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Autore: syila    24/03/2024    1 recensioni
Il Palazzo d'Estate non aveva un centro.
Come il delta di un fiume, una volta oltrepassato il grande portone laccato, si disperdeva in mille rivoli tra padiglioni, terrazze, ponti e giardini che s'inerpicavano sulle pendici della Montagna di Giada fino a perdersi oltre il velo leggero delle nebbie.
La luce crepuscolare in cui era sempre avvolto quel lembo del Reame degli Spiriti lo rendeva ancor più irreale; i suoi edifici galleggiavano nel vuoto, circondati dall'aureola delle lanterne, mentre i drappi delle casate che li avevano abitati nei secoli sventolavano al capriccio della brezza, come grandi vele di seta sfilacciata.
A Leng Ye Xue quel luogo aveva sempre ispirato un senso di decadenza e malinconia, era un'eredità del passato di cui non aveva mai avuto troppa cura; a differenza dei suoi predecessori, non aveva mai fatto nulla per ingrandirlo o abbellirlo.
Era anche abbastanza certo che ci fossero alcune stanze in cui non aveva mai messo piede.
Dei vivaci schiamazzi lo distolsero dalla contemplazione della luce lunare che inargentava i tetti d'ardesia; probabilmente il suo ospite aveva scoperto lo stagno delle anatre.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bagliori d'Oriente'
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Capitolo XXXIV
Chi si vendica dovrebbe scavare due fosse.

Il Signore degli Shen aveva provato a dissuaderla dal condividere quei ricordi.
La sua reticenza derivava in parte dalla paura di mostrarsi per ciò che era stato in vita e che in fondo era la sua natura di Immortale maledetto dal Fato, in parte (anzi in buona misura) dal fatto che una situazione tanto miserevole, intessuta di inganni, assassinii, vendette non avrebbe dovuto incontrare l'indole nobile e gentile della dama.
“Ci sono più cose tra cielo e terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia...”
In tutta risposta Ekto aveva citato Shakespeare e si era limitata a sorridere, porgendogli di nuovo la mano.



Il primo ricordo nitido del giorno in cui la sua privilegiata esistenza era andata in pezzi risaliva ad una tersa mattina del mese di Wŭ Yuè*.
La campagna sembrava sorridere al sole: le risaie con le vene gonfie d'acqua e gli alberi carichi di frutti ormai maturi preannunciavano un abbondante raccolto.
Nell'immaginario comune le tragedie avvengono in notti particolarmente buie, sferzate dalla tormenta o avvolte dalle nebbie; quella del Ministro Leng invece cominciò in una splendida giornata di inizio estate, all'uscita dalla confortevole locanda sulla strada per Luoyangan, dove aveva pernottato prima di tornare in città.
Aveva preso un lungo bagno caldo e si era cambiato d'abito per presentarsi a corte.
Lo aspettava un'interminabile giornata in tesoreria, ma neppure l'idea di avere a che fare coi segretari del ministero, ai quali doveva rendicontare dal primo all'ultimo tael* speso durante il viaggio , riusciva ad intaccare il suo buonumore.
Una volta libero dagli obblighi del suo incarico sarebbe tornato a palazzo per omaggiare la consorte, partendo l'indomani alla volta della tenuta.
Erano passati quattro mesi dall'ultima volta che aveva visto Jin-Jin e il messaggero che aveva inviato una settimana prima con una missiva e un piccolo dono, non era ancora tornato a portargli notizie. Aveva già un piede sulla staffa della sua cavalcatura quando tra i soldati della scorta si diffuse una certa agitazione, le sentinelle davanti alla locanda avevano fermato qualcuno che chiedeva con urgenza del Ministro.
“La signora Sie?”
Quando gli comunicarono che veniva dalla tenuta Ye Xue si affrettò a ricevere il nuovo arrivato e si stupì nel riconoscere l'insegnante di musica del villaggio.
