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Autore: fiore di pesco    30/12/2023    3 recensioni
Erika è una donna di trent'anni che nella sua vita ha messo la carriera davanti a qualsiasi altra cosa.
Resta coinvolta in un incidente d'auto e si risveglia su un treno dall'aspetto insolito: è composto da un unico vagone che non ha né un inizio né una fine, ogni cabina ha un aspetto diverso dalle altre, alcune sono illuminate, altre sono spente e dai finestrini non si scorge il paesaggio esterno, bensì un cielo stellato.
I passeggeri le riveleranno chi sono e il triste motivo per il quale si trovano lì... la priorità è fuggire e trarre in salvo i suoi amici, ma come?
Una storia che unisce scenari reali a soprannaturali, onirici, viaggi e fatti storici. Adatto a chi apprezza la lore pagana, il mistero e l'investigazione.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 29, La Verità

La funzione funebre di Brianna è stata intima nonostante ci fossero diverse persone. Tutta la famiglia di Mikaela, alcuni suoi vecchi colleghi e persone che poi ho scoperto essere stati suoi pazienti quando ancora praticava.

Sarà cremata e le sue ceneri saranno custodite da Mikaela. Il rito non era cristiano, tutti hanno potuto parlare a turno e raccontare qualcosa di lei e ammetto che alcune storie mi hanno fatto ridere tra le lacrime. Era davvero una persona speciale.

Brianna Kenneth, 12 maggio 1943 – 26 ottobre 2018

È il 29 ottobre, compreso oggi, sarebbero ancora tre i giorni a mia disposizione, ma non sono riuscita a pensare a me e al treno dato che ho aiutato la famiglia di Mika con i preparativi del funerale.

Non me ne pento. Non mi sarei mai perdonata di abbandonare Mikaela in questo momento difficile, anche perché tra le ultime disposizioni di Brianna c’era proprio il prendermi cura di lei.

Per me era una guida, per Mika una parte importantissima della famiglia e le è stata portata via prematuramente, senza preavviso. Mi sento responsabile perché se fossi intervenuta in tempo, se fossi andata con lei, forse non le sarebbe successo nulla.

Mikaela mi ha detto di non pensarci, che non è colpa mia e che sua nonna aveva già deciso di affrontarlo da sola il giorno stesso che era venuta fuori la storia del poltergeist alla Sover, e quando si metteva in testa qualcosa, era irremovibile. Le ho sorriso triste ma dentro di me non mi sento del tutto incolpevole. Alla fine, per quanto mi sforzi, non riesco a salvare tutte le persone a cui tengo. Un macigno mi si è posato sul petto e mi sento stanca e debilitata.

Mikaela mi aspetta all’uscita della camera ardente da cui poi è partita l’auto con la salma per andare al crematorio, con un vestito nero e un cappellino a coprirle i capelli rossicci. Gli occhi gonfi e arrossati spiccano contro la sua pelle pallida.

“Erika.” Mi chiama con voce tremula. “Nonna mi ha chiesto di lasciarti una cosa.” Dice prendendo la borsa e frugandoci dentro.

Mi avvicino silenziosa, mascherando la mia curiosità per non sembrare inopportuna. Sfila a fatica un libro. “Scusa se non ci ho pensato prima… sono stati dei giorni brutti. Mercoledì sera lei entrava e usciva da stati di incoscienza. In seguito ad uno particolarmente lungo, mi disse di consegnarti questo e che avresti di certo capito. Poi, si è addormentata per sempre. Era un libro della sua collezione.”

Prendo in mano il tomo che mi porge e lo riconosco immediatamente: Mitologia Tedesca, di Jacob Grimm. Che cosa dovrei capire? Di certo lo conserverò gelosamente, ha anche il suo nome scritto con la sua calligrafia all’interno, è un ricordo prezioso di lei. Però non credo che me l’abbia lasciato per questa ragione. Qualcosa mi sfugge.

“Grazie… se avrai bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono. Basta chiamarmi e risponderò.” Le dico toccandole un braccio con dolcezza.

 

Ho pianto fino a poco fa, Lukas sembra ugualmente disperato, vicino a me. Cerca di tirarmi su il morale ma non ci riesce. Lui stesso è in uno stato d’ansia tale da avergli fatto passare l’appetito.

Laika, ai nostri piedi di fianco al divano, ci osserva con sguardo contrito. Sente che qualcosa non va, è chiaro. Tra poco più di due sarà il 31 ottobre, l’ultimo giorno che potrò passare in sicurezza su questa terra. Non so cosa succederà domani, durante la notte del sabba di Samhain. Halloween non ha mai fatto più paura di così.

Non sono riuscita a meditare, non ho sognato nessuno, ho fatto schemi, appunti, niente… niente è in grado di farmi trovare una soluzione. Ho cercato invano nuove idee sul Libro delle Ombre, ma solo quando stamattina ho cominciato inconsciamente a ricercare riti di protezione piuttosto che di astrazione, ho compreso che più che fare l’ultimo tentativo per andare sul treno, sto tentando di superare incolume l’ultimo giorno dell’anno celtico.

