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Autore: pietradiluna    25/11/2023    1 recensioni
La vita di Hermione dopo la guerra è stabile e soddisfacente: circondata dagli amici di una vita, ha un lavoro in una sala da tè e molte passioni. Ma l'arrivo di una lettera cambierà inaspettatamente tutta la sua routine, trascinandola in una nuova avventura…
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Theodore Nott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Allora, ricapitolando, Hermione ha scoperto che Huxley non è quello che sembra e ha cercato di evitarlo grazie anche all'aiuto di Theo che, attraverso un antico libro, ha fatto sì che la nostra Grifondoro potesse risolvere l'enigma prima. 
Accompagnando Ginny a provare l'abito per il suo matrimonio, le confessa tutti i loro sospetti e l'amica le intima di stare attenta. 
Da questo momento in poi Hermione sarà mooolto più consapevole, ma sarà abbastanza?

Vi lascio con questo nuovo capitolo che è un po' un capitolo di passaggio.
Ovviamente se vi va lasciate una recensione, mi fa molto piacere! :) 
Buona lettura e buon weekend a tutti*

 


 
*********°*°*°*********




“ …E quindi questo particolare mezzo di trasporto permette ai babbani di viaggiare anche all’estero, in maniera sicura e veloce e senza l’utilizzo di alcuna passaporta”.
“Ma non hanno paura che l’aeropiano possa precipitare?”
Aeroplano, signor Incant”, rispose Nott. “E no, alcune persone hanno paura dell’altezza, ma la maggior parte di loro sa che è un mezzo estremamente sicuro”.
“Come una scopa ma molto più grande!”.
Hermione lo guardò scetticamente, prima di rispondere. “Beh, possiamo affermare senza dubbio che un aeroplano sia molto più sicuro di una scopa, e non utilizza la magia”.
Theo sorrise ricordando l’avversione di Hermione per le scope.
“Ma Signorina Granger, non riesco a capire come funziona. Come fa l’aereo a restare sollevato?”
Hermione sembrò arrossire leggermente, accorgendosi di non avere tutte le risposte a questa domanda e in modo onesto disse di non saperlo con precisione. “Non conosco pienamente tutte le leggi dell’aerodinamica e della fisica, o meglio, non potrei discutere molto dei dettagli; è molto affascinante, senza dubbio, ma non lo so. Posso dirvi che è come il volo degli uccelli, tutto dipende dalla velocità e dalla configurazione dell’ala, e fin dal momento del decollo entra in gioco una forza chiamata Portanza, che sfrutta la velocità per mantenersi in aria, ma non posso dirvi di più, mi dispiace”.
Theodore a quel punto intervenne, distraendo gli studenti con un’altra domanda.
“Allora, quali altri mezzi di trasporto pubblico riuscite a ricordare?”
Una ragazza alzò timidamente la mano. “Prego, signorina Prang”.
“Beh, il treno, ma questo lo abbiamo anche noi… E la metropolitana!”
“Ottimo!” Rispose Hermione con un grande sorriso. “Ed è proprio qui che io e il signor Nott abbiamo un piccolo annuncio da fare… Abbiamo selezionato dieci di voi, studenti e studentesse che hanno mostrato un impegno e un interesse maggiori, per una piccola gita nella Londra babbana nei primi giorni di Dicembre”.
Mormorii di entusiasmo si alzarono fra gli studenti, chiedendosi chi di loro sarebbe riuscito a partecipare.
“E c’è un’altra novità”, aggiunse Nott. “Sebbene avessimo previsto di organizzare il tutto nell’arco di una giornata, abbiamo deciso invece di darvi la possibilità di trascorrere anche una notte fuori dal castello… Ora non vi resta che aspettare i risultati e controllare chi sarà il fortunato!”, concluse, soddisfatto, e congedò la classe.
Hermione guardò Theo con un sorriso. “Ci vediamo dopo, da Neville?”
“Certo, possiamo anche andare insieme direttamente dopo cena”, le rispose dolcemente.
Hermione si mordicchiò leggermente il labbro. “Va bene… Allora a dopo”.

