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Autore: Johnee    18/03/2024    0 recensioni
Una storia parallela alla trama principale di Inquisition che concerne: due nevrotici, i traumi™, gufi appollaiati su trespoli impossibili e la ricerca della reciprocità.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Hawke, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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All’ennesimo “sto benissimo” di Cullen, Josephine aveva chiuso la seduta del consiglio, si era fatta mandare del tè con una selezione di biscotti lussuriosi nel suo studio e aveva ordinato a chiunque che non venissero disturbati.
Leliana prese posto sulla sua poltrona, vicino al caminetto, mentre Josephine spingeva bruscamente Cullen sul divano.
-Non ho voglia di parlarne.- decretò lui, raddrizzandosi.
Josephine scivolò al suo fianco. -Non ti sto chiedendo di parlarne, voglio darti la possibilità di sfogarti.-
-E non è la stessa cosa?-
Leliana fece un cenno di diniego. -La prima viene dalla testa, la seconda dallo stomaco.- elaborò, ricevendo uno sguardo soddisfatto da parte di Josephine.
-Non ho intenzione di sfogarmi con nessuno!- sbottò Cullen.
-È proprio questo il problema.- disse Josephine. -E, visto che in una gara di popolarità vincerebbe sempre lei, non penso che in tanti vorrebbero ascoltarti.-
Cullen ritrasse il capo, indignato. -Sii un po’ meno sincera, Josie.- la rimproverò.
Lei si strinse nelle spalle. -Tu non ti fai mai mai problemi a dirmi le cose come stanno.- disse, sporgendosi verso il servizio da tè. Recuperò un biscotto di pasta frolla glassato al cioccolato con una pinzetta e glielo porse.
Con aria dubbiosa, Cullen spostò lo sguardo da lei al biscotto. -Sono fereldiano, il mio cibo di conforto viene venduto a pinte.- puntualizzò.
Lo sguardo di Josephine lo riportò immediatamente con i piedi per terra, quindi prese l’offerta tra le dita con un’attenzione religiosa.
-Non… ci siamo lasciati. Abbiamo deciso di fare un passo indietro. Di prendere le cose con più calma.- spiegò lui, dopo un po’.
-Siete in pausa di riflessione, insomma.- riassunse Leliana, versando il tè per tutti.
-Non siamo in pausa di riflessione. Staremo solo per conto nostro un po’ più spesso, finché non saremo riusciti a trovare una soluzione.- precisò Cullen.
Josephine e Leliana si scambiarono un’occhiata eloquente. -Siete in pausa di riflessione.- confermò la prima.
Cullen sbuffò.
Entrambe gli rivolsero un sorrisetto, poi Josephine gli appoggiò una mano sul braccio, per confortarlo.
Leliana però era di un altro avviso. -Le pause non portano mai a niente di buono.- chiosò, porgendogli una tazzina piena. -Era proprio necessario?-
Cullen rispose dopo aver preso una sorsata. -Stavamo affogando, Lels.- e usò il plurale, nonostante fosse stata una soluzione che lui aveva spinto tra di loro.
Leliana sospirò, intuendo i contorni di ciò che si agitava nel suo cuore. -Non è esattamente il momento di pensare ai progetti. È anche tanto che riusciate a stare insieme la notte.-
-E di giorno, nelle cantine- aggiunse Josephine.
-E nella libreria.- si unì Leliana, rivolgendole un’occhiata complice.
-Vi odio profondamente.- borbottò Cullen, nascondendo il viso arrossato dietro a un sorso di tè.
-Dai, non c’è niente di male a farsi prendere dal panico!- lo consolò Josephine, riavviandogli un ricciolo ribelle dietro l’orecchio. Lui, istintivamente, si ritrasse.
-Non lo so, a me pare tanto una stupidaggine.- tornò a dire Leliana, prendendo posto nella sua solita poltrona. -Una stupidaggine che lei non si merita.-
-Lo dici perché vuoi prendere punti con lei.- la punzecchiò Josephine.