Non ho intenzione di lasciare la mia missione incompiuta, ma ho bisogno di più tempo. Ogni ora che passa mi fa avvertire che la sabbia nella clessidra sta per esaurirsi e mi ha seppellito sotto ad essa. Se non avessi un vincolo di tempo, potrei anche… ma i poteri di Atenoux sono legati al tempo. Senza di essi, non potrei mai tornare sul treno. Potrei cercare dei medium e chiedere loro aiuto. Brianna mi ha detto che alcuni nascono con questi doni. Solo che come farò a trovarli adesso che lei non c’è più? E… cosa mi garantisce che riuscirei davvero a tornare indietro, se ci andassi di nuovo? È forse questo, che mi impedisce di tornarci? La consapevolezza che, al contrario di ciò che pensano tutti, quel posto mi terrorizza nelle viscere.

Accarezzo la copertina del libro che mi ha regalato Brianna, quello che avevamo consultato insieme un mese fa, quando ancora stava bene e aveva la forza per rimbrottarmi. Die Wilde Jagd… sì, la La Caccia Selvaggia, il capitolo che parlava del Cacciatore.

Il cacciatore di demoni che è intrappolato sul treno e che dovrebbe essere alla guida di una marmaglia di spiriti, anche detto Helljäger, o guardiano… il guardiano intrappolato sul treno… solo un potere divino può fermare il guardiano. Il treno appartiene ad Arianrhod, per questo è intrappolato lì. Come ha fatto a finirci dentro? I demoni lo temono… però non può essere lui, l’ho visto di spalle e non gli somigliava…

Apro il libro, consultando i vari capitoli: forse non dovrei concentrarmi sulla Caccia Selvaggia?

Niente da fare, nessuna delle altre storie parla di cose che mi tornerebbero utili… riapro il capitolo 24 sulla Caccia e sfoglio per la prima volta le pagine che ho sentito leggere ad alta voce da Brianna. Il capitolo non era finito. Ci sono descrizioni abbastanza violente, nozioni sul suo cavallo e sui segugi infernali… sono bianchi con gli occhi rossi.

Il suo tempo in carica è limitato. Il Dio dell’Inferno gli concede i poteri al suo arrivo alle Porte degli Inferi.” Questa frase mi suggerisce ci debba essere per forza un ricambio al termine del suo mandato. Chi viene scelto? Da dove? Non è un demone, ma non capisco se sia una creatura magica o un uomo. Negli Inferi, in teoria, ci arrivano i mortali… Quindi un uomo destinato all’inferno? Ma gli Inferi non sono necessariamente l’inferno… oppure sì? La mia cultura in merito è ancora molto fallace. Brianna avrebbe sicuramente saputo dirmi la differenza tra l’uno e l’altro…

Seguono dichiarazioni di alcuni abitanti dei villaggi delle montagne tedesche che affermano possa mutare aspetto a sua discrezione, poiché solo un druido potente o un emissario divino è in grado di vedere il suo vero aspetto.

Può manifestarsi sulla terra come un vivente, mischiandosi ai mortali e camminando al loro fianco come pari, sebbene lo si possa smascherare poiché non può cibarsi di alcunché, pena il suo ritorno agli Inferi.

Egli può cambiare aspetto a sua discrezione, tuttavia non può nascondere il suo vero volto e la sua ombra ai chiaroveggenti, indi per cui si cura bene dal mostrarsi prima che calino le tenebre.”

Può cambiare aspetto a sua discrezione… La sua ombra mostrava un palco di corna di cervo. I chiaroveggenti? Erano coloro che possedevano la veggenza? In altre parole, la Vista? Io ho ricevuto la Vista solo dopo che…

Il telefono di Lukas squilla e lui fa una smorfia infastidita quando cerca di recuperarlo dalla tasca. Numero privato, riesco a leggere dal suo schermo. Ho una brutta sensazione…

“Pronto?” risponde teso e allarmato.

Non sento nulla provenire dal telefono, forse avrà il volume basso, ma lui parla ancora. “Sì, sono io. Ma… a quest’ora? Non è possibile fare in un altro momento? Io… sì.” La sua voce di fa più dura. “Sì, ho capito. Sto arrivando.”

Si alza, rabbioso.

“Chi era?” chiedo sconcertata.

“La Polizia Cantonale…” ringhia frustrato.

“La Polizia? Alle undici di sera? Cosa volevano?” chiedo scioccata.

“Non ne ho idea, non me l’ha voluto dire.” Risponde andando verso l’ingresso, per mettersi le scarpe e la giacca invernale della moto. “Quando ti chiamano così è sempre per cose gravi o per rotture di coglioni.”

“Hai fatto qualcosa?” domando alzandomi per seguirlo.

“No, certo che no!” dice stizzito. “Non faccio nulla da anni, lo sai. Sono sempre qui con te, che cosa avrei potuto fare?”

