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Autore: beate    05/02/2024    0 recensioni
Si chiese come Dio o la legge considerassero due persone che non sapevano nulla l'una dell'altra e che entravano in quella farsa di matrimonio." La storia di due persone che affrontano la vita insieme dopo la crisi globale (del 2008) con parecchio scotch e qualche inganno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2 e tradotta in italiano da beate. Questo è il link all’originale:

https://www.fanfiction.net/s/13053224/14/The-Whisky-Distiller-s-Wife





14 – Lutto



«Di nuovo diamo il benvenuto a tutti voi, e grazie ancora per aver scelto Delta Airlines. Abbiamo finito di imbarcare tutti quelli che avevano bisogno di assistenza e ora vorremmo estendere l'invito a tutti gli altri nella nostra Prima Classe Zona A a cominciare a imbarcarsi.»

Isabella guardò malinconica il gate vicino dove molti uomini di affari si erano alzati e si dirigevano verso il desk per scansionare i biglietti. Loro avevano ancora 45 minuti da aspettare prima che il loro volo per Tahiti cominciasse a imbarcare la prima classe.

Accanto a lei, Jake stringeva in mano un bicchiere di caffè nero. Aveva il braccio pigramente appoggiato sulla sedia di lei, una caviglia sul ginocchio, gli occhiali da sole tirati sulla testa. Anche se stava bevendo caffè, non c'era alcun segno di sfinimento sulla sua faccia, niente occhi stanchi o pallore.

Isabella, invece, si sentiva esausta. Dopo il loro matrimonio e tutto il tempo che aveva passato a prendersi cura di Jake prima di cercare di dormire bloccata nel suo vestito da sposa, alla fine non si era riposata affatto. I suoi capelli erano una coda disordinata in cima alla testa e la sua faccia era stanca e cascante. Non si era truccata perché aveva gli occhi secchi e pruriginosi per tutte le lacrime della sera precedente, e continuava a strofinarseli. Jake aveva alzato un sopracciglio quando l'aveva vista, ma saggiamente era stato zitto.

«Siamo vicini a una settimana sulla spiaggia, Mrs. Montgomery», disse Jake stringendole la spalla e scuotendola leggermente con un gran sorriso.

Nonostante il suo umore acido, fece un sorriso riluttante alle sue fossette.

Vedendo che lei non aveva una reazione entusiastica, il sorriso di lui cadde un po'. «Tutto a posto, tesoro?»

Isabella inarcò un sopracciglio, il sorriso scomparve.

Glielo stava chiedendo sul serio?

«Immagino si possa dire che non sono elettrizzata dal fatto che hai bevuto fino a svenire la sera in cui festeggiavamo la nostra beatitudine coniugale.»

Jake rise, per nulla disturbato dal suo tono.

«È questo che ti scoccia? Mi dispiace tesoro, ma io di solito non vomito.»

Di nuovo, Isabella alzò il sopracciglio.

«Oh, andiamo», disse di buon umore. «Non lo facevo dai tempi del college.»

«Sono sicura che non è vero.»

Jake sorrise ed emendò. «Be', okay, immagino di non aver vomitato da quando tu eri al college, comunque.»

Di nuovo, Isabella alzò un sopracciglio dubbiosa.

«Scusami se ero impegnato, ma non è che fosse una prima notte di nozze, non veramente.»

«Cosa?»

«Oh, lo sai cosa intendo», sbuffò lui. «Sono anni che scopiamo.»

Isabella strinse le labbra disgustata da quelle parole volgari.

«Dai, Mrs. Montgomery», disse stringendola con il braccio, ignorando la sua resistenza. «Hai intenzione di passare la nostra sola e unica luna di miele arrabbiata con me per questa sciocchezza? Anche se ti prometto di rimediare?»



*



Più tardi, quella sera, dopo un po' di aiuto da parte di Jasper a convincere la sua sposa, i due si diressero all'Isles Inn.

Alice era al bar e li salutò quando entrarono.

«Oh! Grazie al cielo siete qui!» esclamò. I suoi capelli rossi erano stretti in un nodo sopra la testa con delle ciocche che uscivano incorniciando il suo viso arrossato.

