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Autore: Dira_    20/09/2009    14 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Considerando le scarse recensioni ricevute nello scorso capitolo, in rapporto 100:1 con le visite non mi so rapportare bene. Non riesco a capire se questa storia piaccia o meno. Per uno scrittore di fan-fiction (specialmente) le recensioni sono l’unico compenso che riceve. E’ frustrante non vederne quando c’è chi comunque legge.
Comunque, causa studio, il prossimo aggiornamento di giovedì salta.
@Kika2: Ciao Kika! Beh, prima di tutto grazie per i complimenti! Il medaglione sembra contenere qualcosa di vivo, ma t’assicuro che non c’è niente XD dopotutto è solo un’impressione di Thomas! XD
@Trixina: Di niente! ;) Dovevo farmi perdonare in qualche modo per averti ignorato! XD Sì, l’antagonismo Serpi-Grifoni ormai è ridotto all’ambito sportivo, anche se certo, non posso parlare a nome di tutti i Grifondoro (guarda Jamie per esempio XD) La sciarada non l’hai capita? Meno male, almeno non l’ho fatta troppo semplice! XD Sennò che gusto c’era!
@Nyappy: Ah, chi non adora Sy e Rosie? ;) Grazie mille per la recensione e per la costanza!
@Ombra: Figurati, capisco benissimo la scuola! Meno male ormai me la sono lasciata alle spalle! Purtroppo non ti posso passare il numero di Al, perché beh, non ha un cellulare il nostro maghetto! XD Apparte le stronzate, ecco cosa sono riusciti a combinare! Ovviamente un casino!
@Altovoltaggio: non preoccuparti, l’importante è essere passata! XD Il punto di vista di Scorpius qui si evincerà! Spero ti piaccia! Grazie per la recensione!
 
****
 
 
Capitolo XII (2° parte)
 



 
 
Love. This is getting the best of me.
And truth be told, you were the start of it all.
(155, Plus 44)
 
 
 
 
Rimessa delle Scope, accanto al Campo di Quidditch.
Dopo le selezioni.
 
Rose ci rimuginò sopra fino all’ultimo secondo.
Andare o non andare?
Alla fine optò per una risoluzione positiva: nonostante tutto, si disse, non poteva lasciare quel deficiente di Malfoy da solo. Sarebbe stato capace di passare sotto i nasi degli auror, dritto verso la Foresta… e di salutarli con la mano.
Deficiente.
Si diresse con cipiglio ferreo verso la capanna dove venivano lasciati le scope delle squadre di Quidditch, debitamente incantate onde evitare manomissioni da parte delle squadre avversarie.
Scorpius era già lì, appoggiato indolentemente alla porta. Si era lasciato il sotto dell’uniforme, togliendosi il mantello e le protezioni. Il maglione giallo-rosso spiccava nel grigio dilagante di un pomeriggio nuvoloso.
Le sorrise.
“Ehilà Rosey!”
Se non altro non ha aggiunto Posey…

“Ehilà folle.” Lo apostrofò beffarda, raggiungendolo. “Se vuoi un consiglio mi toglierei quel fanale cromatico che hai addosso.”
Scorpius abbassò lo sguardo. “Oh… mi sa che hai ragione.”
Rientrò negli spogliatoi, uscendo con un paio di jeans e un maglione nero a collo alto.

Era indubbio che anche un dannato maglione, del tutto banale, riuscisse a sembrare comunque elegante indossato da lui. Era come metteva le cose, probabilmente.
Qualità Malfoy. A lei sembrava sempre di essere infagottata.
“Allora, sei pronta?”
“No.” Disse secca. “Ma dubito che la cosa faccia qualche differenza.”
“Infatti!” Trillò deliziato, aprendo la porta della rimessa. “Allora… cosa vuoi? Una Nimbus, una Firebolt, oppure andiamo verso quelle in dotazione alla scuola, cioè una bella Comet 260 di circa mille anni fa?”
Rose sbuffò. “Non lo so, fai tu. Ma che non sia troppo… veloce.” Aggiunse, lentamente.

Scorpius la guardò, inarcando le sopracciglia. “Che non sia troppo veloce? Sono scope da corsa, è ovvio che lo siano.” Breve pausa. “Ma tu sai di cosa sto parlando?”
“No.” Replicò sentendosi arrossire. “Sono mio fratello e mio padre quelli fissati con il Quidditch, non io.”

Scorpius le servì un sorrisetto divertito, senza commentare, mentre con la bacchetta disincantava la rastrelliera dei Grifondoro. Studiò i manici, poi ne prese uno, leggero.
“Questo è della Bones. Provalo.”
“Ma è della Bones.” Lo guardò male. “È rubare.”
“Che esagerata. È prendere in prestito.” Glielo porse di nuovo. “È una ri-edizione della StellaFreccia. Ha un buon assetto e non è tanto…” gli scappò da ridere. “Veloce.”