“Non lo so… forse sei stato testimone di qualcosa, forse riguarda qualcuno che conosci…” ipotizzo stringendomi nella felpa. “È strano che non siano venuti di persona. Forse perché hai ancora la residenza nel vecchio appartamento e non ti hanno trovato…”

“Non ho fatto nulla di cui dovrei preoccuparmi. Senti, mi hanno convocato alla stazione del distretto Sud Ovest, dall’altra parte della città. Ci vorrà quasi un’ora solo per arrivarci… tu aspettami qui, sarò di ritorno quanto prima.” Borbotta mentre chiude la giacca e prende guanti e casco.

“Sì… fa presto.” Lo saluto con un bacio a stampo sulla porta e richiudo lentamente.

Appoggio la testa alla porta chiusa, Laika di fianco a me comincia a piagnucolare, più ansiosa del solito. Probabilmente questo clima di tensione deve aver messo in allerta anche lei. “Dai Laika, su col morale… sarà qui presto. Cosa stavo facendo?”

Passeggio per il piano terra, tentando di tornare con la testa a quello a cui stavo pensando, anche se la notizia della polizia che cerca Lukas a quest’ora mi ha spostato violentemente i pensieri. Cosa potranno volere da lui?

La Cantonale che ti convoca in piena notte non è mai presagio di buone nuove, rifletto mentre preparo una tisana e attendo con ansia che Lukas mi dia sue notizie.

Prendo il fascicolo su Frank dal tavolo della cucina, che ormai gira per tutta la casa da giorni senza un reale scopo e mi siedo sul divano, dove ho lasciato anche il libro di Mitologia Tedesca.

Il mio cellulare vibra, ho ricevuto un messaggio. Mikaela.

Ciao Erika, tutto bene?

Perché mi scrive a quest’ora per sapere se sto bene? Sì, grazie, tu?

Va… è successo qualcosa?

No, nessuna novità. Tranne che Lukas ha avuto un imprevisto ed è dovuto uscire. Perché?

È Sahmain, so che questa data è decisiva per te…

Ho ancora 24 ore, forse ho capito una cosa importante. Attenderò che Lukas torni prima di verificare.

??? no, Sahmain è cominciato al tramonto, il giorno celtico non finisce a mezzanotte.

Che cazzo…? Le telefono immediatamente, inquieta. “Mika?”

“Ehi, dimmi.” Risponde con voce stridula.

“Che diavolo stai dicendo? È la notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre.” Dico più rude di quanto vorrei.

“No, Erika, Samhain comincia al tramonto del 30 ottobre e finisce al tramonto del 31. L’1 novem… capodanno… ne…. certa.” Replica e sento un’interferenza sulla linea.

“Pronto?! Mi senti?!”

La sua voce salta e non si riesce più a capire cosa stia dicendo. La chiamata cade.

“Cazzo!” urlo balzando in piedi. Guardo la rete telefonica: assente. Impossibile… provo a riavviarlo. Laika si avvicina a me, sta tremando. Il telefono sta impiegando un sacco di tempo per riaccendersi. Provo a forzarlo ma compare l’icona della batteria completamente scarica.

Oh Dio… è già cominciato.

Lukas è uscito da solo e… Dio, Atenoux, dimmi che sta bene. Chiudo gli occhi assordata dal rumore del mio battito cuore che sembra volermi uscire dal petto mentre provo a concentrarmi con tutte le mie forze. Non riesco a vederlo, ma la sensazione che ho è positiva. Sta bene… stanno cercando me. Apro gli occhi avvertendo una stanchezza lacerante che mi ricorda come abbia passato l’ultima settimana a barcamenarmi per dare energia a tutti e contattare disperatamente gli spiriti senza ottenere risposta. Non ho tempo da perdere, sento che sono vicini.

Corro in cucina e apro la dispensa in cerca del sale grosso. Afferro Laika e mi precipito verso il bagno piccolo del piano inferiore.

“Scusami Laika, non posso metterti in pericolo.” Mi fissa con occhi imploranti quando butto sale negli angoli e traccio l’ingresso con una scia di sale. La guardo per un’ultima volta mentre mi ricambia terrorizzata, tentando comunque di uscire per stare al mio fianco. Non ti dimenticherò mai, Laika.

Chiudo la porta del bagno e mi volto in cerca di qualcosa per scrivere. Un pennarello, della vernice, qualsiasi cosa andrà bene. Un colpo alla porta mi fa saltare per aria. Qualcuno ha bussato.

“Chi è?” chiedo ansimando. “C’è qualcuno?”

“Sono io, aprimi.” Sento la voce di Mikaela gioviale come sempre.

Non è possibile… l’ho appena sentita per telefono, abita a tre distretti da qui, non potrebbe essere mai arrivata a casa mia in pochi minuti.

“Dai, aprimi, ho paura qui fuori da sola!” continua quella voce che so non poter appartenere alla mia amica.

Non è Mika... sono loro. Sono qui, lo percepisco dall’angoscia che mi torce le viscere. Sono qui e non potrò più difendermi.

Il mio piede è malfermo quando faccio un passo verso la porta chiusa a chiave. “Vattene. Non aprirò questa porta.”

“Lasci un’amica fuori di casa? Ho sentito un rumore, presto! Fammi entrare!” dice concitata.