Era arrivata fin lì seguendo le indicazioni contenute nella missiva indirizzata alla concubina e a riprova delle sue affermazioni una guardia gli mostrò la bisaccia insanguinata che le avevano trovato addosso; riconobbe le insegne della sua casata e all'interno c'era ancora il dono che il messaggero avrebbe dovuto recapitare insieme alla lettera.
L'anziana donna, stravolta e scarmigliata, venne aiutata a scendere quasi di peso dal suo carretto e nonostante il viaggio massacrante appena vide il Ministro si gettò in ginocchio, poi piangendo iniziò a riferire di un'immane disgrazia.
Alle richieste di spiegazioni via via più dure e perentorie da parte del padrone della tenuta la poveretta fu sopraffatta dal panico; iniziò a farfugliare frasi sconnesse e a ripetere che erano tutti morti.
A quel punto Ye Xue era già montato a cavallo, ignorando i richiami alla prudenza del suo capo scorta, che gli spedì dietro una decina di uomini, raggiungendolo dopo aver impartito alcune direttive al resto della colonna.




Con la bella stagione bastavano una mezza giornata e un buon cavallo per coprire la distanza dalla capitale ai possedimenti della famiglia Leng.
Il Ministro arrivò in vista della tenuta col sole dell'ora sesta ancora alto nel cielo.
Qui la sua cavalcatura s'impuntò, stremata e schiumante e fu costretto a proseguire a piedi, tagliando attraverso i campi.
Già da lontano percepiva qualcosa di sbagliato, un silenzio immobile e inspiegabile gravava sul palazzo in momento del giorno solitamente molto animato.
Le guardie si disposero a ventaglio avanzando verso il muro di confine, mentre il capitano si affiancò a Ye Xue, dopo aver rinunciato a tenerlo in seconda linea.
In base alla sua esperienza qualunque cosa fosse successa alla tenuta si era conclusa da ore; all'interno non c'erano movimenti, solo qualche esile filo di fumo che saliva dal cortile principale e dalla zona delle cucine.
La sagoma scura e furtiva di un grosso randagio mise all'erta la guarnigione, ma nel vedere il gruppo di persone armate di picche e spade la bestia nera guaì spaventata e scappò uggiolando verso il villaggio, seguita dagli altri cani del branco.
Una volta raggiunto il grande cancello gli uomini videro ciò che li aveva attirati: all'architrave erano appesi due servitori.
Erano stati colpiti da numerose frecce, come se qualcuno si fosse divertito ad usarli come bersagli, poi li avevano finiti impiccandoli con le cinture delle loro vesti.
L'aria era appesantita dall'odore del sangue e dei corpi che, a causa del caldo, manifestavano già il livido gonfiore della decomposizione.
Il Ministro, investito dai pesanti miasmi, esitò e si portò una mano alla bocca, perché lo stomaco contratto voleva liberarsi del suo contenuto.
“Sinong, questo soldato ti chiede di rimanere qui...” lo supplicò il capo scorta quando lo vide fermarsi, ricevendo un nuovo secco rifiuto.
I due cadaveri all'ingresso erano solo l'antipasto del macabro banchetto che era stato apparecchiato nel cortile principale.
Qui una ventina di corpi giacevano a terra in atteggiamenti che misero a dura prova le capacità deduttive del capitano; mentre i suoi soldati li perquisivano uno ad uno, cercando inutilmente dei segni vitali, lui provava capire come si erano svolti i fatti.
Riconobbe molti servitori che aveva incontrato durante le visite precedenti; c'erano segni di lotta, una lanterna di pietra rovinata a terra, delle ceste sparse, però trattandosi di popolani la maggior parte era stata colta di sorpresa e non aveva opposto resistenza.
Al contrario alcuni cadaveri non mostravano segni di ferite o percosse; i loro visi erano violacei e congestionati, gli occhi sbarrati in un tragico stupore.
“Sembra un assalto di banditi finito male...” mormorò affatto persuaso, troppe cose non gli tornavano ancora.
