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Autore: pietradiluna    29/12/2023    2 recensioni
La vita di Hermione dopo la guerra è stabile e soddisfacente: circondata dagli amici di una vita, ha un lavoro in una sala da tè e molte passioni. Ma l'arrivo di una lettera cambierà inaspettatamente tutta la sua routine, trascinandola in una nuova avventura…
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Theodore Nott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Eccoci con un nuovo capitolo ambientato proprio durante la vigilia di Natale (per essere in tema!). 
Buona lettura e buone feste a tutti ***


 
Mancavano ormai pochi giorni a Natale e quel pomeriggio Hermione decise che avrebbe visitato i suoi genitori per regalare loro due biglietti per il Sud della Francia, dove li aveva convinti a passare le vacanze di Natale, preoccupata dopo la lettera di minaccia ricevuta dal mangiamorte.
Aveva chiesto a Theo se avesse voluto accompagnarla e il ragazzo, inizialmente esitante per paura di disturbare, poi accettò con gioia.
In realtà non poteva dire di essere del tutto tranquillo mentre aspettava nervosamente sulla soglia della porta dei signori Granger, continuando a lisciare le pieghe invisibili sul suo morbido maglione bianco e spostando il peso del suo corpo da un piede all’altro, sovrappensiero, quando la porta di legno verde scuro si aprì con un rumore delicato ed Hermione scattò in avanti avvolgendo strettamente una signora minuta che aveva i suoi stessi capelli mossi.
“Mamma! Come stai?”
“Hermione, tesoro, entrate”, rispose la signora Granger con un grande sorriso che ricordava molto quello della figlia. “Theodore, giusto? Entrate, ragazzi, qui fuori si congela”, continuò mentre si spostava di lato per farli passare.
“Theo andrà bene”, le rispose il ragazzo sfoggiando tutta la sua educazione da mago purosangue, prendendole dolcemente la mano per lasciarle un bacio leggero.
Hermione , guardando la scena, alzò gli occhi al cielo, mentre vedeva le guance di sua madre tingersi di rosa.
Appena entrati furono avvolti da un buonissimo odore di cibo.
“Papà dov’è?”, si guardò intorno Hermione.
“È uscito a prendere un dolce, penso che stia tornando a momenti”.
Neanche il tempo di dirlo che Hermione sentì una macchina parcheggiare nel vialetto di casa.
Theodore trattenne un sorriso; era strano vedere Hermione in un ambiente così familiare, il modo in cui si muoveva, la sicurezza reale che l’avvolgeva e non soltanto lo scudo che ergeva a scuola, in questa atmosfera domestica iniziava a sentirsi sereno ma nostalgico.
Si avvicinò alla signora Granger, tenendo in mano un piccolo pacchetto.
“Vi ho portato una bottiglia di vino elfico. Fa parte di un’annata particolare per i vini magici, spero sia di vostro gradimento”.
Forse avrei dovuto portare qualcosa di babbano, pensò, improvvisamente insicuro, interrotto però prontamente dalla signora Granger.
“Grazie del pensiero, caro, ci fa molto piacere, ma non dovevi assolutamente disturbarti!” disse posando la bottiglia sul tavolo già elegantemente apparecchiato. “Però ti confido un segreto… Mio marito adora il vino elfico, è stata un’ottima mossa per conquistarlo”, concluse con un occhiolino, facendo arrossire il ragazzo.

