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Autore: NicoRobin95    28/03/2024    0 recensioni
Loki mi guardò con sguardo limpido e con gli occhi pieni di tristezza mi disse: "Spesso abbiamo bisogno di eroi e antagonisti é la grande menzogna che fa girare l'universo. Serve qualcuno da incolpare e qualcun altro da ringraziare. È così che va, spesso però non ci si rende conto che sono gli eroi che acclamiamo a dare vita ai mostri che odiamo. Sono loro che li creano, presentandoli come tali al mondo. Un capro espiatorio che tutti feriscono e uccidono senza pietà. Senza sapere che spesso è volentieri, sono gli "eroi" a trasformarlo in qualcosa da odiare, raccontando solo il lato 'di facile accettazione' dei fatti." Fu questa la frase che mi aprii gli occhi, ecco perché sono qua a raccontarvi la versione taciuta da millenni, la vera storia di Asgard e capirete tantissime cose. Solo allora deciderete chi realmente è egoista, avido e spietato.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Farbauti guardó fuori dalla finestra il paesaggio ghiacciato; nulla in quel regno avrebbe mai avuto la speranza di sciogliersi, anche solo un po'; sicuramente non con quello spietato sovrano a capo.
La porta della sua stanza bussó e Maja la sua fedele ancella entró. Lo sguardo della regina s'illuminó per in attimo, ma non per sè stessa, era felice di vederla tornare sana e salva, ma questo non le sollevava certo il morale.
 
"Mia regina, ho qua tutto ciò che serve per salvarti la vita, sia da... da questa notte, sia per un'eventuale gravidanza. Mi raccomando mia regina abbi cura di te, devi seguire tutte le istruzioni che mi sono state date dalla guaritrice."
 
"So che hai rischiato la vita per me mia dolce fanciulla, ma, non sono sicura di volermene avvalere."
 
La ragazza fece cadere il cestino in terra.
 
"In che senso mia regina? Non c'è alternativa."
 
"Si che c'è." Replicó la regina.
 
"E quale sarebbe?"
 
"Lasciare che le cose vadano come devono andare."
 
"Cosa intendi con questo mia signora?"
 
"La mia vita è rovinata, la mia sorte è stata triste, perché forzarla? Se sta sera dovessi morire, il debito del mio popolo sarebbe ripagato, sarebbero liberi da Laufey, dagli Jotun, da tutto."
 
"No mia regina. Credi davvero che Laufey si fermerà, come se avesse un cuore, se anche tu venissi meno, non sia mai pretenderebbe comunque quello che gli spetta dal tuo popolo. Il tuo sacrificio sarebbe inutile e poi soffrirebbero tantissime persone."
 
"E se invece sopravvivessi, o peggio ancora, se aspettassi un suo erede? Questa creatura innocente sarebbe segnata, disprezzata da tutti perché figlio di Laufey, ma odiato dagli Jotun perché per metà mio sangue."
 
"Non sarà così mia regina, dovrai sopravvivere semplicemente e vedrai che andrà tutto bene. Appena si verrà a sapere dei rischi a cui sei stata esposta dovendo passare la notte con lui... vedrai, avrà contro tutti i nove regni."
 
"Si certo, aiuteranno il mio popolo come hanno fatto fin'ora? Pensi che nessuno sappia di questa situazione? Ti risulta che qualcuno abbia offerto aiuto per estinguere il debito del mio popolo o per sostenerlo?"
 
"Mia regina, tra il tuo popolo e gli Jotun c'è un tacito accordo, questo fa parte del patto e a meno che non venga spiegato apertamente nessuno può sapere che questa situazione sia così dolorosa per te."
 
"Ti prego Maja, vuoi dirmi che Odino è così sciocco? Vuoi dire che non lo immagina?"
 
"Senza nulla di ufficiale non può fare nulla, anche se immagina tutti i dolorosi risvolti. Ti prego lascia che ti aiuti."
 
"Cosa devo fare?" Rispose la regina più per accontentare l' ancella che per sé stessa.
 
"Ti spiegherò tutto. Mi raccomando devi eseguire attentamente le istruzioni che mi ha dato la curatrice. Non voglio perderti."
 
 
Quelle ore per la regina Farbauti furono interminabili. Non era di certo così che si era immaginata la prima notte d'amore. Provava terrore, tristezza, disgusto.
Il fatto che dovesse prepararsi come a un evento importante la irritava ancora di più. Quattro ancelle, compresa Maja lavorarono al suo aspetto per ore, ma lo fecero in silenzio con aria sommessa, quasi come se stessero preparando un corpo morto per la sepoltura. Maja era quella che più soffriva a doverla preparare, oltre che dall'espressione lo si vedeva dal fatto che ogni cosa facesse, dal pettinare i capelli, sistemare il vestito o appuntare l'acconciatura era accompagnato da tocchi e carezze affettuose. 
Era impossibile non notare quanto quella reale ninfa fosse bella; lo si poteva vedere da sempre, ma così preparata e agghindata era proprio palese. 
Il vestito blu scuro risaltava la pelle chiara quasi diafana e faceva brillare i suoi splendidi occhi color ghiaccio; nonostante fosse debole, emaciata e con il volto segnato dalle sue sofferenze era davvero bellissima e leggiadra come una libellula o una farfalla. Le due cose predominanti erano i capelli lunghi, spessi e ondulati color ebano e la sua pelle chiarissima che li contrastava.
 
