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Autore: michi88    19/09/2009    2 recensioni
Probabilmente fu quello che mi convinse a dare un'ultima occhiata. Mi piegai per avvicinarmi di più al cadavere. Avevo intravisto qualcosa. < Ma che diavolo... > Se la mia teoria era corretta e quindi quel poveretto era morto dissanguato...no, non era possibile. Troppo piccoli per essere la causa della morte...non poteva essere... Due fori. Piccoli e abbastanza ravvicinati. Sul collo, all'altezza della vena giugulare. Sicuramente fu quello che vidi che mi convinse a prendere parte a quel caso.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riuscivo più a pensare alla vittima. Non pensavo alla casalinga, madre di famiglia a cui avevano sfondato il cranio con una vanga dopo averla stuprata e torturata per ore.
Ora davanti a me, sul lettino in acciaio, vedevo solo uno scheletro. Un lavoro. Il mio lavoro.
Ora, mentre rimettevo insieme i pezzi di un cranio per ricostruirne la struttura, non vedevo un volto; non pensavo al dolore che sicuramente nascondevano quei lineamenti. Il dolore e la disperazione che quella donna doveva aver provato.
Non lo facevo più ormai. Non potevo.
Non potevo, perchè se lo avessi fatto, se avessi ricominciato a farlo, di certo mi sarei fiondata in quel preciso istante fuori da quel laboratorio, lasciando tutto alle spalle. E avrei pianto; avrei cominciato a piangere tanto da morirne.

Quando ebbi finito, appoggiai il barattolo di collante nella vaschetta alla mia sinistra, per poi togliere la mascherina e gli occhiali protettivi.
< Angela? >
Dalla stanza adiacente sentii dei passi affrettati farsi sempre più vicini, finchè da dietro la porta apparve il viso acqua e sapone della mia assistente.
< Mi hai chiamato, Bella? >
< Si, Angela. Ascolta, ho appena finito di ricomporre i frammenti del cranio della vittima... - controllai il numero sulla targhetta legata all'alluce destro -...265. >
Angela diede una rapida occhiata ai fascicoli che teneva in mano.
< Wendy Peterson. > Non era una domanda. Semplice conferma.
< Si, la signora Peterson. Per favore aggiorna la cartella... > Feci una pausa, per dare il tempo ad Angela di estrarre la penna dal taschino del suo camice e appuntare quello che avrebbe dovuto scrivere, poi proseguii.
< I frammenti dell'osso occipitale sono stati ricomposti. Al momento dell'analisi  è stata individuata  la presenza di due profondi fori situati nell'osso sfenoide, procurati alla vittima posteriormente al decesso da un corpo contundente.
Rilevate inoltre la mancanza di un segmento osseo in corrispondenza della fossa mandibolare e una profonda lesione dell'arcata sopraccigliare destra.
La causa del decesso è da attribuirsi alle ferite presenti nell'osso frontale e in quello parietale. > Mentre elencavo ad Angela gli elementi da aggiungere al referto, controllavo di non dimenticare nulla, osservando i resti dello scheletro.
< E' tutto? > Angela alzò lo sguardo ad incontrare il mio, in attesa di una conferma.
< Si, è tutto. > Con un gesto secco mi sfilai i guanti in lattice e il camice protettivo. < Senti, il collante dovrebbe asciugarsi nel giro di qualche minuto. Però mi faresti un favore se controllassi prima di riporlo nella cella. Domani passerà il coroner. >
< Non preoccuparti, ci penso io! > Le sorrisi riconoscente per poi gettare un occhio all'orologio sulla parete. Le 21.28. L'orario "d'ufficio" era stato ampiamente superato, come ormai accadeva da molto tempo. Troppo.
< Bella, vai a casa. Riposati, sembri molto stanca. Chiudo io. >
< Grazie, Angela. Ne ho proprio bisogno. >
Afferrai la mia borsa e il giubbotto di pelle dalla sedia, salutai la mia assistente con un bacio sulla guancia e finalmente uscii da quel laboratorio.
Non appena mostrai il mio badge di riconoscimento al custode, questo mi fermò con un sorriso.
< Anche stasera si è trattenuta oltre l'orario, Miss Swan > Caro, vecchio Al. Il custode più gentile e simpatico del mondo, un omone corpulento e baffuto.
< Già! Purtroppo è un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo! > Rise, allegro di fronte alla mia smorfia di disappunto.
< Ora vada a riposarsi, dottoressa! Domani si ricomincia da capo! >
< Oh, non ricordarmelo, ti prego! > Con un ultimo sorriso e un augurio di buonanotte lasciai Al e, uscita dall'edificio, raggiunsi la mia auto.

