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Autore: Signorina Granger    25/12/2023    8 recensioni
Storia semi-interattiva || Iscrizioni chiuse
[Prequel di “Phoenix Feather Camp” & reboot di “Magisterium”]
È il 2003, la Seconda Guerra dei Maghi è finita da cinque anni e Hogwarts è stata ricostruita quando Minerva McGranitt, seguendo le orme di un suo predecessore, convoca un Auror nel suo ufficio per offrirgli un particolare incarico nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che di nuovo potrebbero essere costretti a dover affrontare dopo il Diploma.
Tra questi figurano anche dei giovanissimi Philip MacMillan, Margot Campbell e Håkon Jørgen.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Horace Lumacorno, Maghi fanfiction interattive, Minerva McGranitt, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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ATP: ATYPICAL TEACHING PROGRAM
 
 

Prologo
 


ufficio
 
Luglio 2003
Hogwarts, Ufficio della Preside
 

 
Benchè fossero trascorsi quindici lunghi anni Keith Whiteoak ricordava chiaramente la sua ultima incursione nella torre più alta del castello dove a lungo aveva vissuto e studiato: certo all’epoca ad attenderlo dietro quella massiccia porta di legno della forma di un arco c’era stata una persona diversa, ma Keith ricordava perfettamente il tremolio alle gambe che aveva sperimentato nel bussare su quella robusta superficie prima di ricevere un invito ad entrare da parte dell’allora Preside di Hogwarts.
Erano anni ormai che Albus Silente aveva lasciato per sempre il suo ufficio, e ora Keith stava indugiando davanti alla porta proprio come all’ora, quasi in preda all’ansia. Il che era ridicolo, si disse mentre sollevava la mano destra guantata per bussare e annunciare il proprio imminente ingresso: quindici anni prima l’allora Vicepreside lo aveva personalmente accompagnato fin lassù nella speranza di fargli ottenere una punizione esemplare e una lunga lettera di lamentele che era stata prontamente scritta ed inviata ai suoi genitori, ma non era più uno studente da tanto tempo e che Minerva McGranitt potesse ancora intimorirlo era un’idea assurda e del tutto fuori discussione.
Tornare ad Hogwarts in quel mattino estivo che la Scozia sapeva comunque rendere grigio, umido e per nulla afoso era stato in effetti piuttosto bizzarro, una sorta di brusco tuffo nel passato che solo qualche mese prima Keith non avrebbe mai scommesso di dover affrontare. Era stato bizzarro varcare quegli alti cancelli e risalire il parco fino all’ingresso del castello scortato da un loquace Elfo Domestico che lo aveva accolto indossando una minuscola giacchina di tweed verde scuro e un capellino marrone, pronto a ricordargli quanto diversa fosse la vita di quelle Creature rispetto a soli pochi anni prima e a riempirlo di domande sul suo lavoro. Era stato ancor più bizzarro inoltrarsi nel Salone d’Ingresso deserto e volgere quasi istintivamente lo sguardo sulle quattro enormi clessidre vuote, prive dei tradizionali rubini, zaffiri, diamanti gialli e smeraldi che aveva scorto al loro interno per quasi ogni giorno della sua vita per sette lunghi anni. Ancor più bizzarro era stato sentire i suoi passi rimbombare tra le alte pareti di pietra, recentemente rimesse a nuovo così come buona parte del resto del castello, e riuscire quasi ad immaginare il gran via vai di studenti che di norma caratterizzava il pian terreno: i ricordi erano riaffiorati vividi come se non se ne fosse mai andato, riuscendo persino a rivedere dolorosamente i volti di vecchi amici e compagni di scuola che cinque anni prima avevano perso la vita.
Saliti molti gradini e giunto finalmente a fronteggiare il gargoyle di pietra che celava l’accesso alla torre più alta Keith aveva pronunciato la parola d’ordine che gli era stata indicata nella lettera ricevuta la settimana precedente, contenente un invito a cui ancora stentava a credere. Un sorriso aveva sollevato di poco gli angoli delle sue labbra nel venire colto dal ricordo della parola d’ordine che la stessa donna che si stava apprestando ad incontrare aveva pronunciato per lui quindici anni prima, il nome di un dolce a base di limone che avrebbe destato il riso nel giovane studente se solo non fosse stata troppa la paura della reazione che un gesto tanto irrispettoso avrebbe destato. Pronunciata quella tremenda parola che avrebbe scommesso essere gaelico Keith aveva guardato il gargoyle spostarsi e rivelare una stretta scala a chiocciola di pietra che non aveva esitato a salire, trovandosi infine a fronteggiare quella massiccia porta di legno che ora stentava a voler aprire.