«Fiona è malata e Esme sta ancora tornando da Inverness. Bella, tu sai cucinare?» Quando Isabella non rispose immediatamente, aggiunse impaziente. «Niente? Non sai cucinare niente?»

«Qualcosa», rispose lei vaga.

«Posso aiutarti io, Alice,cosa ti serve?» si intromise Edward.

«Mi servi al bar», disse e poi fece un cenno a Isabella. «E tu mi servi in cucina. Qualcosa farai.»

«Alice, puoi farlo da sola, tu-»

«Vengo», disse Isabella interrompendolo e spostandosi dietro il bar per seguire Alice in cucina.

Edward ringhiò sotto voce, ma prese posto dietro il bar. Aveva intenzione di cenare con lei dopo il bel pomeriggio che avevano condiviso alla Sleat. Invece era stato in qualche modo destinato a una sera di assistenza clienti e nessuna cena nell'immediato futuro.

Sentiva occasionalmente le direttive di sua sorella dalla cucina. Lei era un tipetto prepotente, lo era sempre stata. Sua madre chiamava la sua una personalità “assertiva”, per metterla leggera. Anche se capiva che era sopraffatta dal gestire quel posto da sola il venerdì sera, non apprezzava il tono che usava con Isabella e stava quasi per entrare in cucina per dirgliene quattro quando sentì la replica secca di Isabella.

«Quando ho detto che sapevo cucinare qualcosa, speravo che capissi che significava che ero abbastanza competente da fare a pezzi un pollo senza tagliarmi un dito o rovinare la carne.»

Edward sorrise quando non sentì una risposta da parte di sua sorella.

C'erano un bel numero di clienti nel pub, la maggior parte locali, ma c'erano anche un certo numero di turisti che sfidava la bassa stagione e cercava rifugio dal freddo all'Inn. Versò le loro pinte e i loro whisky, prese ordini per Alice e chiacchierò con alcuni dei locali. Tirò anche un osso a Blaze, il cane da soccorso anti-incendio che era un cliente regolare come gli altri.

Alice sbucò fuori portando del cibo e afferrando le ordinazioni che aveva preso lui, sempre più ciocche davanti al viso ogni volta che usciva.

«Non state lavorando troppo, spero?» le chiese una volta mentre gli passava accanto.

Alice alzò gli occhi al cielo. «Tutto il contrario. Tua moglie è testarda come un mulo. E anche prepotente.»

Edward scosse la testa al modo in cui sua sorella lo disse come un complimento.

Un nuovo cliente si era seduto al bar, così lui andò a mettergli un sottobicchiere davanti.

«La birra chiara va bene», disse facendo un cenno verso la spina.

Edward annuì e si accinse a riempire la pinta di birra locale. «Nient'altro, per ora?»

L'uomo scosse la testa mentre Edward gli posava davanti il suo drink.

«Ho sentito che c'è stato un matrimonio, qui, lo scorso week end», commentò mentre prendeva la birra.

Edward, abituato a come andavano le cose nelle piccole comunità, di solito sarebbe stato imperturbabile, ma dato la natura sensibile della faccenda, si accigliò a quel commento. «Aye, sabato.»

«Isles ospita parecchi matrimoni? Non mi sembra di ricordarne molti.»

Prima che Edward potesse replicare, Alice uscì dalla cucina con una zuppa su un vassoio. «Edward, puoi portare questo questo a Mr. Brown? Tavolo 4?»

«Aye», annuì e fece come richiesto da Alice.

Pochi minuti dopo tornò allo sconosciuto che si era seduto al bar; l'incontro con lui fu inevitabile.

«Tu sei Edward MacDonald?» chiese.

«Aye.»

L'uomo sorrise e alzò leggermente il suo bicchiere. «Ah, erano le tue nozze, allora. Le congratulazioni a te a tua moglie sono d'obbligo, no?»

«Grazie», disse Edward con un sorriso tirato.