La accompagnarono per il corridoio che per lei era come la strada verso il patibolo.
 
Le sue ancelle erano forse più preoccupate e terrorizzate di lei; lei sembrava impassibile, pronta ad affrontare il peggio a testa alta, senza mostrare fragilità o sofferenza anche se dentro di lei regnava la più nera disperazione.
 
La fatidica ora arrivó, la porta della stanza reale si aprí e lei dovette raccogliere tutte le sue forze per non piangere e urlare.
Laufey la guardó seduto sul letto, non c'era traccia di amore o di desiderio nei suoi occhi, non c'era traccia di dolcezza e Farbauti si sentí morire. Strinse nella mano destra il cubetto nero datole dalla curatrice, se anche Laufey l'avesse scoperta o le fosse sfuggito di mano sarebbe stata protetta perché erano ormai ore che lo stringeva, era l'unico antidoto a quello che avrebbe dovuto sopportare, anche se la sofferenza, no a quella non ci sarebbe stato rimedio.
 
Laufey la prese con forza senza dire una parola, non fu delicato, non ebbe riguardo, nè tantomeno cura. Il dolore, la paura, la disperazione e la sofferenza che provó quella notte non sarebbe possibile raccontarle perché troppo grandi e troppo sue, troppo personali; non fu più lei questo è certo; nemmeno si sarebbe mai potuto conoscere da cosa, chi o quali pensieri prese la forza per sopravvivere a quegli orribili istanti; l'unica cosa certa è che quel cubetto che qualche ora prima addirittura non voleva sapere di prendere in considerazione si era rivelato la sua salvezza; lo strinse tutto il tempo, ogni qualvolta sentiva dolore, fastidio o voglia di urlare.
Nonostante non si sentisse più in vita, quegli orribili minuti per quanto orribili passarono e lei era ancora viva, almeno fisicamente, sopravvissuta.
 
Rimase sul letto sdraiata con gli occhi rigati di lacrime, lo sguardo fisso, il cubetto stretto nelle mani, tanto che un po' del suo sangue caldo scorreva sul palmo della sua mano.
 
"Ah sei ancora viva!" Disse Laufey con disprezzo.
 
Lei non rispose, ma dentro di sè tremó, dunque non era previsto che fosse ancora viva dopo il rapporto.
 
"Si sa che i parassiti sono duri a morire per quanto insignificanti, nel tuo caso non è diverso. Ora vattene, la tua vista mi irrita."
Un' ancella la aiutò a ricomporsi, la regina era come pietrificata, non diceva una parola, non aveva espressione, completamente senza emozioni, come scioccata. La ragazza l'accompagnó fuori dalla stanza e poi insieme a Hilde che fu felice, ma anche incredula, di vederla ancora viva la condusse nella sua stanza.
 
Lí le sue fedeli ancelle l'aspettavano ansiose e preoccupate, appena la videro le corsero incontro, l'abbracciarono e vedendola in quello stato tirarono fuori con un pianto liberatorio tutto ció che avevano dentro.
 
Lei non parlava, il suo sguardo era fisso, senza emozioni, ma il volto era rigato di lacrime, la sottoveste era ancora slacciata e teneva il vestito stretto a sé. 
 
Non proferiva parola, né mostró emozioni o emise qualche suono; sguardo fisso, lacrime che inumidivano il viso e completamente passiva, sembrava sotto choc come se non avesse più vita in sé.
Dopo quel pianto liberatorio, durante il quale nessuna di loro fu in grado di trattenersi dall'abbracciarla e dal soffrire con lei, le ancelle cercarono di ricomporsi e di accudirla. Riempirono una vasca di acqua tiepida, la aiutarono a spogliarsi, un' ancella dovette raccogliere tutte le sue forze per non piangere quando aiutando Farbauti a togliersi la sottoveste intravide macchie di sangue nella zona del basso ventre, chissà cosa aveva sofferto in quella stanza? Sempre in modo passivo e automatico seguí i movimenti delle ancelle che la lavarono minuziosamente come a voler toglierle di dosso ogni traccia di Laufey, la pettinarono, la asciugarono, la spalmarono di unguenti curativi e dopo averla vestita la fecero sdraiare sul letto. La sua espressione nel frattempo non era cambiata, non un suono, un cenno, un movimento, forse era ancora viva al lato pratico, ma era come morta di dolore, di sofferenza, di incredulitá.
   
 
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