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Autore: aurtemporis    04/12/2023    2 recensioni
Sulle spiagge della Normandia, il colonnello delle guardie reali trova una ragazza priva di sensi e in balia del freddo. Dopo averla soccorsa, cercando di offrirle ulteriore aiuto, tenterà di scoprire le cause che hanno portato la ragazza sul punto di perdere la vita. Al contempo, la ragazza proverà ad impedirle di conoscere la verità, corrotta e pericolosa, e in cui lei è già intrappolata.
AVVISO: Questa ff esce completamente dal seminato. È una storia che se ne va per i fatti suoi e prende solo alcuni tratti dall'anime. Dedicata in particolare ai fans di Oscar/Rosalie, è una distrazione senza pretese da tutte le coppie canoniche dell'opera.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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NOTA: La trama è stata tagliata e adattata per essere alleggerita, ha qualche scena un po' spinta e di violenza, e ci sarà un avviso particolare per quei capitoli. Grazie per l'attenzione.



Un'imbarcazione stava attraversando La Manica nell'oscurità della notte, diretta in Francia. Era un vascello che contava un equipaggio di due centinaia di uomini della marina e una ventina tra passeggeri civili. Il vascello oscillava di un poco a causa del moto ondoso. Non si scorgevano stelle, il cielo era ottenebrato da nubi grigie che poco si vedevano al buio se non per le spinte del venti che le tiravano dal lato opposto verso cui si dirigeva l'imbarcazione. Non mancava molto, stando al capitano erano in procinto di attraversare l'ultimo tratto.

"Le correnti ci hanno trascinato lievemente fuori rotta, verso ovest" disse quest'ultimo al comandante in seconda. "Entro domattina dovremmo comunque vedere le coste della Normandia" Il cannocchiale gli restituiva una visione oscura e senza stelle non poteva dare niente per certo, l'unica cosa su cui poteva contare, data la sua esperienza trentennale di navigazione, era l'istinto, quella tratta l'aveva praticata più e più volte.

"Con questo tempo, l'importante è arrivare, capitano" rispose l'altro, aveva un decennio di meno e quando non c'erano stelle si innervosiva molto. Il non potersi orientare rendeva il viaggio più faticoso. Soprattutto con il carico che trasportavano. C'era un nobile inglese che aveva pagato un bel po' di quattrini per una traversata sicura. E aveva pagato quel tanto che bastava anche per viaggiare sotto un nome falso, senza doverne rivelare lo scopo né altro. Al suo seguito, altri tre uomini, inglesi anche loro e guardinghi sin dal primo passo posato sul legno del ponte del vascello. Il capitano voleva scaricarli dalla sua nave il prima possibile, motivo per cui desiderava arrivare in fretta. Non gli piacevano, però doveva obbedienza agli ordini del conte de Badeaux. Quei gentiluomini, come si era riferito a loro il conte, dovevano recarsi con urgenza a Versailles per incontrare Luigi XVI, si trattava di affari di stato. Ecco anche lo scopo del vascello da guerra. Serviva protezione a quell'inglese. E al capitano non era dato conoscerne la ragione. Per non accentuare l'attenzione sull'identità del nobile inglese, il conte aveva fatto sì che quel vascello trasportasse anche altri passeggeri dell'alta borghesia francese. Tra costoro c'era la signora Marie Luise Ozanne, una marchesa sui sessant'anni, vedova. Era andata in Inghilterra a stipulare un lascito in favore della nipote, figlia di suo fratello, che risiedeva in una contea a sud, si era sposata da poco e si era trasferita seguendo il marito. La marchesa non aveva figli, rimasta vedova pochi anni dopo il matrimonio a causa della Guerra dei sette anni. Fedele e devota da sempre alla memoria del marito, non si era mai più risposata.