«È stato l'argomento delle chiacchiere dell'isola per tutto il fine settimana», disse lui ridacchiando.

Edward non rispose subito, ma l'uomo sembrava aspettare. «Aye, certo, la gente parla.»

«Be', puoi biasimarli?» disse lui bonario. «Il golden boy di Skye annuncia una fuga d'amore con una donna americana che nessuno sull'isola ha mai visto prima. Fatto apposta per il gossip.»

«Siamo nelle highlands», replicò Edward, intenzionalmente mimando il tono dell'altro. «Tutto è fatto per il gossip.»

L'altro ridacchiò. «Non hai torto.»

Edward osservò l'area del bar, sperando in un altro cliente con un ordine.

«Perché tutta quella fretta?» disse sopo un altro sorso di birra.

«Scusa?»

«Il tuo matrimonio. Da dove veniva tutta quella fretta?»

Edward aveva considerato che sarebbe incappato in questa domanda dopo la sera del suo matrimonio, quando aveva potuto sfuggirla con una risata, una stretta di mano o un abbraccio.

«Era in progetto da un po'», mentì lui. «La decisione di invitare mezza isola è stata un'idea dell'ultimo minuto. Volevamo una piccola cerimonia finché mia zia non ci ha convinto a fare dei festeggiamenti appropriati.»

«Ah», rise. «Tua zia è una signora formidabile.»

«È vero», concordò Edward, voltandosi per prendere uno straccio e cominciando a pulire la spina, nello sforzo di indicare educatamente che la conversazione era finita.

«Dove hai incontrato tua moglie, allora?» chiese lui colloquiale.

Edward sentì le spalle irrigidirsi per il fastidio, ma continuò a pulire.

«Quali sono le teorie preferite sull'isola?» chiese.

L'uomo rise. «Oh,di tutto. Da una turista che si era persa ai folletti. Non è emerso alcun preferito, finora.»

«È stato un viaggio a Londra col mio Pa’, l'anno scorso,” mentì lui. Per fortuna lui e suo padre erano dovuti davvero andare a Londra per incontrare uno dei loro maggiori grossisti. Non era stata una conversazione piacevole, dato che il venditore aveva voluto rinegoziare i tassi, col rallentamento dell'economia.

«Lei cosa faceva a Londra?» continuò l'altro. «Di dov'è degli States?»

Edward non era solo infastidito; era allerta da quando l'uomo aveva cominciato a fare domande. Lo fissò. L'uomo restituì lo sguardo.

«Edward, tesoro?»

I due uomini videro Isabella che usciva dalla cucina. Edward quasi rise vedendola con i capelli annodati in testa e le maniche arrotolate.

«Ah, salve mo leannan», la salutò lui con un sorriso, realizzando immediatamente che stava recitando la sua parte. Lei lo guardò e riconobbe lo sguardo di intesa che le dava.

«Alice ha detto che dovevo venire e presentarmi allo sceriffo di Skye», disse con un sorriso ammaliante all'uomo con cui Edward stava parlando.

Cazzo.

Ecco perché gli era familiare.

«È un piacere incontrarla, Sceriffo Miller», disse lei sicura porgendogli la mano.

«Piacere mio, Mrs. MacDonald», disse lui, sottolineando il nome in uno strano modo.

«Lo Sceriffo stava giusto chiedendo da dove vieni», le disse Edward con leggerezza.

Isabella non perse un colpo. «Una piccola città della Pennsylvania», disse sorridendo.

«E ha deciso di sistemarsi a Skye», disse lui, una domanda nella voce.

Isabella sorrise di nuovo. «Non credo che qualcuno possa scegliere di vivere altrove, dopo aver visto Skye. Per non parlare del whisky, che qui è decisamente buono», disse giocosa dando un colpetto col fianco a Edward.

Edward ridacchiò e le fece un sorriso che, realizzò, era completamente sincero.

Lo Sceriffo Miller, impassibile, osservò quella dimostrazione da dietro il bordo del suo bicchiere mentre prendeva un altro sorso.

