Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Mai Valentine    03/01/2024    3 recensioni
Oscar nonostante abbia lasciato le guardie reali viene chiamata a corte della regina per una questione urgente: un bandito fuggito dalle coste italiche sembra minacciare la fragile quiete della Francia. Dal regno di Napoli viene inviato a coadiuvare le operazioni di cattura un abile ma enigmatico capitano che si incontrerà e scontrerà con Oscar destabilizzando i fragili rapporti costruiti nel tempo sia con i suoi soldati, sia con André. L'uomo tuttavia nasconde un segreto inconfessabile che minaccerebbe ogni equilibrio. Intrighi, passioni e tradimenti alle porte della rivoluzione.
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo.I

Incontri


 
Il sole splendeva sulla capitale dopo la terribile pioggia del giorno precedente. Il capitano Soriano all’alba era già sveglio, rileggeva e studiava il programma della mattinata che aveva stilato il giorno prima. Sorseggiava il caffè con calma godendosi la compagnia di Angelica che gli dormiva accanto. Bussarono alla porta. Il capitano infastidito andò ad aprire: un cameriere gli consegnò una lettera. Ferdinando la girò e rigirò tra le mani, non c’era scritto molto solo la via della sua nuova casa, dove avrebbe alloggiato con la servitù. Una seconda lettera cadde in terra, la raccolse, portava la firma di L.V. E. Il capitano ne lesse il contenuto, poi la stropicciò e gettò nel camino. La sua futura moglie si auto invitava a trascorrere qualche giorno a Parigi, come se lui non fosse impegnato in una importante missione. Angelica l’abbracciò cogliendolo di sorpresa, si rilassò sotto quel tocco gentile.
«Visto che sei sveglia è tempo che io mi prepari». «Non potresti dedicarmi ancora qualche minuto?» domandò Angelica con voce assonnata. Il capitano emise un lungo sospiro «è troppo pericoloso, sai bene che nessuno deve vederci neanche Fabio e Luigi, per quanto mi fidi di loro. Qui tutto può avere orecchie e occhi» disse voltandosi verso di lei e abbracciandola. La giovane annuì rassegnata separandosi dal capitano. Soriano lasciando a malincuore la donna si diresse nella sua stanza ma prima di aprire la porta si fermò. Due voci ben distinte parlavano tra loro, cercavano qualcosa e pensavano che fosse così stupido da lasciare un oggetto prezioso in una camera vuota, alla mercé di tutti. Sorrise, almeno erano più sciocchi di quanto pensasse. Girò il pomello convinto di beccarli sul fatto ma quando entrò non trovò nessuno, solo la camera a soqquadro. I due ladri avevano rovistato ovunque, senza successo. Meglio così, pensò e come se nulla lo tangesse decise di rispettare il programma prestabilito: per prima cosa si lavò con l’acqua fredda del catino, poi si vestì indossando la divisa, pettinandosi alla svelta passando le mani tra i capelli e si guardò allo specchio compiacendosi della sua figura. Non voleva presentarsi troppo in disordine dinnanzi al comandante, considerando il fatto che ella fosse pur sempre una donna, con indosso l’uniforme. Una vota esplicate le formalità come il pagamento dell’alloggio, lasciò solo il tempo di far terminare ai suoi domestici la colazione. Ripartirono secondo la tabella di marcia abbandonando la carrozza e i bagagli alla locanda.
 
 ***  

Oscar sobbalzò. Il cuore le batteva nel petto come un tamburo, madida di sudore. Un incubo. Era stato un incubo. La caserma bruciare, i suoi uomini fucilati e André condannato a morte, era stato solo un brutto incubo. Vide la porta della stanza aprirsi e André entrare in punta di piedi. Si guardarono per un istante e Oscar si coprì leggermente con le lenzuola. L’uomo prese posto accanto al comandante accarezzandole il viso baciandola. Oscar si lasciò andare scivolando nuovamente sul morbido materasso. André delicatamente scostò le lenzuola ammirando il corpo della donna che tanto amava, stringendola a sé. Oscar si rilassò nell’auscultare il cuore dell’uomo ma a rompere la pace fu il canto del gallo. André si allontanò di colpo per paura che qualcuno potesse vederli.
«Credo che sia tempo di prepararsi» disse sorridendo. Oscar viola per l’imbarazzo annuì coprendosi nuovamente. Il soldato le baciò la fronte «ti aspetto fuori, magari c’è la cioccolata calda per colazione» disse fischiettando lasciando il tempo e l’intimità al suo comandante di vestirsi. Oscar osservò l’uniforme posata sulla poltrona: era tempo di indossare la sua seconda pelle.
A colazione Oscar e André si scambiarono solo sguardi fugaci, sfiorandosi di tanto in tanto le mani. La nonna che servì la colazione li osservò bene, era quasi inusuale tra loro quel silenzio. Tossì richiamando l’attenzione «Quindi è vero che incontrerai il capitano italiano? Chissà se sarà un bel giovane, magari adatto alla mia Oscar» disse punzecchiando il nipote che per poco non si soffocò con la cioccolata, Oscar rise. «Cos’è quello sguardo André? Vuoi che la nostra Oscar non si sposi mai?». «Non preoccuparti Nanny cara, magari un giorno mi sposo davvero» disse Oscar portando alla bocca la tazza con lo sguardo fisso su André. L’uomo si alzò dal tavolo «e quando accadrà alla nonna verrà un colpo e noi saremo pronti a farle il miglior funerale di sempre». La nonna paonazza rincorse il nipote inveendo contro di lui. Oscar ringraziò l’anziana domestica per la colazione e seguì André che aveva già sellato e preparato i cavalli, partirono al galoppo sotto lo sguardo vigile e triste della nonna che pregò per loro.
 