“Vaffanculo Malfoy.” Sibilò strappandoglielo di mano e uscendo dalla rimessa. Si sentì osservata mentre lo inforcava. Rimase in silenzio.
… E adesso?
Perché era questo il problema di base. Lei non sapeva volare.
Scorpius le si avvicinò. Si aspettava di vederlo spanciarsi dal ridere da un momento all’altro, invece sorrideva ebbasta.
La cosa la mise ancora più a disagio.
“Weasley…”
“Non so volare.” Sentì la sua voce ridotta ad un imbarazzante pigolio.

Qualcuno mi ammazzi. Grazie.  
Scorpius sospirò divertito. “Potevi dirmelo subito. Ma le lezioni di volo del primo anno?”
“Sì, ho seguito il corso, ma… sono passata con il minimo storico. E da allora non ho più...”
Scorpius fece un mezzo sorriso. “Toccato una scopa? Ed io che pensavo che fosse perché non sopportavi la Bumb…”
“Non la sopportavo perché mi dava dell’incompetente. Come se salire su un dannato legno volante misurasse l’incompetenza…” sibilò.

“Okay… beh, dai. Prova. Prima di tutto, posala a terra, e poi…”
“Sì, sì. Me lo ricordo.” Buttò il manico a terra “Su!” urlò.

Le arrivò dritto in fronte. Indietreggiò, stordita, mentre il manico andava per conto suo.
Scorpius lo afferrò al volo, ed emise una specie di rantolo soffocato. Stava palesemente trattenendosi a stento da non ridere come un matto.
Rose si massaggiò la fronte, fissandolo malissimo.  

Scorpius strinse trai denti una risatina. “Okay, cambiamo approccio. È evidente che non puoi imparare in dieci minuti a volare, e comunque non così bene da sorvolare una foresta da minimo venti metri d’altezza.” La vide impallidire e sogghignò. “Tranquilla Weasley, ho la soluzione. Volerai con me.”
“Con… te?” aggrottò le sopracciglia. “Malfoy, non dire cavolate. Le scope sono monoposto.”
“Non tutte. E si dà il caso che la scuola abbia una nutrita collezione di manici da due soldi.” Rientrò dentro, senza darle possibilità di ribattere. Ne uscì con una grossa scopa, che sembrava quasi appartenere ad Hagrid. Se non fosse che, probabilmente, non sarebbe mai riuscita a sollevarlo.

“… Che roba è?”
“Bluebottle 6. Scopa per tutta la famiglia. È adattabile, a seconda delle persone che deve portare. Ne può portare fino a tre, a dire il vero.” La guardò con vaga riprovazione. “È lenta come un troll, ma ha una buona stabilità, e cosa più importante, può reggere il nostro peso.”

“Aspetta… sei sicuro?” La prospettiva di doversi stringere a Malfoy le sembrava agghiacciante. Specie dopo la terrifica realizzazione di neanche un’ora prima.
Il ragazzo fece spallucce. “Beh, mi pare l’unica soluzione praticabile. Tu non sai volare.”
Rose serrò le labbra, guardando trucemente la scopa.
“Allora?” La incalzò.
“Se vai troppo veloce giuro che ti butto giù.”
“Allora vorrò vederti alle prese con le vertigini da principiante…” replicò con un sogghignetto, inforcandola. “Forza principessa, il cocchio la aspetta.”
Rose salì dietro al ragazzo, passandogli le braccia attorno alla vita.

Bucato pulito e… sole. Di nuovo. Dannazione, perché Malfoy profumava?
Era un essere sgradevole, doveva puzzare.
James sa di naftalina infatti.
“Pronta?”
“Muoviti.”
“Sissignora!” Sghignazzò dandosi una spinta. La scopa salì di diversi metri in pochi secondi. Rose soffocò un urlo, vedendo la terra abbandonarla, mentre si stringeva all’altro. 

“Weasley, spero che tu non soffra di vertigini!” Rise mentre sfrecciava verso la Foresta.
“Snooo!” ululò cianotica.

La terra, voglio tornare a terra!
Serrò gli occhi con forza, mentre passavano lunghi attimi di agonia in verticale.
Ad un certo punto sentì Scorpius smettere di ridacchiare come un deficiente mentre la scopa tornava in assetto orizzontale. Si fermarono.
“Dai, Rose, apri gli occhi…” Le disse con un tono stranamente gentile.

Rose socchiuse gli occhi, giusto per non dargli la soddisfazione di farsi vedere completamente terrorizzata. Poi li sgranò.
Sotto di sé si estendeva un manto verde smeraldo di alberi, fino a perdita d’occhio. Da lontano il lago, come un’immensa lastra di metallo lambiva dolcemente il pendio delle montagne. Un sole pallido e lattiginoso faceva capolino tra le nuvole, illuminandone la superficie e facendolo riverberare di guizzi d’argento.
È… meraviglioso.
“Bello no?” chiese Scorpius, guardandola da sopra la spalla.
“Sì…” ammise con un mezzo sorriso. “È stupendo da quassù.”
“Spesso bisogna cambiare prospettiva per poter vedere veramente le cose. E le persone.” Aggiunse, voltandosi e riprendendo a volare. Rose serrò appena le labbra.