“Hermione, cara, vieni a dare un abbraccio a tuo padre!” esclamò il signor Granger, allargando le braccia.
“Non mi presenti il tuo amico?”
“Certo, papà”, rispose sorridendo Hermione, avvicinandosi al ragazzo.
“Lui è Theodore Nott, un mio vecchio compagno di scuola. Stiamo lavorando insieme per un progetto di Babbanologia, sai, la scienza che studia i babbani”, precisò Hermione.
“E come procede questo progetto?” chiese il padre girandosi verso il ragazzo.
“Bene, signor Granger, stiamo facendo tutto il possibile per avvicinare gli studenti al mondo babbano, soprattutto quelli che non hanno avuto molte possibilità da piccoli, pensiamo sia importante far comprendere le tradizioni di entrambi i mondi che conosciamo” sorrise leggermente Theo, sotto lo sguardo indagatore del signor Granger.
Gli occhi, dello stesso colore di quelli di Hermione, lo guardavano come se cercassero di risolvere un enigma particolare.
“Cari, iniziate a sedervi a tavola, così potete raccontarci con calma tutte le novità”, sorrise la signora Granger, iniziando ad accomodarsi e a riempire il piatto dei due ragazzi con fare materno.
La cena era andata incredibilmente bene, i signori Granger erano rimasti piacevolmente sorpresi dalle buone maniere di Theo e quest’ultimo era quasi commosso tutto quell’amore familiare che in qualche modo l’aveva coinvolto.
Pensava alla descrizione che suo padre aveva sempre fatto dei babbani fin da quando era piccolo ma ora, osservando la famiglia Granger, notava che non poteva esserci nulla di più distante e assurdo di quello di cui lui aveva sempre cercato di convincerlo.
“Hermione mi ha parlato molto di te, fin da quando andavate a scuola”, ha iniziato la signora Granger, guardando sua figlia che arrossiva esclamare a mezza bocca un “mamma!” mentre lei faceva una risatina. “Era sconvolta da quanto duramente avesse dovuto impegnarsi per batterti in alcune materie!”, continuò. Theodore si girò verso la ragazza con un sorriso tenero.
“Allora Theo, raccontaci qualcosa di te, eri a Grifondoro anche tu?” Chiese il signor Granger, fingendo una domanda casuale.
Theo sentiva che prima o poi questa specie di interrogatorio sarebbe arrivato, se i genitori di Hermione erano protettivi come la figlia.
“No, io… In realtà ero a Serpeverde…”, esitò Theo, un po’ in soggezione.
“La casa che ha bullizzato mia figlia per anni?”
“Papà! Smettila, Theo non ha mai detto una parola contro di me”, si intromise, spazientita, Hermione.
“Hermione, tesoro, mi aiuteresti a distribuire il dolce nei piattini?” Chiese la madre, alzandosi in piedi.
“Certo mamma”, rispose Hermione, non prima di indirizzare un cipiglio verso il padre come a dire mi raccomando.
Theo deglutì a disagio, raddrizzandosi però per mostrare quanto fosse serio. “Signore, non farei nulla per offendere o danneggiare sua figlia, siamo amici… La stimo molto”.
Il signor Granger alzò un sopracciglio, continuando a fissarlo. “Soltanto amici? Credevo di saper riconoscere lo sguardo di un uomo innamorato quando lo vedo… Ma sembri un bravo ragazzo, e se Hermione si fida di te dovremmo farlo anche noi”. Appoggiò il bicchiere di vino sul tavolo, spostando lo sguardo verso il limpido liquido cremisi.
“E il tuo braccio è pulito?”
Theo si tese, non aspettandosi una domanda così diretta.
Fortunatamente, pensò, non era stato costretto a servire Voldemort.
Anche se suo padre era stato imprigionato insieme a Lucius dopo la battaglia all’Ufficio Misteri, Theo, rispetto a Draco, era stato considerato di “minore utilità”.  Ringraziò Merlino, Salazar e tutti gli altri fondatori per essere nuovamente riuscito a scivolare sotto il radar, evitando quindi qualsiasi accusa ed evitando di far parte di quella setta di esaltati.
Che poi, probabilmente mi sarei fatto uccidere prima di diventare un altro membro del branco di quello psicopatico.
“Conosciamo anche noi ciò che è successo, non pensare che poiché non siamo maghi siamo rimasti totalmente all’oscuro della vostra storia. Siamo al corrente anche di quello che sta succedendo adesso, è per questo che abbiamo tranquillizzato Hermione accettando il suo invito a passare le vacanze in Francia, anche se non siamo totalmente d’accordo...”. Esitò un attimo, sembrando improvvisamente molto stanco. “Come genitori, dovremmo essere noi a proteggere lei”.
Theodore non sapeva bene cosa dire, comprendendo il suo sentimento d’impotenza.
Rendendosi conto che ancora non aveva risposto alla domanda del signor Granger, iniziò a tirare leggermente su la manica sinistra del suo maglione, mostrando un braccio perfettamente pulito, senza strani tatuaggi, nulla.
Il signor Granger fece un sospiro di sollievo, mentre sua moglie ed Hermione tornavano a tavola tenendo in mano i piattini con il budino natalizio. Hermione li stava osservando con un’espressione leggermente perplessa e Theo si affrettò a tirare giù la manica del suo maglione, avvampando leggermente per aver reso immediatamente chiaro l’argomento di cui i due uomini stavano discutendo, ma cercando di far capire a Hermione che era tutto sotto controllo.
Il signor Granger, ora sorridendo, diede una piccola stretta sulla spalla di Theo, affermando sinceramente: “mi piaci, ragazzo! Anche se eri un Serpeverde”.
Hermione scoppiò a ridere, seguita da tutti gli altri.
Il resto della cena andò molto bene, fino al momento dei saluti, in cui Hermione, con le lacrime agli occhi, fece promettere ai suoi genitori di rimanere lontani per un po’ di tempo.
“Tesoro mio, prometti di stare attenta, va bene?”
“E ci scriverai ogni volta che puoi?”
“Certo, mamma, papà… Questa volta è diverso, è solo una piccola precauzione”, disse Hermione, avvolgendoli forte entrambi.
“E anche tu, Theo” continuò la signora Granger, abbracciando il ragazzo un po’ irrigidito, non essendo abituato a una così spontanea manifestazione d’affetto.
“Theo, ragazzo”, disse sottovoce il signor Granger, stringendogli la mano. “Tenetevi al sicuro”.
Tornati al castello Theo abbracciò Hermione, davvero commosso, per avergli permesso di conoscere i suoi genitori e per averlo invitato in un’atmosfera così rilassante e piena d’affetto, facendolo sentire a casa.
Continuando ad accarezzarle dolcemente i capelli e la schiena, con il naso che soffiava delicato vicino al suo orecchio, le disse che sarebbe passato a prenderla la sera successiva per andare insieme alla cena della Vigilia di Natale, e lasciandole un bacio leggero sulla testa le diede la buonanotte.
 
