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Autore: InstantDayDream    18/09/2009    2 recensioni
Cosa potrebbe accadere se due amici babbani, in tour itinerante dell'Inghilterra, fossero costretti ad essere ospitati in casa Weasley per un guasto alla macchina? Nonostante la minaccia di Voldemort sia sparita quella dei gemelli Weasley è ancora vivissima e non solo...
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sette
Dead to the world


Al numero novantatre di Diagon Alley c’era solo una persona che aveva dormito bene quella notte e, difatti, quando si svegliò, stranamente di buon ora, Sam fu piuttosto stupita del silenzio che pareva circondare il posto. Aprì la porta con calma, cercando di fare il meno rumore possibile e, sempre silenziosamente, scese le scale per andare in cucina. Non si era preoccupata di mettersi addosso dei vestiti, ma aveva ancora la maglia che Fred le aveva dato il giorno prima per dormire, convinta di non trovare nessuno di sotto ad aspettarla e preparandosi psicologicamente a fare la colazione per tutti e tre, anche se non era certa di poter friggere delle uova in modo tradizionale in quel posto. Giunta in fondo alle scale si diresse automaticamente in cucina e, con sua grande sorpresa, scoprì di non essere da sola. Seduto su una sedia, con aria piuttosto insonnolita, c’era Fred, che stava controllando da lontano delle uova e delle salsicce che sfrigolavano nella padella.
«Già in piedi?» domandò Sam tutta allegra al pensiero della giornata che li aspettava. Fred annuì in risposta, ma sembrava troppo stanco per parlare. Sam si chiese se non fosse il caso di mettere a fare un bell’espresso all’italiana, ma le venne in mente che i gemelli non avevano una caffettiera degna di tale nome, se l’avesse trovata quella mattina a Londra, doveva ricordarsi di comprarla. Si sedette di fronte al ragazzo, guardando fuori dalla finestra, sforzandosi di non fissarlo. Doveva ammettere che tutto insonnolito era piuttosto carino. Non che normalmente i gemelli fossero brutti, anzi, l’opposto e, come aveva avuto modo di appurare due notti prima, sembrava che Fred avesse un fisico niente male. Sentì le guance che diventavano rosse a quel pensiero e si augurò vivamente che il ragazzo non se ne accorgesse. Ma ovviamente era sperare troppo, avvertì Fred che ridacchiava e si girò per fulminarlo con uno sguardo.
«Che c’è da ridere?» domandò, con fare piuttosto scontroso. Fred ridacchio ancora, prima di risponderle, ma, con sua grande sorpresa, non se ne uscì con una delle sue solite battute.
«Niente, sei più carina quando arrossisci» osservò, alzandosi per togliere le salsicce dal fuoco.
A quelle parole Sam arrossì ancora di più e cominciò a fissare il tavolo, come se fosse la cosa più interessante di questo mondo. Si accorse a mala pena che Fred aveva cominciato ad apparecchiare e smise di fissare quel punto solo quando il ragazzo le mise una tovaglietta sotto gli occhi, segno palese di ciò che stava facendo. Solo allora si azzardò ad alzare lo sguardo e ad intercettare quello del ragazzo che le fece l’occhiolino, per poi tornare a sedersi come se nulla fosse.
«Allora che programmi hai per oggi? Hai già deciso il nostro itinerario babbano?» le domandò, mordendo un toast.
«No…non ci ho ancora pensato…» ammise Sam, tornando a guardare fuori dalla finestra. I suoi pensieri in quel momenti erano altrove, precisamente erano fissi su quel ragazzo seduto davanti a lei e, inspiegabilmente, al bacio che le aveva dato il giorno prima. Era semplicemente assurdo che pensasse a tutto questo, dopotutto lei tra una settimana sarebbe tornata alla sua vita di sempre e lui uguale, non poteva permettersi di farsi piacere Fred Weasley, assolutamente.
«Sam mi stai ascoltando?» le chiese ad un tratto, facendola tornare con i piedi per terra.