Era una frecciatina, ed era rivolta a lei.
Mi sto sbagliando su di te Scorpius? È questo che vuoi dirmi? Forse è vero… a volte penso a te come un Malfoy, più che come… semplicemente Scorpius.
“Senti…”
“Sì?”
“Che hai detto a Hugo? Cioè, per convincerlo a salire sulla scopa?”
Il ragazzo ridacchiò. “Gli ho detto che se avesse preso il boccino gli avrei presentato la ragazza più carina della scuola. A tuo fratello le donne danno alla testa, eh?”
“Senti chi parla…” sbuffò Rose.
Però… astuto. La passione di Hugo per le ragazze è seconda solo a quella del Quidditch. E morirebbe dalla voglia di bullarsi con qualcuna di essere il nuovo cercatore.

“Comunque gli ho detto una bugia…” Soggiunse, dopo una breve pausa di volo silenzioso.
“Cioè non gliela presenterai?”

“No, gliela presenterò. Un Malfoy mantiene sempre le sue promesse. Solo, non sarà la più carina.”
“Oh, certo, vuoi tenerla per te…” Ribatté ironica, sentendo una fitta di fastidio contrarsi nello stomaco. “Nel tuo harem.”
“No, è che è una Weasley come lui.”
Silenzio.
Rose annuì, con un sorrisetto. “Ah, parli di Roxanne. In effetti…”

Scorpius fece un respiro profondo.
Merlino, quant’è tonta.
Rose aguzzò lo sguardo. “Ehy, guarda laggiù!” indicò un punto alla sua destra.
Da lontano era ben visibile una macchia, grigiastra, in mezzo allo smeraldo del bosco.  Volarono fino ad essergli sopra. Nessun dubbio. Era un cratere causato dalla caduta di qualcosa.
“Avevo ragione!” Esclamò soddisfatto. “Forza, scendiamo.”
La scopa planò, fino a farli atterrare dolcemente all’orlo del piccolo cratere. Misurava circa sei metri, ed era profondo al massimo sei, sette, stimò Rose accovacciandosi per guardare giù.
“Devono aver fatto un bel botto atterrando qui…” considerò Scorpius.
“Chi?”
Scorpius la guardò come se fosse dannatamente ovvio. “I Naga.”
“I Naga?”
“Sveglia Weasley. La notte vediamo una luce verde schiantarsi nella Foresta Proibita, e il giorno dopo spunta dal nulla un lucertolone. Non credi sia un po’ strana, come coincidenza?” Si mise il manico di scopa su una spalla, aggrottando le sopracciglia. “Per me lo è.”
Rose si morse un labbro, guardando il cratere. “E come… Che mezzo avrebbero usato per arrivare qui e per… fare questo cratere?”
“Andiamo per esclusione. Niente metropolvere, non ci sono camini. Niente scope, non li reggerebbero. Niente smaterializzazione, non sono elfi né esseri umani.”
“Una passaporta?” Suggerì, ma poi scosse la testa. “No, non fanno voragini.”

“E, inoltre, non è possibile crearne all’interno di Hogwarts o per Hogwarts senza la previa autorizzazione del preside.” Aggiunse il ragazzo. “No, devono aver usato un altro modo.”
Rose sbuffò. “E quale?”  
Scorpius sospirò, sedendosi accanto a lei. “Sinceramente? Non ne ho idea.”
“Forse in biblioteca c’è qualcosa…”
Scorpius si strinse nelle spalle. “Dubito. Ma potremo fare un tentativo.”
Potremo…
Rose sorrise appena. Era buffo: fino a pochi giorni prima non avrebbe mai creduto di poter collaborare pacificamente con Malfoy.  

“Potrei chiedere a mio padre. Lavora al Ministero ed ha un sacco di amici all’ufficio del trasporto magico.”
“Anche mio padre.” Gli fece notare l’altro, con un mezzo sorriso. “Comunque non credo che i nostri genitori sarebbero entusiasti di sapere che ficchiamo il naso in faccende di lucertoloni assassini e crateri misteriosi…”
“Proprio così.” Disse una voce che rese Rose un ghiacciolo. Si voltò lentamente, sapendo benissimo a chi apparteneva. La sentiva da ben sedici anni dopotutto.
“Miseriaccia Rosie, che diavolo ci fai qui?!” Pausa. “E con Malfoy?!”

 
 
****
 
Accanto al Campo di Zucche.
Ramanzina in arrivo.
 
“Rosie! Non me lo sarei mai, mai, mai aspettato da te!”
Rose incassò la testa nelle spalle.

Erano stati colti sul fatto, o meglio colti sul cratere, da Ron Auror Weasley in persona.
Cioè il suo adorato papà. Non tanto adorabile, al momento attuale.  
Che diavolo ci fa qui?!
Ron li aveva materializzati con sé il più lontano possibile dalla Foresta e da occhi indiscreti e ora stava dando fondo a tutte il suo repertorio di ‘padre furibondo’.
“Come hai fatto a sapere che…”
“La pattuglia vi ha visto sorvolare con la scopa il Lago Nero!”
Rose lanciò un’occhiataccia a Scorpius, che ebbe la faccia tosta di sorriderle.

