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Autore: SinnerCerberus    18/09/2009    0 recensioni
Una storia difficile da etichettare. E' ambientato nel futuro, ma presenta tematiche abbastanza attuali e sicuramente fantasy. Boh, voi leggete e commentate per favore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lasciai riposare la bionda, ed andai a dormire. Decisi che per una bella
settimana avrei dovuto abbandonarmi alla routine anonima e tranquilla
della scuola. Scoprii allora che il Lupo la frequentava. Nella scuola si
parlava spesso dei mostri apparsi alla grande festa. Era stato proprio
lui a parlarne, a far scatenare opinioni. Disse che serviva a tener
d'occhio i personaggi più interessanti. Poi non sia mai che potesse
apparire qualche ragazzo insolito da potersi accaparrare. Il ragazzo con
la frangia non fece altro che parlare di quanto era stato eroico e forte,
ma stranamente a nessuno importava. Erano tutti concentrati sui
mostri.
Qualcuno la chiamava apocalisse. Interessante.
Ricevetti, dopo non molti giorni dall'incidente, un biglietto. Era il Lupo
che chiedeva un appuntamento di fronte una chiesa, alle 15.15 di
Martedì 15.
Non lo delusi, e sebbene fossi arrivato relativamente in anticipio, notai
che c'erano altri invitati.
C'era il ragazzo con la frangia, il ragazzo dai capelli rossi, un ragazzino
che aveva l'aria di essere decisamente arrabbiato ed un'albina.
Erano tutti della mia scuola.
Accennai un saluto ed aspettammo tutti il Lupo.
Cercammo di presentarci, ma nessuno ricordava il proprio nome.
Seduti di fronte alla chiesa, in tondo, parlammo di noi. Ognuno aveva
una vita normale, tranne me ed il ragazzo con la frangia. E tutti quanti,
gradualmente, avevano dimenticato la propria identità. Quando si
erano accorti di non sapere più come si chiamavano, era troppo tardi.
Fissai il tipo rosso. Quindi anche lui non sapeva più chi era.
Tuttavia aveva un aspetto diverso. Portava dei guanti, decisamente
fuori dal suo stile, con dei simboli appariscenti. Mi chiesi se si fosse
appassionato a qualche gruppo heavy metal.
Notai invece che il ragazzino arrabbiato aveva qualche problema, forse
mentale, e continuava a muoversi in modo irrequieto. Parlava
esaltando ogni parola, accompagnandola con un passo da qualche
parte. Quando doveva dire una frase particolarmente lunga sembrava
quasi che ballasse. Gli consigliai di camminare in tondo, così sarebbe
sembrato meno strano, ma mi guardò male.
Dopo qualche secondo di osservazione, mi disse – Tu non mi piaci,
ragazzo, tu non mi piaci proprio. -
L'albina invece era più che loquace, decisamente egocentrica, amava
parlare di sé. Indossava un abito nero con una gonna a balze
dall'aspetto poco pratico, decorata con molti pizzi e fiocchi bianchi.
Guardandola mi veniva in mente una bambola dall'aspetto tetro, che,
se non ero in errore, rappresentava una moda che circolava negli ultimi
tempi. Portava con sé un ombrello e sarebbe saltata all'occhio anche ad
un cieco. Guardai i suoi occhi azzurri, con assurdi riflessi rossi, e notai
con stupore le pupille a forma di stella.
Fu lì che l'interrogativo mi colpì.
Io ero un cyborg. Il Lupo era una specie di animale. Questa albina qui
aveva gli occhi strani.
Eravamo tutti speciali. Ognuno aveva qualcosa che poteva essere
considerato utile. Fissai il ragazzo con la frangia.
Anche lui aveva qualcosa di speciale, e non me ne aveva mai parlato.
Non potevo biasimarlo, nemmeno io gli avevo detto di essere una
qualche sorta di androide.
Non ebbi la possibilità di sviluppare quest'idea, perché venimmo tutti
interrotti dal Lupo, che ci accolse calorosamente.
Il ragazzo arrabbiato lo salutò estasiato, chiamandolo “amico mio”,
mentre l'albina gli saltò addosso.
Notai il suo fisico quasi palestrato. Con i muscoli ben accennati, un
sorriso smagliante ed affilato, la canottiera nera, varie borchie ed i
capelli neri disordinati, era decisamente un figo.
