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Autore: Akane    11/01/2024    0 recensioni
Zoro e Law, molto simili fra loro, sono in una fase delicata di cambiamento delle loro vite e dopo l'alleanza a Punk Hazard scoprono presto che possono aiutarsi a vicenda anche in altri modi. Law ha bisogno di liberarsi dalle proprie catene, nonostante prima debba vendicarsi di Doflamingo, mentre Zoro ha bisogno di distrarsi dall’amore emotivo e carnale che nutre per Rufy, prima di rovinare tutto.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Processo di liberazione'
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2. CHIARIMENTI

zolaw

Non voleva spiarli di proposito, era andato solo alla ricerca di un bagno, ma si era imbattuto nella loro conversazione e nella loro doccia, così si era messo ad ascoltarli.
Law rimase profondamente colpito nel realizzare che in realtà Zoro non si fidava e non era d’accordo con quella alleanza. Oltretutto le domande mosse non erano stupide. 
C’era stato un momento durante le sue solite elucubrazioni solitarie nel quale aveva pensato che semplicemente Zoro fosse il classico forte ma con la testa vuota. Quello che si limitava ad eseguire e combattere e basta. Un po’ un braccio destro ideale. 
Sentendo il suo discorso si era ricreduto rimanendo ancor più di stucco, mentre aveva faticato a rimanere concentrato nel guardarlo nudo incapace di staccargli gli occhi di dosso. 
Non si era mai concesso nessuna distrazione, ma era un ragazzo adulto e come tutti aveva istinti e desideri che però teneva ben controllati per non combinare qualche casino di cui si sarebbe potuto pentire. 
Il sesso così come le relazioni e tanto meno le feste, erano nella lista delle cose da evitare. 
In cima a quelle da fare, invece, c’era eliminare Doflamingo e vendicare Corazon. Il resto era un contorno. 
Tuttavia di tanto in tanto si imbatteva in persone che sapevano accendere i suoi bassi istinti. Di rado, in effetti, ma sufficienti a fargli capire quali erano le sue tendenze. 
Le donne non gli avevano mai procurato gli stessi impulsi dei ragazzi. Quelli mascolini, per la precisione.
“Perciò non gli piaccio ed ha dubbi, ma allora perché prima non si è opposto e non ha nemmeno fatto domande? È stato uno dei più fermi sostenitori di Rufy...”
Con quel dubbio amletico che aveva aperto un cratere dentro di sé trasformando Zoro in quello più interessante della ciurma, tornò nel ponte a sorvegliare Cesar rimuginando su quel tipo così strano ed improvvisamente incomprensibile. 

Pensava fossero simili, anzi, ne era certo. Avevano qualcosa in comune. Il modo in cui ignoravano gli altri, gli estranei in particolare. O l’entusiasmo con cui affrontavano la maggior parte delle cose, cioè quello di un morto.
Ovviamente c’erano delle differenze, era chiaro. A quel tipo infatti a quanto pareva piaceva combattere contro i forti, di quello non aveva dubbi anche se era stata più una sensazione. Se avesse dovuto spiegare come aveva capito certe cose, non avrebbe saputo dirlo.
“È tollerabile, uno dei pochi qua dentro che non mi irritano. Tuttavia perché se non gli piaccio e non vuole questa alleanza non ha posto resistenza? Sono sicuro che sa come far cambiare idea a Rufy, forse è il solo a saperlo fare!”
Ma anche quella, dopotutto, era solo una sensazione inspiegabile portata da non avrebbe mai saputo dire cosa. 
Così come la consapevolezza che erano simili. 
Non gli staccò gli occhi di dosso un istante durante l’assurda litigata fra lui e il samurai di Wa per una delle sue spade, niente che gli interessasse approfondire, ma lo guardava perché gli occhi gli si erano improvvisamente incollati addosso tanto da fargli venne un’assurda gola di tirare di spada con lui. Non erano voglie consuete per lui, non gli piaceva combattere e tirare di spada, era semplicemente il suo mezzo, la sua arma. Tutto lì. Combattere era necessario, non bello, ma con lui iniziò a cambiare qualcosa, se ne rese conto.  
Tuttavia rimase seduto per tutto il tempo lì nella panchina circolare costruita intorno all’albero maestro, vicino cui avevano legato Cesar. Abbracciato alla sua spada lunga, le gambe accavallate, il suo solito abbigliamento coi jeans e la camicia, il cappello. L’aria corrucciata e concentrata, la mente sempre attiva a rimuginare, pensare, ricordare, considerare, ipotizzare. 
Eppure su una cosa quel Zoro aveva ragione.
Perché se il suo piano prevedeva solo far saltare per aria una fabbrica e aspettare che Kaido e Doflamingo si facessero fuori a vicenda, si era alleato con loro seguendo quell’impulso apparentemente privo di senso? 
Per far quello la propria ciurma sarebbe stata più che sufficiente. 
Perché? 
Sapeva che aveva ragione, che non aveva senso. 
Specie perché il suo vero intento era appunto fare in modo che Doflamingo venisse ucciso da qualcuno in grado di farlo, sicuramente nessuno di loro ne aveva il potere. Lui non aveva mai fatto cose senza senso, né che non avevano possibilità di successo. Per questo non aveva mai ideato un piano che prevedesse di andare contro direttamente a Doflamingo, ma uno che prevedesse che lo facesse Kaido. 
Eppure ora si era alleato con Cappello di Paglia e i suoi. 
Perché?