“A Jīn...” gli fece eco Ye Xue, realizzando in quel momento cosa implicassero le parole del soldato “A- Jīn!”
Il Ministro iniziò a correre verso il padiglione della concubina e costrinse la sua scorta ad abbandonare la perlustrazione.
“Sinong fermati ti prego! Non sappiamo se c'è qualcun altro nascosto in casa!”
“A- Jīn!”
Il nome risuonò nelle stanze vuote, ritornando in una flebile eco che amplificò l'angoscia della mancata risposta.
Scavalcò i cadaveri della cuoca e della nipote, che ingombravano il corridoio insieme ad una marea di stoviglie in frantumi.
Gli assassini erano stati rapidi e misericordiosi con loro; un fendente alla gola aveva posto fine ad una fuga breve quanto impossibile.
Ye Xue si fermò solo davanti al portoncino che immetteva negli appartamenti privati; il corpo della cameriera personale di Jīn-Jīn era stato trafitto e inchiodato ai pannelli di legno da una lunga lancia, che le aveva trapassato il petto e ne sosteneva ancora il peso.
Ricordando quanto fosse cara alla sua Foglia d'Oro il Ministro esitò di nuovo, combattuto tra l'istinto di aprire quella porta e la paura di trovare conferma alle parole della signora Sie.
“Sono tutti morti!”
Tutti, senza eccezione, compresa Jīn Yè.
Il capo scorta approfittò di questa pausa e, aiutato da un paio di soldati, liberò il cadavere della giovane donna e lo depose a terra.
La via adesso era sgombra e Ye Xue non aveva più scuse dietro cui nascondersi; si appoggiò ai battenti e li spinse con forza, entrando nella stanza.




Era pronto al peggio, perciò fu un enorme sollievo constatare che all'interno era tutto in ordine; l'onda di sangue e morte che aveva devastato il palazzo si era fermata alla soglia dell'appartamento e lo aveva risparmiato.
“A-Jīn?” bisbigliò, frugando con lo sguardo ogni angolo.
Forse lei non era lì quando c'era stato l'assalto, forse aveva trovato un nascondiglio sicuro e non osava uscire per paura che i banditi tornassero.
Il Ministro aveva già costruito una serie di teorie plausibili; la tenuta era enorme e aveva alcune stanze segrete, in passato durante guerre e rivolte erano servite come rifugio per i membri della famiglia Leng.
Stava per impartire agli uomini l'ordine di ispezionare il palazzo dal tetto alle fondamenta, quando un dettaglio in movimento attirò la sua attenzione verso il giardino.
Le imposte scorrevoli, lasciate aperte, inquadravano i ciliegi attorno al lago e sul verde tenero delle foglie spiccava il fluttuare di una stola bianca.
La debole brezza del pomeriggio non riusciva a strapparla al ramo in cui era rimasta impigliata.
Quel mesto saluto di seta parve a Ye Xue un terribile presagio e nessuna delle sue consolanti ipotesi riuscì a convincerlo del contrario.
“Sinong non andare...”
Stavolta il capitano provò a trattenerlo afferrandogli il braccio, anche lui aveva visto la finestra spalancata e aveva tratto conclusioni assai diverse; dato che l'appartamento era in ordine probabilmente i banditi erano passati dal giardino e se la Consorte Li avesse tentato la fuga dal retro li avrebbe trovati sulla sua strada.
L'altro reagì con un gemito di frustrazione e si liberò della presa, proseguendo verso l'esterno.
Notò a malapena le orme di stivali che correvano attorno al perimetro del lago, non era un segugio a caccia di indizi, cercava solo la conferma della presenza di Jīn-Jīn ed era felice di non averla ancora trovata.
“Cosa fate ancora qui? Uscite nei campi, cercate nelle stalle! Esigo che passiate al setaccio ogni zolla della proprietà!”
Al contrario del Ministro, che si muoveva a caso tra i sentieri e le aiuole, le sue guardie stazionavano nei pressi di un enorme cespuglio di peonie; all'ordine diretto scattarono sull'attenti, ma nessuno si mosse né osò interloquire.