“Ero venuto a salutare te e Hugo, e guarda dove ti ritrovo! Con chi!”
Qualcuno dovrebbe dirgli che assomiglia a nonna Molly quando si arrabbia.
Inspirò, approfittando che suo padre, paonazzo come un ravanello, stesse riprendendo fiato.
“Papà, lo so che abbiamo sbagliato! Lo so che era proibito. Ma… due giorni fa stavamo facendo la ronda, sai, siamo entrambi prefetti… E abbiamo visto una luce verde perdersi nella Foresta e… poi c’è stato quel Naga, e...”
“E avete pensato di andare controllare?! Rosie, la foresta è pericolosa. Ci sono creature aggressive là dentro!”
Rose mugugnò qualcosa, fissandosi le stringhe delle scarpe. Lanciò un’occhiata a Scorpius.

Oh, no.
Vide con orrore che gli occhi del compagno di Casa brillavano.
Si stava divertendo
È fuori di testa?! Mio padre ci sta urlando addosso!
Anche Ron sembrò accorgersi dell’aria divertita del giovane Malfoy, perché aggrottò le sopracciglia.
“E tu? Cos’hai da ridere, ragazzino? Trovi tanto spassosa questa situazione?”
“No signore.” Rispose educatamente. Ci pensò. “Effettivamente sì, signore. Ma io trovo divertenti un sacco di cose, quindi non ci faccia troppo caso, davvero.”

Rose lo guardò esterrefatta, mentre Ron diventò rosso aragosta.
“Beh, non lo è Malfoy. Non lo è affatto. Se non vi avessi beccato io avreste potuto…”
“Ha notato che quel cratere è stato fatto di recente?” lo interruppe. “E cosa ha detto Rose? Una luce verde, abbiamo visto una luce verde che si perdeva nella Foresta. Non crede che possa essere collegata all’arrivo di quel coso?” lo incalzò.

Ron, colto di sorpresa, sbuffò confuso.
“Beh, sì… non avevamo notato quel cratere. E potrebbe essere un elemento utile alle indagini, se fosse collegato…”
“Io e sua figlia pensiamo che lo sia.”
“Non è… non è questo il punto che stiamo discutendo adesso, Malfoy!” Ringhiò. “Tutti uguali nella vostra famiglia. Vi sentite autorizzati a dare la vostra opinione, anche quando non è richiesta!”
Rose si sentì arrossire: sapeva benissimo quanto il padre detestasse la famiglia di Scorpius. E fino a poche settimane prima gli avrebbe dato manforte, e sarebbe stata felice che l’attenzione si fosse spostata da lei a quel cretino.

Fino a una settimana fa. Godric, sembrano secoli.
“Pensavo potesse interessarle, tutto qui.” Fece spallucce. “Mi dispiace essere stato frainteso.”
“Oh, certo. Siete sempre fraintesi voi Malfoy. Tuo padre, tuo nonno… mai che si paghi per le parole o per le azioni, nella vostra famiglia.”
Scorpius serrò di botto la mascella. Rose vide l’espressione del ragazzo cambiare. Farsi tesa, rabbiosa.

La spaventò.
“Tenga fuori mio nonno da queste recriminazioni da due soldi. Credo abbia già pagato abbastanza.” Vide il sorriso del compagno, di solito allegro, storcersi in un ghigno. “In compenso voi Weasley siete bravissimi a sputare sulla memoria dei morti, vedo.”
Suo padre sembrò improvvisamente a disagio. “Ragazzo, io…”
“Arrivederci, signore.” Lo seccò, dando loro le spalle e allontanandosi.
“Ehy, torna qui!” tentò l’uomo. Ma sembrava che la sua furia si fosse sgonfiata come un palloncino. “Malfoy!”
Scorpius si voltò. Aveva i lineamenti stravolti dalla rabbia. “No. E se vuole, mi punisca pure. Faccia rapporto al preside. Sa, non vorrei rischiare di essere frainteso.” Sibilò, prima di voltarsi e risalire il pendio.

Rose guardò il compagno allontanarsi, attonita.
Che diavolo gli è preso? È per quello che ha detto mio padre?
No… c’è abituato alle frecciatine sulla sua famiglia. Risponde sempre per le rime.
Stavolta è stato diverso. Era fuori di sé.  
Guardò il padre, che sembrava incerto se arrabbiarsi per essere stato ignorato o sentirsi in colpa per qualcosa.
“Papà, ma che… Di che stava parlando?”
L’uomo si strinse nelle grosse spalle fasciate dal mantello da auror. “Nulla, Rosie, nulla.”
Papà!” esclamò. “Scorpius è un mio compagno di Casa… Lo conosco da sei anni e non l’ho mai visto reagire così.”
“Beh, a me sembra che abbia reagito proprio come suo padre…”
“Ma non lo è!” sbottò irritata: adorava suo padre, ma spesso aveva la testa offuscata dai pregiudizi. E quelli per i Malfoy erano i più pervicaci.