 
 
 
 

Quasi tutti gli studenti erano partiti per le vacanze di Natale e il castello era quasi deserto.
Anche Hermione avrebbe potuto accettare l’invito di Arthur e Molly per passare il Natale alla tana insieme agli altri o avrebbe anche potuto raggiungere per qualche giorno i suoi genitori in Francia, ma non le era sembrato giusto per una serie di motivi, primo fra tutti il fatto che Theo sarebbe dovuto rimanere ad Hogwarts, poiché dopo la fuga del padre la sua casa era stata posta sotto sequestro e sotto il controllo del Ministero stesso.
 
Hermione osservava il suo riflesso davanti allo specchio fantasticando sullo strano abbraccio che aveva avuto con il ragazzo la sera prima.
È solo un amico Hermione, un amico che ieri hai abbracciato un po’ più a lungo, ma va bene così.
Abbracci Harry e Ron da anni per tutto il tempo.
Solitamente ti agiti così tanto quando abbracci loro?

Afferrando un piccolo portagioie, prese un paio di orecchini di perle e cominciò a indossarli, pensando che avrebbero valorizzato molto l’abito che aveva scelto, un morbido vestito di velluto ciano, che aprendosi a barchetta le lasciava delicatamente le spalle scoperte. L’aveva acquistato con Ginny qualche mese prima e ancora non l’aveva mai indossato, ma il colore le risaltava in maniera incredibile il riflesso dorato dei suoi occhi.