Al suo avvicinarsi si fecero da parte rivelando infine ciò che avevano trovato: una pantofola di seta calzata da un piccolo piede femminile spuntava dagli arbusti, mentre il resto era nascosto nell'ombra della pianta fiorita.
“Allontanatevi.” disse piano e gli uomini obbedirono prontamente, non erano curiosi di scoprire la sua reazione al macabro ritrovamento e perfino il capitano era rimasto a distanza.
Strisciando a carponi sul terreno Ye Xue riuscì a prelevare il corpo e a portarlo fuori dall'intrico vegetale.
La causa della sua morte era evidente: un singolo, profondo taglio alla gola l'aveva uccisa in pochi grani di clessidra, lasciandole sul viso un'espressione non di sofferenza, quanto piuttosto di vago stupore.
L'assassino l'aveva sorpresa lì, poi era fuggito senza infierire e lei era crollata nel cespuglio, che richiudendosi l'aveva protetta dal sole e dagli animali selvatici.
Il Ministro Leng tolse meticolosamente dai suoi capelli qualche petalo e annodò la cintura dell'hanfu, benché le membra irrigidite e l'abito zuppo di sangue ormai rappreso non gli facilitassero il compito.
Quando ritenne di aver finito si sdraiò accanto a lei e posò la mano sulla sua, come faceva sempre durante le loro passeggiate in giardino.
In quei momenti un gesto e uno sguardo bastavano a colmare le pause vuote delle lunghe separazioni.
Quanto sarebbe durata stavolta la lontananza dalla sua Foglia d'Oro?
Una parte di lui aveva già preso atto che era morta e la sua mano era gelida come il sepolcro in cui l'avrebbero calata dopo le esequie.
Il resto della sua coscienza si rifiutava di fare pace con questa verità e cercava di trattenere la presenza dell'amata il più a lungo possibile; non gli importava che la mano di a-Jīn fosse ormai fredda, lui aveva abbastanza calore per scaldare entrambi.




Il silenzio pesante, interrotto dal gracchiare disordinato dei corvi occupati a contendersi i cadaveri del cortile, agitava l'animo dei presenti, che si guardavano perplessi e irresoluti.
Per quanto assurdo sembrava che Ministro Leng aspettasse il risveglio della concubina e il capitano delle guardie, mettendo a rischio la sua testa, decise di interrompere la lugubre veglia appellandosi alla necessità di offrire una degna cerimonia funebre alla Consorte Li.
“Sinong, Eccellentissimo, questo subordinato vorrebbe essere utile, permettigli di aiutarti...”
Lo scatto improvviso di una serratura all'interno dell'appartamento interruppe il suo discorso e spaventò i soldati, che puntarono le picche verso il porticato intimando all'intruso di uscire.
Dopo qualche istante una sagoma si palesò incerta nel rettangolo della finestra, fermandosi solo quando incontrò il metallo delle armi rivolte contro di lui.
Era un ragazzino molto pallido, con gli occhi arrossati e le labbra gonfie, arse dalla sete.
Somigliava più ad un fantasma che ad un essere umano: aveva le vesti lacere, sporche di sangue e i capelli coperti di polvere e ragnatele.
Quando il capitano gli rivolse una domanda diretta rispose con un rantolo afono, così innaturale che perfino gli animi più coraggiosi ne furono impressionati.
“Portatelo da me.”
Lo stupore delle guardie si unì al sollievo nel vedere il Ministro di nuovo in piedi e padrone di sé; in fretta afferrarono l'intruso e lo trascinarono davanti lui.
“Io ti conosco, sei il figlio minore del Sovraintendente Meng.” sentenziò, dopo avergli sollevato la testa verso la luce.
L'interpellato strizzò gli occhi, infastidito dal sole, poi li aprì sulla figura dell'uomo che lo stava interrogando e qualcosa nelle sue parole suscitò finalmente una reazione comprensibile.