Udire il secco invito pronunciato da una voce femminile invecchiata dal tempo ma ancora molto familiare lo costrinse ad afferrare il battente di bronzo e a spingere la porta, sempre ripetendosi che ormai Minerva McGranitt tanto poteva ma non metterlo in punizione.
L’ufficio era rimasto grossomodo lo stesso di quindici anni prima: davanti a lui si aprì una stanza ampia e di forma circolare, le pareti di pietra che sopra di lui si chiudevano a cupola ricoperte da dipinti raffiguranti i Presidi del passato. Alle spalle di un divano rivolto verso il camino spento, di due poltrone foderate con tartan verde scuro e alcuni tavolini ingombri da tanti piccoli oggetti Keith vide i gradini di pietra che conducevano al livello più alto dell’ufficio dove si trovavano una massiccia scrivania dall’aria pesantissima affiancata da due rampe di scale ricurve speculari e naturalmente anche l’attuale Preside, che a giudicare dall’occhiata eloquente che scoccò in direzione di un dipinto sembrò aver interloquito con qualche suo predecessore fino ad un attimo prima.
“Buongiorno Professoressa.” Keith esitò sulla soglia mentre lasciava che la porta si chiudesse alle sue spalle con un lieve tonfo, indeciso se togliersi o meno il guanto ben sapendo che il gesto di tenerlo sarebbe potuto facilmente essere interpretato come segno di cattiva educazione. L’anziana strega che sedeva dietro la scrivania tuttavia, i capelli sottili simili a fili argentei legati stretta sulla nuca esattamente come Keith ricordava, gli fece cenno di avvicinarsi senza badare di una sola occhiata le sue mani:
“Buongiorno Keith. Prego, siediti pure.”
Keith non ricordava di averla mai sentita rivolgersi a lui chiamandolo per nome, e la cosa contribuì ad accrescere il senso di straniamento che provava mentre attraversava in silenzio la stanza, abituato ad obbedire agli ordini, per raggiungere la sedia di legno dall’alto schienale rigido che Minerva McGranitt gli stava indicando. Nel passaggio gli sembrò di scorgere con la coda dell’occhio la sagoma familiare del Cappello Parlante, ancora più consunto e rattoppato di quanto ricordasse, appollaiato in cima ad un’alta libreria e intento a sonnecchiare, ma tornò rapidamente a focalizzare tutta la sua attenzione sulla Preside mentre saliva i gradini di pietra, sedendosi senza dire una parola.
“Immagino che ti starai chiedendo perché ti ho chiesto di incontrarci.”
Keith si limitò ad assentire con un muto cenno del capo – quella donna non amava essere interrotta –, decidendo di lasciare a lei le redini della conversazione mentre con la mano sinistra si tormentava piano, ormai un gesto diventato abitudinario, il cuoio del guanto che gli fasciava la destra.
“Alla fine dello scorso anno scolastico il Consiglio ha avanzato una proposta che ho accolto a mia volta. E ho subito pensato che un Auror avrebbe fatto al caso nostro.”
Dal primo cassetto della massiccia scrivania di legno la Preside tirò fuori un numero della Gazzetta del Profeta dall’aria molto, molto vecchia e ingiallita, protetto dal vetro della cornice che lo conteneva. Minerva sistemò la cornice sulla scrivania per consentire al suo ospite di leggere il titolo dell’articolo e di guardare la fotografia in movimento riportata, prendendosi quegli attimi per scrutare a sua volta il bel volto dell’Auror che le sedeva di fronte in cerca di una reazione non verbale. Lo sguardo attento di Minerva colse il leggero guizzo negli occhi grigio-azzurri di Keith e il rapido movimento delle sue sopracciglia, che si sollevarono verso l’attaccatura dei folti capelli scuri lunghi quasi fino alle spalle inarcandosi. Lo aveva colto di sorpresa, di questo ne fu certa. E anche prima di sentire la sua risposta – ovvero che avrebbe avuto bisogno di qualche giorno per pensarci – seppe di aver trovato una delle persone di cui lei e la sua amata scuola avevano bisogno.
Minerva concesse a se stessa e al suo ospite un raro accenno di sorriso. Dopodiché gli offrì uno zuccotto da una scatola di metallo.
 


