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Autore: epices    23/12/2023    10 recensioni
Non avrei mai pensato di poter calare i personaggi di Versailles no bara nel XXI secolo e invece...mai dire mai.
Diversi elementi dei nostri giorni hanno deciso di combinarsi in questo racconto dal taglio ironico e leggero, almeno in parte. Io li ho assecondati perché quando la fantasia chiama, chiunque si diverta a scribacchiare lo sa, nonostante gli intralci quotidiani prima o poi bisogna rispondere.
E visto che è quasi Natale, forse mi è venuta in aiuto anche un po’ di magia...
“Mia mamma diceva che ciò che perdiamo trova sempre il modo di tornare da noi anche se non sempre come ce l'aspettiamo” (Luna Lovegood)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Parte 1 di 2

 

Fanculo, François Claude Bouillé! Fanculo!

La donna bionda tuffò la mano destra nella tracolla di cuoio. Frugò con le dita cercando di farsi strada tra l'accozzaglia di oggetti radunati alla rinfusa quella mattina all'alba, in tanta fretta e poca grazia, appena prima di uscire. Non era nemmeno sicura di aver dato i giri di chiave necessari a far incastrare tutti i pistoni del portone blindato nella serratura. Poco male, tanto in casa non aveva altro che disordine e un frigo vuoto!

Pensavi di gettarmi in pasto ai lupi, non è vero?!?

Al movimento frenetico delle dita si aggiunse quello vorticoso dei pensieri, impegnati a rincorrere un anatema degno del proprio superiore, divenuto abilissimo - fatti alla mano - a seminare indizi di inadeguatezza al ruolo con la stessa invidiabile serenità dipinta sui volti dei bambini che lanciavano briciole ai piccioni tra le aiuole del Champs de Mars.
Dalle altezze in cui viveva, quell'immenso tappeto verde sembrava essere intessuto e disteso ad arte unicamente per scaldare i piedi alla Dama di Ferro(*) e invece brulicava di vita e di piccoli parigini a qualsiasi ora ne calcasse i viali. Tutti i giorni li percorreva di corsa e, prima di sentire il mondo svanire sotto il ritmo sempre più sostenuto del suo passo e tra gli accordi che gli auricolari le riversavano direttamente sui timpani, si era ritrovata spesso a considerare che i volatili più nutriti di Francia si trovassero, senza alcun dubbio, a Parigi.
In fondo era convinta da sempre che la capacità di perdere fragranza del pane più diffuso in città fosse probabilmente stata usata come metro per tarare la velocità della luce!
E la densità di popolazione della capitale faceva il resto.

Mi dispiace soltanto che il mio risultato di oggi porterà vantaggi anche a te!

E pensare che l’aveva anche sostenuto nel suo rapido percorso di ascesa. Come aveva potuto prendere una simile cantonata?!? L'unica e misera consolazione per il suo amor proprio ferito era che l'intero Service central de la police technique et scientifique avesse preso il medesimo abbaglio, compreso lo stagionato colonnello d'Agoult il quale, alla sua età, avrebbe dovuto perlomeno subodorare la verità. Invece, lei e i colleghi, si erano schiantati in blocco contro lo stesso, impenetrabile, muro di gomma.
Avevano creduto che un Direttore cresciuto in seno al Dipartimento e profondo conoscitore di problemi noti quanto la Rivoluzione, avrebbe rappresentato una svolta, l’inizio di un’epoca se non proprio d’oro, almeno più lustra della melma in cui affondavano gli altri settori della Police Nationale, perennemente in lotta con la carenza cronica di fondi. Mai previsione si era rivelata più errata e quel…

Pavido!