Law aveva cenato con loro per poi tornare a sorvegliare Cesar seduto nella panca sull’albero maestro. Rispondeva alle domande che gli ponevano, ma non era un gran conversatore, sicuramente non era allegro e felice della vita. 
Zoro non sapeva niente di lui e non gli interessava, sapeva solo che nascondeva qualcosa e che probabilmente era tormentato da non aveva idea cosa. 
Era rimasto davanti a lui a fissarlo serio e concentrato tutto il tempo della cena, provando a leggergli dentro, ma non aveva veramente idea di come si usava l’haki della percezione in quel modo; in combattimento gli riusciva spontaneo, ma era più un localizzare l’avversario oppure capire l’anima delle spade, tuttalpiù riusciva a prevedere le mosse immediate degli avversari più facili, ma non andava oltre quello. 
Tuttavia il suo maestro gli aveva detto che affinandolo avrebbe potuto usarlo in modo molto efficace, come per esempio prevedendo le mosse dei nemici più forti. 
“Suppongo che potrei anche leggere negli altri e nelle loro intenzioni, se solo imparassi ad usarlo meglio. Oh, al diavolo! Adesso glielo chiedo e basta!”
Così stufo di intuirlo per non mettere sul tavolo una seccante conversazione che odiava a prescindere, più tardi e prima di andare a dormire, vedendo che gli altri se ne stavano andando alla spicciolata, propose di fare lui il primo turno di vedetta. 
- Se volete do io un’occhiata, tanto sto fuori perché lo sorveglio... - disse Law indifferente, non era per fare il gentile o per lo meno non lo sembrava. 
- Non lasceremmo mai la sorveglianza della nostra nave a qualcuno che non è della ciurma. - disse scorbutico Zoro. 
Law gli scoccò un’occhiata gelida del tutto identica alla sua, ma non commentò. Si limitò ad alzare le spalle e sistemarsi meglio contro l’albero maestro, abbracciato alla propria spada. Usava la sua stessa posa per dormire da seduto. Zoro lo fulminò con un’occhiata seccata. Come osava avere qualcosa in comune con lui? Non vedeva in realtà quante altre erano. 
- Fate come volete. - con questo si estraniò totalmente, come se non fosse più lì. 
- Svegliami dopo, farò il turno successivo! - disse Franky andando in camera sbadigliando. 
Zoro rimase così solo con Law e salì sul posto di vedetta in cima allo stesso albero sotto cui l’altro sedeva con le gambe accavallate. 
Lo guardò a lungo dall’alto senza rendersi conto di star sorvegliando lui piuttosto che il mare intorno a sé, come se il vero nemico fosse proprio lì con loro. 
Non era che non si fidasse di lui sul serio, solo che era infastidito dal fatto che non diceva tutto. D’altro canto capiva perfettamente la gente che non lo faceva, lui era il primo a non aver mai condiviso certe cose importanti del proprio passato con nessuno, nemmeno con Rufy. 
Nessuno sapeva di Kuina e della propria promessa di diventare lo spadaccino più forte del mondo. Solo Mihawk lo sapeva. 
Forse erano simili anche in quello. Nel non parlare, oltre che nel mostrare indifferenza e nelle reazioni di base prive di scarso entusiasmo. 
Ma non aveva importanza, lui non faceva parte della loro ciurma, era legittimo che non gli andasse a genio. Erano assurdi gli altri a fidarsi così. 
- Si può sapere perché non ti sei opposto se non eri d’accordo? 
La voce di Law lo raggiunse improvvisamente chiara e netta da sotto, anche se non così alta da permettergli di sentirlo perfettamente. 
Zoro si raddrizzò fissandolo meglio. 
- Parli con me? 
- No, con mia nonna! 
Quella risposta acida la sentì bene, invece. 
Zoro, con una vena subito gonfia nella fronte, scese giù dalla vedetta con un salto consapevole che avrebbe visto i nemici in arrivo anche da lì. 
Atterrò agilmente accanto al nuovo ospite, mentre Cesar dormiva sul ponte ancora legato come un salame. 
Si sedette accanto a lui nella panchina e abbracciando le sue tre spade come faceva già Law, disse secco: - Che hai detto? 