«Piacere di averla conosciuta, Sceriffo. Meglio che torni dentro da tua sorella», disse a Edward dopo un cenno verso lo Sceriffo. «Gestisce tutto con pugno di ferro, là», aggiunse con aria cospiratoria.

Edward alzò il sopracciglio. «Lei ha detto la stessa cosa di te.»

La sola risposta di Isabella fu un occhiolino mentre tornava in cucina.

«Ti sei trovato una bella ragazza», commentò lui dopo che se ne fu andata, guardando ancora Edward in uno strano modo.

«Aye», concordò lui, ripassando la loro interazione nella sua mente. «Aye, è così.»

Lo Sceriffo finì la sua birra e uscì, ma non senza fare un cenno finale a Edward, un cenno che sembrava indicare che questo era solo l'inizio di una serie di conversazioni, conversazioni basate su una notevole quantità di sospetti.

L'ultima cosa di cui avevano bisogno lui e la sua finta moglie erano sospetti.

Alice guardò curiosa la strana donna con lei in cucina.

Sua “cognata” suppose, facendo una smorfia tra sé mentre preparava un'insalata. Era ancora una cosa a cui non si era abituata, non che ci avesse provato granché, francamente.

Forse strana non era la parola giusta, concesse. Doveva ammettere che la donna era acuta, e si portava in un modo rispettabile che indicava che era in qualche modo realizzata.

E Alice non poteva certo dire che fosse meschina.

Comunque, era una completa estranea con un inspiegabile attaccamento a Sleat che era saltata fuori dal nulla e aveva sposato suo fratello, con a malapena un paio di parole nel mezzo.

Quindi forse strana era davvero l'unica parola giusta.

Tuttavia erano sposati.

Ed era nell'interesse della sua famiglia che tutti sull'isola lo credessero. Alice aveva considerato tutto questo fin dalle nozze ed era ancora confusa su quale fosse la sua parte in quel gran casino.

Conversazione, fu la sua traballante conclusione. Conversazione e potenzialmente compagnia. Al bisogno e su base temporanea.

«Allora», cominciò, odiando l'imbarazzo nella sua voce. «Come era il whisky?»

Isabella la guardò da sopra il mix che stava mescolando sui fornelli. Il suo viso non tradiva niente e per un momento, Alice non fu neanche sicura di aver parlato.

«Temo che dovrai essere più specifica», disse asciutta.

Alice ridacchiò suo malgrado.

«Il whisky di Pa’», elaborò.

La settimana scorsa, Alice si era fermata nella sua… be', in quella che sembrava sempre più casa di Edward, per prendere alcune delle sue cose. Esme aveva suggerito che magari era carino se lei stava all'Isles Inn mentre i due “si conoscevano meglio”.

Aveva visto la bottiglia appoggiata sul tavolo e aveva riconosciuto la calligrafia di suo padre e la data. Sapeva che lei e suo fratello, Finlay, avevano da parte bottiglie simili nelle profondità di Sleat che avrebbero ricevuto il giorno del matrimonio.

A questo la faccia di Isabella cambiò. Corrugò la fronte chiedendo, «Cosa?»

«Sai», disse Alice, «il whisky della notte di nozze.»

La faccia di Isabella rimase perplessa.

Alice considerò di fare retro marcia o semplicemente lasciar cadere l'argomento. Perché mai Edward aveva recuperato quella bottiglia se non aveva intenzione di dirle cosa significava per lui? E lei, perché aveva pensato che questa conversazione fosse una buona idea, tanto per cominciare?

«Il giorno in cui i miei genitori si sono sposati», decise di spiegare contro ogni buon giudizio, «Pa’ finì di distillare un lotto di whisky e lo lasciò in un barile per ognuno dei suoi figli, per condividerne una bottiglia con i loro partner il giorno delle nozze.»

Isabella aveva ancora la fronte corrugata. Sembrava aver perso un po' di rosa sulle guance.

Alice la guardò incuriosita.

Di tutti e tre i figli MacDonald, quel dono del loro padre di certo per Edward significava più di tutti.

«Non ti ha detto niente?»

Isabella deglutì.

«No. No, non me l'ha detto.»