"Vieni Rosalie, portami il mio scialle, si è alzato il vento stasera" la signora Marie viaggiava solo con la sua unica dama di compagnia, era una giovane di diciassette anni che aveva preso a servizio, dopo la morte dei genitori adottivi di quest'ultima. La ragazza era cresciuta a Parigi e l'incontro tra le due era avvenuto in maniera abbastanza occasionale. Il padre adottivo gestiva una sartoria, dopo la sua morte la moglie l'aveva mandata avanti da sola, con la figlia e Rosalie per diversi anni, poi si era ammalata ed era mancata. La figlia, Jeanne, era andata via di casa con un tale. Rimasta orfana una seconda volta, la piccola Rosalie dovette chiudere la sartoria in poco tempo, aveva appena tredici anni. Iniziò allora a lavorare presso una fioraia per mantenersi. La fioraia gestiva un banco vicino casa loro e la conosceva da quando era bambina, mossa da pietà la prese con sé. Dopo un paio d'anni, la marchesa arrivò presso la fioraia e acquistò una piccola pianta di limoni, dicendo che l'avrebbe messa a dimora nel suo giardino. Rosalie l'accompagnò fino a casa per aiutarla nel trasporto. La marchesa viveva da sola, vi era anche una cameriera che si occupava della casa ma, divenuta anziana, si era ritirata in quello stesso periodo. Rimaneva quindi solo un maggiordomo. Sebbene la marchesa avesse una rendita facoltosa non spendeva mai più del necessario. Una volta raggiunta l'abitazione, le aveva detto di lasciare pure la pianta davanti l'ingresso, se ne sarebbe occupato Eric, il maggiordomo, che aveva pressappoco la stessa età della marchesa. Aveva quindi lasciato un paio di monete nelle mani della ragazzina dai capelli dorati e l'aveva salutata con un sorriso.

Rosalie le fu grata. Nei mesi a seguire, capitò che la donna mandasse a chiamare la giovane fioraia per un paio di servizi nel giardino e dopo un anno, la ragazza iniziò a svolgere anche altre mansioni, fino a diventare la dama di compagnia della marchesa; a cui leggeva libri, scriveva lettere da quando non vedeva più tanto bene da vicino, riordinava la casa non troppo grande e spesso le raccontava della vita popolana di Parigi. 

"Ecco, mia signora" le poggiò lo scialle sulle spalle "se sentite freddo, è meglio restare in coperta, che ne dite?"

"Solo un momento, cara, l'aria viziata mi fa venire sempre mal di testa" la marchesa posò una mano gentile sul quella di Rosalie che le acconciava lo scialle e poi si fece una passeggiata sul ponte. Uno dell'equipaggio disse loro di rientrare, il tempo volgeva a tempesta e a breve avrebbe piovuto. La giovane chiese solo qualche minuto per la marchesa. Rosalie sentiva freddo, era ottobre e anche se era vestita pesante l'aria umida le entrava nelle ossa. Scese i gradini e si sporse verso le cabine. Sarebbe tornata sul ponte dopo essersi riscaldata un poco. 

Delle voci confuse la raggiunsero dall'abitacolo più prossimo al ponte. Distrattamente, passeggiò avvicinandosi, attirata dal chiacchiericcio.

"…durante la parata è l'occasione perfetta, servono dieci sul posto e una manciata che anticipi il percorso della carrozza reale" disse un uomo con un accento inglese. 

"Di questo me ne occuperò io" replicò un'altra voce maschile in perfetto francese. Rosalie si sporse di poco, la porta era socchiusa. Riconobbe il conte de Badeaux, l'uomo era stato gentile ad aiutarle con i bagagli, tramite i suoi servi, durante l'imbarco. Poiché le due donne viaggiavano sole, Eric era rimasto a occuparsi della casa. "Quel grassone e la moglie bagascia non mancheranno a nessuno, stanno già sullo stomaco a tutta la Francia" aggiunse poi.

"Se dovesse saltare la parata, troveremo un'altra opportunità, quel che è certo è che non vedranno un altro capodanno" sostenne l'uomo con l'accento inglese.

Rosalie sgranò gli occhi cerulei. Doveva allontanarsi da lì, quel che aveva sentito assomigliava molto a un complotto per uccidere qualcuno. La porta socchiusa scricchiolò, sospinta dal vento. In lontananza un lampo illuminò il ponte e la marchesa si strinse nello scialle "Rosalie!" la donna si avviò verso gli alloggi. Chiamò ancora la sua giovane dama ma non udì risposta. Era insolito, la ragazza non la lasciava mai da sola.

Un coltello affilato premeva contro la gola della ragazza "Cosa hai sentito?" le mormorò all'orecchio uno di quelli, con l'accento inglese.

"Nulla! Lasciatemi, mi state facendo male!" il terrore si era impadronito di lei, non riusciva a pensare a nulla, neanche gridare le veniva facile, con quella lama al collo.

"Dovevi pensarci prima di metterti a origliare" l'uomo con i capelli neri, corti e riccioluti, la teneva stretta. Un braccio robusto le circondava la vita e quasi la sollevava da terra, mentre la trascinava fuori, sul ponte. "Mi accerterò che tu non parli più con nessuno, mocciosa impicciona!" nascose il pugnale dietro la schiena della ragazza quando vide un marinaio andargli incontro. Lei sentiva la lama pungerle la pelle. "Un fiato e ti infilzo"

"Non potete stare qui, sta arrivando una tempesta!" il soldato alzò una mano e gli indicò la direzione in cui voleva che andassero.

