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Autore: Ortensia_    13/02/2024    1 recensioni
Yūji, Nobara, Megumi, Tsumiki e Junpei sono in viaggio per godersi una vacanza. È ormai notte quando si ritrovano sulla strada desolata indicata dal navigatore e l’auto si ferma senza dare più segni di vita.
Non c’è proprio nessuno sulla strada, non un’anima a cui chiedere aiuto.
È una situazione al limite del paranormale. Il fatto che stia per piovere e che l’unico riparo nel raggio di chilometri sia una casetta fatiscente in mezzo al bosco pare l’inizio di un horror e Nobara non manca di incarnare la parte dell’amica terrorizzata e, nella convivenza forzata che li aspetta, anche quella della ficcanaso che insinuando implicazioni sentimentali e sessuali fra gli altri conviventi non fa altro che infilare spiacevoli pulci nelle orecchie e creare situazioni che altrimenti non si verificherebbero.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Fushiguro Megumi, Fushiguro Tsumiki, Itadori Yuji, Kugisaki Nobara, Yoshino Junpei
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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Se solo Nobara fosse scesa nello scantinato
「───────────── ˗ˋˏ ˎˊ˗ ─────────────」
1. Il primo che scende qui sotto ci rimane secco







    L’auto emise un ultimo rantolo, come di una tosse roca e strascicata, prima di abbandonarli definitivamente.
    «Maledizione!» Tsumiki batté i pugni sul volante mentre gli altri, pressati nei sedili posteriori, già protestavano.
    La ragazza girò più volte le chiavi nel cruscotto nel tentativo di accendere il motore, ma l’auto non diede segni di vita.
    «L’hai fatta controllare prima di partire?» Megumi, seduto accanto a lei, non si era scomposto al contrario degli altri passeggeri, ma quell’insinuazione le diede sui nervi molto più delle proteste alle sue spalle.
    «Certo che sì!»
    «La benzina?» Nobara infilò la testa fra i loro sedili per dare un’occhiata al quadro.
    «C’è» confermò Tsumiki.
    «Probabilmente è il motore» disse Megumi.
    «O il radiatore?» azzardò Junpei.
    «Che cavolo è un radiatore?» Nobara si agitò ancora di più.
    Junpei si strinse nelle spalle. «In realtà non ne ho idea.»
    «Penso che dovremmo scendere a dare un’occhiata, no?» Yūji intervenne proprio nel momento in cui Tsumiki aprì la portiera.
    Scesero tutti dopo di lei, radunandosi davanti al cofano che aveva appena aperto.
    Megumi le fece luce con la torcia del cellulare mentre lei controllava il livello dell’olio.
    Tutti restarono in attesa del verdetto di Tsumiki pensando che, in qualità di proprietaria della macchina, spettasse a lei stabilire quali fossero le condizioni del veicolo.
    «Mhh…»
    «Mi pare non ci sia nulla di strano» tuttavia fu Nobara a parlare per prima visto che l’altra non si esprimeva.
    «E da quando te ne intendi di auto?» la punzecchiò bonariamente Tsumiki.
    «Però è vero» convenne Megumi.
    «Sarà la batteria…?» Tsumiki sospirò mentre abbassava il cofano. «È strano che non si sia accesa nessuna spia… aspettiamo che passi qualcuno con i cavi.»
    «Tsumiki» Nobara la guardò scettica.
    «Che?»
    «Il tuo navigatore ci ha portato in mezzo al nulla, non si vedono macchine da chilometri.»
    «Qualcuno passerà…»
    «Più che altro…» Itadori esitò un istante, «siamo in mezzo alla strada.»
    E al buio, per giunta.
    Divenne subito chiaro a tutti che avrebbero dovuto spostare il veicolo in una zona più sicura, cosa che fortunatamente non si rivelò troppo complicata essendo in quattro a spingere.
    Tsumiki, che si era messa al volante per facilitare la manovra, si assicurò che tutto all’interno dell’auto fosse in ordine prima di scendere e raggiungere nuovamente gli amici sulla piazzola di sosta.
    «E se chiamassimo l’albergo?!» propose Nobara. «Possiamo chiedergli di venirci a prendere!»
    «Sai cosa gliene frega a loro» sibilò Megumi con pungente cinismo.
    «Beh, siamo loro clienti!»
    «Hanno i dati della carta di Tsumiki. Si prenderanno i soldi come da accordi e chi si è visto si è visto» ribatté Megumi.
    «Ma non si fa così!» protestò la ragazza.
    «In realtà sì» Tsumiki le rivolse un sorriso nervoso.
    «Beh, possiamo fare comunque un tentativo» Yūji estrasse il cellulare, osservando lo screensaver illuminato.
    «Bravo Yūji!» Nobara fu felice che qualcuno le avesse dato ragione, ma l’entusiasmo si spense non appena il ragazzo riprese a parlare.
    «Non ho campo.»
    «Questo perché il tuo cellulare fa schi─» Nobara aveva già tirato fuori il proprio telefonino quando vide che anche le sue tacche erano a zero. «Merda!»
    Anche Tsumiki, Megumi e Junpei stavano controllando i loro cellulari. Alzarono la testa qualche secondo più tardi e dalle loro espressioni sia lei che Yūji compresero che erano tutti tagliati fuori.
    «Meraviglioso!» Nobara esordì con un mugolio plateale. «Già pregustavo le tartine di benvenuto e l’idromassaggio e invece siamo qui! Nel nulla!»
    «Dormiamo in auto?» Megumi la ignorò completamente.
    «Come facciamo a dormirci in cinque?!» strepitò lei.
    «Meglio che dormire a bordo strada…» commentò Yūji.
    «Emh, ragazzi?»
    Junpei era tornato indietro di un paio di metri e stava puntando qualcosa con il dito.
    Da dove si trovavano loro, complice la boscaglia nera che cresceva dietro il guard rail, non riuscivano a vedere cosa stesse indicando, ma sembrandogli piuttosto tranquillo si avvicinarono senza indugio.
    Appena la vide, Nobara fece dietro front. «Okay, vado a dormire in macchina, ciao!»
    Oltre le sterpaglie, faceva capolino la sagoma scura di una casa.
    «Secondo voi ci vive qualcuno?» domandò Tsumiki.
    «Penso proprio di no» rispose Yūji.
    Non si vedeva molto bene, ma l’assenza di luci e i dintorni incolti suggerivano che fosse abbandonata.
    «Non è nemmeno troppo lontana» osservò Junpei, «andiamo a dare un’occhiata?»
    Tsumiki annuì, chiamando Nobara ad alta voce. «Vieni con noi! Non startene da sola!»
    La prospettiva di restare a bordo strada ad aspettarli era perfino meno attraente di quella di seguirli, per cui, per quanto contrariata, Nobara tornò indietro di corsa, unendosi al gruppetto.
    In completo silenzio, i ragazzi seguirono il sentiero sterrato, Yūji e Junpei in testa.
    «Non ci credo che stiamo vivendo il sogno horror di Junpei» bofonchiò Nobara, scatenando un sorriso nervoso sulle labbra del ragazzo, che si era sentito tirato in causa.
    «A quest’ora potevamo essere in albergo, in un letto morbido e caldo» continuò a lamentarsi, aggrappandosi al braccio di Tsumiki.
    All’improvviso, un crepitio alle loro spalle.
    Nobara gridò e Tsumiki, spaventata più dalla reazione dell’amica che da quel rumore improvviso, fece lo stesso.
    Quando si voltarono videro Megumi con le mani alzate e le labbra serrate in un’espressione rassegnata, un ramo spezzato sotto la scarpa.
    «Megumiii!» infuriata, Nobara si lanciò su di lui assestandogli un pugno nel braccio.
    Tsumiki guardò il fratello, un sorriso sollevato a incresparle le labbra. «Non restare indietro» gli raccomandò con gentilezza.