“A casa...” articolò con un filo di voce “Il... sangue... il sangue scendeva dalle scale... non sono entrato... ho chiamato... ho gridato... nessuno ha risposto nemmeno il vecchio Xiaoxing, lui abbaiava sempre e mi correva incontro quando tornavo col cesto dei pesci... e io... io non sono entrato, sono venuto subito dalla Signora, però era troppo tardi... il sangue scorreva dappertutto... anche qui.”
Era semplice trarre le conclusioni di quel racconto frammentario: chi aveva assaltato la tenuta si era preoccupato di passare prima dalla dimora del Sovraintendente, in modo che non potesse dare l'allarme.
Il ragazzino era andato a pescare e si era salvato per puro caso.
“Perché le guardie non hanno reagito?”
Il capitano si riferiva alla scorta personale della Consorte Li, soldati assegnati alla sua protezione che lui aveva trovato riversi nel cortile con le spade ancora nel fodero.
Non avevano nemmeno accennato a difendersi.
Il sopravvissuto lo guardò come se avesse imprecato contro gli dei e mormorò “Come avrebbero potuto alzare le armi su di lei?”
“Lei? Lei chi?” lo incalzò il capitano.
Il ragazzo invece di rispondere si girò verso Ye Xue e mosse le labbra pronunciando poche sillabe, che somigliavano ad una supplica o una richiesta di perdono.
“Lei chi?” insistette il Ministro Leng.
“La Consorte Nán Xī Fēng*.”
L'inattesa rivelazione li lasciò attoniti; il nome della Consorte ufficiale associato ad un crimine tanto feroce equivaleva ad una sentenza di morte per chi lo aveva pronunciato.
“Stai vaneggiando!” esclamò il capitano“È chiaro che i tuoi ricordi sono confusi a causa di un simile orrore! Sinong, Eccellentissimo, non puoi dare credito alle sue parole, sono i deliri di una mente sconvolta.”
Ye Xue zittì il sottoposto con un cenno della mano, per poi rivolgersi di nuovo al ragazzo.
“Tu sai come si muore nel supplizio dei cento tagli?” chiese molto lentamente “Il condannato viene legato ad un palo e il suo corpo viene spolpato fino alle ossa, un taglio dopo l'altro, i carnefici esperti possono prolungare la sua agonia per giorni... È una pena che si applica solo a reati molto gravi come la lesa maestà, la falsa testimonianza e il tradimento. Tienilo a mente e poi rispondi; chi hai visto insieme ai banditi che hanno assaltato la tenuta?”
L'interessato non si fece intimorire dall'esplicita minaccia.
“Se la morte è il sentiero più breve per riabbracciare la mia famiglia allora lo intraprendo con gioia, ma so chi ho visto due notti fa nel cortile insieme ai banditi, è la stessa persona che si era presentata al mattino scortata da molti soldati con le tue insegne. Mio padre è stato avvisato e siamo corsi a renderle omaggio, benché la sua visita fosse del tutto inattesa...”
Il ragazzo a quel punto barcollò e le guardie lo sostennero prima che crollasse a terra; era molto provato dalle privazioni e dai traumi subiti, tuttavia Ye Xue non ascoltò il suggerimento di lasciarlo riposare e lo invitò a continuare il racconto.
Gli eventi narrati dal testimone ricostruirono un quadro coerente, dimostrando che nonostante il trauma era lucido e ricordava tutto a cominciare dall'arrivo della Consorte Nán, seguito dal lungo colloquio riservato che aveva avuto con la Consorte Li.
Al momento di accomiatarsi chi era presente aveva notato l'espressione turbata della concubina e quella impenetrabile della Signora Nàn, che si era intrattenuta coi subalterni e il Sovraintendente ringraziandoli per i riguardi che avevano verso la tenuta e la Consorte Li ed elargendo loro dei regali in denaro.
Nessuno aveva capito le vere ragioni di quella visita; la concubina non aveva dato spiegazioni e si era ritirata nel suo padiglione con la cameriera personale.

