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Autore: Mixxo    22/02/2024    3 recensioni
Karin è in fase di riabilitazione dopo un'incidente sul lavoro. Per non rimanere con le mani in mano, si dedicherà alla lettura di un misterioso libro di recente successo a Yrff. Non tanto per la capacità dell'autore, quanto alle voci - per lei fondate - che sia stato scritto da un'emerso, una persona proveniente da un'altro mondo.
"Boral è un mondo abbandonato dalle divinità. Il sole si è spento da anni e gli ultimi barlumi di vita combattono per la sopravvivenza. In quel luogo ho incontrato un gruppo di caotici avventurieri che non meritano il titolo di eroi, ma che han fatto ciò che serviva per concedere loro di essere chiamati tali."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Capitolo 5]

 [Strale Khanterz]

Gli scossoni della carrozza cessano, l’area portuale non è troppo distante dall’ingresso principale della città, anzi mi sorprendo che ci abbiamo messo così tanto.

Gli spallacci del cavaliere, seduto tra me e la darkrariana, mi schiacciano contro la portiera. Poteva toglierseli finché siamo in viaggio. Dall’altra parte dell’abitacolo se la passano meglio: Clark fissa l’esterno libero da pressioni di una terza persona a occupare la seduta centrale, Fion fissa la darkrariana.

“Non mi aspettavo che uno di voi riconoscesse i suoi peccati.”

Lei non incrocia lo sguardo con nessuno, gli occhi puntano contro la pavimentazione. Forse si sta vergognando? Spero che il suo retaggio la spinga ad avere un desiderio di rivalsa grazie al quale tirerà fuori le corna e si vendicherà dell’affronto subito. Volendo potrebbe essere una vera e propria mischia: io contro lei contro gli altri tre. Suona esaltante.

Fion appoggia il volto sul pugno chiuso. “Il tuo aspetto è una caratteristica di voi dimenticati dalla luce. Dov’è il tuo potere?”

La darkrariana intreccia le dita delle mani. “Quale potere?”

“Non tentare di fingerti una normale, darkrariana. Quella maledizione è nel vostro sangue. Mostraci quella forma.”

Mi sporgo in avanti. Ero mezzo addormentato l’ultima volta a causa della paralisi, ora potrò vederla chiaramente.

La darkrariana alza lo sguardo, lo fissa dritto negli occhi. “Mi rifiuto.”

Andiamo, che ti costa!?

Fion mette mano alla spada. “Quindi non neghi di avere quel potere.”

La darkrariana si morde il labbro.

“Mostramelo.”

“Mi rifiuto.”

Fion alza la spada e gliela punta al petto. Clark si tende in avanti e poggia la mano guantata sulla lama. “Nobile Fion. È comunque una persona. Non potete-“

“Sta zitto, Blake.” Fion si drizza sullo schienale, la punta dell’arma si appoggia allo sterno della darkrariana. “Marcirete comunque in cella fino alla fine dei vostri giorni, non avete un minimo d’orgoglio?”

La darkrariana alza lo sguardo, gli occhi corrono ai lati della carrozza. “Ci sono glifi inibitori sparsi per tutto l’abitacolo, vi trovate in tre armati contro una donna legata. Non avete un minimo d’orgoglio?”

Ehm, quattro, sono schiacciato dall’uomo di latta.

Fion la fissa a lungo, abbassa la spada e batte con le nocche sulla portiera. L’odore di oceano invade la carrozza, dobbiamo essere saliti sulla nave durante la discussione. Poco male, mia sorella non mi ha visto.

Una testa bionda di Syn spunta dall’esterno. Come non detto. “Nobile Fion, non è sicuro rimanere sul ponte della mia nave, rimanete all’intern-”

Incontra il mio sguardo, ora lo sa. “Guardiana traditrice, Strale che cazzo hai combinato stavolta.”

Ignoro la protesta di Clark e mi sporgo. Mia sorella si mette le mani sui fianchi. Dalle maniche staccate dal corpetto spuntano dei tatuaggi simili a foglie che si arrampicano lungo le spalle. “Quelli sono nuovi?”

Il cavaliere mi schiaccia al sedile con una manata. “Taci verme! Sua eccellenza parla con la calcamaree, non intralciare il loro dialogo.”

Sposto via il suo braccio dal mio petto. Mi sporgo nuovamente. “È mia sorella-”

“Adottiva.” Precisa Syn lanciandomi un’occhiataccia.