Ecco, esattamente nello stesso istante era riuscita a pescare un termine congruo dal suo nutrito vocabolario e una bottiglia d’acqua del Carrefour dal fondo della sacca di cuoio.
Si era venduto alla Direzione superiore, il maledetto!
Assecondando, limando, perpetuando lo spreco di risorse e defilandosi o peggio, prendendo la decisione meno audace e puntualmente sbagliata di fronte ad ogni ostacolo che gli si era parato davanti.
Svitò rapidamente il tappo ma notò con disappunto che avrebbe avuto a disposizione solo alcuni sorsi, troppo pochi per la sua gola arsa da un'ora buona di botta e risposta con la platea che si era appena lasciata alle spalle, oltre la porta ornata di arabeschi dipinti in un'altra epoca.
Sì, perché l'ultima trovata geniale del suo capo era stata di spedirla, in sua vece, al convegno europeo più importante del loro settore con l'unico, evidente scopo di scansare una figuraccia annunciata!
Con un preavviso inesistente, le aveva riversato addosso l'onere di presentare un progetto sul quale lei aveva le idee ben chiare, a differenza di lui. Peccato fosse ancora tutto da costruire, a partire dalle fondamenta e forse da anche più in basso!
Aveva dovuto studiare, scavare, bluffare per avere qualche possibilità di ottenere le risorse di cui la Sezione aveva bisogno tanto quanto gli alberi in fiore - forse meli, considerando la più nota acquavite della Regione - disposti in filari ordinati ai confini di quella cittadina del Nord, necessitavano di luce per sopravvivere e dare frutti.
Il suo timbro cristallino era risuonato nella sala congressi per quasi due ore, prosciugandole la gola e una dose cospicua di energie. Non era abituata a parlare così tanto.
Lei pensava, scrutava, faceva congetture ma odiava il chiacchiericcio fine a se stesso, lo sprecare tempo e fiato su questioni lampanti che una mente sveglia avrebbe potuto risolvere in mezza giornata, altro che mesi di burocrazia e formalità inutili!
Eppure le sembrava proprio che fosse andata. Sì, era andata! Andata!
Anche decisamente bene, valutò con un moto d'orgoglio, se si poteva considerare il risultato proporzionale al tempo dedicato a rispondere alle domande di esperti la cui fama varcava continuamente gli oceani, in ogni direzione, ad ogni nuovo articolo pubblicato su prestigiose riviste del settore.
Affilò lo sguardo nel tentativo di mettere a fuoco, nel ricordo, il numero di teste più o meno canute che si erano piegate di muta approvazione ad ogni punto della sua relazione sull'applicazione di tecnologie molecolari innovative nella scienza forense. Ciascuna rappresentava un possibile sinonimo di denaro sonante e migliorie per il Dipartimento e per i cittadini e il movimento di quelle chiome bianche era stato pressoché unanime, ne era certa.
Gongolando di soddisfazione accostò la bottiglia alle labbra e, rinfrancata dalla frescura che sentiva scivolare nella gola, si prese il tempo di ammirare l'atrio.
Un bel posto, niente da obiettare!

Un paio d'ore prima si era limitata ad attraversarlo di fretta, senza guardarsi attorno, con tutti i sensi protesi alla relazione da esporre e al tentativo di mantenere il miglior equilibrio possibile sui tacchi delle sue Loubutin, due eleganti compagne di viaggio gettate sul sedile del passeggero all'ultimo e senza complimenti, prima che i piedi iniziassero a pestare frizione, freno e acceleratore avvolti nelle comode e logoratissime sneakers.
Non si era accorta del lusso e dell'eleganza ottenuti grazie ad una ristrutturazione minuziosa e ricercata dove nessun dettaglio era stato lasciato al caso. Con due pareti trasparenti affacciate sul paesaggio rivierasco, splendente sotto il cielo di quella tarda primavera, una terza quasi interamente occupata da una scala vero gioiello del Rococò e una quarta stuccata, affrescata e arricchita da un caminetto Pompadour in marmo giallo fiorito, quello era uno dei luoghi più sfarzosi avesse mai visto.
In un'altra epoca il palazzo probabilmente era stato una residenza nobiliare e il marmo lucido che rifletteva le suole rosse delle décolleté magari aveva ospitato ricevimenti dell'aristocrazia più vicina alla Corona.
Se le cose fossero andate secondo la visione ottusa e miope di Bouillé sarebbe stato un altare sacrificale di tutto rispetto, constatò con un sorriso ironico poggiando, assorta, la fronte su una delle vetrate e lasciando vagare lo sguardo azzurro sulla lingua di sabbia che si intravedeva oltre la collina verdeggiante di arbusti.
L'avrebbe resa un bersaglio perfetto sul quale riversare le colpe del fallimento senza venisse intaccata minimamente la sua immagine di autorevolezza. Era veramente un...