Il resto della giornata era trascorso nella più totale normalità.
Il ragazzino era andato al lago e al tramonto, dopo aver scoperto il massacro della sua famiglia, era corso subito alla tenuta arrivando in tempo per assistere all'ultimo atto della tragedia.
Nascosto sul tetto della cucina aveva visto i banditi radunarsi nel cortile principale, dove il loro capo, un'esile figura incappucciata e avvolta in una lunga cappa, li stava aspettando insieme ad alcune giare di vino.
Gli animi dei malfattori erano infervorati dall'impresa compiuta e inneggiavano alle doti di stratega della persona che li aveva assoldati.
Levarono le ciotole colme e brindarono più volte, mentre a terra alcune delle vittime ancora vive si trascinavano ferite e agonizzanti.
Ben presto i più baldanzosi cominciarono a chiedere il compenso pattuito per il lavoro e nell'udire la risposta del capo banda il ragazzino, con sua grande sorpresa, scoprì che si trattava di una donna.
Lei li invitò a prendere tutto ciò che potevano portare via, compresi i gioielli della concubina e il denaro conservato nella cassaforte del sovraintendente e quei farabutti, allettati all'idea di depredare una ricca dimora, dimenticarono il vino e si gettarono a rivoltare la tenuta.
In un breve lasso di tempo i rumori delle suppellettili in frantumi e gli alterchi scoppiati tra chi si contendeva lo stesso oggetto prezioso cessarono; solo un pungo di uomini fece ritorno nel cortile sulle proprie gambe; dal suo nascondiglio il testimone li vide stramazzare sul selciato e dibattersi in cerca d'aria, come i pesci nel canestro.
La donna misteriosa, che aveva atteso pazientemente accanto al suo cavallo, allora si fece avanti e li raggiunse osservando con interesse i loro ultimi sussulti di vita, poi abbassò il cappuccio e gli rivolse alcune parole colme di disprezzo.
“Davvero voi luride carogne pensavate che vi avrei lasciato portare via ogni cosa? Tutto questo mi appartiene, comprese le vostre miserabili vite, sono mie per diritto di stirpe.”
Al termine del lungo resoconto il Capitano le guardie scrutarono il Ministro; chi aveva avuto la sfortuna di essere al servizio della Consorte Nán sapeva che quel comportamento crudele e arrogante le apparteneva.
Il marito si era sempre mostrato molto tollerante nei suoi confronti, le aveva lasciato gestire il palazzo come meglio aveva creduto, a volte sminuendo i suoi eccessi di rabbia con la servitù, i capricci o le folli richieste di denaro.
Il quieto vivere e la buona armonia delle due grandi casate che si erano unite col loro matrimonio valevano ben più dell'occhio pesto di una sguattera o dell'ennesimo abito di seta.
Adesso però la Consorte Nán aveva allungato le mani sull'unico bene a cui Leng Ye Xue attribuiva un'enorme importanza: la Consorte Li.
Pur senza essere dei finissimi cortigiani i presenti intuirono, dallo sguardo torvo e dall'espressione di pietra del Ministro, che il danno era irreparabile e la sua scorribanda non sarebbe rimasta impunita.
“Radunate i corpi, innalzate una pira; se la legna non bastasse usate i mobili e le stoffe, prendete l'olio e il vino nelle cantine e cospargeteli sugli edifici, uccidete gli animali che non sono ancora morti, date fuoco alle stalle e ai raccolti nei campi.”
Il Ministro gli aveva ordinato di radere al suolo ogni cosa, distruggendo una proprietà che fruttava all'anno migliaia di tael e le guardie, di fronte ad una richiesta tanto assurda, ebbero un momento di esitazione a cui rimediò la prontezza del loro superiore.
“In obbedienza a quanto hai decretato, Eccellentissimo Sinong, questi soldati saranno rapidi e solerti nell'eseguire i tuoi ordini!”




“Perché non hai provato a farlo ragionare Capitano? Lui ti avrebbe ascoltato!”