Nel tragitto verso casa mi trovai a pensare alla giornata successiva. Finalmente quel giorno, consegnato il referto al dipartimento di criminologia, non avremmo più avuto motivo di "trattenere" i resti di quella povera donna e la sua famigilia avrebbe avuto modo di darle una degna sepoltura.
Cercai di rilassarmi un po' facendo partire il lettore cd e la dolce melodia che ne uscì riempì l'abitacolo.
Lo squillo del cellulare ruppe l'idillio dopo pochi minuti.
Angela.
< Non è un buon segno... > Afferrai il cellulare con la piccola, vana speranza che si trattasse di un improvvisato invito per una birra.
< Angie, dimmi >
< Tesoro...scusa... > Il tono di reale dispiacere mi fece ridacchiare.
< Non preoccuparti! Spara, che succede? > La sentii rilasciare un piccolo sospiro prima che tornasse a parlare.
< Ha chiamato il detective Newton... > Decisamente non era un buon segno.
< Che voleva il caro Mike? > Questa volta fu lei a ridere del mio tono vagamente sarcastico.
< Hanno bisogno della tua consulenza. Hanno rinvenuto i resti di un cadavere vicino al lago Sutherland. >
Il lago Sutherland? 
< Angie, lì non ci passa la 101? Se non sbaglio è la strada che faccio quando vado a trovare Charlie >
< Si, è quella. Senti, Mike ha detto che si tratta di una cosa urgente e... >
< Si, si, ho capito. Credo che anche per stasera di riposare non se ne parli.. > Sbuffai, facendo manovra per fare inversione.
< Mi dispiace, tesoro. Quando hai finito fammi sapere, così sto tranquilla. >
< D'accordo. Considerato che farò piuttosto tardi, rimarrò a dormire a casa di mio padre. Ti saprò dire a che ora torno domani in base all'entità del caso. Buonanotte, Angie. >
< Notte, Bella! >
Chiusi la conversazione, buttando il cellulare sul sedile del passeggero.
Ecco il motivo per cui non mi ero mai comprata un cane, un gatto o un qualsiasi altro animale domestico non autosufficente: non sapevo mai quando e se sarei arrivata a casa la sera.
Al mio stile di vita forse si sarebbe adattata, non so, una tigre del Bengala. O un ghepardo. Il cibo se lo sarebbe procurato da sè e non avrebbe rischiato di morire di inedia.
Io un giorno Mike Newton lo avrei strangolato e avrei occultato il suo cadavere. Se anche lo avessero ritrovato dopo anni, avrei esaminato io lo scheletro e  avrei liquidato il tutto come "causa del decesso: cause naturali".
Premetti ancora sull'acceleratore in modo da mettere fine a quella serata assurda il prima possibile.
Destinazione finale: Forks.