Inetto!

Oh si! Sarebbe stato un fallimento bello e buono se la presentazione l'avesse tenuta lui! Con la sua retorica incomprensibile e quelle slides...Dio! Lo sapevano anche i bambini che se pretendi di usare un opulento sfondo giallo fluo e caratteri rossi devi poi garantire alla platea anche gli occhiali da sole oltre al coffee break!
Abbassò le palpebre e si ritrovò a colpire appena il vetro con la fronte, mimando ciò che avrebbe voluto fare, mettendoci però molta più forza, quando aveva scoperto le frasi frammentate e la grafica raccapricciante contenute nella chiavetta usb che il Generale le aveva consegnato con aria di sufficienza.
“E' già tutto pronto Colonnello Jarjayes, il grosso del lavoro l'ho fatto io...” - aveva decretato con un sospiro esasperato ai suoi tentativi di ribattere. Poi, accigliandosi e aggrottando la fronte in quel movimento che portava le folte sopracciglia a toccarsi appena sopra la radice del naso a formare una sorta di felce rigogliosa e compatta, aveva mascherato l'inettitudine con un tentativo di scherno: “Sarà in grado di leggere, no?”
Naturalmente la sola cosa sensata da fare era stata quella di ingoiare il rospo e ricominciare daccapo.
L’effetto domino delle notti rischiarate dal monitor del laptop e di pomeriggi immersi a spulciare linee guida e riviste online era stato l’incremento smisurato della pila di pratiche ammassate nell'angolo destro della sua scrivania nonché le continue occhiate rabbiose da parte del resto dell'équipe, sulla quale era ricaduta parte delle sue abituali mansioni, tra cui l’odiatissima formazione degli stagisti.

In una brusca giravolta diede le spalle alle vetrate e accartocciò la bottiglia tra le mani facendola scricchiolare di gusto con lo stesso movimento secco che le sarebbe piaciuto esercitare sul collo del Generale Bouillé, desiderando ardentemente che quel crepitio fastidioso provenisse davvero dalle vertebre di quel..

Pusillanime!

Sì...Pavido!Inetto! Pusillanime!

L'angolo del suo animo dove aveva vibrato per giorni la tensione dell'intervento in pubblico, andava svuotandosi poco a poco solo per essere riempito immediatamente dallo scroscio di improperi che sgorgavano inarrestabili dalla gola, si infrangevano contro il muro bianco dei denti ed esplodevano in sillabe appuntite che andavano a conficcarsi direttamente alla base del cervello, già ampiamente sollecitato dal ricordo dello sguardo porcino e tagliente, sfoggiato appositamente per suscitare quello che avrebbe dovuto essere il timore dell'autorità.
Avvertiva un mondo intero di parole pronto a scoppiare che, stranamente, sull'ovale del viso si traduceva appena in un tremito innocente della mascella, lontanissimo dal suggerire il flusso irruento di pensieri diretto contro un unico, ingombrante, bersaglio.

Lo sai, François Claude Bouillé, cosa ci devi fare con quello sguardo?