Esme si presentò un'ora dopo che lo sceriffo se n'era andato e la folla della cena cominciava a scemare. Edward sorrise quando vide sua zia, ma si accorse subito che era agitata, per qualche ragione.

«Ciao, zietta», disse baciandole la guancia quando lei entrò dietro il bar.

«Ciao tesoro», sorrise lei, lo baciò e si tolse la giacca. «Come ti hanno incastrato al bar di venerdì sera?»

Lui spiegò che Fiona aveva l'influenza e lei annuì, distratta.

«Che succede?» chiese lui.

Riconoscendo la sua preoccupazione, gli toccò la guancia con tenerezza. «Niente di cui tu debba preoccuparti, tesoro.»

Edward si accigliò mentre lei spariva in cucina a controllare Alice e Isabella. Non aveva sentito grandi rumori provenire dalla cucina nell'ultima ora. Dovevano essere arrivate a una sorta di tregua.

Esme tornò al bar mentre Edward dava il resto a un cliente per il suo giro di drink.

«È stato gentile da parte vostra aiutare», lo ringraziò.

«Va tutto bene», assicurò lui. «Sei sicura che non ci sono problemi?»

Esme sospirò. «Un semplice screzio con uno dei miei fornitori.»

«Ah», disse lui consapevole. «Ti sta alzando i prezzi?»

«Come tutti», sbuffò lei. «Ma questo è un mio problema, tu hai già i tuoi mal di testa con i fornitori.»

«Aye», ammise.

Esme prese un bicchiere d'acqua dal dispenser e prese un sorso, guardandolo da sopra l'orlo del bicchiere con i suoi acuti occhi verdi.

«Come va con miss Bella? Andate d'accordo?»

Edward diede un'occhiata verso la cucina prima di rispondere. «Abbastanza.»

Esme aspettò con le sopracciglia alzate.

Edward ripensò al loro pomeriggio a Sleat con la radio e le sue risate. Era la prima volta che la sentiva ridere dal giorno del matrimonio.

Magari non era proprio la felicità coniugale, ma era qualcosa.

«Stiamo cercando di capire», disse con fermezza.

Esme annuì, contemplativa.

«So che non sono affari miei, ma non posso evitare di essere curiosa della sua vita negli States. Ti ha detto niente?»

La smorfia sulla faccia di Edward fu la risposta.

«Immaginavo», disse lei.

Rimasero in silenzio per un momento e poi Esme chiese, «Non ti ricorda tuo padre?»

Edward alzò le sopracciglia, preso alla sprovvista.

«Cosa?»

«Bella», ripeté Esme. «Non ti ricorda tuo padre?»

«A te sì?» chiese confuso. Quel paragone non gli era mai passato per la testa, anche se c'erano delle caratteristiche che ammirava in entrambi.

Lei annuì con aria pensierosa.

«Sì. Quando voi quattro siete tornati a Skye.»

«Dopo che era morta Ma’?» chiese lui lentamente.

Esme annuì. «Non posso spiegarti bene questa somiglianza. Il massimo che posso dire è che vostro padre era ancora forte e testardo quando per voi figli e per Sleat era necessario che lo fosse. Ma era… distante, anche se forse c'è una parola migliore… ritirato, isolato, forse. Probabilmente, è naturale.”

«Naturalmente», assentì lui distratto.

«Mi piace quella donna», ammise Esme. «È intelligente e dolce. Ma tu devi farla parlare, sai?»

L'espressione di Edward indicava chiaramente che lo sapeva.

«Certo che lo sai», disse lei, castigandosi prima di continuare la sua contemplativa linea di pensieri. «C'è come una pesantezza in lei. E se riuscirai a farglielo dimenticare anche solo un po', avrai una bellissima donna.»

Privatamente, Edward era arrivato alla stessa conclusione, ma replicò solo con un “mmm”, i suoi pensieri erano altrove, bloccato al precedente commento di sua zia.

Suo padre era in lutto per la perdita di sua madre. La sua compagna. La metà del suo cuore.

Per chi era in lutto sua moglie?









  
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