Accendo la luce esterna dall’interruttore di fianco alla porta e avvicino con cautela l’occhio allo spioncino. Scorgo l’immagine di Mikaela sul mio pianerottolo, con una maglietta a maniche corte e il pantaloncino che indossava la sera che la beccai appostata sotto casa mia, a giugno.

“Dovevi impegnarti di più!” Gli urlo da dietro la porta, provando a controllare il tremito nella mia voce. “Maglietta e pantaloncini in inverno? Basta questo a dimostrare che non siete umani!”

La testa del demone dalle sembianze di Mikaela fa uno scatto in direzione dello spioncino esterno e gli occhi si tingono immediatamente di un nero lucido e profondo. Osserva attentamente la lente esterna prima che la sua bocca si spalanchi a dismisura mostrando una chiostra di denti aguzzi.

Mi allontano orripilata dalla porta, sentendo un brivido in tutto il corpo.

Devo reagire.

Qualcosa per scrivere… Prendo la borsa all’ingresso, rovesciandola a terra in cerca di una penna. Il rossetto attira il mio sguardo. Lo stappo e corro alla porta chiusa del bagnetto, poi traccio il cerchio di protezione con nove rune Algiz per far sì che nessuno tocchi Laika.

Un colpo più forte fa tremare l’uscio.

Stamattina ho piazzato un sacco di amuleti e rune su ogni entrata, nel mio disperato tentativo di aumentare il tempo a mia disposizione. Loro non possono entrare se non li inviti o li accetti in casa, va contro le regole. Le hanno già infrante innumerevoli volte, solo che gli costa molta energia. Spero che i miei incantesimi e le regole divine li rallentino a sufficienza da permettermi di…

Un altro colpo. Indietreggio verso le scale. La luce dell’atrio balugina per qualche secondo. Comincio a correre verso la mia camera da letto, sentendo le gambe improvvisamente pesanti. Reagisci, cazzo, reagisci!

Mi chiudo in camera da letto e traccio il cerchio di protezione anche su quella porta. Il cuore sembra volermi esplodere nel petto. La luce sopra di me balugina e i colpi alla porta sono sempre più forti.

“Atenoux… questa è l’ultima volta che ti invoco.” Sussurro mentre il rossetto consumato mi scivola dalle mani. Non ho più dubbi su cosa devo fare. Affronterò il treno per l’ultima volta, con ogni mezzo. “Devo liberare il guardiano, subito. Portami da lui, usa tutta la forza che mi è rimasta.”

Sento il rumore della porta principale di casa che sta per cedere prima che cali il buio.

 

Apro gli occhi, frastornata. Una porta d’ottone alla mia sinistra, dei sedili color vinaccia e un neon caldo sul soffitto. Sono nella mia cabina sul treno… sono tornata sul treno ma ho ancora i poteri. Non è ancora finita. Devo liberare il guardiano prima che sia troppo tardi.

Mi precipito nel corridoio e lì, lo vedo.

Frank si volta e in un secondo che sembra eterno ci guardiamo senza fiato. Non ha più l’aspetto di un cadavere… sembra vivo e in salute, proprio come nella foto che ho fissato per giorni, tranne per la grande ombra che si proietta sulle pareti intorno a lui, simile a quella dei rami di un grosso albero, come corna di un cervo. Quando l’ho incontrato l’ultima volta, io non possedevo ancora la Vista…

Sono rimasta paralizzata al punto da non accorgermi che mi si è avvicinato spedito e torno al presente solo quando mi abbraccia con forza, mozzandomi il fiato. Ho una forte dissonanza cognitiva e non so se mi senta più scioccata dal suo gesto o dalla gravità della situazione in cui mi trovo.

Lo spingo via premendogli sul petto ansimando per la mancanza d’aria. Indietreggia mentre sul viso gli si intravede un attimo di delusione.

“Scusami, è che non pensavo che ti avrei più rivista e sono praticamente rimasto solo qui e…” bofonchia.

“Non dire altro. Andiamo nella tua cabina, ora.” Affermo rigida.

Alza le sopracciglia, stupito.

“Frank, dobbiamo aprire quella tua cazzo di porta!” strillo esasperata, mettendomi a correre in direzione della sua stanza, l’unica che è aperta.

Entro e punto dritta alla porta che sostituisce il suo finestrino, ancora circondata dalle radici nere. Afferro la maniglia e provo a tirare con tutta la forza che mi rimane. Sento che si muove appena.

“Aiutami!” strepito mentre lui mi si avvicina basito.

“Avevi detto che non si poteva aprire finché non fosse giunto il momento.”

“Tu sei il Guardiano! Non hai nulla da farti perdonare da… nessuno!” mi sforzo continuando a lottare contro alla maniglia. “Sei qui perché loro ti ci hanno voluto imprigionare! Tua figlia ha sempre saputo che eri innocente!”

“Cosa…?” chiede scioccato mentre mi tocca la spalla per voltarmi, cercando un contatto visivo con me.