-Non mi interessa prendere punti. Ho visto troppe storie nascere sul campo di battaglia e morire davanti a un focolare. Visti i presupposti, speravo che voi foste l’eccezione che conferma la regola.-
-Non ci siamo lasciati.- esalò Cullen, esausto di doversi ripetere.
-No, ma evidentemente il timore che potesse succedere vi ha fatto mettere immediatamente le mani avanti. Per usare un tuo termine, avete affogato il vostro rapporto per paranoia, quando sarebbe stato giusto lasciare che le cose si rimettessero a posto naturalmente.- Leliana fece una pausa, mescolando il tè con aria assorta. -In ogni caso, è un delitto parlare di queste cose in assenza di alcol.-
Josephine ignorò il commento finale. -Non sono d’accordo, sai? Per me invece hanno fatto una scelta saggia. Ignorare i problemi peccando di troppa fiducia porta solo a farli ingigantire.-
-Dipende dall’entità dei problemi.-
Cullen appoggiò la tazza sul tavolino, perché la situazione gli stava agitando lo stomaco. -Potete evitare di discutere della mia vita privata come se non fossi presente?-
Entrambe si scusarono. Leliana si portò a sedere al suo fianco, avvolgendogli un braccio tra le proprie. -Mi auguro che risolviate. Tutto qui.- disse.
Josephine protesse una mano di Cullen con le sue, stringendo dolcemente. -Me lo auguro anch’io.- ammise. -Qualunque cosa succeda, puoi contare su di noi.-
Cullen chinò uno sguardo triste a terra. -Grazie, ragazze.- mormorò, contento che fossero al suo fianco.


 

34 – Come un Asino


 

-Cos'è quella faccia?-
Cullen si interruppe un solo istante per incrociare lo sguardo di Hawke, poi continuò a distribuire le mansioni ai suoi sottoposti, nel suo ufficio.
Il gruppo di Lavellan era partito da meno di mezz'ora e lui non riusciva a togliersi dalla testa il sorriso che lei gli aveva rivolto prima di varcare i cancelli di Skyhold.
-Era stranamente serena, no?- intervenne Hawke, dopo che Cullen ebbe concluso la riunione. -Come se non fosse successo niente.- aggiunse, gravitando attorno a lui per distrarlo dal documento che stava leggendo.
-Penso volesse... rassicurarmi.- ipotizzò Cullen, con aria confusa.
-Vuole mantenere le apparenze, tutto qui.- rispose Hawke, portandosi di fronte a lui.
Cullen prese posto su una poltroncina di fronte alla libreria, assumendo immediatamente un'espressione assorta.
Hawke si avvicinò di qualche passo. -Sono sorpreso che tu non le abbia detto di me.-
-Che cosa avrebbe cambiato? Che tu sia coinvolto o meno, non posso dare la colpa a un'allucinazione per una decisione che viene da me.-
-Eppure era quella la tua intenzione, quando avete parlato l’ultima volta.-
Cullen si aggrappò ai braccioli della poltroncina, spostando lo sguardo altrove. -Lei ha... quello sguardo.- mormorò, sommessamente. -Riconosce le cazzate a distanza di miglia. Come te.-
Hawke appoggiò la spalla sull'intelaiatura della libreria, incrociando le braccia sul petto. -Già, è una tosta.- ammise.
Cullen sospirò. -Dovrei fare pace con la mia scelta e accettare che le conseguenze potrebbero essere diverse da quelle che mi ero immaginato.-
-Classico caso di auto-sabotaggio.- intervenne una terza voce.
Cullen ammiccò, per poi voltarsi verso la porta settentrionale del suo ufficio, che si era richiusa dietro a Dorian. -Questa è nuova.- commentò.
Il nuovo arrivato lo squadrò da capo a piedi, con uno sguardo che comprendeva fastidio e scetticismo. Portava vesti da viaggio, il bastone da mago allacciato alla schiena e sembrava reale quanto lo era Hawke in quel momento, cosa che mandò totalmente in confusione Cullen, perché era certo di averlo visto partire al fianco di Lav.