Theo si prese del tempo per organizzare degli appunti che aveva preso riguardo la lezione, prima di avviarsi fuori dall’aula. Era una bella giornata di novembre, una delle poche giornate di sole che avevano avuto fino a quel momento, e decise che sarebbe stato bello fare un giro nei giardini, o andare a trovare Hagrid, magari.
Soltanto in pochi sapevano della predilezione di Theodore verso il mezzo-gigante che in realtà era stato per lui una sorta di figura paterna sostitutiva, da quando l’aveva trovato nella radura dei Thestral, seduto su un masso, a fissare le strane creature con un’aria malinconica e sperduta.
Mentre camminava attraverso i corridoi del castello, però, iniziò a sentire delle voci di alcuni studenti che sembravano essere nel mezzo di una discussione molto animata.
 
“La esaltano tanto come eroina di guerra ma non è diventata altro che la puttana di un mangiamorte”.
“Come ti permetti! Ha salvato tutti noi insieme ad Harry Potter e Ron Weasley, e solo perché sei accecato dall’odio non ti permetto di parlarle così!”
“Sei davvero stupida se pensi che sia un esempio da seguire, soltanto perché faceva parte della tua stessa Casa…”
“E tu sei infinite volte più stupido se pensi che lei possa andare dietro a chi l’ha sempre criticata e insultata!”
“Forse le piace essere seguita da quella feccia di un mangiamorte allora!”
“Non è più mangiamorte di te, che dopo anni continui ancora con questi preconcetti idioti! L’abbiamo letto tutti che non aveva nulla a che fare con suo padre”.
“Abbiamo letto quello che volevano che leggessimo, niente più, niente meno…-”

 
Theodore Nott era inorridito. Questi erano i momenti in cui non sapeva esattamente perché avesse accettato questo incarico a Hogwarts.
Beh, non era proprio vero.
Amava il castello, per lui era diventata una vera e propria casa, lì dove il suo maniero era diventato più simile a un mausoleo.
Quello che però non sopportava erano le persone, e soprattutto quelle cariche di pregiudizi.
Cercando di assumere un’aria più calma possibile, si avviò ad interrompere la discussione maleducata.
“30 punti da Corvonero!”.
Tutti lo fissarono, scambiandosi occhiate e poi sussurri in risposta e i due studenti si immobilizzarono, prima che il più giovane si girasse verso di lui, con uno sguardo provocatorio.
“Non ci può togliere dei punti, Signor Nott”, disse con arroganza, “lei non è un professore”.
“E invece posso e come. E se fossi in te filerei dritto in dormitorio”, rispose con voce ferma.
Lo studente gli rivolse un’espressione disgustata, e non si mosse.
Theo lo guardò indietro, con lo sguardo che non vacillava.
Adesso, Macmillan”.
Esitando ancora qualche istante, il giovane Corvonero gli diede un’ultima occhiata ostile prima di girarsi e andare via come gli era stato intimato.

Theo, con la giornata ormai rovinata, decise di evitare del tutto i giardini e andare direttamente nella sua stanza.
 
 
Hermione si stava avviando felice verso la superficie del lago nero, pensando di sfruttare quelle rare ore di sole per rilassarsi all’aria aperta e pianificare la gita che stavano organizzando.
Con la testa fra le nuvole, distratta da vari pensieri (e dagli occhi di Theo, se proprio doveva ammetterlo) non si accorse che, proprio sotto il suo solito albero preferito, c’era già una figura seduta.
E non se ne accorse fino a che non era troppo tardi per andare via.
“Hermione, quanto tempo”.
“Signor Huxley”.
“Signor Huxley? Come mai tutta questa formalità, adesso, cara collega? Pensavo avessimo stabilito di utilizzare i nostri nomi…Vieni, siediti pure”.
“Bene… ehm, Edwin… Certamente”, rispose con riluttanza.
Huxley continuava a guardarla con una strana espressione, il volto leggermente piegato da un lato, come se fosse stata un divertente enigma da risolvere.
“È da un po’ che ho come l’impressione che tu mi stia evitando… Non vorrei essere invadente, ma ti ho messo a disagio in qualche modo?”
“No, certo che no, è solo che… Forse dovrei andare”.
Huxley le mise una mano fermamente sul ginocchio e la guardò negli occhi.
“Non ancora”. Sussurrò, mielosamente. Gli occhi della ragazza si fecero leggermente vacui, ma questa volta Hermione riuscì a riconoscere il tentativo di compulsione, e per istinto decise di fargli credere che avesse nuovamente funzionato; annuì alle parole del mago, rimanendo seduta di fronte al lago.
“Meraviglioso”. Si fermò un attimo, come se stesse pensando a qualcosa di estremamente divertente.
“Questa sera vorrei accompagnarti a cena, passo a prenderti alle sette?”.
Hermione pensò, non con poca esitazione, che forse avrebbe potuto cogliere l’occasione giusta per capire qualcosa in più di questa storia e forzando un sorriso accettò l’invito, trattenendosi per quasi un’ora a discutere con lui e continuando ad essere sorpresa dalla piacevole conversazione fino a quando, andando via, non si ricordò dell’esatto motivo per cui fino a quella mattina non avrebbe voluto avere niente a che fare con lui.
Andando via Huxley, guardandola intensamente, si avvicinò per darle un bacio sulla guancia.
“Che il gioco abbia inizio” le sussurrò all'orecchio quasi impercettibilmente, prima di alzarsi e scomparire fra le mura del Castello.
 