Ron le lanciò un’occhiata. “Sì, forse ho esagerato.” Ammise di malumore. “Non dovevo parlargli così…”
“No, non avresti dovuto.” Esitò. “Papà, perché ha parlato di morti? Suo padre…”
A quanto mi risulta i suoi genitori sono entrambi in salute. Dei suoi nonni non so molto… se non beh, le voci che girano di solito. 

Ron si grattò la nuca. Sbuffò.
“No, Draco Malfoy è vivo e vegeto. E chi lo ammazza, a quello.” Si schiarì la voce ad un’occhiataccia della figlia. “Suo nonno. È morto quando era ragazzino. Quando aveva sei anni, forse.”

Rose deglutì. “Non lo sapevo… Non me ne ha mai parlato.”
Non che siamo mai stati in rapporti tali da parlare di morti in famiglia in effetti…

“Beh, non è una cosa facile di cui parlare, credo.” Esitò. “Insomma, non è morto in modo… sereno. Ecco.”
“In che senso?”
Ron si appoggiò allo steccato del campo di zucche. “Rosie, lo sai, non tutti i mangiamorte sono stati catturati durante la Battaglia … sennò che ci staremo a fare adesso noi auror?” Sorrise appena. “Beh, comunque… parecchi riuscirono a fuggire. Tra questi Fenrir Greyback.”
Rose inspirò bruscamente. “Il mannaro?”
“Proprio lui. Era un tipo feroce, una vera bestia. Ma era dannatamente astuto. Si finse morto, e poi, appena girammo le spalle si tramutò in lupo e se la diede a gambe. Impossibile prenderlo in quella forma… troppo veloce.”

“… Fu lui ad uccidere suo nonno?”
Ron confermò, con un cenno della testa. “Aspettò parecchi anni. Credo fuggì all’estero, o sulle montagne della Scozia, chi lo sa. Lucius Malfoy in quegli anni collaborò con il Ministero per scovare i mangiamorte superstiti, i loro nascondigli, gli pseudonimi sotto i quali si nascondevano. Beh, era un disco già visto… Solo che stavolta il Signore Oscuro era morto davvero e lui era reo confesso. Dovette sborsare un sacco di galeoni al Ministero per i familiari delle vittime. Praticamente perse tutto il patrimonio, soldi e ville.”

“Tutto… Allora erano poveri!”
“Beh, i Malfoy non sono mai stati poveri.” Replicò con una vaga vena astiosa. “Ma da allora non hanno più sguazzato nel lusso, ecco tutto. Comunque a molti dei loro ex compagni beh… non credo fosse andato giù il loro secondo voltafaccia. Né che Lucius avesse scampato Azkaban.”

Ron guardò verso il castello, con una smorfia amara: Hermione gli diceva sempre che parlava prima di pensare.
Stavolta l’ho fatta grossa con quel ragazzetto.
In fondo non è colpa sua, se ha i parenti che ha.
“Papà… tu eri lì quando successe?”
“No. Fu un’altra squadra ad essere chiamata, non la nostra. Noi eravamo in Galles per non so quale caso. Greyback aveva scoperto dove abitavano Lucius e sua moglie. Non fu un bello spettacolo. Era una bestia Rosie… e da bestia si comportava.”
Rose rabbrividì. Sapeva che il nonno di Scorpius non era stato una brava persona. Ma...

Morire sbranato da un Mannaro…
“Lo uccisero? Voglio dire, Greyback…”
“Sì. Ma Malfoy era già spacciato.” Concluse con un sospiro pesante. Ma Rosie conosceva bene il padre. C’era dell’altro.

“Papà, Scorpius…” esitò. Non poteva neanche pensarci.
L’uomo guardò con insistenza verso il castello. “Sì, Rosie. Ha visto tutto. Era lì quando successe. Lo trovarono nello studio, accanto a suo nonno.”
Oh, Dio…
Rose si mise una mano sulle labbra. “E…” sussurrò. “Greyback lo…”
“No, non lo morse. Non fece in tempo credo.” Si passò una mano trai capelli. “Mi ero completamente dimenticato di questa storia… Fu abbastanza disgustoso dopo. Tutti i giornali, sai… ci ricamarono sopra. Lucius Malfoy non era proprio un idolo delle folle.”
“Dissero che se l’era meritato…” sussurrò la ragazza. Le veniva da piangere. Era orribile.