-Te lo dico in quanto esperto del settore.- disse Dorian, guardandosi attorno brevemente, prima di raggiungerlo. -Succede quando una relazione diventa importante, o incontra uno scoglio. Lì di solito subentra una vocina che ti suggerisce che sei troppo esposto e non sei in grado di gestire i cambiamenti perché potresti rovinare tutto.- spiegò, sfilandosi il bastone dalla schiena per prendere posto di fronte alla scrivania. Una volta comodo, accavallò le gambe, per dissimulare quel senso di frustrazione che la sua espressione rendeva fin troppo palese. -Allora trovi un pretesto e concludi, perché è la soluzione più comoda per tutti. E voglio che sia chiaro che con “tutti” intendo esclusivamente te.-
Cullen studiò il suo viso con attenzione, passandosi una mano sulla barba per aiutarsi a riflettere e posizionare la sua figura all'interno della sua psiche. Si voltò verso Hawke. -Se tu sei la voce della ragione, lui cosa dovrebbe rappresentarmi?- gli domandò.
Il suo interlocutore fece spallucce. -Il tuo senso di colpa, a quanto pare. Considerato che è quello messo meglio, tra tutti noi, è incredibilmente coerente con la tua scala di valori psicologica.- rispose, passando un'occhiata veloce su Dorian.
Quest'ultimo inarcò un sopracciglio, perplesso, mentre Cullen appoggiava la fronte sulle dita, chiudendo gli occhi per sospirare. -Perché dovrei sabotare una delle cose più belle che mi siano mai capitate?- domandò, stancamente.
Dorian alzò un palmo verso l'alto, con l'aria di chi la sapeva lunga. -Per istinto di conservazione. Vuoi farla finita prima che scopra che non vale la pena di stare con uno come te.-
Hawke rise sommessamente, scuotendo la testa. Cullen gli lanciò una breve occhiata, per poi tornare a concentrarsi su Dorian. -Le ho solo proposto di prenderci del tempo per capire come affrontare la prossima fase della nostra relazione, non l'ho lasciata.- puntualizzò, per l’ennesima volta in troppo poco tempo.
Dorian inclinò la testa di lato, guardandolo con aria scettica. -Sai quante volte mi hanno rifilato questa scusa, prima di smettere di farsi sentire? Tante quante l'ho usata io per svincolarmi da una relazione prima che diventasse davvero importante.- disse.
-Non voglio svincolarmi dalla nostra relazione!- protestò lui, infastidito da quella comparazione. -Voglio capire come fare a stare insieme senza che decine di persone interferiscano sul nostro rapporto quando siamo in privato. La sua vita è monitorata costantemente, non voglio che lo sia anche la nostra relazione.-
-E cosa stai facendo per cambiare la situazione?-
Cullen esitò.
-Ecco, appunto.-
-Santa madre dei mabari, come sei pesante!- intervenne Hawke, aprendo le braccia in un gesto enfatico. -Te l'ha detto: non può costruire una relazione duratura se tutti vengono a metterci il becco.-
-Già, se continua così, non saremo più in grado di supportarci a vicenda.- affermò Cullen.
Dorian ammiccò, confuso. -Perdonami, comandante, so che conti sulla mia eccessiva intelligenza (giustamente, tra l’altro), ma penso di essermi perso un pezzo del discorso.-
-Se la canta e se la suona.- commentò Hawke, attraversando la stanza per raggiungere un cesto di libri. -Perché non lo cacci via e basta?- domandò, accucciandosi sul contenitore per spiarne il contenuto.
Cullen si massaggiò le tempie, con aria dolorante. -Non so nemmeno perché sto ascoltando te.- borbottò. -Come faccio a trovare il tempo per riflettere se ho tutti voi costantemente tra i piedi?-
Dorian strinse le palpebre a fessura, guardandolo con attenzione. -Quante persone ci sono nella stanza?- gli domandò, con una briciola di sospetto nel tono di voce.
Cullen sbuffò una risata scevra di divertimento.
-Questa è bella!- esclamò Hawke, rialzandosi con il libro che aveva scelto di sequestrare dalla pila. -Non puoi chiedere a un pazzo di contare le voci che ha nella testa. Sarebbe come mettersi davanti a un alveare con un abaco e pregare che le api si mettano in fila.-
Cullen scacciò quell'intervento con un cenno del braccio. Dorian registrò quel gesto, arricciandosi i baffi per aiutarsi a pensare. -Da quant'è che va avanti?- chiese.