"Scusateci, io e la mia figlioccia stavamo passeggiando, ora facciamo subito ritorno" ma il marinaio non accennava ad andarsene, se prima non l'avessero fatto loro. "Ma guardate che tempo stasera, e io che volevo guardare la luna e le stelle" lanciò il pugnale al collo dell'uomo, questo rimase con gli occhi sbarrati, la bocca spalancata e le mani che annaspavano in aria, finché cadde sul fianco. "Ora dovrò anche pulire questa merda!" strappò un grosso lembo della gonna della ragazza e lo gettò sopra al morto stecchito.

"Che volete fare!?" Rosalie si vide afferrare per la vita intanto che tentava miseramente di aggrapparsi a qualunque cosa. L'uomo la alzò di peso e poi la scaraventò in acqua, la ragazza gridò, il rombo di un tuono ne coprì la caduta. Poco dopo, seguì anche il morto, a cui aveva sfilato il pugnale. E quel pezzo della gonna lo utilizzò per pulire il legno, alla buona, poi volò anche quello in acqua. La pioggia avrebbe fatto il resto. L'uomo si drizzò gli abiti e fece ritorno alla cabina.

"Ti sei occupato dell'imprevisto?" chiese il conte.

"L'imprevisto è in fondo al mare" 

Le vele erano tutte ammainate, la tempesta sopraggiunse e si fece sentire in ogni angolo del vascello che ondeggiò molto. Il capitano teneva d'occhio il cielo. Tuoni e fulmini li avrebbero accompagnati fino al porto.

 

Il mare era un po' agitato, gli zoccoli del cavallo bianco schizzavano l'acqua della battigia. Lanciato in corsa, il giovane colonnello delle guardie reali francesi osservava il sole nascente alla sua destra. "Vai! Vai!" l'aria fresca del mattino era piacevole, nonostante l'autunno. Tirò forte le redini quando vide qualcosa steso a metà tra la sabbia e l'acqua, qualcosa che somigliava a un vestito azzurro. Avanzò più piano, notò che c'era qualcuno nel vestito. Si gettò giù dal cavallo e corse. Girò il corpo, era una giovane ragazza, le toccò il collo con due dita. C'era battito. Controllò se fosse ferita, non trovò perdite di sangue. Alzò il capo per chiamare il suo attendente. Poi ricordò che André non c'era, era rimasto a palazzo. Chiamò il cavallo con un fischio. L'animale le si avvicinò subito. Sollevò la ragazza, la sentì tossire. L'appoggiò sulla sella, poi salì dietro di lei e si avviò in fretta verso la residenza che la sua famiglia aveva lì, in Normandia. "Resisti!" la sentiva tremare, doveva stare gelando. Il cavallo correva veloce e la residenza non era tanto lontana dalla spiaggia. "Resisti!!" le disse ancora, mentre il palazzotto giungeva in vista. Lasciò il cavallo davanti al cancello che era solamente accostato, afferrò la ragazza e la trasportò, mollò un calcio alle stanghe di metallo e spalancò l'inferriata. Veloce su per la gradinata "Resisti! Non mollare!" una spallata alla porta e poi un'altra, udì il procedere dell'uomo che si occupava della tenuta quando i padroni non c'erano e pure quando c'erano, aveva una gamba un po' malandata e camminava piano "Joris!!"

"Che succede, signore?" tirò il chiavistello pesante e venne quasi investito dall'impeto del colonnello, i lunghi capelli biondi sventolavano alle correnti d'aria.

"Chiudi la porta e accendi il camino, presto!" disse la figura elegante del colonnello, l'uomo vide la fanciulla priva di sensi che sosteneva tra le braccia e si affrettò, nonostante la gamba. Il colonnello le tolse il vestito fradicio e le lasciò la sottoveste, il camino era già acceso e scoppiettava. Tremava ancora, cercando di scaldarla si sedette dietro la ragazza e la strinse contro di sé. Joris portò una coperta "Signore, metto a bollire l'acqua per preparare un brodo caldo?"