***  

Il capitano Soriano si presentò al cancello della caserma puntuale. Il colonnello diede l’ordine ai suoi uomini di aprire l’inferriata dopo aver letto la lettera di presentazione. Accertatosi dell’identità dell’uomo D’Agoult lo condusse all’interno della caserma chiedendo al capitano di far attendere i suoi servitori fuori dalle mura dell’alloggiamento. Soriano fu costretto a obbedire all’ordine implicito. Durante il percorso incontrò diversi soldati della guardia metropolitana, dai volti rozzi e duri, che sputavano in terra al suo passaggio. Il colonello gli lasciò visitare gli alloggi: avevano deciso di accoglierlo nel peggiore dei modi possibili, con carte da gioco sparse sui letti in disordine e alcuni di loro erano nudi. Il colonello chiese i nomi dei responsabili dell’insubordinazione ma nessuno si presentò. «Non ho tempo da perdere qui, voglio vedere il vostro comandante». D’Agoult guardò torvo i suoi uomini e condusse il capitano dal comandante. Oscar era seduta alla scrivania, firmava i rapporti della sera precedente mentre Alain in compagnia di André gli faceva rapporto. Bussarono alla porta. Il colonnello annunciò Soriano. Il comandante diede l’ordine di farlo accomodare. Soriano si presentò col suo nome, il suo grado e l’ordine militare a cui apparteneva. Oscar rispose allo stesso modo porgendogli la mano. Si scrutarono. Oscar capì in un colpo d’occhio che quell’uomo non era un damerino come aveva creduto, dal modo in cui si muoveva e da come la fissava negli occhi senza distogliere lo sguardo neanche per un istante aveva capito che nulla lo intimoriva, neanche la sua fama. Soriano dall’altro lato osservava la donna e anche lui comprese che chi aveva di fronte non era un incapace. Era bastato uno sguardo per studiarsi e intendere le capacità dell’uno e dell’altra.
«Penso che sappiate già il motivo per cui io sia qui tuttavia – indicando i due uomini alle sue spalle – chiedo  un colloquio privato solo con voi, comandante».
Oscar rispose: «quello che mi dovete dire potete dirlo anche davanti ai miei uomini».
Il capitano replicò con un finto sorriso. «Bene, la caserma è vostra, regole vostre – si sedette incrociando le gambe – in realtà ciò che vi è stato detto non è tutto: l’uomo che cerchiamo fa parte di una pericolosa setta chiamata Rota Sacra che cerca di spodestare i sovrani di tutta Europa in modo molto particolare» prese fiato per suscitare interesse.
Oscar gli fece segno di proseguire.
Soriano guardò a destra e a sinistra come per accertarsi che nessuno lo stesse ascoltando a parte i presenti: «con riti esoterici e mistici».
«In che senso?» domandò il comandante.
Il capitano fece schioccare la lingua «nel senso che assassinano donne, vergini, per evocare dei demoni, convinti che con il loro aiuto possano così ristabilire l’ordine dell’uomo senza padroni» calò il silenzio. «Ovviamente, è tutto un piano per uccidere impunemente, per creare scompiglio e fare ciò che vogliono per mettere sul trono chi più gli aggrada per farlo puoi fuori allo stesso modo con cui l’hanno scelto ma – fece una seconda pausa - se qualcuno crede ai fantasmi magari troverà vera questa storia». Oscar era sempre più confusa. Dovevano mettere sotto sopra la capitale per  cercare degli uomini che agivano col favore delle tenebre, che ammazzavano donne per evocare entità soprannaturali con riti esoterici e Parigi era la città perfetta dove nascondersi e compiere i più atroci misfatti.
«Per questo hanno scelto Parigi» disse André. Soriano annuì «bravo il vostro soldato, ha fatto i compiti». Oscar ignorò l’offesa rivolta al suo uomo, seppur infastidita chiese: «hanno un segno distintivo?»
«Sì, una ruota a otto raggi, un marchio a fuoco impossibile da non riconoscere ma difficile da vedere: possono tatuarlo ovunque e si muovono solo di notte, meno siamo a conoscere questa faccenda è meglio è. Sarete costretta a mentire ai vostri soldati» rispose l’italiano. Oscar pensò per un attimo non gli piaceva per niente tutta quella assurda situazione. Mentire poi ai suoi uomini, che assurdità e come se Soriano le leggesse nel pensiero disse: «ne va della loro vita». Il comandante sospirò. «Inizieremo le ricerche questa notte. La prima ronda la faremo io e voi  e ci alterneremo con i soldati qui presenti». Soriano accettò. Oscar congedò Alain e André.
«Prima di andar via i miei servitori potranno entrare e uscire dalla caserma quando vorranno e tra loro c’è una donna, chiedo che i vostri uomini si comportino con un certo rispetto».
Oscar alzò le spalle « è una caserma non una sala da tè» rispose.
Soriano si leccò le labbra divertito «come mi aspettavo – ticchettò le mani sulla porta – un’ultima cosa: vi devo ringraziare per aver salvato la cugina della mia futura sposa qualche tempo fa». Oscar inarcò e sopracciglia non capendo. «Poiché siamo intimi amici da molti anni Adelaide mi ha scritto una lettera dicendo che un comandante gentile ha salvato la vita a lei e alla sua amica, Madelaine». Il comandante sgranò gli occhi «stanno bene?» chiese con sincerità ricordando l’accaduto.
«Sì, ho fatto in modo che giungessero in Italia sane e salve, ho dato loro una casa e dei sostentamenti per vivere visto che Adelaide è anche in dolce attesa» disse stimolando, come sperato, interesse nel capitano francese. «Due donne non possono mettere al mondo un figlio ma sembra che il maresciallo per accelerare i tempi del matrimonio abbia concesso prima del previsto la figlia al futuro sposo che mi ha poi sfidato a duello appena giunto a conoscenza di tutto. La cifra pattuita era molto alta e quindi l’onesto sposo la reclamava a gran voce, ovviamente il denaro non Adelaide. Lo sposo non è più un problema. A breve vi restituirò la cifra che avete generosamente prestato».
Oscar rimase senza parole. Soriano era davvero un uomo particolare che non perdeva tempo e agiva.
«Comandante io non ho remore nell’uccidere, spero che anche per voi sia lo stesso. Vi conviene riposare, ci vedremo alle 22 in punto».
Oscar rimase sola. Un colpo violento di tosse la sorprese. Sangue. Si gettò sulla sedia e chiamò il colonnello D’Agoult al quale raccontò ogni cosa. «Fate attenzione comandante, qui tutto è strano e anche gli amici possono diventare nemici. Vada a casa e si riposi, basto io per oggi qui».
Oscar ringraziò l’uomo ma rifiutò l’offerta. Aveva del lavoro da svolgere. Guardò l’ora sul grande orologio da parate mancavano circa 10 ore all’appuntamento.
 *** 