Poco prima delle sette, sentendo bussare alla porta della sua stanza, trovò Theodore in attesa di accompagnarla alla festa di natale.
Hermione non poteva negare che Theo solitamente aveva un bell’aspetto, ma stasera sembrava ancora più affascinante. Aveva un abito da mago blu profondo, cupo, un blu che ricordava la notte, e i suoi capelli castano scuro erano arruffati in maniera sexy.
Dopo averla salutata con un piccolo bacio sulla guancia, un po’ impacciato, si spostò a raggiungere l’interno della tasca della sua giacca, dalla quale estrasse un piccolo sacchetto di velluto scuro.
Lei guardò per un attimo il sacchetto e poi lo guardò negli occhi. Poteva dire che sembrava nervoso.
“Volevo prenderti qualcosa per Natale, spero ti piaccia...”.
Hermione, inizialmente senza parole, gli rivolse un ampio sorriso, dicendogli che anche lei gli aveva preso un piccolo pensiero, pensando alla foto fatta di nascosto dai suoi genitori che aveva voluto regalargli come ricordo.
Theo sorrise mentre poggiava delicatamente la scatola nelle sue mani. “Buon Natale Hermione”.
La ragazza prese il sacchetto, dal quale estrasse una piccola e raffinata scatolina scura.
Dopo averla tolta dal sacchetto, ha fatto scivolare il nastro di raso blu che avvolgeva la scatola e ha separato il coperchio, dando un piccolo sussulto al gioiello che vi era dentro.
Una sottile collana d’oro bianco dall’aspetto antico, con una pietra di topazio incastonata, risplendeva finemente nella scatola.
Gli occhi di Hermione sbatterono increduli. “Theo, non posso… È troppo…”
“Sì, puoi”. La interruppe il ragazzo. “Apparteneva a mia nonna materna, uno dei cimeli della sua famiglia, e poi è passato a mia madre. Era uno dei pezzi che indossava regolarmente dai miei ricordi di bambino, e l’ho portato dai Goblin per assicurarmi che non ci fossero strane maledizioni prima di regalartelo”, ha spiegato Theo, mentre estraeva la collana dal suo cuscinetto imbottito, la luce delle candele che danzava nelle sfaccettature della pietra, e spostandosi dietro di lei, alzandole delicatamente i capelli, gliela fissò sul collo, sorridendo.
“Saresti piaciuta molto a mia madre, non posso immaginare una strega migliore a cui regalare qualcosa di suo”.
“Sarei stata orgogliosa di conoscerla, Theo”, gli sorrise Hermione in cambio.
Non conosceva bene le usanze del mondo Purosangue, ma sapeva, anche nel mondo babbano, che regalare gioielli era un gesto importante, in qualsiasi relazione.
 
Theo sorrise, accanto a lei, e le mise una mano dietro la schiena per condurla verso la sala grande.
Una mano calda e morbida sulla sua schiena.
Solo amici, Hermione. Siete solo amici.

Arrivati nella Sala grande, rimasero stupiti dalle decorazioni che adornavano il castello: la neve finta era stata incantata per cadere su di loro senza toccarli mai, e scintillanti stelle di ghiaccio ondeggiavano sul soffitto. Un enorme albero di Natale si ergeva dove solitamente ci sarebbe stato il tavolo dei professori e illuminava la stanza con milioni di luci calde.
Un unico, grande tavolo ovale, elegantemente apparecchiato di bianco e argento, ospitava sia gli studenti che i professori rimasti ad Hogwarts.
La McGranitt, vestita con un lungo abito che esibiva orgoglioso i colori della propria casa, li salutò premurosamente, invitandoli a sedersi a fianco a Neville e ad Hannah, che era tornata per la cena della vigilia di Natale.
Anche Hagrid aveva cercato di essere elegante, pettinando i suoi folti e ispidi capelli e la sua lunga barba e indossando una cravatta fiordaliso che in realtà non gli donava molto.
C’erano soltanto sei o sette studenti rimasti che avevano creato un piccolo gruppo sedendo tutti vicini fra loro.
Hermione iniziò ad accomodarsi nel posto che le stava indicando la McGranitt, proprio di fianco a Theo, ma fu subito colta da una brutta sensazione.
Proprio di fronte a lei sedeva Huxley, che cercava di nascondere un sorriso beffardo.
“Buonasera, cari colleghi. Theodore, sono davvero dispiaciuto per la recente fuga di tuo padre…”
Theo, alzando lo sguardo verso la voce derisoria di Huxley, si irrigidì impercettibilmente, ma non volendo dargli alcuna soddisfazione, lo ignorò completamente.
Fortunatamente furono interrotti dalla McGranitt la quale, ignorando palesemente l’aria tensione che si era creata fra i due uomini, iniziò un piccolo discorso e diede inizio alla cena, che tutto sommato passò abbastanza piacevolmente.
“Bella collana, Herm, è nuova?” la distrasse Hannah ad un certo punto, osservando l’elegante cimelio sul suo collo.
Hermione arrossì, voltandosi un attimo verso Theo.
“Sì, è un regalo”, sorrise, sfiorando la collana.
Huxley alzò improvvisamente lo sguardo verso di loro, osservando pensieroso la collana, fino a quando non vide Hermione lasciare improvvisamente la sala, scusandosi.
Hermione non aveva potuto fare a meno di notare che Huxley l’aveva osservata in continuazione;
era riuscita a sentire il suo sguardo anche quando non lo stava guardando, e questo le fece rizzare i peli sulla nuca.
Sentendosi un po’ sopraffatta, scivolò dalla sala grande su uno dei balconi illuminati che fiancheggiavano un lato del Castello, sentendosi subito meglio. L’aria fresca della notte che le accarezzava la pelle era calmante e sospirò felice.
Così presa dalle sue riflessioni, non si accorse che qualcuno era apparso dietro di lei, chiudendo silenziosamente la porta del balcone dietro di sé.
“Stai bene?”
Hermione sussultò, colta sovrappensiero.
“Theo, mi hai spaventata”, sorrise infine Hermione, avvicinandosi al ragazzo.
“Sto bene, sentivo soltanto il bisogno di staccare un attimo”.
Theo le prese una mano, osservandola distrattamente.
“Mi ha mandato Minerva a dirti che c’è un dolce che non puoi assolutamente perdere, ha fatto preparare il tuo preferito da Dobby e ci teneva particolarmente...”.
Hermione scosse la testa, ancora sorridendo.
Entrati nel castello, Hermione notò che il tavolo era stato riempito da un’enorme quantità di torte e dolcetti differenti, e sedendosi nuovamente al suo posto iniziò a riempire il suo piccolo piattino di porcellana con una porzione di crumble alle mele ancora caldo, accompagnato da una delicata crema inglese.
L’atmosfera, intanto, era cambiata, e alcune coppie si erano alzate verso il centro della sala per muoversi seguendo il lento movimento della musica.
“Posso avere l’onore di questo ballo, signorina Granger?”, soffiò Huxley ad un passo da lei, convinto che non avrebbe potuto rifiutarlo davanti a tutti senza un vero motivo.
La mano di Theo, che era poggiata svogliatamente sul tavolo, si tese in maniera evidente ed
Hermione, riluttante, forzando un sorriso sul suo volto si alzò per seguire il suo indesiderato cavaliere.