 
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31 Agosto 2003
Cardiff
 
 
La camera da letto di Autumn Erwood si sarebbe potuta universalmente definire un completo disastro: le pareti rosso pallido racchiudevano un letto da una piazza e mezza sfatto, con lenzuola verde salvia aggrovigliate e cuscini colorati gettati alla rinfusa sui vari angoli del materasso, un comodino la cui superficie non era più visibile da tempo e una scrivania addossata al di sotto di una finestra a bovindo ricoperta da quaderni, libri e penne d’oca tenute insieme da degli elastici color mattone. Esattamente come la poltrona verde dallo addossata in un angolo della stanza, accanto ad uno specchio a pavimento dalla cornice di legno dal quale penzolava una t-shirt nera dei Rolling Stones, la sedia sistemata davanti alla scrivania veniva impiegata più di frequente per accogliere cumuli di vestiti piuttosto che come seduta, un comportamento che la madre di Autumn recriminava alla figlia più o meno dal secondo giorno di vacanze estive: non a caso se avesse dovuto essere del tutto onesta la giovane strega si sarebbe dichiarata felice di tornare a scuola anche solo per poter tornare ad usare i piedi del letto e le sedie come armadi improvvisati senza che nessuno glielo rimproverasse.
La porta bianca, la cui facciata interna era quasi del tutto coperta da un enorme poster dei Green Day, venne spalancata facendo cadere con un lieve tonfo un borsone di tela rosso sul pavimento, ma anziché curarsene Autumn varcò la soglia della sua camera e si richiuse l’anta alle spalle per zittire l’eco della voce della madre proveniente dal piano di sotto, facendo il verso a lei e ai suoi rimproveri in merito al disordine che la ragazza sembrava capace di generare solo mettendo piede in una stanza: Autumn sapeva di essere dotata di poteri magici dal giorno in cui aveva compiuto undici anni, ma talvolta si domandava ancora se oltre ai normali poteri da strega non avesse anche un qualche particolare e raro dono legato alla creazione del caos.
La ragazza scavalcò il borsone che conteneva i suoi pattini a rotelle, un cumulo di vinili e la pila di orribili libri che le erano stati assegnati da leggere per le vacanze per raggiungere il proprio letto, addossato in un angolo della stanza quadrata. Con noncuranza sollevò le lenzuola e acciuffò Chestnut, il gatto fulvo che aveva maturato la sgradita abitudine di sgusciare sotto le sue coperte riempiendole il letto di peli, per metterlo sul pavimento e infine stravaccarsi sul materasso facendo rovinosamente cadere una pila di jeans appena lavati sul parquet. Autumn a stento se ne accorse, troppo occupata a premere i tasti del telefono cordless nero che aveva portato con sé dal piano di sotto per comporre un numero che ormai conosceva a memoria; se lo accostò all’orecchio destro e ascoltò gli squilli alzando lo sguardo sul poster che aveva attaccato sopra al suo letto, studiando distrattamente il volto pallido di Billie Joe Armstrong, che dalla sua prospettiva appariva a testa in giù, prima che una gentile voce femminile rispondesse destando un sorriso allegro sulle labbra dell’adolescente, che non tardò ad annunciarsi:
“Salve Winnie! C’è Håkon? Dovrei chiedergli una cosa.”