    «È decisamente disabitata» esordì Yūji mostrando il polpastrello sporco, sul vetro la traccia scura che il suo dito aveva lasciato nella polvere.
    «Già» convenne Junpei mentre esaminava la porta di legno con entrambe le mani.
    «Proviamo ad entrare?» chiese Megumi.
    «Anche no!» sbottò Nobara.
    «Vediamo com’è dentro» disse Junpei.
    «Junpei!!» Nobara protestò, ma a voce bassa vedendolo afferrare la porta e tirarla verso di sé nel tentativo di forzarla. «Le persone muoiono negli horror, lo sai?»
    «Sta per piovere» la interruppe Tsumiki. «Preferirei una casa a una macchina, per quanto catapecchia…»
    Yūji aiutò Junpei con la porta e questa si aprì con un cigolio sinistro.
    I due ragazzi non si scomposero. Yūji rischiarò l’ingresso con la torcia del cellulare e varcò la soglia con Megumi e Junpei subito dietro; Tsumiki, che entrò per ultima con Nobara a braccetto, seguì l’esempio di Itadori e lo aiutò a illuminare l’ambiente.
    «Non sembra tanto male» commentò Junpei.
    «Cerchiamo un interruttore e vediamo se la luce funziona» propose Megumi.
    Il gruppo si disperse, Junpei e Yūji a sinistra delle scale che portavano al secondo piano, Megumi, Tsumiki e Nobara a destra.