No, proprio non riusciva ad utilizzare le espressioni volgari dei colleghi, talmente pittoresche quanto inflazionate tanto da perdere molto del loro effetto ingiurioso.
Quegli intercalari che abbracciavano ogni aspetto della sfera urologica non rendevano giustizia né alla situazione né al soggetto in questione. Per conto suo servivano parole più inusuali, quelle che maneggiava meglio, e che nella loro particolarità le sembravano rimandare un'immagine più potente.
“Oh che classe, Madame la Comtesse!”- il loro mago della cyber security si era sbellicato dalle risate la prima volta che aveva assistito a quanta furia - educata ma pur sempre furia - era stata in grado di riversare su un incolpevole programma di analisi non ancora adeguatamente configurato.
All'anagrafe lui faceva Alain Soisson. A suo dire, in famiglia raccontavano ci fosse stato un De da qualche parte, nel passato, ma lui si dichiarava lieto fosse caduto sotto la lama della ghigliottina.
La donna avvertì il sorriso assumere una piega divertita ripensando al suo modo spavaldo di aggirare la burocrazia nel caso intralciasse la risoluzione di un'indagine o all'irriverenza con cui la sbeffeggiava guardandola di traverso, il caffè fumante tra le mani, adagiato di sbieco contro il distributore automatico nel corridoio che divideva i loro uffici, quasi dovesse sostenerne tutto il peso sulle spalle ampie come vele.
“Meno male che tu preferisci il cioccolato, Françoise, altrimenti sarebbe impossibile anche solo passarti vicino” - se la rideva vedendola spuntare dalla porta con gli occhi al cielo e l'espressione stizzita di chi ha appena scoperto che i quindici piani dell'edificio in cui lavora sono tutti popolati da perfetti incompetenti.
L'avevano fatta sorridere, anche se in modo più amaro, gli apprezzamenti nemmeno troppo velati alla sua onestà intellettuale, al suo pragmatismo, alla sua femminilità singolare, al suo cervello maschile.
“Questo è un complimento eh...” - aveva aggiunto convinto, un giorno dell'ultimo inverno, prima di distogliere lo sguardo dal suo viso e snocciolare troppi se.
Se solo l'avesse conosciuta prima del matrimonio, prima dei figli, prima di.
E niente più di un sorriso tirato era riuscita a concedergli, ben conscia di aver sepolto il cuore sotto la sabbia della Costa Azzurra mezza vita prima, insieme alla sua verginità.

Lo devi puntare dritto sulle gomme di quel tuo maledettissimo camper! Così, tanto per essere certi che tagli davvero! E possibilmente nella valle più inaccessibile di quelle dannate montagne!

In montagna, se n’era andato in montagna, il vigliacco!
Altro che Lione!
Altro che convocazione improvvisa per un caso importante!
“Ma come Colonnello, non ve l'ha detto? E' partito stamattina presto con la moglie...credo tornerà tra un paio di settimane...ma non so dire esattamente. Sa com'è...in camper può decidere quando vuole...”
La timida e riservata segretaria del Generale, resasi conto della gaffe, si era inabissata nelle sue stesse spalle alla ricerca di un riparo contro il ciclone che vedeva montare nello sguardo del Colonnello Jarjayes, tanto più minaccioso quanto più risultava evidente l’inganno.
L’ufficiale avrebbe giurato di aver visto addirittura un velo di pianto tra le ciglia bionde di quella ragazza dalla faccia pulita che sembrava appena uscita da un'aula del liceo.
“...io...non vorrei sapesse che...”
“Non dirò che me lo avete riferito Voi, Rosalie. Anzi, non gli dirò proprio niente! Lo ignorerò del tutto finché potrò farlo!”
L'aveva incastrata! Incastrata! Quel maledettissimo tiratore di acqua al proprio mulino! Aveva deciso di visitare il Massiccio Centrale in camper! Che il suo capo avesse abbracciato la filosofia del viaggio lento, senza tempo e senza limiti era senza dubbio una novità, una trovata abile e subdola che gli permetteva di sparire dalla circolazione per un tempo sufficientemente lungo!
Quando l'avesse deciso, non era dato sapere. L' unica certezza era che quella partenza in libertà aveva, di sicuro, minato e distrutto la sua.
La conferma definitiva l'aveva avuta quello stesso giorno in cui si era sorbita sette ore - sette ore!!! - di autostrada per arrivare lì ad Arromanches, in Normandia...

 

(*) Torre Eiffel


Un doveroso grazie per la lettura di questa storia un po' particolare e un sincero augurio di Buone Feste

   
 
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