Autumn chiamava talmente spesso a casa che ormai Winnie sapeva riconoscere il numero solo con una rapida occhiata, ma come sempre sorrise e salutò la ragazza prima di assicurarle che le avrebbe passato il figlio al più presto. La Grifondoro, sempre distesa supina sul suo caoticissimo letto, iniziò a giocherellare distrattamente con la collanina dorata con piccoli pendenti rossi che portava al collo mentre sentiva la donna ciabattare sui gradini delle scale e chiamare gridando il nome del figlio, intimandogli di sbrigarsi e di prendere il telefono. Autumn sentì distintamente il borbottio con cui Håkon raggiunse la madre per prenderle di mano il telefono, e un sorriso divertito le allargò le labbra carnose giusto in tempo per sentire la familiare e profonda voce dell’amico:
“Ciao Autumn.”
“Ciao bello, come va? Senti, volevo chiederti se domani il treno parte alle 11, perché non mi ricordo bene.”
Autumn smise di giocherellare con la sua collana per passare a tormentarsi una delle lunghe ciocche di capelli ramati che ricadevano sul cuscino e attorno al suo viso lentigginoso, attorcigliandosela attorno all’indice pallido e calloso mentre Håkon, dall’altro capo del telefono, sospirava con controllata rassegnazione:
“Parte alle 11 dal 1830, Autumn, da quando lo hanno costruito ed è partito per la prima volta.”
“Ah sì? Pensa te.”
A moltissimi chilometri di distanza, in Inghilterra, Håkon alzò gli occhi scuri al cielo mentre si chiudeva alle spalle la porta della sua camera, discretamente in ordine e quasi del tutto svuotata in vista dell’imminente partenza per Hogwarts. Il ragazzo attraversò la stanza camminando sul parquet chiaro fino a raggiungere scrivania e sedia girevole nera, lasciandosi scivolare piano sulla seduta dall’alto schienale prima di tornare a rivolgersi all’amica fissando assorto la porzione di spiaggia e oceano visibili dalla sua finestra. Doveva ammettere che quella vista, che sapeva evocare in lui un senso di pace ineguagliabile, gli sarebbe mancata una volta trovatosi nella cupa e grigia Scozia.
“Sai, data e ora della partenza vengono scritte nella lettera con la lista dei libri da comprare. Quella che arriva ogni estate.”
A Cardiff Autumn aggrottò le sopracciglia: era certa di averla ricevuta e aperta quella lettera, altrimenti come avrebbe fatto a comprare il necessario per l’ultimo anno? Quanto però a dove l’avesse imbucata, Autumn non ne aveva la più pallida idea.
“Ah sì, mi ricordo di averla vista, ma non ho idea di dove sia finita. Forse sotto i diecimila libri che ho sulla scrivania, immagino che salterò fuori quando avrò finito con i bagagli.”
“Hai ancora il baule aperto con i libri dello scorso anno che non hai mai tirato fuori e tutto sparso in giro, immagino.”
Al sentire le parole dell’amico lo sguardo di Autumn vagò sul resto della sua caotica stanza: Chestnut stava impastando sulla coperta della Nazionale di Quidditch Gallese caduta sul pavimento e sull’enorme drago rosso su di essa riportato, le sue cose erano disseminate in ogni angolo e il suo baule giaceva effettivamente aperto e quasi vuoto davanti all’armadio a muro: le uniche cose che fino a quel momento aveva tentato di riporre al suo interno erano stati i beni di prima necessità, ovvero i ferri da maglia, la scopa e la custodia della sua chitarra, quest’ultima con scarsi esiti positivi.
“No, macché, sono a metà strada. Sei davvero un malfidente, Håkon Jørgen!”
 