-Amici miei, d'oggi in poi sarete nel branco! Preparatevi, perché non ne
uscirete più. Ma non allarmatevi, adesso facciamo ufficialmente parte di
una famiglia!- E sorrise. Con i suoi denti smaglianti, con i suoi occhi
gialli.
- Tutti voi possedete delle abilità particolari. Avrete notato che tutta la
città è cambiata, è diventata strana. Questa lenta metamorfosi colpirà
fisicamente paesaggi e persone. Avete notato i cancelli della scuola? Le
strade, i semafori, la campana di questa chiesa?-
Lasciò un po' di tempo per farci osservare il paesaggio. Sulla cima della
torre della chiesa si dondolava una grottesca testa di cervo in ferro. Mi
chiesi che rumore facesse.
- Questa, amici miei, possiamo chiamarla una lenta apocalisse. Noi
abbiamo il potere di difendere i deboli. Ma, prima di tutto, ci tocca
rendere forti voi. -
Cominciò a camminarci intorno. - C'è chi ha perso fin dall'inizio la
memoria. Queste persone sono sfortunate, ma anche le più forti.
Hanno bisogno di conoscere bene sia chi sono adesso, che chi erano nel
passato.
Coloro che hanno avuto un cambio graduale dovranno percorrere un
cammino, ma non è nel mio ruolo tenervi per mano. Sappiate che però,
per qualsiasi cosa, posso aiutarvi. - Fece una pausa e riattaccò – Oggi
devo aiutare il qui presente belloccio – mi indicò – perché gliel'ho
promesso, ed io mantengo sempre una promessa. - Sorrise.
Bello come il diavolo, sorrise.
- Ehm. Ho un nome io. Mi chiamo Felix. – protestai. Tutti mi
guardarono, e provai il forte desiderio di sigillarmi la bocca con della
colla a caldo.
- Hai un nome? - chiese il ragazzo con la frangia.
- Come fai ad avere un nome?-
Mi sentii male, mi sembrava quasi di averlo tradito. Spiegai la
situazione, come avevo acquisito il nome, e tutti mi guardarono delusi.
Dovevo chiudere il becco. Decisamente dovevo chiudere il becco. Il
Lupo, ignorando il tutto, ordinò di entrare nella chiesa.

Il lupo disse che la cappella era un concentrato di metamorfosi, pochi
altri edifici avevano subito un cambiamento di questi livelli. Citò la
stazione principale e la villa della ragazza morta.
Non era cambiata l'architettura, però. Solo le decorazioni avevano
subìto evidenti mutazioni.
Le statue avevano teste di tori, cervi, alci, buoi e stambecchi.
Minerali colorati apparivano qua e là rischiarando l'ambiente con la loro
luce opaca, proprio come i fiori nella villa e nell'ospedale. Sembrava
l'interno di una grotta cristallina, luci azzurre e rosa creavano figure
grottesche con le ombre.

Il Lupo mi portò su una panca. - Stai qui e rifletti. Vedrai che qualche
ricordo ti tornerà. -
Gli chiesi come faceva a saperlo.
- Tutto grazie al mio naso, bello! - fece lui.
Obbedii, e rimasi a riflettere seduto, ad occhi chiusi.
- Qualsiasi cosa succeda, non perdere la concentrazione! Se alla fine
non recuperi neanche un ricordo, ti mangerò!- lo sentii esclamare.
Con gli occhi chiusi, mi concentrai. Non c'era molto da riflettere, non
avevo scelta. Nell'ombra del dimenticatoio, i sussurri dei miei compagni
furono la luce. Il disegno fu rischiarato da una luce disperata e
supplichevole.
Respirai, c'ero quasi.
Tutte le immagini erano sfocate, mancava solo quel piccolo particolare
per completare il quadro e accendere la miccia. Avevo bisogno
dell'ultimo pezzo per arrivare all'esplosione dei ricordi.
Vedevo le statue, le colonne, le vetrate, i mosaici.
Non vedevo le mie azioni, il mio ego, il mio obiettivo.
Qualcuno tossì. Rumore di monetine.
Sì, finalmente, qualche disgraziato aveva casualmente innescato la
scintilla giusta.
In un lampo le immagini andarono a fuoco.
Non c'erano figure oblunghe, c'ero solo io. In ginocchio, capo chino,
pregavo. Pregavo che le cose tornassero al loro posto. Pregavo per mia
madre. Pregavo per la mia famiglia. Pregavo per me.
