
La strinse forte, il tessuto ondeggiò lieve.
«Giuro che resterò al tuo fianco» ricambiò lei «Troverò il modo di amarti senza violare il tuo credo.»
«Ssh… baciami.»
Quando le sacerdotesse levarono il paramento, le loro labbra erano ancora unite.
«Potete scollarvi» borbottò acido Rhenn.
Tagliò il nastro che li imprigionava e lo gettò tra le fiamme.
«Sai dove ti porterei adesso?» sogghignò Mahati mentre scendevano verso le sale interne del tempio.
«Ci attendono per le felicitazioni» avvampò lei.
«Peccato non le abbiano inviate scritte. E che disertare il banchetto sia offensivo.»
«Non è da te essere impaziente, mio prezioso.»
«No?» lui si arrestò nel corridoio «Tre giorni con te e nessuno a disturbarci?»
La sollevò ai fianchi, posò la bocca sulla sua, la lingua fece irruzione e le tolse il fiato. Yozora gli si strinse, le dita affondate tra i suoi capelli. Captò nel respiro accelerato il desiderio frenato a stento e l’insofferenza per il cerimoniale di corte.
«N-non possiamo, potrebbe arrivare qualcuno e… ah!»
Il principe ruppe gli indugi, le afferrò la mano e se la pose sul petto. Le vampe delle fiaccole ruggivano nel suo sguardo, le labbra erano schiuse in un sorriso seducente.
«Mia moglie osa rifiutarmi?»
«No» rise lei «Provo a riportarti alla ragione.»
«Allora non dovresti tentarmi con questo vestito e con quello che c’è dentro. Sei un tale splendore, che…» si bloccò, realizzando di averle rivolto un apprezzamento fuori dal canone demoniaco «… che farnetico!»
Yozora rinunciò ai blandi rimproveri e lasciò che l’atmosfera arroventasse oltre la convenienza.
«Sentiranno l’odore è vero? Capiranno che abbiamo tardato per…»
«Poco ma sicuro.»
«Mahati!»
«Ti imbarazza che il concetto di matrimonio combinato sia volato alle ortiche?»
«No, ma penseranno sia fatto apposta.»
«Fatto? Non scambiare l’assaggio con il pasto completo.»
Yozora fissò scandalizzata le iridi brucianti e sincere del marito.
«Amo il tuo sangue daamakha» sospirò rassegnata.
«Fingerò di non aver sentito» ribatté lui, occultando lo sguardo all’effetto che il verbo proibito esercitava «Otto clan metteranno abbastanza alla prova la mia resistenza.»
«Sono solo in otto? Ŷalda preferisce provocarti anziché ammettere il torto?»
«Tutt’altro, vedrai che sarà fasullo e impeccabile come sempre. È Suhail a mancare.»
Lo sguardo della ragazza s’immalinconì.
«Conosci dettagli di cui non ti ho parlato, una volta tanto vorrei che li ascoltassi dalla mia voce» sospirò Mahati «Non ho mai avuto rapporti con mio nonno e non ne sento la mancanza. Non è intervenuto neppure alle nozze di Rhenn, mentre ha presenziato al rogo funebre di mia madre, ma ero troppo giovane per ricordarlo. Al compimento dei cent’anni ha inviato in dono le spade che cingo al fianco, insieme con una lettera. Nient’altro. Non attendevo di vederlo qui oggi.»
«Cosa ti ha scritto?»
«Nulla di importante.»
Lei gli strinse la mano. Ripresero a camminare alla luce altalenante delle torce.
«L’hai conservata?»
«Sì» le dita di Mahati ebbero una contrazione «Sciocco, vero?»
«No. Un atto di coraggio e di rispetto degno di te.»
«Talora dimentico che riusciresti a conferire dignità persino al fallo peggiore. L’ho tenuta ponderando che celasse un messaggio criptato, invece sono solo frasi di circostanza. Il capriccio sta nel non averla distrutta una volta appurato.»
«Sei sicuro che ti sia stato consegnato tutto?»
«Sì, il sigillo era intatto.»
Si fermò sulla scia dell’affermazione innocua. La fissò a occhi sbarrati e i loro pensieri andarono nella medesima direzione.
«Impossibile» tranciò subito «Chi ha falsificato le dichiarazioni di guerra, non sarebbe riuscito a replicare l’inganno su una missiva destinata al figlio del re!»
«Dunque anche tu sei convinto che i conflitti siano stati pilotati!?»
«Mio fratello è stato molto persuasivo.»
