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Autore: Shinalia    19/09/2009    18 recensioni
Nessun vampiro, solo umani alle prese con uno strambo matrimonio!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Stamattina mi sono svegliata e ho visto i commenti= 14 ... wow

grazieeee ... non so proprio che dire ... sono felicissima che la storia vi stia piacendo! mi appresto a postare il nuovo capitolo!!!! Devo ammettere che tutti questi commenti mi hanno farto venire voglia di postare + velocemente, quindiiii vi ringraziooo super immensamente!!! tanto i capitoli sono pronti!! hihiihi

Betato by Ronnie8437

“Come scusa?” la mia voce assunse delle tonalità più alte del normale.

Alice mi fece cenno di tacere. “Eddy, casa tua è ampia, e ci vivi da solo. Non possiamo farli dormire in albergo per le prossime settimane!” mi ammonì nervosamente.

“Avresti dovuto chiedermelo” ribattei acido.

Non avevo alcuna intenzione di ospitarli a casa mia. Non sopportavo l’idea di dover condividere la casa con una coppia di neo sposini, ma soprattutto conscio del disagio che avrei provato con quella sconosciuta per casa che mi attraeva non poco.

Mi erano bastati gli sguardi poco consoni che le avevo rivolto a ristorante, rischiando di irritare a morte mio fratello.

“Eddy … - piagnucolò agitandosi come una bambina. – Emmett si offenderà!”

Sarà un disastro. Un fottutissimo disastro!

Passai stancamente le mani sul volto “Tu mi vuoi morto …” biascicai pensando a ciò che avrebbe implicato la mia scelta. Ma come potevo scalfire la gioia di mio fratello con un gesto tanto assurdo? Lui non mi avrebbe mai rifiutato nulla, ed io non potevo permettermi di essere da meno.

Asserii con il capo, cercando di non soffermarmi sull’espressione vittoriosa ed esultante di Alice. Quella piccola, quanto sadica creatura, sapeva sempre come raggirarmi, e la soddisfazione che ne traeva era incommensurabile.

Prima o poi mi vendicherò.

________________________________

Erano trascorsi due giorni. Due interminabili e tremendi giorni nei quali avevo avuto modo di approfondire la mia conoscenza con Bella. La prima mattina dopo il loro arrivo, ero stato svegliato da un’invitante profumino che mi aveva attratto fino alla cucina.

La quantità di cibo con il quale la tavola era imbandita sarebbe bastato a sfamare un esercito. Mi stropicciai gli occhi con vigore, credendo di essere ancora immerso nel mondo dei sogni, fino a quando una voce non mi riscosse.

“Buongiorno Edward!”

Timida ed insicura, mi aveva salutato per poi riprendere posto ai fornelli. Mi domandai dove avesse reperito una tale quantità di ingredienti, considerando la mia dispensa vuota.

“Hai cucinato tutto tu?” chiesi avvicinandomi alla macchinetta del caffè, per trovare ristoro in quel nettare delizioso.

Domanda più stupida non avrei potuto farla.

Lei sorrise comprensiva ed annuii. “Spero non ti abbia creato disturbo! Volevo sdebitarmi per l’accoglienza che ci hai offerto” mormorò mordendosi nervosamente le labbra.

Scossi il capo in senso di diniego. “Tutt’altro, credo di non aver mai avuto un simile risveglio da quando mi sono trasferito in questa casa!” risposi onesto. Mi erano mancati i manicaretti di mia madre, e quell’odore dolce che aveva invaso la casa mi dava un vago senso di sicurezza.

Il sorriso sincero che le illuminò il volto mi fece irrigidire.

Dannazione, quanto è bella?!

“Eddino!” la voce profonda di mio fratello mi fece sobbalzare.

Che mi avesse visto fissare la sua futura moglie con la bava alla bocca? Sperai sinceramente di no!

“Bells, quante cose buone!” esclamò mio fratello mentre i suoi occhi brillavano, posandosi sulla tavola imbandita a festa.

“Ci sono anche le frittelle, come piacciono a te.” Affermò ridendo divertita dell’entusiasmo di Emmett.

Lui si fiondò sulle pietanze come un assetato perso da giorni in un deserto che avvista un’oasi. La quantità di cibo che riuscii ad ingurgitare fu eclatante, considerando anche l’abbondante cena della sera precedente.

“Ecco spiegata la smisurata quantità di cibo che hai preparato …” mormorai scuotendo il capo divertito, mentre cercavo di salvare qualche frittella dalle sue fauci.

“La cucina di Bells è la migliore! - si giustificò lui ghignando – è proprio una donna da sposare. Ha tantissime doti” terminò in tono malizioso, provocando un immediato rossore sul viso della sua compagna.

Gli scoccai un’occhiata truce. Emmett non era affatto cambiato.

Mangiammo tranquillamente, godendoci quel cibo squisito sino a quando il mio cellulare non prese a suonare insistentemente.

Sbuffai contrariato, immaginando perfettamente chi fosse a disturbare la mia quiete.

“Tanya!” dissi a mo di saluto, malcelando la mia irritazione.

Tanya era la mia “amica di giochi”, se così si può definire. Da quando avevo rinunciato all’idea di trovare una donna in grado di soddisfare il mio intelletto, oltre che il mio diletto fisico, avevo iniziato a frequentarla. Come me era inserita nel mondo della musica. Io lavoravo come pianista in uno dei teatri di maggiore importanza della città, lei come violoncellista.