«Ehm, fammici pensare…no» rispose, leggermente imbarazzata.
«Odio dover ripetere due volte certe cose» si lamentò lui, ma, notò la ragazza, stava sorridendo.
«Allora non ripeterlo»
«No, questa era piuttosto importante….»
Sam lo guardò interrogativa, incitandolo a continuare, fissandolo, in modo da fargli capire che aveva tutta la sua attenzione.
«Mi chiedevo…se ti andava di considerare questa mattinata a Londra come un…primo appuntamento» disse Fred, senza il minimo di imbarazzo. Sam lo fissò per due minuti buoni con un’espressione che, ne era consapevole, doveva essere incredula. Le stava davvero chiedendo un appuntamento? Magari scherzava…e poi non le sembrava giusto lasciare George a lavorare mentre loro giravano allegri e felici per la Londra babbana, senza contare che da lì a tre giorni non si sarebbero mai più rivisti, non poteva accettare.
«Certo!» si sentì rispondere, accorgendosi che le sue labbra si incurvavano in quello che sembrava un sorriso. Ma cosa stava dicendo? Non aveva giusto pensato che non doveva accettare? Si stava ficcando in qualcosa di più grande di lei, se ne rendeva perfettamente conto. Adesso doveva solo raccogliere tutto il suo coraggio e dirgli che non sarebbe stato un appuntamento, stop.
«Bene, ti avverto, praticamente è un primo appuntamento con George» disse lui tranquillamente alzandosi dalla sedia. George? Ma come George? Era convinta che l’appuntamento fosse con lui! Non che avesse niente contro George, anzi, le era terribilmente simpatico, ma lui era lui, non sapeva spiegarlo nemmeno lei. Evidentemente doveva avere una faccia piuttosto divertente, dato che Fred scoppiò a ridere.
«Intendo dire che dopo oggi chiederò a George cosa ne pensa…io e lui siamo molto legati e difficilmente scegliamo ragazze che l’altro non approva» spiegò, sforzandosi di non ridere.
«Ah» rispose Sam, adesso appena più tranquilla. Fred fece appena in tempo a sparire su per le scale, per andare a svegliare il fratello, che la ragazza aveva già ripreso un lungo monologo mentale. Le sembrava ridicolo cercare l’approvazione del fratello, del tutto inappropriato. Evidentemente non si era reso conto che la loro settimana era quasi finita e difficilmente sarebbe potuta essere la sua ragazza, qualunque cosa ne pensasse George, e poi era un pensiero così assurdo…essere la sua ragazza! Si conoscevano da così poco, non poteva pensare sul serio a cose del genere, doveva essere decisamente impazzito. Probabilmente il cordiale della sera prima l’aveva fatto ubriacare e lui non si era ancora ripreso. Qualunque fosse il motivo, a quanto pare aveva un appuntamento con Fred Weasley e questo la fece sorridere di nuovo. Mise a tacere le voci che si lamentavano nella sua testa e decise di prendere quel che veniva, tutti quei problemi se li sarebbe fatti in seguito, se mai fosse giunto il momento.

La Londra babbana si stendeva davanti ai loro occhi, Sam chiuse gli occhi e sorrise, sentendo il piacevole brusio delle automobili e i passi di innumerevoli persone che li sorpassavano, percorrendo le strade della città che più amava al mondo, amore che era cresciuto ancora di più dopo aver visto Diagon Alley e aver scoperto tutto quello che nascondeva. I gemelli non sembravano condividere il suo entusiasmo, anzi, erano presi a confabulare dietro di lei, lamentandosi del passaggio per giungere fino lì. A quanto pare, o almeno così aveva capito lei, dovevano colpire con la bacchetta il terzo mattone a sinistra a partire dal bidone della spazzatura, ma nessuno dei due ci era riuscito e, se non fosse arrivato un vecchio mago, dall’aria piuttosto rispettabile, probabilmente sarebbero rimasti ancora a Diagon Alley. Sam non se ne stava preoccupando più di tanto, secondo lei avevano semplicemente sbagliato mattone, cosa probabilissima visto che lei ne ave individuati almeno tre che, a suo parere, potevano essere quello giusto, ma i due Weasley non erano sembrati contanti della soluzione proposta. Lei, però, non era disposta a farsi rovinare la giornata da uno stupido mattone, anzi, quel giorno proprio niente poteva turbare la sua felicità: aveva dei bellissimi vestiti nuovi, corredati di scarpe, occhiali da sole e borsa (Lee si era rivelato pieno di inaspettato buongusto), stava per dare finalmente lei qualche lezione ai gemelli, George le aveva sistemato i capelli con un incantesimo suggeritogli da Hermione e c’era anche il piccolo dettaglio che uno dei gemelli pareva ricambiare un certo interesse verso di lei, praticamente la sua giornata perfetta, fatta eccezione per le pozzanghere che, a seguito dell’acquazzone della notte prima, affollavano la strada.