Lo accontento, lasciando la maniglia per un secondo. “Lo scoprirai presto. Devi uscire da qui subito e andare ad ammazzare un po’ di demoni. La salvezza delle persone che amo dipende da questo. Adesso prendi questa dannata maniglia e aiutami!”

“Non ci riesco…” ringhia provando ad afferrarla, passandoci attraverso.

“Prendi le mie mani. Tira da lì.” Insisto stringendo la maniglia al posto suo. Poggia le sue mani sulle mie e mi stupisco di quanto sono calde. Non faccio caso al dolore quando finalmente qualcosa si smuove e le radici cominciano a spezzarsi svanendo in piccoli sbuffi di fumo.

Nonostante tutto, non cede ancora. Le mani mi fanno troppo male sotto alla sua presa. “Fermati!” strillo prima che mi spezzi le dita.

Lui molla subito la presa e io ritiro le mani, massaggiandole qualche secondo per verificare che le dita siano ancora attaccate.

“Mi dispiace… non volevo farti male… non riesco ad aprirla. Non servo a niente, vaffanculo!” ringhia al mio fianco, allontanandosi bruscamente di qualche passo.

“Non servo a niente nemmeno io…” Sento che sto per piangere. La vista mi si offusca tra le lacrime e abbasso lo sguardo e vedo i nastri sul mio corpetto, ancora allacciati come li aveva intrecciati Clara. Questi poteri, la Vista, la Chiave, la Luce… Atenoux non è un mio potere. Appartiene al guardiano, appartengono a lui.

Quando sciolgo il nodo che li teneva uniti e con foga tento di sfilarli dalle asole, riesco a notare che Frank vicino a me ha fatto un movimento inconsulto. “Che fai?”

“Questi nastri sono l’essenza di Atenoux, i poteri di Nathair, il serpente della Luna Nuova.” Sfilo il nastro verde e sposto gli occhi su di lui solo per un attimo, riesco ancora a vedere la sua ombra. “È uno dei tuoi totem, non sono miei. Quello verde, è la Vista. Dammi la tua mano.”

Allunga un braccio incerto e con fretta glielo lego attorno al polso. Quando interrompo il contatto, non riesco a non apparire turbata da quanto il cambiamento sia evidente. Non vedo più la sua ombra, è tornato il ragazzo smunto e sporco che avevo visto la volta precedente e probabilmente col buco in testa che da questa prospettiva non posso vedere. Anche lui mi sta guardando con un’aria sorpresa, come se mi vedesse per la prima volta.

“Sei…”

Gli faccio cenno di fermarsi con una mano, perché so che di sicuro avrà visto il mio vero aspetto o forse, se gli Sluagh sono già riusciti ad entrare in casa mia, quello che resta di me. Non voglio pensarci, non ho tempo per questo. “Quello viola è la Chiave.”

Senza che glielo chiedo, mi dà l’altro polso e lego ad esso il nastro viola. “Adesso apri la tua porta e l’unica cosa che ti chiedo è di proteggere chi ho lasciato sulla terra. Fai ciò che io non ho potuto fare per loro.”

Quando lascio il nastro viola, la porta bloccata svanisce alla mia vista, lasciando il posto al suo finestrino che avevo già visto la prima volta che salii sul treno. Solo chi possiede la Chiave, può vedere le Porte… Frank la osserva dapprima stupito e poi più sicuro.

“Non ti lascerò qui.” Fa un passo verso di me e per istinto ne faccio uno indietro.

“Vai! Non c’è tempo da perdere. Esci da qui, Sahmain è già cominciato e non so quanto manca alla fine!” strillo in preda all’ansia.

“Non resterai qui.” Risponde afferrando qualcosa sul finestrino che non riesco a vedere. Suppongo sia la sua maniglia, che tira con una forza che se avesse usato prima, probabilmente le mani me le avrebbe staccate per davvero.

Quando essa cede, la luce verde che scaturisce dal vetro è accecante. Il rumore di una tempesta invade la cabina, ululati, guaiti e ringhi molto cupi. Incespico all’indietro ma lui mi sostiene prontamente, tenendomi per mano, poi guarda la luce verde e la sua espressione denota tutto il suo attonimento.

“Presto, vai!” lo supplico angosciata.

Si volta a guardarmi e i suoi occhi scuri brillano per la luce riflessa. “Vieni con me.” Riesco a sentirgli pronunciare nel sibilo del vento.

“Non posso.” Scuoto la testa.

“Ti troverò, te lo giuro.” Sento la sua mano lasciare la mia. La luce si fa più forte e non riesco più a distinguerlo, indietreggio nel corridoio.

La porta della cabina si chiude con violenza e la luce al suo interno si spegne, poi la porta scompare lentamente, lasciando posto ad una parete color ottone identica a tutte le altre.

È libero. Forse anche io… forse Sahmain non è ancora finito e… Corro verso la mia cabina, ma quando attraverso il suo ingresso, la vista del mio finestrino che dà su un cielo oscuro mi paralizza.