 
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Oxford
 

Contemporaneamente nella città dalle sognanti guglie, tra college di epoca medievale, antiche biblioteche e splendidi esemplari di architettura gotica un ragazzo affrontava il suo ultimo pomeriggio a casa chino sulla sua scrivania, un paio di occhiali dalla sottile montatura dorata inforcati e una penna a sfera nera in mano. Impegnato a finire di scrivere una lettera di risposta a quella che un’ora prima Stoker, il suo gufo grigio, gli aveva recapitato, Sawyer si aggiustò la montatura degli occhiali sul naso quando essi minacciarono di scivolare in avanti come alcune ciocche di capelli biondi che gli erano finite davanti al viso, lieto di aver deciso di optare per l’utilizzo di una penna a sfera anziché di una tradizionale penna d’oca che gli avrebbe concesso di finire la sua lettera molto più rapidamente: il suo baule giaceva aperto sul letto e quasi del tutto pieno, ma sparsi in giro per la camera, sul comodino, sulle due librerie e persino sul bordo della scrivania c’erano ancora libri e oggetti, come la sua amata scacchiera, una pila di taccuini di pelle con l’elastico tutti uguali, una foto di famiglia racchiusa da una cornice nera e un astuccio di cuoio contenente la sua collezione di matite, che attendevano silenti di essere riposti per seguirlo in Scozia.
Mentre Stoker sonnecchiava sul suo trespolo riposandosi dal breve viaggio compiuto una piccola gatta nera giaceva acciambellata sulle gambe del padrone, dormendo pacificamente a sua volta mentre l’unico rumore nella stanza era costituito dal lieve fruscio che la punta della penna produceva a contatto con la carta: non era abitudine di Sawyer usufruire della pergamena al di fuori delle mura scolastiche, anzi reputava l’ossessione dei maghi per l’impiego di quel materiale piuttosto ottusa e anacronistica.
Aveva finito la sua lettera e stava rileggendo le righe appena scritte per accertarsi dell’assenza di sgraditissimi errori quando qualcuno bussò gentilmente alla porta chiusa della camera, aprendola un attimo dopo: voltandosi verso l’ingresso i brillanti occhi azzurro-verdi di Sawyer indugiarono attraverso le lenti degli occhiali sulla silhouette longilinea ed elegante della donna bionda in piedi sulla soglia, i capelli color grano fissati sulla nuca con uno chignon e un paio di orecchini pendenti d’oro con perle che le incorniciavano graziosamente il viso.
“Sawyer? Vuoi una tazza di tè?”, domandò sua madre inclinando leggermente la testa di lato e con un lieve accento tipico del Sud del Paese che Sawyer, cresciuto facendo avanti e indietro dalla East Coast degli Stati Uniti, non aveva mai assorbito.  
“Sì, grazie. Finisco di rispondere a Phil e scendo.”  Il ragazzo parlò accennando con gli angoli della labbra un sorriso che Victoria ricambiò prima di allontanarsi dall’uscio per tornare al pian terreno dell’elegante townhouse vittoriane di mattoni rossi, lasciando solo il figlio mentre questi riponeva la penna sul ripiano della scrivania di noce per ripiegare la lettera in tre parti uguali e infilarla in una delle tante buste bianche che custodiva in uno dei cassetti insieme a tutto l’occorrente per scrivere. Sawyer chiuse la busta e scarabocchiò in fretta nome e indirizzo del destinatario sul retro prima di chinare lo sguardo sulla gatta che gli sonnecchiava sulle ginocchia, grattandole affettuosamente le orecchie prima di, non senza un po’ di rammarico, sollevarla delicatamente per metterla sul pavimento e consentirgli di alzarsi in piedi:
“Scusa Rain.”, mormorò con tono contrito il giovane mentre accarezzava la piccola testa color pece della gatta, che sbattè le palpebre prima di guardarsi attorno spaesata con i grandi occhi verdi, come cercando di capire cosa fosse successo e perché l’avessero destata dal sonno. Gettata una rapida occhiata offesa al padrone Rain decise di balzare sul letto, sistemandosi sulla soffice coperta grigia ai suoi piedi per impastare e tornare a dormire mentre Sawyer, finalmente in piedi, si dirigeva verso il trespolo di Stoker per svegliare anche il suo secondo animale domestico. Come Rain anche Stoker non fu lieto di essere destato dal suo riposo rigeneratore, ma qualche carezza bonaria lo persuase a non cercare di mordere l’indice di Sawyer mentre il ragazzo gli legava la lettera ad un artiglio chiedendogli gentilmente di portarla a Londra, esattamente per dove era passato già una volta quello stesso giorno.
“Lo so, non guardarmi così… Ma non è un viaggio lungo per Londra, altrimenti non te lo chiederei.”
Al suo gufo Sawyer riservò lo stesso sorriso seducente e amabile che era solito usare con gli insegnanti, con i genitori – quando veniva beccato ad infrangere il coprifuoco – e con le ragazze. Di certo era assurdo, si disse il ragazzo mentre apriva la finestra che si affacciava sui tetti e sulle guglie del centro storico di Oxford per consentire a Stoker di spiccare il volo sull’antica città, ma per un istante gli parve come di vedere il suo gufo alzare gli occhi al cielo.
 