Una mano sulla spalla, ed una parola confusa di conforto. Mi girai a
guardare il propretario della mano, ma non vidi nulla. Tutto fuori fuoco,
tutti i ricordi mi abbandonarono.
Finì tutto lì.
Che cosa buffa. Ero religioso.
Pregavo per la salvezza, credevo nei sacramenti. Ed ora ero diventato
proprio ciò che la chiesa condannava: una vita artificiale. Una creazione
che andava contro i progetti di Dio.
Chiunque mi avesse ridotto così, doveva essere un sadico bastardo.
Però fu un dettaglio fondamentale per conoscere il mio passato. Ero
una persona in crisi che si rifugiava nella fede, ed ora ero un robot.
Aprii gli occhi, in quel tempio di cornuti e rocce.
Mentre stavo accumulando i ricordi, il tempo era passato fin troppo
velocemente. Erano tutti seduti o distesi. Tutti stanchi, pieni di graffi e
sangue. Con aria interrogativa lanciai qualche sguardo, e solo il rosso ed il
Lupo mi notarono.
- Buon giorno, bello! - mi salutò.
- Che diavolo è successo, mentre non c'ero? - chiesi, in una giustificata
ricerca di informazioni.
- Sono usciti altri due mostri, bello. Il secondo ballo. - ed il Lupo
sorrise. -
- Uno era tipo una lumaca puzzolente con un sacco di denti, l'altro era
una specie di cane - Aggiunse il rosso.
- Era un lupo. - rispose lui.
Ignorandolo, il rosso continuò:
- Ahh, dovresti vedere il Lupo combattere, è una vera bestia! E' una
specie di leone, no, tipo più una pantera, o, noo, qualcosa di più regale. -
Per esempio un lupo, ipotizzai. Sai, forse è per quello che si fa
chiamare Lupo.
- No, non è per quello. - disse lui.
- Forse non avrai notato quell'enorme pelliccia che porta attorno, Felix.
Almeno un'ora fa stava combattendo contro di noi, ora è un pellicciotto,
non è assurdo? Poi poi poi avresti dovuto vedere quel tipo lì con la
frangia. Assolutamente uno spettacolo. Spettacolo, dico io! E poi che
diamine all'occhio. Spettacolo puro, davvero. Spettacolo.- Abbiamo
capito, dissi io. Che diamine aveva il ragazzo con la frangia? Da come
commentava il rosso, sembrava una specie di mostro.
- Tu, bello, non sai fare qualcosa di particolare? Tipo sparare raggi laser
dagli occhi? - mi chiese il capo.
- Di cosa diamine stai parlando, Lupo? -
- E' un robot. Oppure usa metallo liquido come acqua di colonia -
Il rosso non parve sorpreso. Se non era sorpreso di un robot, che
diamine aveva visto prima?
- Non sono un tipo particolarmente affine alla violenza, e non ho
assolutamente nessun'idea di come potervi essere d'aiuto. Non credo di
avere abilità oltre al poter non mangiare e dormire - feci io.
- Beh ti consiglio di inventarti qualcosa, perché presto potrebbe
capitare di nuovo un'emergenza del genere. E tu cosa farai? Ti metterai a
"non dormire", bello? -
Non posso mettermi a "non dormire". Non è un'azione concreta.
- Seriamente. Pensa a qualcosa. La prossima volta toccherà al
capellone ricordare qualcosa. Quindi tu dovrai essere d'aiuto in qualche
modo. Portati un'arma nel caso. -
Fu più che chiaro.
Si alzò, svegliò tutti e li invitò ad uscire e tornare a casa.
Aspettai fino alla fine. Quando restammo solo noi due, gli chiesi quando
aveva intenzione di spiegarci chiaramente che diamine stava
succedendo al mondo.
- Cosa credi che sappia, io? – disse lui, avvicinandosi.
- Ho solo un buon naso. Mi chiederai informazioni filosofiche quando
sarò un Dio. Ed ora vattene subito da qui. Fai qualcos'altro. Che so,
ricaricarti la batteria o vai giocare alle costruzioni, ma adesso per me è
ora di non avere più nessuno tra i piedi. Su, su, via. - e mi spinse verso
l'uscita.
Per la strada di casa mi divertii a fantasticare su quale arma usare per
sgonfiare la sfacciataggine del Lupo.
  
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