Mi avvicino piano, barcollando e aiutandomi con le pareti per non perdere l’equilibrio fino a poggiare le mani sulla superficie di vetro freddo. No… non è freddo… non ha temperatura. Mi guardo le mani. Sembrano sempre le stesse, tranne per il fatto che le maniche lunghe del vestito di Atenoux non ci sono più. Osservo il mio corpo e sento la mandibola che trema osservando la maglietta nera che avevo acquistato in vacanza anni fa in Liguria, il blue jeans e le scarpe da ginnastica.

È finita.

 

Cammino nel corridoio illuminato avanti e indietro, senza meta. Ci sono ancora parti oscure che separano i vari vagoni e non ho minimamente intenzione di attraversarle, anche se non mi danno più alcuna sensazione malevola.

Osservo dagli spioncini delle cabine. Non riconosco nessuno… nessuno esce mai in corridoio.

In un momento di disperazione particolarmente acuta ho cercato Camille, ma ho visto solo uno spioncino buio laddove sapevo trovarsi la sua stanza. Forse è perché non sono riuscita a salvarla, che sono rimasta qui?

Torno al mio abitacolo, chiudendomi la porta alle spalle e sedendomi sulla panca. Non ci sono le luci che ricordavo oltre il mio finestrino… allora perché sono qui? Forse anche la mia porta è bloccata, come lo era quella di Frank. Non lo so. Ma è probabile che nessuno verrà a salvarmi. Ho fallito.

Quante ore sono passate? Forse sei o sette? A quanto equivalgono nel mondo reale? Lukas mi avrà trovato morta in camera da letto? Oddio amore mio, perdonami…

Mi sdraio per terra, guardando il soffitto con il neon che non brucia agli occhi.

Che stupida sono stata. Avevo pensato fin dall’inizio che il Cacciatore fosse lui, perché non ho dato retta al mio istinto?! Perché ho creduto che ciò che avevo visto non era lui? Ancora una volta ho creduto più ai miei occhi che a quello che sentivo nel cuore. Corrispondeva la sua descrizione, la sua indole, ogni cosa che ho letto a proposito parlava di lui. Forse, se l’avessi liberato in tempo, non sarebbero riusciti ad uccidermi.

Non ho nemmeno salutato Lukas come si deve. Un bacio a stampo sulla porta. Non ho salutato nessuno. Brianna è morta. Laika e Lukas staranno bene?

Dio, quanto odio questo posto. Non riesco a piangere e desidererei solo strapparmi i capelli e farmi del male. Mi conficco le unghie nel cranio ma niente, non sento niente e…

La porta della cabina si apre all’improvviso. Mi sollevo sui gomiti, sgomenta.

Una donna è in piedi davanti al mio uscio, guardandomi dall’alto con un’aria a metà tra la pietà e il disgusto. Un vestito argentato le fascia il busto fine fino alla vita, il resto dell’abito cade morbido, coprendole i piedi. Nella mano destra regge un bastone da passeggio bianco. È molto bella, i suoi capelli sono di un biondo molto chiaro ma gli occhi sono di un grigio senza anima.

L’ho appena vista, non ho idea di chi sia, e già mi sta antipatica.

“Poteva bussare.” Brontolo tirandomi su.

“Non si bussa in casa propria.” Si impone con una voce talmente dura che mi mette i brividi.

“Chi è lei?” chiedo allarmata.

“Pensavo l’avresti capito, ma del resto hai dimostrato di non essere molto sveglia.” Afferma sedendosi con eleganza sulla panca destra della mia cabina, stringendo le mani sul pomo del bastone bianco di fronte a lei, all’altezza del seno minuto.

La imito, sedendomi dal lato sinistro. “Non capisco...”

“Per tutto questo tempo mi hai chiamata Arianrhod, puoi continuare a farlo.”

Boccheggio osservando la… persona? che ha permesso che tornassi in vita e che liberassi i miei amici da questo inferno da cui io non sono riuscita a districarmi. “Non credevo che l’avrei mai incontrata…”

“Te l’ho concesso con grande magnanimità come ricompensa per avermi permesso di vincere una scommessa.” Il suo viso dai lineamenti aguzzi si tira in un accenno di sorriso mentre fa passare lo sguardo sulla mia figura.

“Una scommessa?”

“Una scommessa. Contro Arawn.” Solleva il mento con un’aria nauseata. “Da un po’ di tempo il suo scagnozzo stava rinchiuso qui dentro. Attirato nel mio castello con l’inganno al momento della sua morte e poi sigillato prima ancora di ottenere i suoi poteri e scoprire di essere il Guardiano degli Inferi: solo un inetto avrebbe potuto cascarci. Del resto si tratta di un uomo, cosa si poteva pretendere?”

La fisso in silenzio con la bocca involontariamente dischiusa e lei storce la bocca di fronte al mio sguardo perso, poi riprende a parlare. “Era da un po’ che insisteva che dovessi liberarlo. Te ne capaciti? Scendere fino a qui per sporcarmi le mani con il suo tirapiedi e i suoi parassiti sbaragliati. Che insolenza.”

“Inaudito…” sussurro abbassando lo sguardo, sperando subito dopo che non abbia il potere di leggere nel pensiero e scorgere la mia ironia.