«L’artefice non può essere uno qualunque! Pensaci, mio prezioso, tre campagne belliche e probabilmente un messaggio del clan d’Oltremare. Sono documenti delicati. Cosa li accomuna?»
Mahati aggrottò la fronte. La risposta sorse dal suo profondo unita a un moto d’astio.
«Kaniša. Ma è ovvio che il sovrano dei Khai presieda alle strategie militari o agli accordi. Purtroppo è anche mio padre.»
«Ne hai parlato con Rhenn?»
«Ha provato a mettere alle strette il re e non ha cavato nulla di probante. Inoltre, se la versione dei falsi a pro dei conflitti trova ragion d’essere, quale sarebbe la ragione sottesa alla contraffazione di una lettera privata? Suhail avrebbe potuto comunicarmi a voce eventuali segreti.»
Yozora scosse la testa. La luce e il brusio dell’uscita erano sempre più vicini.
«Toglierti la certezza di un appoggio» disse dopo un breve silenzio.
«Mio nonno non ha mai preteso vendetta, ciò prova il suo distacco dagli eventi.»
«È accaduto qualcosa alla cerimonia funebre? Tuo fratello era adolescente, potrebbe ricordare dettagli che ti sfuggono.»
«E tacerli per tenersi il trono. Non c’è modo di verificare il tuo dubbio.»
«Sì invece» la principessa gli strinse il braccio «La regina Hamari non ti mentirebbe.»
Mahati si bloccò, gli occhi spalancati a fissarla.
«Scordatelo» ringhiò poi.
«Perché no!? È tua zia, ti vuole bene!»
«Non dialogo con gli hanran!»
«Ha custodito le ceneri di Naora! Le ha giurato di proteggerti, non falserebbe la verità perché è la madre di Rhenn. Esistono vincoli più forti di quelli del sangue.»
«Lo so!» sbottò il Kharnot cingendola «I miei sono presenti in questo abbraccio! Tu, io e le spade che fanno di me un guerriero!»
La principessa non lo forzò. Mahati sapeva essere testardo quanto il primogenito e la predilezione espressa dai ribelli nei suoi confronti gli pesava come una colpa. Ma snudare la verità sull’inspiegabile assenza di Suhail era importante a livello umano, la rivalità tra prìncipi perdeva terreno se confrontata all’opportunità di ricucire il rapporto con la sua famiglia materna.
«Nella tua stretta c’è anche il medaglione di Naora» gli disse piano.
Lui trasalì. Poi sorrise all’ostinazione della donna che aveva sposato.
«E l’anello di Kelya. Sei proprio sua figlia. Ora non è il momento di parlare di Suhail.»
Rasalaje le tese le braccia e la baciò sulla fronte.
«La tua gioia è la mia, kalhar.»
La frase garbata non mascherò la voce spenta, come il trucco non nascondeva le occhiaie che le infossavano lo sguardo. Tutto di lei esprimeva profonda pena, persino il sorriso che si sforzava di rivolgerle.
«State bene, mia signora?»
«Ehn. Non ci siamo più viste e vi domando venia, gli impegni di corte mi hanno intrappolata. Rimedierò quanto prima.»
Yozora trattenne quanto poté le mani della futura regina.
«Onoratemi con una visita, altezza, la vostra amicizia è preziosa.»
Rasalaje annuì, poi s’inchinò al cognato rivolgendo un augurio di prosperità e si allontanò in fretta. La principessa salki sperò fosse dovuta alla presenza di terze persone: le loro confidenze avvenivano sempre in privato. Anche Mahati parve sorpreso da quell’atteggiamento schivo ma non formulò commenti.
Forse, una volta sole, mi rivelerà cosa le accade. Se è colpa di Rhenn, giuro che lo strozzo!
«Così avete centrato l’obiettivo» asserì impassibile l’Ojikumaar «Le nozze almeno, per il resto prego il celeste Belker affinché si ponga di traverso.»
«Non so di che parlate» borbottò risentita Yozora «E neanche dove avete imparato a congratularvi in modo tanto grossolano.»
«Dote naturale. Alludo al progetto di portare vostro marito sulla via della perdizione.»
«Invidia o sarcasmo, non sono affari vostri.»
«Né l’uno né l’altro. È un invito a non sforzarvi, non vorrei che la vostra battaglia a favore di ahaki lo spingesse sulla strada del trono. Inoltre è già innamorato di voi, lasciategli almeno credere che non sia così.»
«Le solite provocazioni a vuoto» ribatté lei con una punta di collera «Parliamo di vostra moglie piuttosto… cosa le avete fatto?»