Scorpius aveva assistito alla morte di suo nonno, e dopo aveva dovuto subire anche la gioia feroce delle vittime di Voldemort.
Ron annuì. “Malfoy non era una brava persona, e … non aveva pagato a sufficienza per i suoi crimini. Ma morire in quel modo supera di gran lunga qualsiasi punizione...”
“Scorpius non meritava di vederlo…” Si asciugò le lacrime che premevano per uscire. “Io non ne sapevo niente.”
“Eri troppo piccola per ricordartelo, Rosie. E poi Draco Malfoy fece di tutto per insabbiare la cosa. Pagò praticamente tutti i giornali del mondo magico per non parlarne più del dovuto.” Le accarezzò la testa, goffamente. “E suo figlio non ne parlerà volentieri.”
“Non ne ha parlato con nessuno, credo.”
Scorpius non è decisamente tipo da fare queste confidenze a chicchessia.

E poi, a chi le farebbe? Alle sue oche?
“Mi spiace avergli ricordato quelle cose.” Borbottò l’uomo. “La situazione mi è un po’ sfuggita di mano. Ma mi ha fatto saltare i nervi, con quel sorrisetto…”
“Scorpius sorride sempre così, papà. Non voleva mancarti di rispetto, ne sono sicura.”

Ron le scoccò un’occhiata perplessa: da quando sua figlia difendeva quel biondino slavato?
Decide di glissare: dopotutto Scorpioncino Malfoy era compagno di Casa dei suoi figli.
Solidarietà tra Grifondoro… roba da pazzi.
Sbuffò.
“Meglio se torni al castello, Rosie… È quasi ora di cena.”
“Ceni qui?”
“Nah, aspetto che Harry abbia finito di parlare con Vitious. L’ho accompagnato. Andremo a mangiarci un boccone ai Tre Manici.”

“Ah, allora salutami Hannah e il piccolo Cedric.”
Ron annuì, con un sorriso. “Sicuro. E tu dì a Hugo di non combinare troppi guai.”
“Come se servisse a qualcosa…” sbuffò Rose, abbracciandolo. “Scusa se mi sono messa nei pasticci.” Disse, con un sorrisetto ironico. “Ma dopotutto ho solo seguito le vostre orme.”
L’uomo borbottò qualcosa, ma quando si staccò aveva un sorrisetto uguale a quello della figlia.

“Ed io che pensavo che sarebbe stato Hugo, quello a farmi disperare...” Le diede un buffetto. “Dai, vai, o farai tardi per la cena.”
La ragazza lo salutò, e prese le scalette che l’avrebbero portata all’ingresso del Castello.
“Rosie!” si sentì chiamare. Si voltò, interrogativa.
“Ma non è che ora tu e Malfoy siete amici, vero?”

La faccia del padre era davvero buffa: un misto tra la confusione e terrore.
Sorrise, fece spallucce, e senza rispondergli riprese a salire.


 
****
 
Stanze del Direttore di Tassorosso (professor Ziel)
Dopocena.
 
Ted Lupin cominciava a pensare che la sua famigerata disponibilità in realtà fosse una gran seccatura.
Un’arma a doppio taglio sicuramente.

Si trovava nel bel mezzo del caos dell’ufficio del defunto Immanuel Ziel, con il gravoso compito di dover visionare tutti gli oggetti personali del professore.
Insomma, inventariare.
Il funerale si era svolto nel piccolo cimitero di Hogsmeade due giorni prima, con la sparuta presenza del corpo docenti e di un prete. Si era supposto Ziel fosse cattolico. O protestante.
Comunque credente?
In quel lasso di tempo, dalla morte al funerale, sia lui che il preside si erano adoperati per cercare la famiglia dell’uomo, ma senza successo.
Sospirò, passandosi una mano trai capelli.
Si era offerto di fare l’inventario da solo per poter dare una seconda occhiata, alla ricerca di una traccia sfuggita al loro alacre lavoro. E l’aveva fatto perché continuava a dispiacergli.  
Quell’uomo era morto distante dalla sua terra natia, dai suoi affetti (se ancora ne aveva), insomma da tutto ciò che lo aveva cresciuto e formato. L’Inghilterra era una seconda patria, era evidente dall’imponente biblioteca in tedesco, con qualche sparuto volume in inglese.
Ed era morto solo.
Questo bruciava a Ted, che era sempre stato sensibile alla solitudine altrui.
Sospirò, prendendo in mano un leggero volumetto. Il Faust, di Goethe.
Un autore babbano, pensò sfogliando le pagini sottili e ingiallite dal tempo: lo aveva letto da ragazzo e gli era anche piaciuto.
Si guardò attorno. Quell’uomo doveva aver apprezzato la compagnia, in tempi migliori.
Le poltrone avevano l’aria comoda, pronte ad ospitare amici e visitatori, e nel piccolo mobiletto degli alcolici erano presenti ben sei coppie di bicchieri smaltati, dalle varie fogge e colori.
Amicizia e ospitalità, dettami Tassorosso.
Teddy non poteva non ammettere di essersela presa a cuore anche perché appartenevano alla stessa Casa. Entrambi Tassorosso: Ziel d’adozione, lui nel cuore.
Il Cappello, anni prima, non aveva avuto neanche un’esitazione a mandarlo tra gli ‘onesti lavoratori’.
 