Grazie alla mia guida, degna dei migliori piloti di un qualsiasi circuito di Formula 1, il tragitto Port Angeles - Luogo del ritrovamento non fu eccessivamente lungo.
Parcheggiai accanto ad un' auto della polizia e scesi,  mentre i lampeggianti blu e rossi illuminavano la zona circostante.
Aprii il baule per poi tirarne fuori la mia valigetta da lavoro. Mi sedetti sul bordo e indossai i fidati stivali di gomma.
< Bella, eccoti! >
Alzai lo sguardo in tempo per vedere il detective Newton dirigersi nella mia direzione, accennando ad una piccola corsetta.
Dio, ti prego, fa che questa serata finisca presto.
< Ciao Bella! > Mi alzai, sorridendo a Mike, sforzandomi di risultare cordiale e non tremendamente irritata.
< Mike.. > Cominciai a dirigermi verso il punto dove era riunito un gruppetto di poliziotti che tentava di allontanare tre persone in tenuta da jogging. Sicuramente dei curiosi.
"Se sapeste di cosa si tratta sono certa che la curiosità vi passerebbe in fretta". Scacciai il pensiero dalla mia testa, sentendo la presenza di Mike accanto a me.
< Allora, come vanno le cose a Port Angeles? > Mi rivolse un sorrisino che non seppi decifrare. Tuttavia da tempo ormai non mi interessava cercare di capire i comportamenti di Mike Newton. Più precisamente da quando sei mesi prima mi aveva rivolto quella proposta indecente - o meglio, pornografica - convinto si trattasse di un gesto estremamente romantico.
< Tutto bene. Spero sia lo stesso per te a Forks. > E con quello speravo capisse che consideravo chiuso il nostro formale scambio di convenevoli, perciò affrettai il passo.
< Per favore, fate spazio. Fate spazio alla dottoressa Swan! SPAZIO!! E' ARRIVATA L'ANTROPOLOGA FORENSE!! >
Mi portai una mano a proteggere il timpano sinistro, girandomi a guardare Mike.
< Non era necessario nè urlare, nè presentarmi come se stessi leggendo il mio biglietto da visita, Mike. Rilassati. >
< Oh... Oh, certo! Sai, com'è...sono appena stato promosso...è il mio primo vero caso in qualità di detective.. > Parlava, guardandosi le scarpe e stropicciandosi la punta della cravatta a pois.
< Tranquillo. Allora, questo cadavere? > Rimase a fissarmi negli occhi con aria da pesce lesso - Dio solo sa cosa stesse immaginando in quella sua testaccia da porco - finchè non alzai un sopracciglio e con un gesto della mano gli suggerii di farmi strada.
< Oh! Vieni con me, te lo mostro. >
Mi portò nei pressi di quello che sembrava un casolare abbandonato e si fermò accanto ad una recinzione di ferro, abbattuta in più punti.
Ai piedi di questa c'era un poliziotto con la divisa della squadra ritrovamenti che mi salutò, mentre accarezzava la testa di un cane lupo.
Accanto a lui il terreno era parzialmente smosso.
< Stavamo indagando sulla sparizione di un uomo. In base alle informazioni in nostro possesso sospettiamo che la vittima potrebbe essere proprio lui. Ora ci serve ovviamente la tua conferma. > Annuii, senza però voltarmi a guardare Mike.
Appoggiai la valigetta a terra per poi piegarmi sulle ginocchia e guardai all'interno della buca scoperta dal cane. Un odore nauseabondo mi investì, stordendomi.
Dalla valigetta estrassi i guanti in lattice e li indossai.
Quello che mi si presentò davanti fu in grado di farmi rabbrividire, nonostante fossi abituata a visioni di quel genere.
Il corpo era parzialmente ricoperto da terriccio e foglie secche. I vestiti, o almeno quel che ne rimaneva, erano ricoperti di sangue raggrumato. Non semplicemente macchiati. Ricoperti, dalla testa ai piedi.
La bocca di quel poveretto era spalancata, così come gli occhi, mentre le mani sembravano piegate a formare degli artigli.
Controllai se avesse una qualche ferita sul corpo, magari sotto i vestiti, che potesse giustificare tutto quel sangue, ma non ne trovai. Che il sangue non fosse il suo? C'era forse un'altra vittima? Non poteva essere dell'assassino, non sarebbe sopravvissuto con una perdita di quelle proporzioni e in quel caso avremmo dovuto trovare un altro corpo non lontano da lì.
La posizione delle gambe era oltremodo innaturale e mi fece pensare che senza ombra di dubbio erano state spezzate.
< Mike, perchè hai chiamato me? > Mi rimisi in posizione eretta, guardandolo interrogativa.
< Cosa intendi? > Sembrava confuso, così decisi di fargli notare un dettaglio a mio parere ovvio.
< Guardalo, Mike. Quest'uomo è ancora...come dire...in carne! >
Il processo di decomposizione era chiaramente iniziato da poco. Non capivo davvero perchè avessero contattato me invece di un medico legale.
< Io mi occupo di antropologia forense, Mike. Scheletri, non corpi con ancora carne e organi all'interno. Da quello che vedo posso solo dirti che probabilmente la causa della morte è da attribuirsi a...dissanguamento. Ma dovresti rivolgerti al medico legale. >
Feci per tornare alla macchina, ma mi fermò.
< Lo so che non è propriamente il tuo campo, ma il tuo capo e il mio concordavano sul fatto che questo fosse un lavoro per te, Bella. In più tu hai un master in medicina legale e dalla tua hai l'esperienza nonostante la giovane età, perciò sei in grado di affrontare questa situazione. >
Maledetto il mio capo, Stan. Ma soprattutto maledetto il capo di Mike. Mio padre.
< Mike, ascolta. Davvero, credo che dovresti... > Non mi fece terminare.
< Questo non è un caso come gli altri! Guarda meglio e ti accorgerai del perchè... Non è il primo, Bella. Il modus operandi è lo stesso di altri tre casi finora. O almeno questo è il numero stimato; non sappiamo se ce ne siano altri. Questo...questo assassino non è un esibizionista. Non è di quelli che desiderano farsi notare, non è in cerca di notorietà, perciò non fa nulla per farci trovare
i corpi. Ma allo stesso tempo non tenta nemmeno di nasconderli. E'...è totalmente differente da qualsiasi altra tipologia conosciuta! Gli archivi non mostrano nessuna analogia!! Siamo in alto mare, Bella. In alto mare! > Quello sguardo serio e il nervosismo che trapelava dalla voce non si addicevano alla faccia da schiaffi di Mike Newton.
 
Probabilmente fu quello che mi convinse a dare un'ultima occhiata.



Mi piegai per avvicinarmi di più al cadavere. Avevo intravisto qualcosa.
< Ma che diavolo... >
Se la mia teoria era corretta e quindi quel poveretto era morto dissanguato...no, non era possibile.  



Troppo piccoli per essere la causa della morte...non poteva essere...


Due fori. Piccoli e abbastanza ravvicinati.
Sul collo, all'altezza della vena giugulare.



Sicuramente fu quello che vidi che mi convinse a prendere parte a quel caso.




  
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