Law rimase sorpreso del suo arrivo repentino, aveva capito che lo voleva controllare, ma lì si rese conto che aveva in realtà voluto quella conversazione da tutta la sera e forse anche più. 
“Se vuole parlare che lo faccia, perché devono spingerlo a farlo? Che tipo assurdo!”
Ma non gli dava fastidio, lo divertiva perché lui in realtà era uguale. 
Non era veramente male, tutto sommato. Forse non lo irritava realmente proprio per quelle somiglianze. 
Law sapeva di poter sopportare solo pochissime persone nel mondo, quelli simili a sé stesso erano fra questi, solo che non ce n’erano molti. 
- Ho detto... perché non hai detto nulla prima quando Rufy ha detto che ci saremmo alleati? Penso che sai opporti e gestire il tuo capitano. Forse sei l’unico fra  tutti che ci riesce, sbaglio? 
Zoro lo guardò sorpreso mentre Law si rendeva conto di avergli appena scoccato un’occhiata con un fondo di malizia e provocazione che non aveva saputo controllare. Era divertito e non riusciva nemmeno a nasconderlo bene. 
Quel tipo gli piaceva. Ecco qual era la verità. 
Lo vide piegare le labbra all’ingiù in modo fin troppo marcato, lo guardava truce con le sue sopracciglia squadrate e accentuate da cattivo ragazzo costantemente arrabbiato per qualcosa.
Sapeva che non era così. Gli somigliava, del resto.
- Perché è il mio capitano ed ho troppo rispetto per oppormi. Anche se non sono d’accordo, lo seguo perché non me ne sono mai pentito. Nel momento in cui inizierà a fare scelte che mi deluderanno, lo abbandonerò senza esitare. Ma per ora non me ne sono mai pentito.
Law rimase colpito più dal fatto che gli avesse risposto, che dalla risposta in sé. Sebbene poi, registrandosela in mente, ne fu impressionato. 
- Fai sempre quello che ti dice solo perché è il tuo capitano ed è un bravo capitano? - disse riassumendo al massimo, provocandolo con un’aria un po’ più maliziosa di quel che aveva voluto. 
Zoro fece una breve smorfia soppesando chiaramente l’idea di litigarci oppure di ignorarlo. 
Alla fine alzò le spalle e decise di non dargli corda né soddisfazione, appoggiando la schiena all’albero dietro di sé in una posa inconsciamente simile alla sua. 
Non se ne rendeva conto di quanto erano simili. 
- Tu sei un capitano, non ne hai uno, non puoi capire. Oltretutto non sai niente di lui. - concluse seccamente.
Law si fece serio facendo svanire la vena maliziosa e provocatoria, di nuovo colpito da lui e dalle sue parole. Lo guardò seduto accanto a sé cercando di scrutarlo e leggere oltre quel po’ che gli diceva.
- Sei molto protettivo con lui. 
L’altro alzò le spalle fissando il mare buio e calmo oltre il parapetto di lato, come se cercasse davvero qualche nemico che sapevano non sarebbe arrivato quella notte. 
- È normale, è il mio capitano. Non avrei mai seguito uno che non meritava il mio rispetto e la mia fedeltà. Sono fatto così. 
“Un bel modo di essere fatti...” pensò ammaliato senza dirlo ad alta voce. Con eccellente controllo, non rivelò nulla dalla propria espressione che rimase seria ed imperturbabile a fissarlo, così cercò di essere meno provocatorio ed irritante possibile. 
- Se non sei d’accordo su qualcosa che ritieni importante, dovresti fargli cambiare idea visto che probabilmente sei l’unico in grado di riuscirci. Voglio dire... visto che lo vuoi proteggere tanto... 