“Sì, vedo del coraggio in te, figliolo, una caratteristica Grifondoro. Ma è più grande la voglia di avere amici e affetto. Approvazione, forse. Sei onesto e sensibile, rifletti molto e metti gli altri prima di te stesso, forse a scapito dei tuoi stessi desideri e sentimenti. Sì, credo che Tassorosso faccia al caso tuo.”
 
Ted sospirò, rimettendo a posto il volume. Si avvicinò all’ennesima scatola, alla ricerca di una seppur minima traccia del passato di Ziel.
Quella, nello specifico, ospitava una decina di piccoli quadernetti neri, rilegati in cuoio e dall’aria anonima. ‘Appunti per le lezioni’ recitavano.
E se invece…
Colto da un’intuizione ne prese uno, sfogliandolo.
Bingo.
Non erano appunti. Erano il diario di Ziel.
Ne prese cinque o sei, mettendosi a sedere su una poltrona, cominciando a sfogliare il primo della serie.
Tirò un sospiro vinto.
Partivano dal primo anno di insegnamento ad Hogwarts. Niente da fare quindi.
Quest’uomo ha cancellato completamente il suo passato…
Poteva capirlo. A volte i ricordi andavano sepolti, dimenticati, lasciati indietro.
Si morse un labbro, mentre nello specchio del salotto si riflettevano i suoi capelli castani.
Cercò di scacciare il viso di Victoire, la sua espressione confusa e ferita, poi rabbiosa.
E alla fine rassegnata.
Ho sbagliato, lo so... Ma non potevo più restare in Francia. Non potevo più continuare a fingere che andasse tutto bene.
Le cose non andavano bene da tanto. Ma quell’episodio, quella scoperta… avevano definitivamente cambiato le carte in tavola. E si era accorto di non riuscire più a fingere.
Victoire non meritava quello che le stavo facendo…
Si impose di scacciare quei pensieri. Era ad Hogwarts e in quel momento doveva dedicarsi completamente al povero Ziel.
Lesse le prime pagine. Sostanzialmente l’uomo descriveva il posto, il cibo (un paio di pagine sul menù della prima sera), e poi…
Aggrottò le sopracciglia.
E poi smetteva di scrivere in alfabeto.
Dopo un’accurata descrizione di una portata di vitello tonnato si susseguivano frasi e frasi in una grafia incomprensibile. All’iniziò pensò che si trattassero di Rune, ma scartò subito l’idea: le aveva studiate da ragazzo e non riconosceva nessun carattere.
È un codice.
Sfogliò le pagine, ma la scrittura non accennava a tornare alfabetica. Studiò tutti i quaderni, ma il risultato era sempre lo stesso. 
Scrive in codice. Ma perché?
C’erano molti motivi per cui un uomo volesse occultare i suoi pensieri.
Ma sarebbe bastato un incantesimo, come rendere il diario illeggibile.
… Certo,  ci sono modi per forzare comunque la lettura. Un contro-incantesimo. E qui siamo in una scuola di magia. Scrivere in codice è più sicuro, indubbiamente.  
Un po’ paranoico, ma non inusuale.
Sospirò, stiracchiandosi.
Già stanco e incriccato alle dieci di sera? Stai perdendo colpi, vecchio mio.
Ed hai solo ventiquattro anni…  
“Salve! Disturbo?”
Ted si voltò verso l’entrata, confuso dalla squillante voce femminile che era aveva rotto il flusso dei suoi pensieri.

Ebbe un attimo di spaesamento quando vide entrare una bionda di neanche trent’anni, il cui mantello nascondeva a malapena forme procaci.
Ah… la nuova professoressa di Trasfigurazione…
“Salve… No, prego, nessun disturbo.” Sorrise educatamente avvicinandosi per stringerle la mano. “Lei deve essere…”
“Oh, ti prego, dammi del tu!” Rise. “Non sono così vecchia. Chiamami Ainsel.” Si presentò stringendogli la mano con energia forse eccessiva.
“Ted Lupin… Sono il professore di…”
“Di Difesa Contro le Arti Oscure. Sì, sì… Filius mi ha parlato di te.” Diede con disinvoltura del tu al vecchio preside. Ted non fu sicuro che quello l’avesse autorizzata. “Siamo i più giovani in circolazione, escludendo gli studenti naturalmente. Dovevo assolutamente conoscerti. Mi sono detta, ‘Ainsel, è ridicolo che in mezza giornata che sei qui non hai ancora conosciuto l’unico quasi-coetaneo della scuola!’”