Non sembra accorgersi di nulla, anzi sembra lusingata dal mio intervento. “Esattamente. Sai per quanto tempo ho dovuto sentire le sue lamentele? Intollerabile.”

Fa una smorfia disgustata al pensiero, poi prosegue più allettata. “Finché non mi propose un accordo. Io avrei dovuto far giungere qui un mortale a mia scelta, fargli scoprire la sua missione e poi farlo retrocedere al mondo neutrale affinché Arawn potesse concedergli i poteri per liberare il suo cagnaccio. Se il mio guerriero si fosse dimostrato più forte del suo con meno potere e in un tempo limitato, avrei dimostrato di avere più discernimento di lui e di essere un condottiero migliore.”

Distoglie lo sguardo dalla mia faccia, studiando l’ambiente circostante. “Avrei potuto scegliere un uomo tra i tanti potenti che arrivano a sfiorare il velo della morte ogni giorno, ma no, sarebbe stato molto più divertente costringerlo ad ammettere che una donna qualsiasi avrebbe potuto farlo meglio.”

Il suo ghigno ora è più marcato, l’argomento deve divertirla parecchio e io invece sono sconvolta sentendo parlare di tutti noi, di tutti i sentimenti e gli sforzi che abbiamo fatto, come se fossimo pedine su una scacchiera. Abbiamo visto cose terribili, tremato davanti all’oscurità di ogni angolo, ansiosi perfino di uscire da una stanza per entrare in un’altra se il sole era già tramontato. Letto innumerevoli libri in fretta fino a farsi venire il mal di testa, viaggi, stanchezza, ferite, dolore. E lei avrebbe potuto risolvere tutto portando il suo culo fino a qui e schioccando le dita, ma non l’ha fatto perché non voleva sporcarsi le mani

Io non sono stata scelta perché sono speciale, perché qualcosa di me mi ha reso degna, semplicemente perché voleva imporre al suo avversario una umiliazione. Mi risuonano in testa le parole di Brianna, quando mi disse che Arianrhod era una dea spietata, a cui non chiedere mai nulla se non fosse strettamente indispensabile.

“No, non una donna qualsiasi. Una del tipo che lui disprezza, capace quanto e più di un uomo, con l’intelletto, i mezzi, l’astuzia.” Gongola aspramente. “Una donna che dimostrasse di poter svolgere il compito del suo accolito con meno di un decimo dei suoi poteri e in una frazione infinitesimale del tempo che a lui è concesso. Non potevano andare bene tutte, ma tu avevi vicino a te qualcuno che poteva aiutarti, l’ho capito quando quella piccola mortale ha pregato il mio nome. Il mio, non quello di Arawn.”

Torna a poggiare gli occhi su di me e l’espressione di piacere diminuisce visibilmente. “Certo, ho dovuto calcare parecchio la mano su di te, spingendoti a concentrarti sul suo sgherro più di quanto mi sia piaciuto e questo, Arawn, non dovrà mai saperlo. Mi hai fatto attendere fino all’ultimo secondo… ma il risultato è ciò che conta. Arawn ha riavuto il suo galoppino e ha dovuto ammettere quanto io sia una stratega migliore di lui. Ho vinto, posso ritenermi soddisfatta.”

“Scusi ma… gli altri passeggeri? Pensavo che il mio compito fosse liberare tutte le persone che erano intrappolate qui… perché nessuno mi ha detto fin dall’inizio che…?”

“Le condizioni imponevano che nessuno dell’oltreterreno potesse aiutarti a liberare il guardiano. Avevi compreso fin da subito cosa dovessi fare, perché sprecare risorse per darti informazioni che già avevi? La tua missione era liberare il sottopancia di Arawn entro la fine dell’anno, nessuno ti ha chiesto di operarti per gli altri.” Risponde infastidita. “Sei una donna libera, ciò che hai fatto oltre ai tuoi doveri non mi interessa, anche se la tua sorellanza è stata apprezzabile.”

Sento la testa girarmi con violenza e mi reggo con forza al sedile per non cadere in avanti.

“Non è tutto, sei riuscita a regalarmi un giubilo inaspettato, quando Arawn ha richiesto che tu gli fossi consegnata.” Alza le sopracciglia chiare, in un’espressione divertita e impressionata, mentre io non so se essere felice o preoccupata per questa notizia. “Perché il suo lacchè si è innamorato di te e ti vorrebbe con sé.”

Frank mi ama…? Mi mordo il labbro inferiore chinando lo sguardo. Io non l’ho mai amato, ora non so nemmeno se quel barlume di sentimento che ho provato fosse vero o se fosse dovuto all’ossessione a cui sono stata indotta per la deviata volontà dell’essere che ho ora di fronte.

“Mi volevi spingere ad amarlo affinché lo liberassi prima?” chiedo flebilmente.

“Certo che no, non farei mai una cosa del genere ad una delle mie figlie. L’amore acceca, rende deboli, è totalmente inutile. Ti ho solo spinto a focalizzarti su di lui, in modo che capissi che era la priorità.” Risponde stupita, guardandomi come se fossi decerebrata.