Sentì qualcuno stringerle la mano per un secondo e poi lasciargliela, si girò e vide Fred che le sorrideva, gli sorrise a sua volta, quindi si voltò per poterli guardare bene entrambi: a quanto pareva avevano deposto ogni tipo di conversazione da maghi.
«Allora…io suggerisco di andare sulla ruota panoramica! E poi…vedremo! Ricordatevi, bacchette in tasca! Oggi sarete persone normali!» esclamò tutta allegra, sussurrando però la parte sulle bacchette. Forse avrebbe fatto meglio a sussurrare anche le ultime parole, visto che una signora con un passeggino si voltò a guardare i due “anormali” con espressione spaventata.
«Non si preoccupi signora!» la redarguì George «siamo solo appena usciti di prigione!»
A queste parole molti più passanti si girano a guardarli con aria sconcertata ed affrettarono il passo per superarli.
«George!» esclamò Sam, con quello che voleva essere un rimprovero, ma probabilmente il fatto che ridesse a crepapelle la rese poco credibile. Per evitare ulteriori danni li trascinò con sé nella metro, fece un biglietto giornaliero per tutti e tre e oltrepassò le coloninne per entrare senza spiegare loro come si faceva. Fortuna che Fred e George erano abbastanza svegli e capirono al volo, osservando alcuni passanti ed imitandoli. Dopo un breve viaggio di sole sette fermate e due cambi di linea, in cui Fred e George protestarono più di una volta per la confusione che creava quel mezzo di comunicazione babbano, beccandosi più di un’occhiataccia da qualche passeggero della metropolitana che non condivideva le loro idee o non capiva quello che dicevano, si ritrovarono sotto la ruota di Londra.
«Bene, ora dobbiamo solo metterci in fila per i biglietti!» esclamò Sam entusiasta. I gemelli guardarono la fila interminabile di persone, che oltrepassava il cartello che segnalava quattro ore di attesa, e poi puntarono lo sguardo su Sam.
«Tu non vuoi fare quella fila solo per vedere Londra dall’alto, vero?» domandò George.
«Ma certo! Non ci sono mai salita e credo sia uno spettacolo straordinario…voglio dire…» disse lei, contrariata, le avevano dato carta bianca per qual giorno si o no?
«Certo che lo è…ma si può vedere quando si vuole, su un manico di scopa!» esclamò Fred, ridacchiando.
«Si da il caso che io non abbia un manico di scopa e…»cominciò a protestare Sam, ma Fred la zittì sfiorandole le labbra con un bacio. Sam sapeva di essere diventata più o meno di tutti i colori dell’arcobaleno, più qualche aggiunta, e le risatine di George non la aiutarono a migliorare la situazione, soprattutto perché a lui si era unito anche il fratello.
«Se non la piantate vi infilo in un cactus!» esclamò alla fine, esasperata, ma i gemelli parevano non averla presa troppo sul serio ed effettivamente, comparando la loro corporatura alta e muscolosa, alla sua di certo più minuta, si poteva capire perché.
«Andiamo, ti porto io a fare un tour di Londra dall’alto in volo, con tanto di sosta sul Big Ben se vuoi, ma non passiamo metà giornata in fila!» propose Fred.