«Ah, questi invece non sono affari vostri.»
«Quindi ammettete che una colpa, se è così sciupata!»
«Libera di pensarlo. Avrei scommesso che mi avreste domandato se è incinta.»
Yozora raggelò. Rhenn non sganciò lo sguardo dal suo e socchiuse le palpebre per assorbirne la reazione.
«S-sarebbe meraviglioso.»
«A giudicare dalla vostra espressione non lo pensate davvero.»
«Oh… sono sorpresa perché non me l’ha rivelato, ma anche a Seera non è uso annunciare subito la gravidanza per precauzione.»
Il primogenito continuò a scandagliarla in silenzio come se la priorità fosse coglierla in fallo, non gioire per aver finalmente generato l’erede del regno.
«Etarmah» intervenne Mahati «Rasalaje non è in attesa, baloccarsi su un tema così spinoso è fuori luogo. O vuoi che ti reggiamo il gioco mentre provi a rimediare?»
«Niente di tutto ciò. È per ricordare alla tua donna di non lanciare accuse a caso. Stabilito ciò, mi congratulo con te, fratellino: hai obbedito a nostro padre e ci assicuri l’acqua per gli anni a venire, ineccepibile nello svolgimento del tuo dovere.»
«Ho obbedito alle mie voglie» rispedì il secondogenito «Parlerei di estremo piacere.»
Rhenn aggrottò la fronte, ma l’altro si congedò e proseguì l’interminabile giro di saluti.
«Perché mi ha detto una bugia?» domandò sconsolata Yozora.
«Perché è un idiota.»
«Non capisco.»
«È un saltimbanco tale che cercheresti risposte invano.»
La principessa faticò a riaversi dallo scherzo e ragionò sul dispiacere che avvertiva: era come se avesse ricevuto un colpo basso e si vergognò nel constatare di essere addolorata per se stessa più che per la sua kalhar.
Forse voleva infierire sul fatto che non avrò figli da Mahati.
Una parte di lei negò con vigore l’ipotesi e la precipitò nello sconforto.
I capiclan porsero le spartane felicitazioni, persino Ŷalda risultò gradevole, sebbene avesse portato con sé la giovane moglie e l’ultimo nato per metterli in mostra davanti all’intera corte.
Mahati si trattenne a lungo con Zaflisa, la sorella minore di Eskandar: espresse una sincera afflizione, dovuta al senso di responsabilità e all’infruttuosità delle ricerche.
«Mio fratello ti rimprovererebbe, poiché te ne fai una colpa» lo interruppe la donna «A meno che non si sia scontrato con Belker in persona, tornerà da te.»
«Vorrei che tu avessi ragione. Grazie per la fiducia che il vostro clan mi accorda.»
«È riposta nell’uomo migliore di Mardan. Inoltre è un sollievo vedere che almeno uno di voi ha messo la testa a posto» aggiunse briosa «Rivelatemi qual è il vostro segreto, altezza, ho due fratelli scapestrati e non so come raddrizzarli.»
La principessa straniera arrossì al complimento e ricambiò il sorriso.
«Credo nell’iwatha, mia signora.
«Perfetto. Anche Mahati ha l’indole del sognatore nonostante il ligio credo khai.»
«Tu no, Zaflisa?» replicò questi dopo un istante di imbarazzo.
Lei rise, gettando un’occhiata al marito e ai figli.
«Non lo nego. Li affidiamo tutti a te, Kharnot.»
Yozora ammirò il modo in cui aveva esternato il suo netto favore per il Šarkumaar, evitando di offendere il principe della corona e di criticare le decisioni del re.
A quanto constatato, quattro clan avevano lasciato intendere la predilezione per il secondogenito alla guida dei Khai mentre gli altri tre si erano tenuti sul vago, eppure non era errato pensare che propendessero per Ŷalda.
Oh, Rhenn, se tu non fossi così arrogante…
«Non sorprenderti della familiarità di Zaflisa, siamo cresciuti insieme» spiegò Mahati.
«Mm, difesa non richiesta. C’è stato qualcosa?» lo punzecchiò lei.
«Erano tutti convinti che l’avrei presa in moglie» ribatté lui diplomatico.
«Perché non è avvenuto?»
«Non ero l’unico a piacerle.»
«E lo dici così? Non è carino!»
«Già» sogghignò il principe «Avere un turno e non l’esclusiva non lo è affatto! Eskandar è come lei e, viste le recenti esternazioni, Akash non è da meno. Tuttavia ho scelto di affidarti a loro perché mi fido come di me stesso.»