Zoro non era stranamente irritato da lui. Si era aspettato una conversazione fastidiosa e magari un litigio, insomma, una degenerazione, invece si rese conto che dopotutto nonostante nascondesse qualcosa, era a posto. In qualche modo Rufy faceva bene a fidarsi di lui, sebbene sentisse ancora qualcosa da cui sapeva doveva stare attento. Qualcosa di particolare. 
Ma se doveva essere onesto, e lo era sempre, non pensava che ci fosse qualcosa che non andava in lui. Anzi. Non era male. Riusciva a tollerarlo e la sua compagnia era addirittura piacevole.
- Il mio concetto di protezione non è impedirgli di farsi male, ma esserci quando se ne farà ed aiutarlo ad uscirne vincitore e vivo. 
Per lui era molto ovvio, ma Law lo guardò ancora senza nascondere la sorpresa, infatti ricambiò il suo sguardo da vicino, in quella panca imbottita e sufficientemente comoda per passarvi la notte seduti.
Franky aveva pensato ad una bella postazione lì sul ponte principale, così come l’erba per terra dove aveva dormito spesso e gli alberi di mandarino di Nami. Una casa acquatica a cui ormai era affezionato quasi quanto lo era alla famiglia che vi abitava.  
- È ovvio che le imprese impossibili che gli riescono sono grazie ad una ciurma più utile di quel che sembra! 
Zoro lo fissò con un fulmine al posto degli occhi verdi e non ci fu bisogno di parlare, Law scoppiò a ridere e alzò le mani in segno di scuse. 
- Dai, era un complimento. Non ho mai stima per nessuno, però penso che potremo esserci utili a vicenda. 
A questa piccola apertura Zoro si diede pace e voltandosi meglio verso di lui per scrutare i suoi occhi grigi da vicino e leggervi dentro col suo haki, disse piano e penetrante: - Ricorda che a guardare le spalle di Rufy ci sono io. Se i tuoi scopi finiranno per danneggiarlo, non dovrai preoccuparti di Doflamingo, di Kaido o della Marina. 
Law ricambiò lo sguardo senza turbarsi né mostrarsi denigratorio. Rimase serio a guardarlo lì vicino senza fare espressioni specifiche pensando che avrebbe detto qualcosa di irritante, ma infine annuì senza nemmeno sorridere con mezzo ghigno come quello di prima. 
- Lo terrò a mente. - disse solamente.
Zoro lì ebbe conferma che aveva altro in mente oltre a ‘sconfiggere Kaido’, ma era sicuro che quell’avvertimento fosse andato a fondo. 
Tornò infine a guardare davanti decidendo di rimanere seduto accanto a lui invece di tornare nella vedetta in alto. 
Perché non riusciva ad usare l’haki come voleva? 
Cosa aveva quel tipo dentro di sé che lo metteva in allerta?
Era sicuro che in qualche modo poteva fidarsi eppure al tempo stesso no, non capiva come le due cose potessero convivere nella stessa persona, ma a pesare verso un lato della bilancia era sicuramente la fiducia che Rufy aveva riposto in quel tipo. 
Gli avrebbe dato altre occasioni, ma non avrebbe abbassato la guardia. 
O per lo meno così pensò prima di addormentarsi. 

Law se lo sentì appoggiare addosso lieve come se gli avessero staccato i fili uno per volta. Voltò il capo percependo il peso e realizzò che si era addormentato e che aveva lasciato scivolare la testa sulla propria spalla. 
Il chirurgo della morte sorrise istintivo senza muoversi né scrollarselo di dosso, così guardò di nuovo avanti per controllare al suo posto l’orizzonte del mare nero che li circondava. Gli aveva sempre messo pace quella visione, oltretutto era uno che soffriva di insonnia e non riusciva a dormire, perciò erano frequenti le notti passate ad osservare quell’immensa e spettacolare distesa oscura. Oscura come sentiva la propria anima.
“Meno male che non doveva fidarsi di me, Probabilmente una parte di sé ha capito che ho altri scopi personali, ma che non ho intenzioni cattive nei loro confronti e suppongo che questo per lui sia sufficiente. Rufy questo l’aveva capito al primo istante a Punk Hazard quando abbiamo stipulato l’accordo. Zoro ci ha messo di più ma ci è arrivato e suppongo che questo denoti che ha talento e che è davvero interessante.”
Non lo svegliò, lo lasciò dormirgli addosso pensando che fosse caldo e piacevole e che non provasse qualcosa del genere da molto tempo. 
In effetti, in modo così particolare e specifico, non l’aveva mai provato.
Gli tornò alla mente il suo corpo nudo che aveva intravisto sotto la doccia.
Forte, muscoloso, allenato e pieno di cicatrici. Una su tutte primeggiava sul petto, in diagonale. 
Si morse il labbro. Per quanto avesse avuto istinti e voglie nella sua vita, era sempre riuscito a tenerle a freno. Era la prima volta che si riaccendevano con tanta insistenza. 
“Ma non cambierà niente. Prima che quel bastardo crepi, non avrò distrazioni di nessun tipo!”
Così dicendo, piegò lieve la testa verso la sua, senza però toccarla del tutto. La sfiorò e basta. 
E immaginò come sarebbe potuto essere lasciarsi proteggere da una persona così risoluta e con tanta fede nel suo capitano. Sognando di essere il suo, un giorno. 

   
 
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