Davanti allo scempio dei fienili, dei granai e delle stalle divorate dal fuoco alcuni uomini non riuscirono a tacere il malcontento.
“Si, probabilmente mi avrebbe ascoltato, poi avreste dovuto sistemare anche il mio cadavere sulla pira...” ipotizzò l'interpellato“Non possiamo metterci tra il Sinong e la sua vendetta.”
“Vendetta? Mi pare che stia danneggiando solo sé stesso!”
“Quella che a noi sembra una tragedia è ben poca cosa per chi è ricco e nobile di nascita, consideralo come un piccolo tributo alla Consorte Li, il grosso dell'offerta lo avrà appena torneremo a Luoyangan. Mantenete i nervi saldi e attenetevi alle direttive se volete rivedere la prossima alba.”




Al sopraggiungere dell'oscurità anche la grande pira nel cortile centrale era pronta; i soldati vi avevano collocato i cadaveri, accatastandoli su fascine di legna e sterpi impregnati di bitume.
Intanto ai cancelli si erano radunati numerosi abitanti del vicino villaggio, che vedendo levarsi un fumo denso dalla tenuta erano corsi con secchi e stracci bagnati, ma erano stati bloccati all'ingresso e costretti ad assistere allo spettacolo della grande residenza che diventava cenere.
Quando infine comparve il Ministro le proteste e le suppliche dei popolani tacquero di colpo; l'uomo avanzava lentamente tenendo tra le braccia un corpo avvolto in un drappo di seta rossa, lo seguiva un ragazzino malconcio dall'aria spaurita, che alcuni riconobbero come uno dei figli del Sovraintendente.
Le guardie, in mancanza di una vera e propria funzione religiosa, si disposero a formare un corridoio di lance e resero gli onori militari alla Consorte Li.
Ye Xue la depose sulla piattaforma più alta e prima di lasciarla le baciò la fronte, le labbra e le mormorò all'orecchio alcune parole che il crepitare delle fiamme si portò via.
Il ragazzino sparse sulla salma dei petali di peonia e lasciò un fiore tra le mani della madre; lei, i suoi fratelli e sorelle erano stati collocati vicini e i soldati avevano fatto del loro meglio per comporli in modo dignitoso.
Il corpo martoriato di suo padre invece era stato avvolto in una tenda verde; i banditi si erano accaniti su di lui, forse per fargli confessare dove teneva nascosto il denaro e il figlio era stato in grado di riconoscerlo solo dalla mano inanellata, che spuntava tra le pieghe della stoffa.
Il Ministro chiese una torcia e appiccò personalmente il fuoco, poi prese il ragazzino e lo tirò indietro non appena il calore cominciò a farsi troppo intenso.
I due rimasero a contemplare le fiamme che avvolgevano e consumavano la pira, tra lo sgomento dei popolani assiepati al cancello e l'inquietudine delle guardie.
Dopo i discorsi del Capitano vedevano sotto una luce diversa il silenzioso stoicismo del Sinong, che non aveva versato una lacrima, mentre guardava il cadavere dell'amata concubina e tutta la tenuta scomparire in uno scenario infernale.
Quello che aveva acceso in realtà era la miccia della sua vendetta e loro, nel bene o nel male, ne sarebbero stati parte.




“Conosci la storia di Sardanapalo?”
Ye Xue interruppe la condivisione mentale, ma non il contatto con la mano della Prima Signora; il tepore del suo palmo gli aveva trasmesso un grande senso di pace, permettendogli forse per la prima volta di rivivere quei terribili momenti da spettatore esterno piuttosto che da protagonista.
Aprì gli occhi e notò l'espressione tranquilla della maga, affatto turbata dall'aver assistito ad una vicenda così tragica.
Si chiese se la sua magia la proteggesse in qualche modo dalle emozioni negative oppure se avesse avuto anche lei una vita segnata da lutti e disgrazie, che l'avevano temprata a qualsiasi circostanza.
“No, cosa ha a che fare con me?”