 
 
 
 
 
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Angolo Autrice
 
 
Non credevo che sarei mai tornata ad Hogwarts e invece, sei anni dopo, rieccomi qui, in parte a chiudere un cerchio.
Questa storia, che avrei dovuto pubblicare più avanti finendo col farmi vincere dal bisogno di qualcosa di nuovo, nasce da due idee distinte che un bel giorno ho realizzato fosse perfettamente fattibile fondere e unire in uno stesso progetto, è infatti il prequel di Phoenix Feather Camp e allo stesso tempo una sorta di reboot, anche se la si può considerare a tutti gli effetti un sequel essendo ambientata sempre nello stesso universo, di Magisterium.
Come accadeva in entrambe le storie sopracitate ci saranno sia studenti che insegnanti e tra i personaggi figureranno alcuni nomi e volti già noti a chi ha letto o partecipato al Camp, ovvero Margot Campbell, Philip MacMillan e Håkon Jørgen, questa volta nelle vesti di studenti: la storia è ambientata nei primi anni 2000, quando Margot e Phil si accingono ad iniziare il loro sesto anno ad Hogwarts e Håkon l’ultimo. Gli insegnanti che faranno parte della storia invece riprenderanno il ruolo che avevano in Magisterium, ovvero non saranno dei veri e propri docenti di professione ma soggetti esterni alla scuola che vengono chiamati dalla Preside, questa volta chiaramente la McGranitt e non Armando Dippet, per tenere dei corsi di approfondimento, ovviamente legati alle loro professioni e conoscenze, per gli studenti più grandi.
Nell’introduzione ho definito la storia “Semi-interattiva”, etichetta che ho scelto di affibbiarle perché qualora non ricevessi o prendessi abbastanza personaggi per scriverla mi riservo la possibilità di aggiungerne altri creati da me. Potrebbe quindi essere una storia come tutte le altre che ho scritto in passato oppure potrebbe semplicemente contare un numero maggiore di OC miei rispetto a quanto accade di solito.

 
Regole

 
  • Le iscrizioni sono aperte fino al 31/01, come sempre avete tempo fino alle 19 di quel giorno per mandarmi le schede e come sempre se avete bisogno di più tempo basta chiederlo, possibilmente non il giorno prima/giorno stesso.
  • Non accetto personaggi con ascendenze Veela, accetto Metamorphmagus e Animagus (quest’ultima categoria solo per quanto riguarda gli insegnanti, al massimo uno studente può voler intraprendere il percorso per riuscire a diventarlo)
  • Sono incline a non accettare personaggi affetti da patologie psichiatriche, potete mandarmi personaggi affetti da nevrosi o neurodivergenze ma se decidete di farlo formulate idee e scheda con criterio e dopo una dovuta informazione a riguardo, altrimenti non le prenderò in considerazione.
  • Le “categorie” di personaggi saranno tre, potete mandarmi studenti del VI anno, del VII o insegnanti.
  • Come sempre ognuno può mandarmi al massimo due OC, possibilmente ma non obbligatoriamente di sesso diverso, in questo modo distribuiti:
  • Accetto due studenti, anche della stessa età, ma mi riservo la possibilità di cambiare l’anno di studio qualora ne avessi bisogno.
  • Accetto uno studente e un insegnante
  • Non accetto due insegnanti
             Come sempre sono ben accetti legami di parentela tra i personaggi.
  • Contando i personaggi che, miei e non, fanno già parte della storia non vorrei prenderne più di altri 11, presumibilmente 8 studenti e 3 insegnanti.
  • L’età degli insegnanti deve essere compresa tra i 30 e i 40 anni. Possono non essere britannici di nascita e quindi aver studiato in altre scuole a parte Hogwarts, ma al momento d’inizio della storia devono vivere e lavorare in Gran Bretagna o in Irlanda.
  • Vale come sempre la regola dei due e dei tre capitoli: se non commentate due capitoli di fila nel terzo i vostri personaggi non appariranno, o al massimo verranno solo nominati di sfuggita; se qualcuno non dovesse farsi vivo nemmeno dopo la pubblicazione del terzo capitoli nel quarto l’OC/gli OC verranno eliminati. Se poi doveste rendervi conto che per un dato quantitativo di tempo avreste molte difficoltà a commentare basta che me lo diciate e i vostri personaggi appariranno normalmente, per me non ci sono problemi, basta avvisare. Per essere chiara, con questo intendo che dovete esplicitamente scrivermi “per un mese/fino a giorno X non commenterò”, che è diverso da “scusa per il ritardo/arriverò”. Specifico anche che con “commentare” non intendo che dovete necessariamente recensire un capitolo qui su Efp, se mi commentate un capitolo in privato va bene ugualmente, ma, sempre per essere chiara, con questo non voglio dire che se mi scrivete solo “Il capitolo mi è piaciuto” dopo ogni aggiornamento siete autorizzat* ad avere i vostri personaggi in ogni capitolo della storia senza mai scrivermi qualcosa di più articolato.