«Puoi fermarti davvero sul Big Ben?» domandò Sam, mentre gli occhi cominciavano a brillarle di gioia.
«Certo» le assicurò Fred ridendo, ed avviandosi con lei e George dall’altra parte della strada. Sam sorrise, soddisfatta. Andare in cima al Big ben era sempre stato il suo sogno, impossibile credeva, dato che è vietato salirci,ma a quanto pare conoscere due maghi apriva molte porte che credeva chiuse. Lanciò un’occhiata al semaforo, rosso ovviamente, e si affrettò a premere il bottone che lo avrebbe dovuto far diventare verde. Dopo poco, in effetti, fu il loro turno di passare e Sam si avviò dall’altro lato della strada, girandosi ad un tratto per poter parlare coi gemelli che la seguivano.
«Pensavo che potremmo andare al Brit…»
«SAM! ATTENTA!» urlò Fred, la ragazza si girò,trovandosi a centimetri da un grosso e rosso autobus a due piani che, evidentemente, aveva cercato di passare col rosso. Chiuse gli occhi, paralizzata dalla paura, poi sentì qualcuno afferrarla e, subito dopo, l’urto con il pullman e la sua frenata stridente sull’asfalto. Cadde a terra e all’impatto col suolo avvertì la pelle di un ginocchio lacerarsi, ma niente di grave, sentiva però qualcosa di caldo colarle sulla schiena e l’inconfondibile odore del sangue umano.
«NO!» un urlo le riempì la testa, l’urlo di George, e sapeva che solo una cosa poteva portarlo ad urlare così forte. Si voltò di scatto e vide che a mettersi tra lei e l’autobus era stato Fred, Fred che adesso giaceva supino, stringendola ancora a lui in parte, con la parte destra della testa ricoperta di sangue e le gambe piegate in un angolo strano, entrambe rotte.
«Fred…»bisigliò quasi, prima di avvicinare una mano al volto per accertarsi che respirasse. Qualcuno la allontanò dal corpo e ci mise un attimo a realizzare che era stato George.
«George…è vivo…respira…» provò a dire, ma si interruppe a metà frase, scossa dai singhiozzi.
«Epismendo!» esclamò George, tirando fuori la bacchetta «Epismendo! Epismendo!» continuò, ma non accadeva nulla.


George guardava impotente il volto insanguinato del fratello ed il suo torace che si alzava ed abbassava a ritmo sempre più irregolare, mentre continuava a tentare quell’incantesimo che non gli riusciva. Perché la sua bacchetta aveva deciso di smettere di funzionare proprio adesso? Adesso doveva salvare la vita a suo fratello, non aveva tempo di preoccuparsi di una bacchetta che non funzionava. Fred non poteva lasciarlo lì, da solo, non dopo i ventuno anni trascorsi assieme, non dopo aver rischiato di morire durante la battaglia di Hogwarts. Fred non poteva morire e basta, loro sarebbero morti insieme, nello stesso letto, da vecchi, circondati dalla loro famiglia, dopo aver vissuto insieme per tanti anni. Erano i gemelli Weasley, dovevano fare tutto insieme, uno non poteva esistere senza l’altro, non avrebbe avuto alcun senso. Fregandosene dei commenti della gente che cercava di allontanarlo, che lo guardavano agitare la bacchetta come se fosse impazzito, afferrò Sam e Fred e tentò di materializzarsi al San Mungo, ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a farlo, eppure era ridicolo! Ci era riuscito così tante altre volte sotto pressione che non capiva come non potesse riuscirgli adesso.