“Spiega molte cose,” mormora Fion scrutandomi. “Non vedo il motivo per cui temiate che qualcuno possa vagare sulla vostra nave, calcamaree. A meno che non abbiate qualcosa da nascondere.”

Syn sostiene lo sguardo, l’espressione dura. “Rispetto il vostro titolo, ma il capitano della nave sono io. Mia nave, mie regole.”

Fion stringe appena gli occhi. Clark si avvicina a lui, gli bisbiglia qualcosa all’orecchio, il nobile annuisce.

“Come volete.”

“Bene.” Syn chiude la porta di malagrazia.

Ridacchio. Mi arriva una manata al petto da parte del cavaliere. Tossisco al contraccolpo.

 

Il vociare all’esterno mi fa capire che siamo arrivati. Sentiamo dei colpi a lato della carrozza. Fion tocca uno dei glifi incisi vicino alla portiera, con un lieve scossone il mezzo riprende a muoversi. Mi sporgo appena dalla seduta. Dal finestrino un grande maniero in pietra si staglia sulla cima di una lieve pendenza. La luce tenue di diverse sferzatenebre illumina la struttura, la parete in mattoni è regolare con poche finestre sottili. Papà diceva che se avessi combinato guai troppo grossi sarei stato rinchiuso qui, ma non sembra male come posto. Man mano che la carrozza avanza in mezzo alle scie di piccole luci capisco che la facciata della struttura è molto più recente rispetto al resto della costruzione.

Mi volto verso Clark, l’unico trattabile. “Ci sono stati tentativi di fuga di recente?”

Tocca la tesa del cappello. “Una fanatica è riuscita ad accumulare una notevole quantità di iuxx da abomini che ha lasciato crescere nella sua cella. Ha fatto qualche danno.”

Certo, iuxx. La roba magica che io non posso usare. O potrei se mi dessero un Alwe. Credo.

Lancio un’occhiata alla spada di Fion, i glifi incisi sulla lama sembrano simboli precisi. Chissà se Vaxt potrebbe farli alla mia arma. Kae ha ragione, devo migliorare la mia reputazione se voglio poterne brandire uno.

“Posso avere la cella vicino a questa megalomane? Potrei tenerla buona alla vecchia maniera.” Alzo i pugni.

Clark alza il sopracciglio. “Lascia fare alle guardie il loro lavoro.”

La carrozza si ferma, Fion si alza ed esce dall’abitacolo. Allo stesso modo, il cavaliere si alza e afferra la darkrariana per un braccio, questa si tira su senza fiatare.

“Dai, ti aspetta la tua camera personale.” Clark mi fa cenno di alzarmi mentre si tira su, prende un paio di manette dalla cintura. “Mani.”

“Devi proprio?”

“Sì.”

Roteo gli occhi, tendo i polsi in avanti, le manette scattano su di essi.

Metto i piedi sulla strada poco dopo. Il portone della prigione si apre. Oltre esso c’è una stanza gremita di persone, principalmente cavalieri come il bellimbusto che sta trascinando la darkrariana, ma diversi hanno un abbigliamento e un equipaggiamento differente. L’unica cosa che accomuna tutti è una piccola sferzatenebre attaccata alla cintura.

Fion batte una singola volta le mani. Il brusio cessa dopo che i presenti formano una fila.

Clark mi punzecchia con la canna del fucile, il cavaliere scaglia a terra di malagrazia la darkrariana.

Fion misura a lunghi passi la stanza.

“Questa la portate nell’ala speciale, al posto di quell’altra. Dovrebbe aver imparato a obbedire.” Lancia un’occhiata inquisitoria verso la darkrariana. “Tocca a questa fiera essere disciplinata.”

Una coppia di cavalieri si stacca dalla fila, tirano su per le braccia la darkrariana e spariscono per i corridoi. Clark deglutisce, ho l’impressione che non sia una cosa distaccata. Fion si volta verso di me.

“E portate la catastrofe in una cella qualsiasi, possibilmente in un’area lontana dagli sferzatenebre principali. Mi pare di capire che gradisca la presenza di abomini. Potrà fare una conoscenza più approfondita con i suoi simili.” Alza una mano, il galoppino che ci ha accompagnato durante il viaggio si avvicina. “Lewis sarà al comando finché non sarò tornato. È tutto.”

“Ai vostri ordini, eminenza!”

Clark mi batte il fucile in mezzo alle scapole. “Di là.”