"Sì, grazie, Joris" adagiò la coperta sulla ragazza e continuò a stringerla, frizionando le braccia di tanto in tanto. "Forza!" le strillò "Dai, ragazzina!" rimase così per diverso tempo, era in effetti una ragazzina molto giovane. Le scostò i capelli umidicci dal viso, il respiro della fanciulla si era attenuato, costante e non più spezzato dai brividi. Il colonnello tirò un sospiro. Toccandole la fronte, non sentì febbre. Decise che poteva lasciarla, la sdraiò vicino al camino e si assicurò che la coperta la avvolgesse completamente. Il colonnello si alzò in piedi e si stiracchiò la schiena. Camminò fino alla finestra, era una giornata serena, ma ventosa. Quando voleva schiarirsi le idee andava a cavalcare lì, su quella spiaggia solitaria. Il mese di arresti domiciliari, successivi al duello con quel duca assassino, che pure se l'era cavata con troppa facilità, era quasi terminato. Da Versailles però non era ancora giunta nessuna missiva che la convocasse di nuovo in servizio. Il colonnello Oscar François de Jarjayes si era presa una lavata di capo dalla regina e poi da suo padre, che l'aveva spedita lassù da sola, per allenarsi con la spada e basta. Fin quando non l'avrebbero mandata a chiamare. E il generale, suo padre, non aveva voluto che l'accompagnasse nessuno, neppure André, che si era offerto immediatamente.

Nel salotto, dove c'era il camino, c'era anche una libreria, Oscar prese un libro di storia e si sedette poco lontano da dove giaceva la ragazza. Ogni tanto la osservava e controllava che il respiro fosse costante. Si chiedeva come mai fosse finita su quella spiaggia, non aveva sentito nulla di insolito la sera precedente. Né grida, né c'erano segni di lotta sulla sabbia, neppure impronte nei pressi di dove l'aveva trovata. Doveva essere arrivata dal mare, forse una nave aveva fatto naufragio. In quest'ultimo caso le voci sarebbero comunque arrivate fin là. Quando finalmente riuscì a concentrarsi sul libro, udì dei gemiti provenire dal corpo avvolto nella coperta. Si alzò e posò il libro sulla sedia.

La ragazza si era sollevata sulle braccia, si stava toccando il viso e gli occhi intirizziti. 

"Come vi sentite?" chiese il colonnello.

"Ancora viva" Rosalie guardò la figura alta che si era approssimata, due occhi azzurri la scrutavano davanti la luce del camino. "Grazie" la coperta le scivolò e si accorse di indossare solo la sua sottoveste striminzita e in parte lacera, le sfuggì un grido. 

"Calmatevi, va tutto bene" Oscar provò ad avvicinarsi e l'altra afferrò l'attizzatoio, puntandoglielo contro.

"Allontanatevi da me!" agguantò di nuovo la coperta e mentre ancora reggeva l'arnese in un piccolo pugno, tentò di coprirsi alla buona. "State lontano o griderò!"

Il colonnello alzò le mani "Vi assicuro che non siete stata molestata in questa casa"

"Tacete!" 

"Suvvia, io sono una donna, anche se i miei abiti possono ingannarvi" le sorrise e incrociò le braccia.

In quel momento sopraggiunse Joris "Signore, il brodo è pronto, quando desiderate sarà servito" 

"Grazie, Joris" il colonnello sorrise ancora più bonariamente alla fanciulla.

Rosalie invece la fissò con astio "Signore, eh?"

"Non badateci, è una lunga storia, vi prego, posatelo adesso, rischiate di farvi male" provò a fare un passo ma l'arnese appuntito era sempre lì, minaccioso, avrebbe potuto sfilarglielo facilmente ma temeva che l'avrebbe spaventata ancora di più.

"Dove sono i miei vestiti!? Devo andarmene da qui…" si guardava attorno sempre tenendo quell'attizzatoio "devo andarmene!" si alzò, un capogiro però la fece piombare in avanti, il ferro cadde sul pavimento rigido con un rumore metallico. E delle braccia forti le impedirono di seguirlo. "Non toccatemi!" la schiaffeggiò. 

"Calmatevi! Se cadete vi lascio in terra, vi ho avvisato!" con un gesto del capo, il colonnello spostò i capelli che le coprivano gli occhi dopo lo schiaffo, la prese in braccio e la fanciulla si sentiva troppo male per respingerla ancora "quando starete meglio, vi accompagnerò ovunque vogliate, volesse il cielo!" così la trasportò verso la rampa di scale. "Joris, per favore, chiamatemi vostra moglie" disse mentre saliva. Certa che la giovane non soffriva la sua presenza doveva comunque trovare un rimedio, c'era bisogno di qualcuno che l'aiutasse a indossare abiti puliti. 

"Subito, signore" Joris si mosse all'istante.

   
 
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