«Sam! Sam non riesco a Smaterializzarmi al San Mungo, non riesco a fare incantesimi! Fred…come facciamo? Come facciamo?» domandò, in preda al panico, accorgendosi solo dalla sua voce che aveva cominciato a piangere, ma prima che la ragazza potesse dargli una risposta, si era trovato circondato da medici babbani che lo allontanavano dal fratello, mentre caricavano Fred su una barella, per portarlo di corsa chissà dove. George li seguì con lo sguardo, mentre cercava di divincolarsi dalla presa di chi lo teneva, cercando di raggiungere il fratello, che ora veniva portato in un grande edificio di vetro, che in cima recava la scritta “St. Thomas Hospital”. Un ospedale? Uno di quei posti pazzi dove i babbani facevano a fette la gente? Suo fratello non poteva stare lì, lui doveva andare al San Mungo, dove degli abili maghi lo avrebbero messo a posto in due minuti contati. All’improvviso una donna si avvicinò e, sussurrandogli di stare calmo, si chinò per toccare il sangue a terra, annusandolo poi con la mano, mentre sul suo volto apparve un’espressione di comprensione. George la fissò e la riconobbe, chi non l’avrebbe riconosciuta? Appariva ogni giorno sulla Gazzetta del Profeta nell’Angolo della Salute. Danneel Scar, la più famosa guaritrice del San Mungo. George parve tranquillizzarsi, se c’era lei per suo fratello non potevano esserci problemi. Avvertendo che si era calmato, chiunque lo stesse tenendo, allentò la sua presa su di lui e George si precipitò vicino alla donna.
«Mrs Scar! Ci dia una mano mio fratello…noi…» cominciò a cercare di spiegare, ma la donna lo zittì.
«Tuo fratello è in buone mani, le uniche che lo possono aiutare per ora, almeno. Seguitemi e vi spiegherò tutto» disse e solo a quelle parole George parve ricordarsi di Sam. L’aiutò ad alzarsi in piedi e, sorreggendola, visto che tremava tutta, si avviò con lei verso l’ingresso dell’ospedale, seguendo la guaritrice. Vedere l’interno del luogo non aumentò la fiducia di George nei medici babbani, anzi, proprio mentre entrarono c’era un’intera famiglia in lacrime, con un uomo piuttosto anziano, che indossava un camice bianco e portava uno strano strumento al collo, che gli diceva quanto fosse dispiaciuto. La debole bolla di tranquillità che gli si era gonfiata nel petto quando aveva visto la guaritrice svanì subito e i suoi pensieri tornarono a Fred. Questi medici, se si chiamavano davvero così, sbagliavano in continuazione, facevano un errore dopo l’altro, ammazzavano gente tutti i giorni, perché Fred non poteva essere uno di questi? E perchè Danneel Scar non faceva qualcosa per dargli una mano? Lei avrebbe potuto guarire il fratello con un colpo di bacchetta e invece si limitava a guardarlo portare in una stanza, con una luce rossa accesa in cima. George fece per entrare, ma degli uomini con una divisa verde lo fermarono.
«Signore, lei non può passare, stanno operando il suo amico ora…» disse uno di quelli e George scatto in avanti, senza rendersi quasi conto degli sforzi di qualcuno che cercava di trattenerlo.
«Non posso entrare? Stupidi assassini babbani, fatemi entrare subito! C’è mio fratello là dentro e mio fratello non morirà qui! Io vado a prendermelo!» urlò, divincolandosi dalla presa che lo bloccava, avvertendo che qualcuno era caduto a terra, ma senza curarsi di chi fosse stato. Si lanciò verso quella porta chiusa, l’unico ostacolo tra lui e Fred, intenzionato ad aprirla, ma nuovamente quegli uomini vestiti di verde lo bloccarono. George estrasse la bacchetta, puntandola su tutti, notando le loro facce con espressioni incredule, lo credevano pazzo? Stupidi li avrebbe schiantati tutti e si sarebbe ripreso Fred.
«Stupe…» ma prima che finisse di parlare qualcuno gli tolse la bacchetta dalle mani. Si voltò, con espressione inferocita, trovandosi faccia a faccia con Sam, che aveva messo la bacchetta in borsa.