Seguo le indicazioni, mi lancio un’occhiata alle spalle. Fion borbotta qualcosa al tizio guardandomi, poi si allontana verso l’uscita.

 

Mi siedo contro la parete della cella. Come promesso dal riccone, mi trovo probabilmente nel luogo più lontano da una sferzatenebre. È così buio che malapena riesco a vedere all’esterno delle sbarre. In lontananza nel corridoio ho uno scorcio di una luce brillante che si attenua. Inizio a pensare che questa sia l’ala meno pattugliata. Poco male. Con poche persone e poca luce le probabilità che si generi un abominio sono alte, incrocio le gambe e le braccia, lascio calare la testa e le palpebre. Quando ne spunterà uno sarò pronto.

 

Mi sveglio a causa di un gorgoglio, un suono viscido rimbomba tra le pareti della cella. Qualcosa sta strisciando verso di me. Ghigno, apro gli occhi che si abituano in fretta all’oscurità. Una sorta di grosso bozzolo violaceo si trova nella parete opposta, un enorme squarcio lo ha aperto come i petali di un fiore. Nel centro della stanza una massa violacea si avvicina strisciante, un artiglio nero esce da essa, punta contro le pietre del pavimento e tira in avanti il resto della massa, per un istante vedo una luce gialla rotonda, come un occhio.

Mi alzo in piedi, stringo i pugni. Dicono che gli abomini siano corrosivi per questo gli Alwe, con un minimo di protezione dei glifi, riescono a danneggiarli in maniera efficiente senza rompersi a dispetto delle armi normali. Quello e la luce elevata. Non ho nessuna di queste due cose, sarà uno scontro alla pari.

La creatura sembra intuire le mie intenzioni. Vedo nuovamente quell’occhio giallo sollevarsi dalla massa, l’artiglio alzarsi come se fosse un falcetto impugnato da un combattente.

Rumore di passi arriva di corsa dal corridoio, un globo di luce rotola tra le sbarre della cella. L’abominio si accartoccia su sé stesso con un verso stridulo, inizia a dissolversi.

Alzo lo sguardo, Clark sta ansimando, non ha la giacca né il cappello. Forse stava andando a dormire. Personalmente sarebbe stato meglio, mi ha fritto l’abominio!

“Ma che cazzo, Clark!”

“Prego, ti ho mantenuto in vita.” Si gratta la testa. “E preferisco avere te in giro che vedere Kae rovesciare il sistema di Lastgard.”

Kae potrebbe fare una cosa del genere? Dovrebbe pestare almeno duecento persone per farlo… Ripensandoci potrebbe essere divertente.

Guardo la sferzatenebre, la piccola lampada emette luce pulsante bianca che irradia buona parte della cella. La prendo e giro la chiave, la lampada si spegne lentamente.

“Che stai facendo?!”

Agito la mano. “Tranquillo, ce l’ho qui. Se serve la accendo.”

Clark emette un verso seccato. “Non farti ammazzare, Fion è irritato in queste settimane, ci manca solo che tu faccia scatenare un conflitto interno.”

 

[Kae]

Un intero porto con imbarcazioni di ogni genere e dimensione e nessuno che abbia il fegato di navigare verso Lastgard di notte. Conigli.

Arial non è nemmeno così alta, ma grazie a quell’armatura bianca spicca in mezzo alla folla. La vedo tirare un sospiro, per poi dirigersi verso di me.

“Niente da fare, non c’è nessuno in questo periodo disposto a partire per Lastgard. Troppa paura della darkrariana.”

Sono certa che non è il primo darkrariano che finisce là dentro, ci troviamo davvero in una situazione dove l’unica nave che salpa per quel luogo è quella del capitano Khanterz? Dobbiamo costruirci una barca e raggiungerla da sole? Si tratta di un’impresa fattibile, se Arial non porta in giro quell’ascia solo per bellezza potrà sicuramente darmi man forte coi remi.

“A questo punto, aspettiamo che torni Khanterz e salpiamo con lei di mattina?” Mi domanda.

Sposto lo sguardo verso la struttura in cima alla Nimbus. Il globo di luce si allarga poco a poco rischiarando il cielo. La notte è finita, e l’abbiamo passata tutta a cercare un modo per andare a Lastgard senza farci scoprire.

Poggio le dita sulle palpebre, avrei bisogno di un paio d’ore, ma ogni ora a Lastgard potrebbe essere l’ultima se non sei una guardia. Chiaccherando con i funzionari per la mia arma segreta ho scoperto un paio di cose su Fion Starchampion, se non ragionerà con le buone, lo farà con le cattive.