Teddy, stordito dall’eloquio, si limitò ad annuire timidamente.
Che fosse entrante non c’era ombra di dubbio.
È molto… americana. 
“Lei è… americana, suppongo.” Mormorò con un mezzo sorriso, mentre le lasciava la mano. L’aveva indolenzita.
“Del tu, Ted. Comunque sì, americana.” Lo corresse smagliante. “Californiana, per la precisione. Gran bel posto la California. Sole, mare, poca pioggia. Beh, tranne quand’è stagione. Qui in Inghilterra invece sembra sempre stare per piovere da un momento all’altro, non è vero?”
“Sì, beh, il clima continenta-…”
“È terribile, no? Mi hanno detto che sei un metamorfomago.” Cambiò argomento così in fretta che Ted riuscì a malapena a capire di che diavolo stesse parlando. “Ma mi sembri avere colori piuttosto, come dire… nella norma.”
Il giovane si sentì arrossire. Il suo arrossire ovviamente si esplicava in un tenue rosa all’attaccatura dei capelli che si propagava velocemente fino alle punte. Ainsel rise.
“Ah, come non detto!” lo squadrò. “Scusa, parlo troppo, non è vero?”
“No, non…”
“Me lo dicono da quando sono arrivata qui. Purtroppo è sempre stato un mio difetto.” Si fermò. Probabilmente anche lei aveva bisogno di respirare. “Ted è il diminutivo di Theodore?”
“No. Soltanto Ted.” Riuscì finalmente a terminare una frase.
“Quindi il diminutivo è Teddy!” trillò con una delizia che trovò francamente irritante. “E come ti piace essere chiamato?”
“Ted.” Disse subito. In realtà preferiva Teddy, il nome con cui l’avevano sempre chiamato la nonna e i membri della famiglia Potter. Ma non trovò proficuo comunicarlo a quella specie di tornado yankee.

“Ted, okay.” Sorrise. Si guardò attorno. “Merlino, che disordine! Erano le stanze di quel poveretto, vero?”
“Sì, ehm… e dovrebbero essere anche i tuoi alloggi. Mi dispiace per il ritardo, ma dobbiamo fare un inventario di tutti gli oggetti e…”
“Oh, nessun problema! Anche la mia sistemazione attuale è abbastanza confortevole.” Scrollò le spalle. “Sono nella torre, quella della Guferia, non so se hai presente…”
“Vagamente.” Si affrettò a dire. Scoprì che se parlava a monosillabi riusciva, perlomeno, a non farsi parlare addosso.

Gli americani saranno tutti così?
Sperava sinceramente di no.
“Ti sei offerto di fare l’inventario? Che caro… sei un bravo ragazzo, vero?”
Ted arrossì di nuovo. Si schiarì la voce. “Sì, beh… cerco di esserlo.”
Che razza di domanda è?

“E poi, sono stato anch’io un Tassorosso, quindi… lo sentivo come un dovere, ecco.” Aggiunse. La donna annuì, aggirandosi per la stanza e curiosando trai vari oggetti.
“Sei distrutto.” Stimò, lanciandogli l’ennesima occhiata penetrante.  

Complessivamente era una donna notevole: bionda, alta, ben fatta e dal sorriso smagliante.
Eppure a Ted non piaceva. Si sentiva…
… mi sento invaso. È troppo esuberante.
Certo, anche Jamie lo era. Ma era un esuberanza fisica, come quella di un grosso cucciolo che vuole giocare. Buffa. Quella era un’esuberanza sottile, personale.
Era un’invasione.
“Sì, beh, non è un lavoro molto piacevole.”
“Lo credo! Perché non vai a letto? Posso continuare io, se vuoi. Dormo poco!” Lo fermò con una mano. “Dopotutto queste saranno le mie stanze, giusto? Mi sembra ridicolo non dare una mano, visto che è nel mio stesso interesse trasferirmi quanto prima.”

Ted capì che non avrebbe vinto. Contro una donna di quel genere si poteva fare solo una cosa: capitolare e levarsi dai piedi il più velocemente possibile per non essere sepolto dalle chiacchiere.
“Se non è un disturbo per te… ma...”
“Sì, sono assolutamente sicura. Se avrò bisogno di una mano ti chiamerò, Ted.” Gli strizzò l’occhio. “Uno di questi giorni dobbiamo prenderci un caffè assieme.”
“Non vado pazzo per il caffè…” confessò.
“The, giusto? Certo, sei inglese!” Rise. “Va bene allora, vada per un the. Su, su! Sei ancora qui? Per avere ventiquattro anni dovresti essere un po’ più vitale! Prendi esempio dai nostri studenti. C’è un certo Potter…”
Ecco, mi sembrava.
“James?”
“James sì, beh, è davvero un ciclone. Ragazzo simpatico. Piuttosto portato per la mia materia. Un po’ indisciplinato, ma sai come sono i ragazzi…” Rise. “Su, vai.” Intimò poi.
Ted si ritrovò fuori dalla porta, confuso e invaso. Si allontanò, ma l’idea di essere stato buttato fuori non lo abbandonò per un bel pezzo.

Ainsel Prynn guardò la porta chiusa, ridendo.
Troppo facile.
Era carino, comunque.
Sono davvero graziosi questi ragazzi inglesi.
Si avvicinò alla poltrona, dove giacevano sparpagliati i quaderni-diario di Ziel. Ne prese uno, sfogliandolo. Il quaderno prese fuoco tra le mani della donna. Lo gettò a terra mentre veniva divorato dalle fiamme.
“… E davvero ingenui.” 
 
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