 
Le materie

 
Quali materie dovranno insegnare i professori protagonisti della storia? Non quelle “canoniche” viste nella saga, ma come detto in precedenza e come in Magisterium dei corsi “extra” e un po’ più approfonditi che dovrebbero essere in qualche modo legati alle professioni vere e proprie degli “insegnanti”.
Vi lascio una lista con dei suggerimenti, ma se per caso qualcuno dovesse avere altre idee proponete pure.
  • Veleni e antidoti
  • Nozioni basilari di Medimagia
  • Storia magica europea
  • Duello
  • Magia Oscura (studio dei principali maghi oscuri, delle maledizioni e su come scioglierle)
  • Botanica orientale  
Dopo la selezione vi chiederò di indicare quali di questi corsi extra seguiranno i vostri personaggi, mentre nella scheda dovrete solo scrivere quali materie “canoniche” studia (dal sesto anno possono abbandonare dei corsi, quindi non devono per forza seguirle tutte, ma vi prego di mandare studenti di Divinazione da poter orrire in sacrificio alla Pipistrella Cooman).

 
Attività & Club

 
Queste le attività extra che possono occupare il tempo dei ragazzi:
  • Quidditch
  • Giornale della scuola
  • Club di Scacchi
  • Possono “lavorare” come assistenti nelle serre o in Biblioteca
Non abbandonerò mai il vecchio Luma, che naturalmente insegna ancora Pozioni ed è Vicepreside, pertanto ci sarà anche il Lumaclub. Ma, come direbbe Charlotte Selwyn, questa non è una scelta quanto più una condanna.
 

Scheda studenti:
 

Nome ed eventuale soprannome:
Anno:
Casa:
Compleanno:
Ruolo o attività extrascolastica:*
Stato di sangue:
Prestavolto:
Aspetto fisico:
Segni particolari:* (allergie, cicatrici o segni di qualsiasi genere, tic nervosi, gesti o espressioni verbali abitudinari, modo di camminare o di parlare, ecc)
Personalità:
Background e famiglia:
Hobby/talenti/cose che ama:
Fobie/debolezze/cose che detesta:
Materie che studia, in quali va meglio e in quali un po’ meno:
Orientamento sessuale:
Persone con cui potrebbe andare d’accordo o meno:
Situazione sentimentale e persone che potrebbero piacergli:
Bacchetta:
Amortentia:
Patronus:
Animale:* (gatti, gufi, ranocchi o piccoli roditori)
Altro:*
 
I ruoli di Battitori di Grifondoro e di Prefetto (maschile) per Corvonero sono occupati, per il resto avete campo libero. Ricordo che due studenti del VII anno, un ragazzo e una ragazza, possono anche essere Caposcuola.
 