-Come se non lo sapesse.- rispose Hawke, sfogliando distrattamente le pagine del libro. -O forse, non lo sa davvero.- aggiunse, rivolgendo un sorriso malizioso a Cullen.
Quest'ultimo si soffermò a riflettere, scontrandosi con il principio di un gran mal di testa. -Perché sei qui?- domandò a Dorian.
-L'idea iniziale era quella di farti il malocchio, dopo che Cassandra si è lasciata sfuggire che hai ferito quella che ritengo essere una delle mie migliori amiche.- spiegò lui. -Ora che sono qui però sento l'istinto di metterti in castigo e farti scrivere cento volte “sono l'apoteosi della deficienza”.-
-Dovresti essere in viaggio.-
-Sono tornato indietro con la scusa di avere dimenticato i miei appunti.-
Cullen lo guardò con scetticismo. -Quali appunti, quelli che hai memorizzato dopo averli letti di striscio, o quelli che sicuramente hai trascritto sul tuo grimorio giorni fa?-
Dorian esalò un gemito di rassegnazione. -Non ho detto che era una buona scusa.- precisò. Si ancorò al suo sguardo, assicurandosi che le sue parole venissero ascoltate. -Senti, comandante, ci sono passato. Siamo persone che sono disabituate alla felicità, tanto da rinnegarla quando bussa alla nostra porta.- giunse le mani in grembo. -Non lasciarla andare, o in futuro avrai un altro rimpianto che contribuirà a renderti un uomo miserabile, contento nella sua tristezza. Sempre che tu non lo sia già adesso.-
Cullen deglutì, identificandosi in quella descrizione.
-Se vuoi davvero questa storia, devi remarti contro. Ti renderà un uomo migliore. E se dovesse finire, fa' in modo che finisca per un motivo valido.-
-Voler proteggere ciò che abbiamo non è un motivo valido?-
-Non se non stai facendo niente per far funzionare le cose.-
-Non sono il solo.-
Dorian strinse le labbra su un'espressione tutto fuorché convinta, condivisa da Hawke. Grazie a quel contrasto, Cullen capì immediatamente la portata della sua insinuazione. Entrambe le sue “voci” portavano il cuore sulla manica, quindi sapevano riconoscere un'idiozia, o una scusante, annusandola ancora prima che venisse espressa.
-Per trovare una soluzione devi prima cercarla.- proseguì Dorian. -Da quello che vedo però, ti sei già rassegnato a farti comandare dalle tue allucinazioni.-
-Ehi, guarda che io ho salvato mezza Kirkwall con i miei consigli.- lo rimproverò Hawke, agitando il libro nella sua direzione.
-Dov'è finito il grande stratega che comanda l'esercito dell'Inquisizione? Rimboccati le mani e usa un po' di pensiero creativo, per Andraste!- tornò alla carica Dorian, battendo una mano sulla superficie della scrivania. -Ankh dice che non sei il tipo di uomo che si arrende. Dimostraglielo.-
Cullen rimase a guardarlo in silenzio, cercando nella sua figura qualsiasi incongruenza che potesse garantirgli la veridicità della sua persona. -Non è da te.- mormorò, aggrottando la fronte. -Tu mi disprezzi.-
Dorian recuperò il bastone da mago, alzandosi in piedi con calma. -Non ti disprezzo, comandante. Sei pesante come un piatto di frittura a mezzanotte, hai una proprietà lessicale che sembra uscita dal manuale dello scimmione per corrispondenza e non sei neanche tanto carino come tutti dicono.- fece una pausa. -Ma non posso restare a guardare quando un amico ha bisogno di una lavata di capo per non rovinarsi l'esistenza.- concluse, con una punta di fastidio nel tono di voce.
Cullen sollevò le sopracciglia, sorpreso.