Huxley trascinò lentamente lo sguardo sulla sua figura, soffermandosi per un attimo in più nuovamente sulla collana che stava indossando.
“Il tuo fascino non mi sorprende anche questa sera Hermione”, spostando una mano verso la sua vita e stringendo l’altra mano nella sua, con una presa delicata ma ferrea, mentre indirizzava uno sguardo malizioso verso Theo.
Hermione esitò per un attimo, preparandosi ad usare l’occlumanzia, se necessario.
“A che gioco stai giocando, Huxley?”
Huxley arcò un sopracciglio, stringendola leggermente di più a sé.
“La leonessa sta tirando fuori gli artigli, finalmente”.
Hermione resistette all’impulso di tirare indietro la sua mano.
“Il tuo cane da guardia non è molto felice della nostra performance”.
Theodore era sul punto di saltare fuori dalla sedia, trattenendosi a stento, mentre guardava la coppia ballare.
“Lascia fuori Theo da questa storia”, disse a denti stretti.
“Tranquilla principessa, questo ballo e farò marcia indietro, posso vedere un mago geloso quando lo vedo… E vedo anche che non sei abbastanza interessata a me, peccato, magari un giorno... Chissà”, e con un’ultima piroetta, guardandola intensamente negli occhi, la lasciò andare.


“Theo, non è il caso che tu faccia una scenata, non può succedere nulla in un contesto del genere”.
Theo distolse lo sguardo, comprendendo che Neville aveva ragione ma non riuscendo a fare a meno di essere davvero geloso del loro ballo.
I sentimenti che aveva iniziato a provare per Hermione erano più profondi di quello che pensava, non avrebbe potuto più negarlo.
Profondamente ferito dalla scena alla quale aveva appena assistito, non esitò ad allontanarsi ancora prima che lei potesse rivolgergli la parola, e alzandosi dal tavolo si unì agli altri professori.
Hermione, sospirando di frustrazione, decise che ne aveva abbastanza del comportamento di entrambi e decise che sarebbe andata a parlare con Neville e Hannah. Almeno con loro le cose sarebbero state semplici.
Da un angolo della sala grande, soddisfatto, Huxley sorseggiava un bicchiere di Firewhisky.
Tutto stava procedendo secondo i suoi piani.
  
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