«Adesso basta, George. Minacciare gli infermieri con un giocattolo di Liam! Non aiuterai Fred così, vieni…» e nel dire questo gli prese la mano, cercando di trascinarlo con sé nella direzione in cui un cartello diceva si trovasse la sala d’attesa. Stava per aggredirla di nuovo, prima di realizzare cosa aveva fatto. Come aveva potuto essere così stupido? Minacciare quei babbani con una bacchetta, aveva fatto un bel guaio, senza contare le cose dette dove era successo l’incidente. Sapeva che doveva essere grato a Sam, per averlo fermato, ma in questo momento provava un moto di rabbia verso di lei, che custodiva la sua bacchetta nella borsa e gli teneva la mano, accarezzandogli il dorso, per farlo calmare. Se lei non ci fosse stata tutto quello non sarebbe mai successo, lui e Fred non sarebbero mai andati a Londra quel giorno e adesso non sarebbero lì, ad attendere che degli stupidi guaritori babbani cercassero di salvargli la vita.
«Ridammi la bacchetta» disse a Sam, in tono brusco.
«Serve più a lei che a te ora come ora» rispose una voce di donna. George si guardo attorno per vedere chi avesse parlato e si accorse solo in quel momento che Danneel Scar li aveva seguiti in sala d’attesa.
«Lei è babbana! Non vedo in che modo possa esserle utile» rispose George, in un sibilo.
«Tu e tuo fratello avete bevuto una Pozione Douleia» rispose lei, stringendosi nelle spalle.
«Vuol dire quella pozione che…oh andiamo! È una leggenda!» esclamo George, mentre gli occhi si spalancavano, increduli.
«No, esiste. Tu e tuo fratello siete privi del benché minimo potere magico, come i babbani, e li avete trasferiti tutti sulla prima persona che avete toccato a dodici ore di distanza, inoltre siete completamente immuni alla magia»
«Si sbaglia, la prima persona che ho toccato è stato Fred e lei mi sta dicendo che la magia su di lui non ha effetto…» osservò il ragazzo, guardandola cupo, anche se aveva improvvisamente capito la sua totale assenza di poteri magici da dove derivava.
«Ma tuo fratello avrà toccato qualcun altro…»
«Sam!» esclamò George, girandosi verso la ragazza. «Ma questo vuol dire che…»
«Lei ha acquisito i poteri magici tuoi e di tuo fratello sì, in questo momento credo che sia una delle streghe più abili in circolazione» concluse la guaritrice, fissandoli entrambi.
Sam sembrava sconvolta, mentre il suo sguardo si spostava tra i due maghi che aveva davanti, incapace di credere alle loro parole, George, invece, non era ancora convinto della cosa, e fissava la donna con sguardo sospettoso. Lei se ne accorse e, con un’occhiata eloquente, lo invitò a chiedere tutto ciò di cui aveva bisogno.
«Come fa a saperlo?» le domandò, in un sussurro roco.
«Dal sangue…voi non ve ne accorgete, ma noi guaritori sì. Le pozioni cambiano il sangue dei maghi, ogni pozione può essere riconosciuta da cambiamenti che si riscontrano nel sangue. Certo, se fosse un semplice Infuso Rallegrante i cambiamenti sarebbero minimi e trascurabili, ma pozioni come la Douleia ne lasciano di profondi…»
George smise di ascoltarla e si ricordò il gesto fatto da lei non appena era apparsa all’incrocio: aveva preso il sangue di Fred e lo aveva controllato. Il tutto gli sembrava ridicolo, erano ridotti a dei babbani, anzi, peggio dei babbani, perché almeno su di loro la magia funzionava e, come se non bastasse, Fred rischiava di morire per questo. Improvvisamente la sua rabbia fu indirizzata ad un’altra persona: ma come avevano fatto a non capirlo prima? C’era solo un posto dove avevano potuto bere quella pozione: casa di Angelina. Era stata lei a dargliela, spacciandola per un cordiale, ecco perché si erano sentiti male quella notte e non si riuscivano a materializzare per tornare a casa. Ecco perché quella mattina il mattone di Diagon Alley non aveva risposto al loro comando e, era pronto a scommettere, se fossero ripassati lì davanti non avrebbero visto il Paiolo Magico.