Quindi in parte era vero. Ho pensato così tanto a lui che alla fine ha cominciato a piacermi spontaneamente. Ma non è stato niente più di una cotta, io non ricambio i suoi sentimenti al punto da scegliere di unirmi a lui. Anche se, forse, nemmeno lui mi ama e ha richiesto che fossi liberata solo perché sa che adesso mi trovo intrappolata qui e vuole ricambiare il favore…

“Ammetto che avevo delle riserve sulle tue capacità, dato che già in passato avevi dimostrato di avere il cuore debole, ma in questa vita sei riuscita a farti valere, non come nella precedente.” Prosegue con noncuranza.

“Nella mia vita precedente?” se potessi sentire il mio cuore, starebbe scoppiando nel petto.

“Nella tua vita passata il tuo consorte ti espresse una richiesta: che nella prossima vi sareste incontrati di nuovo.” Mi guarda con aria di sufficienza. “Accettasti, manifestando tutta la tua languidezza e fosti pure così ottusa da rispettare la parola. Per quanto tutto ciò sia deprecabile, ti riconosco una tenacia non indifferente.”

Mi sporgo verso di lei, in risonanza dopo aver udito le sue parole. “Era forse Lukas che io…?”

“Adesso basta farmi perdere tempo, dato che sono di buonumore come non mi capitava da tanto e questo posto non ti concerne, ti permetterò di scegliere tra tre opzioni.” dice inclinando appena il bastone bianco, con stizza, come se ciò che sta per dire la infastidisca. “Avrebbero dovuto essere due, ma l’intromissione di qualcuno ha permesso che il numero di scelte a tuo favore aumentasse.”

Raddrizza il capo con solennità. “Potrai passare oltre e unirti alle tue compagne oppure potrai diventare una disgustosa pedina di Arawn e leccargli il trono fino al prossimo cambio della guardia insieme al suo cortigiano. Altrimenti, dato che il tuo cuore non si è ancora fermato, potrai tornare alla tua vita terrena, ma…”

Mi raddrizzo immediatamente sul sedile, attenta e ricettiva come lo sono stata poche volte in tutta la mia esistenza.

Alza la mano destra dal pomello del bastone e schiocca le dita, facendo comparire tra il suo pollice e l’indice il fascicolo che conteneva le informazioni su Frank, con la sua foto appuntata alla copertina. “… questo lo terrò io e perderai tutti i ricordi che riguardano il servo di Arawn. Per te resterà solo uno dei tanti prigionieri incontrati in questo castello e non rivelerai a nessuno i segreti di questo mondo, né ricorderai questa conversazione.”

Guardo il viso del mio amico per qualche secondo, provando ad imprimerlo nella mia memoria con tutte le mie forze, proprio come ho fatto quando promisi a tutti loro che mi sarei ricordata della promessa che gli avevo fatto prima di risvegliarmi.

Volgo il mio sguardo sul viso arcigno della divinità dei morti e do la risposta.

Buongiorno cari ragazzi!

Ecco svelata tutta la verità dietro ai fatti raccontati in questa storia! Non troppo diversamente dagli dei del pantheon romano e greco, anche gli dei celtici erano tipici sfidarsi e fare scommesse, usando gli esseri umani come pedine nei propri piani.

Il giorno celtico non finisce a mezzanotte, ma al tramonto. È un’informazione a cui il paganesimo New Age non fa mai grande caso, adottando la mezzanotte come inizio del giorno, ma è scorretta: i celti e gli antichi non possedevano il nostro sistema di misurazione del tempo. L’anno celtico finisce a cavallo tra la sera del 30 e del 31 ottobre e inizia al tramonto del 31 ottobre, col capodanno celtico.

Per la vita passata di Erika e Lukas, mi sono ispirata alla vicenda vera di Abla e Antara, una storia d’amore araba che ha un retrogusto dolce e amaro. Per chi fosse interessato… https://larivistaculturale.com/2021/12/15/antropologia-culturale-etnografia-letteratura-arabo-antar-abla-storia-la-storia-di-amore-e-coraggio-di-antar-e-abla/

E sì! La cara Arianrhod è sempre una stronza di prima categoria, altro che madre e madre, sappiatelo… il pantheon celtico era composto prevalentemente da donne, e non erano molto dolci, anzi… le divinità femminili erano spesso dure e inclementi.

Cari amici, questo è il penultimo capitolo della storia che ho cominciato a scrivere a giugno 2023 e ho finito a ottobre 2023. Sono stati sei mesi molto intensi, in una alternanza di lavoro, scuola e scrittura che mi hanno davvero stremata. Purtroppo o per fortuna, non sono mai riuscita a fermarmi e dato che ci tengo a finire ciò che inizio, ho portato a termine questo lavoro composto da 193mila parole. Grazie per essere stati con me in questa avventura.

Il prossimo capitolo è l’ultimo, conclusivo. Spero di non avervi deluso!

Buon 2024 a tutti! :D

Fiore

  
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