Nella casa nei vicoli ogni luce era spenta. Tutti dormivano. Tranne un uomo. Angelo Della Rovere Marturano che scriveva e segnava ogni luogo della città su una mappa con inchiostro fantasma. Su un altro foglio i nomi delle giovani ragazze delle famiglie nobiliari ancora nubili. Si affacciò alla finestra scostando leggermente le tende per guardare i passanti, si appiattì al muro aveva visto passare il capitano. Una voce lo fece sobbalzare «sembra che il bel Soriano abbia preso casa vicino alla nostra» disse. Angelo prese la bottiglia di vino e bevve l’ultimo goccio. «E’ finita» disse l’altro. «Benedict sei uno stronzo». Benedict gli fece segno di no con l’indice «mio caro io sono il migliore» e baciò Angelo sulle labbra che lo scostò spingendolo lontano. «Sei un noioso moralista. Esco, vado da Saint Just, sono più interessanti di te questi rivoluzionari. Ci vediamo alle 22, sii puntuale e non pensare troppo alla tua Angelica o sarai stanco per questa sera» uscì ridendo. Angelo batté il pugno sul tavolo. Odiava Benedict ma tra i francesi era davvero il migliore e conosceva bene ogni strada, vicolo e anfratto di Parigi. Prese l’orologio da taschino e lesse l’ora: mancavano solo 10 ore al primo  omicidio francese.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Mai Valentine