Scheda insegnanti

 
Nome ed eventuale soprannome:
Età:
Ex Casa: (se non ha studiato ad Hogwarts scrivere la scuola)
Compleanno:
Nazionalità:
Stato di sangue:
Prestavolto:
Aspetto fisico:
Segni particolari:* (allergie, cicatrici o segni di qualsiasi genere, tic nervosi, gesti o espressioni verbali abitudinari, modo di camminare o di parlare, ecc)
Personalità:
Professione:
Materia che insegna:
Background e famiglia: (una parentesi sul suo percorso ad Hogwarts sarebbe molto gradita, se volete anche con qualche riferimento agli insegnanti canonici della saga visto che molti sicuramente già insegnavano)
La storia è ambientata nel 2003, solo cinque anni dopo la fine della saga, vorrei sapere qualcosa su come ha vissuto i due anni di guerra: (solo è britannico/irlandese e se viveva nel Regno Unito, se il vostro OC è straniero e all’epoca viveva all’estero potete saltare il punto)
Hobby/talenti/cose che ama:
Fobie/debolezze/cose che detesta:
Orientamento sessuale:
Persone con cui potrebbe andare d’accordo o meno:
Situazione sentimentale, se è già impegnat* o persone che potrebbero piacergli:
Bacchetta:
Amortentia:
Patronus:
Animale:* (gatti, gufi, ranocchi o piccoli roditori)
Altro:*

 
I miei personaggi (con l’aggiunta di Håkon):

 
Keith Whiteoak
Auror, 32 anni, ex Corvonero, Mezzosangue, inglese, Eterosessuale
Insegnante di Occlumanzia e Legilimanzia
 
keith keith-2

Ci tiene a far sapere che il suo nome non si pronuncia come “Kate” ma “Keeth”
 

Autumn Anne Erwood
VII anno, Grifondoro, Battitrice, Nata Babbana, gallese, Eterosessuale
 
autumn autumn-2

Minerva McGranitt è del tutto certa che, dati i capelli rossi, la Casa e la naturale inclinazione a mettersi nei guai sia imparentata alla lontana con i Weasley. Nulla è stato comprovato, quel che è certo e che la si può sempre trovare in punizione.
 

Sawyer Archibald Rhodes
Rhodey
VII anno, Corvonero, membro del Club di Scacchi, Mezzosangue, anglo-statunitense, Eteroflessibile
 
sawyer sawyer-2

Sawyer è un amabile e affascinante trasgressore delle regole dall’animo romantico. Ama la pioggia e porta con sé un libro, un ombrello nero e una sciarpa a quadri praticamente ovunque vada.
 

Philip Francis MacMillan
Phil (o Phineas?)
VI anno, Corvonero, Prefetto, membro del Club di Scacchi, Purosangue, inglese, Eterosessuale
Con ogni probabilità è attualmente lo studente con il QI più alto della scuola. Ama solo quattro cose: i dolci, l’ananas, suo fratello e le rune, odia tutto il resto. Non chiamatelo mai Phineas.
 

Margot Maeryn Campbell
Margi
VI anno, Tassorosso, membro del Giornale, Nata Babbana, scozzese, Eterosessuale
Se un girasole si personificasse probabilmente questo sarebbero l’aspetto e la personalità che avrebbe. Margi è dolcissima e affettuosa, o almeno finchè non si insulta Star Wars.

 
Håkon Ivar Jørgen
VII anno, Grifondoro, Battitore, Mezzosangue, anglo-danese, Bisessuale
Håkon detesta i soprannomi, ma in compenso ama i biscotti al burro. Vorrebbe tanto saper suonare la chitarra.
 

 
 
Non ho inserito nessuna foto per Phil, Margot e Håkon per ovvi motivi: i loro prestavolto sono stati pensati per il Camp e di conseguenza per personaggi trentenni. Se qualcuno non dovesse aver presente i loro volti e volesse rimediare può dare un’occhiata al Prologo/Selezione OC della sopracitata storia.
Ringrazio Bea per avermi “ceduto” Håkon una seconda volta, chi ha letto il Prologo e chi volesse partecipare, se avete domande come sempre chiedete pure❤️
Buon Natale!
Signorina Granger


 
   
 
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