    «Ecco qui, vedi» disse Nobara, le braccia spalancate. «Lo scantinato! Ovvio!»
    «Ora» poi si rivolse a Tsumiki, «io manderei Megumi giù a controllare perché, sicuro, il primo che scende qui sotto ci rimane secco.»
    «Sono qui e ti sento, Kugisaki» disse lui.
    «Ma!» alzò l’indice, le labbra distese in un sorriso sornione, «siccome sono una buona amica scenderò con lui! A questo punto, però, anche tu dovresti venire con noi, Tsumiki, così nessuno resterà solo.»
    Tsumiki annuì pur essendo molto scettica riguardo le osservazioni dell’altra, il cellulare ancora stretto fra le dita. «Vi faccio luce.»







    «Secondo te ci sono i topi?»
    Non avevano parlato da quando erano rimasti soli. La domanda di Junpei, con quel tono di voce un po’ traballante, lo stupì.
    «Hai paura dei topi?»
    «Non proprio, ma hai presente il Collezionista di ossa
    A Yūji non ci volle molto per capire a quale scena si riferisse.
    «Ah, sì! Che schifo!» chiuse gli occhi e scosse la testa per tentare di scacciare l’immagine.
    «Insomma, spero non ci divorino nel sonno.»
    «Cercherò di restare sveglio» lo rassicurò Itadori. «Non ti toglierò gli occhi di dosso.»
    Yūji si rese conto dell’ambiguità di quella frase soltanto dopo averla pronunciata, ma si costrinse a fare finta di nulla. Junpei, dal canto suo, sentì le guance avvampare all’idea che potessero condividere la camera e che Yūji avrebbe vegliato su di lui per tutta la notte. Peccato che con loro ci sarebbe stato anche Megumi.
    D'un tratto, la luce si accese.
    Accecati dal bagliore improvviso, strizzarono gli occhi fino a che non si abituarono alla luce.
    Megumi e le ragazze li avevano appena raggiunti.
    «È più carina di quanto mi aspettassi» commentò Tsumiki.
    «Già» Yūji annuì soddisfatto nel constatare che gli interni erano piuttosto puliti.
    La casa era in ordine, un po’ spoglia, i mobili impolverati. Sarebbe bastato trovare una scopa e un panno per la polvere per renderla quasi accettabile.
    «È una fortuna che la luce funzioni» osservò Junpei. «Forse chi ci abitava se n’è andato da poco.»
    «Andiamo a controllare di sopra?» propose Yūji.
    Junpei esitò.
    Ora che ci pensava, la camera da letto avrebbe potuto essere soltanto una e forse avrebbero dovuto condividerla tutti insieme. No, non era realistico. Forse le ragazze avrebbero dormito sul divano che aveva intravisto nel salottino, quando erano ancora al buio.
    Il gruppo salì le scale.
    Al piano di sopra constatarono che anche l’acqua funzionava e che c’erano ben tre camere da letto: meglio di quanto si aspettassero.
    «Io e Tsumiki prendiamo quella matrimoniale!» annunciò felicemente Nobara, che ora mai pareva non rimpiangere più la comodità dell’albergo.
    «Io prendo questa» Megumi prenotò la più piccola.
    «Ooh! Ti voglio proprio vedere mentre dormi in quel lettino rosa!» Nobara rise di gusto, seguita a ruota da Itadori.
    In tutta risposta, Megumi entrò in camera chiudendole la porta in faccia.
    Junpei guardò Yūji senza dire una parola. Lui, ancora impegnato a ridere, nemmeno se ne accorse.






  ɴᴏᴛᴇ ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ 
Eccomi qui con una piccola long per niente nelle mie corde… ma dopotutto non si dice che per crescere bisogna uscire dalla propria comfort zone?
Da tempo avevo questa idea di una storiella ambientata in una casetta abbandonata e se con i fandom a cui pensavo di adattarla mi sembravano azzeccatissimi l’horror e il giallo, con JJK mi è sembrato decisamente meglio optare per qualcosa di molto, molto stupido (forse perché il canon ha già fatto abbastanza in quanto a orrore per questi poveri cristi, no?)
E quindi eccomi qui!
In realtà volevo aspettare di concluderla prima di iniziare a pubblicarla, ma mi manca appena un capitolo e mezzo e, forse, un piccolo special come epilogo, e… non so, il mio cervello mi ha detto: “No, tu devi pubblicarlo oggi il primo capitolo!” e io eseguo sono stanca, capo.
Come potete vedere, i capitoli saranno piuttosto brevi. È una cosa super chill che io stessa ho scritto per rilassarmi e divertirmi un po’!
Le ship ovviamente sono sempre le stesse: ItaJun e MeguTsumi, ecco perché ho reso la povera Nobara, che è l’unica a non essere accompagnata, la degna protagonista di questa pazzia!
Dal prossimo capitolo pubblicherò di mercoledì, quindi ci vediamo il 21!
A presto

   
 
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