 
***
 




“Mamma, mamma! Posso avere una cioccolata calda?”
“Certo amore, vai a sederti di là con zio Theo e papà, te la porto subito”.
Hannah, cogliendo al volo l’occasione, chiamò Hermione con una scusa, e non appena erano fuori dalla portata d’orecchio le chiese cosa ci facesse questa mattina con Huxley al lago nero.
“Ti ho visto questa mattina al lago con quel professore, Hermione, e il fatto che ti abbia accompagnato anche a cena mi preoccupa. Tutto bene?”
“Oh… Certo. Ora ho il vantaggio di sapere cosa può fare e non mi sono lasciata cogliere impreparata. Volevo utilizzare questi momenti per scoprire qualcosa in più ma non è servito a nulla… E sono preoccupata, Hannah, sta succedendo qualcosa, posso sentirlo nell’aria”.


Theo tamburellava con le dita sul tavolo, osservando il suo calice di vino con uno sguardo pensieroso.
“Dobbiamo escogitare un piano. Ricordiamoci che è molto intelligente, oltre ad essere un mago estremamente dotato.
Innanzitutto c’è un aspetto che dovremmo capire: l’insegnamento è una copertura o è una semplice coincidenza? E poi”, continuò, guardando direttamente Hermione, “Cosa vuole da te?”.
Hermione si mordeva nervosamente le dita, ripensando a quella stessa mattinata.  “Cosa avete intenzione di fare, quindi?”
“Io credo che dovremmo sfruttare la sua ignoranza riguardo la situazione”, esclamò Neville. “Lui non sa che tu sai cos’è, e potremmo giocare questa carta a nostro vantaggio”.
Theo si bloccò improvvisamente, deglutendo. “Hai intenzione di usare Hermione come pedina di gioco?!” 
“Ho intenzione di giocare d’astuzia. E spingerlo a fare un passo falso”.
“Il rischio è troppo grande, Neville, da quando li ho interrotti sembra essere ossessionato da lei, per qualche strano motivo, e non voglio sapere cosa sarebbe in grado di fare”.
Hermione li interruppe, spazientita.
“Non sono mai stata una principessa smarrita che si nasconde dentro una torre, posso combattere. Posso far parte di qualsiasi piano stiate per fare, ma ho bisogno che vi fidiate di me. Theo, ho bisogno che tu ti fidi di me”.
Theo non riusciva a nascondere il suo sguardo angosciato al pensiero di esporre Hermione al pericolo dell’ignoto.
“Huxley proviene da un’antica famiglia di purosangue anche se nel suo corpo c’è, da parte della famiglia materna, sangue di Incubo; di conseguenza, ha ottenuto particolari abilità legate a questo Essere. Inoltre, non dimentichiamo che sebbene non sia mai stato un mangiamorte, non ha mai avuto problemi a interagire con loro. E anche se temo che Hermione sia il bersaglio di un piano molto più grande, il fatto che lei sia stata, in parte, in grado di resistere al suo fascino, l’ha resa una sfida dalla quale non può tirarsi indietro. È la sua natura e farà di tutto per ottenere ciò che vuole”, disse con una smorfia. “È necessario, quindi, tenere a mente che Huxley è un uomo pericoloso”.
Si voltò poi verso la ragazza, determinato. “La cosa importante è che tu non sia mai veramente sola con lui. Neville o io dobbiamo essere relativamente vicini per, eventualmente, intervenire in tempo; questo non posso assolutamente negoziarlo”.
“Senti, Theo, posso cavarmela da sola, e l’ho dimostrato in più occasioni” gli rispose bruscamente.
“Hermione”, le rispose, addolcendo lo sguardo. “Non sto assolutamente mettendo in dubbio le tue capacità di combattimento, ma mi sentirei più tranquillo se evitassimo di gettarti a capofitto direttamente nel pericolo”.
Neville ridacchiò, ricordando gli anni in cui Harry, Ron ed Hermione si erano messi volutamente in pericolo.
Theo lo guardò un po’ perplesso, pensando probabilmente la stessa cosa.
“Sto semplicemente sottolineando quanto Huxley sia subdolo; non possiamo dare nulla per scontato”. Si fermò un attimo. “Non ti sto sottovalutando, Hermione. Vorrei soltanto che voi non sottovalutiate lui”.