Dorian agitò una mano nella sua direzione, così come si cancellerebbe un graffito imbarazzante da una lavagna. -Lascia perdere le voci e fa' quello che devi fare, tutto qui.- tagliò corto, per poi dirigersi verso la porta.
Cullen sorrise appena, poi si alzò a sua volta. -Cerca di tornare tutto intero.- disse.
Dorian gli rivolse un cenno sbrigativo, poi se ne andò, senza aggiungere altro. Cullen prese un respiro profondo, a occhi chiusi, poi si mosse per affacciarsi all'esterno. Hawke lo seguì con lo sguardo.
Un messaggero apparve sull'uscio, in attesa. -Vammi a chiamare il segretario dell'Inquisitrice.- gli ordinò Cullen. -È il caso di fare due calcoli, prima che la riunione del consiglio inizi.-
Detto ciò, rientrò. Si portò di fronte a Hawke, per guardarlo dritto negli occhi con un'espressione severa. Hawke si strinse nelle spalle, rivolgendogli un sorriso tirato, poi gli restituì il libro. -Non scomparirò solo perché hai avuto una rivelazione, lo sai questo?-
Cullen annuì, rigirandosi l'oggetto tra le mani. -Lo spero bene. Ho promesso a Varric che ti avrei riportato indietro.- mormorò. -Sai bene che sono cocciuto.-
Hawke ridacchiò. -Come un asino.-
Cullen ricambiò il sorriso, poi restituì il libro alla cesta.

Tre giorni dopo, Adra dovette impedire ad Amun di sradicare un manichino per tirarlo addosso a Cullen.
L’atelier ancora risentiva delle conseguenze della preparazione della partenza dell’Inquisitrice. Triboli di pelliccia infestavano ogni superficie, assieme a ritagli di lana e inserti di armatura foderata di cuoio. I rotoli di stoffa addossati alle pareti creavano gradienti dal bianco al verde menta e lo stesso si poteva dire delle macchie di candeggina che imbrattavano il pavimento, troppo coriacee per poter essere lavate via.
Cullen aveva bussato, si era affacciato e aveva deflesso il paio di forbici che gli veniva scagliato addosso con i bracciali dell’armatura.
-Non qui, gnomo da giardino troppo cresciuto! Se vuoi fare a botte, fallo dove non puoi fare danni!- berciò Adra, mettendosi a difesa del suo ospite. -Il campionario è troppo prezioso.- aggiunse, gettando a Cullen un’occhiata di profonda disapprovazione.
Quello, che ne aveva raccolte almeno una ventina da che era uscito dal suo ufficio, si rifiutava categoricamente di sentirsi in colpa. -Buongiorno anche a lei.- disse, evitando di lesinare sul sarcasmo.
-Buongiorno un accidente!- sbottò Amun, con le mani sui fianchi. La vestaglia quel giorno era un tripudio di seta color caffè. -Non mi importa se sei più grosso di me, se fai un altro passo ti ridipingo la faccia di viola!-
Adra alzò gli occhi al cielo, prima di voltarsi verso Cullen. -Cosa desidera, ingegnere? Se si è azzardato a venire fin qui significa che è importante.-
Cullen, che non si aspettava un tappeto rosso ed era abituato alla scontrosità della stilista, le porse un plico striminzito di appunti. -Ho bisogno di modificare il mio equipaggiamento. Harritt sta già pensando all’armatura, ma...-
-Lo sospettavo, sa?- lo interruppe Adra, inforcando gli occhiali da vista per dare una scorsa agli appunti. Si trattava di una lista di materiali accompagnata da diversi disegni tecnici abbozzati. -Sa di averla fatta grossa e adesso vuole andare a supplicare il perdono della dottoressa con la coda tra le gambe.-

Cullen, che non pensava di chiedere tanto nello sperare che le persone a Skyhold si facessero gli affari propri, assunse un’espressione infastidita, ma evitò di dare spiegazioni. -Mi serve per domani. È possibile?-
-Ah, no, io oggi e domani avrò la giornata libera.- disse immediatamente Amun, che stava radunando oggetti acuminati da tirargli addosso in un secondo momento. -La mia arte è per chi se la merita, non per gli stronzi fedifraghi!-
-Considerato che è un lavoro piuttosto facile, può avere tutto per stasera.-
-Adra!-
Quest'ultima scacciò l’indignazione di Amun con un cenno. -Lo faranno gli assistenti, ci è rimasta abbastanza trapunta da fare almeno un’altra decina di gambesoni.- spiegò, riponendo gli appunti sul tavolo.