Inizialmente avevo sperato che quella passione comune potesse rivelarsi un ottimo punto di partenza per una relazione stabile, ma con mio disappunto il suo carattere non si conciliava affatto con il mio.

Ma sono pur sempre un uomo, ed il suo corpo non è certo da sottovalutare. Peccato per il fastidioso gracchiare della sua voce.

“Edward, stasera sarò da te alle otto!” annunciò, rammentandomi della cena che avevamo programmato per la sera.

“Maledizione” farfugliai considerando la presenza di Emmett e della sua futura sposa. Non potevo certo cacciarli di casa?!

“Credo dovremmo rimandare, ho come ospiti a casa mio fratello e la sua fidanzata!” mi giustificai prontamente.

La sentii sbuffare contrariata ma non ribatté ulteriormente, interrompendo frettolosa la telefonata.

Riagganciai leggermente irritato, mentre mio fratello mi fissava con un’espressione mortificata.

“Mi dispiace Ed, ma se vuoi possiamo passare la serata da qualche altra parte!”

Scossi il capo con fare tranquillo. “Non era nulla di importante!” mormorai dirigendomi verso la mia stanza. Quel giorno avevo in programma di esercitarmi con le melodie per il nuovo concerto. Era previsto da mesi, ma purtroppo non ero ancora riuscito a scrivere qualcosa di nuovo che potesse essere la degna conclusione dell’esecuzione. Tutti i brani che la mia mente aveva partorito nell’ultimo periodo non mi parevano appropriati. Eccessivamente frettolosi e poco comunicativi.

Con un’espressione colma di disgusto, gettai in terra i fogli che erano stati ordinatamente riposti sul pianoforte.

“Dannata ispirazione!”

Le ore successive le trascorsi rinchiuso nella stanza, davanti ad uno spartito bianco. Neanche una nota prese forma dalle miei mani tremolanti.

Nada, nisba, nulla!

Sbuffai, arrendendomi all’evidenza. Decisi di abbandonare quella stanza, sperando che l’aria fresca potesse sbloccarmi. Avrei passeggiato nel parco vicino casa, lì avevo individuato una piccola radura isolata dove trascorrere il tempo senza essere disturbato da bambini molesti e i loro palloni.

Feci una doccia veloce e recuperai dei vestiti molto semplici dall’armadio. Alice non avrebbe affatto gradito la mia scelta. Anzi, mi domandai come avesse potuto non notarli. Normalmente, una volta ogni due settimane circa, si dedicava ad un retaggio nel mio povero armadio per disfarsi di quei capi che le parevano poco consoni oppure antiquati e di passate mode.

Una spina nel fianco … ero stato costretto a nascondere gran parte di quei capi che desideravo salvare dalle sue intrusioni.

Possibile che io sia costretto a possedere un doppio armadio a causa di quella psicotica con disturbo della personalità ed evidente schizofrenia?

Uscii dalla mia camera sospirando. L’assenza di rumori mi fece presupporre che la casa fosse vuota, e fui sorpreso di notare l’esile figura di Isabella rannicchiata sulla poltroncina, intenta a leggere un libro.

I flebili raggi solari penetravano dalla finestra illuminandole debolmente il viso, dandole un aspetto ancor più innocente. Mi soffermai a guardarla ammirato ed incuriosito da ciò che poteva aver catturato tanto la sua attenzione.

Una serie di espressioni buffe si disegnavano sul suo volto con il passare dei minuti, probabilmente causate dalle scene che si susseguivano velocemente nel libro.

Tanto era presa da non aver notato la mia presenza della sala, almeno sino a quando con un leggero colpo di tosse non attirai la sua attenzione.

Spiarla come un dodicenne non era proprio consono, soprattutto considerando l’attuale situazione.

Edward, per carità ricordati che tra qualche settimana lei si sposerà con tuo fratello.

“Ehm … Emmett?” chiesi incuriosito.

Parve allarmarsi alla mia domanda. “E’ andato a chiedere la disponibilità per la Chiesa!” ripose prontamente.

Annuii distrattamente. Sebbene desiderassi approfondire l’argomento, non indugiai oltre. Mi avviai verso il frigorifero per recuperare un piccola bottiglietta d’acqua da portare con me, riponendola nello zaino.

“Io esco! - esclamai aprendo la porta, quando un’idea malsana mi balenò nella mente. -Ti và di venire con me?” chiesi esitante.

Ero conscio che fosse rischioso voler trascorrere con lei del tempo, considerando le strane reazioni che avevo in sua presenza. Ma, considerando che sarebbe diventata a breve mia cognata, dovevo tentare in ogni modo di limitare quell’interessamento malsano verso di lei. Così sperai vivamente che una conversazione potesse far scemare l’attrazione.

Lei parve soppesare le mie parole. “Dove?”

Mi diedi mentalmente dello stupido per la mancata precisazione. “Il parco. È un luogo tranquillo, ed è molto piacevole stare lì a leggere” spiegai noncurante.

Certo, avrei mandato all’aria i miei piani, rinunciando all’idea di creare qualche melodia adeguata. Ma il pressante disagio che provavo in sua compagnia appariva ai miei occhi con maggiore urgenza.

Bella annuì e, recuperando il suo libro, mi raggiunse alla porta.

Bene, entro oggi questa incresciosa situazione sarà risolta!

   
 
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