«Come?»
L’aria meravigliata della moglie gli fece capire che non ne era al corrente.
«Se fossi morto per il veleno minkari saresti stata sotto la tutela del loro clan» precisò «Ho lasciato uno scritto a Rhenn, non te l’ha detto?»
«No… m-ma sono certa che, conoscendomi, l’ha fatto per non allarmarmi.»
Mahati emise il fiato.
«Credimi, vorrei che ti “conoscesse” molto meno. Mi domando quali scuse inventerà, ora che sei mia.»
Non aggiunse altro poiché Ishwin si avvicinò per condurli all’interno del tempio, dove avrebbe tratto la divinazione sul loro futuro congiunto.
«È un privilegio incontrarvi di persona, principessa Yozora» formulò melliflua «Il dio della Battaglia è lieto di accogliervi e di porre su di voi la sua protezione, anche se… mi hanno riferito che siete devota ad altre divinità.»
«Rispetto tutti gli Immortali, nobile pithya. Ricevo la benevolenza del celeste Belker per onorare mio marito e il suo credo.»
La sacerdotessa s’inchinò rigida e li precedette lungo un corridoio in penombra.
La cella interna del santuario era un tripudio di ori e damaschi, gli incensi diffondevano un aroma penetrante, dall’oculo proveniva una luce rossastra che sfumava i contorni del circostante.
Ishwin effuse l’acqua sacra e il gocciolio monocorde favorì il profondo raccoglimento che precedeva la trance.
Yozora avvertì un netto disagio, la testa prese a girarle e lo stomaco si contrasse in un’ondata di nausea. Si impose di respirare con regolarità, stringendosi al braccio dello sposo per non oscillare al ritmo della visuale che si sfocava.
Mahati realizzò che c’era qualcosa di strano ancor prima di vederla impallidire. La nota dolciastra dell’esalazione era eccessiva, diversa da quella che conosceva. Si pose il mantello sulla bocca e bloccò i fumi capovolgendo un vaso sul turibolo.
Al rumore inconsueto la pithya si volse interrogativa, ma non ebbe tempo di chiedere.
Il principe teneva la moglie esanime contro la spalla, gli occhi di magma si levarono a fissarla con inaudita ferocia.
«Altezza reale, cosa…?» farfugliò atterrita.
Per tutta risposta lui sguainò la spada e con l’elsa mandò in pezzi l’alabastro che schermava una finestra, precipitandosi attraverso il varco. Scostò la stoffa con cui si era protetto, saggiando gli odori a caccia di ulteriori pericoli. L’aria del cortile interno era calda ma priva di miasmi. Si accosciò, adagiando la moglie a terra.
«Respira, Yozora! Coraggio!»
«Mahati…»
«Ssh, non agitarti. Cerca di inalare con calma.»
«C-cosa è…?» lei tossì e inspirò a pieni polmoni, sentendosi subito meglio.
«Non lo so, ma lo scoprirò immediatamente.»
Il suono di passi concitati sul tappeto di frantumi precedette la comparsa di Ishwin e di Rhenn, che li guardò con uno sconvolgimento fuori dalla norma.
«Che diavolo succede!?»
«Chiedilo alla tua assistente!» ruggì Mahati.
Il primogenito squadrò l’amante con puro odio e lei ebbe la certezza che l’avrebbe uccisa lì senza esitazioni. Invece mosse qualche passo in avanti e si piegò accanto al fratello.
«L’incenso» mormorò con una vena di sollievo.
«Come lo sai?» sibilò feroce il minore.
«È già successo.»
«Cosa!?»
«Vi ha provocato visioni apocalittiche, è così?»
«No» sussurrò Yozora levandosi a sedere «Non riuscivo a respirare.»
Rhenn spalancò gli occhi, invaso dall’angoscia precedente.
«Veleno» pronunciò furibondo il secondogenito.
«No, sarebbe morta. Quando lo percepiamo con l’olfatto, è tardi. Chi non è immune viene intossicato attraverso la pelle, prima che i polmoni si saturino.»
«Non se è una dose blanda. Un avvertimento.»
«Stai pensando agli hanran?»
Mahati aiutò la moglie a rialzarsi, una ruga tra le sopracciglia. Scosse il capo: i ribelli non avrebbero minacciato la vita di colei che aveva promesso di spendersi per loro.
Prima che potesse condividere la riflessione, un gli sibilo gli riempì l’udito.
La freccia si piantò nel petto di Yozora con uno schiocco terribile.