-Lo apprezzo, grazie.- fece Cullen, sfiorando con lo sguardo una pila di pellicce d’orso a ridosso di un manichino. -La compenserò per lo scarso preavviso.-
Adra si strinse nelle spalle. -Il rinnovo del suo guardaroba è compreso nel contratto, non si disturbi.- rispose, per poi prendere a squadrarlo da capo a piedi. -È sicuro di non volere qualcosa di più elaborato, piuttosto?-
Cullen diede un cenno di diniego. -Se restassi qui un secondo di più rischierei di trasformarmi in un puntaspilli.- chiosò, rivolgendo lo sguardo verso Amun.
Quest'ultimo inspirò teatralmente. -L’audacia!- sbottò, indignato.
-L’audacia, per davvero.- commentò Adra, muovendosi verso una rastrelliera. Ne estrasse un campionario di stoffe e prese a sfogliarlo velocemente. -Ignori lo gnomo sbarbuto e venga un po’ qui, ingegnere.-
Cullen, senza staccare lo sguardo dai ferri da maglia acuminati che Amun aveva appoggiato sul suo tavolo da lavoro con fare minaccioso, si mosse verso Adra. Lei, nel frattempo, stava modificando i bozzetti.
-Strano che la stessa persona che va in giro per Skyhold vestita da leone voglia restare sul semplice in trasferta. Un po’ incoerente, a parer mio.- borbottò lei, indicandogli il campionario con un cenno del capo, troppo impegnata a costruire un completo per soffermarsi a guardarlo. -L’inquisitrice è vestita sui toni del bianco e del verde. Forse dovrebbe usare una palette simile alla sua.-
Cullen le indicò un tessuto con un filo spesso e ruvido simile alla juta, color terra di siena bruciata. -Questo andrà bene.-
-Andrà malissimo, la maglia è troppo larga per un clima rigido.- lo contraddisse lei. -Mi faccia un piacere e scelga solo i colori, al resto ci penso io.-
-Aveva detto che ci avrebbero pensato gli assistenti.- le ricordò Cullen, dubbioso.
-Ho una reputazione da rispettare. Non posso mandare il comandante dell’Inquisizione in giro con un sacco di patate.- dichiarò lei, guardandolo di sottecchi. -E se ha qualcosa da ridire sui costi e sullo spreco di risorse, tenga bene a mente che il mondo che lei vorrebbe non è così perfetto come crede.-
Cullen la osservò con sorpresa. -Allora non è arrabbiata con me per...-
-No, quelli sono affari vostri. In realtà non me ne frega un accidente.- lo interruppe lei, spingendo un altro campionario tra le sue mani, stavolta di colori. -Sono arrabbiata perché sostiene che il mio lavoro sia inutile, lo ha sempre fatto. Non creda che mi sia sfuggita la maniera in cui il suo viso si è illuminato, quando si è visto allo specchio al Palazzo d’Inverno.- fece una pausa. -Cosa le costa ammettere che forse indossare qualcosa di bello non intacca l’integrità morale di una persona?-
Cullen descrisse il suo viso con occhio attento. -Se non ci fossero così tante persone in difficoltà mentre noi discutiamo di fili e di colori, le darei subito ragione.-
Adra sbuffò una pernacchia. -Allora vada a lamentarsi con la Chiesa e con i dannati orlesiani, non parli di giustizia a chi lavora dalla mattina alla sera per vestire quattro disgraziati.-
Amun, dal suo tavolo di lavoro, si schiarì la voce. -Per la cronaca, io sono arrabbiato per l’altro motivo.- disse.
-Lo abbiamo capito!-
-Quindi… pensa che le cose non cambieranno, con noi a difendere i più deboli?- chiese Cullen, dubbioso.