“Bene. Come proponi di procedere, quindi?” Rispose Neville, con uno sguardo combattivo.
“Innanzitutto ricordiamoci che lui sa bene che io conosco il suo segreto, ma sa anche con al momento non sono in una situazione di vantaggio, per cui cercherò semplicemente di ignorarlo e di non reagire alle sue provocazioni e apparentemente farò marcia indietro con Hermione, così da dargli un falso senso di sicurezza”. Hermione arrossì per ciò che Theo stava lasciando intendere, ma cercò di essere risoluta.
“Vuol dire che mi ignorerai? D’altronde non ti è stato difficile farlo fino ad ora”.
Theo rimase colpito dalla freddezza con cui Hermione aveva pronunciato questa frase, pensando che sebbene nei primi tempi, sì, fosse stato distaccato, la realtà era che Hermione rappresentava per lui un grande mistero dal quale inevitabilmente si sentiva attratto e temeva che se si fosse avvicinato troppo sarebbe rimasto decisamente scottato.
Neville, accorgendosi del cambiamento nell’aria fra i due amici, si affrettò ad esprimere il suo parere.
“Io non credo che tu debba ignorare Hermione, anzi. Io credo che dobbiamo comportarci esattamente allo stesso modo di prima. D’altronde siamo andati a scuola insieme, è normale che gli altri vedano in noi un rapporto più stretto rispetto ad altri colleghi”.
Hannah a quel punto, sedendosi accanto a loro, intervenne nella conversazione esponendo un punto di vista che ancora non avevano considerato, ovvero quello che se realmente Huxley pensava che Theo (conoscendo il suo segreto) avrebbe difeso Hermione, allora questa sorta di competizione avrebbe potuto renderlo ancora più ossessivo e disperato, dando a loro una maggiore possibilità che facesse un passo falso.
D’altronde, pur essendo maghi molto abili, in uno scontro uno ad uno difficilmente avrebbero avuto vantaggio contro un esperto delle arti oscure.
“La cosa importante è capire il suo piano e soprattutto se è collegato ai recenti attacchi dei puristi di sangue a scapito delle famiglie pseudo-babbane”, concluse Hannah.
Neville si rese conto che sua moglie probabilmente aveva ragione, ma in questo momento erano ancora soli e avrebbero dovuto giocare d’astuzia.
Sentì una mano toccarlo su una spalla. “Tesoro, dobbiamo mettere Aaron a letto e prepararci per domani, vuoi accompagnarmi un attimo?”
“Ma certo amore mio, scusateci soltanto un momento”.
Theodore ed Hermione annuirono silenziosamente.
“Hannah e il piccolo Aar andranno via domani mattina, poi Hannah tornerà soltanto per passare la vigilia di Natale insieme a noi e partiranno il giorno dopo per le vacanze”, le spiegò Theo.
Hermione guardava fuori dalla finestra, pensierosa. “Perché non eri a cena, oggi? Sei stato di pessimo umore per tutta la serata”.
“Sono solo preoccupato”, rispose Theo, ripensando però ai commenti che aveva ascoltato su di loro quella mattina. Stavano attirando troppo l’attenzione, non avrebbe voluto ripetere il polverone di inizio anno. “Dobbiamo procedere con cautela, ancora non sono sicuro che stiamo facendo la cosa giusta a non dirlo alla McGranitt...".
“Sono preoccupata anche io, tutti questi attacchi in città mi ricordano l’ultima volta che è scoppiata una guerra. Ho paura per i miei genitori, che non si possono difendere. Ho scritto ad Harry riguardo ciò che abbiamo scoperto, ma mi ha risposto che sta succedendo qualcosa di strano anche nel Dipartimento Auror; non è sicuro di potersi fidare proprio di tutti, e per ora sta indagando per sé”.
Theo sospirò. “Se hai bisogno di aiuto, per qualunque cosa, sai che puoi contare su di me, vero?”
Hermione sorrise delicatamente, rispondendogli che lo sapeva.
 
  
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