«Bel modo di amare Fred, cercare di ammazzarci tutti e due!» senza rendersene conto aveva pensato ad alta voce.
«George…io…mi dispiace…non credevo…ho fatto solo disastri…» singhiozzava Sam, al suo fianco, che non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Non dicevo a te..Angelina, è state lei a darci la pozione!» esclamò, in tono più comprensivo «non ti incolpo di nulla e scusami se per un momento l’ho pensato» provo a sorridere, ma gli venne solo una brutta smorfia. Sam fece un cenno del capo, come a voler dire che non doveva scusarsi, e continuo a piangere in silenzio, fissando il pavimento e senza dare segno di dare importanza ad altro.
«Lei non l’ha bevuta vero?» domandò ad un tratto la guaritrice, facendolo sussultare. George scosse la testa.
«Perché?» le domandò
«Per i babbani è un potente veleno ad azione lenta…sarebbe morta nel giro di tre giorni e, anche se tu volessi lasciarla morire ti serve viva per le prossime due settimane» spiegò la donna.
«Non voglio che lei muoia! È stata trascinata in questa storia e Fred non lo perdonerebbe!»
«Non ho detto che la vuoi morta» puntualizzò Danneel, che sembrava irritata, anche se comprensiva.
«Una pozione del genere dovrebbe essere illegale…» borbottava George a bassa voce.
«Oh lo è! E la preparazione dell’antidoto è autorizzata solo dopo che l’assunzione è stata accertata da dei maghi del ministero…»
«Ma noi non possiamo!» la interruppe Sam «Io sono babbana, se lo sapessero…» interruppe la frase a metà.
«Infatti dobbiamo rischiare. Io so come si prepara l’antidoto e puoi farlo solo tu, ma ti avverto, serve un piccolo contributo in sangue»
Sam tremò a queste parole, ma annuì decisa.
«Bene, servono due settimane perchè sia pronto, in ogni caso non credo che tuo fratello sarà dimesso prima…non appena abbiamo notizie sull’operazione andremo a cominciare» detto questo, la donna poggiò sullo schienale della sedia e si mise a fissare innanzi a sé, evidentemente immersa nei suoi pensieri. George rivolse la sua attenzione su Sam, che si era asciugata le lacrime e si stava avvicinando a lui. La osservo interrogativo, prima di sentire le sua mani sulle guance bagnate: stava ancora piangendo.
«Non dovresti essere spaventato sai? I medici babbani non sono così male, davvero…anzi riescono a fare un sacco di cose…tranquillo…» cercava di tranquillizzarlo.
«Non sono il meglio che può avere Fred…» osservò, cupo.
«No, immagino di No, ma vedrai tutto andrà bene…»
George si lasciò andare col capo sulla spalla della ragazza, che continuava a stringergli la mano e a sussurrargli parole di conforto. Nonostante non l’ascoltasse, perso nei suoi pensieri, gliene fu grato, per qualche strano motivo sapeva che Sam si sentiva più o meno come lui, che capiva ciò che stava passando.
Dopo ore, le porte della sala d’attesa si aprirono e due dottori, in vesti azzurre, andarono verso di loro.
«L’operazione è conclusa»


Scusate di nuovo per l'ettesa ma ecco qui il nuovo capitolo =)
Forse è un po' triste, anzi, lo è decisamente, ma andava messa un po' di suspence nella storia! No?
Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le Preferite e/o le Seguite^^ E anche a chi si è solo fermato a leggere ;)
Ovviamente i soliti ringraziamenti a Pia_mi_idola_XS per la recensione! Si Angelina è proprio una strega, in tutti i sensi! xD Ma vedrai che ti ricrederai su Alexander Scar, dovrebbe essere uno dei buoni, anche se non da a vederlo =)
Grazie anche a ThEo per la recensione e ci tengo a precisare che non è vero che io minaccio di picchiarlo, è lui che si inventa ste cose per screditarmi ç_ç Se non fossimo amici ti ucciderei xD
Beh, alla prossima e....le recensioni sono graditissime =)

  
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