Adra inarcò un sopracciglio, mentre le sue labbra si schiacciavano nella formulazione di un sorriso macchiato di tenerezza. Ci mise un po’, prima di rispondergli. -Le cose stanno già cambiando in meglio, grazie a voi.- lo rassicurò. -Molte cose rimarranno uguali, altre peggioreranno, ma signor Rutherford, il fatto che al giorno d’oggi ci sia qualcuno in questo mondo che si preoccupa ancora dei più deboli mi fa ben sperare.-
Cullen chinò la testa, fingendo di consultare i colori per mascherare l’imbarazzo. -Mi scuso per averla offesa, Adra. Sono stato ingiusto.-
-Non è con me che deve scusarsi. Delle parole me ne faccio ben poco, a me interessano i fatti.-
-E su questo siamo d’accordo.-
Si scambiarono un’occhiata veloce, poi si rimisero al lavoro.

La notte prima della sua partenza, Cullen si ritrovò a fissare la porta che conduceva alle stanze dell’Inquisitrice con una ruga di dubbio tra le sopracciglia.
Si rigirava tra le mani un sacchetto di pelle, stressando il filo di chiusura come se potesse aiutarlo a rallentare i suoi pensieri.
Una volta decisosi ad agire, varcò la soglia con fin troppa enfasi, arrampicandosi fino al primo piano a passo sostenuto.
Ebbe un minuscolo ripensamento quando intravide i soldati di guardia al piano, ma durò davvero poco, perché ciò che doveva fare aveva più importanza.
-Cercavo proprio te.- disse a Shaan, che stava scendendo dalle stanze private dell’Inquisitrice. Quello aspettò di averlo raggiunto, prima di rivolgergli un sorriso composto.
-Hai l’aria di volermi multare per qualcosa, comandante.-
-Se mi avessi conosciuto due anni fa, probabilmente ti avrei chiesto i documenti.-
Shaan inarcò un sopracciglio. -Solo i documenti?-
Cullen non raccolse la provocazione. -Vorrei chiederti due favori.-
Nel viso del segretario si poté leggere chiaramente un profondo stato di esasperazione, misto a contrarietà. -Chiedermi di improvvisarmi architetto non è abbastanza?- domandò, impugnando la cartellina come un ventaglio. -Spero che questi non comportino un eccessivo sforzo fisico, almeno.-
-Eccessivo.- ripeté Cullen, dando l’impressione di reputarla un’esagerazione. -L’ho portata su io la specchiera, tu l’hai solo montata.-
Shaan sospirò. -Andiamo, come posso esserti utile, oggi?-
-Vieni con me ad arrestare il sindaco.-
Ci fu un istante di smarrimento da parte di Shaan, che si ricordava bene del colloquio in mezzo al ponte di Skyhold che aveva sostenuto assieme ad Ankh e Leliana, con tutte le conseguenze che ne erano derivate. -Non penso di essere la persona più indicata per un compito del genere.-
-A me pare il contrario.- affermò Cullen. -Sei un rappresentante della tua gente, un ottimo osservatore e, in più, lavori a stretto contatto con l’Inquisitrice, quindi sai perfettamente come gestirebbe una situazione del genere.- spiegò, per poi abbassare drasticamente il tono di voce. -Mi ritengo una persona perspicace, in certe situazioni, ma non lo sono tanto quanto te. Se quell’uomo nascondesse qualcosa e io non me ne dovessi accorgere, voglio accanto una persona di fiducia che riesca a indicarmelo.-
Shaan ci rifletté, scorrendo lo sguardo sul pavimento come se fosse alla ricerca di qualcosa. -Quando partiremmo?- gli chiese.