“Quando hai dato l'ordine di bruciare tutto mi è venuta in mente la storia di questo antico re assiro, che trovandosi assediato senza possibilità di fuga o di vittoria scelse di morire e di portare con sé ogni suo bene, schiavo e concubina per non lasciare niente da depredare al nemico... Tu non stavi omaggiando l'amata consorte, reagivi all'arroganza della tua prima moglie che si era proclamata padrona di tutto.”
“Ah...”
L'immortale chinò il capo, a pensarci adesso provava ancora rabbia nei confronti di Xī Fēng, mille anni non erano bastati a placare il suo odio, come non erano bastati a fargli dimenticare A-Jīn.
“Mi biasimi forse?” chiese a bassa voce.
“Perché dovrei? Perché non hai pianto e urlato sul corpo della Consorte Li? Perché hai voluto distruggere una tua proprietà? O perché hai promesso alla tua amata che l'avresti vendicata e poi raggiunta? Devo biasimarti perché non hai mantenuto la tua parola?”
Il Signore degli Shen la osservò incapace di replicare, Ye Feng invece posò la tazza di porcellana sul tavolo e strinse nervosamente l'impugnatura della spada; era un argomento delicato e la Prima Signora stava rischiando molto ad affrontarlo.
“Possiedi una magia davvero eccezionale, è riuscita a carpire perfino il mio ultimo saluto a Jīn-Jīn.” riconobbe infine Ye Xue.
“Nessuna magia maestro Leng, è pura deduzione, chiunque sia stato separato in modo così crudele da una persona cara ha il desiderio di rivederla e riunirsi a lei.” rispose Ekto “Era questa consapevolezza ad impedirti di cedere alla disperazione, la vendetta che stavi già pianificando non ti avrebbe lasciato scampo ed era un sollievo, perché avresti ritrovato la Consorte Li in una delle vite successive, eppure...”
“... Eppure sono ancora qui.”
“I piani troppo ambiziosi a volte sfuggono di mano.”
“O prendono più tempo del previsto.” mormorò cupo l'interlocutore.
“Cosa ne è stato della tua prima moglie?”
L'Immortale la guardò di sottecchi, tuttavia evitò di sprecare fiato in obiezioni, ormai gli era chiaro che il soffice bozzolo luminoso del suo Qi nascondeva un'anima d'acciaio.

Fine trentaquattresima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Il tempo di riprendermi dalla maratona letteraria dell'extra coniglioso ed ecco sfornato caldo e fumante come un baozi il nuovo aggiornamento.
Come vi avevo preannunciato questo e il prossimo saranno capitoli dedicati ad un lungo flashback: nel passato di Ye Xue c'è un segreto che si ostina a non rivelare a Yun Bai e che riguarda la tragica morte dell'amata concubina, vittima della gelosia della consorte ufficiale del Ministro.
È un tassello fondamentale per capire le dinamiche di questa coppia e mi premeva molto svelarvelo, anche per le ripercussioni che avrà sulla relazione tra il Signore degli Shen e il suo mago bianco.
Ovviamente le cose non sono così semplici, nelle famiglie allargate dell'antica società cinese entravano in gioco altri fattori legati ad un rigidissimo sistema di regole e convenzioni.
Nel prossimo capitolo scopriremo le ragioni della consorte ufficiale.
Preparatevi ad un altro capitolo ad alto tasso di angst, se questo non vi fosse bastato!
Restate a bordo della cesta di giunchi e tenetevi forte, il viaggio proseguirà in tempi... spero accettabilmente brevi, (✿◠‿◠) ni hao e a presto!

Termini e spiegazioni:
Wŭ Yuè: corrisponde all'inizio della stagione estiva.
Sinong: in epoca Tang designava un ministro imperiale, nella fattispecie Ye Xue è il Ministro del Tesoro.
Nán Xī Fēng: la moglie ufficiale del Ministro ha un nome che è tutto un programma, traducibile come "Splendido vento spietato"

   
 
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