“A questo punto aspettiamo Syn, arriverà a momenti. Dormiremo a turni in viaggio per Lastgard.” Forzo un sorriso. “D’accordo?”

Arial poggia una mano al fianco. “Pensavo ti fidassi degli altri Kae.”

Non mi fido di chi fa accordi con Fion.

Incrocio le braccia. “Ci sono un po’ di cose che non mi convincono su Syn Khanterz. Hai mai visto un membro del suo equipaggio? È una nave troppo grande per governarla da sola.” Avrei dovuto chiedere di più a Belsar sul suo conto.

“Potrebbe essere segretamente una Meister e usare lo iuxx per governarla.”

È un’opzione che non avevo considerato, ma bisogna essere davvero capaci per gestire una tale quantità di energia da muovere una nave. Syn è un altro elemento da tenere d’occhio.

“O potrebbe averla automatizzata con dei glifi, i voltici dei costrutti fanno di tutto.”

È un’altra opzione plausibile, e da quello che so di Syn scende raramente sulla terraferma. Non avrebbe mai avuto tempo di imparare in quelle poche ore quello che a Pyrax imparano in anni di addestramento.

“Oppure-”

“Glielo chiederemo direttamente quando arriverà.” Non posso focalizzarmi su quella donna in questo momento. Terrò in considerazione di sfruttare Arial per future progettazioni, è una fucina di idee.

 

Una grossa imbarcazione si avvicina al porto, lo scafo regolare ma lievemente consumato dal tempo e dalla salsedine attracca. Una larga passerella si estende da essa. Sembra effettivamente automatizzata per la fluidità con cui si muove, quasi sicuramente opera di voltici.

La carrozza che ha portato via Strale la percorre con buon passo. Mi metto in mezzo alla strada, il veicolo si ferma a qualche centimetro da me. Come se mi lasciassi intimorire. La portiera si apre, Fion scende con sguardo tagliente. “Inizio a temere che il vostro desiderio di morte non sia solo una supposizione, ravvivafiaccole.”

“Mi dirigo a Lastgard, tornerò con Strale.” Tiro fuori i documenti di rilascio e glieli apro davanti. “Volevo solo informarvi che avrete una cella libera molto presto. Chissà non vogliate usarla per altri.”

Fion scruta il fondo del documento, guarda le firme, mi fissa di nuovo. “Un giorno di respiro da quella catastrofe è già stato molto. È tutto?”

“Non tutto.” Ritiro il foglio. “Vogliono assicurarsi che non ci siano altri individui trattenuti più a lungo del dovuto.”  O ingiustamente. “Sia mai che abbiate mancato ai vostri doveri per una svista in mezzo ai vostri numerosi impegni.”

“Molti in questa città hanno sotterrato i propri peccati sotto uno strato di benevolenza…” Fion si sofferma con lo sguardo verso Arial. Poi mi dà le spalle, si ferma davanti alla portiera ancora aperta. “Mi chiedo cosa nascondiate per essere tanto caritatevole verso il prossimo.”

Mi faccio da parte, la carrozza ci passa accanto. Suppongo che per lui sia frustrante non capire a cosa sto pensando, quando ho compreso completamente il genere di persona ho di fronte. Sono soddisfatta.

“Possiamo andare Arial, la nave di Syn è arrivat-”

Arial sembra persa in qualche pensiero, si nota che è assente con lo sguardo. Mi avvicino di un passo. “Arial?”

Sobbalza appena, quasi le scivola l’ascia dalle mani. “Eh? Si. Si, andiamo.” Cammina spedita verso la nave come se non fosse successo nulla. Approfitterò del viaggio per saperne di più anche su di lei.

[Karin Alden]

Chiudo il libro a fine capitolo. “…Che figlio di troia.”  Spero quasi che sia emerso Fion, quelli che guardano dall’alto in basso gli altri meritano di rimanere a terra con le gambe spezzate.

Le luci del corridoio del reparto si spengono. Ci stanno dicendo di andare a dormire tutti? Mi manderanno a puttane il ciclo sonno-veglia. Alzo il braccio e premo il dorso contro il telecomando, la luce sopra la mia testa si accende e rischiara la copertina del libro. Il riflesso lucido mi ferisce gli occhi, soffoco un’imprecazione. Capisco come si sentono gli abomini.

Apro il libro nuovamente e riapro gli occhi per leggere il prossimo capitolo.

  
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