-Domani mattina, dopo l’alba.-
Di nuovo, Shaan si prese i suoi tempi per rifletterci. Quando fu pronto, si infilò la cartellina sottobraccio. -Posso tentarti con un bicchiere di vino mentre discutiamo i dettagli?-
Cullen inclinò appena la testa di lato. -Significa che verrai?-
Shaan lo guardò con aria incerta. -Meno male che hai specificato di essere perspicace solo in certe situazioni.- commentò, precedendolo verso la sua postazione. -Hai decisamente bisogno di aiuto.-
-Spiritoso.- borbottò Cullen, scoccandogli un’occhiataccia. Lo raggiunse in poche falcate, rallentando il passo una volta che gli fu di fianco. -L’altro favore riguarda, uhm, la sorella del caporale Maeve.-
Shaan si fermò a ridosso di una porta chiusa, per guardarlo con sospetto. -Che è successo?- gli chiese, le dita che indugiavano sulla maniglia.
-Niente, niente.- si affrettò a rispondere Cullen, mettendo subito le mani avanti. -Volevo che avesse questo.- aggiunse, porgendogli il sacchetto di pelle.
Shaan se lo rigirò tra le dita, per intuirne il contenuto. -Se sai chi è Talia, allora saprai anche che non accetterebbe mai un regalo da un Umano.-
Cullen incrociò le braccia al petto, prendendo a fissare il muro di fronte a sé. -Per quello lo sto dando a te.- disse, abbassando il tono di voce.
Shaan però non sembrava convinto. -Posso vedere cosa c’è dentro?-
Cullen annuì. -Ci mancherebbe altro.-
Una volta schiuso il sacchetto, Shaan infilò le dita all’interno. Diede un’occhiata perplessa al suo interlocutore, prima di estrarre un tubicino di rame e studiarlo accuratamente. -Sembra un fischietto per cani.-
-Soffiaci dentro, allora.-
Shaan esitò, prima di avvicinarlo alle labbra.
-Piano, per favore.- gli consigliò Cullen, poco prima che lo provasse.
Difatti, dopo averci leggermente respirato dentro, Shaan interruppe immediatamente l’azione, correndo a coprirsi l’orecchio.
-Ma che razza di regalo è?- gemette.
Un Elfo si precipitò fuori dal salottino, con aria preoccupata. -Shaan, tutto bene?- domandò, con la mano agganciata all’impugnatura di un coltello da caccia.
Shaan guardò l’Elfo che monitorava la situazione, poi Cullen, poi il fischietto, comprendendo le implicazioni di quell’oggetto. -Sto bene, Revas, non preoccuparti.-
-Sicuro?- gli venne chiesto.
Shaan gli sorrise. -Sicurissimo.-
-La tua gente li usa nell’Enclave di Denerim per dare l’allarme sulla lunga distanza. Ne avrò sequestrati una decina quando ero d’istanza a Kinloch.- spiegò Cullen, indicando l’oggetto con un cenno del capo. -Noi sentiamo solo un sibilo, per voi, beh… da quello che dicono, il fastidio è simile a quello di una forchetta che gratta sulla porcellana.-
Shaan ripose il fischietto nel sacchetto, arricciando il naso. -Ho presente.-
Cullen abbozzò un sorriso. -Potrebbe aiutarla a sentirsi più al sicuro.- ipotizzò. -E magari potrebbe pensare di portare Currant a giocare nei giardini, un giorno. Da quello che mi dicono, non lasciano mai la torre.-
Shaan lo osservò per un po’ senza dire nulla, come se fosse alla ricerca di qualcosa nei suoi lineamenti. -Ci vorrà del tempo.- disse, semplicemente.
Cullen gli sorrise con aria di consapevolezza. -Preferirei che non le dicessi che te l’ho dato io. Per ovvi motivi.-
-Per ovvi motivi, sì.- gli fece eco Shaan, riponendo il sacchetto con cura in una tasca del completo. Ritornò a indugiare sulla maniglia, ma era chiaro che volesse esprimere qualcosa che non sapeva come articolare.
Cullen lo rassicurò con una pacca sulla spalla, precedendolo all’interno. -Organizziamoci, coraggio. Il tempo è agli sgoccioli.-
Shaan inspirò profondamente, poi sbuffò, passandosi una mano dietro al collo mentre rilassava la postura. -D’accordo. Al lavoro!-

 

-Note-

Tutta Skyhold quando si è sparsa la voce
Tutta Skyhold quando Cullen se ne va tutto imbacuccato

 
   
 
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